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[Darken]Pokémos[Part 1-*]


Darken

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Faccio anche gli auguri di Buon Natale a tutti. Voleva esserci un regalo insieme a questo capitolo, che esce oggi, lo giuro, per caso, ma non ci sono riuscito. Chiedo scusa.

 

CAPITOLO 151: IL RICORDO DELLA ROSA

Spoiler

Da qualche parte ad Elettria, 09/07/4783, circa le 23
Roserade era del tutto sazia. La sola idea di mangiare qualcos’altro le fece venire il voltastomaco. Spinse da parte le Baccamele candite e osservo i presenti.
Cinque Generali erano presenti. Il Generale di Laghia, un Floatzel di cui Roserade sapeva poco o nulla. Sapeva che era uno dei diecimila dell’Isola Fantasma, e che era un membro della Quarta Generazione del Progetto S, e questo le bastava. Il Generale di Aeria, Salamence, il fratello di Dragonite. Il Generale di Vulcania, un Infernape. Roserade era abbastanza certa di averlo già visto da qualche parte, ma per quanto si lambiccasse non riusciva a capire dove. L’unico Infernape che aveva mai conosciuto abbastanza da lasciarle un ricordo chiaro era stato quel pazzo di Vulcania, ma dopo oltre vent’anni doveva essere ormai un vecchio, mentre l’Infernape che aveva davanti non poteva avere più di una trentina d’anni. Il Generale di Oscuria era un Mightyena, il cui nome era Mhyen. Il pokémon aveva fama di abile combattente e stratega anche rispetto agli altri Generali, e non era cosa da poco.
Infine, il Generale di Velenia, Lord Nidoking, il Re del Veleno, come amava farsi chiamare. Era un Nidoking mastodontico. A occhio e croce, doveva essere quasi il doppio di un esemplare normale della sua specie. Eppure era anche agilissimo. “Un avversario che non potrei sconfiggere.” Si disse Roserade. Anche lui era un membro del Progetto S, e della Quarta Generazione, ma con quella stazza, a quanto si diceva in giro, ci era nato. Arbok aveva una malcelata idolatria per il pokémon, e Nidoking questo lo sapeva. Così come sapeva che Roserade, al contrario, non aveva mai ritenuto il Generale un Pokémon rispettabile, neanche per gli standard dell’Organizzazione. “Se la sua stazza fosse pari alla sua boria, sarebbe cinque volte la taglia di adesso.” Si disse la pokémon, scuotendo la testa.
In quel momento, proprio Nidoking chiese attenzione. I Capitani e i Tenenti si zittirono all’istante. «Miei cari Capitani, è un piacere vedervi riuniti qui. Come sapete, voi siete la nostra più grande forza. E ritengo giusto, anzi, doveroso che voi leghiate come avete fatto oggi. Mi duole che Rotom, Banette e Spiritomb non possano essere qui con noi stasera, ma come ben sapete sono in missione, il primo a Normalia, in coadiuvo con i nostri Capitani del luogo, i secondi contro i rifornimenti in arrivo da Aeria. Tuttavia, questo ha poca importanza. Carraco, Samurott, vi abbiamo dato il ruolo di comandante. Perciò per favore, illustrateci con precisione la nostra situazione attuale.»
«Sì signore.» Rispose Carraco «Attualmente, le nostre spie ci confermano che l’esercito nemico si sta dividendo in cinque parti. Grazie all’importo della Coalizione e alle lettere ricevute dai templi, hanno superato le dimensioni del nostro esercito. Noi possediamo infatti, all’ultimo computo, circa 850.000 Pokémon, contro i loro 900.000 circa.»
«Tuttavia» aggiunse Samurott «Ci aspettiamo che, ben presto, le loro forze prendano a calare. Anzitutto, come detto, le singole armate che si formeranno non potranno competere da sole contro di noi. Ma soprattutto, ci segnalano le nostre spie, l’esercito nemico non è compatto come dovrebbe essere. Coloro che si dichiarano Scelti dai Loro sono una fonte di divisione. Inoltre, un esercito è una macchina che desidera combattere. Da quando abbiamo ridotto al minimo le nostre azioni militari, questo non accade, e alla lunga questo ha effetto sulla disciplina dei soldati. Ancora poco tempo, e molti diserteranno per tornare alle proprie case. Alle nostre spie abbiamo dato anche l’incarico di far serpeggiare il dissenso tra le truppe, convincendo molti dell’inutilità di un’armata di simili dimensioni. Se tutto va bene, perderanno soldati a volontà, peggio di quanto potrebbe fare un’epidemia o, perché no, una battaglia.»
«Eccellente. E noi, nel frattempo, continueremo ad accumularne, grazie all’intelligente piano del Generale di Vulcania.»
«Tu mi aduli, Nidoking.» Rispose l’Infernape, parlando con cortesia, ma senza mostrare reale apprezzamento per il complimento «Ho solo pensato che fosse più utile reclutare i pirati del Draak e i criminali di Arenia anziché lasciarli a sprecare il loro tempo in azioni inutili.»
«Ottimo. Come dicevo, noi guadagneremo, loro perderanno. Ma in questo troviamo un problema: i nove stati che ancora adesso non si sono schierati. A parte Draghia, Fatia e Mineralia, gli altri rimangono un territorio in cui non abbiamo né nemici né alleati. Quindi, è stato deciso di inviare in quei paesi alcuni inviati, nostri Capitani che li convincano a schierarsi con noi.»
«Ovviamente» proseguì Wobros «Si tratta di una missione rischiosa. Non devo ricordarvi come hanno risposto i clan di Mineralia, dico bene?» Roserade annuì. I loro emissari erano tornati, ma non sulle loro gambe. Quelle, gliele avevano strappate. “Insieme alle lingue, parte dei denti e un occhio ciascuno, un lavoro di tortura ammirevole.” «Fatia ha rifiutato. A Normalia fino ad ora non ci eravamo rivolti per via del loro sistema di governo problematico, ma ora è necessario. Le contrattazioni con Metallia procedono bene, ma sono gli unici. E poi ci sono i quattro paesi inospitali: Vulcania, con i suoi tre re, Terria, con le tribù nomadi e il loro Kaharr, Il Re di Gelia, e le Regine di Forestia. Tuttavia, di questi Vulcania non è adatta. Il Gruppo, secondo i nostri dati, è già arrivato in quel paese. Hanno sconfitto, quanti, sei dei tuoi capitani Fern?»
«Tre, più altri tre da cui non sono arrivate nuove comunicazioni, ma non è detto che…»
«Diciamo tre. In ogni caso, non saremmo in grado di far passare i re dalla nostra in tempo. Domani, o dopodomani al massimo, saranno davanti ai re, ad esporre la proposta. Il meglio che riusciremo a fare, per ora, sarà cercare di usare le nostre spie per convincere i re a non unirsi a loro.» Aggiunse il Generale Floatzel.
«Signore, chi saranno quindi gli inviati?» Domandò Metagross.
«Metagross, cominciamo da te. Ti manderemo a Metallia, a coadiuvare i Capitani là stanziati. Ovviamente, nel frattempo ti sarà dato come compagno un capitano di un’altra base, affinché possiate migliorare il vostro lavoro di squadra. Houndoom, quello sei tu.»
Houndoom annuì. Il pokémon sembrava più magro di prima, ma Roserade aveva sentito dire che gli esperimenti del Professor Durant avevano funzionato. Roserade si chiese fino a che punto.
«A Terria andranno i due Pokémon fisicamente più forti fisicamente. Dragonite, Breloom, quelli siete voi due.»
Roserade guardò Breloom. Questi la fissò un momento, poi scosse la testa. Non c’era niente da fare, se i Generali ordinavano lui doveva ubbidire. Roserade annuì. “Peccato, proprio adesso che, dopo diciassette anni, ero riuscita a fare pace quantomeno con lui.” Si trovò a pensare agli altri della sua squadra passata. Il povero Treven, Geist, sua sorella Rose “E Cacturne… no, non devo pensarci! Spietata, devo essere spietata.”
«A Forestia invieremo Ewgon e Blaziken, in modo che anche quel paese così chiuso si renda conto della potenza dell’organizzazione. A Gelia andranno Espeon, Weavile e Jolteon. Potrebbe sembrare eccessivo, ma tre capitani sono il minimo. Inoltre, non vogliamo certo interrompere la punizione di Weavile.»
«Certo che no, signore.» Annuì Weavile, a capo chino.
Dopodiché, la discussione scemò. Semplicemente, il Generale comunicò che gli altri Capitani avrebbero dovuto continuare a lavorare come al solito. “Che novità” Pensò Roserade, scuotendo la testa, mentre venivano congedati, terminata la cena.
«Beh, a quanto pare ci rivedremo tra qualche tempo.» Le disse Breloom, sorridendo, quando furono usciti dalla sala e si furono allontanati. Il tono era incoraggiante, forse persino troppo. “Sembra quasi che sia sollevato.” Per un attimo, Roserade si chiese se non ci fosse qualche cosa da dire o fare, ma scosse il capo “No, lui deve partire. E in fondo non ha importanza.”
«Già. L’ultima volta che ci siamo separati è stato…»
«Diciassette anni fa, quando mi assegnarono alla squadra dell’Organizzazione di Arenia.»
«Quanti eravamo all’epoca? Sedicimila? Tredicimila solo dall’Isola in mezzo al mare, tremila reclutati in giro per Pokémos. Soprattutto da Terria, Forestia, Velenia, o Elettria.»
«E io e te non eravamo esattamente in buoni rapporti, dico bene?» Chiese Breloom, ridacchiando.
«Puoi darmi torto? Eri appiccicoso come la colla. Mia bellissima rosa qua, mia dolce lì… Il solo fatto di avermi seguita per quattro anni… è stato gentile, te lo riconosco… dolce, perfino… ma io non te l’avevo chiesto.»
«Dici così, ma scommetto che ti saresti sentita sola. E poi per merito mio siamo riusciti a non soffrire troppo la fame.»
«Essersi rivelato bravo a rubare è un vanto ben scarso per un membro dell’esercito, non credi?» Rispose Roserade, sorridendo. Ma in realtà sapeva bene che, non fosse stato per Breloom, si sarebbe trovata a mendicare. Per quattro anni li aveva tenuti in vita mentre Roserade cercava un modo per cambiare l’esercito e Pokémos, diventando sempre più tetra, mentre Breloom continuava a seguirla incurante del suo comportamento. Anche se non era riuscito ad impedirle di uccidere qualcuno, purtroppo.
«Beh, buona fortuna con la tua missione.» Gli disse Roserade salutandolo, mentre si dirigeva alla propria stanza.
«Grazie, mia b… Roserade.» Rispose Breloom. Roserade lo vide svoltare l’angolo, e si chiuse la porta alle spalle. Poi si distese nel proprio letto, e poco dopo si era addormentata.
 
Nel suo sogno, vide Cacturne e Breloom scontrarsi in un campo infuocato. Intorno a loro infuriava una battaglia. Poi i due Pokémon si colpirono, ancora e ancora. Roserade sollevò il braccio. Non sapeva come, ma sapeva di avere un solo attacco a disposizione. Guardò i due e si rese conto di non sapere chi colpire.
La terra le si aprì sotto i piedi, e lei prese a precipitare. Sentì un freddo gelido avvolgerla, e quando provò a volare non ci riuscì. Cadde, cadde, cadde, e cadendo vide davanti a se volti familiari e volti sconosciuti. Treven, l’occhio che grondava sangue. Il piccolino, con lo sguardo di un Pokémon che sa di essere destinato a morire, e dietro di lui una Dustox svenuta. Sua sorella Rose con il volto sfigurato. Geist, piangente. E altri volti, decine di altri, che presero ad accusarla. “Tu” sentì “Sei stata tu. Tu. Tu. TU!”
Roserade si svegliò, ansimando. Si guardò intorno, ma vide solo la propria stanza. “Niente di nuovo. Dopo quel giorno di diciannove anni fa, questi maledetti incubi potevano solo aumentare.”
Ricordava ancora quel giorno.
 
Velenia, Piane mefitiche, 08/05/4764, circa le 21
Roserade e Breloom correvano lungo la strada, mentre intorno a loro il terreno era nient’altro che un reticolo di acqua di un livido colore bluastro e fanghiglia. Breloom stava ben attento a non uscire dal ciottolato del sentiero, e anche Roserade preferiva evitare.
«Forse li abbiamo seminati, mia bellissima rosa.» Disse Breloom, guardando dietro di sé.
«Sarebbe troppo facile, non credi? Se sono cacciatori di taglie famosi in tutta Pokémos, un motivo deve esserci. Ci sono dietro, ne sono certa. Continuiamo. Più avanti deve esserci un bivio.»
I due proseguirono lungo la strada. “Ma perché doveva andare così?” Si chiese la pokémon guardandosi alle spalle, temendo di veder comparire il gruppo di inseguitori che avevano staccato il giorno prima.
Roserade in realtà sapeva benissimo perché. Qualche tempo prima, avevano derubato un pokémon, un grosso Swalot ubriaco di Succo di Baccauva, un’idiota che aveva decantato ai quattro venti il valore del contenuto del bauletto che portava con sé, e che a quanto pareva aveva rifornito l’esercito con un qualche prodotto. Quanto alla sua guardia del corpo, un Vileplume, si era lasciato distrarre facilmente, quando Roserade aveva cominciato a fargli gli occhi dolci. Breloom aveva sgraffignato il bauletto, e nella confusione che era seguita alla sua fuga Roserade si era eclissata. Alla fine, il baule si era rivelato pieno di pepite e fogli di carta. Avevano speso la maggior parte delle pepite in beni di prima necessità. Quanto alla carta, l’avevano usata per accendere il fuoco.
“Ma chi si immaginava che quel tizio avrebbe pagato dei cacciatori di taglie per inseguirci?”
I primi si erano presentati la settimana precedente. Quattro idioti di Oscuria, tre Nuzleaf e uno Shiftry, che avevano steso senza troppi problemi. Poi però era toccato a un gruppo di Spettri che li avevano attaccati a sorpresa sbucando dal terreno. Poi un trio di Pokémon Erba. E ancora, finché non si erano trovati davanti un gruppo di una ventina di Pokémon. A quel punto se l’erano squagliata. Meglio nascondersi per qualche tempo, piuttosto che continuare a combattere.
Perciò avevano puntato verso l’unico luogo che ritenevano sufficientemente sicuro: la vecchia casa di Roserade, un piccolo villaggio nelle Piane Mefitiche. Quel luogo era talmente isolato che in genere nessuno sapeva della sua esistenza. Solo che non potevano prevedere di non riuscire a seminare gli inseguitori. Li avevano seguiti fino all’imbocco del sentiero, e per lasciarseli dietro Roserade e Breloom avevano abbandonato quasi tutto ciò che avevano, salvo poco cibo, acqua e alcune Pepite per potersi nascondere per qualche tempo. Il resto era rimasto indietro, gettato sulla riva di un grusso fiume, in modo che i cacciatori di taglie li credessero morti annegati. Era una debole speranza, ma il fatto che quelli fossero scomparsi sembrava voler dire che aveva funzionato.
Superarono alcuni bivi, e per sicurezza percorsero sempre entrambe le strade, lasciandosi dietro qualche traccia. Infine, al tramonto, arrivarono al piccolo villaggio sperduto. Poison Lake, un nome che indicava l’unica cosa vagamente interessante di quella zona, un lago più velenoso persino del tratto finale del Draak. A parte questo, gli abitanti erano coltivatori di Baccapesche, una comunità isolata che parlava ancora solo il Toxian, la lingua di Velenia, e di cui solo una piccola parte comprendeva il Pokémos, quel linguaggio che pure era così facile da parlare, una volta imparato anche superficialmente. Roserade scosse la testa. Sette anni prima, ad appena tredici anni lei e undici sua sorella, aveva viaggiato da lì alla capitale, si era unita all’esercito, aveva viaggiato combattendo per la Coalizione dei Cinque, aveva amato, perduto e sofferto, e tutto questo solo per tornare, con la coda tra le gambe a casa.
Entrata nel villaggio, si guardò intorno, sperando di non essere riconosciuta da nessuno, ma per sicurezza lei e Breloom superarono in fretta la zona più affollata del paese, che comunque era quasi deserta, e si diressero verso i casali sparsi nei campi.
“Chissà, forse mia sorella sarà qui ad aspettarmi. Forse ci rivedremo, lei e anche i miei genitori. Forse…” Ma tutti i suoi forse scomparvero quando si trovò davanti la propria vecchia casa. Lo stesso edificio in legno di Baccapesca di tanti anni prima, solo più cadente di quanto lo ricordasse. E con tutte le luci spente.
Entrata, trovò solo polvere, ragnatele e mobili che non erano stati toccati da anni. Breloom non disse nulla, ma era chiaro cosa pensava. Roserade corse fuori, e si guardò intorno. Poi corse dietro casa, dove sapeva che tutti i membri della sua famiglia venivano sepolti fin dai tempi del suo bisnonno.
“Non può essere. Non può essere. Non può essere.” Ma rimase come congelata guardando le ultime due tombe. La tomba su cui era inciso il nome di sua madre era datata appena al mese precedente. La tomba del padre, invece, era di almeno cinque anni prima, ma l’ultimo numero della data di morte era stato cancellato dal tempo.
Breloom le posò una mano sulla spalla, ma lei lo scacciò, e lui si allontanò. Poi, davanti alla tomba dei genitori, Roserade pianse. Pianse per loro, pianse per averli lasciati, pianse per essere scappata di casa per vedere il mondo insieme alla sorella, pianse per non esserci stata quando erano morti. Ma si rese conto di star piangendo anche per tutto il resto. Per la sorella scomparsa, per l’amore perduto, per gli amici persi, per la vita che aveva abbandonato e per quella che stava vivendo. Pianse finché le lacrime non smisero di scendere, in ginocchio davanti alle due tombe.
E quando smise di piangere, sentì una voce alle sue spalle. «Spiacente di interrompere il momento, ma temo dovrai girarti, bellezza.» E con lentezza, Roserade si girò.

 

Modificato da Darken
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Anno nuovo, capitolo nuovo. Per la sorpresa, dovrete resistere ancora un poco.

 

CAPITOLO 152: LA ROSA E LE SUE SPINE

Spoiler

Poison Lake, 08/05/4764, circa le 22
Roserade fissò gli undici pokémon. Il Muk e il Garbodor tenevano ben stretto Breloom, coprendogli la bocca. A quanto pareva era stato avvelenato, giudicando dal colorito violastro.
A parlare era stato un Victreebel. Il pokémon Erba la fissò mentre lentamente si alzava. «Cosa volete?» Chiese Roserade.
«Lo sai fin troppo bene dolcezza. Avete fatto un errore, e adesso dovete pagare. Ma noi non siamo assassini, quelli vivono a Forestia. Come cacciatori di taglie lavoriamo per denaro e siamo ovviamente disposti a lasciarvi andare se accetterete di pagare la taglia che pende sulla vostra testa. E anche se così non fosse, la taglia dice “vivi o morti”. E portarvi indietro morti sarebbe uno spreco. Non so come la penserebbe il capo, ma io la vedo così.»
«E quanto dovremmo pagare?» Chiese Roserade, prendendo tempo. Non che avesse molta importanza, visto che avevano ben poco con loro.
«Seviper, tu ti ricordi di quanto parlavamo?» Disse il Pokémon rivolgendosi al Seviper.
«200 Pepite per la complice, 250 per il ladro. Altre 50 per riportare indietro i carteggi da loro rubati.»
«Sentito dolcezza? Appena 500 pepite. Poi potrete andarvene per la vostra strada.»
“Ma certo, un affarone.” Pensò Roserade “500 da noi, 500 dal tizio che ci ha messo la taglia sulla testa. La nostra strada andrà da quella parte scommetto.” Cercò di pensare rapidamente. Undici Pokémon. Veleno e Erba soprattutto. “Le probabilità di batterli sono basse. Ma se riesco a stendere Muk e Garbodor… No, anche così Breloom non riuscirà a scappare, indebolito dal veleno. Pagare non se ne parla, soldi a sufficienza non ne abbiamo. Potrei scappare da sola.” Per un attimo l’idea che le balenò in testa le parve logica. Scappando da sola, sarebbe probabilmente riuscita a seminare gli inseguitori. Considerato poi che una parte di loro sarebbe di certo rimasta con Breloom… “No, cosa sto pensando? Non posso certo lasciarmelo dietro. Sarà anche pedante, noioso e appiccicoso, ma mi ha aiutato per tutto questo tempo e questo non lo dimentico. Deve esserci un’altra soluzione.”
«Non abbiamo tutto il giorno, bellezza. Allora, li hai questi soldi oppure no?» Incalzò Victreebel.
«Io… Sì, li ho, ma non qui.» Rispose Roserade. Il suo cervello prese a ruminare in fretta. «Sono in quella casa. Per fortuna il riscatto è così basso, potremmo pagarlo tre volte. Li abbiamo nascosti prima che arrivaste sperando di potercene servire in seguito, ma ci avete raggiunti, quindi meglio usarli.» Era un’idea rischiosa, ma poteva funzionare. La vecchia casa ormai era parecchio malridotta. Buttando giù una trave portante poteva crollare. E se fosse crollata…
«Ottimo, allora andiamo a prenderli.» Le rispose Victreebel. Il lampo di cupidigia nei suoi occhi fece venire un brivido a Roserade, che però lo reprimette.
«Però io non so dove siano, li ha nascosti Breloom.» Aggiunse la pokémon.
«Allora tu rimarrai qui mentre lui va a prenderli. Garbodor, Muk, lasciatelo e prendete lei.»
«Giusto, ottima idea, ma lui da solo non può certo riuscire a portar fuori il denaro. Troppo indebolito. Lo dovrai aiutare.»
«Io? No, sarai tu a farlo. Io verrò con voi per tenervi d’occhio e assicurarmi che non facciate scherzi.»
“Che tradotto significa che verrai con noi per prenderti tutto.” Pensò Roserade, ma annuì. Aveva inquadrato il tipo di Pokémon con cui aveva a che fare. Egoista, avido e privo di rimorsi. Il peggiore.
Roserade passò un braccio attorno a Breloom e lo sollevò, portandolo a spalla, seguita a breve distanza da Victreebel. Gli altri attesero fuori, circondando la casa. “Perfetto.” Se fossero venuti più Pokémon, il piano sarebbe stato un fallimento. Ma con uno solo ce l’avrebbe fatta. Per fortuna, l’avarizia di Victreebel l’aveva acciecato.
«Ascolta bene Breloom» mormorò con voce appena percettibile «Adesso ti dico cosa faremo. Tu devi solo tenerti pronto.» Breloom ascoltò la rapida spiegazione e annuì.
Appena entrati, Roserade si rivolse di nuovo al Pokémon «Ok Breloom, dove hai detto di aver nascosto l’oro?» parlò con voce appena udibile. Sufficiente però perché Victreebel sentisse.
«Laggiù.» Rispose Breloom indicando la porta che gli aveva detto Roserade, che in un angolo della casa sembrava dare su una stanza a parte ma che portava alla cantina in cui i suoi genitori conservavano cibo e bevande.
«D’accordo.» Roserade si avviò, ma Victreebel le mise una liana davanti.
«Ferma. Ora vado a prenderlo io.»
«Dico, ci prendi per stupidi? Non ho certo intenzione di farmi derubare da te. E poi Breloom li avrà nascosti per bene. Ce ne occuperemo noi, tu facci strada per favore.» Roserade parlò in modo provacotorio. “Ti prego non venire, ti prego non venire, ti prego…”
«Sai cosa? Non credo che lo farò. Abbiamo circondato la casa quindi non ci scapperete comunque. Scendete da soli, io vi aspetterò qua in cima.»
“Sì!” Pensò Roserade, ma non mostrò alcun entusiasmo in volto. Si guardò intorno. C’erano quattro travi a sorreggere la casa. Una, quella più danneggiata, sarebbe stata fuori dal suo campo visivo. Due erano danneggiate, anche se meno dell’altra. Quella integra era esattamente dalla parte opposta della stanza. “Se butto giù quella crolla tutto.” Si disse. Poi prese a scendere i gradini nel buio della cantina. Le lampade a Pietrafocaia dovevano essersi spente mesi prima, e comunque ormai erano vuote.
Roserade scese. Un gradino, due, tre… si girò e scagliò un’Energipalla. Victreebel scartò di lato e sorrise. «Mancato. Peccato, io cercavo di essere gentile. Ma vedo che non fun…» La casa prese a tremare. Roserade sentì il rumore di legno che cedeva. Due volte. Tre. Alla quarta, la casa collassò. Roserade non perse tempo. Lanciò un secondo attacco, facendo crollare la porta, poi corse giù, praticamente trascinando Breloom. Sorpreso, Victreebel non aveva fatto in tempo a reagire. L’ultima immagine che Roserade ebbe di lui era il Pokémon che la guardava, poi il buio.
 
Roserade rimase stesa a terra per molto tempo, ansimando. Breloom era a poca distanza da lei, appoggiato al muro, svenuto. Quando la pokémon si rialzò, i suoi occhi ormai si erano abituati un poco all’oscurità. Prima di tutto, si mise in ascolto, ma non sentì nulla. Poi si guardò intorno. Era pieno di vecchie cassette di legno per le bacche. Ne prese un paio e le fece a pezzi, poi cominciò a sfregare tra loro un paio di pezzi di legno. Ci volle un po’, ma alla fine aveva acceso un fuocherello, con cautela per non rischiare di produrre più luce del necessario, e si guardò intorno. Oltre alle cassette c’erano anche alcuni grossi bauli. Ne aprì uno, e vi trovò dentro vecchi oggetti. Bambole, soldatini, le coperte del letto suo e di sua sorella… Suo padre e sua madre dovevano averci messo dentro tutte le loro cose quando erano scappate. Sorrise, ma si impose di non piangere di nuovo.
A quel punto, si mise in attesa. Per sapere quanto tempo fosse passato, contò. Arrivata intorno a mille perse il conto, quindi ricominciò. Intorno ai duemila successe di nuovo, quindi ripartì ancora. Stavolta arrivò a settecento, ma decise che era sufficiente. Spostò Breloom in un angolo lontano dalla scala, spense il fuoco e decise che era arrivato il momento di uscire.
Salì le scale, e toccò la catasta accumulata sui primi gradini, a tappare del tutto il passaggio. Ci furono diversi scricchiolii, ma non cedette. Allora la spinse più forte, e stavolta il cumulo cedette, rotolando giù. Si gettò di lato, evitando per un pelo di essere investita. Guardò l’apertura, da cui si intravedeva il cielo notturno. La luce della luna e l’aria fresca furono bene accolte, ma ora c’era un nuovo problema: una delle travi del soffitto aveva bloccato l’ingresso. Con cautela provò a spingere ma non si smosse. Allora lanciò una Energipalla, che distrusse la trave. Le schegge volarono ovunque, ma Roserade si protesse il volto. A quel punto, riuscì ad uscire. Si guardò intorno. Dei cacciatori di taglie nessuna traccia, anche se era chiaro che dovevano aver passato diverso tempo a scavare dai cumuli di legna a bordo strada. Alla fine, evidentemente, si erano arresi e se n’erano andati, forse a cercare aiuto per continuare a scavare. Si chiese quanto tempo fosse effettivamente passato. Diverse ore, avrebbe detto a colpo d’occhio. Gli sembrava che ora il cielo si stesse quasi schiarendo.
Scese per controllare che Breloom stesse bene, ma fu a quel punto che si trovò davanti un brutto spettacolo. A terra, tra la catasta di legna che aveva buttato giù al buio, vide anche Victreebel. Era stato colpito alla testa da una trave, che lo doveva aver steso, a giudicare dal grosso squarcio sulla foglia e le labbra. Poi altre tre lo avevano trapassato, due da parte a parte. Roserade gli passò di fianco, dando per scontato che fosse morto, ma una liana la afferrò. Prima di poter reagire, fu trascinata verso Victreebel.
«Ti ho… presa.» Disse il Pokémon. Roserade si divincolò e lo colpì con una Velenpuntura. Fu un’azione di riflesso, ma Victreebel urlò. «Brutta… Ti ammazzo! Ammazzo te e quel tuo piccolo compagno! Vi ammazzo entrambi! Credi che creperò qui?! Lo credi davvero?! I miei compagni vi troveranno! E vi uccideranno! No, lo farò io! Ti ucciderò! Lascia che ti prenda! Dammi i soldi! Le pepite! Dammele e ti ucciderò! Dammele! Ti ammazzo!»
“Sta delirando.” Si rese conto Roserade. Ma era comunque pericoloso. Se avesse continuato ad urlare… “Devo ucciderlo” Capì “Altrimenti attirerà qualcuno e saremo punto e a capo.”
Roserade non aveva mai ucciso nessuno. In missione, diversamente dai suoi compagni, aveva sempre catturato vivi i banditi, al massimo mettendoli fuori combattimento. Treven e Geist ne avevano ucciso qualcuno. Rose due volte, anche se non volontariamente. Cacturne e Breloom avevano ucciso un sacco di criminali, anche se nessuno di loro aveva mai detto che gli piaceva farlo. Anzi, Cacturne le aveva sempre detto che avrebbe fatto di tutto per impedire che a Roserade toccasse l’ingrato compito di boia.
“Ma Cacturne non è qui e Breloom…” Il pokémon era ancora svenuto, e non stava per niente bene. “Devo curarlo in fretta. Dobbiamo andarcene.”
«Ti uccido! Ti ammazzo! Dammi i soldi! Ti ammazzo! Ti prendo i soldi, poi ti ammazzo!» Continuò ad urlare Victreebel.
“Lo faccio anche per il suo bene.” Cercò di convincersi Roserade “Non può sopravvivere, e gli risparmierò ore di agonia.” Ma continuò ad esitare. Caricò una Velenpuntura. “Devo solo colpire a tutta forza una ferita. Lo ucciderà rapidamente, senza che soffra.” Tremò violentemente “O io o lui. Anzi, o noi o lui. Devo colpire. Devo colpire.”
«Ti ammazzo! Vi uccido! Io vi…» Continuò Victreebel. E Roserade colpì, ad occhi chiusi. Quando li aprì, Victreebel era ancora vivo. La maledisse un’ultima volta, poi spirò.
Roserade arretrò, terrorizzata da ciò che aveva fatto. Si impose nuovamente di non piangere, di non gridare. Sollevò di peso Breloom e salì le scale con fatica, poi corse, portando il pokémon sulla schiena, cercando solo di andare lontano. Lontana dalle tombe, dove riposavano i suoi genitori. Lontana dai campi del paese, dove rubò delle Baccapesche per curare Breloom. Lontana dal Victreebel che lei stessa aveva ucciso. Lontana da Poison Lake. Lontana da tutto.
 
Da qualche parte a Elettria,09/07/4783, circa le 02
Roserade si chiese perché avesse ripensato a quell’uccisione. Era stata la prima volta che uccideva qualcuno, ma non l’ultima. In effetti, via via era diventato più facile. Le prime volte si era sentita male, o aveva pianto. Poi mano a mano aveva smesso di preoccuparsi. Si era detta che la scelta era o loro o lei. Breloom, da parte sua, faceva il possibile per evitarle quel compito, ma alla fine, diciassette anni prima, si erano separati, quando l’Organizzazione li aveva mandati in due basi diverse. E lì Roserade aveva cominciato a credere di divertirsi uccidendo.
“Ho fatto del male ad innocenti e colpevoli indiscriminatamente per portare avanti le mie convinzioni. E l’ho sempre saputo, ho sempre saputo che mai avrei potuto cambiare l’esercito senza spargere sangue, senza che le mie spine prendessero il sopravvento. Perché allora non riesco a smettere di pensarci, adesso?” Ci riflettè. Ripensò al piccolino, quel Surskit che ben due volte si era salvato. “Lui. La causa di tutto è lui. Dopo averlo visto, tutto è cambiato.”
«Lo devo uccidere.» Sussurrò «Se voglio ritornare come ero prima della Città Caverna, prima della battaglia sulla nave, prima di incontrarlo, lui deve sparire. Lui deve morire.»
In realtà una parte di lei sapeva che non era la risposta. Ma Roserade voleva credere che un colpevole ci fosse. Un colpevole che non fosse la sua coscienza. «Lo ucciderò.» sussurrò un’ultima volta. Si rigirò nel letto, e gli incubi tornarono da lei. Ma questa volta li accolse e li combattè, continuando a dormire, nella cieca convinzione che un giorno avrebbe cambiato l’esercito. E prima di quel giorno avrebbe ucciso il piccolino, tornando a mostrare le proprie spine.
 
Volcanic Crater, Vulcania, 10/07/4783, circa le 12
Raichu, Gliscor e Lamp guardarono la grande città davanti a loro. Era costruita su una grande isola in mezzo a un lago di magma, circondata da una muraglia scura e collegata ai bordi dell’enorme cratere da un ponte di pietra largo e alto, lastricato con legno di Baccafrago.
Raichu si chiese quanto fosse calda quella città. Fino ad ora era riuscito ad andare avanti, ma la prospettiva di dover percorrere quel ponte ed entrare a Volcanic Crater non gli piaceva affatto.
«Beh, non possiamo restare qui fermi tutto il giorno. Andiamo.» E si avviò, volando, sopra il ponte di pietra. Lamp lo seguì. Il pokémon sembrava esseri ripreso quasi completamente. Al risveglio aveva chiesto scusa ai due per averli fatti preoccupare, e per quello che aveva fatto. Raichu gli aveva detto di non preoccuparsi, e avevano ripreso a comportarsi come al solito.
Raichu sospirò, poi seguì gli altri lungo il ponte. Sorprendentemente, non era caldo, anzi, il ponte era a una temperatura molto più bassa di ciò che gli stava intorno. L’unico motivo doveva essere il legno di Baccafrago di cui era fatta la copertura.
“Incredibile.” Pensò Raichu. Percorse tutto il ponte con tranquillità, e si sorprese a scoprire che, in realtà, non sentiva particolarmente più caldo di quanto ne avesse avuto per il resto del suo viaggio in quel paese. Non si stava bene, ma quantomeno non stava cuocendo lentamente. Arrivato alla muraglia, osservò che era di pietra, ma anch’essa era rivestita dello stesso materiale. Chandelure doveva aver indovinato il suo stupore, perché gli indicò il legno e spiegò «Il legno di Baccafrago è il miglior isolante di calore al mondo, ma quello che cresce a Vulcania è speciale. Non solo brucia con estrema difficoltà, ma il calore viene respinto da esso. All’interno della città l’ambiente è, non dico comodo, ma quantomeno vivibile anche per i pokémon che non provengono dal paese. O almeno, questo è ciò che ho letto nei libri.»
Alla porta, uno Slugma e un Monferno intimarono loro di fermarsi, e chiesero la ragione della visita. Raichu rispose che desiderava un colloquio con il re, al che uno dei due, lo Slugma, scoppiò a ridere «Sicuro, sono certo che il re abbia tempo da perdere con tre sconosciuti. Bah, fateci controllare i vostri zaini, poi potrete passare.»
Monferno passò in rassegna ciò che avevano con loro, poi restituì le borse e aprì la porta. All’interno, la città era parecchio affollata. Accattoni si aggiravano tra la folla, e qualche volta qualcuno lanciava loro un piccolo oggetto piatto, ma in generale non sembrava che il resto dei pokémon stessero male.
«Questa città non è mai stata messa d’assedio.» Spiegò Chandelure «Ho letto che in realtà una volta questa non era la capitale. Lo è diventata solo quando il palazzo del re delle Fiamme Rosse è stato distrutto. Ne hanno fatto costruire uno nuovo, nel centro della città, e da allora i Re Rossi governano da lì.»
Raichu guardò lungo la via e scorse un grande palazzo, verso il fondo, che ricordava in qualche modo il palazzo reale di Elettria. Senza dubitare per un secondo che quello fosse il castello, lui e i tre si diressero in quella direzione “E una volta arrivati, vedremo il da farsi.” Pensò Raichu, chiedendosi come arrivare ora al colloquio con il re.

 

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Meglio scriverlo pure qui, la sorpresa annunciata a Natale è finalmente arrivata. La trovate qui.

 

CAPITOLO 153: TORNEO, DEBITO E REGGENTE

 

Spoiler

Fireduke City, Piazza del Torneo, 10/07/4783, circa le 10
Eelektross si guardò intorno. C’erano un centinaio di Pokémon nel piazzale. La maggior parte erano in pessime condizioni. Rispetto a loro, perfino Eelektross e Luxray avevano un’aria particolare. Certo, molto dipendeva dal fatto che non erano di tipo Fuoco, ma senza dubbio contribuiva anche il fatto che, e i combattenti di un certo livello riuscivano a rendersene conto, erano parecchio forti.
Insieme a loro c’erano i tre che Eelektross aveva fatto scegliere a Talnine. Uno era un tizio grosso con una larga cicatrice sul braccio. L’Emboar sorrise al capo. Eborm era sempre stato abbastanza lento di comprendonio, anche quando Eelektross lo aveva convinto a passare dalla sua parte, ma in compenso come lottatore era invidiabile. Secondo altri degli uomini di Eelektross, tutto il suo cervello era concentrato sul combattere.
Il secondo era un Thyplosion che superava Eborm di tutta la testa. Ployt era un tipo di cui Eelektross non si fidava del tutto. L’aveva reclutato quindici anni prima, eppure aveva sempre l’aria di un Pokémon troppo pericoloso, che Eelektross riteneva essere il migliore, dopo Talnine, ma anche il peggiore, sempre dopo Talnine. Ma Eelektross scrollò il capo. Se il Ninetales l’aveva scelto poteva fidarsi.
Il terzo era un Darmanitan. Eelektross non lo conosceva, quindi era entrato dopo che lui aveva lasciato Vulcania. Però dava per scontato, anche nel suo caso, che fossero stati scelti i migliori.
Si guardò intorno, cercando di individuare in mezzo alla folla di partecipanti quelli più pericolosi. Ployt, con sua sorpresa, lo aiutò. «Immagino, capo, che stia cercando i tizi più pericolosi, vero?» Disse il Thyplosion «Beh, allora deve cominciare da quello laggiù. Heatmor il Tagliagole, ricercato nelle Fiamme Rosse e Nere per omicidio seriale. Qui nelle Fiamme Blu ufficialmente non ha invece mai ammazzato nessuno.» Thyplosion indicò l’Heatmor completamente coperto di cicatrici, tanto che Eelektross si chiese come potesse essere vivo qualcuno con così tante ferite.
«Poi, là, uno che può passare inosservato. Il capo di una banda chiamata Orfani Sequestratori, che il nome stesso dice cosa facciano. Il Re all’inizio li lasciava fare perché all’occorenza accettavano di sequestrare anche su suo ordine. Ormai sono quasi un’unità speciale dell’esercito.» Indicò, con sorpresa di Eelektross, un Chimchar attorniato da altri tre Pokémon non evoluti, un Tepig, un Charmander e un Torchic.
«Quello?» Chiese Eelektross «Come mai è considerato pericoloso? In fondo è solo…»
«Un bambino? Lo pensano tutti. In realtà lui e i suoi sono più vecchi di me. Ma la loro regola è non evolversi a meno che non sia indispensabile, e il fatto che il capo non si sia ancora evoluto la dice lunga sulle sue capacità. Così è più facile fregare la gente. Chi penserebbe mai che davanti a sé ha un adulto fatto e finito guardandoli?»
«Capisco.» Commentò Eelektross. Falsa età. Era un trucco comune, in certe zone di Pokémos, e che funzionava benissimo se si apparteneva a una famiglia che evolveva in diversi stadi. Evitando di evolvere grazie alle Pietrestanti, uno poteva mantenere l’aspetto giovanile. Non che non si invecchiasse e morisse, ma era parecchio più difficile capire quanti anni uno avesse. «Chi altri?»
«Quei due là. Il Flareon e il Delphox. Sono due Combattenti, principali collaboratori del Generale, anche se non hanno alcun grado specifico. E i tre intorno a loro sono a loro volta i loro migliori uomini, due sotto il comando di Delphox e uno di Flareon.» Intorno ai due era radunato un gruppetto di tre Pokémon, Magcargo, Chandelure e Blaziken. Fatto strano, a Eelektross sembrò che tutti e cinque fissassero la sua squadra.
«Ma se sono collaboratori del Generale, cosa ci fanno qui?»
«Forse si sono stancati di fare le pedine. Forse hanno deciso di vincere e chiedere al Re un ruolo nell’esercito di primo piano.»
Eelektross annuì «Ce ne sono altri di cui dovrei sapere?»
Ployt si guardò intorno, poi annuì «Eccolo là. Se c’è qualcuno che dobbiamo tenere d’occhio è quello là in fondo, che di questi tornei ne ha vinti diciotto.» Eelektross seguì l’indicazione del Thyplosion e vide con sua sorpresa un Kecleon.
«Il capo di una squadra mercenaria, Kecleon il Multiforme. Viene una volta ogni due o tre mesi da solo, vince, poi torna sul confine.»
«Bene.» Commentò Eelektross, ma non era bene per niente. C’erano un po’ troppi lottatori famosi. Sembrava fosse stato tutto organizzato di proposito. «Sicuro non ci sia nessun altro.»
«Nessuno che io conosca e di tornei ne ho visti molti.»
«D’accordo, allora preparati.» Si chiese se non avrebbe fatto meglio ad ordinare anche a Talnine di unirsi a loro, magari al posto di Darmanitan. Ma se si fosse scoperto che il proprietario di una taverna aveva legami con lui, la taverna sarebbe diventata inutile come base. “Che spreco.” Pensò Eelektross.
Eelektross sentì un trombettiere suonare il segnale. Istantaneamente, i presenti si saltarono addosso con ferocia. E la Mischia cominciò.
 
Territorio delle Fiamme Nere, 10/07/4783, circa le 11
Zangoose ascoltò i passi, annuendo. Dodici pokémon li stavano seguendo per i meandri della caverna. Imprecò a bassa voce.
La sera prima si erano trovati il percorso tagliato da una fuoriuscita anomala di lava. Succedeva, talvolta, perché la lava creava sempre nuovi condotti per uscire dalle Cime Ardenti. Bastava aspettare un paio d’ore, e la colata si sarebbe interrotta, per poi solidificare.
Ormai era tardi quella notte. Zangoose li aveva quindi guidati verso una grotta che conosceva in quella zona, in cima a un basso colle che, un tempo, era indubbiamente stato a propria volta un vulcano, anche se basso. Era la base un tempo di un gruppo criminale che l’Investigatore dell’Ignoto aveva distrutto. Teoricamente era piena di passaggi segreti che permettevano di accedere ai piani inferiori della grotta, ma ormai era pressoché certo che i meccanismi fossero andati distrutti o si fossero inceppati negli anni. Ma a loro, in fondo, bastava un riparo. O almeno questo era ciò che credevano. Mentre si riposavano avevano chiaramente sentito delle voci. Erano usciti a controllare con circospezione e avevano scorto diversi Pokémon salire. Peggio che mai, tra loro avevano riconosciuto Pyroar, Houndoom e Rapidash, seguiti dai loro Tenenti e da una quarantina di altri Pokémon.
“Di già?” Aveva pensato Zangoose. Ma non si era fatto prendere dal panico. Aveva invece cominciato a cercare tra le rocce. Alla fine, aveva trovato la roccia che cercava e l’aveva premuta con forza. Il meccanismo era stato inceppato dagli anni, ma con sorpresa di Emolga e Draak si era aperta una porta nella parete sinistra della grotta. Si erano precipitati dentro, poi seguendo Zangoose erano scesi.
Erano scesi parecchio in basso, e si erano messi in ascolto. Con sconcerto di Zangoose poco dopo diversi meccanismi erano scattati. Sorrise sentendo le urla di dolore. Alcune erano trappole, che a quanto pareva funzionavano ancora. Sperò che quelli che ci erano caduti si fossero fatti male, ma il resto di loro doveva essere riuscita ad aprire la porta.
Zangoose non si fece prendere dal panico. Ascoltò il rumore dei passi, e capì che dietro di loro dovevano esserci almeno diciassette Pokémon. Ma potevano pure essere di più, come il giorno prima.
Guidò Emolga e Draak per quasi due ore giù per i tunnel che almeno tre generazioni di criminali avevano scavato nel colle, prima che arrivasse lui a rovinare loro la festa. Al suo passaggio stava bene attento a non attivare le trappole, che in quel modo avrebbero colpito gli inseguitori.
Aprì un passaggio segreto e ci si infilò dentro, sempre facendo segno agli altri di seguirlo. Era il nono tentativo di aprire una porta, ma i primi erano falliti perché il passaggio era bloccato o la porta non si apriva e altri Zangoose li aveva aperti per poi richiuderli senza entrare. Finalmente, si infilò nel cunicolo laterale, che sapeva condurre a un’uscita alla base della collina. Potevano fuggire da lì, ma sarebbe stato più sicuro uscire direttamente dalla grotta da cui erano entrati, visto che non potevano sapere se il passaggio in fondo funzionasse. Lui ed Emolga si misero in ascolto a turno per oltre un’ora. Talvolta sentivano una voce, ma la maggior parte delle volte erano solo le urla di qualcuno che cadeva in una trappola.
E alla fine si erano ritrovati lì, ad ascoltare dodici o più pokémon che avanzavano verso di loro, separati solo da un finto muro di pietra che si poteva sfondare con un colpo abbastanza forte.
«Dannazione, che dolore.» Disse una voce che a Zangoose suonò familiare.
«Immagino che un mazzuolo in faccia non sia una carezza, ma ti assicuro che neanche una dannata freccia, pure colpendo di striscio, fa bene.» Aveva risposto un’altra voce, che Draak riconobbe.
«Pensala come vuoi, ma mi chiedo quante maledette trappole dovremo ancora incontrare davanti a noi.» Le voci si allontanavano. Zangoose sorrise. Aveva fatto del suo meglio per evitare di lasciare tracce, ed era felice di constatare che c’era riuscito.
«Pyroar sta ancora cercando nei passaggi segreti?» chiese Rapidash.
«A quanto pare. Credo che tra i suoi ci sia uno che tempo fa si nascondeva in queste…» Poi la voce di Houndoom si perse. Zangoose imprecò. Se con loro c’era qualcuno che conosceva i passaggi segreti, dovevano sapere anche di quello.
Si precipitò lungo il tunnel, seguito dagli altri, ma arrivato in fondo, quando provò ad attivare il meccanismo, scoprì che non funzionava. Colpì con forza la porta, e la ruppe, ma scoprì che, probabilmente da parecchio, una frana l’aveva bloccata. Si guardò intorno. Che lui sapesse, non c’erano altri passaggi segreti in quel corridoio. D’altronde, non avrebbe avuto senso crearne uno in un condotto di fuga. Imprecò di nuovo e risalì lungo il tunnel.
«Adesso state pronti. Quando apriranno la porta, dobbiamo saltargli addosso.»
I tre si prepararono. Sentirono i passi. Prima lenti, poi via via più veloci. Si avvicinavano alla porta, un passo dopo l’altro… Poi un Charmeleon entrò dalla porta, solo per essere abbattuto un attimo dopo. I tre Pokémon corsero fuori, e si trovarono davanti Pyroar e i suoi Tenenti.
Pyroar sorrise «Ma bene.» Commentò osservando il Charmeleon a terra e i tre in posizione davanti a lui. I suoi Tenenti si lanciarono su Zangoose e Draak, mentre Pyroar volava verso Emolga, atterrandogli adosso.
«Ascolta» sussurrò, sollevando la zampa in modo minaccioso «Appena te lo dico, colpiscimi sul fianco sinistro e scappa. Ma sappi che questa è l’unica concessione che ti faccio. Dopo saremo pari. La prossima volta che ci vedremo, sarà da nemici. Chiaro?»
Emolga annuì, esterrefatto, schivando un Ombrartigli lento «E i miei compagni?»
«I miei Tenenti gli avranno già detto lo stesso. Altrimenti, sono stati battuti, il che è lo stesso. Non preoccuparti. Adesso!» Disse, e Emolga colpì il fianco con un Codacciaio, Zangoose con un Tritartigli e Draak con un Dragopulsar.
Zangoose e Draak si sbrigarono a correre via. Emolga li imitò, ma si girò a guardare Pyroar, apparentemente svenuto, e i suoi due Tenenti, che si rialzavano.
Il Rotom lo guardò «Andatevene, subito. Noi andremo ad avvisare gli altri Capitani, e se a quel punto vi prenderanno sarà un disastro pure per noi. Vedete di non farvi più vedere.» Disse, sparendo nel tunnel.
L’Arcanine lo guardò ancora per un attimo «Non mi piace quello che ha fatto Pyroar. La ritengo un’assurdità, anche se mi ha raccontato tutto. Ma sono suo amico, e farò come mi ha chiesto, anche se è tradimento. Ma vedete di sparire. Se renderete tutto inutile, sarò io ad uccidervi.» E seguì il Rotom.
Emolga annuì, fissò un’ultima volta il Capitano nemico, sapendo che ora erano davvero nemici di nuovo, poi seguì i suoi compagni.
 
Electronvolt, Palazzo Reale, 10/07/4783, circa le 11
«E allora, volete decidervi a scegliere un Re, maledizione?!» Tuonò Gallade, colpendo il tavolo con un pugno, infuriato.
«Non è facile…» borbottò Claydol, ma fu interrotto «Cosa c’è di difficile? Quanti possono essere i volontari? Con il principe diseredato e scacciato, chi altri…?»
«Per esempio suo fratello.» Commentò quasi casualmente Reuniclus, facendo scorrere le carte di uno dei mazzi che gli fluttuavano intorno da una mano all’altra.
«Il principe Abra? La legge parla chiaro, il Re dev’essere evoluto.» Disse Lady Gardevoir, la madre del Generale.
«Su questo ha ragione, mia Lady. Tuttavia, faccio notare che ci sono precedenti per cui un pokémon fu eletto anche se si trovava all’estero, o comunque non era presente all’elezione, così come ci sono precedenti di Re che avevano preso il trono pur essendo non evoluti. Il solo fatto che Abra non sia evoluto adesso, non gli impedisce di evolversi in seguito.» Fece notare Lord Wobbufett. Gallade lo fissò, chiedendosi come sarebbe stato prenderlo a pugni. Il Duca era stato dalla parte del principe Alakazam, ma con la scoperta del suo crimine, si era reso conto Gallade, sembrava aver deciso che doveva salire al trono Abra. Una cosa problematica.
«Anche se fosse, dubito che il principe vorrebbe.» Gli disse Claydol «Ve lo dissi anche l’altra volta, non credo proprio che sarebbe interessato a diventare Re.»
«Non importa cosa il Principe voglia, importa solo ciò che farà il bene del paese.» Tuonò Gallade «Vorreste lasciare Espia nelle mani di un ragazzino e non in quelle di un guerriero in questo momento?»
«Questo è il punto.» Disse Mimen, entrando in quel momento «Cosa farà il bene di Espia?»
«Cosa vorresti dire?» Chiese Gallade fissandolo.
«Intendo che i segni per il futuro sono oscuri, se eleggessimo te. Mentre, se eleggessimo Abra, beh, i segni non ci sono affatto.»
«Come “non ci sono affatto”? Cos’è, adesso voi indovini avete perso le vostre capacità?»
«Insolente. Il tempo è come un libro, e noi siamo come un lettore che legge lentamente. Il presente è la pagina che stai leggendo in quel momento, anche se alcune cose verrai a saperle solo in futuro, quando faranno già parte del passato. Il passato stesso è una pagina già letta. Tutto ciò che vi accade è scritto per sempre. Ma il futuro… il futuro è un’incognita finché non voltiamo pagina. Noi indovini non siamo altro che pokémon impazienti che decidono di sbirciare la pagina futura prima di aver finito di leggere quella presente. Ma potremmo leggere male, interpretare male. Il futuro è mutevole, e certe volte è meglio non capire nulla piuttosto che leggere chiaramente il male. E io leggo il male nel futuro, se scegliamo te, non leggo nulla se scegliamo Abra, il che significa che il futuro del Principe come Re è ancora da scrivere, mentre il tuo è già scritto come un regno malvagio. Io non voterò per te.»
I presenti erano tutti rimasti in silenzio. Ma quando Mimen ebbe finito, Gallade esplose «Non mi eleggerai? Non eleggerai ME?!»
«Proprio così. Te.»
Gallade lo guardò con odio. Se avesse potuto, avrebbe voluto ucciderlo. Subito. Ma poi avrebbe dovuto uccidere anche gli altri presenti, e quello sarebbe stato assurdo. E poi c’era sua madre tra i presenti. Perciò sbuffò e si impose di controllarsi.
«Al Giratina. D’accordo. A quanto pare oggi non arriverete a una scelta. Benissimo.» Uscì a grandi passi dalla saletta. Alla porta, si girò «Rimarrò reggente finché non prenderete questa decisione. Prima che cominci a trovarmi troppo bene sul trono, vi prego di dirmi se devo abituarmi alla seduta o meno. E fate presto» aggiunse, chiudendosi la porta alle spalle «O potrei decidere che la sedia voglio tenermela comunque.»
E si sbattè la porta alle spalle, furente, lasciando i cinque a riflettere sulle sue parole, mentre lui si allontanava lungo il corridoio.
L’unica cosa che avrebbe voluto, a quel punto, era trovare il tempo per una delle bellissime pokémon a cui aveva cominciato a fare regali il giorno dopo essere arrivato. Invece, c’era ancora la riunione di Galvantula.

 

Modificato da Darken
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Ricordo di leggere anche questo ^^

 

CAPITOLO 154: IL SEGRETO DI RUNICLUS

 

Spoiler

Elettria, Palazzo Reale, 10/07/4783, circa le 12
Galvantula osservò i Generali e i Re riuniti intorno a lui. C’erano tutti, intorno ai rispettivi troni, mentre lui mostrava con ampi gesti lo schema che aveva realizzato per accorpare tra loro i gradi dei vari eserciti.
«Per portare a termine questo schema, abbiamo usato come base il metodo della Coalizione dei Cinque, e ringrazio il Generale Absol per essere stato estremamente dettagliato a riguardo. Come potete vedere» e indicò la cima dell’ampio foglio «All’apice si trova il grado di Generale o Ammiraglio. Non credo ci sia bisogno di dire quanti pokémon con questo grado abbiamo nell’esercito.» E osservò i presenti.
«Segue poi il grado di Colonnello, che però prende anche il nome di Vice Ammiraglio, Comandante di Sciame, Grand Aviere, Comandante di Divisione o Comandante. Attualmente sono in ventisette a portare questo grado: due di Elettria, otto di Laghia, tre di Alvearia, sei di Aeria, e altri otto dalla Coalizione.»
«Da questo punto in poi, la situazione risulta molto più complessa, e per comodità userò, per esprimermi, i termini della Coalizione e della Marina. Troviamo quindi i gradi di Comandante di Brigata e di Reggimento, che nella Marina corrispondono rispettivamente al Contrammiraglio e al Commodoro. Di questi, nell’esercito dell’Alleanza ne risultano presenti cinquantadue.»
«Il grado successivo è quello di Capitano, comune a tutte le nazioni, e per questo finora era principalmente ai Capitani che affidavamo il comando delle operazioni. I pokémon con questo grado sono sessantatré. I Tenenti, subito dopo, sono settantaquattro.»
«I gradi subito sotto sono quelli di Maresciallo, Sergente, Comandante di Plotone, Caporal Maggiore e Caporale, che nella Marina corrispondono in ordine ai gradi di Sottotenente, Maresciallo, Guardiamarina, Sergente e Caporale. Comprendo che il fatto che alcuni gradi abbiano valori diversi tra gli eserciti pur avendo lo stesso nome potrebbe causare confusione, perciò vorrei chiedere che almeno i gradi minori di tutti gli eserciti adottassero la denominazione della Coalizione. A tal proposito, noi dell’S.T. stiamo già riunendo i cinquantatré del nostro esercito che portano quei gradi per spiegare loro la nuove denominazione. Avete domande?»
«Io ne ho una.» Chiese Scizor «Perché i gradi dell’esercito di Alvearia risultano essere così accorpati? Intendo dire, il nostro Maggiore viene indicato come pari sia del Comandante di Brigata che del Comandante di Reggimento, e lo stesso accade altre due volte, con i nostri Sottotenenti e i Caporali.»
«In tutti gli altri eserciti nazionali, gli ufficiali sono suddivisi in undici gradi, dal Generale al Caporale. Nell’esercito di Alvearia, invece, ne esistono solamente otto. Per questo, abbiamo dovuto trasformarli in gradi doppi, e compararli con quelli degli altri paesi in questo modo. A tal proposito vi chiederei di ideare una temporanea suddivisione dei gradi in modo da portare il numero ad undici.»
«Capisco. Ci rifletteremo sopra e vi sapremo dire.» Commentò Scizor. A Galvantula non sfuggì che c’era una nota di disappunto nella sua voce, ma poteva tenersela. Accorpare i vari gradi era stato un inferno soprattutto per colpa di Alvearia e della loro suddivisione così limitata.
«Un ottimo lavoro, Galvantula. Se i presenti sono d’accordo, vorrei che questa suddivisione fosse spiegata quanto prima all’esercito.» Commento Re Electivire, guardando i Re. Nessuno obiettò.
«Molto bene. Ora però sono sinceramente interessato alle notizie in campo militare. Come procede la guerra? Dov’è il nemico?» Chiese Re Machamp, con le due coppie di mani incrociate sul petto.
«Purtroppo» ammise Galvantula «al momento non siamo ancora riusciti a trovare la base nemica. Siamo riusciti a restringere l’area al settore nord dei Monti Tonanti, grazie alle informazioni che abbiamo strappato durante gli interrogatori ai nemici catturati nella Battaglia del Pika Village. Ma si tratta comunque di un’area vastissima, diverse migliaia di chilometri quadrati. Anche battendola a tappeto, ci vorrebbero giorni, e non possiamo neanche essere certi che la base si potrebbe trovare.»
«E non riuscite a torchiare ulteriormente i nemici catturati.»
«Ecco… purtroppo, non ne è sopravvissuto nessuno.»
Il silenzio calò nella sala «Come sarebbe a dire che non ne è sopravvissuto nessuno? Credevo ne fossero stati catturati a decine.»
«Sono stati avvelenati tutti. C’era una potente tossina nell’acqua che gli è stata distribuita. Sono tutti morti in capo a due ore, insieme a diversi altri criminali e persino ad alcune guardie.»
«E avete scoperto chi ha avvelenato l’acqua?»
«No. Nelle cucine della prigione si recano in continuazione cuochi e guardie. Da questo momento in poi, comunque, provvederemo a tenere sotto maggior controllo il cibo che viene servito ai prigionieri.»
«Ne sono felice, ma ormai è tardi.» Commentò Chandelure «Erano la nostra possibilità più concreta per individuare la base. Perché non è stata effettuata una lettura della loro mente?»
«Ci abbiamo provato signore» spiegò Gengar «Ma qualcosa ha modificato i loro ricordi. Siamo riusciti a restringere l’area ai Monti Tonanti, come detto, ma nessuno di loro sembrava sapere la locazione esatta del covo.»
«Com’è possibile?» Chiese la Regina Zoroark.
«La lettura della mente è molto complessa, ed è possibile nascondere i pensieri e i ricordi, come lei sa, in maniera volontaria, semplicemente concentrandosi nell’impedire che il nemico scopra quell’informazione. In quel caso si rischia di cominciare una lotta mentale che consuma le energie di chi legge la mente molto più in fretta di quelle del nemico, che deve limitarsi a pensare. Inoltre, esistono alcuni Pokémon in grado di modificare la memoria di un altro pokémon, e probabilmente questo è quanto è successo nel nostro caso.»
«Per questo la lettura del pensiero non è un metodo di interrogatorio affidabile.» Completò Gallade «Un esperto potrebbe benissimo dare un’informazione falsa, facendola apparire per vera. Nel nostro caso, potrebbero convincerci che la base si trova da tutt’altra parte. Un po’ come quelli che riescono a bluffare a Pokér con il pensiero.»
«Insomma, la lettura del pensiero è inutile, eh?»
«Non del tutto. Perlomeno, abbiamo la prova che la base è sui Monti Tonanti. Abbiamo ricavato questa informazione da talmente tanti dei nemici catturati che riteniamo sia vera.»
«Lo spero.» disse Re Braviary «Altrimenti, saremo destinati a non sapere mai la posizione del nemico.»
E su quella nota funesta, dopo pochi altri brevi discorsi, la conferenza di Galvantula si concluse.
Il pokémon si diresse verso l’uscita. Durante la discussione, per fortuna, nessuno aveva fatto la domanda che temeva. “Cosa sta facendo il gruppo che abbiamo inviato?” Si chiese, uscendo dal palazzo.
 
All’allegro Stunfisk, 10/07/4783, circa le 12
Reuniclus scivolò sicuro per i vicoli dei Bassifondi. Non era mai stato prima ad Electronvolt, ma il capo era stato molto preciso nell’indicargli l’osteria, e riuscì a trovarla senza particolari inconvenienti. Evitò semplicemente i gruppi di ladruncoli che, grazie all’esperienza, sapeva riconoscere a colpo d’occhio.
Entrò nel locale, e si guardò intorno. C’erano una decina di avventori, intenti a discutere ad alta voce mentre venivano serviti da un Heliolisk ed un Dedenne.
Il pokémon Psico si diresse al bancone e si rivolse al vecchio Stunfisk, apparentemente appisolato. «Mi manda Eelektross per faccende importanti. E private.» Sussurrò, appena udibile.
Stunfisk sembrò non averlo sentito, poi annuì «In tal caso, seguimi.» I due scivolarono in una piccola stanzetta dietro il bancone, probabilmente la camera di Stunfisk. L’arredamento era spartano, e l’unico orpello era un piccolo dipinto rappresentante una Eelektross. «Dunque» chiese Stunfisk dopo essersi messo comodo su una sedia «Sei uno di Eelektross? Sono sorpreso. Sapevo che c’erano alcuni pezzi grossi tra i suoi, ma da quel che so tu sei parecchio importante. Ma lasciamo stare, conoscendolo non è certo improbabile. Cosa dice E.? Non lo vedo da quasi due mesi.»
«Intanto, ti manda i suoi saluti. Mi ha chiesto di dirti che lui e i suoi sono sempre pronti. Parlando di lavoro, invece, come vedi ci siamo messi in moto. Hai sentito delle lettere alle varie chiese?»
«Siete stati voi? Avete falsificato una storia del genere?»
«Non arriverei mai a tanto.» Commentò Reuniclus, anche se non sembrava pensarlo davvero «No, il capo mi ha ordinato di cercare i Custodi dei Loro. Ci ho messo meno di tre ore a trovare il Custode di Lugia. Pensavo sarebbe stato difficile, ma mi sbagliavo. Non hai idea di quanto sia facile scoprire che un pokémon è stato scelto come Custode dei Loro. Il villaggio non fa che idolatrarlo, e se capita che ad essere scelto sia un vanitoso allora diventa persino più semplice. Inoltre, Lugia non è il tipo da nascondersi. Si è scelto una bellissima isola circondata da vortici in un’ansa del fiume Draak, dove persino un imbecille riuscirebbe a trovarlo.»
«Insomma, hai avuto fortuna. Notevole.»
“Se sapessi la verità, vecchiaccio…” «Gli ho spiegato che volevamo aiutare i Loro e che per farlo ci serviva il suo aiuto. Dovevamo fomentare la popolazione, convincerla ad unirsi all’esercito dell’Alleanza, e il modo migliore era premere sui fedeli delle varie religioni. Perciò gli abbiamo fatto scrivere una lettera.»
«Che poi avete copiato e diffuso ovunque, interessante. Ma mi sfugge perché Eelektross si sia dato tutta quella pena.»
«Il capo me l’ha detto. E arriviamo anche al motivo principale per cui sono venuto qui.»
«Sono tutt’orecchi, dimmi.» Rispose Stunfisk con uno sbadiglio.
«Bene. Allora, comincerò dal principio. Quando il Generale di questo Paese ha proposto a Eelektross di unirsi alla squadra per la missione, lo ha fatto per un scopo ben preciso: voleva che il Gruppo fosse protetto, per quanto possibile, anche in paesi stranieri dove il fatto di essere un membro dell’S.T. non avrebbe fatto differenza. Ma ovviamente, il capo una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta gratis.»
«Immaginavo. Eelektross può dire quello che vuole, ma un guadagno deve averlo.»
«E lo avrà, ovviamente. Il Generale gli ha promesso il perdono reale per tutti i crimini di cui è sospettato, sia come colpevole che come complice.»
«Capisco.» Annuì Stunfisk. Con una promessa del genere, Eelektross poteva solo accettare. Al ritorno, sarebbe stato incensurato, il che avrebbe tolto di mezzo parecchie spese, come le mazzette che doveva pagare ogni mese a parecchia gente. Inoltre, a Eelektross era toccato cambiare periodicamente nascondiglio quasi ogni anno, anche se alla fine tornava sempre all’Allegro Stunfisk, lasciando a lui il compito di dire ai clienti dove trovarlo se non c’era.
«Inoltre, ovviamente, lui ci guadagnerà anche del denaro, ma non so quanto gli importi su quello. Comunque, ha accettato, e fino a quando non ha incontrato Zangoose quello è stato praticamente l’unico motivo per cui è andato avanti. Oh certo, lui si è riempito di belle parole sul bene di Pokémos, e in effetti sarebbe stato un po’ problematico, almeno nei primi tempi, gestire le varie succursali in un nuovo governo, ma sappiamo entrambi che è un criminale, non un eroe.»
«Fin qui ti seguo, ma non capisco dove vuoi arrivare.»
«Aspetta. Adesso, sorge il problema che secondo quanto dice Zangoose lo scopo dell’Organizzazione è molto diverso, e parte dalla distruzione di questo mondo per aprire una porta verso un altro. Insomma, noi siamo solo una serratura da scassinare per loro.»
«Ma è vera questa storia? Me l’hanno raccontata le spie che vengono a farmi rapporto in vece di Eelektross, ma mi sembra incredibile.»
«Verissima, me l’hanno confermato alcuni dei miei che hanno visto il documento. A quel punto, per Eelektross è diventato piuttosto impellente fermare l’Organizzazione.»
«Sì, immagino che la distruzione del mondo sia più importante del perdono reale.»
«Ed è per questo che vuole che ci occupiamo delle spie dell’Organizzazione. Per usare la sua frase “I gruppi di controspionaggio dei regni che ho visitato sono una barzelletta, e non credo che gli altri siano diversi”. Il che va benissimo finché si tratta di evitare che scoprano le nostre spie…»
«Ma quando si tratta delle spie nemiche è un altro problema, certo. Con l’esercito così grande, non possiamo certo aspettarci che controllino i soldati uno per uno. E poi, vogliamo parlare delle spie insospettabili, come quel Generale di Laghia che poi è stato fatto fuori? Sono praticamente impossibili da scoprire finché non è troppo tardi.»
«Esatto. Quindi, per riassumere, dobbiamo arruolare tutte le spie che abbiamo nell’esercito dell’Alleanza, scoprire quali e quante sono le spie dell’Organizzazione e farle fuori il più efficientemente possibile. Pensi di farcela?»
Stunfisk sbuffò «Uff, non sarà di certo facile. Certo, prendono chiunque nell’esercito ultimamente, ma diciamo che prestano maggiore attenzione a chi ha precedenti. Ma so fare il mio mestiere. Tu e gli altri organizzatevi come preferite, io entro tre giorni avrò i miei uomini sparsi per il campo dell’Alleanza a cercare le spie.»
«Perfetto. Ah, poi ci sarebbe un’altra quisquilia.» Rispose con noncuranza Reuniclus, spiegando l’ultima parte del piano di Eelektross.
Stunfisk annuì «Sì, immaginavo che prima o poi l’avrebbe fatto. Beh, in effetti qui ad Elettria l’ha già fatto, il resto del lavoro dovrete farlo voi.»
«Lo so, ma pensavo valesse la pena dirtelo. Gli altri cinque non l’hanno presa come te, anzi.» Annuì Reuniclus, facendo spallucce e dirigendosi verso l’uscita.
«Se serve una mano chiedi.»
«Oh, lo farò, non preoccuparti, buona giornata.» E uscì, avviandosi per i Bassifondi.
Mentre camminava ridacchiò fra sé “Eelektross aveva proprio ragione, quel tipo è incredibile. Forse è il pokémon più forte che abbia mai incontrato, a parte Lui, sia mentalmente che fisicamente, eppure è parecchio anziano. Ma a quanto pare, neanche lui mi ha scoperto.”
E il Custode dei Loro di Hoopa, il Re dei Ladri, si allontanò sorridendo, chiedendosi quale dovesse essere il prossimo passo per mettere i bastoni fra le ruote a coloro che avevano catturato il suo amico e signore, ripensando alla notte di undici anni prima in cui l’aveva visto l’ultima volta.
 
Le tre carte di Reuniclus, 12/02/4772, circa le 01
“Uni. Uni. UNI!” La voce che rimbombò nella sua testa svegliò Reuniclus di soprassalto. Il pokémon si guardò intorno, ma nella stanza del suo nuovo e lussuoso casinò c’erano solo lui e gli arredi.
“UNI!” La voce stavolta stava tuonando. Reuniclus riconobbe l’unico pokémon che lo chiamava in quel modo.
“Boss?”
“Buongiorno, principessa.” Rispose la voce. Reuniclus scosse la testa. Era il custode del grande Hoopa da soli cinque anni, eppure era già diventato il suo migliore amico, nonostante si vedessero di rado. Sapeva che la maggioranza dei Custodi dei Loro si rivolgevano al loro signore con rispetto, e che i Loro avevano un comportamento molto altezzoso, ma con Hoopa era molto diverso.
“Che succede capo?”
“Che succede? Succede che sono sotto attacco. Ci crederesti? Eppure credevo che dopo la storia di Nyla aveste imparato la lezione.”
“Ti serve aiuto? Arrivo subito, se occorre.”
“Voglio vedere come, visto che sono a Normalia. Stavo rubando un bel forziere, e…”
“Me lo racconterai un’altra volta. Come va il combattimento?”
“Male. Sembra che il tizio che li comanda sappia già il mio stile di combattimento.”
“Davvero?”                                                                                                          
“Già. Comunque, la lotta mi tiene concentrato, quindi non riuscirei neanche ad aprire un portale per farti venire qui. Già parlarti è faticoso, quindi bando alle ciance. Ti ho contattato perché mi serve il vaso Uni.”
“Il vaso?”
“Dai, quel coso orrendo che ti ho fatto vedere quando ci siamo conosciuti.”
“Ahhh, quel vaso.” Reuniclus si concentrò un momento, per ricordare dove l’avesse nascosto. La sua stanza era piena di spazi segreti, creati per nascondere la refurtiva più importante che Hoopa gli portava. Si diresse all’armadio, e dopo averlo aperto e aver spostato una serie di bicchieri, aprì uno sportello e ne estrasse il grosso vaso. Era un oggetto che definire brutto sarebbe stato un complimento, da quanto era sgraziato.
“Allora, l’hai trovato? Ci ho messo meno io a rubarlo, sai? E per farlo ho impiegato settemilaottocento e tre anni.”
“Come…”
“Te lo racconto un’altra volta. Adesso, per favore, aprilo. Poi chiuderò la comunicazione. Ci vediamo tra quattro giorni. Ah, e se per caso qualche Custode dei Loro si presenta da te e ti fa domande riguardo a un Vaso del vincolo e a un qualche disastro avvenuto a Normalia…”
“Io non ne so nulla, ricevuto.” Rispose Reuniclus, aprendo il vaso.
“Ottimo, sei proprio un grande Custode.” Rispose Hoopa con una voce profonda che Reuniclus non riconobbe, poi la comunicazione telepatica si interruppe.
Fu l’ultima volta che Hoopa e Reuniclus si parlarono. Dopo due settimana, Eelektross si era presentato da lui e gli aveva detto di volere un pokémon come lui dalla sua parte. E. non aveva mai nominato Hoopa, parlando con lui, e sembrava quasi intendesse che voleva dalla sua il proprietario di un casinò con un passato di ladro. Ma a Reuniclus era sempre rimasto il dubbio che Eelektross sapesse che lui era un Custode dei Loro.

 

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CAPITOLO 155: MISCHIA

 

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Fireduke City, Piazza del Torneo, 10/07/4783, circa le 12
«Stai giù Luxray!» Gridò Eelektross. Luxray obbedì, e un attimo dopo un Fuocobomba gli passò a pochi centimetri dalla schiena. Infuriato, il Luxray si girò e colpì con un Morso, lanciandosi sul Charmeleon che lo aveva attaccato.
“Stiamo andando bene. Ma ormai sarà oltre un’ora che combattiamo, presto la fatica si farà sentire.” Pensò Eelektross guardandosi intorno. Si lanciò su un Arcanine e lo colpì con un Assorbipugno dritto al volto, scagliandolo via. Poi si girò e puntò su un Simisear. Sentì un rumore alle sue spalle, e scartò di lato all’improvviso. Un secondo dopo, un Lanciafiamme passò alla sua destra. Eelektross si girò verso chi l’aveva lanciato, e colpì il Braixen con un Tuono, facendolo crollare a terra. Si girò verso il Simisear, ma vide che era impegnato contro Eborm, quindi decise di lanciarsi su un Blaziken e colpirlo con un Assorbipugno e un Fuocopugno, in rapida successione. Per finirlo, bastò un Fulmine.
In quel momento, una lunga lingua vischiosa si avvolse intorno al suo braccio. Eelektross si girò, e vide Kecleon il Multicolore trattenerlo per il braccio.
«Di preciso, che vorresti fare?» Chiese Eelektross, fissandolo. «Perché, se vuoi fermarmi, dovrai fare di meglio.» E senza preavviso scagliò un Fulmine verso Kecleon, che liberò la lingua e si scansò in tempo. Il pokémon scomparve.
“Ok, questo me l’aspettavo.” Si disse Eelektross, guardandosi intorno. Un attimo dopo, però, sentì un rumore alle sue spalle, e si scansò. Un secondo dopo, gli artigli di un Heatmor affondarono nel terreno. Eelektross lo riconobbe immediatamente. Heatmor il Tagliagole. Eelektross scagliò un Fulmine, ma Heatmor lo scansò.
“Brutta situazione. Davanti ho Heatmor, e da qualche parte qui intorno c’è Kecleon.” Eelektross si lanciò su Heatmor senza preavviso, con un Assorbipugno, ma quello sollevo l’artiglio e parò il colpo, ma così facendo scoprì il fianco. Eelektross mirò ad esso con un secondo Assorbipugno. Ma quando stava per colpire, una lunga lingua si avvolse intorno al suo braccio. “Maledizione, non adesso.” Pensò Eelektross. Heatmor scattò, colpendo con Spaccaroccia, mirando al petto dell’avversario. Ma il Pokémon Elettropesce fu più rapido, scartando di lato e venendo solo sfiorato. Poi colpì con Assorbipugno mirando alla testa di Heatmor, e riuscì a colpirlo, ma quello si ritrasse e il colpo non gli causò seri danni.
“E adesso, questo.” Eelektross afferrò la lingua di Kecleon, e la tirò con tutta la propria forza. Kecleon fu sollevato dal suolo e lanciato in alto. Con un movimento ad arco, Eelektross lo abbattè contro Heatmor, sollevando un polverone. Il Pokémon Fuoco l’aveva schivato, ma il Kecleon era a terra.
“E uno.” Pensò Eelektross, schivando una Lacerazione, ritraendosi. Colpì con un Assorbipugno, mirando al petto scoperto di Heatmor… ma una lingua lo fermò. Eelektross imprecò, rendendosi conto di essere scoperto. E Heatmor questa volta lo centrò al volto con una Lacerazione, costringendolo ad arretrare.
Eelektross guardò la lingua che si era avvolta intorno al suo braccio destro. Il Kecleon che aveva sconfitto era ancora a terra, al suo posto… E guardandolo meglio Eelektross si rese conto che non era il Multicolore, ma solo un altro Kecleon. Improvvisamente, Eelektross realizzò il tutto.
«Vedo che hai capito.» Disse una voce davanti a lui. Un terzo Kecleon comparve davanti a lui, e questo, capì Eelektross, era davvero il mercenario. «Complimenti. Peccato che non ti servirà.»
Una seconda lingua legò il braccio sinistro, e una terza si avvolse intorno al suo fianco. Eelektross imprecò «Siete cinque Kecleon, vedo. Immagino che prima si tenessero invisibili. Normalmente si vedrebbe solo la striscia rossa, ma nell’ambiente di Vulcania il rosso è ovunque, per colpa della luce dei vulcani.» Eelektross riflettè in fretta. Heatmor era sicuramente d’accordo con Kecleon, altrimenti avrebbe attaccato l’altro appena si era fatto vedere. E poi, le lingue lo avevano salvato già due volte. “Devo far fuori prima il Multicolore e i suoi.” Cercò di tirare le lingue, ma con un braccio solo era troppo.
«Bravo, ma ora metteremo la parola fine a tutto questo. Ci prenderemo la tua testa e la ricompensa. Heatmor, a te l’onore.»
Heatmor sbuffò e si lanciò su Eelektross. Ma questi sorrise e aprì la bocca, dalla quale uscì un Fulmine, che centrò in pieno Heatmor al volto, scagliandolo indietro. Quello borbottò qualcosa e si rialzò, ma Eelektross non rimase fermo ad aspettare. Caricò un Fuocopugno sul braccio sinistro, e lo lasciò bruciare. Era rischioso, ma alla fine le fiamme lambirono la lingua che lo tratteneva. Eelektross sentì un’imprecazione soffocata alla propria destra, mentre la lingua gli liberava il braccio sinistro. A quel punto, Heatmor era di nuovo su di lui. Eelektross ritrasse il braccio sinistro e preparò un Assorbipugno, ma all’ultimo invece di colpire si scansò, ruotando il corpo di lato ed evitando il colpo. La lingua del Kecleon da cui si era liberato era di nuovo scattata verso di lui, ma questa volta Eelektross se l’aspettava. La afferrò e tirò uno strattone, trasinando verso di sé il Kecleon, che colto di sopresa non riuscì a fare resistenza. Fu sollevato e si ritrovò davanti ad Eelektross, che lo colpì in pieno volto con un Assorbipugno, abbattendolo.
Heatmor però saltò addosso a Eelektross, colpendolo con una Lacerazione al fianco. Eelektross imprecò, poi sorrise. Quell’idiota aveva colpito anche la lingua che gli imprigionava il fianco, e il Kecleon allentò la presa. A Eelektross bastò per liberare il fianco, e a quel punto fu libero di colpire Heatmor con un Assorbipugno, scagliandolo via. Poi si girò e vide la lingua puntare di nuovo su di lui. Aprì la zampa sinistra e scagliò un Fulmine, centrando la lingua. L’elettricità percorse la carne e arrivò al Kecleon, che fu abbattuto.
A quel punto, una Finta colpì Eelktross al fianco destro, dove il braccio era ancora bloccato dall’ultimo Kecleon. Eelektross vide il Multicolore ritirarsi, ma riuscì a scagliargli dietro un Fulmine, che lo sfiorò.
«Oh, pensavo volessi far fare tutto il lavoro al Tagliagole e startene in disparte. Come mai ti sei mosso?»
«Niente di che, è che mi pare che tu sia un po’ troppo forte per il solo Heatmor, anche se viene aiutato dai miei compagni.»
«Sai, credo tu abbia ragione. Anche e soprattutto perché ora mi pare un po’ impegnato.» Commentò Eelektross, indicando alle spalle del mercenario. Quello si girò, e vide che Heatmor era stato attaccato da un Darmanitan, che Kecleon riconobbe come uno dei compagni di Eelektross. «Come vedi non sono l’unico con dei rinforzi. Avanti, fatti sotto.»
«Non me lo faccio ripetere.» Rispose Kecleon, ma Eelektross notò che adesso era preoccupato ed esitava a lanciarsi contro di lui. “Bene, finché è preoccupato i suoi attacchi perderanno mordente.” Pensò, guardando il braccio destro, ancora trattenuto. “Prima di tutto, devo liberarmi di questo.” E quando il mercenario si mosse contro di lui e lanciò una Finta, Eelektross assecondò il colpo, subendo solo danni marginali. Poi si mosse rapidamente verso la fonte della lingua. Il Kecleon che lo tratteneva fu colto di sorpresa, e quando fu colpito da un Fulmine e un Fuocopugno in successione soccombette.
«E adesso siamo pari, mercenario. Avanti, combatti.»
Kecleon deglutì. Aveva usato quella strategia su un’infinità di campi di battaglia e in decine di tornei, ma era la prima volta che qualcuno riusciva a sconfiggerla. “Ma dove diavolo ha imparato a combattere così?” si chiese. Poi si lanciò verso Eelektross.
 
Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 10/07/4783, circa le 12
«Sicuro sia questo il posto?» Chiese l’Hitmonchan, fissando le mura consunte e il grosso portone scheggiato.
«Questa è l’ultima scuola di Arenia che insegni Arti di vario tipo. Se Eelektross non ha frequentato nessuna delle altre scuole, deve aver frequentato per forza questa.» Rispose il Conkeldurr, posando le due colonne.
«Scuola delle Trecento Arti… Che nome idiota. Ci credo che è ultima in classifica.»
«Io non la sottovaluterei, fino a una decina di anni fa era ai primi posti tra le Scuole di Arenia e il nome del Gran Maestro Lucario era molto conosciuto. Poi hanno smesso di partecipare al torneo e sono quindi stati declassati.»
«Non importa. Ormai sarà sicuramente un vecchio senza spina dorsale, per questo hanno smesso di partecipare.»
«Sapete, sparlare degli assenti è una pessima abitudine.» Commentò una voce alle loro spalle. I due si girarono, trovandosi davanti il Gran Maestro. Il Pokémon sorrise, fissandoli, ma a entrambi venne un brivido. «Cosa posso fare per voi?»
«Vogliamo sapere se un Eelektross in passato si è allenato in questo luogo.»
«E perché vorreste saperlo?» Chiese il Lucario.
«Ascolta, vecchio, niente giochetti.» Rispose il Conkeldurr «Vogliamo sapere se un Eelektross si è allenato qui in queste ultime settimane. Sappiamo che ha seguito l’allenamento di una scuola, e vogliamo sapere se è questa.»
«Capisco. Immagino di parlare con due inviati della famosa Organizzazione, dico bene? Siete sulla bocca di tutti ultimamente.»
«Rispondi alla domanda.» Disse Hitmonchan.
Il Gran Maestro sospirò «Ah, benedetta gioventù, siete proprio delle teste calde. Comunque, suppongo di potervi dire che un Eelektross è mio allievo. D’altronde, immagino che siate voi ad andare in giro per Arenia a distruggere tutte le scuole. Quante ne avete distrutte in quest’ultima settimana? Ventisei? Sarebbe abbastanza inutile mentirvi, ci attacchereste comunque.»
«Vedo che ragioni bene, vecchio. Ci dai un’ottima notizia. Adesso, per favore, muori.» Rispose Hitmonchan, colpendo con un Fuocopugno sul fianco destro. Contemporaneamente, Conkeldurr calò un Martelpugno sulla testa di Lucario.
I due attacchi arrivarono a un palmo dal Gran Maestro… e lì si fermarono. Un’osso bianco latte bloccava il Fuocopugno, stretto nella zampa destra del Lucario, mentre la zampa di Conkeldurr veniva bloccata dal Gran Maestro con la sola zampa sinistra.
«Begli attacchi, di prima categoria, senza dubbio. Dovete essere lottatori piuttosto abili, anche se non siete neanche vicini al livello di esperto. Purtroppo, la tua postura» commentò indicando Hitmonchan «è piuttosto sbilanciata: il tuo petto è rimasto scoperto.» E liberato l’osso colpì al petto Hitmonchan per cinque volte, scagliandolo via.
«Quanto a te, hai certamente una grande forzabruta, e ti difendi meglio, ma anche tu sembri lasciare troppo scoperto il petto.» E una Palmoforza centrò Conkeldurr, scagliandolo via.
«Conosco solo cinque Arti ad Arenia che ricordano il vostro stile di combattimento basato sui pugni. Di queste, quattro sono state distrutte questa settimana, quindi voi dovete essere per forza della Scuola del Pugno Vegetale, che ha chiuso poco tempo fa. Chi avrebbe mai detto che fossero affiliati con l’Organizzazione?»
Hitmonchan e Conkeldurr si rialzarono a fatica, fissando il Lucario a bocca aperta «Come…»
«Via, credete davvero che qualcuno giunga a questa età al comando di una scuola, in questo paese, senza aver combattuto contro mezza nazione?» E improvvisamente lo sguardo di Lucario si fece fiero «Ho pulito il pavimento dell’arena con la faccia del vostro Maestro tre volte, sedici, tredici e undici anni fa, prima che il Torneo mi venisse a noia. Ma questo non importa. Andatevene ora e non tornate. Se lo farete, sarò costretto a prendere provvedimenti più severi.» E ciò detto, passò oltre i due, aprì il portone, entrò e se lo richiuse alle spalle, lasciandoli da soli.
Hitmonchan colpì con un pugno il terreno «Va bene vecchiaccio, vuoi la guerra? L’avrai. Andiamo Conkeldurr, dobbiamo comunicare il tutto a Shie-mi e farci dire come muoverci.»
E i due si allontanarono, lasciandosi la scuola alle spalle.
 
Normalia, All’Ansa dell’Ursaring, 10/07/4783, circa le 12
Zorua guardò la sala della locanda, scendendo le scale. Dietro al bancone una grossa Ursaring gli sorrise amichevolmente, mentre due Teddiursa servivano da bere ai tavoli. In quel momento, entrò da una porta dietro il bancone anche il marito della pokémon, un Ursaring di poche parole con una cicatrice frastagliata sul petto, dentro al cerchio.
Il locale era piuttosto affollato, pieno di Pokémon Normale intenti a gozzovigliare dopo una giornata passata al lavoro nei campi. L’estate era la stagione più importante dell’anno, e quella era stata davvero ottima, convenivano tutti. Eppure, aveva sentito Zorua, il raccolto non si preannunciava abbondante come quelli di un tempo, ma questo nel paese avveniva ormai da parecchi anni, almeno una decina. Per fortuna, anche se il raccolto era scarso, pagate le decime ai nobili restava abbastanza andare avanti.
Il principe di Oscuria si diresse al tavolo a cui erano seduti i suoi compagni. Trubbish, Flaaffy, Riolu e Tri stavano discutendo animatamente. Abra era rimasto in camera a dormire, insieme a Plusle e Minun, estratti a sorte per fargli la guardia quel giorno.
«Impossibile.» Commentò Tri in quel momento «Abbiamo già tentato e fallito una volta, venendo salvati per un pelo dagli unici pirati buoni di questo fiume. Vuoi davvero ritentare e vedere se riesci a farti catturare per diventare uno schiavo?»
«E se invece riuscissimo a passare? Potremmo riunirci con gli altri.» Rispose Flaaffy.
«Non lo so» disse Trubbish «Ormai è passato qualche giorno. Potrebbero benissimo essere in procinto di arrivare qui. Questa è la locanda più vicina a Vulcania e alla Strada di Arceus, quindi sono sicuro che passeranno di qua.»
«Quindi che si fa? Restiamo qui?» Chiese Zorua.
«Per forza» assentì Riolu «Anche perché, se la barca facesse la fine dell’ultima volta, non ci sarebbe Mud a salvarci, e affogheremmo. Non tutti forse, ma dubito che valga la pena rischiare. Mentre aspettiamo, potremmo allenarci. Faremo a turno per tenere d’occhio la Strada, e se vedremo arrivare gli altri li guideremo qui per riunirci.»
«D’accordo. Vado io per primo. Voglio vedere se Raichu arriverà oggi.» Rispose Tri, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
«Vengo anch’io.» Disse Flaaffy, uscendo.
Quando furono entrambi fuori, fu Flaaffy a parlare «Come procedono le cose tra te e Raichu. Intendo, con quella storia dei fratelli.»
«In realtà non è cambiato molto. Credevo che se avessi scoperto di avere un fratello… beh, sarebbe cambiato qualcosa. Mi hanno adottato, quindi pensavo ci fosse la possibilità. E invece, anche dopo averlo scoperto, non sono riuscito a cambiare il mio comportamento. Non so neanche se è il mio vero fratello, in fondo. Potrebbe essere stata una coincidenza. Forse mia madre teneva un’Elettropalla modificata, o chissà che altro.»
«Capisco. Ti chiedo scusa per avertelo chiesto, ma con la famiglia che ho io, non posso fare a meno. Sarà perché non vado molto d’accordo con i miei fratelli e con mio padre. Loro sono tutti forti combattenti, geniali comandanti, mentre io… io sono io. Mio padre mi ha persino costretto ad entrare nell’S.T.»
«Già, in effetti mi chiedevo come fossi finito nell’esercito. Scusa se te lo dico, ma non mi sei mai sembrato…»
«Adatto? Già. Ma mio padre mi ha sempre detto che i membri della mia famiglia sono sempre stati guerrieri, fin dai tempi antichi.»
«Ma da che razza di famiglia vieni, scusa?»
«Ecco, io… insomma…» Rispose Flaaffy, scuotendo la testa.
«Se non vuoi dirmelo non c’è problema.»
«Grazie. Ti chiedo scusa, è un argomento difficile per me.» E i due rimasero a guardare la strada in silenzio, ognuno occupato nei rispettivi pensieri.

 

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Questa settimana niente Magna Opera, ma abbiamo questi eheh

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CAPITOLO 156: IL VIVO DELLA BATTAGLIA

 

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Fireduke City, Piazza del Torneo, 10/07/4783, circa le 13
Luxray schivò l’attacco del Charizard e si lanciò su di lui, mordendo con un Fulmindenti. Il Charizard cercò di gettarlo a terra, ma il pokémon rispose con ferocia, alternando Fulmindenti, Sgranocchio e Scarica, e l’avversario crollò. Luxray si staccò dall’avversario sconfitto e si guardò intorno. Riconobbe Eelektross combattere contro un Kecleon, e il Darmanitan impegnato contro un Heatmor, ma non vedeva né il Thyplosion né l’Emboar.
Un Lanciafiamme gli sfiorò la criniera, mancandolo per un pelo, e Luxray si rimproverò per la disattenzione, girandosi e osservando tutto intorno cercando di capire dove fosse venuto. Non ci volle molto, perché un Charmander si piazzò proprio davanti a lui.
«E tu che vorresti, piccoletto?» Chiese Luxray fissandolo. Il Pokémon non rispose, ma altri Pokémon comparvero intorno a lui: un Torchic e un Tepig lo circondarono sui due lati.
Infine alle sue spalle sentì una voce. «Bene, bene, ottimo, l’abbiamo trovato.» Luxray si girò, trovandosi davanti un Chimchar.
«E tu cosa vorresti, ragazzino?» Chiese Luxray, fissandolo.
«Niente di che in realtà. Solo, hanno promesso una ricompensa per chiunque vi butterà fuori dal torneo. La metà, se vi uccidiamo. Il doppio, se vi catturiamo vivi. Niente di personale, sai, ma il lavoro è lavoro.» Commentò il Chimchar, e schioccò le dita. Tre Lanciafiamme partirono dalle bocche dei suoi compagni, diretti verso Luxray, ma il pokémon Elettro non perse tempo. Scagliò una Scarica, bloccando i Lanciafiamme, poi si rivolse nuovamente al Chimchar. «E credi che voi quattro riuscirete a sconfiggermi?»
Ci volle un attimo perché Luxray si rendesse conto dello scatto dell’avversario. Un attimo prima il pokémon Fuoco era davanti a lui, un attimo dopo gli era addosso, con gli Ombrartigli sfoderati. L’attacco costrinse Eelektross ad arretrare, e il pokémon si rese conto che quella era una pessima mossa. Il Torchic si lanciò su di lui con una Vampata, scagliando fiamme a ripetizione, mentre il Pignite caricò con una Fuococarica. Dietro di lui, Luxray se ne rese conto, anche il Charmander si era lanciato.
“Brutta notizia.” Pensò, poi si scagliò nell’unica direzione possibile: avanti. Caricò di peso il Chimchar, costringendolo ad avanzare. Funzionò, ma non del tutto. Schivò la Fuococarica e Vampata lo colpì di striscio ma Charmander gli fu addosso, colpendolo alla schiena con un Dragartigli. Luxray imprecò, poi si girò e colpì con Sgranocchio il Charmander, andando a segno. L’avversario cercò di liberarsi, ma Eelektross non lo lasciò andare e invece lanciò una Scarica. Colpito, Charmander non riuscì a liberarsi, e si accasciò.
“Un altro colpo…” Pensò Luxray, ma sentì alle sue spalle che il tempo era scaduto. Lasciò la presa e scartò di lato appena in tempo, evitando per un soffio gli Ombrartigli di Chimchar. Riprese fiato, poi fu costretto ad abbassarsi per evitare una nuova Vampata di Torchic. E in quel momento si rese conto che era rimasto scoperto. Si girò e vide Tepig caricargli il fianco con una Fuococarica. Non fece in tempo a schivarlo, e venne scagliato via.
Si rialzò imprecando e si trovò addosso gli avversari. Li allontanò con una Scarica, ma il colpo, pur facendogli qualche danno, non li fermò. I quattro lo circondarono nuovamente.
«Spiacente ragazzo, non credo tu sia in grado di competere.» Commentò Chimchar «Sei bravo, ma se sto lontano dai tuoi denti e sto attento alle Scariche, non puoi farmi nulla. Non serve neanche che mi sporchi le mani.» Poi il pokémon schioccò le dita «Finitelo.»
Torchic, Tepig e Charmander si lanciarono insieme. Luxray scagliò una Scarica per allontanarli, ma l’attacco colpì il Torchic e mancò Charmander. Quanto a Tepig, si limitò a rallentarlo. La Fuococarica e il Dragartigli lo colpirono, e Luxray fu scagliato via.
“Capisco. Si tengono lontani dai miei denti, mirando invece ai fianchi e alla schiena. Sono parecchio furbi.” Pensò rialzandosi, ansimando. “Va bene, pensavo che sarebbe servita contro l’Organizzazione, ma a quanto pare dovrò usarla contro di loro.”
Tepig si lanciò su di lui, ma Luxray sorrise. Sollevò la zampa, e estrasse gli artigli, poi colpì con forza il petto dell’avversario. La zampa si ricoprì di elettricità, condotta sugli artigli, e Tepig venne scagliato via. Luxray ne approfittò e lanciò una Scarica, centrandolo in pieno. Poi si lanciò sul Torchic, colpendo nuovamente con gli artigli, coperti di elettricità, a ripetizione, finché l’avversario non crollò.
Poi il Charmander fu alle sue spalle, ma Luxray se lo aspettava. Ruotò su se stesso e se lo trovò davanti. Allargò la bocca e morse con un Fulmindenti. L’avversario gridò, poi si accasciò.
Il Pokémon Elettro sorrise, girandosi a guardare Chimchar, evitando per un pelo un Ombrartigli che gli passò a pochi centimentri dal volto.
«Beh, ma come? Non avevi detto che non serviva che ti sporcassi le mani?» Domandò schivando un secondo Ombrartigli.
«Che cos’era quell’attacco? Quello con gli artigli elettrici intendo. Non ho mai sentito parlare di una cosa del genere.»
«Ah no? Non mi sorprende. Vedi, normalmente per usare Fulmindenti un Pokémon accumula elettricità nella bocca per poi scaricarla attraverso i denti. Ma i Luxray hanno la capacità di accumulare energia negli artigli, per poi emetterla. Normalmente lo usiamo come mezzo per comunicare tra noi, trasmettendoci messaggi senza parlare, solo toccandoci, ma mi sono chiesto se non potessi farne un uso più pratico. Come vedi, posso usare Fulmindenti con i miei artigli.» Rispose Luxray, e per sottolineare la cosa colpì con gli artigli elettrici, scagliando indietro l’avversario.
Chimchar si rialzò, trovandosi addosso Luxray. «Direi che questa è la fine, non credi?» Chiese Luxray, sollevando la zampa.
«Non potrei essere più d’accordo.» Rispose una voce. Poi un’Eruzione colpì Luxray alla schiena. Questi gridò di dolore, tirandosi indietro mentre Chimchar si rialzava. Il pokémon Elettro si guardò intorno, cercando di capire da dove venisse l’attacco… e un attimo dopo una seconda Eruzione lo colpì alla schiena. Luxray si girò e fissò chi l’aveva attaccato «Tu!» Disse strabuzzando gli occhi, poi una terza Eruzione lo colpì, abbattendolo.
«Certo che ce ne hai messo di tempo.» Commentò Chimchar, ripulendosi e fissando il Luxray a terra.
«Scusa, dovevo essere sicuro che Eelektross fosse impegnato.» Rispose Ployt, scuotendo la testa.
«Di lui che ne facciamo?»
«Portatelo via, se vuoi. Altrimenti lascialo lì.»
«Non riuscirò a portarlo da solo. Dovrai darmi una mano.»
«E ora chi ha detto che lavoro per te? Ti ho salvato, dovresti essermi grato già per questo. E ricorda che è per merito mio se il Capitano ha deciso di dare il lavoro anche a te.»
«Allora come dovrei fare con i soldi? Dovrei fidarmi di te, riguardo al pagamento?» Chiese Chimchar.
«Siamo di parola, non preoccuparti. Ora scusa, ma ho un impegno più importante che restare qui a parlare con un inutile criminale da quattro soldi. Devo occuparmi di…» Ma non riuscì a terminare la frase, costretto a evitare il Ruotafuoco di Chimchar.
«Sai, non mi piace il tuo tono. E ancora meno le tue offese. Credo che, se tu sparissi, verrei pagato comunque, no?»
«Che paura. Vorresti quindi farmi fuori? Effettivamente ti pagherebbero comunque. Ma non hai considerato una cosa.»
«Ah sì? E cosa?» Chiese Chimchar.
«Semplicemente che rispetto a te sono parecchio più forte.» Rispose il Typhlosion. E un secondo dopo fu addosso a Chimchar con un Rotolamento, colpendolo a tutta forza ed abbattendolo.
Ployt attese, per controllare che Chimchar fosse davvero a terra, poi si fermò, rimettendosi in piedi «E adesso, il piatto principale.» Commentò, allontanandosi.
 
Darmanitan evitò la Lacerazione per un soffio. Approfittando del momento, colpì con un Martelpugno, e Heatmor arretrò, ferito. Il pokémon si leccò le labbra, sorridendo, poi si lanciò nuovamente con uno Spaccaroccia, colpendo Darmanitan al petto.
Darmanitan si ritrasse, evitando un secondo Spaccaroccia «Diamine, sei inquietante lo sai?»
Heatmor sorrise, colpendo con una nuova Lacerazione, e Darmanitan la schivò arretrando nuovamente. “O è muto, oppure non vuole parlare. Non importa. In ogni caso, in questo stato non posso farlo fuori, è troppo resistente, sembra che tutti i colpi che gli ho dato non abbiano fatto effetto. Quindi…”
Quando una Spaccaroccia mirò al fianco, Darmanitan si fece colpire di proposito. Il colpo fu doloroso, ma ebbe l’effetto sperato. Darmanitan sentì la sensazione che provava tutte le volte prima di cambiare forma, poi le sue fiamme si spensero, il suo pelo si ingrigì e divenne resistente come pietra. Un momento dopo, Darmanitan aveva assunto la Forma Zen.
Heatmor lo guardò, sorpreso, e Darmanitan capiva bene perché. Erano pochi i Darmanitan in grado di assumere quella forma, ma lui era contento di essere nato con quella capacità. Gli aveva già salvato la vita diverse volte e non sarebbe stato diverso neanche questa.
Heatmor si lanciò su di lui, ma fu sollevato da terra e scagliato via da uno Psichico. Si rialzò e caricò di nuovo, colpendo con un Aeroassalto, gli artigli che si muovevano ad altissima velocità, ma davanti a Darmanitan comparve una Barriera, che bloccò il colpo. Poi un secondo Psichico sollevò Heatmor, e Darmanitan lo sollevò in aria, per poi scagliarlo al suolo. Ma ancora una volta, il Tagliagole si alzò e si lanciò all’attacco.
“Ok, questo non è maledettamente possibile.” Pensò mentre, con suo stupore, Heatmor distruggeva la Barriera con una Breccia e mirava all’avversario, solo per essere nuovamente sollevato e scagliato via. E ancora una volta, Heatmor il Tagliagole si rialzò e caricò, per essere nuovamente scagliato indietro.
Darmanitan si trovò ad ammirare quel tizio, mentre per la quarta volta lo scagliava via. Era incredibile come, nonostante tutti i colpi subiti, non solo non si perdesse d’animo, ma continuasse a caricare come se fosse ancora perfettamente sano.
“Ma questi sono pensieri stupidi, specie considerato che è il mio avversario. Mi conviene chiedere un aiuto.” Pensò, e cercò i suoi compagni con la mente. Non trovò né Ployt né Luxray, il che era preoccupante. Il Capo aveva la mente chiusa, concentrato nel combattimento contro Kecleon. Dunque cercò Eborm, e una volta trovato gli chiese di sbrigarsi e raggiungerlo. Eborm sembrò aver capito, ma considerato che ragionava con i pugni Darmanitan non ne era del tutto certo. Schivò una Breccia poi, ancora una volta, scagliò via il Tagliagole, che ancora una volta si rialzò.
“Ma andiamo, di cosa è fatto?!” Pensò, mentre scagliava un nuovo Psichico e Heatmor, dopo essere stato lanciato via, continuava imperterrito a rialzarsi. A quel punto, Darmanitan passò sulla difensiva. Schivò i colpi di Heatmor e attese, mentre l’altro si accaniva nel colpirlo. “Sbrigati, sbrigati…” Pensò mentre Heatmor continuava a mancarlo per un pelo. Poi, grato, vide un’ondata d’acqua bollente colpire Heatmor alla schiena e lanciarlo via. Poi comparve Eborm, sorridendo «Eborm ti ha fatto aspettare, Arman?»
«Figurati, potevo continuare.» Commentò Darmanitan. Eborm non aveva mai imparato a parlare di sé in prima persone, o a ricordare un nome che andasse oltre le cinque lettere, quindi dava nomignoli a tutti. Poi i due si girarono e, con loro stupore, videro Heatmor rialzarsi e caricare, a pochi passi da loro. Eborm scagliò una nuova Idrovampata, e Darmanitan colpì con Psichico. Heatmor fu colpito dall’acqua e poi scagliato via. Ma si rialzò ancora. Darmanitan si sentì tremare, ma colpì ancora con Psichico, e ancora Eborm colpì con Idrovampata.
Heatmor si rialzò ancora una volta, restando immobile. Guardandolo, Darmanitan si chiese a cosa pensasse. I suoi occhi sembravano bruciare in preda alla furia, e sembrava desiderare solo la distruzione di tutti coloro che gli si paravano davanti. Poi la luce sparì dai suoi occhi e Heatmor crollò a terra, esausto. Per un attimo, sia Darmanitan che Eborm lo fissarono, quasi temendo che il pokémon si rialzasse, ma quello rimase a terra. Alla fine, Darmanitan sospirò. “Non avevo mai visto nulla di simile.” Pensò. Poi si rivolse a Eborm, con la telepatia “Andiamo. Il capo potrebbe avere bisogno d’aiuto. E non mi piace il fatto che non riesco a trovare né Ployt né Luxray.”
 
Eelektross si fece colpire di striscio dalla Finta, e calò un Assorbipugno, colpendo in pieno volto Kecleon e lanciandolo via. Il mercenario si rialzò, stordito, e Eelektross fu subito su di lui, colpendo con un Fuocopugno, mirando al volto. Kecleon si abbassò, poi diventò invisibile, ma Eelektross sorrise e colpì con Assorbipugno la lunga striscia rossa intorno al fianco, che era rimasta chiaramente visibile.
“Maledizione.” Pensò Kecleon mentre tornava visibile, a terra. Eelektross sollevò il braccio e lo abbattè con un nuovo Assorbipugno. Il Cambiacolore imprecò, e si rese conto che era finita. Prima di svenire, riuscì solo a pensare che aveva incontrato pochi avversari al livello dell’Eelektross. Poi crollò.
«Finalmente.» Si disse Eelektross, sospirando. Si concesse un momento per riposare. Poi si guardò intorno. Rimanevano molti meno Pokémon rispetto a quando aveva cominciato a lottare contro Kecleon. Una trentina in tutto il campo, ad occhio e croce.
«Questo vuol dire che qui intorno ci saranno gli altri.» Pensò, continuando a guardarsi intorno. Poi scorse Eborm e Darmanitan, dirigendosi verso di loro. I due sconfissero un Talonflame proprio mentre lui si congiungeva con loro.
«Com’è andata con Heatmor?» Chiese quando li raggiunse.
“Un avversario molto difficile signore. Penso che si capisca dalla forma che ho dovuto assumere.” Rispose telepaticamente Darmanitan.
«Molto forte. Ma non come Eborm.» Rispose Eborm, sorridendo.
«Bene. Adesso…»
«Adesso è finita. Quegli idioti non sono riusciti a concludere nulla, ma se non altro vi hanno indebolito un po’.» Disse una voce alle loro spalle. Poi, in men che non si dica, si trovarono davanti quattro Pokémon. Al centro si trovavano un Flareon e un Delphox, ai loro lati uno Chandelure ed un Blaziken.
«Come temevo. Kecleon aveva accenato ad una ricompensa, e gli unici che potevano avere interesse ad affrontarci erano quelli dell’Organizzazione. Che suppongo di avere davanti ora, o sbaglio?»
«Capitano Flare “La Fiamma”, insieme al mio Tenente Chandelure. Sarà un piacere farti a pezzi.»
«E io sono il Capitano Delphox, “La dama del fuoco”, insieme al Tenente Blaziken. Ritengo che presentarsi al nemico che si sta per sconfiggere sia una base del combattimento.»
«Beh, spero che non vi dispiacerà se vi faccio fuori tutti e quattro. In fondo siamo tre contro quattro. Anzi, quattro.» Rispose Eelktross, mentre Ployt compariva alla sua destra accanto ad Eborm.
In quel momento Ployt sorrise, e un secondo dopo, giratosi verso Eborm, lo colpì con un Rotolamento, ruotando su se stesso. Eborm gridò e cadde al suolo, ma riuscì a rialzarsi.
«Che Giratina stai facendo?!» Gridò Eelektross.
«Spiacente, Eelektross, ma temo che tu abbia fatto male i conti. Sai, trovo che il ruolo di Tenente sia molto più adatto a me rispetto a quello di tuo sottoposto. Noi siamo cinque contro tre. Anzi, sei.» Rispose Ployt, arretrando e piazzandosi alla sinistra di Delphox.
“Sei?” Pensò Eelektross. Poi alle proprie spalle sentì un rumore.
Senza pensare, Eelektross si scansò di lato, imitato da Darmanitan ed Eborm. Un secondo dopo nel punto in cui si trovavano prima i tre crollarono diverse rocce, lanciate da una Frana. Eelektross si guardò alle spalle e vide un Magcargo imprecare.
«Bene. Adesso, dove diavolo è Luxray?» Commentò Eelektross. In quattro avrebbero avuto maggiori possibilità. In tre, per di più già feriti…
«Oh, sono spiacente, ma temo che sia impegnato.» Rispose Ployt, sorridendo «Diciamo che mi sono occupato di lui.»
Eelektross soffocò un’imprecazione. “Capo, che facciamo?” Chiese Darmanitan per via telepatica.
“Tu ed Eborm prendete lo Chandelure, il Blaziken e il Magcargo. Io mi occuperò dei due Capitani… e punirò il traditore.” Rispose Eelektross. Poi il nemico si lanciò all’attacco, e i tre si prepararono alla lotta.
 
Darkfyre City, 10/07/4783, circa le 13
Draak, entrando in città, non potè fare a meno di ringraziare Arceus. Lui e gli altri non avevano fatto altro che correre per le ultime ore, e per lui era stato davvero difficile. Quando finalmente i tre erano arrivati in vista della città, si erano finalmente rilassati un po’. E adesso erano al sicuro tra le mura della città.
Guardandosi intorno, Draak notò che la città era stata costruita con una pianta molto semplice. Le strade la dividevano in quadrati, e la città cresceva in altezza man mano che saliva verso il castello, in cima a una collina.
«Questa città non sarebbe di certo facile da conquistare.» Commentò Emolga.
«Non vale neanche la pena pensarci. Se un esercito arrivasse qui, dovrebbe comunque superare le mura. E superate quelle, ci sarebbe tutta la salita verso il castello. E hai visto la forma delle case? Dal castello si possono vedere tutti i presenti nelle strade fino alle mura, e all’occorrenza si possono raggiungere queste ultime muovendosi anche sui tetti. Si possono organizzare le difese in modo che il nemico debba arretrare verso posizioni sfavorevoli, o… beh, insomma, conquistare questa città richiederebbe un impegno mostruoso. Forse solo la capitale delle Fiamme Rosse è meglio difesa.» Rispose Zangoose.
«Interessante. Ma adesso cosa facciamo?» Chiese Draak.
«Adesso siamo troppo esausti. Seguitemi, andremo in un posto che conosco.»
Draak ed Emolga seguirono Zangoose lungo alcune strade laterali, fino a un basso edificio a due piani. Sulla porta ondeggiava una splendente insegna su cui si leggeva “Al pugno dell’Infernape”. Zangoose aprì la porta in maniera decisa, ed entrato si guardò intorno, sorridendo «Ah, come se non fosse passato un giorno!» Commentò. Poi si diresse al bancone.
«Ehi, Infernape, è una vita che non ci si vede.» Disse, rivolgendosi al vecchio Infernape senza il braccio destro. Quello alzò lo sguardo e lo fissò per un momento. Poi strabuzzò gli occhi.
«Zangoose?!»
«Proprio io, vecchio. Come te la passi?»
«Come me la passo?! Diciannove anni, e mi saluti così?!»
«Andiamo, lo sai che non sei arrabbiato.» Disse Zangoose sorridendo.
«No, infatti.» Rispose Infernape, distendendo il volto in un sorriso «Sei parecchio cresciuto. Quanti anni hai adesso? Trentaquattro?»
«Trentasei. Senti, rimarrei volentieri a parlare, ma adesso io e i miei amici abbiamo davvero bisogno di una dormita degna di questo nome. Venire fin qui è stata un’impresa, ci è voluto un giorno intero da Fyreduke.»
«Capisco. Beh Zangoose, speravo di poter parlare di più con te, ma possiamo rimandare un po’. Tieni, è la chiave della terza porta sulla destra in cima alle scale.»
Zangoose si girò e si diresse verso le scale «Oh, e vecchio?» Disse girandosi prima di salire sulle scale.
«Sì, Zangoose?»
«Sono davvero felice che tu stia bene.» Rispose Zangoose. E salì le scale, sorridendo, seguito da Emolga e Draak.
«Chi era?» Chiese Emolga, mentre entravano nella stanza.
«Diciamo solo che è un pokémon importante per me.» Rispose l’Investigatore dell’Ignoto.

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 157: EELEKTROSS

Spoiler

 

 

Fireduke City, Piazza del Torneo, 10/07/4783, circa le 14

Darmanitan si lanciò all’attacco, colpendo con Psichico il Blaziken, ma questi schivò l’attacco e colpì con un Privazione. Il Pokémon Psico fece appena in tempo a creare una Barriera, poi lo Chandelure fu su di lui. Il pokémon scagliò una Palla Ombra, ma Eborm si mise in mezzo e rispose con una Idrovampata, che danneggiò parecchio il Pokémon Spettro. Un attimo dopo, delle grosse roccie crollarono verso di loro in una nuova Frana, scagliate dal Magcargo, ma fu Darmanitan a bloccarle con la Barriera. Poi colpì con Martelpugno, mirando al volto dell’avversario, ma Blaziken gli piombò addosso con una nuova Privazione, e il pokémon fu costretto a concentrarsi su di lui. Un attimo dopo, Eborm piombò sul Blaziken con una Zuccata, ma l’avversario schivò il colpo.

Darmanitan si guardò intorno. Lui ed Eborm erano circondati. Lo Chandelure scagliò una nuova Palla Ombra, ma ancora una volta Eborm la bloccò con un’Idrovampata. “Il Blaziken è dannatamente veloce, lo Chandelure è bravo negli attacchi a distanza e il Magcargo, anche se è lento, è molto rapido a scagliare i suoi attacchi. Pessima situazione.” Poi, il pokémon utilizzò Schermoluce, e parlò telepaticamente con Eborm “Ascolta, adesso ti dico cosa fare. Lo Chandelure non è pericoloso, adesso che ho Schermoluce attivo. Tu devi occuparti del Magcargo, mentre io penso a Blaziken. Se vedi una Palla Ombra venirmi addosso, non metterti in mezzo, riuscirò a resistere. Capito?”

“Eborm ha capito, faccio fuori il Mag.”

“Bene.” Rispose Darmanitan, poi scagliò uno Psichico contro Blaziken, ma il Pokémon se l’aspettava, perché si scansò rapidamente, e l’ondata di energia psichica lo mancò. Darmanitan si lanciò quindi su di lui, colpendo con Martelpugno, ma il Blaziken attaccò con Privazione. I due attacchi si scontrarono, annullandosi.

Contemporaneamente, Eborm colpì con una Idrovampata il Magcargo, che fu centrato in pieno. L’attacco gli causò gravi danni, ma il pokémon non crollò e rispose con Frana. Eborm la schivò, venendo colpito dalle rocce solo di striscio, e si lanciò colpendo con Breccia, spaccando il guscio del Magcargo, che crollò. L’Emboar sorrise, poi scagliò un’Idrovampata contro Chandelure.

Lo Chandelure scagliò una Palla Ombra contro Darmanitan, che però fu protetto quasi del tutto dal suo Schermoluce. E Chandelure fu colpito dall’Idrovampata, crollando al tappeto. A quel punto, restava solo Blaziken. Eborm caricò, colpendo con Zuccata, e quando il pokémon avversario schivò, Darmanitan colpì con Psichico, scagliandolo via. Il Blaziken tentò di rialzarsi, ma un’Idrovampata lo centrò in pieno e il Pokémon crollò al tappeto.

Darmanitan sorrise, soddisfatto “Bene, adesso aiutiamo il Capo.” Disse mentalmente a Eborm.

«Eborm aiuta il Capo.» Rispose l’Emboar, annuendo. I due si girarono… e una Breccia colpì Darmanitan alle spalle, sfondando lo Schermoluce e la Barriera. “Che Giratina...” Ma una Palla Ombra lo colpì al petto. E mentre cercava ancora di capire cosa fosse successo, una Frana colpì lui ed Eborm, che fu poi colpito anche da un Aeroassalto. I due pokémon crollarono, inerti.

«Bah, è stato più facile di quanto pensassi.» commentò Ziknel, il Blaziken.

«Non direi, ci hanno sconfitti una volta.» Rispose Magar, il Magcargo, fissando sconsolato il proprio guscio.

«Beh, poco importa. Finche la Dama di Fuoco è dalla nostra, non possiamo essere sconfitti, no?» Rispose Adeln, lo Chandelure.

«Devo ammettere che ha un potere mostruosamente utile. In ogni caso sbrighiamoci. L’Eelektross ci aspetta.» E si allontanarono, lasciandosi dietro i due sconfitti.

 

Eelektross schivò un Rogodenti del Flareon, poi colpì con Assorbipugno, ma quello ruotò a mezz’ aria ed evitò il colpo. Un attimo dopo, su Eelektross piombò Ployt, che cercò di scagliargli contro un’Eruzione. Eelektross schivò il colpo e attaccò con un Fulmine, ma Ployt arretrò, evitandolo.

“Maledizione, sono parecchio forti. Ployt da solo non sarebbe un problema, ma il Flareon è tosto. E la Delphox…” Effettivamente, la Pokémon si era tenuta in disparte, limitandosi a scagliare qualche Magifiamma, ma quando una sola di esse aveva colpito Eelektross, il pokémon si era sentito parecchio indebolito.

In quel momento, una Palla Ombra gli passò a un soffio dal volto. Eelektross si scansò, poi vide delle rocce rotolargli contro in una Frana, e si tirò indietro. A quel punto, vide lo Chandelure, il Blaziken e il Magcargo caricare contro di lui.

“Maledizione, come hanno fatto a sconfiggere Darmanitan ed Eborm?” Eelektross sospirò, mentre i sei pokémon lo circondavano.

«Bene bene, Eelektross, pare che sia finita. A quanto pare, non sei poi così forte.» Commentò il Capitano Flare, sorridendo «Che peccato, e io che speravo in un combattimento interessante. E invece mi ritrovo un debole, che non riesce a mandare a segno un colpo.»

«Davvero? Eppure per due volte ti ha colpito, no?» Fece notare Delphox.

«Non è questo il punto. Fa silenzio e concentrati sul tuo compito.» Rispose Flare, fissandola infuriato.

«Vacci piano Flare, non credo tu voglia rivolgerti così a una signora.»

In quel momento, una risata ruppe il silenzio. Con stupore sia dei due Capitani che dei quattro Tenenti a ridere era Eelektross.

«Cos’hai da ridere?» Chiese Ployt «I tuoi compagni sono stati sconfitti, sei circondato e sei stanco. Non mi pare tu possa permetterti di ridere.»

Eelektross continuò a ridere per un po’, poi si calmò «Oh, e invece posso. Davvero avete creduto che finora questo fosse il mio massimo? Di E., colui che ha riunificato sotto di se decine e decine di criminali? In tal caso siete degli idioti. Sapete, non mi è mai piaciuto combattere. Quando lo faccio sono svogliato. In questo viaggio ho fatto sul serio pochissime volte. Una contro un Poliwrath, un’altra contro un Houndoom e i suoi Houndour. Gli altri… posso davvero definirli combattimenti? Quel Kecleon di prima e i suoi compagni non mi facevano né caldo né freddo, Weavile era sempre il solito, lo Spiritomb è andato giù appena ho capito il suo punto debole, Gliscor l’ha fatto fuori Raichu, e i tizi del Torneo non valevano nulla. Ma adesso direi che è arrivato il momento di fare sul serio contro di voi. Solo, cercate di resistere per un po’.»

Flare lo osservò per un attimo, confuso, poi scoppiò a ridere a propria volta «Giratina, questo tipo è davvero uno spasso. Circondato da Capitani e Tenenti, con tutti i compagni sconfitti, e osa pure fare la voce grossa. Bene, se vuoi metterla così, farò sul serio anche io.»

Il Flareon sorrise mentre una perla rossa compariva sulla sua fronte. La sua coda divenne nera, con una striscia gialla a metà. Intorno al collo gli apparve una gorgiera. Il pelo della schiena si ingiallì e si raddrizzò. Le zampe anteriori divennero verdi, quelle posteriori di un azzurro pallido, e un fiocco comparve sotto il suo orecchio sinistro.

«Ebbene, che ne dici? Ammira la mia potenza. Umbreon, Espeon, Vaporeon, Jolteon, Leafeon, Glaceon e Sylveon, io ho ottenuto il potere di ognuno di loro. Preparati, perché…»

«Sai, parli davvero troppo. Soprattutto, mi hai detto tutte le tue debolezze.» Commentò Eelektross, che gli er già addosso. Tre Assorbipugni colpirono l’avversario uno dopo l’altro, scagliandolo via, ma il Pokémon atterrò sulle zampe, lanciandosi di nuovo alla carica. Una Forza Lunare fu scagliata contro di lui, ma l’enorme sfera si infranse contro un Tuono.

Il Blaziken si lanciò contro Eelektross, ma questi schivò il Calcinvolo e, subito dopo, colpì con un Tuono a distanza ravvicinata, abbattendolo. Poi si lanciò contro il Magcargo, sconfiggendolo con due rapidi Assorbipugni e schivando una Vampata. Lo Chandelure scagliò una Palla Ombra, ma Eelektross lo schivò e colpì con una serie di Fulmini, facendolo crollare, poi si lanciò contro Delphox.

«Sei parecchio forte. Ma contro di me non potrai fare molto.» Sulla fronte di Delphox apparve una perla rossa. Dalla sua schiena presa a fuoriuscire del fumo rosa. Nella sua mano sinistra apparve un cucchiaio. E sulle spalle comparve un ampio arco luminoso.

“Psico, eh?” Eelektross colpì con Tuono, ma una figura si mise in mezzo. Il Blaziken di prima si era risvegliato, solo per fare da scudo a Delphox.

“Assurdo.” Pensò Eelektross. Poi sentì un suono alle proprie spalle e scartò di lato, vedendo accorrere anche lo Chandelure. Con un Fulmine, lo mise nuovamente fuori combattimento.

“Ma che cosa sta…” Schivò una Frana per un pelo, e abbattè Magcargo con due Assorbipugni in rapida successione.

«Ti piace Eelektross? Come ti pare, combattere contro avversari che hai già sconfitto? Per sempre?» Chiese Delphox.

«Capisco. Stai usando poteri psichici per controllarli.» Commentò Eelektross «Suppongo che centri anche il tuo potenziamento. Beh, immagino che se colpirò te, avrò vinto.»

Eelektross schivò un Calciardente di Blaziken e si lanciò su Delphox. Scagliò un Fulmine, ma Magcargo si mise in mezzo. Eelektross lo fece crollare con un nuovo Assorbipugno, scartò di lato e mirò al fianco destro della pokémon con un Tuono. Delphox strabuzzò gli occhi, poi il colpo andò a segno, paralizzandola.

Eelektross si preparò ad un nuovo colpo, ma un’Idropulsar lo mancò per un soffio. Il pokémon si voltò e vide Flare scagliare un Fuocobomba. Eelektross arretrò. E ancora una volta il Calciardente di Blaziken sfrecciò a un palmo da lui. Eelektross imprecò, poi si lanciò contro Flare, ma dovette schivare l’Eruzione di Ployt, che evidentemente si era deciso a lanciarsi in campo. Schivò il colpo, lo colpì al petto con un Assorbipugno e caricò indisturbato contro Flare, schivando il Geloraggio. Il Flareon modificato scagliò allora un Neropulsar, ma Eelektross rispose con un Assorbipugno, bloccando il colpo. Poi su fu di lui, facendolo crollare al suolo con due rapidi colpi. Si girò verso Delphox, e vide che la pokémon era circondata dai tre Tenenti. Cominciava a diventare evidente lo stato di trance in cui versavano. “Quanti ne potrà controllare ancora?” Si chiese. Poi, con sua sorpresa, una Finta lo centrò al fianco. Eelektross arretrò, trovandosi davanti Kecleon. “Almeno quattro” concluse il pokémon Elettro “Devo puntare a lei, e la paralisi gioca a mio vantaggio.” Eelektross si lanciò in avanti, e si aprì la strada a forza. Tuono, Fulmine, Assorbipugno, Fuocopugno, gli attacchi si alternarono e uno dopo l’altro i pokémon nemici crollarono. Poi Eelektross piombò su Delphox. La pokémon cercò di arretrare, ma come sperava Eelektross la paralisi fece il suo dovere. Impossilitata a muoversi, la Pokémon riuscì solo a guardare mentre altri tre Tuoni in sequenza le crollavano addosso. Un attimo prima che anche il quarto la colpisse, la pokémon scagliò verso Eelektross una falce di luna luminosa, che il pokémon schivò, poi crollò a terra.

Eelektross sospirò, poi si girò, vedendo Ployt caricarlo, e con sua sorpresa, accanto a lui c’era Flare. “Come diavolo è possibile? A meno che…” Eelektross riflettè, schivando l’Idropulsar e colpendo il Thyplosion con un Fulmine. “So che esistono mosse per far ritornare in salute i compagni. Non avevo mai visto la mossa che ha usato prima, quindi doveva essere una di quelle. Mi domando quale. Beh, a ogni modo, era la loro ultima carta, e non basterà.”

Eelektross colpì il Flareon con un Assorbipugno. Quando questi lanciò un Tuono, non lo schivò, ma colpì invece con un altro pugno. Poi ancora, e ancora, e ancora. Eelektross non si fermò più a pensare, si limitò a colpire. E alla fine, Flare crollò.

Eelektross sorrise. Poi si girò a guardare Ployt, rimasto impietrito, e il sorriso crebbe ancora «Allora, Ployt, cosa ne dici? Il titolo di Tenente è ancora così attraente? Io non credo.» Il pokémon Elettropesce gli fu addosso, e lo gettò a terra con un solo Assorbipugno.

«Dov’è Luxray?» chiese Eelektross, puntando un pugno al volto di Ployt.

«L’ho… l’ho sconfitto e lasciato là. Contavamo di recuperarlo al termine del combattimento.»

Eelektross sospirò, poi sollevò il braccio «Sai Ployt» proseguì il Pokémon «Tu hai commesso molti errori. Il primo, e più importante, è stato credere di potermi tradire. Il secondo è stato credere che qualcuno di questi potesse sconfiggermi. Il terzo è stato pensare che io mi sia rammollito in questi anni. Il quarto… è stato credere che non avrei ucciso un traditore.»

«No…»

«Sì.» Eelektross preparò l’Assorbipugno, poi lo calò sul volto di Ployt. Il colpo fu l’ultima cosa che il pokémon Fuoco vide.

 

Fiume Draak, Regina delle Rose, 10/07/4783, circa le 14

«Quindi, Marsh, abbiamo imbarcato tutto il necessario?» Chiese Rose, camminando avanti e indietro nella cabina.

«S-Sì… Capitano.» Rispose il Pokémon.

«Bene. I nostri sono a bordo?»

«Sì, Capitano.»

«Bene, questa volta hai anche esitato meno. Adesso seguimi, comincia lo spettacolo.»

«Sì Capitano.»

Rose, seguita da Marsh, si diresse sul ponte, salì verso il timone e sorrise, guardando l’equipaggio. Li guardò anche il Marshtomp. Volti segnati, corpi spesso sfigurati e soprattutto sguardi ostili.

«Ascoltate, ciurma! Oggi sappiamo tutti che ci stiamo lanciando in una missione pericolosa. I nostri informatori ci dicono che diverse ciurme pirata del basso, ma soprattutto dell’alto corso del Draak saranno tra loro. Tra quelle c’è anche la ciurma dei Cinque Dragoni e quella dello Spaccachiglia. Con entrambi abbiamo dei rapporti particolarmente difficili. Inoltre scommetto che il vecchio Wrathp sarà ancora infuriato per l’altro giorno, probabilmente ci sarà anche lui. Ma noi andremo lo stesso, per scoprire cosa bolle davvero in pentola. Ricordate, probabilmente sarà un viaggio pericoloso. C’è qualcuno di voi che non se la sente, miei prodi? Se così è, quella è la scala!» Gridò, indicando la scaletta che portava alla banchina.

Nessuno dei pokémon si mosse, anche se, Marsh se ne rese conto, stavano fissando lui, e non con sguardi allegri. Rose gli aveva spiegato che molti di loro non erano contenti che lei avesse scelto lui come suo vice, almeno per il momento, ma d’altronde nessuno di loro sapeva leggere.

«Bene. Allora, salpiamo.» E detto ciò, lasciò il timone al timoniere, un grosso Machoke, che per altro sembrò guardare in malo modo Marsh, e si diresse alla cabina, seguita dal Pokémon d’acqua.

Tornati nella cabina, Rose indicò a Marsh una sedia, poi si sedette a propria volta «Beh, pare proprio che ti detestino, ma la cosa non causa problemi a me. Cerca di non uscire sul ponte senza di me, se puoi. Il tuo ruolo ti protegge, ma cerca di non abusarne. Se ti mando da qualche parte, fallo sempre rapidamente. Altrimenti, non muoverti. E adesso, devo farti una domanda. La Roserade della Città Caverna… Ricordi qualcosa di lei?»

«Non in particolare, quello che con lei ha avuto problemi è Surskit. Ma ricordo che era di un colore diverso dal normale.»

Rose sospirò «Per fortuna. Non sai quando questo mi renda felice. Mia sorella… beh, non importa, ti basti sapere che non è lei. Mia sorella non ha un colore particolare.»

 

Da qualche parte a Elettria, 10/07/4783, circa le 15

«Come ti pare il tuo nuovo potere, Eon?» Chiese il Jolteon con la cicatrice sull’orecchio al fratello. I due erano seduti al tavolo della mensa, appena rientrati da un allenamento in vista della partenza.

«Non so, Jolt, da quando ce l’ho la mia pelliccia sta cambiando colore. Mi hanno detto che è normale, ma fa uno strano effetto.» Commentò il pokémon, fissando la pelliccia, che si stava lentamente sbiadendo, diventando di un giallo via via più pallido. Alcune parti erano già del colore definitivo, quello di quei Pokémon che nascevano cromatici.

«Già, ti hanno spiegato perché succede?»

«Sì, gliel’ho chiesto. In pratica, la cromaticità è una mutazione naturale che si verifica quando i geni del corpo – sai cosa sono i geni vero? Sì, sono sicuro che tu lo sappia – reagiscono con geni opposti. Per questo i cromatici nascono soprattutto da genitori appartenenti a specie diverse. I geni dei due genitori sono incompatibili in certi punti, quindi per permettere al cucciolo di nascere mutano. La maggior parte delle volte il piccolo nasce senza anomalie di alcun genere, ma all’incirca una volta ogni cinquemila ne nasce uno cromatico.»

«E con questo? Qual è il punto?»

«Beh, in pratica il Progetto S modifica il nostro corpo, con innesti ripetuti che provocano anomalie nei geni. Questo normalmente dovrebbe portare al rigetto per via della produzione di antigeni e anticorpi, quindi si è trovato il mondo per spingere i geni a mutare artificialmente per adattarsi ai “nuovi arrivati”. E questo comporta, per la maggior parte di noi, un cambiamento di colore, perché i geni del corpo di un cromatico in genere si adattano meglio degli altri. Addirittura ho sentito che per la prima generazione del Progetto S furono scelti quasi solo cromatici naturali. Ma non servì a molto. Alla fine l’unico che sembrava essere stato un successo quantomeno parziale morì in battaglia, e gli altri morirono in pochi giorni uccisi dall’interno o dai danni causati dal loro potere. Una brutta storia.»

«Non ci ho capito molto, in realtà, ma se ho ben capito il cambio di colore ti salva la vita. Allora sono contento. E adesso, parliamo d’altro. Hai sentito di Arenia?»

«Sì, stanno preparando una spedizione punitiva, giusto? Se ho capito, stanno partendo duecento pokémon e il Capitano Blaziken.»

«Oh, allora evidentemente non hai sentito la parte più divertente.»

«E sarebbe?» Chiese Eon, sorpreso.

«Sta partendo anche lui. Il pokémon più forte dell’Organizzazione dopo il Capo, quello che nei testi di combattimento non è mai stato sconfitto. Il Generale di Arenia.»

 

 

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CAPITOLO 158: FIAMME BLU E FIAMME ROSSE

 

Spoiler

Fireduke City, palazzo reale, 10/07/4783, circa le 16

“È stato sorprendentemente facile.” Pensò Eelektross. Appena sconfitti i Capitani e sistemati i conti con Ployt, aveva dovuto sconfiggere solo un paio di avversari palesemente già esausti, poi gli avevano concesso di riposarsi. Aveva cercato gli altri, si era assicurato che Luxray fosse perlomeno vivo, poi si era diretto a palazzo, sperando che il suo piano potesse funzionare.

Eelektross si guardò intorno. L’ampio salone dei ricevimenti era davvero spoglio. Non c’era assolutamente nessun arredo di metallo, e anche quelli di legno si potevano contare sulle dita di una mano. Gli unici degni di nota erano il grande trono in fondo alla sala e alcuni scranni più piccoli accanto a esso, per la regina e i Generali, suppose Eelektross.

Per il resto, alle pareti erano appesi solo arazzi, perlopiù con come soggetto fiamme blu e Charizard vittoriosi. Eelektross si chiese quanto ancora avrebbe dovuto aspettare, e in quel momento una porta alla destra del trono si aprì.

Il primo a entrare fu un Charizard, e non c’erano dubbi che fosse lui il re. Era più basso di Eelektross, e di molto, ma lo stava ugualmente guardando dall’alto in basso con degli occhi che, si rese conto Eelektross, erano azzurri. E freddi. “Beh, ne è passato di tempo da quando qualcuno mi ha guardato così. Per lui sono solo una macchia sul pavimento. Sarà più dura di quanto credessi.”

A seguirlo era un secondo Charizard. La cosa che colpì Eelektross di lui fu l’altezza. I Charizard non erano molto alti di solito, ma lui era una montagna, alto quanto lo stesso Eelektross. “Ultimamente mi trovo sempre davanti gente più alta della media.” Si trovò a pensare Eelektross, sorpreso.

Infine chiuse il breve corteo un Talonflame. Non aveva alcunché di particolare esternamente, ma Eelektross riconosceva un veterano quando ne vedeva uno. E quello lo era di certo. “Uno di quei militari tutti d’un pezzo, che sono usciti da un campo di battaglia per entrare in un altro, scalando i ranghi marciando sui cadaveri. Insomma, un altro personaggio problematico.”

«Inchinati davanti a Re Charizard VIII, Re di Vulcania, Signore delle Eruzioni, Dominatore dei Cieli Infuocati, Grande Comandante, Portatore delle Fiamme Blu e Supremo Fuoco del Regno.» Tuonò il Charizard mentre il re sedeva sul trono e i suoi due Generali prendevano posto uno alla sua sinistra e l’altro all’estrema destra, lasciando tra sé e il re uno scranno libero.

“Soprattutto, signore della modestia.” Pensò Eelektross inchinandosi. Come gli aveva spiegato Talnine, abbassò la testa più che poté, quasi arrivando al suolo. In questo modo si mostrava il rispetto confacente al Re, aveva spiegato Talnine, anche se per Eelektross era solo servilismo.

«Ebbene, cosa desideri, vincitore della Grande Mischia? Ho osservato con piacere il tuo torneo, e ti dirò che è stato davvero di grande intrattenimento, dunque meriti senz’ombra di dubbio un premio adatto.» Disse il Re quando Eelektross rialzò il capo.

“Per osservare il torneo devi essere presente, idiota. Se devi mentire, almeno fallo bene.” Pensò Eelektross, per poi replicare. «La ringrazio, maestà. Ciò che chiedo, tuttavia, è una questione di enorme importanza. Sono stato inviato dalla lontana Elettria, per portarle un’ambasceria di alleanza e aiuto.»

Il re ebbe una reazione quasi impercettibile. Battè le palpebre, e per un momento trattenne il fiato, mentre un sorriso gli compariva sulle labbra. Il Talonflame alla sua destra fu più espressivo, e Eelektross comprese che c’era un alleato utile in quella sala. L’altro Charizard, invece, non reagì in alcun modo. «Quello che dici mi sorprende. Perché mai la lontana Elettria è interessata ad allearsi con me?»

«Non solo Elettria, mio signore. L’Alleanza in cui la invitiamo è molto più vasta. Ne fanno già parte la Coalizione dei Cinque, che certo conoscerà, e i tre regni di Laghia, Aeria ed Alvearia.»

Adesso era limpido il desiderio negli occhi del re. Il sorriso sulle sue labbra si fece ancora più grande, ma in quel momento il Charizard accanto a lui prese la parola «Quello che ci dici ha dell’incredibile. Ma mi pare ancora più incredibile che l’Alleanza desideri aiutare il Re senza averne nulla in cambio. Dunque, cosa pretendereste?»

“Questo è pericoloso. Ha capito subito il mio gioco.” Eelektross sospirò «Lei è molto acuto. Sì, l’Alleanza chiede in cambio un aiuto dal vero Re di Vulcania.» Il pokémon fu ben attento a marcare le ultime quattro parole. «Ma non si tratta di aiutare i regni, bensì di proteggere Pokémos.»

Eelektross espose, al meglio che poteva, quanto era emerso sull’Organizzazione, sui loro scopi e sulle loro azioni. Inoltre riassunse il viaggio del Gruppo, in modo che il Re comprendesse la potenza militare che si andava formando.

Quando ebbe terminato, fu il Re a rispondere «Ci chiedi molto. Troppo. Non comprendo cosa guadagnerei io a combattere per questa Alleanza. Dici che il nemico cerca le Lastre contenute nei Re. Ebbene, ce l’hai davanti. E non credo che un’armata di stupidi criminali possa fermare l’Alleanza. Anche se ci riuscissero, il mio esercito li spazzerebbe via.»

“Come temevo. Un’idiota fatto e finito.” «Ha ragione maestà, ma dopo…»

«Dopo è un futuro troppo incerto. Dopo potrei essere rimasto senza trono. Dopo i miei nemici potrebbero approfittarne per muovere contro di me. Dopo, la mia regina, o i miei figli, potrebbero morire mentre il mio esercito è impegnato in una battaglia che non mi riguarda.»

«Sì, mio signore. Tuttavia, lasci che le esponga la situazione. In questo stesso istante, altri messaggeri stanno esponendo l’offerta dell’Alleanza agli altri falsi Re. Supponiamo che essi accettino e lei rifiuti. I loro eserciti si sposteranno verso sud, verso la Coalizione, per poi dirigersi a Elettria. Si uniranno all’Alleanza, e come ha detto lei stesso dei criminali non potranno sconfiggerci e l’Alleanza vincerà. Immagino che, nel frattempo, lei aprofitterà delle difese sguarnite per marciare sui loro regni e schiacciarli. Mi sbaglio?»

«No, è esattamente ciò che faremmo.» Rispose il Re, annuendo.

«Ebbene, maestà, cosa accadrà “dopo”?»

«Dopo…» E il Re si interruppe.

«Dopo, l’Alleanza marcierà su di noi per aiutare i falsi Re.» Rispose il Talonflame «E ci schiaccerà su tutti i fronti, vista la sua enorme mole.»

“Bravo, speravo proprio che rispondessi tu.” Pensò Eelektross. Il re non l’avrebbe mai ammesso, e detto da lui sarebbe suonato meno convinciente. Ma se l’avesse ammesso un Generale, avrebbe eroso le certezze del re più facilmente.

«Effettivamente è vero.» Ammise a quel punto il Re.

“Sì!” Pensò Eelektross, ma un attimo dopo l’enorme Charizard prese di nuovo la parola «Ammettiamo pure che sia così. Se invece sia il Re che i falsi si unissero all’Alleanza cosa ne guadagneremmo? Perderemmo solo uomini, per mantenere un equilibrio che va avanti da anni e nient’altro. O sbaglio?»

“Ha la testa parecchio dura, questo.” «Mi duole dirlo, Generale, ma si sbaglia.»

«Come osi…» cominciò il Charizard, ma fu interrotto dal Re.

«Aspetta, Rizarc. Fallo continuare.»

“Ottimo, ho già la sua attenzione.” «Supponiamo, mio signore, che tutti e tre i regni si uniscano all’Alleanza, anche se io non lo credo, perché i falsi Re non saranno mai giusti quanto lei. A quel punto, l’Alleanza non potrà fare nulla, perché aiutare un alleato scontenterebbe gli altri. Ma questo vale solo per l’Alleanza, non per i singoli paesi. Nel frattempo, infatti, lei si troverà a stretto contatto con i Re e i nobili dei paesi vicini. E cosa potrà fare a questo punto?»

«Potrò convincerli a passare dalla mia parte. Se riesco a portare dalla mia Laghia o la Coalizione, posso considerare la guerra già vinta.»

“Bingo.” «Esatto, mio Re. Come vede, lei non ha nulla da perdere nell’unirsi a noi, e molto da perdere nel rifiutare. Quindi, mi auguro che lei sappia scegliere con saggezza.»

Il Re annuì «Si tratta di una questione molto importante. Ne discuterò in privato con i miei Generali. Ti chiedo di attendere qui.»

I tre uscirono dalla sala, chiudendosi la porta alle spalle, e Eelektross attese, riflettendo. “Al torneo, Ployt ha detto che quei due Capitani dell’Organizzazione erano fidati sottoposti di un generale. Il che vuol dire che parlava del Charizard? Ma potrebbe essere troppo poco per sospettare di lui, potrebbe non voler dire nulla. Anzi, sarebbe strano che mi avesse rivelato un dettaglio del genere. Certo, a meno che…” Eelektross scosse la testa “A tempo debito. Adesso, devo vedere come si concludono questa faccenda e quella di Ployt.”

 

Fireduke City, Infermeria dell’Arena, 10/07/4783, circa le 17

Ployt si risvegliò di soprassalto. Era steso in un letto. Ci mise un attimo a rendersi conto del dolore al volto e alla spalla. Un altro per rendersi conto che non vedeva nulla dall’occhio destro. E un terzo per accorgersi che il suo braccio sinistro non c’era più.

Quest’ultima scoperta fu la più spaventosa. Guardò dove avrebbe dovuto esserci il braccio, ma non c’era nulla.

«Finalmente ti sei svegliato Ployt.» Disse una voce alla sua destra. Il pokémon si girò sul fianco, e vide il Capitano Flare.

«Signore, cosa le è successo?» Chiese, notando le bende che ricoprivano il volto e il petto del capitano.

«Nulla, quell’Eelektross mi ha solo malmenato un po’. Non sentivo colpi così pesanti da una vita. Ci ha fatto fuori tutti, poi si è occupato di te.»

«Aveva… Aveva detto che mi avrebbe ucciso.»

«Ci ha provato. Il primo pugno ti ha steso. Un Fuocopugno ti ha cauterizzato l’occhio. Hanno dovuto toglierlo. Poi ti ha riempito di altri pugni. Il braccio sinistro aveva le ossa sbriciolate, non si poteva fare nulla.»

«Ma non mi ha ucciso. Sono vivo. Considerato che era Eelektross, devo essere grato di questo.» Disse Ployt. Si chiese come fosse possibile che il Capo avesse commesso l’errore grossolano di non ucciderlo.

«Già. Ascolta, è probabile che tra poco dovremo scappare. Se serve, ti faremo trasportare, ma sarebbe meglio se tu fossi in grado di camminare. Eelektross è a colloquio con il Re, e se le cose si mettono male, dovremo fuggire prima che ci arrestino. Ti lascio dieci minuti da solo, devo informarmi della situazione. Vedi di essere in piedi quando torno.»

Ployt annuì, e il capitano uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Ployt si fece forza e tentò di mettersi seduto, poi di alzarsi. E in quel momento sentì una voce familiare alle sue spalle.

«Finalmente se n’è andato. Temevo che il mio lavoro sarebbe andato in malora.» Ployt si girò, e si trovò davanti un Simisear che conosceva bene.

«Sears.» Disse, cercando inutilmente di alzarsi. Poi, con sua sorpresa, il Simisear allungò una mano verso di lui, aiutandolo. Insieme, riuscirono a far sedere il Thyplosion.

«Allora Ployt, vedo che il Capo ti ha conciato male. Consolati, poteva andarti peggio.»

«Non girarci intorno Sears. Cosa vuoi?»

«Ooooh, ma come siamo arrabbiati. Facciamo pace. Qua la mano. Ooops. Vabbé, scusa per la gaffe, chiudi un occhio. Oooops.» Il Simisear sembrava serissimo, ma era chiaro che si stava prendendo gioco di Ployt.

Il Thyplosion era sul punto di esplodere. «Che cosa. Vuoi. Sears?»

«Ti manca proprio il senso dell’umorismo. Vabbè. Mi manda il Capo Ployt. Beh, il Capo e Talnine, ma Eelektross è l’unico con un messaggio importante. Talnine ti ricorda di non far più vedere la tua faccia, altrimenti finirà lui il lavoro.»

«E Eelektross?»

«Eelektross ti comunica che, per questa volta, ti risparmierà la vita. Se tu gli fai un favore.»

«Mi risparmierà la vita? L’ha già fatto. Crede di potermi prendere di nuovo?»

«Dico, forse te ne sei dimenticato, ma io sono qui in questo momento. Credi mi sarebbe difficile ammazzarti in questo preciso istante?»

Ployt deglutì. Il Simisear poteva essere irritante e odioso, ma era indubbiamente uno dei migliori pokémon di Talnine nel campo dell’assassinio. Per come era messo ora, Ployt non aveva chance. «Quindi? Cosa vuole Eelektross?»

«Oh, finalmente. Bene, Eelektross ti ordina di essere la sua spia nell’Organizzazione.»

Ployt impiegò un momento per registrare la richiesta, ma quando lo fece scoppiò a ridere «La spia? Uccidimi direttamente, Sears. Quelli mi farebbero a pezzi all’istante.»

«Solo se ti scoprono. Ma perché dovrebbero sospettare di te? Eelektross ti ha strappato un occhio e un braccio, lasciandoti in fin di vita. Ha sconfitto te e i tuoi compagni. A chi verrebbe in mente che tu sia una spia per lui?»

«E se accettassi ora e poi inviassi informazioni false, o non ne inviassi affatto?»

«Se lo chiedi, vuol dire che sai già che non funzionerebbe. Mentici, e morirai. Vieni meno al patto, e morirai. Facile, non credi?»

«E chi mi ucciderebbe?»

«Oh, qualcuno si trova sempre. Credi di essere l’unico infiltrato di Eelektross? Ripensaci. Eelektross ti avrebbe fatto fuori se tu non fossi un Tenente.»

«Ce ne sono altri?»

«Già. Quindi, come vedi, non sono minacce a vuoto. Eelektross non ne fa. Ti conviene accettare, mio caro.»

«Quindi non ho scelta.»

«Ce l’hai. Ti posso ammazzare subito. Dimmi che rifiuti, e posso spezzarti il collo. Non dovrebbe farti neanche troppo male. Almeno, nessuno è mai tornato a lamentarsi.»

Per un secondo, Ployt si scoprì a soppesare la scelta, poi scosse la testa «D’accordo, lavorerò come spia per Eelektross. A chi devo comunicare quello che scopro?»

«A me. Inventati un motivo per farti rispedire qui a Vulcania una volta ogni quattordici giorni, o prima se hai informazioni importanti. Se non ci riesci, mettiti in contatto con Stunfisk di Elettria, ad Electronvolt. In ogni caso, Eelektross si sta organizzando per riuscire ad infiltrare più pokémon nell’Organizzazione. Sono certo che presto ne incontrerai qualcuno.»

In quel momento, sentirono dei passi fuori dalla porta. Rapido come un fulmine, Sears si diresse verso la finestra. «Comunque, voglio dirti che io non credo che tradire sia così grave. Basta essere abbastanza intelligenti da scegliere la parte giusta. Io l’ho fatto. E tu?» E detto ciò, il Simisear sparì dietro al davanzale, lasciando Ployt ai suoi pensieri.

Allontanandosi, Sears sorrise. In realtà, Talnine era stato chiaro, Ployt era il loro unico infiltrato. “Ma questo non è ciò che deve sapere lui. Eelektross è stato chiaro. Se lo convinciamo che ci sono altri dei nostri, non ci tradirà.” Aveva detto. “Un bluff, in fondo, non è una minaccia a vuoto. Presto avremo davvero degli infiltrati. Ma fino ad allora, Ployt è la nostra carta migliore.”

“Sperando che non mangi la foglia.” Si disse Sears, sparendo tra i vicoli della città.

 

Volcanic Crater, palazzo reale, 10/07/4783, circa le 18

Raichu era sorpreso di quanto fosse stato facile ottenere un colloquio con il Re. Si guardò intorno, chiedendosi quando li avrebbero ricevuti.

Si erano presentati alle porte del palazzo e avevano spiegato la situazione alla guardia. La quale aveva cercato a tutti i costi un superiore per chiedere cosa fare. E il superiore a propria volta, non essendo certo di come comportarsi, aveva preferito contattare un superiore. “Probabilmente prima di farci entrare hanno passato parola per l’intera gerarchia di comando. Beh, almeno questo vorrà dire che i Generali sapranno già cosa vogliamo.”

Insieme a lui nella sala era presente solo Lamp. Anzi, Chande, come si chiamava ora. Gliscor era rimasto fuori. Aveva detto che sarebbe stato più facile convincerli del pericolo che l’Organizzazione rappresentava se nella sala ci fossero stati solo un Capitano dell’esercito e un Principe. Quindi era rimasto fuori, per andare a cercare un posto per dormire.

La grande sala del trono era riccamente decorata. Un grande trono intarsiato in oro, grandi lampadari luminosi, finestre in vetro colorato, ricchi scranni. Decisamente la guerra non aveva colpito il re.

In quel momento, entrarono tre pokémon. Un Larvesta e un Volcarona si fecero strada. Fu il Larvesta a sedersi sul trono. Il Volcarona parlò.

«Piegate il capo davanti a Re Larvesta IV, signore di Vulcania, Re delle Fiamme Rosse e protettore del Grande Vulcano.»

Chande si limito a un breve cenno del capo, chinandosi appena, per dimostrare che anche lui aveva sangue reale. Raichu, invece, si inchinò.

«Mi sono giunte notizie circa il vostro interesse nell’allearvi con noi. Desidero maggiori dettagli.» Proseguì il Volcarona. Raichu si chiese perché parlasse lui invece del Re, ma espose comunque la situazione.

«Noi siamo gli inviati di una grande Alleanza, che al momento conta nove paesi membri, decisi a combattere contro le forse di un’Organizzazione criminale che ha riunito un esercito allo scopo di distruggere Pokémos. Siamo qui per chiedere al Re delle F… di Vulcania di unirsi alla nostra causa.»

Il Volcarona rimase in silenzio per qualche secondo. «E perché mai questa “Alleanza”, che come dici tu ha già nove paesi membri, ne desidera altri? Mi pare quantomai strano che occorrano addirittura dieci Re per combattere una sola organizzazione criminale.»

«Mio signore, l’Organizzazione criminale di cui parliamo conta, probabilmente, centinaia di migliaia di membri. Potrebbe essere il primo pericolo serio che corre Pokémos da molti secoli. E per questo chiediamo l’intervento anche del vostro esercito.» E Raichu procedette a spiegare ciò che avevano scoperto sui piani dell’Organizzazione.

Volcarona rimase nuovamente in silenzio per qualche secondo, poi annuì «Capisco. Effettivamente mi pare un grave pericolo. Tuttavia, mi sorge spontanea una domanda: perché dovremmo aiutarvi? Non fraintendete, la vostra causa è importante, ma lo è anche la nostra. Perché dovremmo inviare il nostro esercito in vostro aiuto?»

«Generale» disse in quel momento Chande, rispondendo per Raichu «Se temete assalti nemici, non preoccupatevi. Ci stiamo prodigando affinché tutti i Re, sia quello vero che mi siede davanti sia quelli falsi che però possiedono un esercito, si uniscano all’Alleanza. In questo modo, potremo assicurarvi che Vulcania avrà una tregua, mentre combattete ad Elettria.»

«Capisco. E cosa accadrà se un falso Re rifiutasse? Di certo ci attaccherebbe.»

«Non credo signore. Crede che l’Alleanza abbandonerebbe gli alleati a guerra finita?»

Volcarona riflettè, poi scosse il capo «Si potrebbe fare. Effettivamente, l’alleanza ci sarebbe di vantaggio, ma ho due condizioni.»

«Quali, Generale?»

«Lei è il principe ereditario di Spettria. E la sua parola avrà di certo valore.»

«S-Sì, certo.» Rispose Lamp.

«Ottimo. In tal caso, ecco l’accordo. Noi ci uniremo all’Alleanza a due condizioni: prima di tutto, lei firmerà un documento in cui conferma che Spettria ci aiuterà nel momento del bisogno.»

«Non ho un tale potere, o perlomeno non adesso. Quello che posso fare è firmare un documento in cui chiedo a mio padre di stringere un’Alleanza con voi.»

«D’accordo, ma abbiamo anche un’altra condizione.»

«Quale?»

«Il suo matrimonio con Lady Lure De Vol, seconda in linea di successione al Ducato di Volc.»

 

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CAPITOLO 159: PATTI

 

Fireduke City, palazzo reale, 10/07/4783, circa le 18
“Adesso sto cominciando a preoccuparmi.” Pensò Eelektross. Era rimasto per due ore da solo nella sala, anche se erano stati abbastanza gentili da portargli da bere. Ma ancora la porta non dava segno d’aprirsi.
“Immagino come sarà la situazione là dietro.” Si disse Eelektross “Il Charizard starà cercando di esporre i punti deboli del nostro piano, mentre il Re e il Talonflame staranno rispondendo. Il problema è capire a cosa arriveranno quelle risposte.”
Poi, inaspettatamente, la porta si aprì. Il Re e i suoi entrarono e si disposero come prima, e il Re parlò «La nostra è stata una discussione lunga è difficile. Ma alla fine siamo giunti a una conclusione.»
Eelektross attese, speranzoso. Aveva fatto quello che doveva, e sperava che bastasse. Il Re proseguì «Abbiamo deciso di accettare l’offerta dell’Alleanza. Ci schiereremo al suo fianco, nel bene o nel male, e attenderemo i benefici di ritorno. Tuttavia, c’è un punto che desidero chiarire: il mio esercito non deve entrare in contatto con quelli dei falsi re.»
Eelektross annuì. C’era da aspettarsi una richiesta del genere «Non si preoccupi mio Re, sono certo che i Generali sapranno accordarsi. Comprenderà certo che nei campi di battaglia non si può mai sapere, purtroppo, e comprenderà che lei dovrà incontrare i falsi, come dovranno fare i suoi Generali.»
«Se i falsi re accetteranno l’alleanza, acconsentirò a rimanere nella stessa stanza con loro senza saltar loro addosso. E i miei Generali faranno lo stesso. Più di questo, non posso dire.»
“Astuto. Sta dicendo che se ai Re capitasse… un incidente per colpa di qualche attentato, non sarà colpa loro.” «Mi pare ragionevole, mio signore.»
«Ottimo. Prepareremo subito l’esercito per la mobilitazione. Ventimila pokémon, e settemila mercenari, basteranno di certo.»
«Credo di sì, mio Re. Se fosse possibile, vorrei chiedervi di recapitare un messaggio al Generale di Elettria, in modo da informarlo sul proseguimento della missione.»
«Ma certo, ma certo. Rizarc, fa portare penna e inchiostro per il nostro ambasciatore.»
«Oh, quasi dimenticavo mio signore, occorrerà inviare qualcuno a catturare i Combattenti Flare e Delphox insieme ai loro complici, visto che si sono rivelati membri dell’Organizzazione.»
«Che onta tremenda» rispose il Re «attentatori sotto il naso mio e del mio Generale, e nessuno che se ne rendesse conto. Provvederemo ad arrestarli immediatamente.»
Mentre il re usciva, un servitore porse a E. carta e inchiostro. Il pokèmon cominciò a scrivere. Parlò della situazione critica di Vulcania, accennando al da farsi. Disse al destinatario di stare attento nel tenere lontani i tre eserciti e anche far sorvegliare i Re sarebbe stata una buona idea. Poi aggiunse le informazioni che aveva raccolto, richiuse il messaggio e scrisse il nome di Galvantula.
“Spero che questo gli sia utile.” Si disse, porgendo il foglio piegato al Pokémon. Poi uscì dalla sala, ritornando verso la base.
 
Volcanic Crater, palazzo reale, 10/07/4783, circa le 18
«S-sposarmi?» chiese Chande, stupito.
«Oh, non temere, Lady Lure è una giovane e bella Chandelure. Inoltre viene da una buona famiglia, è intelligente e ben educata. Sarà certamente un ottimo partito. E il Ducato di Volc è uno dei più ricchi delle Fiamme Rosse.»
Chande soppesò la situazione “Posso permettermi di accettare? E se lo facessi, poi cosa…” Riflettè un poco, poi annuì «Mio Generale, la mia unica scelta è questa, ma un accordo simile va oltre il mio potere. Se ne parlaste con mio padre…»
«Non avremmo certezza del successo del nostro accordo. Voglio la sua risposta principe, ora. Se accetterà, non ci aspetteremo di certo che lei celebri le sue nozze immediatamente, in fondo dovrà anche comunicarlo a suo padre e dovremo prendere i dovuti accordi. Siamo disposti ad attendere. Ma lei dovrà sposare Lady Lure.»
In quel momento, Chande vide uno spiraglio «Acconsento a scrivere a mio padre che desidero sposare Lady Lure de Vol. Se davvero è così un buon partito, certo accetterà. Inoltre, gli scriverò anche che gli consiglio di allearsi con il vero signore di Vulcania, Re Larvesta. E prometto che manterrò l’alleanza con Vulcania quando verrà il mio turno di salire al trono.»
Il Generale annuì, sospirando «Immagino che in fondo questo sia il massimo che un principe può fare. Prenderemo gli accordi con suo padre. Ma vogliamo quel documento, firmato e controfirmato. E se suo padre rifiuterà…»
«Non lo farà, mio signore.» “O almeno spero.” Si disse Chande.
Quando gli porsero il foglio, spense una delle fiamme e cominciò a scrivere. Spiegò al padre la situazione, e gli chiese di accettare “per il bene di Pokémos e di Spettria”. Terminato il messaggio, si rese conto che quasi certamente aveva firmato la propria promessa di matrimonio. E si chiese perché questo non gli facesse provare nulla di particolare.
Poi i due uscirono da palazzo, con la promessa del Generale di mettere in movimento l’esercito quanto prima.
«Mi dispiace.» Disse Raichu.
«E per cosa? Ho sempre saputo che avrei sposato una nobile. E che probabilmente l’avrei conosciuta poco prima delle nozze. Questo è il destino di un principe, che ci piaccia o no.»
«Credi che tuo padre organizzerà davvero il matrimonio tra voi due?»
«Sì. Hai sentito, è la figlia di una duchessa, avanti nella lista di successione e addirittura una Chandelure. Sembra tutto organizzato apposta per renderla la candidata ideale. In più ho dovuto firmare quel foglio. Siamo praticamente obbligati ad accettare l’accordo.»
Raichu si chiese come dovesse sentirsi l’amico. Aveva risposto con voce piatta, ma in quel momento era preso di certo da mille preoccupazioni. L’accordo di matrimonio, l’evoluzione in anticipo con i tempi, quel raptus di follia che aveva avuto durante il combattimento con Camerupt… sembrava che Vulcania fosse sua nemica. «Beh, adesso credo dovremmo cercare Gliscor. Ha detto che ci saremmo incontrati alla porta della città, quindi ci conviene andare.» Disse invece. E i due si avviarono.
 
 Darkfyre City, 10/07/4783, circa le 22
Zangoose sbadigliò. Gli altri erano già usciti dalla stanza, ma a lui avevano chiesto di riposare. Peccato che l’insonnia e la preoccupazione non lo lasciassero in pace. Si guardò il braccio. L’aveva fasciato, e ormai stava guarendo grazie all’impacco di Baccarance che si era preparato, ma non poteva dire di star bene. “Dannazione, non pensavo avrei dovuto usarlo così presto. Adesso l’Organizzazione lo sa. E la cosa non è un bene. Affatto.”
Il pokémon si alzò in piedi. Se non poteva dormire, restare steso era inutileUscì dalla stanza e si diresse nella sala, scendendo gli scalini. La taverna era quasi vuota. L’unico presente era Infernape, dietro al bancone «Se cerchi i tuoi amici sono fuori Zangoose. Erano ancora stanchi, ma hanno detto che sarebbero andati comunque a palazzo a chiedere di essere ricevuti. Ti aspettano là.»
Zangoose si avvicinò al bancone e sorrise «Diciannove anni vecchio. Ci crederesti? Non ricordo neanche quanti anni avevo quando me ne sono andato. E ora eccomi qua.»
L’Infernape sospirò, senza alzare gli occhi dal bicchiere che stava lucidando «Sono felice di vederti Zangoose. Sei cresciuto bene. Diciannove anni fa eri già un adulto, anche se avevi solo diciassette anni. Eppure, sono preoccupato per te Zangoose.»
«Preoccupato? Perché?.»
«Perché stai ancora cercando vendetta. E credevo avessi detto che avresti smesso una volta trovato il colpevole della morte dei tuoi genitori.»
«Non è vero. Sono diverso da allora. La mia vendetta è compiuta, e adesso...»
«Adesso hai trovato qualcos’altro da fare, qualcun altro su cui investigare, perché quello che tu vuoi è un nemico da combattere. Morirai Zangoose, come accadde a mio figlio, solo per il desiderio di proteggere qualcosa che non hai più.»
«Non è vero! Non è per questo che sono in viaggio! Mofer non c’entra con questa storia!» Scattò Zangoose.
Infernape scosse la testa «Mofer non c’entra? Eppure, per me, tu sei identico a lui. In tutto. E questo è un bene e un male.»
«Vecchio, ascolta, non è per me, è per tutta Pokémos. Non posso spiegarti tutto, ma sto facendo quello che faccio per la giustizia.» Rispose Zangoose guardandolo negli occhi.
«Davvero? Eppure me lo dicevi anche anni fa. “Non lo faccio per me, per vendetta, ma per le vittime”. Hai sempre detto così, anche se sapevi benissimo di mentire. Ma anche ammettendo che fosse vero, questo a cosa ti ha portato? Guardati Zangoose. Hai un braccio martoriato, lividi e bruciature su tutto il corpo e l’animo a pezzi. Te lo dico ancora: torna a casa. Hai fatto quello che dovevi, l’ho sentito dire da alcuni viaggiatori di Normalia anni fa. Lascia che sia qualcun altro a combattere per la giustizia.»
Zangoose sospirò «Te lo prometto vecchio, è l’ultima volta. Poi lascerò il mondo in cui mi sono incastrato. Fidati di me.»
L’Infernape sospirò a propria volta «Non c’è modo di farti cambiare idea, eh? Allora fallo. Porta a termine quello che hai cominciato. Ma se morirai provandoci, io ti ho avvisato.»
Zangoose annuì «Mi dispiace per tuo figlio.» Disse, uscendo.
«E allora perché vuoi far morire anche l’altro?» Chiese Infernape. Zangoose non rispose, sparendo dal locale. Infernape scosse la testa, ma non potè fare a meno di sorridere “Sei proprio un brav’uomo, ragazzo mio. Ma questo mi fa preoccupare ancora di più.”.
 
Fyreduke City, 10/07/4783, circa le 22
I due Capitani e i loro Tenenti si guardarono intorno con circospezione, attraversando la strada. In testa c’era Delphox, mentre Flare e gli altri erano dietro. Dato che lei era quella in condizioni migliori, apriva la strada. La pokémon fece loro cenno di proseguire, e i sei si mossero nei vicoli laterali.
Come previsto, un’ora prima delle guardie si erano presentate per prenderli in custodia. Loro ovviamente erano fuggiti, sconfiggendole, e si erano aperti la strada finché non avevano seminato i nemici, ma ora l’intera città li cercava.
Scivolando un vicolo dopo l’altro raggiunsero la loro meta, il grande edificio abbandonato dove si trovava la loro base. Entrarono dalla porta e scesero nella cantina. Come si aspettavano, il Tenente Casm, un Castform, li aspettava lì.
«Bene, il capo ha detto che è stato un fallimento.» Commentò quello «Voi non siete riusciti a fermare Eelektross, e lui non è riuscito a portare del tutto a termine il suo piano. Probabilmente il risultato peggiore che potevamo aspettarci.»
«Ehi, nessuno ci ha detto che quell’Eelektross fosse una belva del genere. Se l’avessimo saputo, avremmo assunto più gente.»
«Già, a proposito, siamo riusciti a catturare Heatmor il Tagliagole, ma i Kecleon e quei ragazzini assassini mi sono scappati. Speravamo di non lasciare troppi testimoni, ma evidentemente non si può fare di più.»
«E adesso?» Chiese Ployt.
«Per Arceus, Ployt, mi avevano detto qualcosa ma sei davvero ridotto malissimo. Comunque, adesso dovete sparire. Non solo voi, ma tutti i membri dell’Organizzazione. Gli ordini sono chiari, non deve restare nessuno qui a Vulcania. Dovevamo fermare il Gruppo e abbiamo fallito. A questo punto, potete solo ritirarvi. L’unico a rimanere sarà il Capitano, con il Re, ovviamente.»
Flare annuì «Quindi torniamo alla base eh? Sono anni che non ci vado. Chissà com’è adesso.»
«Fossi in te non vorrei scoprirlo. Dubito che i Generali vi accoglieranno a braccia aperte.»
«Sinceramente? Preferisco affrontare i Generali che restare ancora qui a Vulcania. Sono stati vent’anni davvero orrendi, tanto che dopo due sarei tornato volentieri a casa. Odio questo paese, e ho la fortuna di avere una Dominanza debole. Me ne sarei già andato non fosse per l’Organizzazione. Mi hanno detto che a Elettria il clima è simile a Normalia, e spero che sia vero.»
«Non è che in realtà hai paura di incontrare di nuovo quell’Eelektross?» chiese Delphox ridacchiando.
«Può darsi. Di certo, non ci tengo a rivederlo.» Rispose Flareon «Sbrighiamoci, voglio passare dall’altro lato e farla finita con questa storia.»
«Sai dov’è il Teletrasporto?» Chiese Casm.
«Sì. Seconda porta a destra del corridoio.»
«Terza. A sinistra.» Rispose Casm.
«Stessa cosa.» Commentò Flare, uscendo dalla stanza, dirigendosi verso il corridoio che si addentrava nelle profondità, sotto il lago di lava. I suoi tenenti lo seguirono.
«Meglio che vada anche io. Sarebbe capace di perdersi in una strada senza un bivio.»
«D’accordo. Buona fortuna con il Consiglio della Notte.» Rispose Casm.
Delphox gli fece un cenno di saluto con la mano, poi lei, Magcargo e Chandelure seguirono gli altri lungo il corridoio.
 
Fiume Draak, Regina delle Rose, 11/07/4783, circa le 01
Mud non riusciva a dormire. Avevano attraccato la nave in una baia nascosta poco conosciuta, ma per qualche motivo avrebbe di gran lunga preferito essere cullato dalla corrente, piuttosto che lì disteso a sforzarsi inutilmente. Si guardò intorno. La cabina del capitano era ampia e estremamente ben arredata. C’erano tappeti eleganti per terra, un’ampio tavolo coperto di carte nautiche del fiume, una libreria, mobili coperti di statuette e il divanetto su cui era disteso lui. Aveva anche una stanza separata in cui il capitano dormiva.
“Mi chiedo dove abbia preso tutta questa roba.” Si disse, pensando soprattutto al tappeto sotto il tavolo, che aveva alcune macchie rosse piuttosto sinistre. “Ma forse è meglio che non ci rifletta troppo. Buoni o no, sono comunque pirati.”
Mud si domandò come fosse finito in quella situazione. “Se avessi saputo che sarei finito su una nave pirata, non credo sarei mai partito. Giratina, se mia madre mi vedesse adesso, mi prenderebbe a ceffoni.”
A Laghia, i pirati erano considerati la peggior feccia dei mari. Piuttosto bizzarro, considerato che la maggior parte degli abitanti di Laghia discendevano da pirati. Ma forse quella era solo una leggenda. Fatto stava che i pirati erano malvisti a Laghia più che in ogni altro paese al mondo. Un pirata in famiglia era un grande disonore per tutti, e spesso tutti i parenti venivano ostracizzati. A confronto, i Re del Fango erano considerati quasi brava gente. “Sei un ladro? In prigione. Sei un pirata? Alla forca.”
Non che i pirati meritassero un trattamento diverso. Mud aveva sentito che, con i problemi che aveva avuto i Re nel tenere l’anello esterno negli anni, si era formata una vera e propria città pirata sulla costa orientale del paese. Non sapeva se fosse una leggenda o meno, ma fatto stava che nessuna nave passava volentieri sulla costa est di Laghia. E quasi tutte le famiglie avevano perso almeno due o tre componenti, uccisi dai pirati in un abbordaggio. Insomma, i pirati erano davvero feccia.
“Ma forse questi sono diversi.” Si disse, cercando di dormire. E in quel momento sentì il rumore all’esterno. Un tonfo di qualcosa che cade in acqua. Poi un secondo, questa volta il tonfo di qualcosa che cadeva su qualcosa di duro. Un terzo. Un quarto. Se all’inizio poteva pensare a un’impressione, ormai era piuttosto chiaro che stava succedendo qualcosa fuori dalla cabina.
“Che faccio?” Si chiese. La ciurma lo odiava, e se fosse uscito non sapeva se sarebbe rientrato. D’altra parte, fuori forse stava succedendo qualcosa di grosso.
Silenziosamente, si alzò. Adesso sulla nave tutto taceva, ma gli sembrava di sentire una certa tensione. Forse però era solo la sua impressione. Mud uscì dalla cabina e si guardò intorno. E quello che vide lo fece impallidire.
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CAPITOLO 160: ABBORDAGGIO

 

Spoiler

Fiume Draak, Regina delle Rose, 11/07/4783, circa le 01
Marsh si trovò davanti una scena orribile. C’erano diversi rampini ancorati al fianco della nave, e una seconda nave era agganciata saldamente alla loro. Diversi Pokémon stavano silenziosamente usando le corde per abbordarli.
Si guardò intorno, chiedendosi dove fosse la vedetta, ma se non aveva datto l’allarme qualcosa doveva voler dire. Gli tornò in mente il suono di qualcuno che cadeva in acqua e rabbrividì. Poi si mise a gridare più forte che poteva, dando l’allarme.
In un attimo, il ponte divenne un brulicare di pokémon urlanti. Scoperti, i pokémon nemici abbandonarono la cautela e si lanciarono all’attacco. Svegliati dal grido di allarme di Marsh, l’equipaggio della Regina delle Rose saltò in piedi, lanciandosi alla carica pur mezzo addormentato. Il Marshtomp sentì alle proprie spalle dei suoni dalla cabina, di certo Rose che si alzava da letto e correva fuori. Poi un Mienfoo gli saltò addosso, e Marsh dovette pensare a difendersi.
“D’accordo, usiamo l’allenamento.” Pensò, scagliando una Pantanobomba. L’avversario la schivò, ma approfittando della distrazione Marsh fu su di lui, colpendo con un’ondata d’acqua bollente. L’Idrovampata centrò Mienfoo in pieno, e quello arretrò. Marsh cercò di colpirlo con una Pantanobomba, ma l’altro riuscì sorprendentemente a schivarlo e colpì con Focalcolpo, ma Marsh lo schivò.
Il Mienfoo chiuse le distanze, avvicinandosi all’avversario per passare al combattimento ravvicinato, evidentemente convinto che Marsh usasse attacchi a distanza, e attaccò con Palmoforza. Marsh rispose con un Gelopugno, sorprendendo l’avversario che non riuscì a schivarlo e fu colpito in volto, crollando al tappetto.
Il Marshtomp si guardò intorno. Sembrava che la battaglia stesse vertendo in loro favore. Rose e i suoi stavano spingendo indietro gli avversari, che sembravano pronti a darsi alla fuga. Marsh scagliò alcune Pantanobombe ed Idrovampate, imitando alcuni Pirati della Rosa Rossa.
Poco dopo, pur con parecchio sforzo, erano riusciti a costringere i nemici in acqua o sulla nave nemica. E a quel punto, Rose lanciò un comando «Arrembaggio, ciurma!» Al suo ordine, i Pokémon balzarono sul ponte nemico, chi sfruttando un rampino e chi direttamente volando o saltando, e ingaggiarono battaglia con l’equipaggio nemico. Marsh, a un cenno di Rose che gli fece segno di tenersi indietro, rimase in disparte, affrontando i pochi avversari che tentarono di attaccarlo, perlopiù sconfitti in pochi colpi dato che erano già indeboliti. Non dovette così assistere alla carneficina sul ponte nemico.
Alla fine, i nemici rimasti si arresero, e Rose ordinò di catturarli tutti. Poco dopo, non meno di quaranta Pokémon erano legati sul ponte della nave nemica.
«Allora, chi abbiamo qui?» Chiese la piratessa «Vediamo… Ah, Chent, dovevo aspettarmelo. Hai cambiato nave?» Chiese fissando un Chesnaught con un occhio nero legato in mezzo agli altri pokémon.
«Tu, brutta…»
«Ehi, con calma bello.» Rispose Rose, puntandogli contro la rosa rossa «O potrei accidentalmente scagliare un attacco. Sono sicura che non ti piacerebbe. Perché ci avete attaccati?»
«Stiamo andando a Normalia, come immagino stia facendo tu. Quando abbiamo visto la vostra nave, ho pensato fosse l’occasione buona per liberarsi di te e della tua ciurma di idioti.»
«Ma davvero? Eppure questi idioti ti hanno appena sconfitto. Di nuovo. Cos’è, la sesta volta, questo mese?»
«Sett… non è questo il punto. Ascoltami bene, spero che tu non sia così matta da voler andare a quel raduno, vero?»
«E se anche fosse?»
«Sei davvero pazza allora. Ti faranno a pezzi appena vedranno la tua bandiera. E se anche fossi così fortunata da riuscire ad attraccare, credi davvero che ti lascerebbero in vita?»
«Provare non costa nulla. Ora, ciurma» disse alzando il tono di voce «Saccheggiate la nave, portate via tutto quello che non è attaccato alle pareti! Se ci sono schiavi a bordo, liberateli! E ricordate di rompere vele e timone, così non ci potranno seguire!»
La ciurma gridò e si lanciò al saccheggio. Inosservato, Marsh si avvicinò al capitano «Io cosa faccio… Capitano?»
«Dubito ti interessi saccheggiare, quindi torna sulla nave e preparati a fare l’inventario. Sia del bottino… che dei morti.» Rose sospirò, fissando con odio Chen. Era evidente che voleva ucciderlo, ma era altrettanto evidente che non voleva cadere così in basso da uccidere un pokémon che non era in grado di difendersi.
«E lei, Capitano?»
«Vado a vedere se ci sono schiavi. Makch!» Chiamò, e un Machoke carico di bottino, il timoniere, emerse dalla stiva con due grosse casse sulle spalle, sollevate come fossero fuscelli «Scarica quella roba sul ponte e fai la guardia a questi qua finché non torno. E non fare storie, il timoniere riceve una parte e mezza del bottino, vedi di meritartela.» Aggiunse, mentre il Pokémon cercava inutilmente di trovare un modo per darsi di nuovo al saccheggio.
Marsh si diresse verso la nave, passando da una passerella di legno preparata poco prima da alcuni membri della ciurma di Rose. Sulla nave, con sua sorpresa, trovò un altro pokémon. Un Patrat stava guardando sconsolato una macchia rossa parecchio sinistra. Marsh lo sentì borbottare chiaramente la frase “Avevo appena pulito.” Mentre osservava la situazione, il Patrat si girò e lo riconobbe. «Ehi, tu sei quello nuovo. Quello che è diventato vice del Capitano Rose. Gli altri ti odiano, lo sai?»
«Tu no?»
«Non credo che un mozzo che non sa neanche leggere possa diventare vice, quindi non è che abbia qualche motivo per odiarti. E poi, anche questo lavoro è migliore di quello che facevo una volta.»
«Oh. Beh, bene. Almeno, oltre al capitano qualcun altro su questa nave non mi vuole morto.»
«Puoi biasimarli? Per salvarvi abbiamo perso il nostro vice. Era una delle nostre migliori compagne. Sapeva far ridere tutti, era una grande combattente, aveva nozioni di navigazione e carpenteria e sapeva perfino cucire. Il fatto che il suo sostituto sia tu, poi, non migliora le cose.»
«E perché?»
Patrat strabuzzò gli occhi «Come, non te l’ha detto nessuno? Il pirata che odiamo più di ogni altro è un potente schiavista, talmente abile che arriva fino a Velenia per rapire Pokémon, anche dopo la faccenda di diciassette anni fa. Ci da la caccia ininterrottamente da oltre dieci anni. E il capitano dell’equipaggio è uno Swampert originario di Laghia che dal colpire in mare è passato ai fiumi. Insomma, non abbiamo esattamente bei rapporti con quelli della tua specie.»
Marsh scosse la testa «Non me l’hanno detto. Piuttosto, come mai non sei con loro? Sembra stiano portando via l’intera nave.»
«L’ultima volta mi hanno quasi schiacciato nella foga di portar via tutto. Grazie ma no grazie. Piuttosto, mi conviene preparare lo straccio per pulire.»
«Vuoi una mano?»
«No, credo tu abbia altro da fare. Io comunque sono Part, piacere.» Rispose il Patrat allungando la zampa. Marsh gliela strinse per qualche attimo, poi entrambi lasciarono la presa.
«Ora scusa, ma devo andare a controllare se abbiamo perso qualcuno nell’attacco.»
«Temo che siano morte le sentinelle, altrimenti non credo ci avrebbero colti di sorpresa. Spero di sbagliarmi.» Rispose Part, allontanandosi. Marsh si chiese come facesse ad essere così calmo nonostante stesse dicendo una cosa del genere. “Immagino sia più abituato di me.” Pensò Marsh “Ma spero di non diventare mai come lui.” Si disse entrando nella cabina del capitano per prendere i fogli e l’inchiostro.
 
Alle code del Ninetales, 11/07/4783, circa le 07
Luxray si alzò in piedi, sulle quattro zampe. Si mosse un po’ e annuì: si era ripreso perfettamente dal combattimento del giorno prima. “Per fortuna ho la pellaccia dura.” Pensò il Pokémon sorridendo, ma il sorriso scomparve subito “Ho perso di nuovo. Mi sono allenato tanto, ho faticato e… Ho perso. Mi chiedo se il capo ritenga ancora una buona idea avermi scelto per accompagnarlo.” Luxray scosse la testa “No, devo stare calmo. Di certo Eelektross mi avrebbe già ordinato di andarmene se l’avesse voluto.” Si asciugò il sudore dalla pelliccia, e ancora una volta si chiese per quanto tempo ancora avrebbero dovuto sopportare il calore di quel paese. Non vedeva davvero l’ora di andarsene. Poi uscì dalla stanza, scese le scale e arrivò nella grande sala comune, che era quasi vuota. Gli unici presenti erano Talnine ed Eelektross, intenti a discutere al bancone. Luxray si avvicinò.
«Ma sei stato proprio tu capo a dirci che qui a Vulcania era impossibile.» Stava dicendo Talnine.
«E chi ha usato la parola impossibile? Io mi sono limitato a dire che non era conveniente. Qui a Vulcania ci sono troppe… Oh, Luxray, bene, eccoti. Stai pronto e prepara le borse, a breve partiamo.» Rispose Eelektross notando il pokémon Elettro.
«Sì capo, subito. Però posso chiedere di cosa state parlando?»
«Oggi sei più rispettoso del solito. Comunque certo che puoi chiederlo. In effetti credo di non avertelo ancora detto, visto che finora abbiamo avuto sempre Raichu o qualcun altro dell’S.T. tra i piedi. Non che mi dispiaccia essere in gruppo con loro, ma non posso certo mettermi a parlare dei miei piani per il futuro con loro, no? Sto pianificando di sottomettere l’intero mondo criminale di Pokémos.»
Luxray spalancò gli occhi «Ma è… è impossibile!»
«A Elettria l’ho fatto. Non mi fraintendere, non voglio dire che controllo ogni singolo ladro di Elettria, ma quello che voglio è pormi al comando della gerarchia del crimine.»
«In che senso?»
«Beh, vediamo come posso spiegarlo. Supponiamo che tu sia un ladro o una spia che ruba un oggetto o un’informazione di valore. Ovviamente, quello che tu vuoi in cambio è denaro. Quindi, vendi quell’oggetto a un ricettatore o a un informatore, che a propria volta ovviamente per avere protezione e poter portare avanti il proprio mestiere, lavora al comando di un gruppo criminale, il quale poi a propria volta potrebbe lavorare per un gruppo criminale più grosso. Chiaro?»
«Sì, ho capito.»
«Bene. Quello che voglio io è posizionarmi sopra quest’ultimo gruppo. In questo modo, anche se indirettamente, avrò il comando anche di quel singolo ladro o di quella singola spia. Vedi? Detto così non sembra impossibile.»
«No, però sembra ancora molto, molto difficile.»
«Lo è. I grossi gruppi criminali all’apice sono tanti, spesso in guerra tra loro, e non vedono di buon occhio chi tenta di scalare fino al comando.»
«Ma tu l’hai fatto, no?»
«Solo a Elettria, Oscuria e un altro paese, ma nei rimanenti ho solo preso i piccoli gruppi creati da Stunfisk e li ho ampliati in gruppi grandi abbastanza da sopravvivere senza doversi sottomettere a qualcuno e piccoli abbastanza da non essere un obbiettivo primario. Poi li ho affidati a pokémon fidati come Talnine, e mi limito a farmi inviare un rapporto mensile con le informazioni delle spie e i loro profitti. Sono miei sottoposti, certo, e se la guardiamo globalmente è l’organizzazione criminale più grande di Pokémos, ma questo non significa che sia la più potente in tutti i paesi.»
«Ho capito. Quindi invece adesso vuoi riunirli tutti? Perché?»
«Perché se non lo faremo noi, lo farà l’Organizzazione. Me ne sono reso conto a Oscuria, quando ho visto Weavile: i criminali sono un’ottima fonte di soldati per loro. Ma se li sottometto io…»
«Non potranno essere reclutati nell’Organizzazione, certo.»
«Ma qui a Vulcania sarà dura. Sottometterli tutti sarà un lavoro titanico, visto che con la guerra arrivano sempre anche i criminali. C’è la Gilda delle Sette Fiamme, nelle Fiamme Nere. O i Quattro Imperatori Rossi, che si spartiscono i territori delle Fiamme Rosse. E anche qui, i più forti sono di sicuro i Cinque del Cielo in Fiamme.»
«Li affido a te Talnine. Li voglio tutti sottomessi. So che puoi farcela. Comincia catturando piccoli gruppi indipendenti. Fatto quello, colpisci a sorpresa uno dei più forti e vinci con ogni mezzo. In questo modo, spezzerai l’equilibrio esistente tra le forze. Poi, mentre le varie associazioni combattono tra loro, dovrai colpire finché non riuscirai a sottometterle tutte.»
«Sulla carta è facile capo. Ma non ti deluderò, vedrai.»
«Ci conto.» Rispose Eelektross. Luxray si allontanò, per sistemare le loro borse per il viaggio. E ancora una volta, si rese conto di quanto il suo capo fosse incredibile.
 
Da qualche parte ad Elettria, 11/07/4783, circa le 07
Ployt entrò insieme a Flare e Magcargo nella stanza. Rimase in piedi, mentre i Generali lo studiavano. Fern aveva uno sguardo attento. Non sembrava infuriato, ma Ployt l’aveva già visto più volte scattare all’improvviso. Wobros sembrava soddisfatto, e il Tenente si chiese perché. Gli altri invece guardavano i tre con disapprovazione, ma quello che colpì Ployt fu che erano solo diciassette. Si chiese dove fosse il Generale mancante, visto che era molto raro che uno di loro non fosse presente.
Fern fece tamburellare le dita sul tavolo. La fiamma sulla sua testa era calma, ed emetteva una luce fioca «Quindi, Flame, cos’hai da dire a tua discolpa?»
«A mia discolpa, signore? Solo che il nemico è fortissimo. Quell’Eelektross ci ha sconfitti tutti. Era da solo, mentre noi eravamo in sei. E aveva appena finito di combattere contro un noto mercenario. Oltre a ciò, aveva già trascorso oltre un’ora a lottare contro gli altri partecipanti di quell’insulso torneo. Se qualcuno in quelle condizioni è in grado di combattere così, allora noi Capitani non abbiamo speranza contro di lui.»
«Capisco. Ma non approvo. Vorresti dire che è forte quanto uno di noi Generali? Ne dubito. Credo piuttosto che voi abbiate sottovalutato l’obbiettivo. Vi siete sentiti superiori per le vostre modifiche e avete perso. Sbaglio?»
«Forse. Ma questo non cambia che quell’Eelektross è forte. Molto. Se gli altri Capitani vogliono sconfiggerlo, devono attaccarlo con tutta la loro forza, e tutti insieme. Altrimenti, perderanno come è successo a noi.»
«D’accordo. Per il fallimento ti farò sapere la punizione. Penso ti invierò a Mineralia con gli altri, ci penserò su. Puoi andare. Anche tu Magcargo.» Ployt si avviò con gli altri, ma Fern gli fece un cenno con la mano «Tu no Ployt, non ancora.»
Quando Flare e Magcargo furono usciti, i Generali si concentrarono tutti su Ployt, che si sentì minuscolo. «Tu facevi parte del gruppo criminale di Eelektross, vero?»
«Sì, signore.»
«Cosa pensi di quell’Eelektross? Credi che potrebbe diventare un nostro sottoposto?»
Ployt scosse la testa «Lo conosco. Se fosse qui, vi riderebbe in faccia e vi direbbe che l’unico ruolo che vuole nell’Organizzazione è quello di capo.»
Il Generale Nidoking scoppiò a ridere «Devo dire che sembra simpatico.»
«Quindi» proseguì Fern ignorando l’altro Generale «Tu lo conosci. Cosa ci consigli di fare?»
«Sinceramente, credo qualcuno debba essere inviato apposta per catturarlo. Forse Weavile, ha sempre voluto combatterlo. Oppure…»
«Weavile non può, ma terrò in considerazione il tuo suggerimento. Adesso, per quanto riguarda le tue condizioni, vai da Durant e cerca di farti sistemare. Il Progetto S può di certo farti recuperare un occhio, anche se non sono sicuro circa l’arto.»
«La ringrazio signore.» Rispose Ployt, uscendo.
Quando il Pokémon si fu chiuso la porta alle spalle, il Primo Generale prese la parola «Quindi, dobbiamo decidere come procedere da adesso in poi. Con la sconfitta di Vulcania, dobbiamo dare quel paese per perso. Rimangono solo gli altri otto, ma per alcuni possiamo solo sperare che rifiutino la proposta del Gruppo e si tengano neutrali. Per il resto, fino ad ora non vedo particolari problemi con la nostra strategia. Le nostre spie ci dicono che le truppe nemiche stanno dando i primi segni di malumore, mentre le nostre hanno almeno una guerra in cui combattere. Se tutto va bene, l’esercito dell’Alleanza crollerà su se stessa come un castello di carte.»
Wobros annuì «Sono d’accordo. Tuttavia sono preoccupato. L’Alleanza al momento si è dimostrata troppo malleabile. Mi pare assurdo che ancora non ci siano state reazioni. Stiamo riuscendo a portare avanti i nostri piani come se il nemico non esistesse nemmeno. Abbiamo ucciso un Re, infiltrato spie, catturato uno scienziato e portato Generali dalla nostra, il tutto mentre, passivamente, l’esercito nemico subiva.»
«Ma non è un bene?» Rispose Salamence.
«Può darsi. Ma se c’è una cosa che so, è che è proprio quando le cose sembrano andare troppo bene che iniziano ad andare tremendamente male.»
Il Generale Float scosse la testa «Per quel che mi riguarda, inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Finché il nostro massimo problema è una scuola di combattimento di Arenia, lasciamo le cose come stanno.»
«Il nostro massimo problema è la guerra della Valle Interna.» Rispose il Quindicesimo Generale «E finché il Capo non mi lascerà andare là, la situazione rimarrà quella che abbiamo adesso.»
«Sei andato a chiedere al Capo il permesso per restare laggiù più tempo?»
«Sì, ma temo che non me lo darà. Si è sempre rifiutato.»
Il Primo Generale sospirò «D’accordo, ci parlerò anche io. Forse si convincerà se gli farò notare che rischiamo una guerra su due fronti. Altrimenti, ti toccherà andarci per tre giorni a riorganizzare la situazione e sperare che i Capitani facciano il resto.»
«Bah. Hai ragione, ma è assurdo. Essere costretti a non uscire dalla base se non per pochi giorni è una follia. L’ho sempre detto, ma il Capo non ci sente da quell’orecchio. Non mi resta che sperare che tu riesca a convincerlo.»
Il Primo Generale scosse la testa, poi cambiò argomento, e il Consiglio della Notte riprese a discutere.
 
Scuola delle Trecento Arti, 11/07/4783, circa le 09
Lucario e il Gran Maestro erano seduti sul muro intorno alla palestra, sopra al portone. Dietro di loro, i loro allievi aspettavano.
«Quanti sono?» Chiese Hawlucha ai maestri.
«Due o trecento. Si muovono tutti insieme, è difficile distinguere le aure singole.» Rispose Lucario.
«Duecentotrentasette. Devi ancora allenarti un po’ Lucario.» Disse invece il Gran Maestro «A quanto pare ci tengono proprio a raderci al suolo. Ma se credono che sarà così facile, si sbagliano. Lucario. Li hai chiamati?»
«Arriveranno presto.»
«Ottimo.» Rispose il Gran Maestro “Non avrei preoccupazioni normalmente, ma uno di loro ha un’aura spaventosa. Meglio prepararsi al meglio.”
«Figliolo, prepara anche la Pietra.» Disse il Gran Maestro, senza togliere lo sguardo dall’orizzonte. Dove poco alla volta stava comparendo una torma di Pokémon diretti verso di loro.

 

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CAPITOLO 161: COLLOQUIO E BATTAGLIE

 

Spoiler

Darkfyre City, Palazzo Reale, 11/07/4783, circa le 09
Zangoose, Emolga e Draak furono scortati nella sala da una decina di guardie armate, che fecero prendere loro posto di fronte al trono, su cui era in attesa un Houndoom. La prima cosa che notò Zangoose fu che il Pokémon era cromatico. La pelliccia che lo ricopriva era blu, della stessa tonalità delle striscie di Zangoose. Accanto a lui si trovava, in piedi, un Arcanine, che osservò i tre con attenzione.
«Quindi, voi sareste gli inviati di questa “Alleanza”, dico bene?»
«Sì, vostra maestà.» Rispose Zangoose, inchinandosi insieme a Emolga e Draak, il quale fu sul punto di perdere l’equilibrio per colpa delle scosse di terremoto.
«E ditemi, per quale motivo dovrei schierarmi con questa “Alleanza”? Che vantaggi ne trarrei?»
«Beh, mio signore, indubbiamente l’Alleanza le potrebbe portare numerosi vantaggi. Terminata la guerra contro l’Organizzazione, i nostri nemici, saranno di certo favorevoli a offrire un aiuto economico e militare ai paesi che ne hanno fatto parte.»
«Capisco, capisco. Ma questo sarebbe un vantaggio solo se io fossi l’unico a unirmi all’Alleanza, o al massimo se fossimo in due a farlo. Ma le ultime informazioni dal confine dicono che gli eserciti delle Fiamme Rosse e delle Fiamme Blu stanno cominciando a spostarsi verso Arenia, a sud, lasciando dietro di sé solo gli uomini necessari a difendere le loro roccaforti più importanti. E questo, secondo me, è un messaggio chiaro.»
«Vostra Altezza, non crede però che a questo punto sarebbe comunque conveniente mantenere gli equilibri tra le forze?»
«Forse, ma sarebbe altrettanto conveniente muovere immediatamente verso le Fiamme Rosse e le Fiamme Blu per conquistarle. Fatto questo, non ci sarà nessun’altro Re qui a Vulcania. E chissà, in guerra i miei nemici potrebbero anche morire.»
«Ma vostra maestà, non crede che sia troppo rischioso? Se invece anche uno solo dei Re nemici sopravvivesse, si troverebbe in grave pericolo.»
Houndoom annuì «Anche questo è vero, anche questo è vero… Dimmi Carnan, hai qualche consiglio?»
«Ad essere onesti, mio signore, credo ci converrebbe accettare. Tuttavia, gradirei proporre un accordo. Abbiamo alcune informazioni sui membri della Coalizione dei Cinque, e tra queste c’è anche quella che l’attuale principe di Spettria è un Lampent, dico bene?»
«Sì, esatto.» Rispose Zangoose, rendendosi conto che stava entrando in un campo minato.
«Ebbene, si da il caso che il Duca Chandrer Flammian, Duca di Flamber, sia uno Chandelure con ben cinque figlie, di cui solo la maggiore già fidanzata. Ritengo quindi che sarebbe utile, per meglio stringere i rapporti tra l’Alleanza e noi Fiamme Nere, organizzarne il fidanzamento.»
«Generale, noi siamo solo degli ambasciatori, non possiamo…»
L’Arcanine scosse il capo «In tal caso, temo che…»
«Aspetti. Non possiamo concludere accordi simili, ma possiamo consegnarvi una lettera per Re Chandelure, in cui gli chiediamo di conludere l’accordo.»
L’Arcanine ponderò un momento la questione, poi annuì «Lasciate che discuta un momento con il re. Vostra maestà, potrebbe…»
«Certo.» I due pokémon entrarono in una stanza laterale e si chiusero la porta alle spalle. Il locale conteneva solo un largo tavolo coperto di mappe e alcuni fogli.
«Quindi, cosa ne pensa maestà?»
«Penso sia un’ottima occasione per farci degli alleati, ma allo stesso tempo la sola idea di avere sia le Fiamme Rosse che quelle Blu indifese mi pare troppo bella per essere vera.»
«Quindi cosa vuole fare, maestà? Vuole concluderè l’accordo con l’Alleanza oppure no?»
Il Re si mise a riflettere, e guardandolo Carnan scosse la testa. Quel Pokémon non aveva metà della risolutezza del padre, e la cosa era dannatamente fastidiosa. Chiedeva consigli su ogni cosa, e sembrava che fosse compito dell’Arcanine governare, e a lui non interessava. Era un militare, non un consigliere politico. Ma conosceva il Re da quando era un cucciolo, e gli voleva bene. Perciò rimase in attesa dell’inevitabile domanda.
«Tu cosa mi suggerisci Carnan?» Chiese il Re.
L’Arcanine sospirò «Io accetterei la loro offerta. D’altronde, non mi aspettavo davvero potessero concludere l’accordo. Volevo soltanto evitare di accettare direttamente, ma entrare nell’Alleanza è inevitabile, visto che sappiamo dei movimenti delle Fiamme Rosse e Blu. Perciò, accettiamo l’offerta. Avremo migliori occasioni per stringere alleanze proficue.»
Houndoom annuì «Sì, mi pare sensato. D’accordo, andiamo a dir loro che ci uniremo all’Alleanza e prenderemo quella lettera.» E si avviò verso la sala del trono, seguito da Arcanine.
“Il Re che ho scelto di seguire.” Pensò Arcanine “Mi chiedo se sia stata la scelta giusta.” E seguì il Re.
 
Scuola delle Trecento Arti, 11/07/4783, circa le 10
La massa di Pokémon non aveva lasciato loro neanche il tempo di parlare. Si erano lanciati contro i muri della scuola, e il Gran Maestro aveva risposto dando il segnale, poi si era gettato nella mischia. Sentì Lucario subito dietro, e i suoi allievi seguirlo. Poi iniziò a combattere. Fece ruotare l’osso, aprendosi la strada tra i nemici come se non ci fossero. Chiunque avesse tentato di avvicinarsi, sarebbe stato colpito dall’Ossoraffica. Alcuni Hawlucha si lanciarono su di lui, ma il Gran Maestro li abbattè con alcune Forzasfera in rapida successione.
“Avanti, vieni fuori.” Pensò, sconfiggendo con una Palmoforza un Mienshao e con un Assorbipugno un Mienfoo. Poi percepì l’enorme aura che stava cercando. Scartò verso destra, lanciandosi in quella direzione. Poi all’ultimo, si scansò a sinistra. Un attimo dopo, dove si trovava prima, si schiantò una montagna di muscoli, che si girò verso di lui sorridendo. L’Hariyama dalle enorme mani blu squadrò l’anziano Lucario. «E così tu sei il Pokémon di cui ho sentito parlare, quello che ha sconfitto Hitmonchan e gli altri come nulla fosse. Sì, ti immaginavo più giovane, ma penso tu possa andare.»
Il Gran Maestro sorrise «Immagino di aver di fronte un Capitano di questa famosa “Organizzazione”, dico bene?»
Hariyama rise «Chissà. Immagino che potrei dirtelo se sopravviverai a questo attacco.» Rispose il Generale, lanciandosi all’attacco. Uno Sberletese passò a un palmo dal volto del Gran Maestro. Un secondo fu deviato dall’Ossoraffica. Al terzo, il Gran Maestro si abbassò. Mentre il quarto gli passava sopra la testa, il Gran Maestro si abbassò ulteriormente e si scagliò in avanti, mirando a colpire il ventre di Hariyama con una Palmoforza. Ma l’attacco fu parato dal quinto colpo. Lo scontro dei due attacchi fu intenso, ed entrambi i contendenti arretrarono.
«Non male, non male.» Ammise l’Hariyama «Perciò, credo di poterti dire che io sono il Generale Harma, dell’Organizzazione. E ora presentati per davvero tu. Chi ho il piacere di uccidere oggi?»
«Chissà. Immagino che potrei dirtelo se sopravviverai a questo attacco.» Rispose il Gran Maestro, colpendo con una Palmoforza. Hariyama ruotò su se stesso, evitando il colpo e caricando un Vitaltiro. L’attacco colpì con tutta la potenza che riuscì ad accumulare, ma era lento. Il Gran Maestro mise in mezzo il proprio osso. L’attacco fece arretrare il Lucario, ma non gli causò alcun danno.
«Bel colpo.» Commentò il Gran Maestro, fissando il suo osso, che per la prima volta da molti anni si era incrinato «Io sono il Gran Maestro di questa scuola, la Scuola delle Trecento Arti. Mi chiamo Lucario. E ora, direi che il riscaldamento è finito. Fatti avanti, Generale Harma.»
«Con piacere, Gran Maestro Lucario.» Rispose l’Hariyama, lanciandosi verso di lui. E lo scontro cominciò.
 
Lucario si guardò intorno. Suo padre era impegnato contro l’avversario che aveva scelto fin dall’inizio, e lui non poteva allontanarsi troppo, nel caso avesse avuto bisogno del suo aiuto. Allo stesso tempo, non poteva lasciare tutti i nemici in mano ai suoi studenti, anche se tra di loro alcuni erano molto abili. Perciò abbatté tutti gli avversari che gli capitavano a tiro… Finché non si mise in mezzo un Blaziken, che schivò il suo Palmoforza e colpì con un Calciardente, che Lucario riuscì a schivare per un soffio.
Lucario rispose con una Forzasfera, ma il Blaziken la schivò, poi tentò di colpire con un Fuocopugno. Lucario scartò a destra evitando l’attacco e colpì con un’Ossoraffica. Il Blaziken evitò tre colpi con estrema agilità, ma gli ultimi due lo colpirono al petto. E a quel punto, improvvisamente, si megaevolvette. Un MegaBlaziken si lanciò contro Lucario, che evitò un Fuocopugno per un soffio e rispose ancora con Ossoraffica, centrandolo al fianco.
Il Blaziken arretrò, ridacchiando «Bene, bene, abbiamo qualcuno di forte qui. Sarà un piacere sconfiggerti.»
Quelle parole fecero suonare un campanello nella testa di Lucario «Aspetta, ma io mi ricordo di te. Tu sei il Maestro della Scuola del Calcio Fiammeggiante.»
«Ci conosciamo?»
«Se ci conosciamo? Abbiamo combattuto undici anni fa. O forse dodici, non ricordo. Al torneo di Arenia. Ti ho battuto, ricordi?»
Il Blaziken rise «E allora considerala una rivincita.» Rispose il Pokémon, scagliandosi contro Lucario a una velocità folle.
 “Che stupido che sono.” Si disse Lucario “Eppure so che i MegaBlaziken più combattono più diventano veloci.” Lucario schivò per un pelo un Calcioardente, poi rispose con una Palmoforza, ma il Blaziken riuscì a evitarla. Il pokémon Fuoco rispose con un Fuocopugno, che il pokémon Acciaio parò con un’Ossoraffica.
“La scuola del Calcio Fiammeggiante è una scuola che come dice il nome stesso privilegia le mosse Lotta e Fuoco. Il loro stile di combattimento prevede di usare un rapido gioco di gambe per confondere il nemico. Quindi, la terza Arte che conosco dovrebbe funzionare.” Si disse Lucario, poi si mosse all’attacco. Si abbassò mirando al petto di Blaziken con una Palmoforza, poi, quando il Calciardente che si aspettava arrivò a un palmo dal suo volto, si abbassò ulteriormente, schivando l’attacco e arrivando dietro Blaziken. A quel punto, mentre l’avversario si girava, colpì con un’Ossoraffica il fianco. Blaziken arretrò, colpito duramente.
Il pokémon Fuoco comunque si riprese subito e colpì con un Fuocopugno, ma ancora una volta Lucario si abbassò. E quando un Calciardente gli arrivò addosso da destra, ruotò verso sinistra, portandosi fuori tiro e arrivando nuovamente al fianco di Blaziken, dove colpì con Palmoforza.
“Ma che razza di movimenti sono?” Si chiese Blaziken, osservandolo. Generalmente, quando combattevano con lui, gli avversari miravano a combattere il più lontano possibile dal suolo, dove i suoi calci potevano raggiungerli, invece Lucario non faceva altro che buttarglisi addosso, spingendolo a…
“Mi sta obbligando a colpirlo con i calci in modo da poter prevedere le mie mosse.” Capì Blaziken. Normalmente, in un combattimento, un pokémon aveva una gamma di movimenti ampia tra cui scegliere. Nel suo caso, Blaziken alternava pugni e calci, quindi aveva sempre ritenuto nemici peggiori gli avversari volanti. Eppure, si rese conto, Lucario lo stava obbligando a scegliere tra una gamma di mosse molto ridotta. Abbassandosi e avvicinandosi costantemente alle sue gambe, lo costringeva a ridurre al minimo le opzioni, in modo da poter evitare l’attacco e contrattaccare.
E infatti, come il pokémon aveva previsto, quando colpì con un Calciardente sollevando la gamba, il suo avversario si abbassò, approfittando della sua posizione, e scivolò sotto di lui. Ma Blaziken se lo aspettava, ruotò su se stesso, cambiando la direzione della gamba, e arrivò a un palmo dal fianco di Lucario, che fu costretto a mettere in mezzo l’Ossoraffica con cui stava per colpire.
“Male, ha capito la strategia.” Si disse Lucario. In un certo senso era sorprendente. L’Arte della Previsione Obbligata era un’Arte estinta, che permetteva di ridurre le scelte dell’avversario a poche azioni obbligate e sfruttarle a proprio vantaggio. Che dopo solo due volte che l’aveva vista Blaziken fosse riuscito a contrastarla lo qualificava sicuramente come un avversario temibile.
“Dodici anni fa non era così forte. In parte è merito della Megaevoluzione, ma certamente è molto migliorato da allora. In ogni caso, devo sfruttare un’altra Arte ora.” Si disse, parando un Fuocopugno con Palmoforza, per poi colpire con un’Ossoraffica, che venne tempestivamente bloccata da un Calciardente.
I due avversari arretrarono, ma Lucario sapeva che il tempo era contro di lui. Blaziken si era fatto più veloce, e presto i suoi attacchi non sarebbero più stati facili da schivare.
“D’accordo, in tal caso devo dare il massimo.” Si disse Lucario. E si preparò ad usare la sua Arte migliore.
 
Primeape vide Hawlucha crollare, abbattuto da un Fulmine, ed imprecò. Erano rimasti in pochi tra gli allievi della scuola. Mach e Keym erano stati i primi a essere sconfitti. Il Machop era rimasto coinvolto nella carica di un Chesnaught. Lo stesso Chesnaught era stato sconfitto dal Mankey, che però era stato battuto da un Hitmonchan.
Poi altri erano stati sconfitti: suo fratello Mank, sconfitto da un Hitmonlee. Pancham e Timburr, che avevano sconfitto numerosi avversari per poi essere battuti da un Mienshao e un Conkeldurr. E Leen, che nel combattimento con il suo simile che aveva sconfitto Mank aveva vinto, aveva poi perso contro un Emboar.
A quel punto restavano Makuhita, Meditite, Crag, Timburr, Tyrg, Foo e lo stesso Primeape. Con Lucario e il Gran Maestro impegnati, la situazione per loro era davvero delle peggiori. “Se non arrivano presto, saremo nei guai.” Pensò il Primeape, poi un Mienfoo si lanciò su di lui, ma prima che potesse attaccare uno Psicoraggio colpì il nemico, mandandolo al tappeto. Primeape fece un cenno di ringraziamento a Meditite e si lanciò all’attacco, colpendo numerosi avversari con una serie di pugni. Un Riolu, un Mienfoo ed un Machoke furono sconfitti rapidamente. Poi, Primeape si rese conto di essere circondato. Davanti a lui si schierarono un Conkeldurr ed un Mienshao. Dietro un Emboar ed un Hitmonchan. I quattro Pokèmon sorrisero «Ottimo, ne abbiamo preso un altro.» Disse il Mienshao sorridendo «Devo ammettere che siete bravi, ma non potete resistere contro tutti noi. E ora che i vostri combattenti migliori sono occupati, noi dobbiamo solo liberarci delle mezze cartucce.»
«Strano, pensavo la stessa cosa.» Rispose una voce. Poi un secondo Primeape comparve dalla mischia, colpendo al volto il Mienshao con un Crescipugno. Contemporaneamente, un Heracross caricò Hitmonchan con un Megacorno, ed un Hitmontop colpì l’Emboar con un Triplocalcio.
«Ehilà, fratello, ti vedo in difficoltà.» Disse Prime avvicinandosi al Primeape, che sorrise.
«Siete in ritardo, maledizione, e dove sono Toxyne e Scarry?»
«Toxyne sta aiutando gli altri. La situazione al portone si è fatta piuttosto incandescente, perciò l’ho lasciato là a dar man forte e noi tre ci siamo lanciati in mezzo alla mischia. Quanto a Scarry, arriverà presto.» Rispose Prime, schivando appena in tempo il Martelpugno del Conkeldurr.
«Ottimo.» Rispose il fratello, colpendo con un Crescipugno il Conkeldurr, costringendolo ad arretrare.
«Dannazione, dannazione, abbiamo un problema.» Commentò il Mienshao, lanciandosi contro i due con una Palmoforza. Prime bloccò il colpo con un Megapugno, e sorrise.
«Ci rivediamo finalmente. Mi pare sia passato un po’, Shiemi.»
«Non montarti la testa, avevo semplicemente altro da fare. Comunque, non crederai davvero che il vostro arrivo cambi qualcosa vero?»
«Oh, il nostro no. Il loro, forse sì.» Commentò Prime facendo un cenno con la mano verso la piana a est, dove un grosso gruppo di Pokémon era appena comparso e stava avanzando rapidamente.
«Ma cosa…» Chiese Mienshao, colpendo con un Assorbipugno che Prime schivò. Il Primeape colpì con un Crescipugno un Gurdurr che aveva osato lanciarsi su di lui, poi rivolse nuovamente l’attenzione a Shiemi.
«Sai, il Gran Maestro sapeva che sareste arrivati quando ha incontrato due dei vostri. E sapeva anche che, per quanto forti, i membri della scuola non avrebbero potuto fare nulla se foste stati in tanti. Anche perché pare vi siate portati dietro qualcuno forte quanto il vecchio. Perciò, ci aveva chiesto di tenerci pronti a combattere e ci ha detto cosa fare. Quello è uno squadrone dell’Alleanza. Ho mandato Scarry a fargli una soffiata circa un grosso gruppo di membri dell’Organizzazione. Sembra abbia funzionato.»
Shiemi imprecò. Questo non era decisamente previsto. Nel loro piano, quei duecento pokémon erano solo una misura precauzionale. Il Capitano Blaziken avrebbe dovuto essere lì solo per supporto e comando, e il Generale Harma era venuto per suo personale capriccio. Non avevano previsto in alcun modo una battaglia su larga scala, e lo dimostrava lo schieramento completamente caotico. Se il nemico fosse arrivato contro di loro in quel momento…
«Conkeldurr, Hitmonchan, lasciate perdere il combattimento e cercate di formare una difesa compatta sul fianco da cui sta arrivando il nemico. Muovetevi!» Gridò il Mienshao. I due annuirono. Conkeldurr sollevò una delle grosse colonne di marmo, afferrandola a due mani, e la scagliò contro Crossbow e Topper, che colti di sorpresa non poterono far altro che abbassarsi per evitare il colpo. Approfittandone, Hitmonchan e Conkeldurr corsero verso il fianco est. Primeape fece per correre loro dietro, ma a fermarlo ci pensò l’Emboar, che colpì con una Nitrocarica, costringendolo a concentrarsi su di lui.
«Credi davvero che basterà, Shiemi?» Chiese Prime, colpendo con un Crescipugno, che mancò il volto del Mienshao per un soffio.
«Tu pensa per te, Prime. Avanti, fatti sotto. E per l’amor di Arceus, smetti di usare Crescipugno!» Gridò il pokémon. Poi i due si lanciarono uno contro l’altro.
 
Da qualche parte a Elettria, 11/07/4783, circa le 10
“Luce. Una luce così forte da annichilire ogni cosa. Poi il buio. E una nuova luce. Risate, grida, lacrime, sorrisi, nascite, morti. Due ruggiti terrificanti, poi un terzo capace di annichilire i primi due. Una persone da proteggere. Una luce accecante e una mano che si allunga verso di lui. Il buio. E poi…”
Il Capo dell’Organizzazione si svegliò di soprassalto, ansimando. Si guardò intorno, e lentamente il respiro si fece meno affannoso. “Un incubo, solo un incubo.” Si disse. “Che ore sono?” Si chiese guardando la luce che entrava dalla grande cascata. Dovevano essere circa le dieci, decretò. Si chiese perché stesse dormendo a quell’ora, poi ricordò che era rimasto sveglio fin quasi all’alba a leggere alcune ricerche scientifiche di Durant. “L’ennesima notte passata pressoché in bianco. Ma l’incubo non mi veniva da parecchio.” Scosse la testa, e in quel momento qualcuno bussò alla porta. «Avanti.» Rispose il Capo. E dalla porta entrò il Primo Generale. Il Capo sorrise, salutandolo.
«Buongiorno. A cosa devo questa visita?» Chiese, stirandosi nel Terrorpanno.
«Alla richiesta mensile del Generale di Draghia.»
«Gond è sempre così. Ma questo mese sei qui tu a chiedermelo. Credi dunque che sia davvero necessario inviarlo a Draghia anche se questo significa rompere la regola?»
«Sì signore. Credo che Gond sia estremamente fedele nei suoi confronti. Sono certo che lui non la tradirà.»
«Credi che non lo sappia? Mi fido di lui come mi fido di Harma, a cui ho dato il permesso di partecipare a questo attacco. Ma hai la stessa fiducia in tutti i Generali? Credi che nessuno di loro si approfitterà di questa apertura?»
«Quello che le chiedo signore, è di avere fiducia nella mia capacità di valutazione.»
Il Capo fissò il Generale negli occhi, poi annuì «E sia. Gond può andare a Draghia per tutto il tempo che gli occorre. Digli di prepararsi a partire.»
Il Generale si inchinò poi fece cenno di allontanarsi. Il Capo lo guardò uscire e sospirò. Poi, si sedette alla sua scrivania, afferrò un libro, e prese a sfogliarlo.
“Presto, molto presto, potrò dire addio per sempre a tutto questo.” Si disse, leggendo.

 

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CAPITOLO 162: GENERALE E GRAN MAESTRO

 

 

Spoiler

 

Scuola delle Trecento Arti, 11/07/4783, circa le 11

Blaziken si lanciò all’attacco, colpendo con uno Stramontante, il pugno che dal basso salì verso il mento di Lucario, ma quello lo schivò piegandosi verso destra. Il MegaBlaziken ne approfittò per ruotare su se stesso e colpire con un Calciardente il fianco sinistro rimasto scoperto, ma Lucario ruotò a propria volta, parando con Ossoraffica.

Lucario arretrò e si lanciò in avanti con Extrarapido. Il colpo fu talmente veloce che per un attimo scomparve, ma grazie alla sua abilità Blaziken riuscì a bloccarlo in tempo con un Fuocopugno. Lucario non si diede per vinto, colpendo con un’Ossoraffica, ma Blaziken parò la maggior parte dei colpi. Senza darsi per vinto, Lucario colpì ancora con Extrarapido, ma anche stavolta Blaziken riuscì a bloccare l’attacco.

“Se questo, è il massimo, non ho da preoccuparmi.” Si disse il MegaPokémon colpendo con un nuovo Stramontante, che questa volta fu parato dall’osso, anche se questo venne incrinato dal colpo. Ma questa volta, Blaziken trovò un’apertura nelle difese di Lucario, e colpì con Fuocopugno, scagliandolo via.

Lucario si rialzò “Bene, siamo arrivati al massimo direi.” Poi sorrise.

Blaziken lo guardò sorpreso. «Non vedo cosa tu abbia da ridere.» Commentò.

«Oh, vedrai.» Rispose Lucario. Poi fece forza sulle gambe e si lanciò in avanti con un Extrarapido. E questa volta, Blaziken non vide il colpo finché Lucario non lo ebbe colpito al petto e Lucario fu passato oltre. Blaziken, stupefatto, si girò, e si trovò davanti Lucario, che calò su di lui un’Ossoraffica. Il pokèmon Fuoco rispose con Calciardente, ma incredibilmente il colpo lo danneggiò comunque, costringendolo ad abbassare la gamba.

“Che Giratina succede?” Si chiese, mentre Lucario colpiva con un nuovo Extrarapido che ancora una volta fu notevolmente più veloce dei precedenti.

Il Blaziken, colpito, arretrò, e Lucario colpì con una nuova Ossoraffica. Questa volta però il Calciardente riuscì a bloccarla, e quando il Pokémon usò Extrarapido, Blaziken lo bloccò con un Fuocopugno. Lucario e Blaziken furono entrambi costretti ad arretrare. Poi, Lucario caricò la Forzasfera.  Blaziken la fissò, e si rese subito conto che era molto più piccola del normale. Quando Lucario la lanciò, però, il colpo fu talmente veloce che il MegaBlaziken non fece in tempo a schivarla, venendo centrato in pieno petto.

“Non capisco.” Si disse Blaziken rialzandosi “Alcuni colpi sono più potenti e veloci, altri sono normali. Cosa cambia?” Si lanciò in avanti con un Calciardente, che Lucario parò con Ossoraffica. Poi, il pokémon Acciaio calciò, mirando al fianco di Blaziken.

“Un calcio normale? Perché?” Si chiese Blaziken. Ma quando la zampa lo colpì al fianco, fu scagliato via con una forza incredibile. Blaziken ruotò su se stesso, atterrando in piedi, con le ginocchia piegate, e Lucario gli piovve addosso, colpendo con Ossoraffica. Il MegaBlaziken rispose con Stramontante, ma ancora una volta fu il suo braccio a provare dolore, mentre l’osso non si danneggiò minimamente. Se non si fosse spostato all’indietro all’ultimo istante, l’attacco lo avrebbe colpito. Il pokémon si rialzò in piedi, e parò a stento con Calciardente un nuovo calcio. Con sua sorpresa, Lucario non subì alcun danno, come invece Blaziken si aspettava.

Blaziken arretrò, e Lucario scagliò una nuova Forzasfera, che ancora una volta fu così rapida che centrò in pieno il volto dell’avversario. Blaziken riuscì a non cadere, ma i danni che aveva subito erano ingenti.

“Rifletti. Come può superarmi in velocità e potenza?” Si disse mentre un Extrarapido arrivava a un passo dal colpirlo, senza però riuscire a centrarlo. “E perché succede solo alcune volte?” Si domandò, mentre calava un Calciardente e Lucario lo schivava.

“Forzasfera, Extrarapido, Ossoraffica e Palmoforza… e quel calcio.” E improvvisamente Blaziken realizzò cosa poteva essere.

«Stai usando la tua aura per rendere più forti i tuoi colpi! Per questo alcuni sono più veloci del normale. La accumuli nel tuo corpo, poi la dirigi in varie parti di esso. Per questo i tuoi calci erano più forti e il tuo Extrarapido più veloce!» Disse mentre colpiva Lucario con un Fuocopugno, che il pokémon schivò per un soffio.

Lucario sorrise. «Davvero bravo. Ma anche se lo sai, ormai non puoi farci molto.» Rispose Lucario, e colpì con una Palmoforza di potenza inaudita. Blaziken fu scagliato via e crollò a terra, svenuto.

Il Lucario ansimò, con la pelliccia imperlata di sudore “L’Arte del Controllo dell’Aura è davvero sfiancante.” Si disse. Era un’Arte che solo i Lucario sapevano sfruttare appieno, perché solo loro potevano controllare l’aura dei loro corpi con sufficiente abilità, riuscendo a convogliarla in tutto il corpo e non solo nelle zampe anteriori, come facevano di solito i Pokémon con Palmoforza. Lucario era abbastanza abile da riuscire a trasmetterla anche attraverso gli oggetti che teneva in mano.

“Il problema è che non posso usare attacchi basati sull’aura mentre ne accumulo.” Commentò tra sé. Poi abbattè un paio di avversari lanciatisi contro di lui, e cercò di ritrovare il padre. Quando lo individuò vide il segnale e si allontanò il più possibile, sapendo che era giunto il momento di usare la Pietra.

 

Il Gran Maestro evitò un Vitaltiro e colpì con Assorbipugno, ma Hariyama lo bloccò con Sberletese. Poi si colpì il petto con la mano. Il Panciamburo gli causò grossi danni, ma quando il Gran Maestro colpì con Ossoraffica, la Svegliopacca fu così potente da arrivare a un passo dallo spezzare l’osso. Se il Lucario non avesse infuso la propria aura nell’osso, quello si sarebbe rotto di certo.

Il Gran Maestro arretrò e sorrise “Se quello che ha detto Eelektross è vero, non devo dare per scontato che le sue capacità siano queste. Devo aspettarmi di tutto.” Si disse, e si lanciò all’attacco con un calcio caricò d’aura, ma l’avversario lo bloccò con una Svegliopacca. Entrambi sentirono dolore nella parte colpita, il che sorprese ambo le parti. Il Lucario arretrò. “Ha un ottimo ritmo, ed è riuscito a capire subito come funziona il Controllo dell’Aura. Inoltre, è decisamente forte. Erano anni che non combattevo alla pari con qualcuno.” Pensò, colpenso con un Palmoforza potenziato da ingenti quantità d’aura. L’attacco era decisamente potente, ma Hariyama lo bloccò con uno Sberletese, poi colpì con un secondo colpo, mirando alla testa del Lucario. Questi schivò l’attacco e colpì con Ossoraffica, ma Hariyama schivò l’attacco e colpì con Svegliopacca, mancando per pochissimo il volto del Gran Maestro.

A quel punto, il Lucario si rese conto che era il momento di dare davvero tutto. E scagliò verso il cielo una Forzasfera. Per qualche attimo non successe nulla, e il pokémon Acciaio si limitò a schivare gli attacchi, poi percepì una forza enorme invadergli tutto il corpo. Sentì gli spuntoni d’acciaio comparire sulle braccia e sulle gambe, percepì il pelo dietro la testa allungarsi e vide il pelo in parte allungarsi e in parte cambiare colore. Un attimo dopo, un MegaLucario era in piedi davanti all’Hariyama, che sorrise.

«Bene vecchio, vedo che avevi ancora un asso nella manica. D’accordo, non voglio essere da meno.» Il Gran Maestro fissò il pokémon, e percepì un enorme mutamento nella sua aura. Poi l’Hariyama prese a cambiare forma. Sulla sua testa spuntarono due larghe corna marroni, che il Gran Maestro riconobbe all’istante come quelle di Terrakion. Sulle sue spalle comparvero due escrescenze appuntite. Sulle sue braccia crebbero delle lunghe foglie verdi. Dietro le corna crebbe un’enorme criniera rossa. Le grosse frange gialle intorno alla vita divennero nere.

“Terrakion, Cobalion, Virizion, Keldeo, Meloetta… Che cos’è questo?” Si chiese il Gran Maestro fissando l’avversario.

«Ti piace, vecchio? Io sono il migliore dell’Organizzazione, creato usando solo dei Loro. Ma questo è solo l’inizio.» Rispose l’Hariyama continuando a sorridere. I due per un momento si guardarono, poi si lanciarono uno contro l’altro, colpendo il primo con la Palmoforza rinforzata dall’aura e dalla Megaevoluzione, il secondo abbassando la testa puntandola in avanti, colpendo con Spadasolenne. I due attacchi si scontrarono, e l’onda d’urto fu tale che i pokémon nel raggio di venti metri furono scagliati via, e si sollevò una nube di polvere. Quando quella si diradò, il Lucario, ansimante, aveva un ginocchio posato a terra, mentre il suo avversario era in piedi, di fronte a lui.

L’Hariyama si preparò a partire all’attacco, e calò un Vitaltiro, ma persino in quel frangente Lucario riuscì a bloccarlo con l’osso.

Hariyama si preparò a calare un ultimo colpo, ma Lucario riuscì a rialzarsi in piedi e colpì con un Assorbipugno, che Hariyama parò quasi annoiato. «Arrenditi vecchio. Hai perso.» Disse, poi colpì con Sberletese, ma Lucario le schivò tutte.

«Credi davvero? Ho ancora diverse carte da giocare, ragazzino.» Rispose il Gran Maestro. Si allontanò, poi caricò una Forzasfera. E la comprimette, ancora e ancora, finché non fu minuscola. Poi la lanciò.

Hariyama guardò la minuscola sfera sfrecciare verso di lui, a una velocità incredibile, e prima che potesse pararla lo colpì in pieno petto ed esplose. L’onda d’urto scagliò via Hariyama, che si ritrovò in ginocchio a propria volta.

“Ha concentrato tutta la sua aura in un singolo colpo e l’ha compressa per aumentare ulteriormente forza e velocità? Questo richiede un controllo dell’aura superiore a tutti quelli che ho affrontato. Ho sbagliato a sottovalutarlo.” Si disse il Generale “In tal caso, dovrei forse usare quello?” Si domandò. Prima che potesse farlo, però, un Hitmonchan corse verso di lui.

«Signore, abbiamo un problema. Il Capitano Blaziken e molti Tenenti sono stati sconfitti. E proprio ora, una squadra dell’Alleanza marcia verso di noi. Stiamo cercando di radunare i nostri in modo da contrastare l’attacco, ma…»

Hariyama soppesò la cosa. Potevano facilmente sconfiggere i membri della scuola da soli, se avesse usato quel suo potere, ma non sapeva quanto avrebbe resistito prima di esaurirne l’effetto, visto che negli allenamenti vinceva subito dopo averlo usato. “Dovrei davvero cercare di capire quanto dura. Maledizione, e io che speravo di divertirmi ancora un po’. D’accordo.” «Ordina la ritirata. E tu» disse l’Hariyama riprendendo il proprio aspetto e indicando il Lucario, in piedi di fronte a lui «sei un degno avversario, ma preparati. Un giorno tornerò ad affrontarti.» Poi l’Hariyama prese a gridare ordini, facendo iniziare ai soldati una ritirata ordinata. Il Gran Maestro lo fissò, ma preferì non attaccare. “Anche perché non so se riuscirei a vincere.” Si disse. Poco prima che arrivasse l’Hitmonchan, aveva percepito un secondo mutamento nell’aura dell’avversario, qualcosa che l’aveva fatto tremare. Il Gran Maestro si diresse invece verso il portone, per scoprire come stessero i suoi allievi. Mentre il nemico si ritirava, si sorprese a pensare di essere stato fortunato.

Non lo sapeva, ma era la stessa riflessione di Hariyama, mentre guidava le sue truppe nella ritirata. “Quel Lucario era davvero forte. Avrei vinto, ma avrei dovuto usare quello. E la cosa sarebbe stata problematica.” Si disse. “Comunque, adesso devo pensare alle truppe.” E riprese il comando della ritirata, muovendosi verso le retrovie per riunirle.

 

Scuola delle Trecento Arti, 11/07/4783, circa le 12

«Spero siate consci del pericolo che avete corso.» Commentò il Comandante delle forze dell’Alleanza, seduto con il Gran Maestro e Lucario nella sala degli allenamenti.

«Sì, signor…»

«Vi chiedo venia per la mia maleducazione, dimenticavo di presentarmi. Sono il Comandante di Reggimento Fagris. Siete stati invero molto fortunati, giacché mi trovavo per una coincidenza alla base dell’Alleanza della città qui vicino, Boxing Town. Dovendo muovere le truppe della zona da qui verso la battaglia che ci attende ad Elettria, avevo scelto quel loco come base per effettuare l’adunata delle unità. Quando un vostro messo mi ha comunicato la situazione, non ho potuto esimermi dal muovere in vostro aiuto.» Disse il grosso Cofagrigus, sorridendo amabilmente.

«E di questo le siamo molto grati, signore. Mi domando però come faremo se decideranno di tornare all’attacco.»

«Invero si tratta di una situazione incresciosa. Vi suggerirei, se posso permettermi, di lasciare la vostra Scuola adesso, prima del ritorno delle forze nemiche. Prima che rimostriate» aggiunse subito «vi prometto che, visto sono bendisposto nei vostri confronti, offrirò tutto il sostegno possibile affinché l’abbandono sia quanto più indolore può essere. In particolare, io e i miei uomini saremo lieti di aiutarvi a portar via tutto ciò che possedete, così da lasciar dietro di voi il solo edificio fisico.»

«Mi sembra un’offerta molto generosa. Anzi, troppo generosa. Non posso fare a meno di chiedermi se vogliate qualcosa in cambio.»

Il Cofagrigus sospirò, continuando a sorridere «Sono costretto ad ammettere che dovrò imporvi un dazio per questa nostra offerta. Riconosco che ciò è quantomai scortese, specie considerato che ma devo chiedere a tutti i componenti della vostra scuola di unirsi all’esercito di Arenia.»

Il Gran Maestro annuì «Si tratta della coscrizione di leva, dico bene?»

«Ahimé, è corretto. Tutti i paesi della Coalizione, fatta eccezione per Espia, che attualmente si trova in una situazione di grave crisi e che comunque non ha nel proprio ordinamento l’obbligo di leva, stanno riunendo un esercito, si può dire di riserva a quello che si è già in gran parte riunito ad Elettria, che formerà una forza di riserva nella malaugurata circostanza in cui…»

«In cui quello di stanza all’estero venga distrutto, certo. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, era troppo sperare che Arenia la guerrafondaia rimanesse in pace ancora a lungo. In ogni caso, anche se è una pura formalità, accetto a nome della mia scuola. In cambio, vi chiedo solo di aiutarmi a mettere in salvo i documenti raccolti nel corso degli anni da me e i miei predecessori in cui abbiamo conservato le conoscenze su tutte le trecento arti insegnate in questa scuola.»

«A tal proposito, su richiesta del Re di Spettria Chandelure, era già stato organizzato il trasferimento di numerosi documenti di grande importanza in quello che è al momento il luogo più sicuro di Pokémos, il palazzo reale di Elettria. Se lo desiderate, anche i vostri documenti saranno là conservati. Intercederò per voi presso il Generale Medicham. Giacché egli ha un debito nei miei confronti, sarà ben lieto di aiutarmi.»

«La ringrazio, ma ancora una volta la sua generosità mi sembra sospetta. Cosa vuole in cambio?» Domandò Lucario.

«Lei è estremamente arguto. In effetti, desidero che voi vi uniate alle unità sotto il mio comando. So riconoscere pokémon forti quando li vedo, e i membri della vostra scuola ivi presenti sono senza dubbio alcuno abili combattenti. Abbiamo catturato non meno di quaranta prigionieri, anche se purtroppo non il Capitano che lei ci ha descritto.» Disse facendo un cenno verso Lucario.

«Suppongo sia fuggito. E dei nostri compagni feriti avete notizie?»

«La maggior parte di loro si sta riprendendo. Solo tre sono in condizioni problematiche, ma i medici sono positivi circa la loro completa guarigione.»

«La ringrazio molto. Se non le dispiace, ora dovrei parlare di questa novità con i miei allievi.»

«Ma certo, comprendo perfettamente. Per questa notte stanzieremo qui, nel caso di un nuovo attacco. Domattina, vi prego di seguirci tutti. E credo di dover aggiungere, dato che ho notato alcuni elementi… particolari tra le vostre fila, che il servizio militare speciale non terrà conto di precedenti nel campo della criminalità.» Aggiunse il Cofagrigus, per poi uscire dalla stanza.

«Quindi andremo in guerra, eh?» Chiese Lucario alzandosi.

«Pare di sì, figliolo, anche se per il momento è solo servizio militare. Mio padre sperava di essere l’ultimo della nostra famiglia a vestire il ruolo del soldato, ma era solo una pia illusione. E ora è giunto il nostro turno.»

«In tal caso, dobbiamo prepararci. Vuoi che vada io a dirlo a loro?»

«No figliolo. Piuttosto, comincia a preparare i libri per il trasferimento.»

Lucario si avviò, e il Gran Maestro fece di tutto per trattenersi dall’aggiungere il resto, mordendosi le labbra, ma alla fine parlò «E figliolo, più tardi vieni da me. Devo mostrarti una cosa.»

E detto ciò, il Gran Maestro uscì, sospirando “Forse è proprio vero che sono solo un vecchiaccio.”

 

Brightspark, 11/07/4783, circa le 12

«C’è voluto più del previsto.» Commentò M’Phar guardando la cittadina di Brightspark davanti a lui «Ma siamo arrivati.»

Surskit guardò la città davanti a sé, e confrontandola con Electronvolt, o anche solo con Volt Port, si rese conto che era molto più piccola delle città che aveva visto finora.

«So cosa stai pensando, “Specchio”.» Commentò M’Phar, e Surskit fu sorpreso di sentirgli usare quel soprannome che avevano inventato il Capitano e gli altri «“Com’è piccola questa città”. Lo pensano tutti, la prima volta che vedono questo posto. La verità è che Brightspark è una città agricola, perciò i suoi abitanti vivono sparsi per la campagna. Perciò, anche se è molto antica, non è mai diventata grande come Volt Port, Ampere City o Ohm Town.»

«Se hai finito di fare da guida, là c’è il palazzo ducale.» Disse Molg, indicando il palazzo che si ergeva al centro della città. In realtà anche l’edificio appariva piuttosto piccolo rispetto ad altri palazzi che aveva visto in giro per Pokémos, con quattro tozze torri intorno al mastio centrale, ma Surskit decise che non era il Pokémon adatto a fare paragoni, visto che quelli in cui era stato erano quasi tutti palazzi reali.

I tre pokémon si avvicinarono alla porta e due Pokémon sbarrarono loro la strada, ma quando riconobbero M’Phar uno dei due si precipitò dentro il palazzo ad avvisare, probabilmente il Duca. Tornò poco dopo facendo loro cenno di seguirli, e i tre marciarono in un largo corridoio decorato con arazzi e dipinti, raffiguranti svariati Emolga che, non fosse stato per i nomi diversi, a Surskit sarebbero sembrati quasi tutti uguali, anche se qualcuno si distingueva. Uno di loro era cromatico, uno aveva una pelliccia lunghissima. Uno, quello che colpì di più Surskit, aveva una lunga cicatrice sopra il naso e mancava di un braccio e un orecchio. Surskit non riuscì a leggere la targhetta con il nome in tempo, e i tre passarono oltre.

Infine, entrarono in una larga sala. Davanti a loro, seduto su un trono stava il Duca di Brightspark, Lord Molg Brightspark. Il pokémon era evidentemente molto anziano, con la parte nera della pelliccia ingrigita. Eppure, nei suoi occhi Surskit lesse una fierezza che gli ricordò lo sguardo di Emolga: calmo, eppure anche coraggioso. “Però forse mi sto facendo suggestionare da quello che mi ha detto M’phar.” Si disse.

«Benvenuto Lord M’Phar.» Iniziò il Duca di Brightspark, con una voce sorprendentemente ferma e profonda «A cosa devo la sua inattesa visita?»

«Sono qui, mio lord, per proporle uno scambio equo tra il suo esercito e informazioni che per lei sono di vitale importanza.»

Lord Molg probabilmente fu sorpreso da quel discorso così diretto, ma non lo diede a vedere. Si limitò a rispondere. «Ebbene, cosa mai potrebbe darmi in cambio del piccolo esercito che possiedo? Spero che valga parecchio, questa informazione.»

«Certo che sì. Vale un erede per il suo titolo.» Rispose M’Phar, e Lord Molg strabuzzò gli occhi, cosa che M’Phar colse all’istante. «Io so dov’è, Lord Molg. Posso dirle dove si trova il suo erede, a due sole condizioni. Avere il suo esercito, e poter organizzare liberamente l’accordo nuziale di suo figlio. Accetta?»

Surskit capì finalmente qual’era il piano di M’Phar. Organizzando lui l’accordo di matrimonio di Emolga, poteva in realtà fargli sposare la sua fidanzata, senza che il vecchio Duca potesse dire nulla. In questo modo, Emolga non avrebbe avuto da ridire circa l’accettare il titolo, visto che non avrebbe perso nulla.

Lord Molg ponderò la questione per qualche momento, poi annuì «Affare fatto, Lord M’Phar. Ora però mi dica dov’è.»

M’Phar sorrise e cominciò a spiegare quello che aveva scoperto. 

 

 

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CAPITOLO 163: OFFERTA

 

 

Spoiler

 

Brightspark, Palazzo Ducale, 11/07/4783, circa le 13

«E questo è quanto. Come può vedere, Surskit confermerà che Emolga è con il Gruppo, mentre Molg, qui, confermerà che è lo stesso Emolga.»

«Prima di tutto, il suo nome è Emmolg Brightspark, la invito a usare quello d’ora in poi, Lord M’Phar.» Rispose il Duca «In secondo luogo, vedo le prove e le credo. Ha la guardia ducale a sua disposizione. Credo che anche per me sia giunto il momento di entrare in guerra.»

«Non avrà intenzione di combattere personalmente, Duca.» Rispose M’Phar.

«Ne ho invece tutta l’intenzione. Sono vecchio, Lord M’Phar, e se non sono riuscito ad aver figli finora, non c’è modo che io ne abbia in futuro. Emmolg sarà il mio erede, non ci sono alternative. Perciò, mi posso permettere di entrare in guerra al fianco del mio Re. La mia morte, che venga in questa guerra o venga dopo, porterà alla sua salita al trono. Mi affido a lei, nel caso io muoia sul campo di battaglia, affinché i suoi diritti siano riconosciuti. E mi auguro che intenda trovargli un buon partito. Un partito nobile.» Aggiunse, con uno sguardo eloquente alla sua omonima in piedi accanto a Surskit.

«Vedrà che sceglierò la pokémon più… adatta.» Rispose il Duca, sorridendo. Surskit per un attimo si chiese se intendesse davvero lasciare che Emolga sposasse la sua fidanzata, ma scosse la testa “Non sarebbe mai così meschino.” Si disse.

«Ne sono lieto. Ora, abbiamo altro di cui discutere? In caso contrario, sarebbe mio piacere invitarvi a pranzo.»

«No, mio Lord.» Rispose M’Phar «Le sono grato per l’offerta, ma devo ripartire immediatamente. I miei due compagni sono membri dell’esercito e devono rientrare il prima possibile. Quanto a me, ho urgenti questioni ad Ampere City che devo risolvere.»

«Non la trattengo in tal caso. Arrivederla.» Rispose Lord Molg. A Surskit il Duca parve quasi offeso.

I tre uscirono dal Palazzo Ducale, e si diressero nuovamente verso l’uscita di Brightspark. M’Phar sospirò «C’è voluto molto meno di quanto credessi. Una volta quel vecchio non avrebbe mai mollato l’osso così facilmente. Si vede proprio che invecchiare fa male a tutti.»

«Beh, meglio per noi.» Commentò Molg «Così potrò tornare alla base prima.»

«E io potrò riunirmi con la squadra.» Aggiunse Surskit, pensando a Dustox.

«Fossi in voi non sarei così contento di riunirmi all’esercito.» Rispose M’Phar.

«E perché scusa?»

«Non lo so. Ho un brutto presentimento. Le ultime informazioni che ho ricevuto dicevano che il nemico si sta limitando a colpire le salmerie o i rinforzi. Ma non credo andrà avanti così per molto. Presto o tardi, dovrà cominciare ad invadere Pokémos, se vuole portare avanti il suo piano.»

«Lo so. Possiamo solo sperare che accada tardi.» Commentò Surskit “E sperare di non incontrare di nuovo Roserade.” Si disse il Pokémon.

 

Spettria, Colline Fantasma, 11/07/4783, circa le 18

Mismagius era tranquillamente sospesa dietro alla propria scrivania, intenta a leggere un rapporto, quando udì improvvisamente dei rumori forti. Aggirò la scrivania e stava per uscire, quando una Misdreavus irruppe attraverso la porta.

«Capo, mi scusi, è stato un incidente, non volevo, non era mia intenzione, io…»

«Stai calma e dimmi subito cos’è succeso.» Intimò Mismagius, osservando la pokémon. Dreav era una delle nuove leve, ma si era guadagnata rapidamente un posto come membro fisso per la sua abilità di furto. Tuttavia, si faceva prendere troppo facilmente dal panico, il che dimostrava quanto avesse ancora da imparare.

«Alcuni pokémon di un gruppo criminali ci hanno seguito. Siamo sotto attacco.»

Mismagius sorrise «Non vedo il problema. Mi pare sia la terza volta solo questo mese. Ci toccherà trasferire il rifugio, ma L’Ombra non si cattura.» Commentò Mismagius. La sua organizzazione criminale, l’Ombra, era una delle più grandi di Spettria, il che le aveva fatto molti nemici. “Saranno i Nuova Ombra? No, questa base non la conoscevano. Oppure… No.” «Dreav, sai chi sono i nostri nemici?»

«In realtà sì. Si tratta di quell’organizzazione fondata da un Pokémon di Elettria una decina di anni fa. Ricorda, nell’ultimo periodo hanno preso a reclutare decine e decine di membri, e da quel che vedo pare sia stato per catturare noi.»

«Sì, mi erano arrivati alcuni rapporti secondo cui stavano rapidamente rubando aree di influenza nelle città principali, ma non credevo avrebbero osato attaccarci nella nostra stessa base. Andiamo Dreav, dobbiamo fare pulizia della spazzatura.»

Mismagius e la Misdreavus percorsero la galleria, e quando raggiunsero la parte più esterna del rifugio, nel corridoio centrale, si trovarono davanti un’ecatombe. Decine di Pokémon Spettro erano a terra, e Mismagius riconobbe tutte le sue guardie. L’ultima, un Golurk, fu abbattuta in quel momento da un Pugnodombra. Poi, il Dusknoir sorrise.

«Sembra che sia arrivata la regina. Bene, ero stanco di picchiare i pedoni.» Commentò il Pokémon.

«Che volete?» Chiese Mismagius, rendendosi conto che la situazione era molto peggiore del previsto. Oltre a Dusknoir, c’erano solo una decina di altri Pokémon nella caverna. Dovevano essere stati undici contro quaranta, eppure non sembrava essere crollato nessuno degli avversari, perché tra i pokémon a terra non ne vide nessuno sconosciuto.

«Solo parlare. O meglio, solo farle una proposta, e se rifiuta obbligarla ad accettare.»

«Un’ampia gamma di scelte, non c’è che dire.» Commentò Mismagius lanciando una Palla Ombra. Dusknoir sbadigliò, sollevando il braccio e bloccando il colpo con la mano.

«Via, madame, non sia così scortese. Crede che volessi arrivare alle mani? Io sono venuto in pace. Sono le sue guardie che hanno equivocato.»

Mismagius lo fissò e sospirò «D’accordo. Sentiamo. Cosa vuoi?»

Dusknoir abbassò il braccio e sorrise «Molto semplice. Voglio l’Ombra.»

 

Piane Mefitiche, Ansa delle Tossine, 11/07/4783, circa le 19

Quando il Garbador aprì la porta, il Venomoth alzò lo sguardo dal sudicio bancone. Dietro a quello, entrarono una ventina di Pokémon. Quando riconobbe l’ultimo ad entrare, sbarrò gli occhi, stupito.

«W-Weezing? Tu? S-Sono anni che non…»

Il Weezing sospirò, e una zaffata di gas velenoso uscì dalla sua bocca «Ascolta, se pensi che sia venuto qui per quella vecchia storia, stai tranquillo, ho deciso di soprassedere. Per questa volta considerati fortunato, anche perché vedo che la lezione l’hai imparata. No, sono qui per il tuo capo.»

«V-Vuoi vedere il signor Plumv? Io non so se…»

«Fallo. Venire. Qui.» Rispose Weezing. Venomoth impallidì, poi scomparve dietro una porta. Poco dopo rientrò, tremante, seguito da un grosso Vileplume. Weezing sorrise, rilasciando una nuova zaffata di gas velenoso. «Plumv, quanto tempo. Ho sentito che l’Ansa Venefica si sta facendo un nome.»

«Non certo per merito tuo. Mi hanno detto che una decina di anni fa hai cominciato a lavorare per un Eelektross. Come ci si sente a fare il sottoposto?»

«Magnificamente, e sono certo che gradirai anche tu la posizione.»

Plumv sbarrò gli occhi «Come?»

Weezing sbuffò altro gas e sorrise «Sono venuto per prendere il controllo della tua organizzazione Plumv. Avete giocato, ma è ora che i bambini tornino a casa.»

«Se credi che cederò…»

«Se preferisci, puoi bruciare.»

«Cos…» Iniziò Plumv, ma un dubbio lo assalì. Annusò l’aria, e si rese conto che l’odore di gas ormai era ovunque.

«Ti do dieci secondi Plumv. O rispondi, o Barg, qui, darà fuoco al gas. E non ti piacerà.» Commentò indicando il Garbador.

«Sei fuori di testa? Morirete anche tu e i tuoi.»

«I miei? Non te ne sei accorto? I miei sono già usciti da qui mentre parlavamo.» Commentò Weezing. Venomoth e Plumv erano troppo concentrati sullo Weezing, e gli altri ne avevano approfittato per andarsene silenziosamente. Nel locale erano rimasti in quattro.

«E tu come pensi di fare?»

«Noi Weezing siamo fatti di gas solido. Un esplosione di modesta entità non può ucciderci, e questa quantità di gas è perfetta. Quanto a Barg, ci è abituato, è il mio esperto in esplosioni. Mentre non mi pare che voi le gradiate particolarmente. Ebbene, Plumv?»

«Sei stupido? Se pure accettassi, come faresti a fidarti di me?»

Weezing lo fissò, poi rise sonoramente «Fidarmi? Tu credi davvero di poterti fidare di qualcuno, nel mondo del crimine? Bwahahah, troppo spassoso. Io non mi fido di nessuno. Tu diventerai un mio sottoposto. E se sgarrerai, ne pagherai le conseguenze.»

Il Vileplume per un attimo non seppe che dire. Poi aprì la bocca e rispose.

 

Oscuria, Città Caverna dei Ladri, 11/07/4783, circa le 19

«Quindi, fatemi capire, voi vorreste che diventassimo vostri sottoposti, dico bene?» Chiese Skuntank.

«Esattamente.» Rispose il Mightyena. Dieci pokémon erano seduti nella stanza fatiscente, oltre ai Fratelli Neri. Tutti quanti dalla parte del Mightyena che si era presentato da loro con quella assurda richiesta.

«Esattamente. Il capo ci ha ordinato di portare dalla nostra parte tutti i criminali di Pokémos, e voi siete molto famosi. Inoltre, disponete delle ricchezze della Città Caverna, che potrà anche fungere da utile base.»

«Un buon piano. Tuttavia, credo che stiate dimenticando una cosa: noi non abbiamo intenzione di diventare i sottoposti di nessuno.» Commentò Umbreon.

«Davvero? Mi dica, Liepard, so che lei ha visto un certo Eelektross di recente. Può descrivere ai suoi fratelli come le è sembrato?» Chiese Mightyena.

«Non ho assistito all’intero scontro, ma era inequivocabilmente forte.» Rispose la pokémon senza sbilanciarsi.

«Fortissimo. Non mi vergogno a dire che mi ha sconfitto, perché so che questo non significa nulla. Ebbene, lui è il mio capo. Vedetela così. Non lavorerete per me. Lavorerete per lui.»

«Un ottima proposta, ma io ne ho una migliore: Non lavoriamo per nessuno, e voi ve ne andate» Rispose il Pangoro, alzandosi e colpendo con un Dinamipugno mirando al volto di Mighthyena «Al Mondo Distorto.»

Mightyena schivò il colpo e sospirò «Ma perché le teste calde le incontro tutte io?» Si chiese, lanciandosi all’attacco.

 

Espia, Bosco delle Meteore, 11/07/4783, circa le 19

Reuniclus schivò la Palla Ombra e si nascose dietro un albero. “Dieci? Venti? Comunque tanti.” Borbottò fra sé. “E io tra due ore sono atteso al palazzo di Elettria, maledizione. Devo sbrigarmi.”

Il Pokémon rifletté. Sapeva che la Compagnia delle Meteore, la banda di ladri ch voleva reclutare, si trovava tutta lì intorno. Aveva incontrato il loro leader, una Swoobat, e all’inizio le cose sembravano andare bene. Peccato che poi quella lo avesse attaccato a sorpresa e lui fosse caduto in un’imboscata. I suoi erano stati sconfitti, pur vendendo cara la pelle.

“D’accordo, vediamo un po’, ho dimenticato gli anelli, ma ho le carte. Meglio di niente.” Si disse. I quattro mazzi che portava con sé presero a fluttuare come impazziti, poi le carte volarono tutto intorno. Ogni carta era cosparsa di una piccola quantità del suo liquido verdognolo.

Quando le carte furono sospese per tutto il bosco, Reuniclus chiuse gli occhi, e si concentrò nel percepire ciò che si trovava intorno al liquido sulle carte, che essendo parte di lui era collegato. Ben presto, ebbe ben chiara la posizione di tutti i nemici. A quel punto, fu facile sconfiggerli uno dopo l’altro attaccandoli con Psichico, anche se si trovavano in punti nascosti, usando il liquido per scagliare l’energia psichica.

L’ultima fu Swoobat, che Reuniclus catturò colpendola numerose volte per poi bloccarla con la telecinesi, senza che fosse in grado di reagire. Lo sforzo lo costrinse a far cadere a terra la maggior parte delle sue carte, ma in ogni caso aveva vinto.

«Quindi, Swoobat, dove eravamo rimasti?» Chiese con un largo sorriso.

 

Da qualche parte a Elettria, 11/07/4783, circa le 23

I fratelli Magmortar e Camerupt percorsero il lungo corridoio verso la sala del Consiglio della Notte. Arrivati davanti ad essa, riconobbero gli altri capitani di Vulcania, Houndoom, Pyroar e Rapidash. Mancavano solo Charizard, Flare e Delphox.

«Oh, vedo che avete perso.» Commentò Camerupt.

«Perché, voi avete vinto? Eppure nessuno mi ha detto che hanno catturato Gliscor.» Rispose Houndoom.

«Hai ragione. Abbiamo fallito entrambi, D…» Iniziò Magmortar, con un largo sorriso.

«Non osare!» Tuonò la Pokémon «Quello non è più il mio nome, l’ho cambiato anni fa.»

«Oh, via, era un nome così carino. In fondo, non c’è niente di male nel chiamarsi D…»

«Ti avverto Magmortar, se osi pronunciare quel nome…»

«Ma come, non posso dire D…» Continuò il Pokémon, ma in quel momento la porta della sala del Consiglio della Notte si aprì. I sei pokèmon guardarono verso la porta, e ammutolirono. L’avevano incontrato una sola volta, ma il Capo era inconfondibile, con il suo Terrorpanno che lo copriva completamente.

«Ah, miei Capitani, che piacere vedervi. Spero siate in forma. Ho sentito del vostro fallimento, ma a questo punto il Gruppo è diventato un problema principale e, a quanto pare, superiore quanto a forza a due o tre Capitani insieme, anche se trovo la cosa assurda. Perciò, stiamo pianificando nuove soluzioni. Questo non toglie che non tollero la vostra sconfitta. Ma di questo si occuperanno i miei Generali. Buona fortuna.» Disse il Pokémon avvolto nel mantello, per poi allontanarsi. Poi, il Consiglio della Notte chiamò nella stanza i Capitani.

«Benvenuti, miei Capitani.» Salutò freddamente Fern appena i sei entrarono. Era evidente sia dalla sua espressione che dall’atmosfera che lo circondeva che l’Infernape era infuriato. Houndoom si guardò intorno. Il Generale di Espia, Wobros, sembrava stranamente compiaciuto della situazione. Quello di Arenia, Harma, sembrava essere più concentrato su alcuni pensieri personali che su quello che stava succedendo in quel momento. Non che la cosa fosse sorprendente: era partito per divertimento, accompagnando di sua iniziativa lo squadrone sotto il comando del Capitano Blaziken che doveva distruggere una scuola. Il risultato era stato tremendo, con quarantadue soldati catturati e lo stesso Blaziken, insieme a quasi tutti i Tenenti di Arenia, inclusi quelli di Breloom, sconfitti. Nessuno di questi era stato catturato solo grazie al coraggio di numerosi soldati che avevano combattuto per riportarli alla base. Lo stesso Harma, nel corso della ritirata, si era distinto sconfiggendo ogni singolo Pokémon delle unità inviate all’inseguimento, permettendo così all’armata di dividersi in piccole squadre che avevano poi raggiunto in momenti separati la base di Arenia. C’era voluta buona parte di quella giornata, ma alla fine erano rientrati, e l’Hariyama, per compensare almeno parzialmente la sconfitta, aveva catturato una ventina di soldati dell’Alleanza, quelli dell’ultimo gruppo di inseguitori incrociato. Ma la cosa più bizzarra era che girava voce che lui, il più potente tra i Generali, si fosse trovato in difficoltà contro un avversario. Anche se pareva non avesse usato la sua famosa “ultima capacità”, era comunque un’idea spaventosa pensare che qualcuno fosse stato in grado di misurarsi con lui alla pari.

Gli altri Generali avevano espressioni meno neutre dell’Hariyama, anche se nessuno sembrava davvero interessato. Pareva più che volessero solo vedere cosa avrebbe fatto Fern.

«Se avete qualcosa da dire, parlate adesso. Volete fare correzioni ai vostri rapporti? Siete certi di tutto ciò che avete scritto?» Chiese Fern, con i fogli davanti a sé sul tavolo. Quando nessuno parlò, annuì «Ma bene. Quindi devo credere a tutto quello che avete scritto. Houndoom, cominciamo da te. Hai davvero affrontato un superstite della Prima Generazione del Progetto S?»

«Sì signore. Lui ha detto così, e non c’è modo che mi stesse ingannando. Se avesse voluto mentire, ci sarebbero state menzogne migliori. E anche se avesse provato a nascondermelo, avrei riconosciuto quel potere comunque.»

«D’accordo. Camerupt, tu hai combattuto contro il Raichu e il Principe di Spettria, e sei stato sconfitto da una mossa combinata creata dal Locomothunder e dalle fiamme dello Chandelure, giusto?»

«Sì signore. Sono stato ipnotizzato dalle Fiamme di quello Chandelure e colpito da un attacco combinato.»

«Ma bene. Rapidash, Pyroar e voi due Magmortar, voi siete stati sconfitti dal Dragalge, l’Emolga e il Gliscor. Giusto?»

«Sì, Generale.» Rispose Magmortar, e gli altri assentirono.

A quel punto, all’improvviso, Fern saltò in piedi e batté il pugno sul tavolo, con una violenza tale che sul legno si aprirono delle crepe «Sì, Generale? Tutto qui quello che avete da dire? Houndoom e Camerupt avevano scuse accettabili, hanno combattuto in una situazione di parità o di svantaggio. Ma voi? Rapidash, come hai fatto a farti sconfiggere in questo modo? Hai il corno di Keldeo! E tu, Magmortar, non hai forse aspettato tutta una vita di vendicarti con Gliscor?! Quanto a te Pyroar, ti sei fatto trascinare in trappola come un idiota! Avete fatto tutto questo, e quello che riuscite a dire è “Sì, Generale”?! Non so cosa mi trattenga dal degradarvi tutti a soldati semplici! Dovrei spedirvi a Mineralia a fare da messaggeri, così magari farete la fine degli ultimi! Dovrei sbattervi nella cella oscura! Dovrei…»

«Calmati, Fern!» Tuonò il Primo Generale «Calmati.» Ripetè, con voce più tranquilla.

Con uno sforzo enorme, l’Infernape sospirò, poi si sedette di nuovo «Grazie, Generale, non so cosa mi sia preso, mi perdoni. Voi sei, per il vostro fallimento siete assegnati alle squadre d’assalto. Tutti, senza eccezione. E ora sparite.»

Quando i Capitani furono usciti, fu Wobros a parlare «Non vorrei dover dire “te l’avevo detto”, ma…»

«Fai silenzio Wobros, non ho voglia di litigare, questa storia mi ha fatto venire il mal di testa. Nove Capitani, e non sono riusciti a catturare neanche un solo membro del Gruppo. D’accordo che Vulcania è un posto che lascia entrare solo i più forti, ma anche così…» Rispose l’Infernape, massaggiandosi la fronte.

«Piuttosto, dobbiamo discutere degli ordini del capo. Poi potrai finalmente partire Gond, so che non aspetti altro.» Disse il Primo Generale.

«D’accordo. Quindi, il Capo vuole davvero che optiamo per quella strategia?»

«Sì, e gli do ragione. Non fraintendermi, Mhyen, il tuo piano era ottimo, ma ormai anche i nostri rumoreggiano. Inoltre, sarà comunque un duro colpo per il nemico.»

«Figurati, Primo, non è certo questo che mi preoccupa. Io ho solo seguito la linea d’azione che ritenevo la migliore. Piuttosto, tu sarai contento per la gratitudine del Capo. Vero, Free?»

Il Butterfree cromatico si schermì «Via, Mhyen, il capo mi ha solo fatto i complimenti per la mia eccellente idea di riunire le truppe. Sono certo che non fosse nulla di speciale.» Mhyen scosse il capo. Conosceva il Butterfree, sempre in cerca di onori, e sapeva quanto in realtà fosse deciso ad ottenerne anche a costo di scavalcare gli altri. Non aveva le prove, ma sapeva che doveva aver preso l’idea a qualcun altro.

«Comunque, seguiremo il piano del Capo. Pertanto, il prossimo attacco sarà qui.» Rispose, indicando un punto della Carta. I Generali annuirono, pregustando il momento.

 

 

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CAPITOLO 164: LUNGA RIUNIONE

 

 

Spoiler

 

Normalia, Casa del confine, 14/07/4783, circa le 10

Raichu sospirò, uscendo dalla costruzione che faceva da ingresso e da uscita per Vulcania, costruita sulla Strada di Arceus come la costruzione da cui era entrato in precedenza. Si guardò intorno, ma non vide nessuno, salvo ovviamente Gliscor e Chande. Si guardò intorno. La terra della piana davanti a lui era brulla, anche se non spoglia quanto quella di Vulcania. Il terreno ormai non tremeva più, e l’unica cosa che faceva presagire cosa c’era oltre i colli alle sue spalle, le ultime propaggini delle Cime Ardenti, erano il caldo tremendo e i vapori che si levavano dal terreno nella pianura davanti a lui.

“Ci sono voluti quattro giorni.” Pensò massaggiandosi gli occhi “Ma giuro che non tornerò mai più in quell’inferno.”

Gli ultimi giorni a Vulcania erano stati i peggiori. Teoricamente, sarebbero dovuti arrivare al confine il giorno prima, ma Re Larvesta, o meglio il suo Generale Volcarona, aveva insistito affinché osservassero la partenza dell’esercito. Erano 30.000 soldati di Vulcania e 10.000 mercenari, un numero molto alto. Contando che avevano saputo che anche Re Houndoom e Re Charizard erano in movimento, e che gli eserciti erano circa delle stesse dimensioni, c’erano circa 120.000 Pokémon in marcia verso Elettria.

“Ormai Elettria sarà piena da scoppiare. Mi domando come procedono le cose laggiù.” Si disse.

«Non c’è nessuno. Direi che siamo arrivati primi.» Commentò Gliscor.

«Però sono preoccupato. Eelektross aveva detto che gli altri avrebbero dovuto riunirsi con noi, ma non li abbiamo incontrati. Quindi o sono indietro e semplicemente non ci siamo incontrati…»

«O non sono mai arrivati a Vulcania.» Completò Chande.

«Esatto. Ma in tal caso, potrebbero essere rimasti ad Arenia o aver attraversato il fiume direttamente a Normalia.»

«Se sono ancora ad Arenia, non possiamo far nulla. Se sono dietro di noi, ormai avranno saputo tutto sul nostro successo e si staranno muovendo per seguirci, quindi non dobbiamo preoccuparci. Perciò riflettiamo supponendo che siano arrivati qui a Normalia. Anzitutto sono sicuramente sulla Strada di Arceus.» Disse Raichu.

«E vicini al confine, in modo da potersi riunire con noi.» Aggiunse Chande.

«Perciò ci conviene seguire la Strada di Arceus. Se va tutto bene, non dovrebbero essersi piazzati troppo lontano.» Completò Gliscor.

«Meglio sbrigarsi, allora. Secondo le guardie, da nord arriva una forte pioggia.» Rispose Chande.

«Come se un po’ di pioggia dovesse preoccuparci.» Commentò Gliscor, alzandosi in volo. E i tre si misero in marcia.

 

Vulcania, Strada di Arceus, 14/07/4783, circa le 13

«Tutta questa strada, e di fatto siamo stati costretti a tornare al punto di partenza.» Si lamentò Draak, mentre i tre percorrevano la Strada di Arceus, diretti a Normalia.

«Non ci si può far nulla. Sia la Strada Blu che la Strada Nera sono percorsi a fondo chiuso che portano a Fireduke City e Darkfyre City. Nel secondo caso, esistono strade che permettono comunque di raggiungere Normalia, ricongiungiendosi poi da lì alla Strada di Arceus, risparmiando parecchio tempo, ma da Darkfyre è impossibile, visto che non controlla i territori dell’ovest. Ci sono numerose strade che portano al mare, ma passare da lì per raggiungere Normalia… Troppo pericoloso.» Rispose Zangoose.

«Comunque ci hanno detto che se tutto va bene dovremmo raggiungere il confine domani o dopodomani. Per fortuna, con l’esercito in movimento, sulle strade non ci sono pericoli.» Commentò Emolga.

«Non sono convinto sia una buona notizia, visto che rischiamo di imbatterci nell’esercito.»

«E che problema c’è?» Rispose Emolga.

«Il problema è che gli eserciti non sono composti solo da pokémon come te o Raichu. Ogni esercito ha le sue mele marcie, ed eserciti così grandi di sicuro ne hanno parecchie. Ci conviene sperare che l’esercito sia già passato di qua. Per fortuna abbiamo già superato Volcanic Crater, perciò probabilmente li abbiamo mancati.»

«Quindi secondo te l’esercito è già quasi arrivato a Arenia?»

«Spero di sì, visto che poi dovranno anche trasferirsi ad Elettria. Teletrasporto o no, è una cosa che richiede tempo.»

«Mi domando come vadano le cose laggiù. Non sappiamo nemmeno se la guerra è già cominciata.»

«Dipende da cosa intende fare l’Organizzazione. Se fossi al loro posto, non marcerei subito contro l’Alleanza, ma li costringerei ad aspettare.»

«Perché?»

«L’Alleanza è un agglomerato di soldati di vari paesi messi insieme in fretta e furia. Fa eccezione solo la Coalizione, che comunque non ha mai collaborato con altri che i suoi vicini. A tenerla insieme è un nemico potente. Ma se il nemico non compare, l’Alleanza è destinata a frantumarsi. E a quel punto, quando gli attriti raggiungeranno l’apice, sarà facile colpirla a sorpresa.»

«Ma non è pericoloso anche per loro aspettare?» Chiese Draak.

«Al contrario, per loro è un enorme vantaggio. Mentre il nemico rimane in attesa, senza sapere quando gli avversari colpiranno, loro sanno perfettamente dove si trova l’Alleanza. Inoltre, probabilmente ci sono spie nell’esercito. Con quelle, il nemico sa anche quanti sono i nemici e i loro piani per il futuro. In conclusione, ad avere i numeri per vincere è l’Organizzazione, al momento. Ovviamente, dipenderà anche da come condurrà la guerra, e da come risponderà l’Alleanza. Ho letto di eserciti sconfitti da nemici in numero di molto inferiore. Una guerra è sempre incerta, dall’inizio alla fine.»

«Sono certo che vinceremo.» Rispose Emolga «Ne sono certissimo.»

Zangoose annuì. In fondo, le cose non potevano sempre andare per il verso sbagliato.

 

Normalia, Piana dei Vapori, 14/07/4783, circa le 13

Eelektross e Luxray si guardarono intorno. Erano usciti dal territorio delle Fiamme Blu il giorno prima, ma ci era voluta un’altra giornata di cammino per raggiungere la Strada di Arceus. Ore e ore di camminata lungo la strada più vicina al confine con il paese dei Pokémon Fuoco erano sfiancati, anche se la strada era costruita a quasi tre ore di cammino dalle montagne vere e proprie, per colpa dell’umidità che si levava dal terreno umido e brullo, accompagnato anche da sbuffi di fumi e vapori, probabilmente gas sotterranei che sconfinavano dalle montagne.

«Finalmente all’incrocio.» Sospirò Eelektross «Da qui, la Strada è tutta dritta fino a Knowledge Castle, la Capitale di Normalia, ben lontano dalla Piana dei Vapori e da Vulcania. Gli altri ci staranno di certo aspettando più avanti.»

«E se non fossero ancora arrivati?»

«Se fossi al loro posto, aspetterei nel primo villaggio lungo la Strada di Arceus. Perciò, dato che non ricordo ci fossero villaggi qui nella Piana dei Vapori, dato che è un luogo troppo poco fertile in confronto al resto di Normalia per interessare a qualcuno, salvo forse per i pochi eccentrici baroni che la governano, credo che il primo villaggio sia più avanti. Se siamo fortunati, li troveremo laggiù.»

«Oppure alle nostre spalle.» Rispose Luxray indicando tre figure che avanzavano lungo la Strada di Arceus, ancora troppo lontane per essere chiaramente riconoscibili, complici anche i vapori che riempivano l’aria.

«Sei sicuro che siano loro, Luxray?» Chiese Eelektross, sorpreso. Lui intravedeva a malapena le figure, mentre Luxray sembrava non avere dubbi sull’identità di chi stava arrivando. Aveva sentito della vista eccezionale di quei Pokémon, ma non credeva arrivassero a un punto tale.

«Direi di sì, visto che mi pare che uno sia un Raichu e uno un Gliscor. Però il terzo non è un Lampent, è uno Chandelure.»

Eelektross si rabbuiò. Un gruppo simile era troppo raro da incontrare perché potesse trattarsi di qualcun altro. Tuttavia, questo era un grosso problema. Conosceva abbastanza bene gli usi di Spettria e dei re, e se ben ricordava non ci si evolveva mai prima di raggiungere una certa età, per evitare alcuni effetti collaterali pericolosi della Neropietra ma soprattutto per non scontentare i famigliari che attendevano il loro turno. “Questa evoluzione potrebbe causare parecchio rumore all’interno della famiglia reale. Ma se si è evoluto, vuol dire che ha corso un pericolo grande abbastanza da fargli ignorare tutto il protocollo. Forse fungerà da attenuante.” Pensò, mentre le tre figure si avvicinavano, finché finalmente i due gruppi non si riconobbero.

«Eelektross! Luxray!» Gridò Raichu, sorprendendosi ad essere contento di rivedere i due criminali. Scosse la testa “Non vuol dire nulla, è normale che io sia felice di rivederli, sono pur sempre miei compagni in questa missione.” Si disse.

«Bene, vedo che voi tre ci siete. Gli altri?»

«A Vulcania non li abbiamo visti.» commentò Gliscor, scuotendo le ali per liberarle dalle gocce di umidità che le stavano ricoprendo.

«Allora sono più indietro o più avanti. In ogni caso, arrivati al primo villaggio ci fermeremo. Dobbiamo aspettare gli altri e decidere il da farsi.»

«Non dovremmo andare direttamente a Knowledge Castle?»

Eelektross sospirò «Vorrei che fosse così semplice.»

«Che intendi?»

«Ve lo spiego dopo.» Rispose Eelektross, riprendendo a muoversi seguito da Luxray e gli altri, guardando verso ovest, dove il cielo si stava scurendo, mentre nuvole nere si ammassavano minacciose dirigendosi verso di loro. Sotto di esse, si vedeva chiaramente una fitta coltre di pioggia. «Adesso dobbiamo sbrigarci ad arrivare al villaggio, prima che cominci a piovere. Anche se non è Gelia, in questa zona gli effetti di Vulcania si sentono, specie per quanto riguarda le pioggie. Avrete notato che la terra qui è brulla.»

«Già, ma credevo fosse colpa dei vapori sotterranei.» Rispose Raichu.

«Invece è molto peggio. Tutti i gas che si accumulano nel cielo di Vulcania vengono spinti a nord dai venti caldi prodotti dalla terra, verso il mare, e una volta lì in genere rilasciano la parte più tossica del loro contenuto. Poi, la brezza di mare le spinge di nuovo a sud. Una parte si disperde su Vulcania, nelle Valli della Cenere, poi si rimescola alle nubi e ai vapori diretti a nord. Le altre scendono verso sud ovest. E qui, piovono tutti i materiali leggeri che non sono precipitati prima. La pioggia di queste zone è acida. In genere da solo fastidio, ma se contiene grosse quantità di gas disciolti nel vapore, perché per casualità non ha scaricato tutto, potrebbe persino uccidere qualcuno.»

«Allora ci conviene sbrigarci, non sono sopravvissuto a Vulcania per farmi ammazzare da qualche goccia di pioggia. Quanto dobbiamo andare avanti per essere al sicuro?»

«Non molto. La pioggia acida si scarica tutta prima di oltrepassare il Draak, e scendendo verso sud oltrepassa il sud di Normalia e arriva a Gelia. Qui il terreno è già più fertile, guardate. Dobbiamo solo marciare ancora un po’, e saremo al sicuro.» Rispose Eelektross, accelerando tuttavia il passo. Il vento da nord-est aveva cominciato ad aumentare di intensità, segno che presto le nuvole sarebbero arrivate. E con loro, la pioggia.

Man mano che avanzavano, Raichu si rese conto che il paesaggio si faceva via via più fertile, assomigliando di più alle pianure di Arenia. Tuttavia, diversamente da quelle, dove l’erba era di un verde chiaro e il cielo era azzurro limpido, qui l’erba era verde scuro, e il cielo era attraversato da grandi nuvole grigie. La fertile Normalia d’altronde era nota in tutta Pokémos per le sue pioggie, che ingrossavano il Draak, che qui raggiungeva l’ampiezza massima in due luoghi chiamati Lago delle Lame e Lago Cornoalto, due bacini a poca distanza l’uno dall’altro.

I cinque pokémon continuarono a camminare, e alla fine raggiunsero un punto in cui si vedeva chiaramente un confine: superato quello, l’erba divenne uniforme, di un verde intenso. Fiori erano sparsi ovunque, e diversi alberi comparivano qua e là nella pianura. Dietro di loro, nel frattempo, la nuvola si avvicinò e raggiunse il punto in cui si trovavano prima. Raichu vide le gocce cadere dal cielo e fumare mentre toccavano terra. Si chiese se quella fosse solo pioggia che faceva male o se li avrebbe uccisi.

I cinque proseguirono, e finalmente cominciarono a intravedere anche le prime case. Perlopiù piccoli casolari dispersi in mezzo alla pianura, circondati da campi coperti da filari di alberi di Bacche. Alcune però erano grandi case con veri e propri giardini, sicuramente proprietà di qualcuno di ricco, come si deduceva anche dal fatto che dietro di esse si vedevano quelli che avevano l’aria di essere chilometri e chilometri di campi coltivati. Raichu non poté fare a meno di chiedersi quanto fosse grande Normalia, quindi lo domandò ad Eelektross.

«Normalia, se non sbaglio, è grande poco più del doppio di Elettria.» Rispose Eelektross «Il più grande paese di Pokémos, la Terra dell’Oro che i primi Pokémon abitarono una volta che si allontanarono da Gelia, prima di spargersi per tutta Pokémos. Normalia è una paese particolare: qui può vivere ogni specie di pokémon, senza che la Dominanza o qualsiasi altra cosa li spingano ad allontanarsi. Certo, ci sono delle eccezioni. Gli Eevee, ad esempio, che quando si evolvono si sparpagliano per Pokémos. Ma in generale, questo è un paese in cui tutti i pokémon si sentono a casa.»

«Non ti avevo mai sentito così appassionato in un discorso.» Commentò Raichu, sorpreso.

«Normalia è un paese che ammiro molto, lo ammetto. Anche se forse è perché sono riuscito ad impiantarvi una fiorente… attività, forse la più grande dopo quella di Elettria.»

“E ti pareva.” Pensò Raichu, sospirando. Comunque, doveva ammettere che passata la Piana dei Vapori Normalia sembrava davvero bella. L’aria era fresca, l’erba verde, il cielo sereno cosparso di grandi nuvole grigio chiaro, di quelle che d’estate portavano una pioggia rapida e rinfrescante, il sole splendeva alto, il Draak scorreva sorprendentemente limpido e le strade si stavano via via affollando di pokémon, diretti al lavoro dal paese o viceversa, se avevano terminato il raccolto, diretti verso il paese. Il pokémon Elettro, ascoltando i loro discorsi, sentì nominare alcuni pokémon più volte, alcuni con il nome di Lord o Combattente, ma non riuscì a raccapezzarsi.

Finalmente, videro il villaggio, un agglomerato di case intorno a una larga piazza centrale, dove sorgeva una locanda con un’insegna con disegnato un anello circolare, su cui si leggeva “All’Ansa dell’Ursaring”. Effettivamente, si rese conto Raichu, il villaggio sorgeva proprio in un’ansa del fiume Draak. I cinque si guardarono intorno, e in quel momento scorsero davanti alla locanda tre pokémon familiari. Avvicinandosi, riconobbero Tri, Zorua e Trubbish, intenti a parlare di qualcosa.

Raichu, vedendo il primo, sorrise. Poi i cinque si diressero verso di loro.

 

Elettria, Base dell’Alleanza, 14/07/4783, circa le 15

«Signore, sono io, Helioptile.» Disse il pokémon Elettro entrando nell’ufficio del Generale. Questi emerse dalla pila di documenti che ricoprivano la scrivania e scosse la testa. Helioptile si rese conto che il pokémon aveva occhiaie pesantissime sotto gli occhi. D’altronde, aveva passato gli ultimi due giorni sveglio, praticamente senza dormire.

«Helioptile? Allora, cosa succede? Avevo chiesto di non essere disturbato.»

«Ecco, riguarda l’attacco di due giorni fa.» Spiegò Helioptile. Due giorni prima, l’Organizzazione aveva colpito a sorpresa. Approfittando del momento in cui l’esercito era impegnato nella divisione in cinque armate, e quindi non era in grado di controllare efficacemente il territorio, l’Organizzazione aveva colpito, in massa e inaspettatamente, la città di Joulechester, nell’ovest. Era stata rasa al suolo, i suoi abitanti morti o scomparsi, e al centro delle rovine, sopra una pila di corpi dell’S.T. e dell’Alleanza, era stato persino lasciato un grande telo nero su cui qualcuno aveva lasciato un sinistro messaggio: “questo è solo l’inizio.”

Galvantula scattò immediatamente, come risvegliandosi «Dimmi tutto. Abbiamo qualche pista?»

«Forse sì, signore.» Rispose il pokémon «Un Cacciatore era nei boschi intorno a Joulechester quel giorno, intento al lavoro di raccolta, quando ha avvistato del fumo dalla città. Pensando a un incendio, si è avvicinato con cautela passando per i boschi, dove era difficile scorgerlo, e invece ha trovato la città rasa al suolo. Joulechester era una cittadina di medie dimensioni, anche se non dotata di difese eccezionali, quindi la cosa lo ha terrorizzato. Però si è fatto coraggio e ha osservato meglio la situazione.»

Galvantula annuì «E cosa ha visto?»

«C’erano circa migliaia e migliaia di pokémon intenti a distruggere la città. Stavano radunando gli abitanti al centro della città, mentre ammassavano quelli che erano chiaramente corpi. Tra di loro quelli che sembravano i comandanti erano una Roserade, uno Spiritomb e un Banette. Non sappiamo però se questa impressione fosse corretta, perché a loro volta questi mostravano una sorta di rispetto per un Durant, visto che spesso si rivolgevano a lui non come se stessero dando ordini ma come se ne stessero ricevendo. Dopo aver raccolto numerosi corpi e aver incatenato tutti gli abitanti superstiti, se ne sono andati. Da quel che ha visto, si sono diretti verso nord.»

«Il che significa che la loro base si trova sopra i Monti Tonanti, proprio come pensavamo. Ottimo, almeno abbiamo un indizio. Grazie Helioptile, c’è altro?»

«Sì signore. Un altro tipo di informazione, questa volta. Una soffiata. Ci è arrivata una lista composta da una ventina di nomi, inclusi anche i reggimenti di appartenenza. Secondo questo misterioso informatore, si tratterebbe di spie dell’Organizzazione infiltrate nel nostro esercito. Non ero certo se fossero vere o meno, perciò sono venuto a rivolgermi a lei.»

Galvantula afferrò il foglio e prese a leggerlo. Dieci erano membri dell’esercito della Coalizione, tre dell’Aviazione, uno della Marina, due dell’esercito di Alvearia. Nessun membro dell’S.T., il che poteva essere un bene o un male. Prima di tutto però occorreva verificare che si trattasse proprio di spie.

«Falli arrestare, ma discretamente. Cerca di chiamarli nelle prigioni con delle scuse. L’importante è che non si sappia del loro arresto fin quando è possibile. Se qualcuno si lamenterà della cosa, troverò una scusa. Nel frattempo, è di primaria importanza scoprire se di questo documento ci si può fidare o no.» Decise infine il Generale. Helioptile chinò il capo e uscì. Nel frattempo, Galvantula scorse nuovamente la lista, cercando di scoprire qualcosa in più sull’informatore.

“Sono tutti soldati semplici, quindi non deve essersi unito da molto all’esercito.” Pensò il pokémon “Il che significa che deve essere un membro dell’S.T.. Fino a poco tempo fa sarebbe stato semplice scoprire qualcosa. Ma con l’arrivo di nuovi invasati convinti di lottare per il loro signore e dell’esercito di Lord Molg, abbiamo avuto un paio di giorni di confusione. In mezzo a tutti questi, è impossibile dire chi sia questo informatore.” Decise infine “Potrebbe anche trattarsi di un gruppo di informatori, il che spiegherebbe più facilmente come hanno raccolto tutte queste informazioni in così breve tempo, ma se è così ho ancora meno indizi.”

Galvantula rifletté. Di solito, avrebbe sospettato che si trattasse di Eelektross. Non sarebbe stata la prima volta che il Pokémon Elettro, per proteggere i suoi affari, si impacciava in compiti che avrebbe dovuto svolgere l’S.T., come quando, undici anni prima, appena rientrato da un lungo viaggio, aveva sconfitto un gruppo di Cacciatori di Taglie. Galvantula ricordava bene che il Pokémon, quando aveva visto la squadra da lui comandata arrivare, si era limitato ad aspettarli, comodamente seduto sopra alcuni avversari, sconfitti. E quando si erano incontrati, tutto quello che aveva detto era stato “Sei in ritardo, alcuni sono scappati. Voi dell’S.T. siete sempre un passo indietro.” Poi se n’era andato, lasciando a Galvantula il compito di catturare gli sconfitti.

“Ma adesso Eelektross è a mille miglia da qui. Per quanto potente possa essere, non è possibile che ci sia lui dietro.” Si disse, scuotendo la testa “E il compito di tenere ordine in questo esercito è mio.” Concluse, riprendendo a sfogliare le pile di documenti che coprivano la sua scrivania.

 

 

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CAPITOLO 165: IL LAGO DELLE LAME

 

Spoiler

Normalia, All’Ansa dell’Ursaring, 14/07/4783, circa le 16
Eelektross sospirò. «Quindi, per riassumere» disse «Avete lasciato Marsh da solo con un gruppo di pirati, che probabilmente non avrebbero problemi ad ucciderlo, solo perché quelli vi hanno salvato?»
«Ha deciso lui da solo. Ne abbiamo discusso, e non c’era altro modo per andarcene. Si è offerto lui, volontariamente. Ha detto che nessuno di noi poteva offrirsi.» Rispose Zorua.
«E voi gliel’avete lasciato fare? Vi rendete conto di quante cose sa Marsh?» Chiese Gliscor.
«No, non è quello il problema. Scommetto che a quest’ora l’Organizzazione sa perfettamente quel che sappiamo noi. Avranno saputo di certo che tu ti sei unito a noi, e Dragonite si sarà premurato di elencare tutto ciò di cui tu eri a conoscenza. Scommetto che hanno già preso provvedimenti. No, il problema è che abbiamo perso qualcuno senza un vero motivo. Avreste potuto contrattare. Se vi foste presentati come principi di Oscuria ed Espia» disse Eelektross indicando Zorua e Abra «Vi sarebbe bastato bluffare, minacciando rappresaglie dell’esercito contro di loro, se vi fosse successo qualcosa. Invece, avete dato ascolto a Marsh e a questa… profezia.»
«Non credi negli indovini?» Chiese Abra, stupito.
«Come faccio a non crederci? Quelle a cui non credo sono le profezie così nebulose.»
«Non capisco.»
«Quelle in cui non credo sono le profezie come quella. Avete detto “Quando arriverai nella terra delle fiamme, fidati del tuo cuore.” O qualcosa del genere, giusto? Bah, è una profezia idiota. Avrei potuto dirla anche io. Il che non significa che non sia vera, ma solo che non ha detto nulla. Marsh potrebbe essersi scavato la fossa da solo.»
«Eelektross, noi…» cominciò Zorua, ma il Pokémon Elettro alzò la zampa.
«A questo punto, possiamo solo aver fiducia in lui. Fiducia che tornerà vivo e vegeto. Parlando di voi» disse invece Eelektross rivolgendosi a Gliscor, Raichu e Chande «Non posso dire di essere del tutto soddisfatto. Un contratto matrimoniale, anche se solo proposto, è un impegno molto grande. Qualsiasi progetto avesse tuo padre è sfumato. Te ne rendi conto, vero Chande?»
«Certo. Ma cosa avremmo dovuto fare?»
«Rifiutare. Non l’avete capito? Voi avevate il coltello dalla parte del manico fin dall’inizio. E quel Volcarona lo sapeva, è per questo che vi ha convinto di essere sceso a un compromesso. Non ve ne faccio una colpa, vi siete trovati davanti un contrattatore estremamente abile. Sono stupito che non sia un Re.» Commentò Eelektross.
«In realtà lo è stato, se ho capito di chi stiamo parlando.» Commentò Abra «Attualmente le Fiamme Rosse hanno due Generali. Uno dei due è un Volcarona, che ha abdicato nel 4782 lasciando il trono al figlio.»
«In tal caso si spiegherebbe perché è così abile a contrattare, e perché invece il Re non ha aperto bocca. Spero che lo sappiano anche ad Elettria. Rischiano di dare troppo credito al pupazzo e non capire che il burattinaio è al suo fianco.»
«No, mio padre e mio fratello lo sanno. Sono entrambi ad Elettria, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi.» Rispose il principe.
«Perfetto. Allora non c’è da preoccuparsi. Comunque, siamo riusciti ad assicurarci due terzi di Vulcania. Se Zangoose e gli altri hanno concluso positivamente, possiamo dire di aver compiuto un’autentica impresa, visto che i tre Re che più si odiano si sono alleati.»
«E adesso, a Normalia sarà più facile, vero?» Chiese Luxray «Voglio dire, qui ci sarà un solo Re con cui parlare, dico bene.»
Eelektross scosse la testa «Devo parlarne con Zangoose, prima. Fino ad allora, non voglio dire se sarà facile o meno. Anche se in modo diverso da Vulcania, la situazione è delicata. Ma ne parleremo quando ci saremo tutti, visto che mi serve, come ho detto, l’opinione di Zangoose.»
 
Normalia, Lago delle Lame, 14/07/4783, circa le 19
«Quanto mancherà ancora, Capitano?» chiese Marsh, seduto su una sedia nella cabina di Rose.
«Non molto. Dovremmo essere al Lago delle Lame, o poco lontano.» Rispose Rose. Poi si alzò dalla scrivania «Vieni, andiamo a controllare la situazione.»
I due uscirono sul ponte, affollato come sempre. Alcuni stavano lavorando, ma in quel momento, in cui la situazione era tranquilla, la maggior parte era intenta a riposarsi dal duro lavoro delle ore precendenti. Due di loro, un Linoone e un Pangoro, sembravano intenti a tirare qualcosa fuori da un barile, ma a guardando più attentamente Marsh si rese conto che stavano tenendo qualcosa dentro. Qualcosa che si contorceva.
Evidentemente anche Rose se n’era accorta, perché si avvicinò ai due e sorrise «Allora, ragazzi, cosa stiamo facendo di bello?» Chiese, osservandoli. I due si sentiron gelare il sangue nelle vene. Quando il capitano sorrideva in quel modo, non era il caso di farla arrabbiare.
«N-niente.» Disse il Pangoro lasciando la presa. Dal barile venne fuori, con parecchia fatica, un piuttosto rassegnato Part. A giudicare dal colore del pelo, il barile doveva aver contenuto polvere di qualche Bacca gialla.
«Ah sì? E come mai Part era dentro quel barile?»
«B-Beh, capitano, sa com’è, il barile era sporco di rimasugli di polvere di Baccabana, e Part pensava fosse il caso di pulirlo. Gli abbiamo solo dato una mano.» Rispose il Linoone.
Rose continuò a sorridere «Davvero? Ma che equipaggio coscienzioso che ho, arrivano a preoccuparsi anche dei minimi dettagli. In tal caso, sono certa che non vi dispiacerà.»
 Lo Zangoose e il Pangoro si guardarono «Non ci dispiacerà cosa, capitano?»
«Ovviamente ripulire l’intera stiva, da cima a fondo. E state attenti a non lasciare niente fuori posto. Verrò a controllare più tardi.»
I due pokémon sembrarono sul punto di dire qualcosa, ma Rose si limitò a sorridere, fissandoli. Un brivido percorse la schiena dei due, che subito dopo si girarono e si diressero verso la scala per la stiva. Part si scrollò di dosso la polvere e prese a camminare per allontanarsi, quando Rose si girò verso di lui «Part» chiese «Dimmi, per caso, solo per caso, hai di nuovo giocato d’azzardo con gli altri?»
«Beh sì, potremmo aver fatto un paio di partite.»
«E tu potresti aver barato.»
«E loro potrebbero essersi un po’ alterati.» Rispose il Patrat, annuendo.
Rose lo fissò «Non so cosa mi trattenga dal…» disse, ma in quel momento la vedetta lanciò un grido.
«Nave a dritta!» fu l’urlo che si diffuse per tutta la nave.
«Con te faccio i conti dopo. Adesso, ho altro da fare. Muoviti Marsh.» disse, e i due si diressero verso la prua. Da lì ebbero una visione molto precisa della situazione. Contro di loro avanzava una grande nave fluviale con le vele bianche. E dietro di lei, il fiume Draak, già largo, si allargava ancora di più. Marsh capì subito che quello era il Lago di cui parlava il capitano.
«Mantenere basso profilo, ciurma! Non voglio nessun incidente!» Gridò Rose, e i suoi pirati si calmarono subito, riprendendo a fare quello che stavano facendo prima, il che voleva dire per la maggior parte discutere tra di loro o giocare a dadi o carte.
La nave scivolò accanto a loro senza intoppi. A giudicare dalla stazza, pensò Marsh, era un altro mercantile fluviale. Ne avevano già incontrati parecchi, nei giorni precedenti. Guardandolo meglio, mentre le due navi passavano una accanto all’altra, Marsh si rese conto che la nave era coperta di dipinti decisamente eleganti su tutta la fiancata, che rappresentavano una nave impegnata ad affrontare una tempesta in mare aperto, con incredibile dovizia di particolari. Si chiese chi si fosse preso la briga di creare un’opera d’arte del genere su una normalissima nave.
«Una nave di Fatia.» Rispose Rose «Abbastanza rare da incontrare, in effetti, ma succede. Sono tutte così, coperte di immagini artistiche. D’altronde, Fatia è il paese della bellezza, in ogni sua forma. Non credo esista una sola cosa esteticamente brutta in quel posto.» Disse, mentre la nave pirata scivolava in un lago che, di certo, non si trovava nel territorio di Fatia.
Il Lago delle Lame era un luogo orrendo. Nonostante fosse ancora giorno, l’atmosfera era così tetra che a Marsh sembrò fosse calata la notte.
E la cosa bizzarra era che non riusciva a spiegarsi il perché. Il lago era una piatta superficie di acqua limpida, salvo qualche isolato scoglio. Non c’era nulla che facesse paura, eppure il pokémon provò comunque una sensazione di puro terrore.
Fissò Roserade, e vide che anche lei era pallida.
«Che cosa succede capitano?»
«Guarda sotto di noi, nel fondo del lago. L’acqua è limpida oggi, riuscirai a vedere il fondo anche da qui credo.»
Marsh si sporse dal parapetto e guardò giù. Inizialmente vide solo forme normali, come sassi, rami appesantiti dall’acqua e affondati e Baccalghe cresciute tra di essi. Poi i suoi occhi realizzarono la vera natura di ciò che vedeva. I sassi erano teschi, alcuni giganteschi, altri minuscoli. I rami erano ossa, le Baccalghe erano cresciute tra quelli che erano scheletri. La seconda cosa che notò è che molti di essi luccicavano. Inizialmente pensò fosse un riflesso, poi si rese conto che erano davvero le ossa di molti Pokémon a brillare.
«Benvenuto nel Lago delle Lame.» Disse Rose «Anche noto come il Lago del Terrore, per ottimi motivi. In questo luogo, che all’epoca non esisteva, quasi cinquemila anni fa combatterono gli Arceisti e i Giratiniani, in una battaglia che segnò il destino di Pokémos. Vedi, tu sai che secondo l’Arceismo il metallo dei pokémon Acciaio morti deve essere usato per il bene, vero? Lo si usa per costruire forzieri, edifici o qualunque altra cosa. Persino i corpi di molti Spettri possiedono un’anima d’acciaio. Viene considerato un grande onore, un modo per dare un significato alla propria morte. Ma per i Giratiniani era diverso. Loro uccisero centinaia di pokémon Acciaio e si impossessarono del metallo che essi possedevano. Poi, lo usarono per creare armi e armature. Hai mai visto un Aegislash, un Honedge o un Doublade? Loro sono pokémon che hanno preso l’aspetto delle armi create allora dai Giratiniani, le spade.»
«Ma a cosa servivano?»
«Vedi, gli Arceisti combattevano con le mosse, affermando che Arceus aveva dato loro ciò che serviva per difendere sé stessi e il loro credo. I Giratiniani risposero armandosi, e combattendo usando le armi, volendo dimostrare di essere superiori alle creature di Arceus.»
«Ma da quel che vedo gli Arceisti vinsero.» Rispose Marsh, fissando le ossa con un nuovo brivido.
«Stavano perdendo. La prima Voce di Arceus, Pyroar, li guidò coraggiosamente, vincendo numerose battaglie, ma le spade erano letali. Fu allora che egli implorò Arceus, promettendogli che se avesse salvato il suo popolo dai malvagi, permettendogli di vincere la battaglia, Pokémos lo avrebbe venerato per sempre. E Arceus rispose. Nella battaglia decisiva, l’argine antico del Draak si spezzò, e un’inondazione invase il campo di battaglia, investendo il corpo principale dei Giratiniani, le loro retrovie, i loro accampamenti. Essi, appesantiti dalle armature, affogarono nel neonato Lago. Gli Arceisti si salvarono, perché Pyroar aveva avuto una visione di ciò che sarebbe successo, e aveva guidato i suoi compagni al sicuro, su quell’altura laggiù.» spiegò Rose indicando una collina sulle rive del lago «A quel punto, ebbe la meglio facilmente sui Giratiniani superstiti. Fu la decisiva vittoria che diffuse l’Arceismo in tutta Pokémos, fece scomparire la venerazione di Giratina e soprattutto stabilì che nessuno poteva ergersi sopra Arceus, né superare ciò che lui aveva creato.»
«Il che vuol dire anche niente più armi, giusto?»
«Non proprio. A Metallia, meno di un secolo fa, un gruppo di rivoltosi ci ha provato. Hanno ucciso degli Aegislash e hanno usato i loro corpi mortali come arma. Ma non ha avuto lo stesso effetto della rivolta dei Giratiniani. Probabilmente, in questi millenni siamo diventati talmente forti nell’uso delle mosse che le armi non sono più mostruosamente potenti come un tempo.» Rispose Rose, e un nuovo brivido la attraversò.
«Ma cos’è invece questa sensazione di terrore che provo?» Chiese Marsh, pallidò.
«I Giratiniani maledirono gli Arceisti mentre affogavano. Le loro maledizioni furono talmente tante che probabilmente ebbero effetto su questo luogo. Chiunque veneri Arceus, o un qualsiasi Loro a parte Giratina, passando di qui si sente male. Questa sensazione è talmente tremenda che diverse volte nella storia eserciti interi preferirono spostarsi lontano, anche perdendo un possibile vantaggio logistico, piuttosto che accamparsi sulle rive di questo lago. La stessa Strada di Arceus si allontana dal Per fortuna, il Lago è veloce da attraversare via fiume.» Rispose Rose, indicando il punto in cui il Lago si riuniva al Draak, già in vista. «Poi c’è ancora qualche ora di navigazione, e infine arriveremo all’altro grande lago di Normalia. E finalmente potremo scoprire cosa ci aspetta.»
Mentre la nave attraversava quel lago maledetto, un nuovo brivido scosse Marsh. Si chiese per quanto ancora avrebbe dovuto sopportarlo. E si chiese se era pronto a ciò che lo aspettava.
 
Elettria, Stazione di posta, “Direzione Volt Port”, 14/07/4783, circa le 22
«Allora, come te la passi, Electabuzz?» Chiese il Joltik, mentre quello gli passava un minuscolo bicchiere. Il locale era affollatissimo, e la folla parlava ad alto volume.
«Oh, benissimo. Da quando hanno messo una parte dell’esercito giù a Volt Port, a pattugliare anche Brightspark e Highroll, mi trovo il locale sempre pieno. Tu invece, come stai?»
«I miei affari vanno sempre bene. Sei sicuro di non voler entrare nella compagnia?»
«Sai, ho ben chiaro la compagnia in cui tu, Rotom e tu madre siete invischiati. Se non ti denuncio è perché ti conosco da quando sei nato. E poi anche perché lei e Rotom me la farebbero pagare.»
Joltik annuì. I suoi primi ricordi risalivano a quando stava crescendo ad Highroll, allevato da alcuni membri dell’Organizzazione insieme a Rotom ed altri trovatelli. Diciassette anni prima, quando era nato, l’organizzazione era giovanissima, e aveva appena creato la base sui Monti Tonanti. Erano occorsi cinque anni per completare il corpo principale e altri dieci per espanderla in modo da poter ospitare tutti i componenti dell’Organizzazione di stanza a Elettria. Paradossalmente, c’era voluto un settimo di quel tempo per costruire i piani necessari ad ospitare l’armata intera. Ma d’altronde, quei primi quindici anni erano stati molto difficili. Quindi, fino a due anni prima, aveva vissuto nella città, recandosi alla base solo per le riunioni dei Capitani o per missioni varie. E qui era cresciuto con Electabuzz, che viveva vicino alla base, Rotom e la sua madre adottiva. Electabuzz aveva solo cinque anni più di lui, ma per Joltik era sempre stato come un fratello maggiore, e ogni volta che poteva lo veniva a trovare.
«E come sta Rotom? Non lo vedo da qualche mese ormai.»
«Sta bene, diciamo che sta lavorando molto.»
«Immagino.» Rispose Electabuzz, sospirando «Ascolta Joltik, posso darti un consiglio da amico?»
«Certo, dimmi.»
«Sono convinto che dovreste rinunciare. Credi che non abbia visto quegli avvisi che giravano alcune settimane fa? Il Joltik poteva essere uno qualunque, ma di Rotom con l’antenna spezzata ne conosco uno solo. Perché non lasciate quel lavoro? Potreste venire a lavorare tutti e tre qui da me. E poi l’esercito dell’Alleanza è enorme.»
Joltik scosse il capo «Non posso. Non ora. E poi la mia… compagnia non lascerebbe mai che ce ne andassimo.»
«Lo immaginavo. In tal caso, spero tu non ti penta della tua scelta.»
«E io della tua. Un brindisi?»
«Perché no, un goccio non mi farà male. A cosa brindiamo?» chiese Electabuzz, versandosi un bicchiere di Succo di Baccauva.
«Che dici alla vittoria dell’Organizzazione?» Domandò Joltik.
«Che dici alla vittoria dell’Alleanza?» Rispose Electabuzz. I due scoppiarono a ridere, poi si scolarono i rispettivi bicchieri.
«Ma dimmi, è vera quella storia che volete distruggere Pokémos? Le voci dicono così.»
«No, che idiozia. Noi vogliamo unificare Pokémos. Non so chi abbia diffuso quella sciocchezza.»
«Beh, in tal caso non mi unirò a voi e non tradirò Elettria più di quanto non faccia già non denunciandoti, ma tutto sommato unificare Pokémos potrebbe essere un bene. Anche se non posso dire che voi siate dei santi. Ho sentito cos’avete fatto a Joulechester, e…»
«Non doveva andare così. Erano previste delle uccisioni e razzie, ma non così tante da radere al suolo la città. Il problema è che un capitano si è fatto prendere la mano. Quella tizia non è molto in centro ultimamente.»
Electabuzz lo fissò «D’accordo. Ti voglio credere. In tal caso, vedremo chi vincerà tra i due contendenti. Anche se, devo essere onesto, vorrei che non ci fosse proprio questa guerra.»
«Anche io, ma i Re non si arrenderanno senza combattere.»
Electabuzz scosse la testa «Fate come vi pare. Io sono convinto che vincerà l’Alleanza.»
Il Joltik sorrise «In tal caso, temo resterai deluso.» Rispose. Poi salutò l’amico e fece saltò giù dal bancone, dirigendosi all’uscita. Era a metà strada quando un pokémon palesemente ubriaco si alzò dal tavolo, gridando.
«Ehi oste, questo vino fa schifo! Sa di pattume! Non lo pagherò di certo!» Gridò il Tyranitar, alzandosi in tutta la sua possenza, rimettendosi intanto una sacca probabilmente contenente i suoi averi.
«Non mi pare, visto che te ne sei scolato cinque bottiglie! Adesso paga e sloggia!» Rispose Electabuzz, urlando in risposta. Abituato ad avere a che fare con gli ubriachi, la cosa non gli faceva né caldo né freddo.
«Con chi credi di avere a che fare? Io sono il Maresciallo Tyrar, dell’esercito della Coalizione! E se dico che qualcosa non è di mio gradimento, non lo è!»
«Ehi, questo è il locale del mio amico. Gentilmente, paga, altrimenti dovrai vedertela con me.» Commentò una voce. Il Tyranitar si guardò intorno senza capire, poi abbassò lo sguardo e scorse il piccolo Joltik accanto al suo piede. A quel punto, scoppiò a ridere.
«Ma davvero? E cosa mi faresti?» Chiese l’ubriaco «Ricorda che se siamo in questo stupido paese per proteggere voi, piccoletto.»
«Questo non vi dà il diritto di essere arroganti.» Rispose il Pokèmon Elettro. “E poi per me potevi pure restartene a Oscuria.” Aggiunse tra sé e sé.
«Ah sì? E come pensi di fermarmi, microbo?»
«Più o meno così.» Rispose Joltik, spalancando la bocca e scagliando un Segnoraggio sul volto dell’avversario, che colto di sorpresa crollò a terra, ribaltando il tavolo. Senza scomporsi, sotto gli occhi di tutti i presenti, il pokémon Elettro gli saltò addosso, lo superò raggiungendo la sacca e la aprì. Dopo averci frugato un momento, estrasse un sacchetto di pepite. Le posò poi sul bancone «Queste dovrebbero bastare per pagare i danni e il bere di quell’idiota.»
«Non… non era il caso. Come hai fatto?» Chiese Electabuzz.
«Niente di che, era già ubriaco ed era solo un militare di basso rango, supponevo che un Segnoraggio ben assestato sarebbe bastato. E poi sai come si dice, più sono grossi…»
«Più fanno rumore quando cadono. Lo so, ma è stato comunque avventato.»
«Sì, ma è stato avventato come il Forte Buzz.» Rispose Joltik, usando il modo dire tipico di Elettria per una scelta avventata che si rivela giusta. Poi, il pokémon si girò e uscì, seguito con lo sguardo da Electabuzz.

 

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CAPITOLO 166: RIUNITI E SEPARATI

Spoiler

All’ansa dell’Ursaring, 15/07/4783, circa le 19

Zangoose, terminato di spiegare l’accordo preso con Re Houndoom, rimase in attesa di sapere da Eelektross cosa ne pensasse. Gli altri, si rese conto, erano impietriti, e Chande in particolare lo guardava con gli occhi sbarrati. “Beh, in fin dei conti non c’era altra scelta.” Si disse. Erano arrivati appena un’ora prima, schivando per altro una tempesta di pioggia acida dall’aria piuttosto pericolosa, e il pokémon Normale era davvero stanco. Era stato contento di vedere che i compagni stavano tutti bene, ma aveva bisogno di dormire. Solo che prima Eelektross voleva sapere nei dettagli com’era andato l’accordo con il Re delle Fiamme Nere.

Eelektross tamburellò per un poco sul tavolo con gli artigli, poi scosse la testa «Chande, non ricordo, esiste una religione a Spettria che permette la poligamia? Toglimi questa curiosità.»

«No, e che io sappia non ce ne sono in tutta Pokémos. Abra lo saprebbe, credo, ma sta dormendo.» Commentò lo Spettro.

«Perfetto. In tal caso, abbiamo ufficialmente un problema, dato che ora sulla carta sei promesso a due nobili famiglie.»

Zangoose spalancò la bocca «Cosa?!»

«Hai sentito bene Zangoose, due famiglie. Per merito anche vostro» rispose Eelektross lanciando uno sguardo a Raichu e Chande «La situazione rischia di precipitare.»

«Ma non potevamo saperlo!» Esclamarono all’unisono i tre pokémon.

«Precisamente. Se non potevate saperlo, perché lo avete fatto? Come potevate sapere che suo padre non aveva già stretto accordi con altri nobili? Chande, come credi che si comporterà tuo padre ora? Credi che gli basterà chiedere scusa? Dovrà inventarsi una soluzione, e in ogni caso le due parti non saranno soddisfatte.»

«Noi…»

«Voi dovrete riflettere meglio, la prossima volta, ma ormai il danno è fatto. Inutile rimuginarci sopra, dovremo lasciare l’Alleanza a sbrogliarsela. Noi dobbiamo pensare ad andare avanti. Quindi, parliamo di Normalia. Zangoose, la situazione è sempre la stessa grossomodo, vero?»

«Sono stato qui a Normalia l’ultima volta due anni fa, quindi prendi la mia risposta con le pinze, ma dovrebbe essere rimasto tutto uguale.» Rispose Zangoose.

«Va bene, credo sia così. Qui a Normalia ho più informatori che in ogni altra base fuori Elettria, mi avrebbero detto se ci fossero stati sconvolgimenti. Il che significa che la situazione è complessa.»

«In che senso… complessa?» Chiese Emolga, interrompendo la frase a metà con uno sbadiglio.

«Adesso vi spiego. Fino a un secolo o due fa, la data esatta non la ricordo, Normalia era governata stabilmente dalla Voce di Arceus. Suppongo sappiate tutti chi è.» Cominciò Eelektross.

«Certo, è la proiezione di Arceus in terra, il signore spirituale di Pokèmos, il Massimo Sacerdote dell’Arceismo.» Rispose Raichu.

«…Sì, diciamo di sì a tutto per comodità.» Rispose Eelektross «Anche se sulla prima questione c’è molto di cui discutere, ma non è il momento. Comunque, questo finché i nobili di Normalia decisero che la Voce di Arceus non aveva il diritto di governare su di loro come un re. Perciò, si rivoltarono e lo costrinsero a firmare un accordo in cui si dichiarava che Normalia era governata da un consiglio di nobili, seguendo la divisione del paese dell’epoca, quella che vale ancora adesso. Ovviamente, per tenerlo buono, diedero anche alla Voce un posto in quel consesso, ma in realtà il valore del suo voto era simbolico.»

«Quindi dobbiamo convincere i nobili. Quanti sono?»

Eelektross sospirò «Centoquaranta.»

Raichu lo fissò a bocca aperta «Cosa?»

«Venti Duchi, quaranta Conti, ottanta Baroni. Centoquaranta posti nel consiglio. Centoquarantuno se conti la Voce.»

«E come dovremmo fare a convincere tutta questa gente?»

«Adesso ci arrivo. In pratica, nelle votazioni del consiglio i voti sono pesati.»

«Pesati?» Chiese Flaaffy.

«In pratica, il voto di un Barone vale uno, il voto di un Conte due e il voto di un Duca quattro. Quello della Voce vale otto.»

«Beh, questo ridimensiona un po’ le cose. Ci basta convincere la Voce, i Duchi e una parte dei Conti o dei Baroni. No?» Commentò Riolu.

«E quanto tempo credi ci vorrebbe? Normalia è enorme, non pensare con i tempi degli altri paesi, in cui bastano quattro o cinque giorni per andare da un lato all’altro se si è veloci. Qui ci vorrebbero settimane, e c’è anche la questione del raduno. Il consiglio dei nobili si riunisce una volta ogni due mesi. L’ultimo è stato tre settimane fa. Credete di poter perdere tutto questo tempo qui a Normalia? Inoltre, non è detto che i Duchi ci diano retta, e per ognuno di loro che rifiuta di crederci o di aiutarci sono altri viaggi da fare. Infine, dovete considerare che, pur con una certa autonomia, i Conti e i Baroni sono sottoposti dei Duchi. Se il Duca rifiuta categoricamente, sarà difficile che i nobili loro sottoposti accettino. Al contrario, non è detto che un Duca che accetti porti anche i voti di Conti e Baroni. Insomma, è una gran confusione e un’immane perdita di tempo. Non possiamo restare qui a Normalia così a lungo.»

«Concordo, ma in tal caso cosa dovremmo fare?»

«Oh, è semplice. Uno di noi deve restare indietro e cercare di concludere qui, mentre il resto di noi va avanti.»

«E chi?» Chiese Draak.

«Oh, non è difficile. Dev’essere qualcuno che sa come muoversi a Normalia e che ha conoscenze. Non credo ce ne siano molti nel nostro gruppo. Dico bene, Zangoose?»

Zangoose annuì «Ci stavo pensando anche io. Io posso riuscirci. Ma non posso farcela in poco tempo, perciò devo per forza restare indietro.»

«Sei certo di riuscirci da solo?»

«Oh, sono sicuro di sì. Ho un vecchio debito, e posso cominciare da lì. Vedrai, Normalia sarà dalla nostra.»

«D’accordo. In ogni caso, noi ci dirigeremo lungo la Strada di Arceus fino a Knowledge Castle, per parlare con la Voce. A quel punto, proseguiremo per Fatia.»

Raichu fissò Zangoose, combattuto. Lui e l’Investigatore dell’Ignoto si erano conosciuti per poco tempo, ma a Raichu il pokémon sarebbe mancato. Gli tornò in mente il loro discorso nella Città Sconosciuta. Si rese conto che nonostante si fossero incontrati per poco, il pokémon era stato un compagno importante.

«Ottimo.» Rispose Eelektross «Ero preoccupato, ma vedo che è tutto a posto. In tal caso, mi affido a te.»

«Mi servirà aiuto alcune volte. Posso chiedere ai tuoi?»

«Raut ti conosce, non c’è problema. Se ti serve qualcosa, basta che vai da lui o lo contatti in qualche modo.»

«Bene. Allora, se non vi dispiace, vado a dormire. Avrò bisogno di energie domani.»

«Serviranno a tutti.» Rispose Eelektross «Se siete stanchi, riposatevi stasera. Nei prossimi giorni dovremo muoverci velocemente, visto che voglio cercare di arrivare a Fatia entro una settimana. Non ci serve restare a Normalia.»

Raichu e gli altri annuirono, poi si alzarono e si divisero, ognuno diretto alla propria stanza. Al tavolo, rimasero solo Eelektross e Zangoose.

«Sei sicuro di farcela?» Chiese Eelektross «Sarai costretto a buttarti di nuovo in quell’inferno.»

«Questa volta però avrò degli alleati. Non è cosa da poco. L’ultima volta mi ci vollero anni per scoprire un colpevole, ma questa volta, con l’aiuto dei tuoi, riuscirò a muovermi velocemente tra di loro. Sono certo di riuscirci. Inoltre, con quel vecchio debito potrò subito entrare in azione.»

«Sei deciso ad usarlo per questo, quindi?»

«Già. Vedrai, ne varrà la pena.» Rispose Zangoose.

«Sacrificare una cosa simile… non avrei mai pensato che l’avresti fatto.»

«Devo farlo. Il suo aiuto mi serve.»

«Già.» Commentò Eelektross «Ma è un prezzo alto, per te.»

«Un prezzo che pagherò. Come sempre.» Rispose Zangoose. Poi si alzò, e andò a dormire, lasciando Eelektross a riflettere.

 

Electronvolt, Palazzo Reale (biblioteca), 15/07/4783, circa le 19

«…E queste sono le casse provenienti dalle scuole di Arenia. Ci è stato ordinato di tenerle ben divise, ma abbiamo il permesso di leggerle.» Commentò Tor, posando la cassa con uno sbuffo. Anche per un Troh come lui, spostare tutte quelle casse era stato faticoso.

«Eccellente, eccellente. Se solo avessimo più tempo, si potrebbe copiare e inviare tutto alla Cattedrale.» Rispose Heliolisk, in carica come Bibliotecario al Palazzo Reale di Electronvolt.

«Beh, concentriamoci su quello che possiamo fare.» Disse il terzo pokémon seduto al tavolo, Claydol, il Bibliotecario di Espia «Io tra poco avrò una nuova sessione del Concilio, ma prima di andarmene vorrei terminare almeno di copiare questo capitolo.» Aggiunse, mentre davanti a lui una penna, controllata con la telecinesi, ricopiava con una grafia elegante la pagina di un anonimo scritto proveniente dalla Biblioteca di Spettria.

«Sono d’accordo.» Rispose Nett, il Banette Bibliotecario di quella di Spettria «A Spettria noi bibliotecari siamo troppo pochi, in trenta è difficile star dietro a tutti i documenti da ricopiare. Ma grazie a voi potremo portarci avanti con questo lavoro.»

«Voi siete pochi? Ad Arenia siamo appena diciotto. Scommetto che nessun paese è messo peggio.» Rispose Tor.

«Perdi la scommessa. Qui ad Elettria siamo solo cinque, tre qui a palazzo, uno a Ohm Town e uno ad Ampere City. Ormai tutti coloro che vogliono tentare un lavoro più mentale che fisico si concentrano al Centro di Ricerca. Maledetto Electabuzz VII, quella torre può aver fatto tutto il bene del mondo ma ha distrutto l’ordine dei Bibliotecari.»

«E gli altri paesi dell’Alleanza? Quelli che non sono qui, intendo. Voglio dire, il Bibliotecario di Oscuria è un anziano che non esce mai da palazzo, quello di Velenia un genio, ma poco più che un ragazzino. Ovviamente nessuno dei due è venuto. Ma gli altri?»

«Quello di Aeria è anche un Colonnello dell’Aviazione.» Rispose Heliolisk «L’ho incontrato quando è arrivato il grosso dell’esercito. Un tipo simpatico, anche se un po’ marziale.»

«Ha fatto carriera nell’esercito? Perché?» Domandò Claydol, sorpreso.

«Non so. Comunque, nessuno ha mai detto che è vietato. Solo, è strano che trovi il tempo per entrambi i suoi ruoli. Quelli di Alvearia e Laghia invece sono rimasti dov’erano.»

«In conclusione, possiamo dire che siamo solo noi quattro.» Commentò Tor «Che peccato, fossimo stati di più avremmo avuto potuto ricopiare tutto.»

«In ogni caso, possiamo solo accettare tutto e proseguire. Io ho finito il capitolo.» rispose Claydol, chiudendo il libro mentre la penna si posava «Adesso devo andare a fare qualcosa di molto meno piacevole.» Commentò alzandosi.

«Avete deciso alla fine?» Chiese Heliolisk.

«Non posso parlarne, mi dispiace.» Rispose Claydol. A coloro che dovevano eleggere il Re era vietato parlare dei risultati con chiunque non fosse un candidato. “E di quelli ce ne sono fin troppo pochi.” Pensò.

Inizialmente, rifletté mentre si allontanava, era stato tra coloro che propendevano per l’elezione del principe Alakazam, finché questi non aveva rivelato di aver ucciso il padre. A quel punto, aveva deciso di sostenere Gallade, che se non altro sembrava il più adatto ai tempi di guerra. Anche perché, con sorpresa di tutti, nessun altro si era presentato offrendosi per essere eletto. Ma quello che aveva detto Mimer… Non era facile non rifletterci sopra. “Se eleggessimo Abra, romperemmo le regole stabilite dopo la morte di Drowzee l’Imprudente, ma la profezia non dovrebbe avverarsi. Sempre però che sia vera.” Rifletté. Era ben noto che gli Indovini di corte spesso prendevano le loro decisioni in base a offerte fatte dai nobili che desideravano farsi eleggere, inventando profezie. “Ma in questo caso non guadagnerebbe nulla. Abra è un ragazzo docile, ma se dovesse scegliere un reggente non sarebbe Mimen. Probabilmente sarei io.” Pensò il pokémon con una risatina “Ma non voglio quel ruolo. Se ci si risolve per una reggenza…” E in quel momento capì di aver deciso per chi avrebbe votato.

Nella sala, al suo ingresso, mancava solo Reuniclus. Lady Gardevoir e Gallade stavano parlottando. Lord Wobbufett si teneva sulle sue, in disparte, e Mimen sembrava star pensando a qualcosa di molto grave, a giudicare dall’espressione.

Poco dopo, anche Reuniclus entrò nella stanza, sorridendo.

«Siamo riuniti qui per eleggere il prossimo Re di Espia.» Esordì Claydol «Gli unici candidati sono il principe Abra, attualmente in viaggio, e il Generale Gallade. Se qualcun altro volesse farsi avanti, adesso è il momento.»

Attese per qualche momento, poi riprese a parlare «Che quindi votino i presenti. Io, Claydol, Bibliotecario del Palazzo Reale, voto per il Principe Abra come prossimo Re. Per quanto questo contraddica le regole di eleggibilità imposte a seguito dell’elezione e della prematura morte di Drowzee l’Imprudente, è mia intenzione sostenere la pretesa del principe. Ci sono precedenti di Re inetti saliti al trono evoluti, e ci sono precedenti di Re abili saliti al trono in stato precedente alla forma completamente evoluta. Ed è su questi ultimi che fondo la pretesa al trono del Principe.»

Ancora una volta, si interruppe, perché i presenti comprendessero appieno ciò che aveva detto “Con questa azione ho tolto un ipotetico sigillo all’elezione di chiunque al trono. Ma l’ho fatto per il bene, spero.” «Parlerà ora Mimen, l’indovino di corte.» Concluse, dando la parola al Mr.Mime, che annuì.

«Il mio voto è per il principe Abra. Il futuro è oscuro, contorto come le mille correnti di un fiume, ma una cosa è chiara negli auspici: la strada che ci porterà alla catastrofe passa per il malaugurato regno del Generale Gallade. E non permetterò che ciò accada.»

“Due per il Principe, ma erano gli unici due che potevo aspettarmi.” Pensò Claydol. «Cedo dunque la parola al Duca Wobbufett Weft.» Disse. Lord Weft annuì.

«Il mio voto, dopo molto ponderare, va al Generale Gallade. Siamo in guerra. Il Generale è un guerriero, il Principe Abra un ragazzo timido, inadatto a gestire una situazione di crisi. A regnare su di noi, dev’essere il Generale.» Disse il nobile, e Claydol si limitò ad annuire.

«La parola passa quindi alla Duchessa Gardevoir Galdeir.» Disse Claydol. “E lei è un voto sicuro per Gallade.” Pensò il bibliotecario, un attimo prima che la pokémon desse voce alle sue certezze.

«Io voto per mio figlio, il Generale Gallade. Egli è di certo il miglior comandante di Espia, e saprà guidarci alla vittoria contro il nemico.» Disse la pokémon con un sorriso.

Claydol attese, per vedere se la pokémon volesse dire altro, ma quando non rispose si rivolse all’ultimo rimasto «Tocca quindi a Reuniclus, ultimo a votare.» Concluse. “Nel bene o nel male, lui è l’ago della bilancia. Sarà lui a scegliere.”

Dal canto suo, Reuniclus non sapeva che pesci pigliare. Il capo gli aveva ordinato di comprare un posto nel Consiglio per poter pilotare l’elezione al momento opportuno, e lui aveva ubbidito. Solo che quando quel momento era venuto si era trovato impossibilitato a discutere il da farsi con Eelektross. Ne aveva discusso con Stunfisk, che Eelektross lo conosceva bene, ma quello gli aveva risposto che non aveva idea di cosa avrebbe ordinato il pokémon. Il che significava che la decisione era competamente in mano sua, con tutta l’importanza che questo avrebbe avuto sul futuro di Espia.

“Giratina, che situazione.” Pensò. Quando aveva saputo l’ordine della votazione si era sentito sollevato, sperando il tutto si risolvesse senza il suo intervento.

Ripassò mentalmente quello che era stato discusso in precedenza dal Consiglio “Il Principe Abra è un ragazzino, e impacciato. Anche al casinò in effetti ha solo dormito, ma è normale, è un Abra. Invece il Generale… beh, tolta la passione eccessiva per le belle Pokémon è un guerriero valoroso. Solo che su di lui pesa la profezia dell’indovino… Ah, al Giratina” Si disse scuotendo la testa “Lascerò che sia il destino a decidere. Sono il direttore di un casinò in fin dei conti. Rosso Abra, nero Gallade.”

Uno dei suoi mazzi prese a girare all’impazzata, nascosto accuratamente dietro la schiena. Poi, Reuniclus estrasse una carte, e girandosi con cautela la fissò.

Poi sorrise, si girò, e confermò la propria votazione.

 

Normalia, Lago Cornoalto, 15/07/4783, circa le 20

La nave fendette le acque del fiume metre questo defluiva nel Lago Cornoalto, il lago più grande di Pokémos. Marsh fissò l’enorme acquitrino. Il lago aveva un colore azzurro limpido. Se ne poteva scorgere il fondo, una prateria di Baccalghe alternata a zone spoglie, probabilmente sotto cui si trovavano grossi massi o relitti. Sembravano esserci numerose navi affondate, rottami rimasti sul fondo ad imputridire.

Mentre la nave fendeva l’acqua, comparvero le isole. Prima piccoli scogli, poi almeno una decina di isolette, che formavano un intrico insidioso al centro del lago. Il nascondiglio ideale per qualunque criminale fluviale, pensò Marsh. Una cosa simile capitava nel mare a nord di Alvearia, dove un piccolo agglomerato di isolette erano la base di diverse bande pirata, che se le dividevano e vi si rifugiavano in caso di pericolo. Per altro, le isole erano ben lontane dalle rotte usuali, perciò se una nave si avvicinava erano in grado di entrare subito in assetto da combattimento.

Poi davanti ai Pirati della Rosa Rossa comparve l’Isola del Corno, la più grande. Quella su cui era sorta la cittadina pirata di Isola del Corno, il sogno di ogni criminale.

Il porto era una sorta di zona franca, in cui potevano attraccare solamente le navi pirata, e in cui era severamente proibito entrare in conflitto con altre ciurme. In compenso, in città le risse erano all’ordine del giorno. Le case intorno erano un concentrato di taverne e sale da gioco, il paradiso di ubriaconi, violenti ed imbroglioni. E dietro tutto il resto svettava l’unico edificio in pietra della città, il Palazzo dei Capitani. I fondatori della città, pirati e masnadieri, avevano messo insieme il loro denaro sporco per costruirlo. E per quanto esso fosse stato bruciato tre volte dall’esercito di Normalia, e altre quattro volte fosse stato abbattuto, era sempre stato ricostruito, perché esso era il simbolo del potere dei pirati sull’alto corso del Draak.

Tutto questo a Marsh era stato spiegato da Rose nei giorni precedenti, ma vederlo era ben altra cosa. Il pokémon guardò il grande palazzo in pietra nera, rubata e comprata a Spettria ed Oscuria. Guardò le finestre a mosaico, fatte costruire dagli schiavi catturati a Fatia. E si chiese cosa lo aspettava in quella città.

 

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#MeL'AveteChiestoVoi

 

CAPITOLO 167: L’ELEZIONE

 

Spoiler

 

Electronvolt, Palazzo Reale, 15/07/4783, circa le 20

«Quindi questo è il risultato dell’elezione.» Commentò Claydol, sospirando, mentre i cinque membri del Concilio elettivo e Gallade avanzavano verso la sala del trono «Per un solo voto…»

«Per un solo voto? Considerato che siamo solo cinque, non è sorprendente.» Rispose Mimer.

«Beh, comunque è poco. Se Reuniclus avesse scelto altrimenti…»

«Sarebbe stato eletto l’altro, certo. Ci siamo.» Disse Mimer, mentre due guardie aprivano la porta, permettendo ai sei di entrare nella sala. I Re e molti Generali erano presenti, in attesa. I più recenti arrivati, e anche i più attenti, erano i Re ed i Generali delle tre fazioni di Vulcania, i cui troni erano stati strategicamente posti ben distanti l’uno dall’altro. Erano arrivati solo il giorno prima, ma aveva sentito che c’erano già stati problemi.

«Ebbene, il Re di Espia è stato eletto?» Chiese Re Chandelure. Recentemente, era stato lui il più insistente sull’argomento, preoccupato per il futuro della Coalizione e dell’Alleanza a causa dell’assenza di un Re.

«Sì. Vostre maestà, Generali, davanti a tutti i presenti dichiariamo Re di Espia il Principe Abra, che salirà al trono con il nome di Abra I.»

Dopo l’annuncio, il primo a parlare fu Gallade «Il consiglio ha discusso anche della situazione attuale. Data la lontananza del Principe, il reggente sarò io. Ovviamente al procedere della guerra sarò costretto a combattere, perciò sarò coadiuvato dai membri del Concilio.»

«Comprendo.» Rispose Re Electivire. Effettivamente si era trattato di un’ottima strategia. Dando la reggenza a Gallade si assicuravano che il pokémon non si facesse venire strane idee… almeno fino al ritorno del Re.

Dopodiché, i membri del Concilio si inchinarono ed uscirono dalla stanza, lasciando i Re alle loro discussioni. E Gallade a rimuginare.

“Maledizione, così vicino… Avrei dovuto riflettere di più. Mi ero assicurato il voto di Lord Weft promettendogli il titolo di Generale, ma non potevo rischiere di mettere in agitazione Claydol con un’offerta in denaro, probabilmente mi avrebbe accusato di corruzione. Mimer era contro di me, ma con Reuniclus speravo di riuscire a discutere… peccato che ogni volta dopo i consigli sparisse. Al Giratina, se fossi riuscito a parlargli…” Poi sorrise “Oh beh, poco male. Suppongo che questo significhi che occorrerà andare a nuove elezioni.”

 

Electronvolt, campo militare, 15/07/4783, circa le 20

«Sciocchezze! Il Trascina Tempeste è di certo superiore al Trascina Venti! Posso ammattere la superiorità del Pacificatore di Nubi, ma…»

«Idiozie! Pure idiozie! Il Pacificatore di Nubi ha come proprio braccio destro il Trascina Venti, non ti pare abbastanza come prova della sua superiorità?!»

Il Manectric e il Noctowl erano nel mezzo di un accesa discussione, quando a mettersi in mezzo furono Aegislash, Surskit e Gurdurr.

«Allora, cosa sta succedendo qui? Per quale motivo state litigando?» Chiese Grump, accorrendo.

«Questo blasfemo afferma che il Trascina Venti…» Iniziò il Manectric.

«Chi?» Chiese Surksit. Non era mai stato particolarmente bravo con i vari soprannomi dei Loro. Inoltre era un Genesiano, e nel pantheon che venerava Genesect parecchi loro erano lasciati in disparte.

«Non conosci il sommo Tornadus? Che religione blasfema veneri, ragazzino?!» Gridò il Noctowl, cercando di sfuggire alla presa di Aegislash.

«Piano con le parole.» Disse Aegislash «Neanche io sono bravo con queste storie. Perciò, se lui è blasfemo, suppongo di esserlo anche io.» mentre parlava, la lama si avvicinò pericolosamente al pokémon Volante.

«Come dicevo» riprese Manectric «Questo misc… questo tizio afferma che Tornadus sia in una posizione superiore a Thundurus nel Pantheon. Ovviamente, è un’idiozia.»

«Idiozia sarà tua sorella, misc… tizio!» Gridò Noctowl, sempre tenendo lo sguardo fisso sulla lama, sinistramente vicina al suo petto.

«Suvvia, suvvia, non potreste trovare una posizione di compromesso? Secondo la religione Arceista i due pokémon sono sullo stesso piano.»

«E che c’entra l’Arceismo? Io sono Tornadiano!»

«E io Thunduriano! Adesso lasciatemi andare, voglio far capire a quel…»

Grump sbuffò «D’accordo, l’avete voluto voi. Dustox, fai quello che devi.»

La pokémon si avvicinò e scagliò in faccia a entrambi una nube di Sonnifero. I due pokémon si squadrarono in cagnesco ancora un momento, poi crollarono a terra, addormentati.

«Direi che una giornata in cella schiarirà le idee a entrambi.» Commentò Grump, mentre a un suo cenno altri due soldati si affrettavano a portare via i due pokémon svenuti.

«Con questi quanti sono oggi?» Chiese Gurdurr, sospirando e ruotando la spalla.

«Dodici liti, tra cui la rissa vera e propria di prima.»

«Certo. Bah, mettersi a litigare per la religione. Si può essere più idioti?» Chiese Aegislash «C’è una religione che potrebbe accontentare tutti, ma...»

«Io non andrei in giro a dire quelle cose a voce troppo alta, Aegislash.» Commentò una voce alle loro spalle. I cinque si girarono e si trovarono davanti Cacturne.

«Capitano!» gridarono «Come sta?»

«Come uno che ha passato troppo tempo steso su una brandina. Comunque, il medico di bordo ha detto che mi sono ristabilito completamente, fisicamente parlando.»

«Un piacere rivaderla, Capitano.» Disse Grump.

«Bando alle ciancie Grump, come sta andando? Mi pare di capire che ci sia qualche problema.»

«All’esercito si sono unite diverse centinaia di squadre composte da… ferventi religiosi.» Rispose Grump.

«Immaginavo fosse questo. Da quando sono arrivato mi hanno già fermato in quattro per chiedermi a quale culto appartengo. Per fortuna, con l’Arceismo ti lasciano passare sempre, non capisco perché la gente si ostini a venerarne altre. Uno mi ha chiamato ignavo, come se avessi detto chissà cosa, ma non è una questione che mi urta particolarmente.»

«Dev’essere passato per la parte esterna del campo, signore. Abbiamo tenuto i più… zelanti ben lontani gli uni dagli altri, anche se questo non rende comunque le cose facili, specialmente adesso che sono arrivate quelle teste calde di Vulcania.»

«Me lo ricorderò, è che la porta meridionale della città è affollata, e in ogni caso tra poco verrà chiusa fino a domani mattina. Temevo di restare chiuso dentro, quindi ho fatto il giro.»

«Beh, ad ogni modo è bello riaverla qui, Capitano.» Rispose il pokémon, con una pacca sulla spalla.

«Anche per me è bello rivedervi ragazzi.» Rispose quello «Avanti, abbiamo un giro di ronda da fare, giusto?»

«Giusto.» Rispose Grump «Anche se credo presto ci assegneranno una nuova missione, sono venuti a parlarmene stamattina.»

«Ottimo, mi farà bene tornare in azione.» Rispose Cacturne. Mentre il gruppo proseguiva, Cacturne si avvicinò a Surskit.

«Allora Specchio, come vanno le cose a te?»

«Oh, io sto molto bene Capitano, io…»

«Leggi tra le righe ragazzo, non era quello che intendevo.» Rispose il pokémon.

Surskit ci mise un momento a capire, poi arrossì «Oh, ecco, sì, è che…»

«Ancora niente, eh?»

Surskit si limitò a scuotere la testa.

«Ascolta, capisco tutto, ma fidati, dovresti chiederglielo. E in fretta. Più a lungo aspetti, più è probabile che ti dica di no.»

«Davvero?»

«Nah, ho conosciuto gente che si è messa insieme dopo anni, però è una frase che in genere convince. Ma seriamente fidati, prima lo fai meglio è. D’altronde» e il ppokémon si avvicinò ancora di più «Sono sicuro che anche tu piaci a Dustox, Specchio.»

«D-Davvero?»

«Questa volta, la risposta è sì. Ma ti conviene chiederglielo presto. Sai, il campo è pieno di Pokémon Coleottero. Se non ti sbrighi tu, lo farà qualcun altro.»

Surskit annuì «Ha ragione… Capitano.»

Cacturne sorrise, poi si diresse avanti nel gruppo, lasciando Surskit da solo con i suoi pensieri.

 

Isola Cornoalto, 15/07/4783, circa le 21

Appena la nave ebbe completato le manovre d’approdo, Rose cominciò a dare ordini. Anzitutto, ordinò che metà della ciurma rimanesse a bordo quel giorno. L’altra metà avrebbe avuto il giorno libero per visitare la città, anche se la Roserade si raccomandò di tenersi lontani dalle risse.

Mentre una ventina di membri dell’equipaggio sbarcava, Rose prese Marsh e lo obbligò a scendere. «Visto che sei il mio vice, ti conviene imparare a distinguere le bandiere delle altre ciurme. Inoltre, mi serve sapere quali bande sono qui.» Spiegò. Partendo dal loro molo, quello più a nord, procedettero verso sud. A ogni nave, Rose diceva il nome della ciurma e faceva un commento.

«I Pirati del Pugno d’Acqua, meglio cercare di evitarli, probabilmente le ferite sono ancora fresche. Poi, i Pirati del Sole Rosso, questi non sono pericolosi.» Disse mentre camminava «I Pirati del Drago Marino, questi non hanno nessun problema con noi. E quelli sono i pirati della Palude, si capisce dal pescaggio basso. Sono tra i pochi pirati che agiscono anche a Velenia, nelle Piane Mefitiche, dove i fiumi sono poco profondi. E poi…» Rose si interruppe di botto «Maledizione, ci sono anche loro. Beh, non che non me l’aspettassi, ma…»

«Scusi, capitano, chi c’è?»

«Oh giusto. Beh, questa è la nave dei Pirati dell’Imperatore del Fango, il cui comandante è uno Swampert di nome Wamps. Quel pokémon è il mio più acerrimo nemico. Attualmente siamo a cinquanta vittorie a testa. Ma prima o poi riuscirò a colpire con un attacco definitivo.»

«Anzitutto, siamo cinquantuno a quarantanove, il che è una cosa da considerare.» Commentò una voce alle loro spalle. Marsh e Rose si girarono, trovandosi davanti un grosso Swampert, parecchio più grosso della media. Rose non era bassa, almeno per la sua specie, e comunque superava Marsh di parecchio, ma davanti a Wamps era davvero piccola.

«Inoltre» continuò il pirata «Devo dire che sono sorpreso di vederti qua. Cosa Giratina ci fa una come te qui.»

«Sono una pirata, l’invito l’ho ricevuto anche io.» Rispose Rose.

«Definirti pirata offende solo il nostro buon nome. Se avessi un po’ di decenza, spariresti da questo fiume, tu e la tua ciurma di matti.»

«E se tu avessi un minimo di decenza te ne torneresti strisciando a Laghia. Oh già, non puoi. Troppa paura.»

«Piccola…»

«Suvvia, suvvia» disse una quarta voce «Il porto è un luogo di concordia tra tutti i capitani che approdano.» Un Ambipom frapponendosi tra i due. Marsh notò che gli mancava un occhio.

«Boim. Che… piacere, vederti.» Commentò Rose.

«Anche per me è un piacere.» Aggiunse Wamps, anche se entrambi sembravano ben lungi dall’essere in qualche modo felici.

«Anche io sono felice di vedervi ragazzi. Ora, Wamps, credo dovresti riflettere di più prima di attaccare briga con Rose. L’ultima volta che l’hai fatto, hai perso un dito, o sbaglio?»

«Ero ubriaco, non conta.» Rispose il pokémon. Fissando la sua mano sinistra, Marsh si rese conto che gliene mancavano ben due.

«Conta visto che anche io ero ubriaca.»

«E tu Rose, sai che non dovresti venire qui. Suppongo ti sia arrivata la convocazione, come a tutti gli altri capitani, ma tu e i tuoi dovreste tenervi ben lontani da quest’isola. Lo dico per voi.»

«Abbiamo già promesso di non fare nulla se non veniamo attaccati per primi. Direi che basta. Per il resto, dipende dagli altri. Questa città è famosa per accogliere tutti i pirati, o sbaglio?»

Boim sospirò «Immagino tu abbia ragione. Bene, cerca almeno di evitare guai. Provateci tutti, se possibile.»

Wamps fissò Rose ancora un momento in cagnesco, poi si allontanò. Boim la fissò a sua volta, sospirò e si allontanò.

«Chi era quello?» Chiese Marsh.

«Un Impiccione. Boim è uno di coloro che sono stati incaricati dal Capocittà di calmare le risse che rischiano di scoppiare, almeno qui al porto. Tra pirati, li chiamiamo così, Impiccioni.»

«Ma perché lo fanno? Intendo, perché fare questo lavoro?»

«Alcuni perché la paga è buona. Altri, e sono la maggior parte, perché hanno subito ferite gravi in battaglia, ed essendo pirati schedati non possono tornare alla vita civile.»

«Però Boim mi sembrava sano.»

«Immagino che dopo dieci anni di sordità, uno riesca a dissimulare bene.»

«Aspetta, è sordo?!» Chiese sorpreso Marsh.

«Da ventuno anni, quando la sua ciurma ha fatto saltare dell’esplosivo. Era troppo vicino. Timpano sinistro distrutto, timpano destro quasi del tutto. Sente a malapena un mormorio. Però sa leggere le labbra.»

«Come fai a saperlo?»

«Perché è stato un mio compagno, anche se va detto che abbiamo rischiato e subito anche noi. Scusa, non è una cosa di cui mi piace parlare. E sinceramente non mi piace neanche vederlo.» Disse Rose, fermandolo dal fare altre domande. Dopodiché la pokémon rimase in silenzio per qualche minuto, e Marsh notò che la rosa che aveva come zampa andava meccanicamente alla cicatrice sul volto. Poi la pokémon scosse la testa.

«Bene, finiamo questo giro, d’accordo?»

Marsh annuì, e Rose gli indicò ogni nave del porto, spiegandogli quali ciurme pirata erano più pericolose. Poi i due si diressero verso la città.

Se Marsh si era fatto una cerca idea parlando con Rose, entrato nella stretta via che conduceva al palazzo dovette ricredersi: era molto, molto peggio.

La prima cosa che gli fece fare questa riflessione fu la strada coperta di fango, con il selciato che emergeva solo in qualche punto isolato. Evidentemente, nessuno si curava particolarmente di tenere pulita la via. Il pokémon si trovò a pregare che fosse solo fango.

Procedendo, passarono davanti a diverse taverne. Nella prima, notò Marsh sbirciando dalla finestra, gli avventori erano nel mezzo di una rissa. Stava ancora guardando, quando Rose gli abbassò la testa con forza. Un attimo dopo sopra il capo di entrambi passò una sedia, che distrusse il vetro con un frastuono e si frantumò contro il muro.

Nella seconda taverna sembrava essere appena passato un tornado, e diverse cameriere stavano ripulendo probabilmente le conseguenze di una rissa appena sedata. Con sorpresa di Marsh, diverse di loro erano Marshtomp, che sorrisero. Lui sorrise in risposta, ma Rose lo afferrò per la collottola e lo trascinò via.

«Più attento ragazzo, sei a Normalia ora, le distrazioni costano.» Disse la pokémon, e Marsh annuì, senza capire. Solo girandosi si rese conto che quelle che un attimo prima erano Marshtomp avevano cambiato forma, diventando pokémon diversi.

“Ditto!” Capì Marsh, rabbrividendo al pensiero.

«Non preoccuparti, tutti si fanno fregare la prima volta.» Spiegò Rose, ridacchiando «Sono piuttosto convincenti. La maggior parte lo impara… a proprie spese.»

Proseguendo oltre, Marsh vide parecchie altre risse. Altre Marshtomp, e non solo, gli sorrisero o lo salutarono con la zampa, ma ormai aveva capito il trucco, notando che alla maggior parte mancava una pinna, o avevano spuntoni in più sulle guancie.

Alcuni pokémon invece provarono ad attaccar briga con lui. Un Machamp a cui mancava un braccio allungò il destro superstite e lo posò su un barile, sfidandolo a braccio di ferro. Quando Marsh rifiutò, il pokémon la prese male, ma fortunatamente un Ursaring si fece avanti per sfidarlo, e il pokémon Lotta si dimenticò di lui.

Poi, passando davanti all’ennesima taverna, Rose ridacchiò «Da un’occhiata.» Commentò, indicando la finestra. Dentro, Marsh riconobbe Part intento a giocare a carte insieme a diversi altri pokémon. E giudicando sia dalle espressioni degli altri che dal gruzzolo accumulato davanti al pokémon Normale, il Patrat stava vincendo.

«Non dovremmo fermarlo? Sappiamo entrambi che sta imbrogliando.»

«Queste sono le regole del fiume ragazzo, se non provi a imbrogliare il tuo avversario almeno una volta a partita lo stai offendendo. Ovviamente, anche se ti scopre si offende.» Rispose Rose ridacchiando «Credimi, prima o poi lo scopriranno. Ho visto Part vincere un sacco di partite, ma non è mai tornato a bordo ricco. Si lascia trascinare e finisce per farsi scoprire.»

«Appunto, non dovremmo…» Chiese Marsh, ma un attimo dopo vide Patrat fare un movimeto con la mano. Non capì neanche da dove venne fuori l’asso, ma non fu l’unico ad accorgersene. Gli altri pokémon saltarono in piedi. Nel giro di pochi minuti, una rissa era esplosa nel locale.

«Dovremmo…?» Chiese Roserade.

«Ho cambiato idea.» Rispose Marsh, mentre Part con abilità approfittava della confusione per sgusciare fuori dal locale, stringendo bene un sacchetto. Quando vide Marsh e Rose sorrise.

«Oh, buonasera capitano, buonasera Marsh.»

«Buonasera Part.» Rispose Rose «Dimmi, non avevo chiesto di tenere un basso profilo?»

«Sì, capitano.»

«E lo hai fatto?»

«Lo stavo facendo…»

«Oh, ne sono certa. E sono certa che lo farai molto meglio senza questi.» Rispose Rose, afferrando il sacchetto. Prese una Perla e una Pepita e le lanciò a Part. «Fattele bastare. Il resto te lo restituirò… forse.»

Part annuì, e Marsh e Rose si allontanarono.

«Ha intenzione di ridarglielo?» Chiese Marsh indicando il sacchetto.

«Per quanto mi piacerebbe dargli una lezione e tenermelo, temo dovrò farlo. Se si sapesse che il capitano ruba ai sottoposti, la ciurma potrebbe rumoreggiare. Comunque basta così. Siamo arrivati.»

Marsh guardò la piazza davanti a lui, in marmo bianco, pulita e lucida. Poi guardò il grande palazzo nero. E un nuovo brivido gli percorse la schiena.

 

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CAPITOLO 168: BATTAGLIA TRA CAPITANI

 

Spoiler
Isola Cornoalto, 15/07/4783, circa le 22
Marsh guardò le due figure impiccate. Lo Swellow e l’Herdier pendevano inerti, sospesi davanti alla porta del palazzo, ondeggiando alla debole brezza.
«Cosa…»
«Non lo so, ma niente di buono temo.» Rispose Rose. Si avvicinò al portale e osservò i fogli che erano stati incollati alla parete sotto i due «Vediamo… “Il Maresciallo Sewll ed il Tenente Rierd, giudicati colpevoli dal Capocittà e dalla Fratellanza per aver arrestato ed impiccato i due Capitani fratelli Mawis e Malwil”. Ah, Mawis e Malwil sono morti? Non lo sapevo.»
«Ma Capitano, perché sono stati impiccati?»
Rose sospirò «Hanno subito il giudizio dei pirati. Hanno commesso un errore e ne hanno pagato le conseguenze.»
«Sì, ma cosa hanno fatto? Se ho ben capito hanno impiccato due pirati.»
«Non due pirati, quello è tollerato dalla Fratellanza. Quello che hanno fatto e stato impiccare due capitani di spicco. Mawis e Malwil erano due Mawile di Fatia famosi come i Capitani fratelli o i Morsi della Notte. Ed erano tra i membri più potenti della Fratellanza.»
«E la Fratellanza è…»
«La Fratellanza è un’associazione di pirati. Sono coloro che hanno eretto questa città e questo palazzo, coloro che gestiscono il fiume e tutti i suoi affluenti facendo pagare una percentuale a chiunque vi navighi, e punendo chi trasgredisce il codice della pirateria… e chi osa turbare l’equilibrio del fiume. Impiccare Mawis e Malwil causerà scompensi enormi sul Draak. Ci saranno almeno una decina di nuove ciurme pirata a combattersi i resti del loro regno. Quei due controllavano buona parte del fiume ad est dell’isola.»
«Immagino che non saremo benvisti da questa “Fratellanza”, visto quello che facciamo sul fiume.» Commentò Marsh.
Roserade per un momento lo guardò soltanto, poi sorrise, lasciandolo perplesso. «Hai cominciato a parlare in prima persona, adesso? Credevo non ti piacessero i pirati.» Rispose Rose, ridacchiando.
Marsh scosse la testa imbarazzato, cercando di giustificarsi, ma Rose proseguì «Comunque, alla Fratellanza è sempre importato poco di me e dei miei. Sì, non mi vogliono bene, e ho rovinato gli affari a ognuno di loro. Ma non sono così potente da minacciarli. Inoltre ho un amico che provvede a… mitigare la situazione.»
«Capisco.» Disse Marsh. Poi i due entrarono nell’edificio. Alle pareti erano appesi avvisi di taglia e jolly roger. La grande sala era piena di eleganti tavoli e poltrone, alcuni occupati.
«Qui entrano solo i capitani e i loro accompagnatori.» Spiegò Roserade «Tutti quelli che vedi qui sono pirati pericolosi.»
«E ci odiano, ho capito. Piuttosto, cosa sono le bandiere e gli avvisi di taglia appesi al muro?»
«Sono perlopiù usati come ritratti per i grandi pirati del fiume. Sono membri della Fratellanza, o lo sono stati. Oppure sono pirati che sono diventati famosi. Dovrebbe esserci la taglia di Wamps qui da qualche parte. Se vedi il suo jolly roger, è lui.»
«E tu?» Chiese Rose «Come mai non ci sei?»
«Oh, non esporrebbero mai la mia taglia. Si tratta di qualcosa di inaccettabile. Una piratessa che salva schiavi e ruba ai ricettatori? Non ti fa guadagnare punti con gli altri pirati.»
«Capisco.» Commentò Marsh. Fu in quel momento che i pokémon presenti nella sala si accorsero della loro presenza. L’atmosfera si fece improvvisamente tesa. Rose sembrava non far caso alle occhiate omicide lanciate dai presenti, ma Marsh si sentì rabbrividire. “Questo mi sta capitando troppo spesso ultimamente.” Si trovò a pensare, prima che un Musharna si avvicinasse loro. Marsh si trovò a confrontarlo con la Grande Indovina, ma quei due erano l’opposto. Il pokémon aveva una grande cicatrice sul fianco destro, ed era davvero infuriato.
«Rose! Maledetta! Hai idea di quanto mi sia costato il carico che mi hai rubato?! Cinquantadue schiavi, dannata! Erano abbastanza per pagare l’intera ciurma per un mese! Voglio farti a pezzi, brutta…» continuò, cominciando ad alzare il livello degli insulti.
«Marsh, ti presento Shuman, il capitano dei Pirati della Nebbia, un gruppo di pirati specializzato nelle imboscate. Allora Shuman, cosa vuoi fare? Combattere tra capitani è vietato, te lo sei scordato? O hai deciso di farti impiccare dalla Fratellanza?» Rispose Rose ignorando tutte le offese.
«Sai bene che un modo per combattere tra capitani c’è.»
«Oh Arceus, di nuovo? Tutte le volte che vengo su quest’isola uno di voi ci prova. Non vi siete stancati?»
«Mi stancherò quando sarai morta! Rose, ti sfido a una Battaglia tra Capitani, da svolgersi nella pubblica piazza! Se vinco io…»
«Sì, sì, io muoio, era abbastanza chiaro. Se vinco io, mi darai tutti gli schiavi e il carico della tua nave. Va bene?» Chiese Rose. Marsh sorrise. Tra quegli schiavi, forse, ci sarebbe stato qualcuno che potesse unirsi alla ciurma di Rose, lasciando andare lui.
«Non ho schiavi, ma il carico lo scommetto tutto!» Rispose Shuman, sempre urlando, distruggendo le speranze di Marsh «Tutti i presenti saranno testimoni che hai accettato la sfida! Adesso andiamo, voglio godermi la vittoria!»
Rose e Shuman si misero in marcia. Marsh li seguì da vicino, accanto alla piratessa «Cos’è una Battaglia tra Capitani?»
«Un accordo tra due Capitani che accettano di combattersi. Se uno dei due non accetta, il duello non può aver luogo, perché una delle regole dell’isola è che i capitani non possono combattere tra loro. Scommetto che Shuman ha saputo che sarei arrivata e si è preparato in anticipo.» Rispose Rose, mentre uscivano sul piazzale, su cui continuava a soffiare un debole vento.
«Ma non è pericoloso?» Chiese Marsh, mentre i due si separavano preparandosi allo scontro.
«Tantissimo, per loro.» Rispose Rose, sorridendo. Si piazzò a un lato della piazza e si preparò allo scontro, facendo cenno a Marsh di allontanarsi. Intanto, la folla presente in piazza aveva cominciato a formare un cerchio intorno al piazzale. Marsh sentì due di loro parlare.
«Ci risiamo, vale sempre la pena di sedersi qui in piazza quando Rose sbarca. Le sue lotte sono fantastiche.» Commentò un Weavile.
«Assolutamente, anche perché non ne ha mai persa una qui sull’isola. Allora, per chi scommetti oggi?» Chiese di rimando l’Hitmontop, mentre quello che probabilmente era un Impiccione si avvicinava ai due capitani, probabilmente per assicurarsi che i due fossero d’accordo sullo scontro.
«Rose. Tu?»
«Shuman. Ho sentito che si è preparato una strategia contro l’avversaria.» Rispose l’Hitmontop.
Marsh si guardò intorno, e con sorpresa vide che ormai una vera e propria folla si era formata, e molti di loro stavano contando Pepite e Perle, scommettendo.
Poi, l’Impiccione si allontanò e il combattimento ebbe inizio. I due capitani presero a girare lentamente, fissandosi.
“Il Capitano è in svantaggio.” Rifletté Marsh “Shuman è di tipo Psico.” A ben pensarci, Marsh si rese conto di non sapere nulla su come combatteva il Capitano, neanche se usasse combattimento diretto o a distanza.
Rose gli rispose lanciandosi in avanti, coprendo rapidamente la distanza con il Musharna. Il pokémon Psico sorrise e scagliò uno Sbadiglio. La nuvola di gas volò verso la Roserade, che si scansò appena in tempo. Il Musharna scagliò uno Psichico, ma Roserade si scansò nuovamente con uno scatto, allontanandosi a distanza di sicurezza.
“Velocissima.” Pensò Marsh. Rose era veloce, e le piccole dimensioni, se comparate con quelle dell’avversario, la mettevano in vantaggio. “Sicuramente è veloce quanto Raichu.” Riflettè il pokémon “Forse di più.”
Nel frattempo, Rose tentò ancora di ridurre la distanza tra lei e Shuman, ma il pokémon Dormiveglia la teneva a distanza sfruttando Sbadiglio e Psichico.
“Quindi era questo che intendeva il Capitano.” Pensò Marsh osservando il fumo rosa ondeggiare al vento e dissolversi.
Rose cambiò strategia, e prese a muoversi con cautela intorno a Shuman. Il pokémon Psico scagliò alcuni attacchi, ma Rose si limitò a continuare a girare lentamente intorno a lui, seguita dall’altro, schivando i colpi.
“Che sta facendo?” Si chiese Marsh. Se cercava un’apertura, convenica cercarla nello scontro ravvicinato piuttosto che sulla distanza.
«Quell’idiota di Shuman mettendo troppo.» Commentò una voce dietro di lui. Marsh si girò e si trovò Wamps davanti. Lo Swampert sorrise «Allora, il tuo Capitano non ha ancora perso, piccoletto?»
«Certo che no, visto che vincerà.»
Wamps sorrise «Perché combatte contro un idiota. Fossi io il suo avversario, non se la caverebbe così facilmente. Hai capito qual è il suo piano, vero?»
Marsh lo fissò, e Wamps scoppiò a ridere «Ma come, non ci arrivi? Beh, allora non ti voglio rovinare la sorpresa. Certo però che me li facevo più intelligenti i sottoposti di Rose.»
Nel frattempo, Rose aveva girato di quasi centottanta gradi rispetto a quando aveva cominciato, trovandosi nella posizione da cui era partito il Musharna. E a quel punto, si lanciò in avanti. Il pokémon Psico sorrise, e scagliò il fumo di Sbadiglio… che il vento gli rispedì in faccia.
Marsh rimase a bocca aperta. Rose aveva calcolato la direzione del vento e aveva fatto in modo che l’altro si trovasse controvento.
Lo Sbadiglio non poteva far addormentare Shuman, visto che era prodotto da lui stesso, ma ci pensò la Roserade. La pokémon lo colpì in pieno volto con Velenpuntura. Scagliò poi un secondo veleno, e quando l’avversario contrattaccò con Psichico, il colpo fu più debole e lento, e Rose si limitò a schivarlo, colpendo con una seconda Velenpuntura.
“Velenotrappola.” Capì Marsh. Poco dopo, Rose aveva vinto. Shuman era a terra, avvelenato ed esausto. La pokémon sorrise, poi si diresse verso Marsh «Che ti dicevo? Una passeggiata.» Commentò. Poi vide Wamps «E tu che vuoi?»
«Niente, ero solo venuto a vedere un combattimento noioso. Shuman non aveva possibilità fin dall’inizio. E tu d’altra parta non sei certo una grande guerriera.»
«Cos’è, cerchi di convincermi a sfidarti? Spiacente, dovrai fare di meglio. Non ho intenzione di affrontarti in una Battaglia tra Capitani.»
Wamps sorrise «Il che dimostra solo che sei debole. Non sei una vera piratessa, solo una ragazza che gioca a fare la dura. Sparisci da queste acque, farai un favore a tutti.» Rispose lo Swampert, allontanandosi.
Marsh si sentì montare una rabbia incontenibile, e fece un passo avanti, ma Rose lo fermò. Wamps sparì tra la folla, e Marsh sospirò.
«Maledizione, quanto mi fa arrabbiare. Tu combatti per la cosa giusta, e lui…»
Rose lo fissò, poi ridacchiò «Sai, dovresti stare davvero attento. Per uno che non vuole fare il pirata, mi pare tu ti stia affezionando un po’ troppo.» Disse la pokémon, e Marsh arrossì. «Dai, andiamo.» proseguì, facendogli cenno verso il palazzo «Per un po’ non ci disturberà nessuno.»
Marsh annuì e i due si avviarono.
 
All’Ansa dell’Ursaring, 15/07/4783, circa le 6
Zorua uscì dalla locanda e, raggiunto un gruppo di alberi sul retro dell’edificio, trovò Riolu in piedi al centro della radura, ad occhi chiusi. Non che non se l’aspettasse, il pokémon aveva scelto quel posto per allenarsi da giorni, e si vedeva chiaramente dalle buche nel terreno e dai segni sugli alberi.
Il Pokémon Buio si avvicinò, e Riolu aprì gli occhi. Evidentemente, l’aveva percepito con l’aura.
«Ciao Zorua.» Disse il Pokémon Lotta, richiudendoli per concentrarsi. Avvicinò le mani e tra esse si formò una Forzasfera. Invece di lanciarla subito, cominciò a concentrarla sempre di più, riducendola di dimensioni. Zorua lo guardò ammirato, ma il colpo non partì: quando la rilasciò la Forzasfera esplose, sbilanciandolo. Il pokémon Buio corse verso di lui, ma l’altro si rialzò.
«Giratina, sempre in questo punto…» Borbottò, rialzandosi.
«Senti, Riolu, non dovresti riposarti? Ci aspetta un lungo viaggio, e…»
«Tranquillo, tranquillo, non preoccuparti.»
Zorua cercò di dire qualcosa, ma non sapeva come comportarsi. Da quando erano arrivati a Normalia, Riolu era strano. Aveva passato tutti i giorni ad allenarsi, dicendo di non essere abbastanza forte. Zorua lo aveva anche visto parlare con Pokémon di Normalia, Arenia o Vulcania, facendo sempre domande sull’allenamento e sulla forza. Anche gli altri se n’erano accorti, ma in fin dei conti era assurdo dirgli di non allenarsi, perciò l’avevano lasciato stare.
“Solo che ultimamente è diventato davvero taciturno e solitario.” Pensò Zorua.
«Piuttosto, Zorua» disse Riolu concentrando una nuova Forzasfera «Perché non vai a preparare da Trubbish? Credo sia già sveglio.»
Zorua annuì. Effettivamente, Trubbish era già uscito quando il principe si era svegliato. Per un attimo si chiese se non ci fosse qualcosa da dire, ma effettivamente non era neanche sicuro che Riolu avesse un problema. In fondo aveva passato la vita ad allenarsi. Perciò, Zorua si girò salutandolo, e si allontanò.
Quando il pokémon si fu allontanato, Riolu scagliò la Forzasfera, che si schiantò contro una roccia. A quel segnale, due pokémon uscirono dalla rada boscaglia.
«Finalmente se n’è andato.» Commentò il Persian.
«Adesso, torniamo agli affari, ragazzino.» Disse il Lucario. «Ti daremo la forza che desideri. In cambio, devi soltanto fare quello che diciamo. Chiaro?»
Riolu annuì. Aveva incontrato i due pokémon qualche giorno prima, mentre si allenava. Erano stati molto gentili, affermando di essere esperti in combattimento. E in effetti Riolu non era riuscito a batterli, nonostante il vantaggio di tipo.
«Allora, hai capito esattamente cosa devi fare?» Incalzò il Persian.
«Sì. Devo lasciare dei segnali lungo la strada che percorreremo, giusto? Una freccia nella polvere, un colpo di Palmoforza su un albero, o qualcos altro di riconoscibile che vi permetta di sapere la direzione del Gruppo anche seguendoli a distanza tale da non allarmarli. Se succede qualcosa durante il cammino, devo lasciare un segno solo, altrimenti due segni.»
«Esatto. E poi?»
«E devo anche lasciare biglietti per riferirvi eventuali informazioni importanti, nel caso serva. Ho capito, davvero. Solo, siete certi che…»
«Davvero, ragazzo, ti abbiamo spiegato chi siamo. Ci serve il tuo aiuto, e ci serve in segreto. Soprattutto Eelektross e Raichu non devono saperlo, ma possibilmente non deve saperlo nessuno nel Gruppo. Per suggellare il nostro patto» annuì il Lucario, compiaciuto «un consiglio per controllare l’aura della Forzasfera: rilascia l’aura che ti protegge le mani gradualmente, anziché di botto. In questo modo, sarà più stabile.»
Riolu annuì e scagliò la Forzasfera seguendo il consiglio del pokémon. E come previsto, il colpo non esplose, ma anzi colpì il bersaglio.
«Ottimo lavoro.» Annuì il Lucario «Per il tuo allenamento non preoccuparti, ti seguiremo da vicino. Allontanati dal Gruppo per il tempo che ti serve. Non sarà molto, ma cercherò di essere esaustivo.»
«Non preoccuparti, Lucan, sono certo che ha capito anche questo.»
«Ne sono sicuro Pers, ma in fin dei conti è meglio essere chiari. Non vorrei che si sentisse ingannato.» Rispose Lucan. «Bene. Adesso noi andiamo. Mi raccomando.»
Riolu annuì, e soddisfatto riprese ad allenarsi, mentre il pokémon Acciaio e il pokémon Normale sparivano tra le fronde.
Si chiese se quello che stava facendo fosse giusto. Poi però rifletté su quello che gli era successo. Prima non era riuscito ad entrare a Vulcania, poi quei pirati lo aveva catturato. E ripensò a ciò che avevano detto e promesso i due Pokémon. “Sì, è tutto per il meglio. Io ci guadagno e loro anche. In fin dei conti, non mi sembrano pokémon malvagi.” Si disse.
 
Strada di Arceus, 15/07/4783, circa le 9
Zangoose sorrise, si piazzò davanti all’incrocio e salutò uno a uno i membri del Gruppo. Erano partiti un’ora prima dalla taverna, con il tacito accordo di attendere fino al momento della separazione prima di salutarsi. E adesso, quel momento era arrivato.
«Mi raccomando, non metterci di nuovo diciassette anni a farti sentire.» Disse Eelektross, stringendogli la zampa.
«E tu vedi di farti trovare ad Elettria la prossima volta, invece che obbligarmi a girare mezza Pokémos.» rispose Zangoose, sorridendo.
Emolga, Flaaffy, Tri, Plusle, Minun e Luxray gli augurarono buona fortuna, ognuno a modo suo. Minun fu gentile al punto da curargli alcune delle ultime ferite del braccio, anche se non tutte, visto che si sentì stanco in fretta.
«È stato un piacere conoscerti.» Disse Raichu.
«Anche per me Raichu. Sai, un po’ mi assomigli credo. Cerca solo di non diventare esattamente come me.» Gli disse lo Zangoose, enigmaticamente. Raichu si chiese cosa volesse dire, ma evitò di chiederlo.
Salutati anche Draak, i principi, Trubbish e Riolu, Zangoose si allontanò. Il Gruppo lo guardò sparire lungo la strada diretta a nord. Da quel che avevano capito, avrebbe cominciato direttamente da un nobile di un certo livello, uno che conosceva e su cui sapeva di poter contare.
Il pokémon Normale si allontanò fino a diventare un puntolino diretto a nord. Poi Eelektross batté le zampe una volta, riscuotendo i presenti.
«Muoversi gente, in marcia. La Voce non si muoverà per venire da noi, quindi dobbiamo essere noi ad andare da lei. In marcia.»
I presenti annuirono, si girarono e ripresero la marcia verso est. Nessuno notò che, con un colpetto del piede carico d’aura, Riolu aveva inciso la propria impronta su una pietra della strada. Mentre il Gruppo si allontanava, due figure emersero dall’erba alta e osservarono il segno.
«Era abbastanza ovvio, se n’è andato lo Zangoose.» Disse il primo, Pers.
«Beh, questo dimostra che il ragazzo ci tiene a mantenere la promessa.» Rispose il Lucario «Adesso andiamo.»
I due pokémon si gettarono tra i campi coltivati e l’erba alta, seguendo la Strada di Arceus. E seguendo il Gruppo.

 

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 169: IL PIANO DEL CAPO

 

Spoiler

 

Eletronvolt, 15/07/4783, circa le 18

Galvantula imprecò, poi riprese a parlare «D’accordo, d’accordo, torna dal Conte e digli che invieremo dei soldati.» Disse al Voltorb.

«Il conte chiede cinquemila soldati.»

«Quattromila. Con i trecento che già comanda, avrà quasi i cinquemila pokémon che chiede.»

«Non bastano per difendere la città. Non vogliamo finire come Joulechester.» Rispose il Voltorb, imperturbabile.

«Lasciami capire, prima Lord Denen lascia che la sua città sia saccheggiata poi pretende che gli diamo soldati che adempiano al suo dovere?»

«Trecento soldati potevano fermare l’esercito dell’Organizzazione, quando quattrocento erano già caduti? Non credo.»

“Ti fa piacere pensarla così vero? Ritirata strategica suona decisamente meglio di fuga.” Pensò il Generale, ma annuì «Indubbiamente. D’accordo, quattromilasettecento soldati. Mi pare una cifra ragionevole.»

Il Voltorb sospirò e annuì «Se non si può avere di meglio…»

Galvantula stava per esplodere. Quel tizio era entrato nella base con una lettera del Protettore di Truepower e Conte di Joulechester, Denen Nedden, in cui questi chiedeva più soldati dei mille che Galvantula aveva già stanziato e dei mille che pattugliavano la zona. Inizialmente era stato riluttante nello spiegare che fine avesse fatto il Conte durante il Sacco di Joulechester, poi aveva spiegato con riluttanza che il Dedenne aveva inizialmente combattuto in difesa della città, per poi guidare la ritirata da un passaggio segreto quando la situazione si era fatta disperata. Peccato che a ritirarsi fossero stati solo il conte, la sua famiglia, i soldati in difesa alla reggia e alcuni dei presenti nell’edificio. Aveva deciso di scappare e lasciare la sua città a morire.

E adesso, quello stesso individuo veniva da lui a pretendere altri soldati, che Galvantula era costretto a dargli perché in ogni caso la città ne aveva bisogno. Gliene avrebbe dati anche di più, se solo il conte non fosse stato...

«Settemila. Alla condizione che il comando di quelle truppe non sia del Conte, ma di un uomo di fiducia scelto da noi Generali e dal Re del suo paese di provenienza.» Disse Galvantula. Senza il conte al comando, si sarebbe sentito molto più tranquillo.

Il Voltorb riflettè per un momento, ma come il Generale aveva previsto annuì «D’accordo. In ogni caso, Truepower va difesa.»

Galvantula annuì, poi congedò il Voltorb, promettendogli di fargli avere presto notizie sui soldati.

Il pokémon si mise a riflettere. C’erano circa 680.000 soldati ad Elettria, ora che i 30.000 mandati dalle varie Fiamme erano arrivati. Detto così, sembrava un’enormità, e per certi versi lo era. Peccato che una volta divisi gli eserciti in cinque parti, restassero 138.000 soldati per ogni fazione, e questo senza considerare tutti quelli che dovevano distaccarsi per effettuare ricerche a tappeto per trovare la maledetta base dell’Organizzazione, o per scoprire dove avrebbero colpito la prossima volta.

E ancora, c’erano le perdite. Secondo gli ultimi rapporti un Tyranitar di Oscuria, al comando di uno squadrone di trecento pokémon, aveva guidato una missione senza più fare ritorno. Dove fosse finito, nessuno lo sapeva, ma non erano i primi. Convogli di provviste ed esploratori sparivano a ripetizione. Si trovavano cadaveri, carri in fiamme, ma non abbastanza. Molti di più sparivano nel nulla. Qualcuno sicuramente disertava, ma così tanti? No, quelli erano attacchi dell’Organizzazione. Fino a quel momento, l’Alleanza aveva già perso quasi 6.000 soldati, un numero enorme. E se i rapporti erano veri, la situazione era persino peggiore di quanto non fosse stata in precedenza.

Inoltre, gli attriti interni erano un altro problema. Tralasciando la questione religiosa, che in fin dei conti presto o tardi si sarebbe calmata come era sempre successo, e anche la questione delle Fiamme, tenute ben divise, c’erano rivalità ben più subdole. Molti abitanti di Alvearia ad esempio non avevano ancora perdonato a Laghia l’occupazione militare subita oltre mille anni prima, ai tempi dell’Impero di Laghia. Ad Aeria c’era un gruppo di fondamentalisti militari poco inclini a collaborare con l’Alleanza, il MAT o qualcosa del genere. E persino nella Coalizione c’erano degli attriti, perlopiù per via del passato criminale di Oscuria.

“E a tenere in piedi tutto questo c’è Re Electivire.” Pensò Galvantula. Il Re stava facendo tutto ciò che poteva per evitare inutili litigi nell’Alleanza. E il Gruppo, paradossalmente, era riuscito a rendergli più difficile la cosa, per una questione di accordi matrimoniali.

Galvantula raccolse vari documenti, poi uscì dall’ufficio. Helioptile gli si piazzò subito di fianco, pronto a prendere ordini.

«Wash è a palazzo con il Re?»

«Come sempre signore.»

«Si sa qualcosa sulla questione dell’accordo matrimoniale?»

«Niente signore.»

«Come pensavo.» Commentò Galvantula scuotendo la testa. Quell’accordo della malora rischiava seriamente di mandare in crisi i rapporti della Coalizione con Vulcania.

“Eelektross, possibile che tu abbia combinato un disastro simile?” Si chiese. Gli sembrava strano che il pokémon si fosse lasciato ingannare in quel modo, ma chi poteva dirlo?

Galvantula lasciò da parte quei pensieri ed entrò nella sala in cui erano riuniti i Generali. Mentre a protezione dei Re erano stati lasciati Wash, Scizor, Blastoise, Volcarona (che aveva insistito per essere sempre accanto a Re Larvesta) e Aerodactyl, oltre ovviamente a Gallade. Gli altri Generali si erano radunati con urgenza. Data la situazione, non si poteva fare altrimenti.

«Grazie per essere venuti.» Iniziò Galvantula «Quindi, qual è esattamente la situazione? Nella Coalizione?»

«Secondo le unità di stanza nella Coalizione» iniziò Medicham «Sono già avvenuti due scontri con piccole armate di Pokémon presumibilmente appartenenti all’Organizzazione. Il primo, avvenuto nei pressi di una scuola, sembrerebbe essere stato vinto dai nostri, perché il nemico si è ritirato, anche se l’inseguimento è fallito. Il secondo scontro invece è terminato con la nostra sconfitta. Nel primo non ci sono state perdite, e solo cinque feriti. Il secondo invece ha visto perire o sparire numerosi dei nostri, tra cui il Comandante di Brigata Mewos. Nel complesso, abbiamo perso oltre mille pokémon per catturarne poco più di duecento.»

«Ad Aeria?» Proseguì Galvantula rivolgendosi a Togekiss.

«L’Organizzazione ha combattuto contro una nostra squadra, rimasta di stanza ad Aeria, guidata dal Comandante di Reggimento Ticto, membro del MAT. Il risultato è stata una vittoria incerta dei nostri. Abbiamo messo in fuga i nemici, ma abbiamo perso troppi pokémon per poter proseguire l’inseguimento. E i cittadini mormorano sia stata una mossa contro il MAT.»

«Ad Alvearia?»

«C’è stato un attacco a sorpresa. L’assalitore ha fatto irruzione nella camera di un ufficiale, venendo ucciso… non prima di aver ucciso a propria volta dieci soldati, incluso il Tenente Quirn. Dato che questi era contrario a scendere in guerra, si vocifera sia un complotto per eliminare un dissidente.» Rispose Forretress.

«A Laghia?»

«Incendio nelle Palafitte, cosa quasi incredibile dato che sono case su un lago. Il peggio è che gli incendiari usavano i vessilli della Marina. Il popolo rumoreggia, affermando che il Re abbia dato l’ordine come repressione contro gli oppositori alla guerra che si stanno riunendo nelle Palafitte.»

«… Quindi, cosa hanno in comune tutti questi attacchi? Suppongo l’abbiate capito tutti.» Disse Galvantula dopo un momento di riflessione.

«Stanno attaccando sia l’esercito che i dissidenti, ma fanno in modo che si diffondano voci secondo cui sia l’Alleanza ad eliminare i “nemici” interni. Vogliono spingere questi ultimi a credersi perseguitati e a rivoltarsi, questo è chiaro.» Rispose Milotic.

«Quante sono le probabilità che ciò accada?» Chiese Galvantula. Notando che tutti i Generali presenti sembravano restii a rispondere, si spazientì e sbattè una zampa sul tavolo. «Ascoltate, comprendo che l’idea di rivelare le debolezze politiche del proprio paese agli altri vi preoccupi. Tuttavia ne abbiamo bisogno.»

I Generali annuirono, ma sembrarono ancora dubbiosi. Poi, Togekiss ruppe gli indugi.

«Il Generale Galvantula ha ragione. Comincerò io. Il MAT è stato per secoli una spina nel fianco della dinastia reale di Aeria. Il Movimento Antiche Tradizioni fu fondato oltre quattrocento anni fa, da un gruppo di militaristi convinti, decisi a dare ad Aeria un’impronta militare. I Re riuscirono a tenerli calmi concedendo loro il titolo di Polizia di Frontiera, che di fatto non aveva alcun valore. Poi, quindici anni fa, alcuni pokémon, descritti come “stranieri” dai testimoni, incendiarono i Quattro Templi. Si persero migliaia di oggetti rituali, oltre a quasi trecento anni di profezie. La Polizia di Frontiera fu pesantemente criticata, e il Re fu costretto a prendere provvedimenti, accorpandola nuovamente all’esercito. Il MAT non la prese bene.»

«Ad Alvearia, abbiamo due problemi.» Disse Beedrill «Il primo sono i piani sotterranei dell’Alveare. Furono costruiti secoli fa, prima dell’arrivo del nostro protettore Genesect, per tentare di dare più spazio alle coltivazioni. Col tempo però divennero un luogo di raduno per la feccia di Alvearia. Tecnicamente i passaggi che vi conducono sono chiusi, ma siamo certi che ne esistano ancora, nascosti probabilmente nelle case di qualcuno, anche se ogni tentativo di trovarli è un fallimento. Il secondo, è il gruppo di fondamentalisti che si oppone all’Alleanza, specie con Laghia. A dirla tutta, non credevamo fosse un problema così grave. Voglio dire, sono passati secoli dall’ultima volta che abbiamo avuto gravi problemi con Laghia, e oggi i rapporti sono distesi. Lo prova il fatto che abbiamo affidato ai Lapras la rotta che collega Laghia ed Alvearia. Eppure, incredibilmente, quei sentimenti di paura, rabbia e odio sono riemersi.»

Galvantula annuì, poi si rivolse a Gengar «E la Coalizione?»

«Ci sono svariati partiti contrari alla Coalizione. Isolazionisti convinti, che preferiscono pensare che l’apertura verso altri paesi sia un male. Per quanto riguarda Spettria, questo è tutto.»

«A Velenia la situazione è più grave. Il popolo è scontento del Re, perché ritiene sia scappato dal paese e si sia rifugiato ad Oscuria per paura di un colpo di stato. Inoltre, il popolo ritiene in generale che le tasse siano troppo alte e i nobili si prendano troppe libertà.»

«E quanto c’è di vero?»

Venusaur esitò un momento «Le tasse sono… nella media della Coalizione. Non possiamo abbassarle, specialmente in un periodo di guerra. Quanto ai nobili, ammetto che il Re ha scarso controllo su di loro.»

«E il resto dei paesi della Coalizione?»

«Espia è tranquilla. Arenia ha un forte problema con la criminalità, per colpa della guerra di Vulcania e degli enormi danni ai commerci che ha causato da quando è cominciata. Questo ha portato a un brigantaggio diffuso. Facciamo ciò che possiamo, ma per due che ne arrestiamo, ne spuntano altri tre.» Rispose Medicham.

«Quanto a Oscuria, sono passati cinquant’anni, ma ci sono ancora dei nuclei che ritengono il padre della Regina, e la Regina stessa, degli usurpatori. Il che, considerato lo stato in cui versava Oscuria quando il Re ha preso il treno, è ridicolo.» Completò Absol.

Arcanine sospirò «Vulcania è un paese in guerra. Il legittimo Re» commentò lanciando un’occhiata fin troppo chiara a Charizard «è costretto a cercare di prendere il trono che gli spetta con la forza. Quindi, è normale nascano delle forze contrarie alla guerra. E sappiamo bene che questo vale per tutte le Fiamme.»

«Le Fiamme Bianche sono un partito esistente in tutti e tre i territori deciso a fermare la guerra. Inizialmente era un partito pacifista, ma ultimamente ha preso una piega pericolosa.» Completò Charizard.

Galvantula annuì «Ad Elettria, invece…» iniziò, poi si fermò. E si rese conto che ad Elettria era tutto tranquillo, da oltre un secolo. Non c’erano rivolte, non c’erano guerre, non c’erano carestie. I criminali… «Ad Elettria esiste un’organizzazione criminale comandata da un pokémon che si fa chiamare E. Di fatto crediamo che tutti i criminali di Elettria in un modo o nell’altro facciano capo a lui. Tuttavia, E. è sorprendentemente fedele alla corona. Mi urta dirlo, ma forse è anche merito suo e del suo predecessore che Elettria è in pace.»

«Cosa sappiamo di questo E.?» Domandò Absol.

«Che al momento non è ad Elettria, che è un Eelektross e che è un eccezionale combattente.»

«Capisco. Potrebbe essere utile contattarlo, ma se non è ad Elettria sarà difficile. Bene, detto ciò, come procediamo?»

«Cercando di risolvere i nostri punti deboli.» Rispose Galvantula “E se sapessi come fare senza usare soldati, sarebbe tutto più facile.” Si disse. Poi i presenti ripresero a discutere.

 

Da qualche parta ad Elettria, 15/07/4783, circa le 23

«E con questo, la fase uno del piano è completa, anche se poco prima del previsto. Dico bene?» Commentò il Capo. I Generali annuirono.

«Sì signore. Come riferito da Charizard, alla fine i Generali hanno deciso di mettere parte delle truppe in stato di allerta, pronte a rientrare nei rispettivi paesi.» Disse Fern.

«E grazie a Gallade, anche Espia si è “generosamente offerta” di inviare i propri soldati in rinforzo, quando sarà il caso.» Aggiunse Wobros.

«Eccellente. Ebbene, quando sarà il momento?»

«I miei informatori dicono che il MAT è pronto a reagire. Basta un’altra piccola spinta e il malcontento esploderà diventando violenza.» Rispose Salamance, sorridendo.

«Ad Alvearia, i nostri stanno già organizzando due nuovi attacchi. Contiamo di riuscire ad uccidere il Comandante di Reggimento Flyb e il capo di una grossa banda criminale, Violn. Tolti di mezzo quei due, sarà facile portare i criminali dalla nostra ed istigare alla rivolta gli oppositori di Laghia.»

«E ovviamente, guideremo gli oppositori…»

«Ad attaccare Laghia, signore.» Disse Float «Al momento ancora ai contrari alla guerra del paese manca una vera motivazione. Ma se i ribelli di Alvearia attaccassero Laghia, ecco che l’Alleanza passerebbe sotto una pessima luce. E a quel punto, la rivolta esploderà.»

«Contemporaneamente, nella Coalizione abbiamo diffuso le voci che il Re di Velenia, Drapion, intende aumentare le tasse, dando ai nobili il potere di riscuoterle personalmente. Velenia diventerà un calderone di rivoltosi.»

«Allo stesso tempo, i nostri infiltrati nell’esercito della Coalizione di stanza ad Espia attaccheranno “un nucleo di ribelli di Arenia”, in realtà un villaggio qualsiasi. O più di uno. Arenia non rimarrà con le mani in mano, e visto che l’esercito dell’Alleanza apparirà come un nemico…» iniziò Wobros.

«A quel punto si formeranno per forza squadre di ribelli, pronte a colpire le armate della Coalizione. E al primo scontro, grazie alle nostre spie, diffonderemo la notizia che alcuni civili innocenti sono stati massacrati senza pietà.»

«Il che» concluse il Capo, sorridendo deliziato «Lascia Oscuria, Spettria, Vulcania ed Elettria.»

«Oh, a Spettria è ancora più facile. Ci sono molti gruppi contrari alla Coalizione. Appena le voci della rivolta di Arenia e Velenia si diffonderanno, a Spettria scoppierà il caos. Ovviamente, ci siamo assicurati di… “invogliare” questi gruppi ad intervenire.»

 

«E a quel punto, Oscuria insorgerà. La “regina usurpatrice” ha nemici che noi abbiamo messo in condizione di rivoltarsi, e lo faranno.» Spiegò Mhyen.

«A Vulcania abbiamo rifornito le Fiamme Bianche di cibo, strumenti medici di Metallia, pokémon e mezzi. E ora che l’esercito ha lasciato in gran parte il paese, si solleveranno con facilità. Hanno anche trovato un candidato al trono per cui combattere. Candidato che ovviamente è un nostro fantoccio.» Concluse Fern, sorridendo.

«Perfetto. E con questo, direi che l’Alleanza non è un proble… Ed Elettria?» Chiese il Capo.

Il Quinto Generale sorrise «Mio signore, a Elettria non ci sono rivolte possibili. Eelektross ha la criminalità in mano. I nobili sono soddisfatti del Re, e i cittadini anche, almeno per il momento. Quanto alla religione, stiamo tirando quei fili, ma non è ancora il momento.»

Il Capo la fissò per un secondo, poi annuì «Sono certo che saprai risolvere la situazione. Come sempre, Eele.»

La Eelektross con la grande cicatrice si inchinò e sorrise.

 

Normalia, Castlegreen, 18/07/4783, circa le 13

Zangoose si guardò intorno. Il Baronato di cui Castlegreen era la capitale si trovava nella zona centrale di Normalia, molto rigogliosa. C’erano voluti tre giorni per arrivare alla città, che era molto diversa da come la ricordava. L’ultima volta che era stato lì, le vie erano affollate da soldati del Barone, criminali da lui assunti per minacciare i proprietari terrieri e sottometterli. Adesso, invece, i pochi soldati erano pokémon normali, e intorno a loro fiorivano, invece di losche taverne e locali di dubbio gusto, negozi e bancarelle di mercanti. La via principale era molto affollata, e il Terrorpanno che Zangoose aveva addosso si impigliò più volte, anche se non si strappò.

Il pokémon percorse la strada fino al palazzo, preoccupato. Aveva aspettato quel giorno per molto tempo, sin da quando gli aveva fatto quell’offerta. E adesso, si vedeva costretto a rinunciarvi.

Il pokémon bussò con decisione al portone del palazzo, e una guardia aprì una feritoia per guardarlo. «Che vuoi?»

«Devo vedere il barone.»

«Cosa devo dire a sua signoria? Chi sei?»

«Digli che lo Zangoose è venuto a riscuotere il debito.» Rispose Zangoose. La guardia, un Diggersby, lo fissò un momento, mentre Zangoose calava il cappuccio per farsi vedere in viso. Il soldato strabuzzò gli occhi.

«Tu sei…»

«Sì. Adesso, potresti avvisare il barone?» Chiese. Quello annuì e corse via. Tornò poco dopo e gli aprì la porta.

«Il barone ti attende. Da molto tempo, ha detto.»

«Io persino da prima.» Rispose Zangoose, avviandosi seguito dal soldato.

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 170: IL REGNO DEI PIRATI

 

Spoiler

 

Isola Cornoalto, palazzo dei Capitani, 18/07/4783, circa le 13

Marsh si chiese quanto ancora avrebbero dovuto aspettare prima che il raduno cominciasse. Era passato qualche giorno da quando erano arrivati sull’isola, e teoricamente la riunione per cui i capitani erano stata chiamata lì avrebbe dovuto già essere cominciata da parecchio. Ma finalmente, un paio d’ore prima, era stato comunicato a tutti i capitani di radunarsi nella stanza delle riunioni, un ampio salone con varie sedie e un alto palco.

Su quel palco, aveva spiegato Rose, sarebbero saliti gli undici membri della Fratellanza. Mud non li aveva ancora visti, e si chiedeva che aspetto avessero. Perciò, era molto teso mentre guardava l’alto palco. Poi, senza preavviso, uno pokémon comparve, sorridendo. Il pokémon dall’enorme bocca aveva cicatrici un po’ ovunque, la più grossa che gli tagliava in due la testa.

«Benvenuti, capitani di tutto il Draak!» gridò l’Exploud, la cui voce rimbombò nella stanza. Da quel che aveva capito, l’edificio era costruito in modo da permettere a tutti di sentire la voce di chi stava parlando. Secondo Rose, era un tipo di costruzione molto diffusa a Fatia, chiamata Teatro. In ogni caso, era certo che anche senza quella particolarità, la voce del pokémon si sarebbe sentita forte e chiara.

«Quello è il Capitano Exploud della ciurma dei Pirati Tonanti. Sotto la loro gestione c’è il settore orientale del Draak che passa per Normalia.» Spiegò intanto Rose.

«Quest’oggi, la Fratellanza vi ha convocati qui per un annuncio della massima importanza! Perciò, ci aspettiamo la massima attenzione!» Proseguì il pokémon, urlando.

«Urlerà per tutto il tempo, vero?» Chiese Marsh.

«E ringrazia che sul palco non c’è anche il suo vice.» Rispose Rose, annuendo.

A quel punto, entrarono altri pokémon. Marsh guardò Rose, ma la Roserade stava fissando i pokémon. E il pokémon si rese conto che era preoccupata.

Contò i Pokémon presenti sul palco. Un Garbador, uno Staraptor, una Purugly, un Girafarig, un Mawile, un Goodra, uno Starmie, un Malamar e un Jellicent. In totale, contando anche Exploud, erano in dieci. Quindi…

“Ne manca uno!” Si rese conto Marsh.

«C’è qualcosa di strano.» sussurrò Rose. Marsh si girò.

«Cosa?»

«Anzitutto, non c’è Crult. Lui dovrebbe essere lì con gli altri. In secondo luogo, guarda le porte.»

Marsh sbirciò alle proprie spalle, e si rese conto che gli ingressi stavano tutti venendo chiusi.

«Cosa dovremmo…»

Rose si guardò intorno indecisa, poi si morse le labbra «Non lo so. Tieniti pronto al peggio. Non mi piace la situazione, ma potrebbe non essere un vero problema.»

«Signori e signore, Capitani di tutto il Draak, è un piacere per me vedervi qui stasera.» Disse in quel momento il Girafarig, prendendo la parola.

«Un piacere! Piacere!» Ripetè la testa sulla coda, gracchiando.

«Immagino vi starete chiedendo per quale motivo vi abbiamo convocato qui. Ebbene, è nostra opinione che per i Pirati del Draak sia giunto il momento di puntare più in alto.»

«In alto! In alto!»

«Forse, alcuni di voi ricordano quello che accade ventuno anni fa, ai tempi in cui la Fratellanza governava solo l’alto corso del Draak. Un tizio di Vulcania, di cui non ricordo nemmeno il nome, decise di sfruttare i pirati del territorio della Coalizione per formare un esercito. Come saprete, le cose non finirono bene per lui.»

Marsh si rese conto che il braccio di Rose tremava, mentre stringeva con forza i petali che le facevano da mano.

«Per questo la Fratellanza, dopo essersi espansa al Draak meridionale, non ha mai pensato di poter intraprendere una azione simile. Tuttavia, di recente ci sono stati forti mutamenti a Pokémos, e noi pirati abbiamo il dovere di prenderne atto e guadagnare da essi.» Proseguì la Purugly, avanzando con un ticchettio della zampa anteriore destra, in legno.

«In passato, alcuni regni pirata hanno governato parti di Pokémos. La stessa Oscuria è stata terra di pirati e criminali fino a cinquant’anni fa. E non dimentichiamo i vari Duchi pirati di Normalia. Ma quello che oggi vogliamo creare è diverso.» Disse la Goodra, con un ghigno. L’occhio destro del Pokémon era vuoto.

«Di recente, una certa organizzazione ci ha contattato. Offrono a tutti noi pirati la conquista di un territorio tutto per noi. Quella che creeremo sarà l’utopia che noi pirati abbiamo sempre desiderato, un regno, e non una sola isola, da cui lanciare scorribande verso altri paesi, come la Oscuria dei vecchi tempi.» Continuò il Garbador, cui mancava un braccio.

«E la Fratellanza ha deciso di accettare. Perciò ci aspettiamo che l’idea vi entusiasmi quanto ha entusiasmato ognuno di noi.» Terminò lo Staraptor, fissando intensamente i presenti. Sembrava che quegli occhi potessero vedere tutto in quella sala.

Marsh guardò Rose, ma la pokémon era pallida. Il pokémon la sentì mormorare “ancora…”, ma non riuscì a capire.

«In ogni caso» proseguì il pokémon Volante «Sappiate che finirete come lui, nel caso rifiutiate.»

Un Tentacruel fu trascinato nella stanza. Aveva numerose ferite fresche, sia sui tentacoli sia sul corpo, ed era legato.

«Come potete vedere, Crult è stato… rimosso dall’incarico. Secondo lui, questa idea è una follia che ci manderà al massacro. Come potete vedere, lui è l’unico ad essere stato massacrato qui. A meno che qualcun altro non abbia intenzione di rivoltarsi alla Fratellanza.»

I capitani presenti nella stanza si misero a confabulare tra loro. Rose e Marsh erano in una zona abbastanza nascosta della stanza, perciò nessuno rivolse loro la parola, e in ogni caso probabilmente non lo avrebbero fatto comunque. Sia perché nessuno dei presenti aveva un motivo per parlarle, sia perché Rose non avrebbe risposto.

«Che assurdità.» Borbottò una voce familiare lì accanto. Marsh si guardò intorno e riconobbe Wamps, intento a parlare con un Crobat «Se quel tentativo ha fallito, un motivo c’è: la Coalizione è troppo potente per noi pirati.»

«Amici, amici, ascoltate, comprendo bene il vostro scetticismo.» Proseguì la Mawile. A Marsh sembrò la voce uscisse dalle corna a forma di bocca, invece che dalla bocca vera «Starete pensando “Se abbiamo fallito allora, che possibilità abbiamo adesso?” o “Non voglio certo rischiare la mia vita per la Fratellanza”. Ebbene, lasciate che vi spieghi. Adesso abbiamo la possibilità. Immagino che tutti voi abbiate sentito parlare dell’Organizzazione che mira a conquistare Pokémos, anche se certe infondate voci di corridoio dicono altro. Ebbene, l’Organizzazione ci ha promesso nientemeno che il pieno appoggio. Ma credo che questo potrà convincervi di più. C’è qualcuno tra voi che non è interessato? Qualcuno che, diciamo, vuol fare la fine di Crult?»

Nessuno osò parlare. Persino Rose, si rese conto Marsh, si stava mordendo le labbra. «Come pensavo.» rispose il Girafarig.

«Pensavo! Pensavo!»

«In tal caso, credo potremo invitare ognuno di voi a salire sul palco e giurare di combattere per noi, secondo le regole del codice della pirateria.»

Uno dopo l’altro, i capitani furono chiamati sul palco. Shuman fu il primo a salire, giurando di combattere per la Fratellanza. Dietro di lui, seguirono una trentina dei capitani presenti, che venivano poi scortati fuori dalla sala. Alla fine, a non aver giurato erano rimasti in sedici.

«Ebbene, che intenzioni avete?! Forza, non abbiamo tempo da perdere!» Tuonò Exploud.

«Concordo. Wamps, comincia tu.» Disse il Malamar, indicando il pokémon.

Wamps annuì, poi salì sul palco.

«Ebbene, giura di combattere per noi. Se lo farai, saremo generosi e ti concederemo di comandare una parte della flotta.» Gli disse Girafarig, fissandolo.

«Comandare una parte! Comandare!» Gracchiò la testa sulla coda.

«Oh beh, questo rende tutto più facile.» Rispose il Pokémon con un sorriso, girandosi verso la folla. «Vedete, io sono molto fedele al Codice della Pirateria, che voi avete nominanto prima. E nessuna delle regole di quel codice dice che un capitano deve combattere per ciò che non vuole, solo per la Fratellanza. Perciò, giuro a tutti voi che non ho la minima intenzione di imbarcarmi in un’idiozia del genere. Potete andarvene al Giratina, e mettervi la flotta in quel posto sotto la coda.» E con un sorriso si girò verso Girafarig, schivando per un soffio un Pestone.

«Che peccato.» Commentò il Girafarig, colpendo con un secondo Pestone mentre schivava un’Idropompa. Wamps arretrò, schivando subito dopo una Lacerazione di Purugly.

«Allora, idioti? Che intenzioni avete?» Gridò lo Swampert arretrando, saltando giù dal palco per evitare un Granvoce «Volete davvero inchinarvi a questi dieci imbecilli come hanno fatto quelli là? Rispondete!» Gridò, continuando ad arretrare per evitare gli attacchi, mentre la folla si faceva da parte. Nessuno dei capitani rimasti sembrava deciso ad aiutarlo, e a Wamps si unì un solo pokémon, il Crobat con cui stava parlando prima, evidentemente il suo vice.

Il pokémon Acqua bloccò una Lacerazione, schivò un Attacco d’Ala dello Staraptor e si abbassò giusto in tempo per evitare che l’onda d’urto di un Granvoce lo centrasse.

«Allora, nessuno? Ruft, non eri diventato un pirata per non combattere in quella guerra Ducale? Cos’è, hai deciso che questa guerra è migliore?» Gridò indicando un Furret «E tu Rygo, mi sbaglio o eri diventato pirata per vendicarti di quei signorotti che ti hanno distrutto la famiglia? Cos’è, ora ti interessa diventare come loro?» Proseguì, puntando il dito contro un Porygon-Z «E tu, Rose…»

«Parli troppo!» Tuonò Exploud, colpendo con Crescipugno. Wamps si preparò a schivare il colpo, ma per qualche motivo era più veloce di quanto avrebbe dovuto, e il pokémon arrivò a un passo dal colpirlo. Poi una Velenpuntura colpì Exploud al volto, facendolo arretrare «Su questo sono d’accordo.» Rispose Rose, piazzandosi accanto a Wamps «Per la cronaca, non ti ho salvato, chiaro? Mi servi per fuggire. Non ho la minima intenzione di combattere per la Fratellanza.»

«Non ne dubitavo comunque.» Sbuffò in risposta Wamps «Allora, che facciamo? Non credo qualcun altro ci aiuterà, quegli idioti hanno troppa paura.»

«E allora scappiamo.» Rispose Rose, evitando per un pelo un Pestone.

«Grazie, hai qualche altra ovvietà da dirmi? Come speri di fare con le porte sono sbarrate?»

«Possiamo buttarle giù.»

«Mentre la Fratellanza ci attacca?»

«Già.»

«Mi piace come ragioni. Tu prendi Crult, io penso alla porta.» Rispose Wamps arretrando, schivando o parando attacchi dei dieci pokémon.

Rose annuì e si lanciò in avanti, ma Staraptor la vide e si lanciò su di lei. Era ad un soffio dal colpirla con un Aeroassalto quando un Geloraggio lo centrò all’ala, costringendolo a virare.

«Chi…» Disse il Pokèmon guardandosi intorno. Poi scorse Marsh, mentre il pokémon scagliava un secondo Geloraggio, che questa volta riuscì a schivare agilmente.

Approfittandone, Rose raggiunse Crult. Aveva numerose ferite, ma non era quello il problema. Il problema era che il pokémon era incosciente, e Rose non poteva portarlo da sola.

Si guardò intorno. Crobat e Wamps erano alla porta, circondati mentre provavano ad abbatterla. Sfortunatamente, era fatta con il legno di svariate Bacche, e abbatterla era estremamente difficile. Quanto a Marsh faceva il possibile contro Staraptor, ma l’altro era chiaramente in vantaggio. Rose si guardò intorno, e fissò i pokémon rimasti. Guardavano da una parte all’altra, ed era chiaro che erano indecisi su chi aiutare.

Rose li fissò, uno per uno. Ruft, Rygo, un Simipour che non conosceva, Rantr, Krookodile, e Zong, insieme ai loro vice. Poi sputò a terra «Cosa siete, pirati o soldati? Volete davvero chinare la testa a quegli idioti? Mi avete sempre definito una vergogna, ma sono più pirata io che tutti voi messi insieme.» Gridò.

I pokémon si guardarono l’un l’altro, poi si lanciarono contro di lei, Wamps e Marsh. Rose per un attimo fu certa che fosse la sua fine, poi Rantr, un Tyrantrum, sollevò Crult, aiutato dal suo vice, suo figlio Tyrunt, mentre gli altri davano man forte a Marsh e Wamps.

“Ok, almeno sono con noi. Ma questo non importa. Se le cose si mettono male, ai dieci basta richiamare dentro…” Poi si girò, e vide la porta da cui erano usciti i capitani fedeli alla Fratellanza, a destra del palco. Ed ebbe un’idea così folle che poteva funzionare.

«Resta qui. E se qualcuno prova a entrare, attaccalo!» Disse al Tyrantrum, per poi spiegargli cosa fare al suo segnale. Poi si lanciò verso Wamps, aprendosi la strada tra i combattimenti schivando i colpi.

«Ascolta idiota, sei disposto a fare una cosa estremamente pericolosa?»

«E secondo te cosa sto facendo?» Rispose Wamps, parando un Crescipugno. Aveva il fiatone ed era evidentemente in difficoltà.

«Bene, allora al mio segnale fa quello che ti dico.» Rispose Rose, spiegandogli il piano. Wamps annuì, poi Rose si lanciò verso il successivo. Quando fu certa che tutti sapessero cosa fare, scagliò una Velenpuntura verso l’alto. I Capitani si misero a correre, mirando alla porta. Rant ruggì e spinse la porta che crollò, essendo già aperta come Rose sperava, poi caricò attraverso di essa, seguito dagli altri.

Marsh, entrato tra i primi, capì che si trovavano in un corridoio. Lo percorsero, e finirono dritti nella sala principalecon almeno una trentina di capitani e i rispettivi vice intorno a loro.

«Correte!» Gridò Rose, mentre i Capitani si riprendevano dalla sorpresa di trovarsi davanti un gruppo del genere.

Senza fermarsi, Rantr si aprì la strada gettando all’aria tutto ciò che gli capitava davanti, come Rose gli aveva detto.

Marsh si guardò alle spalle, e vide Zong, un Bronzong, bloccare un Granvoce di Exploud.

«Prendeteli, idioti!» Gridò il capitano dei Pirati Tonanti, seguito dal resto della Fratellanza, e i sessanta pokémon nella stanza capirono, ma era troppo tardi. Con un ruggito, Rantr abbattè la porta d’ingresso e i fuggitivi si ritrovarono nella piazza principale.

«Al porto!» Tuonò Wamps, correndo. Gli altri si misero a correre. Arrivati in fondo alla piazza, si divisero, correndo lungo le vie della città. L’idea era quella di radunare tutti i loro compagni che era possibile radunare.

Un Impiccione si mise in mezzo. Rose non lo guardò nemmeno, colpendolo al petto co una Velenpuntura e correndo via. Marsh si girò e riconobbe l’Ambipom del giorno prima, crollato a terra.

Poi, i due presero una curva, e si trovarono davanti Tart. Senza dargli spiegazioni Rose lo afferrò al volo e lo trascinò via, obbligandolo a correre.

«Devo dedurre che la riunione non è andata bene?» Chiese il pokémon, afferrando il messaggio e mettendosi a correre

Arrivati al porto, dietro di loro si erano radunati una ventina dei quaranta che erano scesi dalla nave. Ma non c’era tempo per cercare gli altri, perciò Rose salì a bordo e richiamò la ciurma. Intanto, gli inseguitori stavano già sciamando dalle vie, con i membri della Fratellanza in cima.

Come un sol pokémon, la ciurma di Rose cominciò le manovre per partire. Tirata l’ancora fuori dall’acqua, i pokémon spiegarono le vele, e alcuni membri della ciurma si misero a spingere con i remi per accelerare il distacco della nave dalla banchina.

A un comando di Rose, una parte della ciurma prese a scagliare attacchi verso gli inseguitori. Marsh scagliò numerosi Geloraggi e Bolleraggi, ma non era certo che quelli stessero colpendo.

Sembrarono passare minuti eterni, mentre i pokémon volanti al loro inseguimento venivano abbattuti con precisione e quelli a terra scagliavano attacchi mirando a danneggiare la nave, ma alla fine l’Isola del Corno fu abbastanza distante.

Rose si guardò intorno. Tre navi erano intorno a loro, una, giudicando dalla bandiera quella di Zong, che arrancava per una falla evidente sul fianco che la ciurma stava facendo il possibile per tappare. Due navi erano molto avanti, di cui una, riconobbe Rose, era quella di Wamps. Altre due erano riuscite a lasciare il porto e stavano avanzando, dietro di loro. Una, invece stava evidentemente bruciando, ancora all’ancora. Rose si chiese di chi fosse, ma a causa della distanza non era in grado di dirlo.

Marsh le si avvicinò «Cosa facciamo adesso capitano?» Chiese il pokémon.

«Fa mandare un segnale alle altre navi. Ci inseguiranno, quindi dobbiamo muoverci. Chi vuole venire con noi si diriga verso Vulcania. Poi, fa controllare chi manca all’appello. Devo sapere chi abbiamo perso.» Rispose la Roserade, e Marsh annuì, girandosi «Ah, e Marsh, dopo voglio parlare con te. Voglio che mi spieghi chi sono i nostri nemici. Voglio che mi spieghi chi mi ha fatto perdere una parte della mia ciurma.» Aggiunse.

 

Castlegreen, palazzo del barone, 18/07/4783, circa le 14

«E così, alla fine sei qui.» Disse il barone, osservando Zangoose. I due si trovavano in una larga stanza, vuota. Il nobile aveva fatto uscire tutte le sue guardie.

«Sapevamo entrambi che sarei tornato. Sei stato tu a promettermelo.» Rispose l’Investigatore dell’Ignoto, fissando il Tauros. Il pokémon Torobrado annuì.

«Sì. Quando tornasti qui, poco dopo la morte di mio padre, e mi raccontasti la tua storia, ti promisi che ti avrei dato qualunque cosa, ma tu te ne andasti, promettendo di tornare a riscuotere il tuo debito un giorno. Ebbene, cosa vuoi? Oro? Terra? La mia vita?» Il Barone era serio, Zangoose se ne rendeva conto.

«Sei davvero deciso a darmi ogni cosa? La tua vita, se te la chiedessi?»

Tauros lo guardò «Dimmi, tu sai cosa successe quando la rivolta di Giratina ebbe fine ed Arceus lo bandì nel Mondo Distorto? Cosa fecero Darkrai, Hoopa e gli altri figli del Signore del Chaos?»

«Sì, certo. Si consegnarono tutti. Anche se non ricordo mai perché.»

«Perché il peccato del padre era il peccato dei figli. Tutti erano pronti a subire la punizione che Arceus avrebbe inflitto loro. Tutti erano pronti a pagare, anche se nessuno di loro aveva fatto nulla. E io ho intenzione di fare lo stesso. Pagherò io per i peccati di mio padre. E se vuoi la mia vita, è tua. Non posso dire che lui non se lo sarebbe meritato.»

Zangoose annuì, stringendo il pugno. Si chiese se stava per fare la cosa giusta. Poteva avere la vendetta che desiderava da una vita. Oppure poteva chiedere la terra dei suoi genitori. O il Baronato stesso, perché no? I suoi genitori di certo sarebbero stati fieri di un figlio Barone. Per un attimo si vide, poi scosse la testa e l’idea scomparve. «Non voglio la tua vita, né il tuo oro o le tue terre. Tienitele. Quello che voglio da te è il tuo aiuto. Giura sulla tua fede, sul tuo onore e su tutto ciò che hai di più caro che mi aiuterai a fare ciò che devo fare. Fallo.»

Tauros annuì «Ne sei certo?»

«No, quindi sbrigati.»

«D’accordo. Giuro che ti aiuterò in ciò che desideri fare. Possa io essere bandito in eterno nel Mondo Distorto, possa il mio onore essere macchiato per l’eternità, possa tutto ciò che ho di più caro al mondo essere distrutto, se verrò meno al giuramento. Quindi, perché vuoi il mio aiuto?»

Zangoose sospirò “Ormai è fatta.” Si disse. E cominciò a spiegare.

 

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Spoiler

 

Grazie. Grazie per essere qui anche oggi. Grazie per essere qui dopo tre anni.

Sì, oggi Pokémos compie tre anni. Da quel 2 luglio 2013, quando ho pubblicato il primo capitolo, sono successe tante cose in questa fanfiction. Ho conosciuto tanti lettori sia sul primo sito, Pokémon Millenium, sia su EFP, sia più recentemente sul forum Centrale. Perciò vi voglio ringraziare.

Grazie come sempre ai miei commentatori storici, cioè a Ronfo, Dragozard e Ashura. Grazie ai commentatori più recenti: TOO, AceGrovyle, Zarxiel, Frak, WhitePikaGirl, Alikea e CiaobyDany. Grazie anche a chi legge senza commentare. Sono felice che ci siate, anche se non vi vedo.

Sappiate che è grazie a voi che fate domande nel Q&A, a voi che partecipate al GDR, e a voi che in generale siete qui per Pokémos che sono andato avanti a scrivere. Grazie anche a PikaMania, su cui mi hanno pubblicato e mi pubblicano.
Per festeggiare Pokémos, riapre il vecchio sondaggio, che verrà presto aggiornato per il terzo anniversario (

).

Grazie per questi tre anni che sono passati, e per quelli che passeranno.

Grazie,

Darken.

 

 

CAPITOLO 171: KNOWLEDGE CASTLE

 

 

Spoiler

 

Castlegreen, palazzo baronale, 18/07/4783, circa le 14

Tauros fissò il suo interlocutore per quasi un minuto, dopo che Zangoose ebbe finito di parlare «Qundi, vediamo se capisco cosa mi hai appena raccontato. Ti sei infiltrato in un’organizzazione criminale, e hai scoperto che il loro scopo è distruggere Pokémos. Per farlo, hanno catturato i Loro, incluso Arceus, e hanno modificato dei pokémon perché diventino combattenti potenti oltre i limiti normali. Mi sbaglio?»

«No. In effetti, è un ottimo riassunto.»

«Bene, perché io invece non riesco a scegliere quale di queste sia la bestemmia peggiore. Sei sicuro che il capo di questa Organizzazione non sia Il Nemico? Questo spiegherebbe molte cose.»

«Ad essere onesti ci ho pensato anche io, ma ho visto il capo un paio di volte ed era troppo piccolo per essere Giratina. Voglio dire, persino nella sua Forma Terrena Giratina rimane comunque alto oltre quattro metri, secondo le scritture. Invece, il capo è alto circa la metà. Perciò, non credo sia lui. E se ricordo correttamente, i Generali hanno fatto distribuire un rancio speciale per festeggiare la cattura di tutti i Loro. Il che include anche Giratina.»

«Non riesco a immaginare che qualcuno riesca a catturare e trattenere tutti i Loro per anni, senza che essi riescano a liberarsi. Secondo le scritture, hanno poteri che non possiamo neanche immaginare! Celebi può viaggiare nel tempo e, se le serve, evocare una copia di se stessa per ogni singolo secondo che esiste, è esistito o esisterà! L’Orologio Universale si muove al battito del cuore di Dialga! Palkia con il suo respiro espande l’universo! Giratina è così potente che ha potuto combattere da solo per sette giorni contro Arceus, prima di essere sconfitto, e questo dopo essere stato tradito da Yveltal, dopo che Hoopa e Palkia hanno unito i loro poteri per impedirgli di muoversi tra il Mondo Distorto e la Dimensione dei Loro, e dopo aver massacrato da solo l’intera guardia di Arceus, inclusi diciannove dei guardiani del tempo! Soltanto Dialga e Celebi riuscirono a sopravvivere! E se cominciassi a parlare di ciò che ha fatto Arceus rimarremmo seduti per le prossime ere! Voglio dire, comprendo che tutto ciò accadde nella loro Natura Divina, e che quando giungono a Pokémos o entrano nel Mondo Distorto soltanto una minuscola percentuale del loro potere rimane, ma questo non significa che diventino meno potenti! L’ultima volta che qualcuno ha ucciso un Loro è stato nell’era precedente, e Arceus ha disintegrato l’intera specie per vendicarlo!»

«Beh, credici o meno, è la verità. Ne ho visti ben tre con i miei occhi, e non ho motivo per credere che noçrti. Ora però spiegami, perché ti sei rivolto a me? Con una storia simile, avresti potuto presentarti da qualunque Duca e…»

«E probabilmente venire cacciato come visionario o condannato come eretico, tutto a seconda del nobile a cui lo avessi raccontato. Tu invece eri obbligato ad ascoltarmi, e sapevo che ci avresti creduto. In fin dei conti, sei uno dei migliori conoscitori delle scritture che io conosca.»

«Effettivamente, molti di loro tendono ad avere qualche incomprensione sulla differenza tra Natura Divina e Natura Terrena, e le tue parole sarebbero suonate come bestemmie. Conosco un paio di Conti con cui ho avuto più di un litigio riguardo a…»

«Potremmo tornare sui binari del discorso, per favore? Ora quello che mi serve è il tuo aiuto. Quindi, da chi dovremmo partire, secondo te? Cosa mi sono perso in questi tredici anni?»

Tauros annuì «Beh, la Voce di Arceus, è cambiata. Due volte. Adesso il Sommo Sacerdote dell’Arceismo è un anziano, membro della casa Lax.»

«Un Lax? Davvero? Voglio dire, è già successo altre volte ma…»

«Sì, un Lax. Anche se devo ammettere che è diverso dagli altri Lax. In meglio.»

«Bene, bene. Comunque Eelektross saprà cavarsela, come sempre. I Duchi?»

«Gli Xalles sono al comando al momento, su nel nord ovest. Quindi ovviamente a star perdendo sono i Tantel, che ultimamente hanno perso potere, ma anche lì il Duca non è cambiato.»

«E gli altri? C’è qualcuno che non conosco?»

«Vediamo, da tredici anni… da allora sono morti il Duca di Arceos, il Duca di Drakonburgh, il Duca di Jewbeet City e il Duca di Castlefire.»

«Il vecchio Turm è morto?»

«Lord Pyr Turm è spirato serenamente nel sonno sette anni fa, lasciando il trono al suo figlio ed erede Lord Rypo.»

«Aspetta, Rypo era il quartogenito del vecch… di Lord Turm. Che fine hanno fatto Pyroar, Rorp e Pyrp?»

«Pyroar è morto dieci anni fa, ucciso in una rissa tra ubriachi. Ha sempre avuto un temperamento parecchio… focoso. Rorp è morto di malattia, è sempre stato malaticcio. E Pyrp… Beh, pare fosse depresso dopo la morte della sua sposa per malattia, perciò pochi si sono sorpresi quando si è buttato dalla torre più alta del castello.»

«Il che ha portato il giovanissimo Lord Rypo a prendere il potere, vero? Ma che insperata fortuna…»

«So cosa vuoi dire, e non sei il solo a pensarla così. Ma diversi Duchi hanno tentato di scoprire se ci sia del vero in questa teoria, senza successo.»

«Beh, questo non mi ha mai fermato. Ora, gli altri eredi sono Dord, Sian e Swellow, giusto?»

«Esattamente.»

«Perfetto. In tal caso, so esattamente cosa fare. Ascoltami bene, perché dovremo procedere con cautela.» Rispose Zangoose, poi cominciò a spiegare il suo piano.

 

 

Knowledge Castle, 18/07/4783, circa le 18

I giorni precedenti per Raichu erano stati sorprendenti. Normalia era un paese diverso da qualunque altro avesse mai visto. Nel resto di Pokémos le città erano poche, ma a Normalia grandi insediamenti sorgevano intorno al Draak e alla Strada di Arceus in enormi quantità. Nel mezzo, si trovavano fertili campi e un fiume cristallino, più di quanto non fosse nella Coalizione, probabilmente per colpa dei gas rilasciati dai vulcani.

Dopo tre giorni dalla separazione con Zangoose, avevano superato il Lago delle Lame, un luogo che metteva i brividi e che Eelektross aveva definito maledetto. La Strada si teneva prudentemente a distanza da quel luogo, aggirandolo, ma restava terrificante.

Proseguirono ancora per giorni, superando campi coltivati, villaggi e città. Tennero sempre un basso profilo, spesso preferendo girare intorno alle città e riposare all’aperto. Eppure Eelektross non sembrava soddisfatto. C’era qualcosa che lo preoccupava, ma Raichu non era riuscito a capire cosa, perciò alla fine aveva deciso di chiederglielo.

«Eelektross, mi sembri preoccupato. C’è qualcosa che non va?»

«Oh no, sta andando tutto bene. Ed è questo che mi preoccupa. Niente Organizzazione, niente ladri o simili nelle parti desolate della strada, niente pericoli di alcun tipo. Non capisco davvero.»

«Beh, se le cose ci andassero sempre così bene, dovremmo ringraziare Arceus, non credi? Dopo Vulcania, avevamo bisogno di riposare. Se il nemico non ci ritiene un pericolo…»

«Vedi, è qui che ti sbagli. Certo che il nemico ci ritiene un pericolo. Più noi viaggiamo, più l’Alleanza si ingrandisce e diventa forte. Più l’Alleanza diventa forte, meglio è per noi e peggio per il nemico. Il numero è importantissimo in guerra. Ma se fosse solo questo il problema, gli sarebbe bastato attaccarci con un numero tale da ucciderci tutti. Invece continuano ad usare solo soldati scelti. Sai perché?»

«Per… il mio Locomothunder?»

«Esatto. Pensaci, il gruppo più grosso di nemici che abbiamo affrontato è stato quello di Houndoom, che sono abbastanza certo abbia fatto di testa sua. Inoltre, credi davvero che i Capitani scenderebbero in campo come nulla fosse, se si trattasse di ucciderci soltanto?»

«Quindi secondo te è strano che non ci abbiano ancora teso un’imboscata. Sono d’accordo, ma secondo te cosa significa?»

«Significa che hanno qualche altro piano o che sono troppo impegnati per occuparsi di noi. E in entrambi i casi non è una buona notizia.»

«Già. Quindi che facciamo?»

«Proseguiamo, e speriamo che Arceus ce la mandi buona. Sinceramente questo ritmo pacifico non mi dispiace. Siamo passati da una battaglia all’altra, e riuscire a muoversi senza venire aggrediti è un piacevole intermezzo.»

Raichu annuì, sorridendo “In fin dei conti, anche Eelektross è come noi. Sarà un criminale, ma neanche lui può sopportare questa tensione costantemente.”

«A proposito di viaggiare tranquillamente, siamo arrivati. Quella è Knowledge Castle.» Disse il pokémon, indicando davanti a sé. Raichu fissò il punto all’orizzonte, che si faceva via via più grande man mano che avanzavano. E contemporaneamente la Strada di Arceus si faceva sempre più trafficata. Numerose vie laterali si immettevano nel lungo percorso di sassi bianchi. La maggior parte venivano da nord, ma alcune strade erano collegate a piccoli moli in cui, riuscì a capire il pokémon, alcuni traghetti facevano avanti e indietro tra le due sponde del Draak.

Dopo un paio d’ore, giunsero alle porte di Knowledge Castle. E Raichu faticò a credere a ciò che vedette.

Le alte mura di Knowledge Castle erano diverse da tutte le altre. Le mura di corallo rosa di Hydroheart ci si avvicinavano, ma quella città aveva mura di splendente marmo bianco. Solo la parte inferiore delle mura era di colore più sporco, e Raichu si rese conto che erano coperte di scritte. Preghiere ai Loro, si rese conto, ognuna firmata da, a quanto pareva, una Voce di Arceus. C’erano cinque strati di lastre incise, uno sopra l’altro, che proseguivano lungo la circonferenza delle mura.

«Queste» spiegò Abra, che in quel momento era sveglio «Sono le Mura della Lode. Da quando esse sono state erette, ogni Voce di Arceus ha il dovere di farvi posizionare una lastra con una preghiera, di propria creazione o comunque dedicata al Loro che a quella data Voce sta più a cuore, salvo Arceus stesso.»

Raichu si avvicinò alla prima a destra della porta, incuriosito “Che lo spirito del Sole difenda ciò che sotto di lui vive. Egli brilla su di noi…” lesse, poi si girò verso Abra «Quante sono?»

«Mi dispiace, non riesco a ricordare, ma le Mura risalgono al 453.»

«Il 1453? Ma sono antichissime!»

«No, proprio il 453. Senza migliaia davanti.»

«Quando l’ultima preghiera sarà stata incisa sulla cima delle mura, esse crolleranno e il mondo avrà fine.» Commentò Chande, mentre Raichu provava a rendersi conto di quanto fossero antiche quelle mura «Questo almeno dice la storia popolare. Comunque, è solo una superstizione. E anche se fosse, andando allo stesso ritmo ci vorranno suppergiù altri ottomila anni per completare l’anello più esterno.»

«Mi fa piacere che vi stiate divertendo, considerato che non siamo qui in vacanza.» Commentò Eelektross «Muoviamoci.»

I pokémon si guardarono, imbarazzati, poi entrarono attraverso la porta della città. Guardando in alto, Raichu vide un’enorme affresco che raffigurava il pokémon Landorus.

Entrati in città, Raichu rimase sorpreso dal fatto che essa fosse sorprendentemente simile alle altre in cui era stato. Forse si era aspettato qualcosa di grandioso, ma le case vicine erano un semplice insieme di osterie e abitazioni comuni. Le bancarelle di legno coperte di Bacche erano circondate da una folla di pokémon decisi a comprare o a rubare. Raichu sentì uno strattone allo zaino, e per riflesso mosse la coda per scacciare la zampa, che si ritirò con un nulla di fatto.

Il Gruppo procedette verso il centro. Avanzando in quella direzione, la città si fece via via più sontuosa. Le strade erano pulite, c’erano numerose statue e gli abitanti sembravano essere più ricchi. Poi, giunsero nella parte centrale della città, e a Raichu mancò il fiato.

Aveva sentito dire meraviglie della grande Cattedrale Arceista di Ampere City, e quando l’aveva vista aveva pensato non potessero essere edifici simili. Eppure, quelli che aveva davanti battevano qualunque altro edificio avesse mai visto.

Alla sua destra sorgeva una torre altissima, la cui cima era poco sotto il livello delle mura. Bianca come l’avorio, l’edificio svettava verso il cielo.

Alla sua sinistra, sorgeva un grande palazzo che non poteva che essere il Palazzo della Voce, la residenza della Voce di Arceus. L’edificio era magnifico, e faceva apparire i castelli visti fino a quel momento bicocche scadenti.

Infine, davanti a loro, sorgeva una enorme basilica. Dietro a tre cupole grandi abbastanza da contenere un villaggio, si ergeva una quarta cupola, grande il doppio. Sotto di essa, si estendeva un’enorme edificio di marmo, lo stesso della torre e della facciata del palazzo.

Davanti a quella vista, Raichu si sentì minuscolo. Non gli era mai successo che degli edifici gli facessero un effetto simile, ma quelli erano semplicemente così enormi da non permettergli di provare alcuna emozione che non fosse meraviglia.

Accanto a lui, anche gli altri erano a bocca aperta, chiedendosi come avessero fatto quei tre edifici a non saltare all’occhio nel momento stesso in cui erano entrati in città. Sembrava fossero comparsi per magia al centro della città, come se Arceus li avesse fatti comparire.

«Non fatevi fregare, è un gioco di ottica e di architettura.» Commentò Eelektross, l’unico che non sembrava colpito «La città è costruita in modo che questi tre edifici siano a malapena visibili finché non si arriva in questa piazza. La maggior parte dei pellegrini ci casca, e quando arriva qui si sente schiacciata dalla meraviglia. Ammetto che sono belli, come edifici, e probabilmente i più grandi di Pokémos, ma non esageriamo.»

«Come fai a non restare colpito da tutto ciò?» Chiese Emolga, guardando le enormi cupole.

«Voglio essere onesto, le prime volte ha fatto questo effetto anche a me. Ma poi ti abitui. Ho vissuto per un mese in questa città, non è poi strano che alla fine l’effetto sia diventato… meno potente.»

«Non riesco a crederci.» Commentò Raichu.

«Credici. Comunque, muoviamoci, dobbiamo andare a chiedere un’udienza alla Voce e ci vorrà un po’.» Rispose il pokémon, girandosi. Raichu annuì e, riluttante, si girò verso il palazzo.

All’ingresso, due Smeargle li fermarono, puntando le code.

«Alt! Chi siete e cosa volete?»

«Siamo ambasciatori di Elettria e dell’Alleanza, e desideriamo un colloquio con sua santità la Voce di Arceus.»

I due Smeargle li fissarono, poi quello di destra annuì «Attendete, per favore.» Scomparve, per ricomparire dopo poco, portando con sé un piccolo libriccino. Lo aprì, sfogliandolo.

«Dunque, domani sua eminenza ha diversi impegni.... Dopodomani no… Il giorno dopo, nemmeno… quello dopo neppure… neanche quello dopo ancora… il ventiquattro peggio che mai… il venticinque è Bharis, quindi è il giorno delle funzioni sacre… il ventisei è il giorno di riposo… ah, ecco qua, il 27 Vimeroth dalle tredici sua santità ha un’ora libera da qualsivoglia impegno. Siete fortunati, normalmente ci vuole molto più tempo, ma con il Consiglio dei Grandi alle porte, i nobili lasciano sua signoria relativamente libero, quindi credo possiate incontrarlo in quella data.»

«Capisco.» Rispose Eelektross, lanciando un rapido sguardo alle collane che portavano i due, l’Anello di Arceus «Vi ringrazio. Arrivederci, e buona sera.»

«Arrivederci, e che Arceus vi protegga.» Risposero i due Smeargle, mentre il primo faceva firmare a Eelektross un paio di fogli e ne consegnava uno al pokémon, evidentemente da riconsegnare per presentarsi all’incontro con la Voce.

Quando si furono allontanati, Luxray guardò Eelektross sorpreso «Signore, come mai è stato così… arrendevole? Pensavo avrebbe fatto come ad Aeria, quando ha convinto quel Dodrio a…»

«A questo mondo, Luxray, bisogna imparare a riconoscere il tipo di persone con cui si ha a che fare. E quello è il tipo con cui non voglio avere da ridire.»

«E perché?»

«Quelli sono seguaci dell’Ordine Militare dei Combattenti del Vero Anello, uno degli ordini militari religiosi che esistono in questo paese. Tentare di corromperli mi avrebbe ficcato in grossi guai, lo so per esperienza diretta.» commentò il pokémon, passandosi una zampa sulla schiena, come per massaggiarsela.

«Quindi adesso che facciamo?»

«Prima di tutto, andiamo alla mia base.» Commentò Eelektross «Da lì decideremo il da farsi. Comunque c’è poco che possiamo fare in realtà, solo aspettare.»

I pokémon annuirono, poi seguirono nuovamente Eelektross per le strade della città.

 

 

Truepower, 18/07/4783, circa le 21

«Per riassumere, lei è certo che al comando della squadra che ha attaccato la sua base ci fosse una Roserade, conte?» Chiese Cacturne. Accanto a lui, Surskit non riusciva a trattenersi dal tremare leggermente.

Erano arrivati a Truepower il giorno prima, su ordine del Comandante in Capo dell’Esercito, che su richiesta del Generale Absol aveva affidato il comando dei soldati mandati in rinforzo a Truepower. Doveva essere davvero una situazione della massima importanza, dato che non rientrava nelle missioni tipiche di Cacturne, specializzato nel comando di piccole squadre in infiltrazioni o in compiti simili, che richiedevano discrezione. Ma il pokémon era anche uno dei migliori capitani del Generale, almeno a quanto diceva l’ordine di comando, perciò gli era stato affidato l’incarico.

«Esatto. Una pokémon spaventosa.» Rispose il Dedenne più grasso che Surskit avesse mai visto. Era abbastanza sicuro che fosse più largo che alto, cosa che fino ad allora aveva creduto impossibile. Se non lo era, era dannatamente rotondo.

«E questa Roserade, cos’ha fatto nel corso della sua… ritirata strategica?» Chiese Cacturne, con garbo.

«Oh, è molto semplice, ha massacrato tutti i pokémon che le capitavano a tiro. Ho perso metà dei soldati che proteggevano il palazzo per mano sua e dei suoi, e se non ci fossimo ritirati saremmo morti tutti.»

«Capisco. Ha notato qualcosa di particolare in quella Roserade?»

«A parte il fatto che volava intende? Beh, aveva questa maschera di ferro a coprirle il volto, che mi ha ricordato…»

«Capisco milord. La ringrazio. Mi è stato di grande aiuto. Adesso vorremmo ritirarci, se non le dispiace.» Rispose Cacturne, alzandosi. Temeva che il lord ricominciasse a parlare della sua gioventù, e non intendeva lasciarglielo fare. Da giovanissimo forse era stato un guerriero decente, ma ormai era straordinario fosse riuscito a fuggire sulle proprie zampe.

Il lord fece segno ai due di uscire, e Cacturne e Surskit si alzarono del tutto e uscirono, con un inchino. La porta si chiuse alle loro spalle.

«Quindi è stata Roserade.» Commentò Cacturne.

«Già.» Annuì Surskit «Come procediamo Capitano?»

«Non lo so Specchio. Per il momento, va a dire a Grump di far iniziare turni di guardia più numerosi. Non deve entrare o uscire nessuno, né dalla terra né dal cielo, senza che si sappia. Per il resto, dovremo aspettare.» Rispose il Cacturne.

Surskit annuì e si allontanò, lasciando il capitano da solo. Cacturne sospirò “Roserade” pensò “Non pensavo ti avrei mai rivista, ma ora so dove sei. E ti giuro che, la prossima volta, non lascerò che tu te ne vada ancora.” Pensò, chiudendo il pugno “Non di nuovo.”

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 172: RICERCA

 

 

Spoiler

 

Truepower, 19/07/4783, circa le 16

«Quindi, riassumendo, non c’è niente. Sessanta dispersi.» Commentò Cacturne guardando la mappa e picchiettando con la zampa su una croce disegnata in un punto a qualche ora da Truepower.

«Sì signore. Abbiamo trovato segni di lotta in quel punto, il che dimostra un agguato nemico, ma…» Rispose Grump.

«Capisco, capisco. Bene, potete andare.» Disse Cacturne, facendo un gesto con la mano. Gurdurr e Dustox seguirono Grump, ma quando Surskit e Aegislash stavano per uscire, Cacturne fece loro segno con la mano.

«Fermi voi due. Mi servite.»

I due tornarono indietro «Per cosa, capitano?» chiese Surskit.

«Ho intenzione di inviare una nuova missione. E a servirmi siete voi due.»

«Di che missione si tratta?» Chiese Aegislash.

«Infiltrazione. Osservate.» Disse il pokémon indicando la mappa, su cui erano disegnate sette croci «Come potete vedere, sembrano disposte in modo casuale. Invece, possono essere ricondotte a un centro comune.» Spiegò, disegnando alcune linee con una matita «Ecco, guardate. Tutte quante portano a un punto comune, e sono equidistanti da esso. Stando alle informazioni che ho, in questo punto esatto si trova l’ingresso a un sistema di grotte sotterranee nel Monte Tuonoshock. Coincidenza piuttosto bizzarra, non pensate?»

«Potrebbe essere la base dell’Organizzazione?» Chiese Surskit.

«Non dire sciocchezze Specchio, non commetterebbero mai un’imprudenza del genere, sarebbe troppo ovvio. Inoltre, si tratta solo di una teoria. In pratica, potrebbe trattarsi semplicemente di un mio errore di valutazione. Potrei aver malinterpretato la mappa. O potrebbe essere una trappola. Ed è per questo che mi servite voi due.»

«Perché proprio io e lui?» Chiese Aegislash, fissando Surskit.

«Osservate. Questo è l’ingresso principale alla caverna. Ovviamente, sarà ben sorvegliato. Come d’altronde gli ingressi secondari. Ma in questo punto qui si trova la sorgente di un piccolo fiume. Secondo i Bibliotecari di questo paese, in realtà la sorgente è all’interno delle caverne, e questo è solo un condotto piccolissimo, essendo largo all’entrata e all’uscita poco più di cinquanta centimetri, acqua esclusa. La maggior parte dei pokémon non potrebbero passarci. Di conseguenza, le probabilità che non sia sorvegliato sono alte. Ed è per questo che mi servite voi due. Tu, Aegislash, puoi renderti incorporeo per il tempo necessario a passare da qui. Tuttavia, in quel momento ti troveresti alla mercé di eventuali pokémon più piccoli lasciati di guardia, dato che non potresti attaccarli senza tornare corporeo e probabilmente incastrarti. Ed è per questo che Specchio, che è piccolo abbastanza da passare, verrà con te. Nel caso in cui la situazione si facesse pericolosa, potrebbe sempre bloccare il condotto con il suo ghiaccio e permettervi di ritirarvi in relativa sicurezza.»

«Capisco. E se riusciamo a entrare?»

«A quel punto, dovete cercare informazioni. Numero di pokèmon presenti, eventuali comandanti… Specchio, tu conosci anche solo di vista molti capitani e tenenti dell’Organizzazione, mi affido a te per riconoscerli.»

«Sissignore.» Rispose il pokémon, anche se stava tremando lievemente per la tensione.

«Comprendo la tua preoccupazione, è la tua prima missione del genere, ma non temere, Aegislash è un veterano in missioni del genere. Se la situazione volge al peggio, riuscirà a portarti fuori tutto intero. Dico bene Aegislash?»

«Ci proverò capitano.» Rispose il pokémon, con un’occhiata eloquente a Surskit.

«Vedi di riuscirci. Adesso va a prepararti. Specchio, tu invece rimani, devo ancora farti qualche domanda sull’Organizzazione.» Disse il Capitano. Aegislash uscì, lasciando soli i due.

«Ora, ascolta bene Specchio, questa missione sarà molto pericolosa.»

«Lo so signore. Io e Aegislash…»

«So in che rapporti siete voi due. Ed è per questo che mi serve che sia tu ad andare con lui.»

«Non capisco signore.»

«Vedi, dopo… gli eventi in cui persi la mia vecchia squadra, fui assegnato per qualche anno a una squadra normale, poi mi fu permesso di riformare una squadra di infiltrazione. Questo avvenne sedici anni fa. Lo stesso periodo in cui, improvvisamente, nell’esercito cominciò a scalare i gradi un Honedge, che divenne poi un Doublade e un Aegislash. Era abile nell’infiltrarsi e nel tendere agguati, quindi divenne rapidamente un soldato di medio rango. Avrebbe forse potuto diventare capitano, ma fu degradato per il suo comportamento giudicato “troppo autonomo”. Perciò, decisi di prenderlo nella mia squadra. Sembrava pentito, e mi servivano compagni forti. Tuttavia, le rivelazioni recenti mi hanno fatto riflettere. Se l’Organizzazione è nata diciassette anni fa, non sarebbe strano avessero cominciato a infiltrare soldati già l’anno successivo. E diciamolo, la carriera di Aegislash è stata molto, molto rapida per gli standard.»

«Crede che…»

«Non lo so. Mi fido di tutti voi, ma Aegislash è sempre stato… particolare. Per farti un esempio, a volte usciva dalla propria camerata nella notte per poi rientrare ormai vicini al mattino. Dato che dubito gli Aegislash abbiano necessità fisiologiche, questo è molto strano. Tuttavia, nel nostro team abbiamo sempre premiato l’abilità, e Aegislash è impeccabile. Perciò, sono sempre stato restio a sollevare la questione. Ma ora devo sapere. Per questo il tuo compito è sorvegliare Aegislash. Suppongo tu capisca che questo significa che la tua missione è infiltrarti nella base nemica con un sospetto.»

«Sì, capitano.» Rispose Surskit, impallidito.

«Se vuoi rifiutare, fallo ora. Ho scelto te perché mi fido di te e perché il tuo rapporto con Aegislash è parecchio ostile, quindi non dovresti aver problemi a dubitare di lui per il tempo necessario, ma posso assegnare qualcun altro. Inoltre, essendo tu un membro del Gruppo, ho la certezza matematica che non sei una spia dell’Organizzazione.»

«No signore, lo farò.»

«Eccellente. Puoi andare Specchio. Mi raccomando, non lo deve sapere nessuno. Non Dustox, non Grump, non Gurdurr, nessuno. Se si sapesse che dubito dei miei soldati più fidati, il morale delle truppe crollerebbe.»

«Capisco signore.»

«Ottimo. Preparati alla partenza, vi aspetterò al cancello nord. Cercherò di farvi uscira senza farvi notare.»

Surskit annuì, uscendo dalla stanza e lasciando solo Cacturne con suoi pensieri.

 

Isola Cornoalto, 19707/4783, circa le 17

«E questo è quanto, signor… Falan.» Disse Girafarig.

«Questo è quanto, questo è quanto!» Rincarò la coda.

Il grosso pokémon, un Bouffalant cromatico, fissò il pokémon, poi guardò il resto della Fratellanza. «Quindi, vi sono sfuggiti in sette. Vi siete lanciati all’inseguimento, ma vi hanno seminato al Lago delle Lame, dove avete trovato il relitto galleggiante di una delle navi, ma senza occupanti, il che lascia intendere che almeno buona parte, se non tutti, si sono messi in salvo.»

«Ma abbiamo preso Krookodile, insieme alla sua ciurma, più vari componenti delle ciurme degli altri fuggitivi! Inoltre, abbiamo messo sotto sorveglianza i covi di cui conosciamo la posizione!» Tuonò Exploud.

«Bah, è già qualcosa. Certo, mi aspettavo maggiore abilità di combattimento dalla famigerata Fratellanza. Comincio quasi a dubitare che ci sarete utili…»

Per un attimo, nessuno parlò, poi Purugly si fece avanti, con un sorriso «Così ci offende, caro signor Falan. Sono certa che non basterà così poco per incrinare gli ottimi rapporti che Fratellanza ed Organizzazione desiderano stringere. Ma se lo desidera, avrei una proposta. Metà di noi della Fratellanza si metterà a caccia, con le sole proprie forze. Il resto dei pirati sarà lasciato al comando delle ciurme alleate, e combatterà contro di loro. In questo modo i nostri vedranno che opporsi a noi comporta gravi conseguenze, mentre saranno comunque in grado di combattere.»

Falan ponderò la cosa. Effettivamente, all’Organizzazione conveniva. Se la Fratellanza avesse fallito, ci avrebbe guadagnato la cattura di quei fuggitivi, e avrebbe potuto portare avanti il piano più facilmente. Altrimenti, non avrebbe perso nulla.

«Bene, bene, potete procedere. Mi aspetto che non falliate, ma so di non dovermi preocuppare. So di aver fatto la scelta giusta. Comunque, se è tutto, direi che possiamo andare. Ognuno di noi avrà certo molto su cui lavorare.»

«Assolutamente.» Annuì Purugly. Il Bouffalant si alzò e uscì, seguito da Girafarig, che si era incaricato di accompagnarlo, e i restanti membri della Fratellanza si guardarono. Poi, Staraptor parlò.

«Cosa intendi fare Purugly? Vuoi davvero dimezzarci per dare la caccia a quell’insulsa combriccola? Non ne vale assolutamente la pena.»

«Lascia che ti spieghi Staraptor. Normalmente sarei d’accordo con te. Non ha la minima importanza cosa scelgono di fare sette ciurme, visto che noi ne controlliamo molte di più. Ma quelle sette ciurme hanno preso Crult.»

«Un solo pirata, ferito e in fin di vita, senza più una ciurma?»

«Un membro della Fratellanza. E il più forte di noi. Sbaglio, o per sconfiggerlo avete dovuto attaccarlo in quattro?»

«E cosa importa?! Probabilmente sarà già morto!» Tuonò Exploud.

«Ne sei certo? Puoi assicurarmi che uno dei Pokémon che conoscono meglio la Fratellanza e i suoi piani sia morto? Io vi avevo avvisato, ma voi avete scelto di non ucciderlo all’istante. Bella mossa, davvero.»

«Non che tu sia stata così d’aiuto, sbaglio?!»

«E me ne sto pentendo, per questo farò porta della missione. Io, te, Staraptor, Girafarig e Goodra partiremo, troveremo Crult e i fuggitivi e li elimineremo. Chiaro?»

Exploud provò a controbattere, ma non trovando nulla da dire annuì.

«Ottimo. In ogni caso, non credo serva preoccuparsi. Sono soltanto sette ciurme e Crult, basterà stanarli e la vittoria sarà nostra.»

Nel frattempo, Falan e Girafarig, dopo essere usciti, si diressero verso l’ingresso del palazzo.

«Sei certo che il nostro piano procederà comunque?» Chiese Girafarig quando raggiunsero l’ingresso dell’edificio «Conosco Purugly quanto basta per sapere che invierà anche me a dare la caccia a Crult.»

«Non ti preoccupare. Abbiamo un accordo, no?» Rispose Falan «Limitati a rispettarlo, e tutto sarà tuo.»

Girafarig annuì, sorridendo. Presto, avrebbe avuto ciò che desiderava.

 

Vulcania, Base dei Pirati della Rosa Rossa, 20/07/4783, circa le 23

«Quindi, che intenzioni hai, Rose?» Chiese Rantr, fissandola. Il grosso rettile aveva uno sguardo tremendo, sembrava stesse costentemente riflettendo sul metodo migliore per squartarti, si trovò a pensare Rose.

«Già, ci aspettiamo che ti unisca a noi!» Tuonò Wamps, battendo un pugno sul tavolo «Un vero pirata…»

«Oh, taci Wamps, la tua storia sui “veri pirati” non ci serve. In caso te ne fossi dimenticato, un vero pirata fa ciò che vuole. Quella che ci serve è Rose. Ci servono la sua base, l’unica che la Fratellanza non conosce, e la sua ciurma, la più grande che abbiamo.»

«Cooncordo. Sse Rrose devve uniirsi aa nnoi, devve esserre perr suua sceelta.» Annuì Rygo. Il Porygon-Z aveva il modo di parlare più strano che Rose avesse mai sentito, in cui allungava totalmente a caso la pronuncia delle parole. Da quel che aveva capito, era un cosa comune nella sua specie. Comunque, era maledettamente noiosa come cosa.

«Zong, tu dici così solo perché ti ha raccattato quando la tua bagnarola è affondata. Io invece credo che Wamps abbia ragione. Siamo in una situazione tremenda, e dobbiamo restare uniti. Rose deve aiutarci.» Rispose Ruft.

Rose sospirò. “In che situazione mi sono ficcata?” Si chiese. Con i remi a pieno regime, lei e gli altri erano riusciti a distaccare gli inseguitori, e in due giorni avevano raggiunto il confine. Un tempo da record, ma ovviamente le ciurme erano esauste per la fatica. Perciò, Rose aveva dovuto far entrare tutte le navi nel suo rifugio. “Peccato, ero riuscita a tenerlo nascosto per anni.” Si trovò a pensare.

«Allora Rose, cos’hai deciso? Ti unirai a noi?» Chiese Simipour.

Erano in quella situazione da due ore. Wamps, Ruft e Trant erano convinti che fosse necessario combattere la Fratellanza, e alla fine avevano convinto gli altri. Con l’eccezione di Rose.

«Ascoltate, se si trattasse solo di combatterli, sapete che sarei con voi. Ma qui stiamo parlando di una questione grossa. Vogliono conquistare un paese. Credete davvero che saremo in grado di combatterli? Avete visto come hanno ridotto Crult? Al momento non sappiamo nemmeno se sopravviverà.»

«E quindi cosa vorresti fare? Lasciarli fare?»

«No! No, io… lo so, non posso lasciarli portare avanti il loro piano. Ma cosa dovremmo fare? Sono molto più di noi, lo erano persino prima che perdessimo parte delle nostre ciurme. E i membri della Fratellanza da soli hanno sconfitto ciurme su ciurme di trasgressori, cosa vi fa pensare che questa volta sarà diverso? Il punto è che, per la prima volta da quando sono diventata una piratessa, non so davvero cosa fare.»

«Paura, Rose?» Chiese una voce dietro di lei «Smettila, non è un comportamento adatto a te.»

«Crult!» Esclamò Rose girandosi. Il Tentacruel stava venendo aiutato a reggersi in piedi da Marsh, Machoke e Linoone, appoggiandosi solo sui pochi tentacoli sani.

«Proprio io, piccoletta. Allora, come stai?» Chiese il pokémon, sorridendo.

«Dovrei essere io a chiedertelo? Stai bene? Sei sicuro di poter camminare?»

«Bah, ho perso metà dei miei tentacoli, e la maggior parte di quelli rimasti è ridotta troppo male per usarli. In più ho ferite su tutto il corpo. Ma sì, in fin dei conti direi che poteva andarmi molto peggio. Piuttosto, adesso credo ci convenga discutere di quello che faremo da adesso in poi.»

«E cosa faremo? Sono d’accordo a combattere la Fratellanza, ma come?»

«Oh, è semplice. Vedi, tu ti stai comportando come se dovessimo combattere contro tutti i pirati. Ma i nostri bersagli sono solo i membri della Fratellanza. A noi non deve interessare combattere contro tutte le ciurme del Draak, sarebbe impossibile.»

«La fai facile, ma come pensi di fare?» Chiese Simipour.

«Eesatto, coome pennsi ddi farre? Fiino aa proova conntraria, lla Fraatellannza ssi faarà scuddo coon lee ciurrme alleeate.»

«Ed è per questo che ci serve un’esca. E si da il caso che qui abbiate la migliore di Pokémos. La Fratellanza mi starà indubbiamente dando la caccia. Ed è per questo che riusciremo ad attirare allo scoperto i suoi comandanti. Ho un piano, ma per eseguirlo mi servite tutti. Tutti.» Ripetè guardando Rose.

«Sì Cap… voglio dire, Crult.» Disse Rose, annuendo.

«Ottimo.» Rispose Crult, sorridendo «Tuttavia, ci serve ancora una cosa. Ci servono informazioni sull’Organizzazione. Solo che non ho idea di come…»

«Oh, in questo posso essere d’aiuto io.» Rispose Rose, sorridendo ed indicando Marsh «Si da il caso che il mio vice conosca molto bene l’Organizzazione.»

Marsh annuì, mentre tutti i presenti si giravano verso di lui.

«Lui?» Chiese Wamps «Aspetta, quella faccia mi era sembrata famigliare anche prima, anche se non riesco a ricordare dove…»

«Su uno di quegli avvisi di taglia che sono arrivati a tutti i pirati qualche tempo fa.» Rispose Crult «Sono sorpreso che non se ne sia accorto nessuno. Io l’ho capito appena l’ho visto.»

«Iin reaaltà ioo mee nn’erro accoorto, maa noon peensavo foosse impoortante.» Rispose Rygo.

«Potresti smettere di parlare? Da davvero fastidio.» Disse Crult «Comunque, forza. Se sai qualcosa sull’Organizzazione, è il momento di parlare.» Proseguì rivolgendosi a Marsh.

Marsh annuì. A quel punto, non poteva far altro. Guardò Rose, che annuì, poi cominciò a parlare.

 

Elettria, Monte Tuonoshock, 20/07/4783, circa le 23

«Quello è il condotto.» Disse Aegislash, indicando uno stretto passaggio tra le rocce da cui usciva un fiumiciattolo.

«Sì.» Rispose Spettro, guardando il passaggio. Era più una spaccatura tra le rocce che un condotto, ma era sicuramente quello. Come pensavano, non c’era nessuno a fare la guardia.

«Bene, muoviamoci.» Disse Aegislash. Senza far rumore, i due pokémon uscirono dagli alberi e si avvicinarono al condotto, sempre attenti a eventuali movimenti sospetti.

Arrivato davanti al condotto, Surskit scivolò dentro per primo. Tenendosi in equilibrio sull’acqua, fu costretto addirittura ad abbassarsi un po’ per riuscire a procedere. Un attimo dopo, Aegislash lo seguì. Il suo corpo svanì nella parete, ma come concordato il pokémon tenne la parte superiore del proprio corpo fuori dal muro, in modo che Surskit fosse certo di averlo al suo fianco. Era una visione stranissima, perché sembrava vi fosse una spada incastrata nella roccia.

I due proseguirono. Quella era la parte snervante. Senza luce, Surskit non vedeva a un palmo dal naso. Ogni gocciolio poteva essere un pokémon nemico, ogni sbuffo di vento il respiro di un nemico. Era compito di Aegislash, che al buio vedeva, assicurarsi che non ci fossero ostacoli pericolosi, ma Surskit si chiese come avrebbe dovuto fare nel caso in cui Aegislash si fosse rivelato un membro dell’Organizzazione. Si rese conto che, se lo avesse abbandonato, forse non sarebbe riuscito a trovare l’uscita.

Poi, davanti a loro brillò una fievole luce. “Possibile che il tunnel sia già finito?” Si chiese Surskit.

Quando entrarono nella stanza illuminata, i due si resero conto che non erano arrivati. Intorno a loro si trovava una stanza molto più grande, simile a un lago sotterraneo. Intorno ad esso erano incastonate, sia sopra che sotto, su tutte le pareti, centinaia di Pietretuono grezze, che brillavano con la loro fievole luce.

Surskit si guardò intorno. Effettivamente, il capitano li aveva avvisati che lungo il condotto c’erano punti più larghi, in cui Aegislash avrebbe potuto riposarsi, ma non pensava intendesse questo.

Dietro di lui, Aegislash era tornato solido, e stava riprendendo fiato. Per due minuti buoni rimase fermo, recuperando energia, poi annuì. A malincuore, Surskit si mise in cerca del condotto di uscita. Ci volle un po’, ma seguendo la fievole corrente riuscì a trovare l’imboccatura. Era più stretta di quella da cui erano entrati, ma non di molto. Anche se a fatica, riuscì a passarci e proseguire, ritornando nell’oscurità.

Dopo dieci minuti buoni di salite e laghetti, una nuova luce brillò davanti a loro, molto più forte. Surskit a Aegislash si guardarono, e il pokémon annuì. Quella era chiaramente l’uscita, e chiaramente c’era qualcuno, vista la luce.

Surskit e Aegislash scivolarono lentamente lungo gli ultimi metri, poi sbirciarono fuori dalla fenditura, cercando di non farsi vedere.

Davanti a loro, si estendeva una grotta con diverse lampade Pietretuono su tutte le pareti, alcune casse e una sola uscita. Non sembrava esserci nessuno, e i due decisero di rischiare. Silenziosamente, scivolarono fuori dal condotto.

«Ok, fin qui è andata, adesso?» Chiese Surskit, con un sospiro di sollievo.

«Adesso viene il difficile.» Disse Aegislash «Siamo passati, ma ora non devono scoprirci. Andiamo.» Rispose Aegislash.

E i due si diressero verso quella che sembrava l’uscita da quella caverna.

 

 

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CAPITOLO 173: INFORMAZIONI

 

Spoiler

 

Elettria, Monte Tuonoshock, 20/07/4783, circa le 23

Surskit ed Aegislash incontrarono i primi pokémon poco dopo, percorrendo il corridoio. Fino a quel momento avevano solo trovato alcune porte dietro cui si nascondeva al massimo un piccolo magazzino, ma più comunemente stanzette vuote. Poi, all’improvviso, avevano sentito delle voci. Si trovavano in un punto senza alcuna porta, e non avrebbero fatto in tempo a tornare indietro. Inoltre, sarebbe sembrato sospetto. Perciò si limitarono ad avanzare, comportandosi con naturalezza.

«Ehi voi!» Chiamò uno dei pokémon appena li vide «Fermi! Che ci fate qui?»

Surskit fissò i pokémon che avevano parlato. Un Lampent, un Mismagius e un Quagsire si pararono davanti a loro.

«Niente, stiamo soltanto controllando i magazzini.» Rispose Aegislash, prontamente.

Il Lampent lo fissò «Non ci hanno detto di alcuna ispezione ai magazzini. E comunque chi siete? Non vi ho mai visti prima.»

«Mi chiamo Gislas, e vengo da Spettria. Sono un sottoposto del Capitano Banette. Lui invece è Surs. Viene da Aeria, è un sottoposto del Capitano Dragonite.»

«Aeria? Non mi sembri un pokémon Volante. E avevo sentito che Dragonite si era portato a Terria i suoi soldati.»

«I miei genitori erano di Aeria, e data la mia resistenza alla Dominanza hanno preferito tenermi con loro.»

«E cosa ci fai qui? Non dovresti essere a Terria?»

«Io…» iniziò Surskit, incerto.

«Lo hanno lasciato indietro, visto che non è adatto al deserto. Sapete, l’acqua…»

«Immagino. Bah, d’accordo, si saranno dimenticati di avvisarci. Potete passare.»

Quando furono abbastanza lontani, Surskit tirò un sospiro di sollievo.

«Grazie per prima. Non sapevo come rispondere.» Disse con un sussurro.

«Ringrazia che ho ascoltato la tua storia ad Oscuria. Se non avessi saputo i nomi dei Capitani, sarebbero stati guai.»

«Per fortuna che sei stato attento allora.Ma perché da Aeria?» Annuì Surskit.

«Perché non conosco nessun Capitano dell’Orgnaizzazione di Laghia o di Alvearia, quindi ho dovuto pensare in fretta. Inoltre, abbiamo guadagnato delle nuove informazioni. Quel Dragonite e i suoi sono andati a Terria. Il che vuol dire che l’Organizzazione ha qualcosa in programma per quelle terre.»

«Un po’ poco però.»

«Se ti aspettavi di trovare un foglio di carta con titolo “piano dell’Organizzazione dettagliato”, puoi anche lasciar perdere. La maggior parte delle informazioni le otterremo da quello che sentiamo. Quei pochi messaggi scritti che avranno sono sicuramente tenuti sottochiave, ben lontani da ovunque possiamo prenderle.»

Surskit annuì, poi il corridoio finì. Da un po’ sentivano delle voci, e arrivati in fondo si trovarono davanti una sala in cui numerosi pokémon stavano trascorrendo il tempo come pareva loro. Qualcuno giocava a carte, qualcuno parlava, altri se ne stavano per conto loro. Nessuno fece caso ai due.

«Direi che questa è la sala ricreativa. Non pensavo l’avessero, sono davvero ben organizzati.» Sussurrò Aegislash.

«Che si fa?»

«Si ascolta.»

Surskit annuì, poi seguì Aegislash, che prese a muoversi con tranquillità in mezzo alla sala, attraversandola. Lungo la strada, il pokémon cercò di ascoltare attentamente, ma ottenne solo qualche frase spezzata in mezzo alla confusione.

Arrivati dall’altra parte dalla stanza, li aspettavano altri due tunnel. Ne scelsero uno a caso, poi Aegislash fissò Surskit.

«Quindi, ottenuto qualcosa?»

«E come facevo in mezzo a quella confusione? Ho sentito solo qualche parola.»

«Bah, patetico. Per sentire le cose interessanti devi cogliere i discorsi al volo. Mettere insieme quello che sai e quello che riesci a carpire. Se ti fermi ad ascoltare, in casi del genere, rischi solo che mangino la foglia. Devi invece concentrarti sul dialogo più vicino, poi su un altro, poi su un altro ancora. In questo modo ottieni comunque diverse informazioni.»

«E tu cosa sei riuscito a ottenere? Di certo non molto.»

«No, certo, non tanto. Solo che i Capitani di questa base sono Banette e Spiritomb, che Roserade non è più qui, che questa era una trappola, e che altri due pokémon importanti di questo posto sono un Kabutops e un Omastar.»

Surskit strabuzzò gli occhi «Come hai fatto?!»

«Semplice. Uno di loro si stava lamentando che Banette ha fatto fare alla sua squadra gli straordinari, e l’altro ha risposto che Spiritomb è peggiore. Un altro ha detto che è un peccato che un “bocconcino” come Roserade sia tornata alla base, anche se è un po’ … e poi non ho più sentito. Ma più avanti, due pokémon stavano scommettendo su chi tra Kabutops e Omastar avrebbe guidato l’attacco di domani, e un terzo ha chiesto se finalmente “l’esca” avrebbe funzionato. Perciò, mettendo insieme questo con quello che sapevo già, arrivo a dedurre quanto che ti ho detto prima. Capito, incapace?»

Surskit era a bocca aperta. Fu costretto ad ammettere che, nonostante fosse antipatico come pochi al mondo, Aegislash sapeva fare il suo lavoro maledettamente bene.

«Ora muoviamoci. Non abbiamo molto tempo. Ricorda che se uno qualunque di loro venisse a sapere chi siamo, saremmo subito circondati. L’ideale è ispezionare il resto della base, cercare di quantificare il numero di pokémon che hanno, e fuggire il più velocemente possibile.»

I due presero uno dei due corridoi, intervallato da porte come il precedente. Lo percorsero e, sbirciando, Aegislash rilevò che erano le camerate dei soldati.

«Beh, questo è perfetto.» Disse Aegislash «Grazie al numero di letti, possiamo farci un’idea del numero di soldati.»

Contando i letti che davano segno di essere usati, Aegislash arrivò a determinare che dovevano esserci circa trecento pokémon in quella base. Stava per esaminare la porta successiva, quando una voce alle sue spalle lo interruppe.

«Ehi, voi due, venite qui, subito.» A gridare era un Dusclops. I due si girarono e si misero meccanicamente sull’attenti.

«Oh, siete davvero ben addestrati. Comunque tranquilli, non sono mica un Capitano.» Rispose quello sghignazzando «Mi serve invece che vi muoviate a darmi una mano. Gli ufficiali attendono la cena, e mi servono due che gliela portino. Sbrigatevi.»

Surskit stava pensando a una scusa, ma Aegislash rispose per primo «Ma certo, ma certo. Nessun problema.»

«Che stai facendo?» sussurrò a denti stretti Surskit, mentre Dusclops faceva loro segno di seguirlo e prendeva a percorrere il corridoio.

«Stai calmo, so che è pericoloso, ma rifiutare avrebbe destato sospetti. Mi ha visto mentre entravo in una camerata, non c’era scusa che attaccasse. Non ci resta che servire a tavola.»

Surskit annuì. Arrivati a una grande porta, Dusclops fece loro segno di entrare e indicò alcuni piatti e un largo vassoio di bacche arrosto. Lui ne afferrò quattro, Aegislash due e Surskit riuscì in qualche modo a sollevare il vassoio.

«Ottimo lavoro. Ora muoviamoci, sapete come sono gli ufficiali quando aspettano troppo.» Rispose Dusclops, e i tre percorsero il corridoio nella direzione opposta. Arrivati alla sala ricreativa, preserò il secondo tunnel, poi a un nuovo bivio Dusclops girò a destra. Percorsero il corridoio, e arrivarono davanti a una porta davanti a cui erano schierate non meno di cinque guardie, di cui molti erano Spettri. Una guardia, un Dusclops a propria volta, sorrise.

«Ciao, Colp. Come stai?»

«Come sempre Dusclops. Ora, ti spiacerebbe aprire la porta? Siamo alquanto carichi.»

«Certo. Per pura formalità però devo farti il solito test. La giornata si promette rovente.»

«E le Pietrefocaie aiuteranno. Possiamo passare ora?» Chiese Colp.

«Avanti, avanti.» Disse Dusclops, spingendo la porta e aprendola.

All’interno, gli ufficiali erano in attesa intorno al tavolo, intenti in una discussione, con le coppe piene di quello che pareva Succo di Baccauva. Aegislash e Colp scaricarono i loro piatti distribuendoli, poi Surskit si fece avanti con il vassoio.

«E allora quello mi ha guardato. Pietà, pietà, pregava.» Stava dicendo in quel momento Kabutops «Mi stavo divertendo davvero. Un bestione di quella stazza, che implorava come un bambino.»

«La stazza non è tutto, certo.» Commentò Banette prendendo alcune Bacche dal vassoio e posandosele nel piatto, cominciando a mangiare.

«Per fortuna, altrimenti Lord Nidoking non avrebbe rivali.» Commentò Omastar, servendosi per secondo.

«Ad essere onesti, credo tu abbia scelto un pessimo esempio. Il Generale Nidoking è enorme ed è invincibile. L’ho visto perdere una volta sola, contro il Generale Harma. Ed è stata una vittoria sfiorata, perché il Generale ha finito Lord Nidoking poco prima che il veleno avesse la meglio su di lui.» Replicò Spiritomb, prendendo da mangiare a propria volta, raccogliendo dal vassoio la maggior parte del cibo.

«E allora parliamo di quelli del Gruppo.» Replicò un Drifblim, scuotendo la testa mentre Surskit gli porgeva il vassoio «Tanto qui siamo stati sconfitti tutti.»

«Non proprio.» Rispose Kabutops, servendosi direttamente dal vassoio infilzando le bacche cone le lame.

«Facile non perdere, quando non combatti.» Rispose Trevenant, prendendo alcune bacche.

A quel punto, Surskit aveva servito tutti, e con l’aiuto di Dusclops posò il vassoio al centro del tavolo.

«Beh, il Gruppo ha la sua bella dose di piccoli ma forti.» Ammise Banette «Come il Raichu.»

«O il Pichu.» Commentò Spiritomb.

«Concordo, il suo Locomovolt fa davvero male.» Disse Drifblim.

«Anche Roserade parlava bene di uno di loro, un Surskit.» Commentò Kabutops.

«Io il Surskit non l’ho mai visto. Sarà stato uno di quelli che sono scappati durante il nostro combattimento.»

«Io ho visto gli avvisi di taglia, incluso il suo, ma non è che aiutino molto con pokémon come quelli. Secondo Roserade c’era qualcosa di troppo nel ritratto, anche se non mi ha detto cosa.» Rispose Omastar, fissando intanto Surskit, che ora era in disparte insieme a Dusclops e Aegislash. I suoi occhi si posarono sull’antenna mancante, che stava lentamente ricrescendo. «Ecco, magari, è quello. Ehi, piccoletto, avvicinati.» Disse. Surskit annuì e si avvicinò, il cuore che batteva all’impazzata.

«Dici che ha perso l’antenna?» Chiese Kabutops «Può darsi. Ehi, come l’hai persa tu?» Chiese il Pokémon.

«Ecco… facevo il criminale su ad Aeria. Sapete, furtarelli e cose del genere. E un giorno un pokémon che stavo derubando mi ha attaccato. Sono scappato, ma ho perso la mia antenna. Poco dopo sono entrato nell’Organizzazione, e adesso sto ancora aspettando che ricresca.» Rispose, inventando di sana pianta e sperando di suonare convincente.

«Ecco, magari è andata così anche per quello. Grazie, puoi andare. Potete andare tutti e tre, in effetti, ci serviremo da soli e chiameremo più tardi per far pulire.» Rispose Omastar, facendo un cenno. I tre pokémon si inchinarono e uscirono.

Surskit sorrise, ignaro dello sguardo freddo di Omastar che lo seguiva mentre usciva dalla stanza.

 

Normalia, vicino a Knowledge Castle, 21/07/4783, circa le 10

«E con questo direi che hai terminato l’apprendimento di Forzasfera. Semplicemente straordinario, secondo la storia c’era una sola famiglia in cui i Riolu potevano impararla. E non finì bene.» Disse il Lucario, guardando il masso che le Forzasfera di Riolu avevano distrutto.

«Già, me lo raccontò anche mio padre. A quanto pare invece nella nostra famiglia è una cosa che si tramanda da generazioni, di padre in figlio. Comunque, è parecchio utile.»

«Indubbiamente. Adesso ragazzo, la tua parte dell’accordo. Qual è la situazione del gruppo?»

«Niente di che. Siamo bloccati in città per altri sette o otto giorni. A quanto pare, non c’è modo di spostarci più avanti nella lista, anche se Eelektross va a informarsi tutti i giorni per trovare uno spazio che ci permetta di ripartire anche solo un giorno prima.»

«Capisco. Nient’altro?»

«Niente direi. Chande ed Abra sono esaltati dalla città, e hanno fatto richiesta per visitare la Torre.»

«Vuoi dire il Tempio del Sapere, la Torre di Arceus? Capisco. Beh, se non c’è altro, direi che puoi andare.»

«Sì. Non vorrei che si insospettissero. Non mi piace comportarmi così, ma non ho scelta, vero?»

«No infatti. Credimi, stai facendo la cosa giusta ragazzo. Stai facendo un grande favore a tutta Pokémos. Inoltre, puoi anche diventare più forte. Direi che ne vale la pena, non pensi?»

Riolu annuì, poi salutò il Lucario e si avviò. Quando fu certo che il piccolo pokémon si fosse allontanato, Persian saltò giù dall’albero. Si scosse per togliere alcune foglie dal pelo, e sorrise «Tutto secondo i piani, vero Ditto? O devo chiamarti Lucario?»

Il Lucario tremò per un momento, poi sembrò sciogliersi. Poco dopo, al suo posto, si trovava una massa informe di gelatina. «Uff, non me ne parlare. Certo, restare un Lucario è molto comodo per muovermi, e in genere tengo questa Trasformazione anche per muovermi, ma è sfiancante. Mi fa male il collo.»

«Tu non hai il collo.»

«Credimi, se ce l’avessi mi starebbe uccidendo. Invece devo accontentarmi di avere male un po’ dappertutto. Credi sia facile mantenere una struttura fisica completamente diversa?»

«No, no, figurati. Lungi da me pensare una cosa simile.»

«Bene. Piuttosto, sentito il ragazzino? Abbiamo altri sette giorni, otto al massimo.»

«Abbastanza per chiamare le squadre vero?»

«E così potremo prenderlo.»

«Già. Finalmente, sarà nostro. Verremo ricompensati profumatamente. Credi che riusciremo a riscuotere la taglia?»

«Lo spero, il capo sarebbe davvero crudele a non lasciarcela prendere.»

«Vero, ma in fin dei conti non siamo più cacciatori di taglie, e la differenza si sente. L’ultima volta ci è stato detto che era solo il nostro lavoro e ci ha dato pochissimo.»

«Beh, questa volta non andrà così. Sono certo che per questo lavoro riceveremo l’adeguato riconoscimento.»

«Voglio sperarlo. Comunque, le nostre squadre saranno qui dal nord in una settimana. Sarebbe molto più facile se potessimo costruire un teletrasporto a Knowledge Castle, ma quelle maledette mura non bloccano solo gli spettri ma anche il Teletrasporto.»

«Oh, non importa, abbiamo giusto il tempo che ci serve.» Rispose Ditto «Voglio dire, il nostro caro amico è sempre lì, no? E poi se anche si rimettessero in viaggio ci sono un paio di passaggi obbligati che possiamo sfruttare. Siamo in una botte di ferro, amico mio.»

«Spero tu abbia ragione. Ora, che ne diresti di fare colazione?» Chiese il Persian. Ditto annuì, si trasformò in un secondo Persian e i due si diressero verso la città.

Monte Tuonoshock, 21/07/4783, circa le 10

«Bene, direi che abbiamo raccolto tutto quello che ci serviva. Abbiamo le informazioni sui loro soldati, su quello che hanno nei magazzini, e sulla trappola che hanno preparato. Tutto quello che dobbiamo fare adesso è tornare indietro.» Commentò Aegislash.

Surskit annuì, soddisfatto. Aegislash non l’aveva tradito, quindi doveva concludere che i sospetti del Capitano erano infondati.

I due si guardarono intorno, percorrendo i corridoi. Era ancora difficile orientarsi, ma alla fine trovarono la sala in cui alcuni dei soldati si stavano rilassando. Erano meno dell’altra volta, notò Surskit, senza dare troppo peso alla cosa. D’altronde, Omastar e Kabutops erano partiti quella mattina per un nuovo attacco quindi di certo molti dei soldati dell’Organizzazione erano andati con loro.

«Devo ammettere che non pensavo sarebbe andata così bene. Specialmente con te. Ma anche se mi dispiace dirlo, te la sei cavata bene.» Disse lo Spettro, mentre i due scivolavano lungo il corridoio. Questa volta, non incrociarono nessuno, e arrivarono con tranquillità al magazzino.

Si guardarono intorno, scivolarono dietro le casse e ritrovarono l’apertura. Poi, Surskit sentì l’acqua sotto di sé, e riprese a camminare seguendo i segnali di Aegislash.

Per un po’ tutto procedette per il meglio. Dopo una discesa, i due si ritrovarono nello stesso lago dell’andata, illuminato dalla fioca luce delle Pietretuono.

Surskit si guardò intorno. Rispetto a prima, la stanza gli sembrava più scura. Ma a fargli capire la situazione fu Aegislash. Il pokémon si fermò.

«Non va bene…» lo sentì dire Surskit, poi la stanza fu invasa dalla luce. Surskit fu abbagliato, poi, quando si riprese, si guardò intorno, giusto in tempo per evitare una Palla Ombra.

«Oh no, lo hai mancato. Poveretto, sarebbe stato meglio per lui se lo avessi centrato direttamente.» Commentò una voce sopra di loro. Surskit guardò verso l’alto. Oltre alla luce di quello che doveva essere un Giornodisole, vide MegaBanette insieme a una trentina di altri Pokémon Spettro. Il Pokémon sorrise. Uno di loro, un Drifblim, fissò Banette, mentre il suo secondo Palla Ombra mancava Aegislash per un pelo.

«Ciao. Tu sei il Surskit del Gruppo vero? Direi che non ci siamo mai incontrati di persona, perciò dovremmo rimediare. E vedo che mi hai fatto il favore di portarmi un altro caro amico, molto gentile da parte tua. Non ci vediamo da un sacco, Honedge. Oh, ma adesso di certo ti chiami Aegislash. Sbaglio?»

«Banette. Un vero dispiacere rivederti.»

«Non fare così, Aegisluccio, eravamo tanto amici una volta. Non te lo ricordi? Io, te, Spiritomb e gli altri, tutti insieme a viaggiare per Spettria.»

«Mi avete ingannato! Mi avete tradito!»

Banette rise di gusto, poi lo guardò dritto nell’occhio «Ehi, è il mio lavoro. E poi, chi sei tu per parlare di tradimenti? Sei il Custode dei Loro del più grande traditore di tutti i tempi. Sei il Custode di Giratina!»

 

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Ma ve li ricordate i bei tempi in cui pokémos era settimanale?

 

CAPITOLO 174: IL CUSTODE DI GIRATINA

 

Spoiler

 

Elettria, Monte Tuonoshock, 21/07/4783, circa le 10

Surskit ci mise un momento a registrare quel che aveva detto Banette. Si girò a guardare Aegislash, lentamente.

«Cos… Tu…» Borbottò, incapace di formulare la domanda.

«Oh, non glielo avevi detto? Ma come, eppure ne eri così orgoglioso un tempo. Quando facevi l’avventuriero, da solo a Spettria. O sbaglio? Mi ricordo benissimo di quando ci siamo conosciuti. Io…»

«Tu parli troppo.» Disse Aegislash, lanciandosi e colpendo con Furtivombra. Il colpo mancò Banette di pochissimo… ma lo mancò. E quando Aegislash si fermò, un’Ombrartigli lo colpì e lo rimandò indietro.

«E tu non parli abbastanza. Ehi, piccoletto. Roserade aveva detto che eri la sua preda, ma immagino le andrà bene lo stesso se le porto il tuo cadavere. Potrà colpirti anche così.» Disse il Banette, girandosi verso Surskit.

«Come ci hai scoperti?! Non vi eravate accorti di noi!» Chiese Surskit, in preda alla frustrazione. Aegislash non gli parlava, e non sapeva davvero come comportarsi.

«Ah, niente, sei stato sfortunato. Omastar è quello a cui hanno assegnato i Pokémon di Dragonite che non potevano partire per Terria. Se lui non ti aveva mai visto, voleva dire che mentivi. A quel punto, abbiamo contattato la base e ci hanno mandato il tuo avviso di taglia aggiornato. Sei identico, hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Quanto ad Aegislash, l’ho riconosciuto poco fa quando l’ho sentito parlare. Sei cresciuto proprio bene.»

«Io ti…»

«Tu cosa, Aegislash? Sei sempre stato un vero testardo, sono stupito che la tua abilità non sia Testadura. Credi di potermi battere? Ci sono cinquanta pokémon qui con me. Non mi hai mai sconfitto prima, e in questi anni sono solo diventato più forte. E sei fortunato che Spiritomb non sia qui, visto che non poteva passare per colpa della Roccianima. Perderai, Aegislash. Ma non temere, sarò generoso. In memoria dei vecchi tempi, ti ucciderò prima che il capo ti metta le mani addosso. I ragazzi qui non diranno nulla, e sarai solo una spia come tante.»

Surskit fissò Aegislash. Banette aveva ragione, non potevano vincere. E in quel momento, Aegislash gli fece cenno di spostarsi verso di lui. Surskit lo fissò, poi guardò Banette, e si mosse leggermente.

«E quindi dici che non potrei batterti? Solo perché sei in vantaggio numerico. In uno contro uno, ti farei a pezzi.» Disse Aegislash.

«Hai sempre parlato troppo Aegislash. D’accordo, vuoi che facciamo un uno contro uno? Ci sto. Ragazzi, state indietro e tenete d’occhio il Surskit. NON uccidetelo, finché io non ho finito con l’Aegislash. Devo far vedere a un vecchio amico cosa significa perdere.» Commentò il pokémon.

Surskit sapeva che la situazione non era migliorata. Se anche Aegislash avesse sconfitto Banette, il resto dei soldati sarebbero saltati loro addosso. Lanciò un’occhiata ad Aegislash, che gli fece cenno di spostarsi ancora, dietro di lui.

«Ehi tu, allontanati.» Disse Banette «Questo è un duello.»

Surskit annuì, spostandosi più indietro ma sempre dietro Aegislash. Si sentiva gli occhi dei soldati dell’Organizzazione addosso.

«Ottimo. Ora direi che possiamo cominciare.» Disse Banette.

Aegislash non ebbe reazioni. Si limitò a studiare l’avversario, senza far cenno di attaccare. In effetti, non sembrava voler far nulla.

Alla fine, fu Banette a lanciarsi in avanti. Aegislash arretrò, schivando un Ombrartigli, parando una Finta con lo scudo. Senza preavviso, ruoto il corpo e portò un colpo dal basso verso l’alto, un Furtivombra che avvolse la sua lama di ombre scure, ma Banette arretrò, venendo a malapena sfiorato, e aprì la bocca, da cui partì una Palla Ombra. Aegislash si abbassò, e la Palla Ombra lo mancò di pochissimo, danneggiandolo leggermente.

Banette sorrise «Direi che possiamo salire di livello, non pensi?» Chiese il pokémon, mentre una luce enorme lo avvolgeva. Un attimo dopo, era diventato un Megabanette. Surskit notò che una parte della sua copertura sembrava bruciata, come colpita da un fulmine. Si chiese cosa fosse stato, poi ricordò che Raichu aveva sconfitto Banette con il Locomothunder.

Megaevoluto, Banette era inarrestabile. Si lanciò su Aegislash con una Finta che il pokémon parò per un soffio con lo scudo, schivò un Furtivombra, e colpì con il proprio, costringendo Aegislash ad arretrare.

Il pokémon imprecò, danneggiato. Aegislash si lanciò in avanti, colpendo con Aeroassalto, caricando con il corpo. Banette si limitò a parare il colpo, poi lo scagliò di nuovo indietro con Ombrartigli.

«Tutto qui? Eppure credevo che il Custode di Giratina fosse più forte. Che delusione.»

«Già. Su questo terreno non posso batterti. Cosa dici se cambiamo campo?» Chiese. Un attimo dopo, scagliò un fendente. Per un attimo, sembrò una Spadasolenne, ma subito dopo il fendente tranciò l’aria, volando verso Banette, che lo schivò per un pelo, sorpreso. Raggiunto il muro della caverna il colpo scomparve… e un portale enorme si aprì.

«Specchio, con me!» Gridò Aegislash, colpendo Banette con Furtivombra e gettandolo nell’apertura. Surskit si lanciò in avanti, d’istinto, seguendo il compagno che si era gettato nel portale dietro il Capitano dell’Organizzazione, mentre gli altri pokémon, colti di sorpresa, restavano fermi, esterrefatti. Attraversò il passaggio, lo sentì che si chiudeva alle sue spalle, poi tutto si fece nero.

 

Mondo Distorto, 21/07/4783, circa le 11

Surskit si guardò intorno, confuso, alzandosi in piedi. Cercò di capire dove fosse. Sotto di sé non sentiva acqua, ma roccia. Mentre si abituava alla luce soffusa del posto, si rese conto di essere, per qualche motivo, su una parete verticale affacciata su un abisso. Sentì un groppo in gola, e d’istinto cercò un appiglio, poi si rese conto che non stava cadendo.

Appurata la cosa, cercò di capire cosa fosse successo. “Aegislash ha usato quello strano portale… Aegislash!” Si disse, guardandosi intorno. Non vide niente, salvo alcuni alberi dalla strana forma, contorti come spire di un serpente. Poi, sentì alcuni suoni sopra di sé. Guardò verso l’alto, e capì che qualcuno stava combattendo da qualche parte là in cima.

Con cautela mosse un passo. Chiuse gli occhi, e quando li riaprì era ancora attaccato alla parete. Ne mosse un altro, più sicuro. Un attimo dopo, stava correndo lungo una parete verticale senza appigli.

Arrivato in cima, balzò davanti a sé, sulla strada successiva… e improvvisamente la gravità si resettò, e il pokémon atterrò in modo poco elegante, sbattendo la faccia sulla roccia. Si massaggiò il viso, poi riprese a camminare. A quel punto, vide una cosa estremamente bizzarra: quello che pareva un enorme cubo, formato in realtà da quattro strade di roccia avvolte in un quadrato, e in mezzo ad esso due pokémon che combattevano.

Si diresse in quella direzione, e capì che erano Aegislash e Banette.

 

Banette si guardò intorno, poi sentì Aegislash arrivare da sopra, calando con un Furtivombra. Arretrò di un passo per schivare l’attacco… e si sentì trascinare verso terra, solo che “terra” era alle sue spalle. Aegislash invece proseguì con il colpo, e Furtivombra deviò seguendo la strana gravità per colpire in pieno Banette. Il Megapokémon imprecò, tentando di schivare il fendente successivo alzandosi verso l’alto. Ma improvvisamente sentì la gravità sopra di sé. Colto in contropiede, non riuscì a schivare il colpo, venendo scagliato contro le roccie.

Banette non aveva ancora capito cosa diavolo stesse succedendo. Dato che non era tra gli spettri totalmente immuni alla gravità, quello strano posto era davvero problematico. Al contrario, Aegislash sembrava perfettamente a suo agio. Banette rotolò di lato e colpì con Ombrartigli, ma lo scudo parò l’attacco.

«Cosa Giratina è questo posto?!» Gridò, rialzandosi e arretrando di un passo solo per scoprire che la gravità era cambiata di nuovo e che questa volta lo trascinava verso sinistra.

«Casa sua.» Rispose Aegislash, calando un ultimo Furtivombra. Sconfitto, Banette crollò, la Megaevoluzione che si disfaceva. Il pokémon lo afferrò, trascinandolo via. A quel punto, vide Surskit e scese verso di lui.

«Come hai fatto?» Chiese Surskit, fissando Aegislash.

«Intendi a sconfiggerlo? Beh, vedi…»

«No! Non a sconfiggerlo, dannazione! Come hai fatto quello che hai fatto?! Come hai aperto il portale?! Come hai fatto a portarci qui?! Come sei il Custode di Giratina?! Anzi, chi Giratina sei tu?!» Gridò Surskit, lasciando andare la rabbia che aveva accumulato fino a quel punto «Il Capitano lo sa?! Grump? Gurdurr, Dustox? Qualcuno?! O hai pensato che tenerti per te una cosa simile fosse…»

«Zitto!» Gridò Aegislash «Stai… zitto.» Ripeté ansimando. Lentamente, posò Banette e si accasciò a terra «Per favore, mi serve… un po’ di tempo. Aprire il portale non è facile. Sono… sono stanchissimo. Sono sorpreso di aver battuto Banette.»

«Parlami Aegislash. Cosa facciamo qui? Chi sei tu?»

Aegislash lo fissò, mentre si teneva appoggiato allo scudo per non cadere a terra. «Beh, suppongo… di doverti qualche spiegazione.»

«Qualche?»

«Tante, d’accordo. Vuoi sapere la storia della mia vita? D’accordo, avrai questa maledetta storia.» Aegislash si posò del tutto al suolo, lasciando andare lo scudo.

«Vedi, ufficialmente i Giratiniani si sono estinti. Scomparsi, divorati dalla caccia secolare degli Arceisti. In realtà, esistono ancora piccole comunità ovunque a Spettria. Una di queste, la più sacra, la più sicura, si trova nel nord, tra le Colline Spettrali. Lì sorge un piccolo villaggio. E lì si trova anche la Fonte del Ritorno.»

«La Fonte del Ritorno?»

«Si tratta dell’unico luogo di Pokémos da cui si può entrare nel Mondo Distorto, ovviamente con il permesso di Giratina. Ed è anche il posto dove sono nato io. Vedi, quando il Custode di Giratina muore, il suo successore è il primo nato nel villaggio. In quel caso, dopo la morte di un mio prozio, è stato il mio turno. Sono stato abbandonato come uovo nella caverna, e quando mi sono schiuso, Giratina mi ha osservato attraverso uno dei Cristalli Specchio della grotta. E mi ha accolto qui, nel Mondo Distorto.»

«E se non ti avesse accolto?»

«Avrebbero provato con un altro uovo. Ma di solito Giratina non è schizzinoso. Comunque, non ricordo molto di quei primi anni. Sono certo che Giratina mi abbia allevato, ma ero troppo piccolo per capire cosa succedeva. Solo quando sono stato grande abbastanza lui mi ha raccontato la sua storia.»

«Vuoi dire di come ha tradito Arceus ed è stato rinchiuso a vita in una prigione dimensionale? Sembra una storia interessante in effetti.»

«No! Questo è il punto! Lui è innocente. Almeno, metà di lui lo è. Vedi, conosci Bonoth?»

«Il primo signore del tempo che tradì Arceus? Sì, e se non sbaglio alcune versioni dicono che dopo la sua sconfitta definitiva una parte di lui finì dentro Giratina spingendolo a ribellarsi. Però secondo le storie Giratina era già desideroso di rivalsa contro il padre, che non gli aveva dato un vero dominio diversamente dai due fratelli minori.»

«Bah, sciocchezze, Giratina aveva già tutto il potere che gli serviva. Tuttavia sì, Bonoth è dentro di lui. Vedi, Giratina ha due forme. Quella Originale è il vero lui. Un grande guerriero, un pokémon di grande cultura, qualcuno che sono davvero fiero di poter chiamare padre. E poi, Bonoth. La Forma Alterata, in cui parte delle sue fattezze si trasferiscono in Giratina. Un mostro, un Dio della Distruzione dal potere illimitato. Per questo Arceus creò il Mondo Distorto invece di uccidere suo figlio. Perché qui, diversamente dal nostro mondo, Giratina ha il sopravvento nella forma Originale. Qui la Forma Alterata è una piccola parte della sua anima. Non è in controllo. L’ho vista finora solo due volte, due casi in cui è riuscita a prendere brevemente il sopravvento qui nel Mondo Distorto. Entrambe le volte mi ha quasi ucciso, e sono piuttosto sicuro che anche nel mondo reale ci siano stati effetti collaterali. Ma in questo mondo è debole. Non può sopravvivere, e alla fine Giratina riprende il controllo di sé. Questo mondo è un dono di Arceus al figlio che non poteva salvare, non una prigione.»

«Ma se è così perché i Giratiniani combattono gli Arceisti?»

«Perché la maggior parte dei Giratiniani venerano la Forma Alterata, non quella originale. E se anche qualche Giratiniano che venera la Forma Originale fosse scoperto, cosa credi che gli farebbero? I primi hanno fatto troppo male al mondo.»

«Capisco. Ma poi cosa accadde?»

«Beh, quando compì quattordici anni Giratina decise che era giunto il momento per me di tornare nel mio mondo. Mi chiese se desideravo essere il suo Custode. E quando risposi di sì, mi diede il Dono.»

«Vuoi dire quella mossa con cui hai aperto il varco?»

«Il Dono è una capacità particolare che i Loro possono donare al loro Custode. Non lo fanno tutti, perché è un potere enorme. Il mio potere si chiama Chiave. Si tratta di un potere con cui posso aprire un varco tra il nostro mondo e il Mondo Distorto. Un varco che funziona in entrambi i senti. Capisci perché è così pericoloso?»

«Perché se aprissi il varco e Giratina uscisse…»

«La Forma Alterata tornerebbe in questo mondo, verosimilmente distruggendolo. Esatto. Certo, Giratina Originale non ha interesse a uscire, ma come ti ho detto esiste la possibilità che sia l’Alterato a essere al comando in quel momento. Se ci fosse lui, fuggirebbe senz’altro.»

«Ma allora perché darti la Chiave?»

«Per la mia sicurezza. Se mai mi trovassi in un pericolo mortale, come è successo oggi, potrei salvarmi con la Chiave. Ovviamente, deve essere una situazione senza via d’uscita. Non è un potere da usare alla leggera.»

«Capisco. Quindi, partisti per girare il mondo giusto? Perché?»

«Per due motivi. Il primo era che non potevo restare confinato nel Mondo Distorto. Il secondo era che dovevo cercare la Grigiosfera.»

«La Grigiosfera?»

«Uno strumento che si dice potrebbe permettere a Giratina di restare in Forma Originale nel nostro mondo. Fu creato da un Loro, ma la Forma Alterata lo scoprì e lo uccise, gettando poi la Sfera su Pokémos, non si sa dove. Tutti i Custodi di Giratina si dedicano alla sua ricerca. Se solo riuscissimo a trovarlo… Se solo potessimo portarlo a Giratina…»

«Ed è stato allora che hai conosciuto lui?» Chiese Surskit, indicando Banette.

«Quella è una storia triste. Vuoi ascoltarla, mentre recupero le energie per usare di nuovo la Chiave e cerchiamo un posto in cui usarla?»

Surskit annuì, e Aegislash sembrò sorridere, anche se era difficile dirlo dato che non aveva bocca.

 

Spettria, Phantom City, 12/02/4766, circa le 22

«Cosa vorrebbe dire che non ci sono lavori?» Chiese Honedge «Deve esserci qualcosa. Una banda rivale, un carico da scortare, una commissione…»

«Niente da fare ragazzo. Mi piacete, e vi ho affidato qualche lavoretto in passato, ma non siete dei miei, quindi o vi unite a noi, o la nostra collaborazione termina qui.» Rispose Dusclops, pulendo un bicchiere.

Honedge scosse la testa. Non aveva intenzione di diventare un ladro, ma sapeva che lavorando per Dusclops comportava anche quello. Era certo che anche gli altri la pensassero nello stesso modo.

«Bene, allora credo possiamo dirci addio. Però, voglio darti un aiuto, visto che mi stai simpatico. Ho sentito che l’esercito della Coalizione sta facendo reclutamento. Se ti interessa tanto menare le mani, perché non ti unisci a loro?»

«No. Non voglio entrarne a far parte.» Rispose Honedge. Non gli piaceva l’idea di entrare nell’esercito, non voleva lasciare i suoi compagni, e comunque i suoi doveri glielo impedivano. Come Custode non poteva certo limitare la propria libertà d’azione.

«Beh, fa come vuoi. Se cambi idea comunque sai dove trovarmi. Sei bravo ad infiltrarti, sono certo saresti molto utile.»

Honedge non rispose, limitandosi ad uscire. Fuori, Banette, Spiritomb, Drifblim e Phantump. I quattro parevano aver capito.

«Niente, vero?» Chiese Banette.

«Niente. Che facciamo adesso?» Rispose Honedge, chiudendosi alle spalle la porta del locale di Dusclops, “Al diabolico Dusknoir”.

«Quello che vuole il nostro leader. Il Custode del grande Giratina saprà prendere la scelta migliore, come sempre.» Rispose Spiritomb.

Honedge annuì. Un paio di mesi prima, i quattro si erano presentati da lui. Erano Giratiniani della Forma Originale, avevano detto, e volevano conoscere il Custode di Giratina, per mettersi al suo servizio. Informandosi erano risaliti a lui, e volevano sapere se era davvero così. Un po’ imbarazzato, Honedge aveva accettato.

«In tal caso, credo ci convenga dirigerci a est, verso Ghostly Harbourage. Riusciremo di certo a trovare lavoro laggiù. Mi sono informato un po’, e a quanto pare c’è una piccola gilda, una succursale di quelle di Normalia e Fatia. Dovremmo riuscire a procurarci un lavoro facilmente. In realtà non avrei voluto unirmi a una di quelle, visto che fare l’avventuriero libero era più comodo per la mia posizione, ma non abbiamo molte alternative.»

I quattro annuirono, poi si diressero verso la locanda in cui avrebbero trascorso la notte. Era un postaccio, pieno di muffa e sporco, ma era il meglio che potevano permettersi. Mentre Phantump e Drifblim uscivano per fare scorta di cibo per il giorno dopo, Banette e Spiritomb si rivolsero a Honedge.

«Senti, Honedge, noi… volevamo chiedertelo di nuovo. Potresti…»

«No. Il segreto della Fonte del Ritorno è esclusivo del mio villaggio. Mi dispiace ragazzi, ma non ho intenzione di rivelarlo a nessuno.» Rispose Honedge «E ora scusatemi, ma devo andare a riposarmi. Sono esausto, e domani ci aspetta un viaggio lungo.»

«Capisco. Buonanotte» Rispose Spiritomb, mentre Honedge si alzava. Il pokémon Acciaio non si rese conto dello sguardo dei due mentre saliva le scale.

 

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CAPITOLO 175: VECCHIE CONOSCENZE

 

 

Spoiler

 

Ghostly Harbourage, Tra i tentacoli del Jellicent, 15/02/4766, circa le 21

«Niente lavori?! Andiamo Jent, non possiamo andare avanti così, devi aver qualcosa che…»

«Non vuoi diventare dei nostri? Benissimo, ma non venire qui a chiedermi un lavoro che posso dare a uno dei miei.»

«Ultima parola. Hai provato alla gilda? Se non vuoi diventare uno dei miei, potresti provare a diventare uno di loro. Mi sembri anche il tipo a cui vanno a genio le loro missioni tutto “eroismo e bontà”.»

Honedge scosse la testa. Non solo ci aveva già provato, ma anche alla Gilda gli avevano risposto che avrebbe potuto fare l’avventuriero errante senza problemi se avesse passato il periodo di apprendistato. Peccato che esso durasse sei mesi, che per lui erano fin troppi.

Sconsolato, il pokémon salutò Jent e si girò, raggiungendo i compagni. Si rese conto solo in quel momento che insieme ai quattro erano seduti al tavolo anche altri due pokémon. Quando li riconobbe trasalì.

«Ah, ma vedo che anche Honedge è ancora tra noi.» Commentò la Froslass, bevendo un sorso del Succo di Bacca.

«Froslass?!» Esclamò Honedge con un brivido.

«Ehi, ehi, ti pare il modo di reagire? Che maleducazione.» Commentò l’Haunter al suo fianco, con un sorrisso lungi dal tranquillizzare Honedge.

«Che Gira… Che ci fate qui voi due?»

«Oh, non siete felice di vederci? Beh, non mi pare strano visto che per colpa vostra siamo finiti in galera.» Riprese la Froslass.

Honedge non rispose. Quei due erano pericolosissimi. Erano una coppia che catturava merci e pokémon lungo la Strada di Arceus. Honedge si era fatto pagare con un grosso anticipo sulla loro taglia per accettare la missione, e in cinque avevano comunque faticato incredibilmente. Per quel che ne sapeva, avrebbero dovuto trovarsi a marcire in qualche prigione, anche perché erano passati solo tre mesi dal loro primo incontro.

«Ma ora, grazie a te, siamo diventati i sottoposti di un certo pokémon, qualcuno di molto grosso.»

«Già. Per merito tuo, in prigione abbiamo conosciuto qualcuno. E quando questo qualcuno è evaso, ha deciso di portarci con lui.»

Honedge rifletté, e un attimo dopo strabuzzò l’occhio «No. Lui no.»

«Lui sì, carissimo. Gork ti manda i suoi più vivi ringraziamenti per questi sei mesi di galera, e si augura di poterti dare la morte più dolorosa e lenta possibile. Ti chiede anche se preferisci essere appeso alla parete in orizzontale o verticale.»

Honedge rabbrividì. Il Golurk era stato il suo peggior nemico, il capo di un’organizzazione criminale spuntata sei mesi prima e che Honedge aveva attaccato per aiutare Dusclops insieme a diversi altri pokémon, nell’epoca in cui ancora viaggiava da solo. La cosa peggiore era stata che, per batterlo aveva dovuto usare addirittura la Chiave, per la prima volta in tutto il tempo passato separato da Giratina. Il che faceva di Gork uno dei pochi che sapevano. “Se l’ha detto anche a loro…” «Nient’altro?» Chiese.

«No, nient’altro. Beh, visto che comunque abbiamo conosciuto il capo grazie a te, non abbiamo intenzione di farti del male ora. Sarà un piacere ucciderti domani.» Terminò Haunter «E lo stesso vale per gli altri. Buona breve permanenza a Ghostly Harbourage.» Aggiunse. Poi i due si alzarono ed uscirono.

Honedge batté la mano sul tavolo «Dannazione! Dobbiamo andarcene! Scapperemo domattina, appena le porte della città verrano riaperte.»

«D’accordo, ma dove?» Chiese Phantump.

«Phantom City.» Rispose Honedge dopo un momento di riflessione «Se diciamo a Dusclops che Golurk è di nuovo in circolazione, dovrà aiutarci.»

«Sempre che ci lascino fuggire.» Concluse tetro Banette.

 

 

Ghostly Harbourage, 16/02/4766, circa le 7

«Niente da fare, il cancello è sorvegliato.» Disse Banette, scuotendo la testa, raggiungendo i compagni in un piccolo vicolo vicino alla porta ovest della città.

«Ne sei sicuro?» Domandò Spiritomb.

«Assolutamente. Ci sono diversi pokémon appostati nella zona, e non posso che pensare sia una trappola per noi.»

«Quindi che facciamo? Ormai è chiaro che si aspettano la nostra fuga per Phantom City. Non ci lasceranno passare.»

Honedge rifletté. Anche la porta sud era sorvegliata, e anche il porto. Per esclusione quindi… «Andiamo alla porta nord.»

«Ma la strada a nord passa vicino al fiume Spook. Se passiamo di lì saremo costretti a procedere fino ai Colli, il fiume è troppo largo per sorvolarlo, almeno per la maggior parte di noi.»

«Inoltre, anche riuscendo a superarlo, è probabile che la strada per Phantom City sia sorvegliata.»

«Non andremo a Phantom City. Ci nasconderemo nel mio villaggio natale. Visto che nessuno sa dove sia, tranne me, è ragionevole pensare che quelli non riusciranno a seguirci fin là.»

«Significa che finalmente potremo…»

«No. La Fonte del Ritorno è un segreto, e tale deve restare. Ci rifugieremo nel villaggio, e tanto basterà.»

I quattro pokémon annuirono. Se gli dispiaceva, non lo davano a vedere.

«D’accordo. Proviamo. E se la porta è sorvegliata?»

«Preferisco non pensarci.»

Poco dopo, i quattro si muovevano circospetti vicino alla porta nord. Non sembrava fortunatamente esserci nessuno, perciò scivolarono oltre il portone e si allontanarono, diretti verso nord.

Honedge fissò il fiume. Era parecchio largo, troppo perché lui, Phantump o Banette potessero attraversarlo. Quanto a Spiritomb, lui non poteva comunque levitare in nessun modo, quindi Drifblim avrebbe dovuto trasportarlo. E considerato il peso, sarebbe stato troppo sfiancante. Lo stesso valeva d’altronde per trasportare gli altri tre e poi Spiritomb. Il pokémon scosse la testa con un’imprecazione.  Non c’era modo di attraversare il fiume. E anche se ci fosse stato, restava il problema di raggiungere la città. Perciò scosse la testa e puntò verso nord. Verso casa.

Poco lontano, vicino alla porta, un Golurk sorrise fissando i cinque che si allontanavano e fece un cenno. Froslass e Haunter emersero dal terreno poco lontano da lui.

«Chiamate gli altri, il nostro caro amico ha abboccato, ed è il momento di tirare su.» Disse, senza riuscire a nascondere la felicità. C’erano voluti sei mesi, per pianificare e portare a termine il tutto. «E inviate un messaggio al capo, ditegli che possiamo procedere con il tocco finale.»

                                                                                                                                                                     

Colline Spettrali, 20/02/4766, circa le 12

Honedge sorrise. Finalmente, anche se con parecchia fatica, ce l’avevano fatta. C’erano voluti quattro giorni per arrivare fino alle Colline, ma adesso la strada era tutta in discesa. Dovevano soltanto arrivare al suo villaggio, e lì si sarebbero nascosti per un po’. D’altronde, nel villaggio lui era rispettato e quasi idolatrato da tutti, come Custode di Giratina. Li avrebbero accolti a braccia aperte.

Si guardò intorno. Quelle colline erano il luogo in cui era nato, eppure per lui non significavano nulla. Era cresciuto nel Mondo Distorto, e non si sentiva davvero a casa in nessun altro luogo.

“Ma per il momento anche il villaggio andrà bene.” Si disse.

Il pokémon guidò il gruppo lungo stretti sentieri, percorsi solo da cacciatori e mercanti, fino all’imbocco di una stretta vale, una curva intorno a un piccolo fiume. Superata la curva, però, si trovò davanti uno spettacolo orribile.

Il villaggio e i campi erano bruciati. Le case erano pezzi di carbone ormai, di cui si salvavano solo poche pietre annerite dalla fuliggine. Ma la parte peggiore erano gli abitanti.

C’erano chiari segni di lotta per le strade, e a confermarlo alcuni corpi. Aegislash, Doublade e Honedge soprattutto, ma anche una grossa Jellicent e due piccoli Frillish. Alcuni corpi, quelli degli spettri composti da gas o da pura energia, dovevano essere scomparsi, dissolti nell’aria dopo la morte, ma ne mancavano ancora.

«Chi può…» si chiese, ma una voce alle sue spalle rispose alla domanda.

«Ciao Honedge, ti ricordi di me.» Chiese il Golurk, apparendo dietro di lui.

«Tu… Sei stato tu!»

«Con un po’ di aiuto, ma sì, direi che per la maggior parte è merito mio. Ma non ti preoccupare, ho intenzione di farti raggiungere il resto del tuo villaggio presto.» Disse, schioccando le dita. Un momento dopo, diversi spettri, tra cui Froslass e Haunter, emersero dal terreno. «Ovviamente l’invito è anche per i tuoi amici.»

«Come hai potuto? Gli abitanti di questo villaggio non ti avevano fatto nulla.» Chiese Honedge, guardandosi intorno, in preda al panico. “Che faccio, che faccio, che faccio…”

«Oh, nessuno piangerà un branco di sporchi Giratiniani, cosa credi? Quelli rimasti li venderò in schiavitù ai pirati del Draak, scommetto che gli piaceranno.»

“Non posso batterlo. Dobbiamo fuggire. Fuggire?! E dove? Dove?” E all’improvviso capì cosa doveva fare. Sorrise. Non restava che giocarsi il tutto per tutto. Fece un cenno ai suoi compagni, e quelli capirono. Drifblim liberò una Nube nera, che ricoprì il campo. E come da segnale, i cinque fuggirono verso est. Colpirono a sorpresa due pokémon, e corsero verso i monti, seguendo Honedge, che sorrise. Tutto era andato come previsto. “Non avrei mai creduto che potesse andare così bene.” Pensò, mentre Drifblim continuava a rilasciare la Nube, ricoprendo l’intero villaggio di una densa cortina, difficile da penentrare. Honedge sentì distintamente un urlo di Gork, probabilmente un ordine, poi una Palla Ombra che volò alla sua destra.

“Ancora un po’, ancora un po’… pensò, poi lui e i suoi compagni furono nel bosco, passando attraverso i tronchi anziché aggirarli, con Drifblim che ruotava su se stesso per scagliare la Nube in ogni direzione, rendendola uniforme e difficile da seguire. Poi smise, ansimando. Era difficilissimo mantenere quella mossa a lungo, come Honedge sapeva bene, dopo aver viaggiato con lui per gli ultimi quattro mesi.

«Ti troverò, ragazzino!» Gridò una voce, quella del Golurk sicuramente.

Il pokémon non rispose, continuando a far da guida ai suoi compagni nelle profondità del bosco.

«Dove stiamo andando, Honedge?» Chiese Spiritomb, in difficoltà. Dato che la Roccianima non poteva diventare incorporea, era costretto a muoversi, rischiando di restare indietro. Honedge si guardò intorno, preoccupato, poi scorse il sentiero nascosto e il fiume accanto a esso.

«A casa mia.» Spiegò, indicando il sentiero.

«Vuoi dire…»

«Sì.» rispose il pokémon annuendo «Andiamo alla Fonte del Ritorno.»

Al villaggio, nel frattempo, la nube si stava diradando. Gork sorrise. Poi, incapace di trattenersi, scoppiò a ridere di gusto.

«Ti stai divertendo, Gork?» Chiese una voce alle sue spalle. Il pokémon rabbrividì, girandosi, e trovandosi davanti il capo.

«Signore… Io… Ecco…»

«Di cosa ti vergogni? Certo che ti stai divertendo. Sta andando tutto come da programma. Devo ammettere che siamo stati fortunati, non avrei mai detto che saremmo riusciti a procedere così in fretta. Dopo soli sette mesi, siamo già qui. E ovviamente, non dimenticherò il tuo impegno.»

«La ringrazio signore. Non è stato facile scoprire chi fosse il Custode, lo ammetto.»

«Ne sono certo. Tuttavia, la parte difficile non è stata quella, dico bene?»

«No signore. Ma d’altronde lei sa perfettamente come è organizzato il piano.»

«Assolutamente. Dimmi, sei certo che i tuoi stiano seguendo il Custode, vero?»

«Certo signore. Anche Shedinja li sta pedinando, comunque, insieme ai suoi Messaggeri.»

«Eccellente. Andiamo Gork, e anche i tuoi. Il nostro momento è giunto.»

E con questo il capo si mise in marcia, seguito da Gork e i suoi pokémon.

 

 

Seguendo il sentiero ed il ruscello fino alla cima, i pokémon si trovarono davanti l’ingresso di una grotta. Percorsero un breve tunnel, sempre con il ruscello che scorreva accanto a loro, poi si trovarono davanti una grande fonte di acqua cristallina, sul fondo di una enorme grotta. Dal laghetto sotto di essa partiva il ruscello che avevano seguito. Ma la cosa spettacolare erano i giganteschi cristalli sospesi tutto intorno. Avevano la superficie riflettente di uno specchio, ma guardandoli i presenti non poterono fare a meno di sentirsi osservati. Era come se una presenza enorme fosse lì, proprio sull’altro lato del cristallo.

«E adesso?» Chiese Banette, guardandosi intorno.

«Adesso restiamo qui, nascosti, finché Gork e gli altri non se ne vanno.»

«Ma non potremmo scappare nel Mondo Distorto? Lì non ci prenderebbero di certo.»

Honedge scosse la testa, chinandosi a fissare la propria immagine riflessa nella sorgente «Fosse così facile l’avrei già fatto, ma portare tutti noi dall’altra parte esula dalle mie capacità. Ma non preoccupatevi, questo luogo è già di per sé sicuro a sufficienza.»

«Io non ne sarei così sicuro.» Commentò una voce alle loro spalle. I cinque si girarono, e con orrore Honedge vide Gork emergere dal tunnel.

«TU?! Come hai…»

«Chiedilo a loro. Ai tuoi “compagni”.» Rispose Gork, con un sorriso.

Honedge fissò gli altri, un dubbio atroce insinuatosi nella sua mente. E senza preavviso, le braccia filiformi di Drifblim e le zampe di Banette gli furono addosso, trattenendolo.

«Voi! Ma perché?! Credevo fossimo compagni. Cosa state facendo?!»

«Suvvia, non c’è bisogno di urlare.» Disse una nuova voce. Un pokémon avvolto dalla testa ai piedi in un Terrorpanno, inclusa quella che doveva essere una coda, entrò nella stanza. «Ora, lascia che ti spieghi, piccolo Honedge, cosa sta succedendo. Credo di doverti almeno questo, come ringraziamento per avermi fatto trovare questo luogo.» Proseguì, avvicinandosi all’Honedge «Vedi, io e i miei compagni, dal momento in cui abbiamo cominciato i nostri… progetti, ci siamo messi in cerca del Guardiano di Giratina. Non è stato difficile scoprire che eri tu, dato che sei così gentile da farlo sapere in giro. Ma ovviamente ci serviva la prova che non eri solo un pallone gonfiato. Perciò ho ordinato al Generale, qui» precisò indicando Gork «di affrontarti. Ero certo che, alle strette contro qualcuno di chiaramente superiore, se fossi stato il Custode, avresti dovuto usare la Chiave.»

«Tu sai…»

«Non interrompere.» Rispose il capo «O rischi di perderti un pezzo del discorso. Comunque, confermato che tu eri il Custode, il Generale Gork ha perso di proposito e ha trascorso tre mesi nelle prigioni di Spettria, il luogo ideale per reclutare soldati. Il tutto, mentre alcuni dei suoi tenevano d’occhio te con la scusa di essere Giratiniani. A quel punto, abbiamo atteso. Ho dovuto lavorare parecchio, ma alla fine ho convinto alcuni dei più fidati compagni del Dusclops di Phantom City che ti dava da lavorare che la tua presenza era deleteria per il loro gruppo criminale, costringendo quindi Dusclops ad allontanarti. A quel punto, sapevo saresti andato per forza a Ghostly Harbourage, dove conoscevi un Jellicent. Convinto anche lui con gli stessi mezzi, ti ho fatto incontrare Gork e i suoi soldati. Poi, ti ho convinto a fuggire verso il tuo villaggio, usando Banette, che ti ha fornito informazioni false sulla sorveglianza ai cancelli della città. Raso al suolo il villaggio, potevi avere solo un luogo dove fuggire, ed era questo.»

«Ma perché fare tutto questo?» Chiese Honedge.

«Perché ora, tu, mi farai il favore di usare la Chiave, aprire il portale e permettere così a Giratina di passare di qua. Vedi, io so che la Chiave permette a Giratina di uscire ovunque, ma so anche che di solito è difficile prevedere dove si trova, nella vastità del Mondo Distorto. Ma qui, alla Fonte del Ritorno, Giratina può osservare il nostro mondo, e io so che è qui anche ora.»

Honedge lo fissò «E se non lo facessi?»

«Oh, non c’è fretta. Vedi, noi sappiamo come Giratina sceglie il proprio Custode. Se morirai ci limiteremo a obbligare Giratina a scegliere uno dei nostri, dovessero volerci anni. Ma io non credo tu voglia morire, almeno non ancora.»

«Tu hai una vaga idea di cosa accadrebbe se liberassimo Giratina? Si trasformerebbe nella Forma Alterata e si scatenerebbe per Pokémos!»

«Credi davvero correremo questo rischio? Guarda.» Disse quello. Poi, dalla piega del mantello, emerse una pietra dorata, simile a un cristallo. Honedge la fissò per un momento, sbigottito. «Non può essere…»

«Lo è. Questa è la Grigiosfera che avete cercato tanto a lungo. Con questa, Giratina potrà restare nel nostro mondo per tutto il tempo che vorrà in Forma Originale. Non desideri che colui che ti ha cresciuto sia libero? In cambio del suo aiuto, noi gli offriamo la libertà.»

«E dovrei fidarmi?» Chiese, ma una voce gli risuonò in testa “Aspetta Honedge.”

“Giratina?”

“Io. Ascolta, sto osservando tutto. Avrei voluto dirti qualcosa prima, ma posso parlarti solo attraverso i cristalli della Fonte. Non ti preoccupare, tutti possono farsi ingannare. L’importante adesso è cambiare le carte in tavola. Ricorda, quello che gli serve sei tu. Sono arrivati fin qui, ma senza la chiave non possono andare oltre.”

“Quindi cosa devo fare?”

“Fatti liberare e consegnare la Grigiosfera. Se è autentica, e ti ho spiegato come capirlo, usa la Chiave e fammi uscire. A quel punto, di loro mi occuperò io.”

Honedge annuì «D’accordo, ma dovete consegnarmi la Grigiosfera subito. Sarò io a darla a Giratina.»

Il capo annuì, poi fece un cenno a Banette e Drifblim che lo lasciarono andare.

«Vi credevo amici.» Sussurrò Honedge con astio.

«Anche i Custodi sbagliano.» Replicò Banette con un ghigno.

Senza parlare Honedge prese l’oggetto. E come Giratina gli aveva detto, la pietra reagì al Custode, illuminandosi di una luce verde e viola.

«D’accordo, è la vera Grigiosfera. Dove l’hai trovata?»

«Dove sapevo di trovarla.» Rispose il pokémon nel Terrorpanno, enigmatico.

Honedge annuì, poi attese un momento, caricando il colpo. E subito dopo, scagliò un fendente ed aprì il portale.

Vide Giratina emergere, e vide i primi tratti della Forma Alterata prendere il sopravvento, perciò non attese un solo istante. Si lanciò contro il pokémon e lo toccò al petto con la Grigiosfera.

Per un attimo, sembrò che le due forme fossero rimaste sospese, come se non sapesse decidere, poi la Forma Originale di Giratina emerse, così alta da sfiorare il soffitto dell’enorme caverna.

Honedge sorrise. Quello era il momento che aveva atteso tutta la vita, il momento in cui finalmente Giratina tornava nel mondo come un pokémon libero dall’influenza di Bonoth, libero dalla forma Alterata. Poi il Capo si fece avanti.

 

 

Modificato da Darken
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