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Divergent in Tabula ~ Piazza Centrale


-Lord

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Guest Gingaehlf

Volevo ringraziare tutti per questo traguardo, grazie gientah! :mki:

 

E vi ricordo che avete poco tempo per votare, oggi ci sono tutta sera e chiuderò SHUBITO. :asduj1:

 

-Lord di a loro che mi ami e che mi darai 18 PP

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Volevo ringraziare tutti per questo traguardo, grazie gientah! :mki:

 

E vi ricordo che avete poco tempo per votare, oggi ci sono tutta sera e chiuderò SHUBITO. :asduj1:

Secondo me si sta monocromaticizzando, ma forse sarà  una sensazione (?)
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voglio dire solo una cosa c: ho detto il mio ruolo implicitamente ma nessuno lo ha mai capito , dal primo giorno cerco di farvelo capire ma voi niente D: non siete tanto genii (o come diavolo si scrive) come vi credete , credevo che almeno ginger (visto che fino a ieri si è rivelato molto intelligente) poteva capirlo ma invece no :( vabbé che poi manco io sapevo quale era il mio ruolo se non lo rileggevo visto che è quasi invisibile tra tutti quelli D:

bhe ora vado a dormire che sono stanchissimo , ciao gente

PS : mod non voglio nessuna morte atroce u.u

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A fine lit facciamo pure la conta degli errori?

Lool

voglio dire solo una cosa c: ho detto il mio ruolo implicitamente ma nessuno lo ha mai capito , dal primo giorno cerco di farvelo capire ma voi niente D: non siete tanto genii (o come diavolo si scrive) come vi credete , credevo che almeno ginger (visto che fino a ieri si è rivelato molto intelligente poteva capirlo ma invece no :( vabbé che poi manco io sapevo quale era il mio ruolo se non lo rileggevo visto che è quasi invisibile tra tutti quelli D:

bhe ora vado a dormire che sono stanchissimo , ciao gente

PS : mod non voglio nessuna morte atroce u.u

ATTENZIONE, le frecciatine

:stupid:

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Io non ho preso alcuna penalità .

Ah avviso tutti che domani sarò assente fino alle 20.30 passate.

Cercate di ragionare con la vostra testa.

Se proprio insisti... :asduj1:

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Fine giorno 4

 

Ah, il destino, questo amico così strano che tutti cercano di evitare… Una macchia che getta nel panico miriadi di persone, un nonnulla che senza armi né parole riesce a demolire un impero, facendo leva sulle paure più arcane dell’uomo, indirettamente facendogli credere di essere manovrati, quando poi essi stessi finiscono per condizionarsi da soli… In questo momento così accade: vi è gente che urla, isterica. Le persone imprecano, inveiscono contro la cattiva stella che li aveva portati a vivere quell’orrore… Già , ma perché lo fanno? Non è cosa nuova, eppure quest’oggi sono più agitati del solito.

Cos’era successo di così scabroso da turbare il loro animo? Beh, c’era stato quel che rimaneva di Twat spalmato sulla Piazza, certo, ma non era quello: Moon era riuscita a scappare e, come se non bastasse, anche Dany non era più con loro, in più, poiché le sfighe non vengono mai da sole, uno dei cittadini, un certo Zeb, era assente da un paio di ore.

Probabilmente non sapranno mai cosa è successo agli scomparsi… O perlomeno non lo sapranno ancora per un po’…

 

*

 

Dany correva, speranzoso.

Ne era sicuro, anzi, sicurissimo, aveva visto Moon, doveva stare scappando. Era da quando era fuggito Cocco che aveva iniziato a chiedersi se non ci fosse qualcuno che lo avesse aiutato ed un Gilga ed una Moon dopo quella era divenuta per lui una certezza incrollabile. Cosa stava facendo adesso? Cercava di inseguirla nella speranza che il misterioso benefattore aiutasse anche lui: la giornata odierna era stata per Dany un inferno, con altissime probabilità  quella sera sarebbe stato buttato lui dall’Hancock e, onde evitare che la prossima volta i cittadini architettino qualcosa di funzionale per allontanare il buon rapitore, aveva deciso di giocare d’anticipo, risparmiandogli una fatica, d’altronde non aveva motivo di aiutarli, semplicemente lo faceva, voleva ricambiare all’aiutante il favore.

Fece un balzo, saltò metà  rampa di scale in una volta sola. Era quasi arrivato, pochi piani lo separavano da Moon, sentiva i passi di lei.

Il piano terra, la Piazza, Moon. La vide correre verso un piccolo vicolo cieco adiacente alla Piazza, subito circondato dalle mura di contenimento. Perché andava di là ? Quello era il vicolo del murales, lo avevano controllato da cima a fondo. La ragazza imboccò la stradina, ma Dany preferì non farlo, semplicemente si accostò ad un muro ed aspettò: la ragazza si guardava attorno, urlava disperata. La vide buttarsi a terra, in ginocchio, poi, incredibilmente, arrivò una figura, incappucciata e con una siringa in mano.

Dany iniziò a tremare: cosa voleva farle?

Lo vide alzare il braccio con la siringa, dopodiché lo abbassò di colpo, trafiggendo Moon, la quale cadde in terra, priva di sensi. Il ragazzo restò a guardare, pietrificato, mentre l’aggressore si accanì sul corpo della ragazza, riempiendola di pugnalate con l’ago della siringa. Si appoggiò al muro, spossato. Il suo respiro andava facendosi rumoroso ed irregolare, era nel panico.

D’un tratto l’aggressore si girò: lo aveva sentito. Si alzò dal corpo della ragazza e venne verso di lui. Cosa doveva fare? Sentiva la folla in lontananza, non poteva tornare indietro, ma nemmeno stare lì.

All’improvviso sentì un suono, come di ciottoli che vengono lanciati. Volse il capo verso la fonte del rumore, vide un uomo nella penombra, lo chiamava con dei cenni della mano. Chi era quello?

Lo notò indicarsi, poi indicare il vicoletto dov’era Moon. Era lì per lei? Quell’uomo doveva aiutarla? Il suo pensiero andò all’aggressore che sentiva stare avvicinandosi. Poteva quello essere uno dei maniaci che li avevano rinchiusi? E poteva quell’uomo che ora lo chiamava volerlo aiutare veramente? Moon era semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato? I passi andavano fermandosi, l’aggressore era quasi arrivato.

Dany fece un bel respiro, poi smise di farsi domande ed andò allo sbaraglio verso l’uomo che lo chiamava, correndo come un fulmine, correndo a tal punto che non vide la siringa che lo trafisse nel momento in cui si avvicinò alla sua meta. Emise un breve lamento, abbassò lo sguardo verso la siringa: piccola, diversa da quella dell’assassino di Moon.

<< E’ tutto ok, è solo una precauzione. >> gli sembrò di udire, dopodiché svenne. Domani avrebbe saputo se sarebbe rimasto ancora lì oppure no.

 

*

Zeb si è rintanato in una stanza dell’Hancock, sta poco bene e vuole riposare. Quella notte non era riuscito a chiudere occhio e nemmeno era riuscito a mettere qualcosa sotto i denti dopo lo spettacolo offerto dai resti del concittadino.

Aveva dato di stomaco, in questo momento è pallido come un cencio. Si è rannicchiato in un angolo della stanza, testa al muro ed occhi al soffitto. Spera con tutto il cuore di riuscire a riposare, ha bisogno di essere lucido per cercare di far ragionare quei selvaggi; pensa che un sonnellino in più non farebbe male nemmeno a loro.

Si gira cercando di trovare una posizione adatta per addormentarsi. Cosa farebbe per un letto comodo in cui dormire? Francamente non gli importa di trovarsi lì, potrebbe anche dormire in Piazza da solo, di notte, a lui adesso importa solamente avere un letto comodo dove riposarsi.

Continua a girarsi, freneticamente. Mentre cerca di prendere sonno ripensa fugacemente ad i giorni seguenti: morti, fuggitivi, puniti e messaggi criptici. Già , messaggi. Oggi era comparso un foglietto con su scritto il nome di Twat, un altro di quegli enigmi. Si chiede il perché di tutto ciò.

<< Pensieroso? >> Zeb si gira di colpo, guarda verso la porta: due ragazzi e due ragazze, non li aveva sentiti arrivare, né, si accorge, tantomeno li aveva mai visti in Piazza.

<< Chi siete? >> domanda. Mantiene la calma, non avrebbe comunque avuto le forze per avere reazioni differenti. Quelli si avvicinano a lui, accerchiandolo.

<< Non ti è dato conoscere la nostra identità , ti basti sapere solamente che siamo la linea sottile tra follia e normalità . >> risponde una componente del gruppo. Zeb ride << Capisco. Siete qui per punire anche me come avete fatto con gli altri? Sapete, Ale, TOO… >>

<< Moon, dimentichi Moon. >> aggiunge uno dei ragazzi. L’accerchiato annuisce, lentamente. Guarda fuori da una finestra, tranquillo. Non vuole scappare, capisce che anche se ne avesse le forze sarebbe inutile. Si prepara psicologicamente a quello che sta per attenderlo, chiude gli occhi e fa un bel respiro. Un membro di quello strano gruppo si china e gli prende un braccio, un altro estrae dalla giacca una grossa siringa, poi si avvicina ed inietta il contenuto dritto nei vasi.

<< Finalmente un po’ di sonno. >>

 

*

 

Isterismo, isterismo di massa.

I cittadini per poco non si picchiano, c’è chi altro non fa che sbattere la testa a terra, chi guarda il cielo nella speranza di un’illuminazione, chi si rannicchia a terra e si tiene la testa tra le mani.

Un nome, necessitano di un nome… Sì, ma chi?

Isterismo, isterismo di massa.

Un cittadino sdraiato in terra si alza, cammina tra la folla, non ha una meta precisa, semplicemente va avanti. Continua finché non si ferma davanti a qualcuno, lo squadra con attenzione, dopodiché alza un braccio e punta il dito verso di lui: << E’ lui! E’ lui ragazzi! Sono sicuro che è lui! >>

La folla si gira, tutti cercano di avvicinarsi, chi che si trascina, chi che cammina come se stesse per morire, chi che accorre velocemente, tutti vogliono vedere la faccia di chi li ha traditi, sempre che questi abbia realmente fatto qualcosa. Il povero malcapitato guarda l’accusatore, spaesato, si indica da solo, confuso. << Io? Io sono Hypnos,  non capisco chi dovrei essere. >> la folla annuisce, all’unisono.

Isterismo, isterismo di massa.

Una persona si fa avanti, si mette proprio davanti all’imputato, poi appoggia le mani sulle sue spalle e lo guarda, con gli occhi sgranati: << Oh, sì, ora ricordo! Sei tu! >>

<< Ma cosa diamine state dicendo? Posso sapere cos… >> si fiondano addosso a lui, tutti insieme. Lo immobilizzano e lo legano nel giro di poco. Quello urla, è l’unica cosa che può fare, l’unica cosa che tutti possono fare. Quella poca ragione che ancora aleggiava nelle loro menti è ora stata soppressa dall’orrore, l’unico loro pensiero sensato è “uccidere o essere uccisiâ€. La vittima cerca di slegarsi, invano. << COSA STATE FACENDO?! SIETE IMPAZZITI?! >> non viene ascoltato, lo trascinano verso l’Hancock. Non sono più i selvaggi del giorno prima, anche quelli sono fuggiti, spaventati da quella processione quasi demonica. Le urla isteriche hanno lasciato il posto ad un silenzio di tomba, rotto solamente dalle urla di Hypnos. Arrivano sul setto, lo buttano a terra con violenza. Il sacrificio umano urla per il dolore, si dimena con tutte le forze, ma le corde sono troppo strette.

Lo guardano urlare, la maggior parte non dice nulla, la follia ha preso possesso di loro, totalmente.

Un pianto, ecco cosa si sente. Lacrime rigano il volto della vittima, ha gli occhi gonfi, non riesce a smettere di disperarsi.

Gennyboy lo osserva, attentamente. La disperazione di chi fino a qualche ora prima era un normale cittadino come loro lo aveva stretto in una morsa letale: il suo animo osserva così come osservava lui e dal profondo lo chiama, ferocemente… “Genny†… “Genny†…

*

Prende e salta, davanti a tutti.

Sente il vento serale avvolgerlo, non ha paura, non vuole averne, oramai è libero, felice. Sente le voci dei suoi vecchi compagni: lo chiamano, urlano al cielo, invano.

Cade a terra, sfracellandosi. Finalmente è riuscito ad uscire dall’incubo.

 

*

 

L’intera popolazione di prigionieri si sporge dal cornicione, incredula. Come è stato possibile? Come ha potuto buttarsi? L’atmosfera si fa più cupa, tutti ammutoliscono definitivamente, continuando a guardare la macchia formatasi a terra. E’ una macchiolina piccola, eppure guardarla fa loro male, li distrugge dall’interno, per un attimo sembrano quasi riacquistare un briciolo di lucidità .

Genny si è suicidato ed adesso era ridotto ad un indistinto punto rosso… Indistinto, piccolo… Come il destino che lo aveva trascinato con sé, come i suoi ideali, banali speranze condannate a svanire.

Hypnos si alza, a fatica. Guarda quei mostri uno alla volta, vuole spingerli di sotto, ma non fa nulla. Loro sanno che si è alzato, sanno che è alle loro spalle e sanno anche che se ne andrà , eppure non fanno nulla, continuano a fissare la vacuità  offerta da Chicago.

<< Siete andati. >> Hypnos cammina verso la porta << Io sono pronto, il lui che per poco non mi fa uccidere lo è? >>

 

Ragazzi, mi duole comunicarvi che domani probabilmente apriremo senza testo causa miei impegni scolastici.

Se ne troverete uno le statue andranno tutte a Touko e Lord, mi raccomando :you:

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Inizio giorno cinque

I lupi siedono vicini, in disparte. Si guardano negli occhi. 22. 22:10. Fra loro regna l'indecisione. Molte proposte di morte sono state avanzate, ma nessuna convinceva pienamente tutti. 22.20. È tempo di decidersi, o non potranno più uccidere. 22.30. Si alzano. Hanno trovato la loro vittima.

***

La vittima è distesa in un angolo, chiacchiera distrattamente con qualcuno, ma è sovrappensiero. Tutto si aspetta meno la morte, in quel momento. In realtà , nell'ombra si nascondeva una seconda figura, terrorizzata all'idea di morire. Ma evidentemente è stata graziata. I lupi accerchiano il povero Luke.. lo prendono di peso e si allontanano. <<Cosa? No, ehi! Lasciatemi! Lasciatemi stare!!>> grida. <<Silenzio, o sarà  anche peggio.>> gli intima Max. Arrivati un po' più lontano dalla piazza, dove non li vede nessuno, lo buttano a terra. <<Sai... Dopo tutto questo tempo, mi fa piacere riutilizzare il buon vecchio siero>> fa Jeanine, sorridendo maliziosamente.

***

Peter lo tiene fermo, lui si dimena, scalcia. Jeanine, fredda e lucida, inserisce il siero in una siringa. <<Cosa volete farmi?! No, non ve lo permetterò! Voi non potete uccidermi!>> e così dicendo, con un potente calcio nello stomaco, spinge Jeanine lontano. Lei cade a terra, ma si rialza subito. Si spazzola con le mani la giacchetta blu. <<Uccidetelo>>.

***

Nel giro di 30 secondi, Max, Eric e Peter attaccano brutalmente Luke, e lo uccidono a coltellate, pugni e calci. Alla fine del suo torace rimane solo un enorme buco, dal quale fuoriescono fiotti di sangue scuro e denso. Il sole sorge. Le prime luci dell'alba. I lupi tornano fra gli altri, come se nulla fosse successo.
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Inizio giorno cinque

I lupi siedono vicini, in disparte. Si guardano negli occhi. 22. 22:10. Fra loro regna l'indecisione. Molte proposte di morte sono state avanzate, ma nessuna convinceva pienamente tutti. 22.20. È tempo di decidersi, o non potranno più uccidere. 22.30. Si alzano. Hanno trovato la loro vittima.

***

La vittima è distesa in un angolo, chiacchiera distrattamente con qualcuno, ma è sovrappensiero. Tutto si aspetta meno la morte, in quel momento. In realtà , nell'ombra si nascondeva una seconda figura, terrorizzata all'idea di morire. Ma evidentemente è stata graziata. I lupi accerchiano il povero Luke,, lo prendono di peso e si allontanano. <<Cosa? No, ehi! Lasciatemi! Lasciatemi stare!!>> grida. <<Silenzio, o sarà  anche peggio.>> gli intima Max. Arrivati un po' più lontano dalla piazza, dove non li vede nessuno, lo buttano a terra. <<Sai... Dopo tutto questo tempo, mi fa piacere riutilizzare il buon vecchio siero>> fa Jeanine, sorridendo maliziosamente.

***

Peter lo tiene fermo, lui si dimena, scalcia. Jeanine, fredda e lucida, inserisce il siero in una siringa. <<Cosa volete farmi?! No, non ve lo permetterò! Voi non potete uccidermi!>> e così dicendo, con un potente calcio nello stomaco, spinge Jeanine lontano. Lei cade a terra, ma si rialza subito. Si spazzola con le mani la giacchetta blu. <<Uccidetelo>>.

***

Nel giro di 30 secondi, Max, Eric e Peter attaccano brutalmente Luke, e lo uccidono a coltellate, pugni e calci. Alla fine, del suo torace rimane solo un enorme buco, dal quale fuoriescono fiotti di sangue scuro e denso. Il sole sorge. Le prime luci dell'alba. I lupi tornano fra gli altri, come se nulla fosse successo.

Una volta i testi non erano cosà­ violenti o_o

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Guest Gingaehlf

Come mai la piazza è deserta?


Ps. nella frase "Alla fine, dal torace fuoriescono" togliete la virgola che non va ;)

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