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[Lance94] Necrologio di morte


Lance94

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Capitoli 1-15

Capitolo 1: La promessa di Poirot

-Mademoiselle Craily, credo sia ora di andare-

-Vengo subito signor Poirot-

Mary diede un ultimo sguardo al terrazzo con le lacrime agli occhi, si girò lentamente e si incamminò verso l’uscita. Insieme ad Hercule Poirot passarono attraverso i “maialini†ancora sbigottiti per la rivelazione.

-Perché non mi hai ucciso?- Disse una donna

-Perché sarà  fatta giustizia, Mademoiselle Elsa Greer – Rispose Poirot

-Le probabilità  che il caso venga riaperto sono minime, inoltre non ha alcuna prova, come mi ha già  detto lei sono solo deduzioni-

-Non si preoccupi, farò il possibile. Mesdames et messieurs… è arrivato il momento di salutarci-

Finito di pronunciare codeste parole uscì dalla casa insieme a Mary. Qualche istante dopo arrivò un taxi.

-Bon! Era ora che arrivaste!- Disse secco Poirot

-Mi perdoni, non sono pratico di queste zone, dove vi porto?-

-Alla stazione s'il vous plait-

Entrambi salirono in macchina e si misero a parlare:

-Signor Poirot, lei crede che Elsa verrà  condannata?-

-Non posso garantirglielo, sono passati sedici anni. Inoltre, tutto ciò che ho detto corrisponde a verità , è vero, ma non ho prove: sono solo “deduzioniâ€-

-Ma lei… Mi dica, farà â€¦-

-Certamente mademoiselle Craily, farò di tutto perché giustizia sia fatta. Elsa Greer pagherà  per aver ucciso suo padre Amyas Craily e per aver fatto condannare vostra madre, madame Caroline Crayle-

-Vi ringrazio signor Poirot, grazie a voi ho scoperto che mia madre non era un’assassina…-

-Oui, ma è merito delle mie celluline grigie, inoltre non dimenticate, mademoiselle: la verità  non si vede con gli occhi del corpo, ma con gli occhi della mente-

-Secondo lei cosa può spingere le persone ad uccidere?-

-Le persone sono complicate da capire: alcuni uccidono per amore, altri per odio ed altri ancora per divertimento. Ma niente può giustificare un assassino-

-La ringrazio molto signor Poirot, siamo arrivati-

-Oui, mademoiselle, le nostre strade si dividono ora-

Entrambi scesero dal taxi e andarono in direzione opposte. Mary Crayle si di diresse verso il treno che l’avrebbe portata a casa, lontana da Hercule Poirot, che prese un treno per Londra.

Una volta arrivato a Londra Poirot si fermò a pensare, in piedi, in mezzo alla folla. Sapeva perfettamente ciò che avrebbe dovuto fare ora.

-Taxi! Taxi!- Gridò forte l’uomo.

Il taxi si fermò e Poirot salì.

-Sarebbe così gentile da portarmi al tribunale?-

-Certamente, signore- Rispose cortesemente il tassista

Durante il viaggio Poirot cercò di ricordare il nome dell’avvocato difensore della causa, senza alcun risultato. Sfoderò dalla sua giacca grigia un taccuino, lo sfogliò un po’ e disse:

-Eccolo qua, è Sir Montague Depleach, chissà  se dopo sedici anni riuscirò a trovarlo-

Dopo circa mezz’ora il taxi si fermò davanti ad un imponente edificio bianco, sembrava un tempio greco, ma non lo era. Era un tribunale, il tribunale dove fu condannata a morte una povera innocente donna. Salì con calma le scale ed una volta arrivato in cima, tirò un sospiro di sollievo.

-Bon! Mettiamoci all’opera!-

Detto questo si addentrò nel tribunale. Percorse un lungo atrio fino a giungere ad una scrivania, dove era seduta una segretaria:

-Mi perdoni mademoiselle, mi può dire dove posso trovare Sir Montague Depleach?- Domandò il detective

-Mi spiace signore, è già  andato via, se vuole posso fissarle un appuntamento per domani mattina verso le dieci-

-Bon, grazie mille mademoiselle-

-Aspetti, come si chiama?-

-Hercule Poirot-

Fece un sorriso e poi si girò, pronto per tornare a casa.

-Posso sapere per quale motivo vuole vedere il signor Deplach?- Chiese curiosa la segretaria

-Riguarda una faccenda molto delicata, mi perdoni, ora devo proprio andare-

Sollevò appena appena il cappello e chinò leggermente la testa in basso. Uscì dal tribunale e si avviò verso casa.

Capitolo 2: Montauge Deplach

Il giorno successivo Poirot arrivò in tribunale alle dieci in punto.

-Mi perdoni…-

-Oh, lei è il signor Porot!-

-Poirot- rispose secco

-Come scusi?- Domandò la segretaria

-Mi chiamo Poirot, non Porot-

-Poirot, Poirot. Mi segua, l’avvocato la sta aspettando-

L’ufficio di Deplach lo si poteva definire uno sgabuzzino. Un piccolo locale riempito quasi totalmente da una misera scrivania e da una libreria. L’ordine non era proprio il forte di Deplach, infatti sul tavolo c’erano pile di fogli, oggetti ovunque e la libreria era piena di polvere. Evidentemente, non usava da parecchio tempi quei libri. Per non parlare, poi, della finestra: così piccola che entrava poca luce. Prima che potesse parlare vide fuori dalla finestra una persona vestita con un cappotto e il volto semicoperto da un cappello che li stava spiando.

-Lei deve essere il signor Poirot-

-Oui, oui-

Deplach allungò la mano, Poirot, prima di stringerla, si levò il suo guanto nero. Rivolse uno sguardo alla finestra, la persona misteriosa non c’era più.

-La prego, si sieda, signor Poirot-

-Grazie mille, Sir Deplach-

-Bene, mi dica per cosa mi desidera-

-Ricorda, avvocato, il caso Crayle?- Chiese con ansia Poirot

L’avvocato rimase in silenzio per un po’, poi affannosamente disse:

-No, non mi pare. Seguo una miriade di casi ogni anno, non posso ricordarmeli tutti-

Finì la frase con una fredda risata, ma appena vide che Poirot era rimasto serio, continuò a parlare:

-A dire il vero, mi ricordo. Che tragedia-

-Posso farle una domanda se non le spiace?- Chiese Poirot

-N-no! Certo che no!-

-Bene, la sua cliente, mademoiselle Caroline Crayle, le aveva confidato qualcosa riguardo alla sua innocenza?-

-E’ stata condotta al patibolo, le prove erano schiaccianti…-

-Per favore monsieur, risponda alla domanda!-

-Bè, non ha mai dichiarato né al giudice né alla corte la sua

innocenza, sembrava accettare il suo destino senza opporsi…-

-Ma io le ho fatto un'altra domanda. Le ho chiesto se lei si fosse

confidata con voi sedici anni fa!-

Montauge si accorse che Poirot stava per imbufalirsi, così decise di scoprire le carte in tavola.

-La mia cliente non ha mai tentato di difendersi, anzi mi ha vietato persino di provare a difenderla dall’accusa, che donna strana…-

-Continui, s'il vous plait- Disse Poirot con un tono più dolce

-Bé, ecco… Non credo fosse colpevole…-

-Si spieghi meglio-

-Di solito, quando un imputato non si difende, significa che si è pentito ed è rassegnato, non trova?-

-Certamente, ma…-

Questa volta non era Poirot a condurre il discorso, infatti Montauge non lo lasciò finire di parlare.

-Una persona che si rassegna e che sa di essere condannata, tenta di patteggiare, ma lei no, non ha voluto…--E’ ovvio che…-

-Che donna strana, secondo me non fu lei a commettere il reato, ma le prove dimostravano il contrario-

Questa volta Poirot si innervosì per la causa contraria rispetto alla precedente:

-Mi faccia spiegare, mademoiselle Crayle non è colpevole dell’omicidio, voleva solo proteggere la persona che riteneva l’assassino-

-Si spieghi meglio Poirot!-

Era ormai mezzogiorno quando Poirot e Montauge finirono di parlare del caso Crayle.

-Cercherò di far riaprire l’inchiesta-

-Bon! Pare che il mio compito sia terminato-

-Non è detto Poirot-

-Come scusi?-

-Se il processo si riaprirà  lei sarà  chiamato a deporre, non trova?-

Poirot sorrise, aprì leggermente la bocca. Dopo qualche secondo disse:

-In tal caso sarà  lei a raccontare il reale svolgimento del delitto, n'est-ce pas?-

Il ragionamento di Poirot non faceva una piega, l’avvocato era rimasto pietrificato dalle parole del detective, non tentò neanche di controbattere. Poirot si allontanò senza voltarsi indietro, lasciandosi alle spalle Montauge, che non sapeva cosa fare. Appena scorse un telefono, Poirot si precipitò a telefonare una persona.

-Pronto?- Rispose una voce femminile

-Parlo con mademoiselle Crayle?-

-Si, e lei è…-

-Hercule Poirot-

-Signor Poirot mi dica!-

-La volevo informare che mi sono rivolto all’avvocato della difesa del processo-

-E come è andata?-

-Secondo me farà  di tutto per riaprire l’inchiesta, anche se temo che saranno necessari almeno due anni per concludere tutto-

-La ringrazio ancora, signor Poirot, sta facendo davvero tanto per me-

-Si figuri mademoiselle, è il mio mestiere-

-Il suo mestiere è quello di risolvere i casi, non di assegnare alla giustizia i criminali-

-Su questo devo ammettere che ha ragione, ma per questa volta ho fatto… Come dite voi inglesi…-

-Un eccezione?-

-Oui! Un eccezione!-

Dopo essersi salutati i due riagganciarono il telefono, separandosi ancora una volta. Poirot decise quindi di tornare a casa, per passare il resto della giornata a rilassarsi. Egli, dunque, si girò per prendere la via di casa, quando vide dall’altra parte della strada una persona con un cappotto e il volto semicoperto da un cappello.

Capitolo 3: Due anni e mezzo dopo

-Bentornato, signor Poirot-

-Salve madame Lemon, ci sono novità ?-

-Si, prima ha chiamato una certa signora Arianna Oliver-

-Ariadne Oliver?-

-Si, mi pare di si, pareva assai agitata, parlava di un caso di quadruplo omicidio-

-Può cortesemente richiamarla?-

-Certamente signor Poirot-

Mrs. Lemon compose il numero e passò il telefono all’investigatore:

-Pronto chi parla?- Una grave voce femminile rispose al telefono

-Madame Oliver, è lei?-

-E’ lei, Poirot?-

-Oui, oui. Mi dica, come sta?-

-Sto tremendamente male-

-Cosa le è successo?-

-Niente di che, è tutta colpa del mio libro che sto scrivendo-

-Madame Lemon mi ha detto che ha telefonato, come posso aiutarla?-

-E’ proprio il libro il mio problema: ho creato una matassa vera e propria, mi aiuterebbe a trovarne il bandolo?-

-E io che pensavo si trattasse di vero omicidio! Non ho tempo ora per queste sciocchezze, sono molto impegnato!-

- Poirot, ma lei non capisce! Per la prima volta sto sviluppando una trama intricata, proprio lei che afferma che i miei libri siano “sempliciâ€-

-Va bene, madame Oliver, la aspetto oggi pomeriggio per le cinque, le va bene?-

-Certo Poirot, non mancherò senz’altro!-

-Ancora problemi con i suoi libri?- Chiese la segretaria

-Oui, a quanto pare si-

-A che ora avremmo l’onore di ricevere la signora?-

-Per le cinque, tenga pronto un buon liquore per madame Oliver, mi raccomando-

Erano ormai le cinque e un quarto, ma Ariadne Oliver non si era ancora fatta viva.

-Madame Lemon, sarebbe così gentile a telefonare a casa di madame Oliver? Sto perdendo la pazienza-

-Immediatamente, signor Poirot-

La signora Felicity Lemon prese una rubrica dal secondo cassetto della scrivania. Sfoglio qualche pagina e trovò subito il numero della signora Oliver.

-Signor Poirot- Disse Felicity

-Mi dica, ha risposto al telefono?-

In quell’istante qualcuno bussò alla porta.

-Al telefono non ha risposto nessuno, dovrebbe essere lei-

La signorina Lemon si alzò e si andò ad aprire la porta.

-Signora Oliver, che piacere vederla-

Ariadne Oliver non rispose ed entrò nel salotto.

-Era ora che arrivaste- Disse scocciato Poirot.

-Mi spiace, non ricordavo il vostro indirizzo-

Poirot sorrise, dopo qualche istante disse:

-Bon! Mi dica madame Oliver, come si intitola questo libro?-

-Veramente, sono ancora indecisa sul titolo…-

-E quali sarebbero i “candidati�-

-Ecco, vede Poirot… Mi dovrebbe aiutare anche nella scelta del titolo…-

Poirot sbuffo, poi disse:

-Madame Oliver, gradisce del liquore?-

-Si, grazie Poirot-

La signora Lemon sfoderò il liquore che precedentemente aveva preparato. Prese due bicchierini e li servì pieni di liquore.

-La ringrazio- Disse Poirot

Per la seconda volta, Ariadne non spiaccicò parola con la segretaria.

Entrambi bevvero il liquore. La signora Oliver lo trangugiò e riempì il bicchierino di altro liquore. Poirot, invece, lo sorseggio. Una volta posato il bicchierino prese dalla tasca della sua giacca un fazzoletto bianco e si tamponò le labbra.

-Mi dica, Poirot, perché ha deciso di aiutarmi, alla fine?-

-Vede madame Oliver, sono trascorsi quasi due anni e mezzo dall’ultimo caso complicato che ho risolto-

-A quale caso si riferisce?-

-Ad un caso che ho riaperto dopo sedici anni-

Ariadne non parlò più. Ricordava qualcosa di simile, ma non voleva infierire più di tanto.

-Mi dica, madame Oliver, mi racconti la trama del vostro libro- Proseguì Poirot

-E’ una storia lunga- Replicò Ariadne

-La ascolto-

-Tutto inizia con una lettera…-

-Prosegua madame-

-Una lettera indirizzata al mio investigatore finlandese. In una casa vengono ritrovati due cadaveri-

-Prosegua-

-I cadaveri di due coniugi-

-E come sono morti?-

-Il marito è stato trovato con un colpo di arma da fuoco alla testa, la moglie si è impiccata-

-E l’arma?-

-La rivoltella era per terra, le uniche impronte sono della moglie. Inoltre la casa era tutta in ordine, c’era solo un fazzoletto per terra-

-C’era una sedia vicino alla moglie?-

-No, perché?-

-Allora possiamo escludere il fatto che la moglie abbia sparato al marito e poi si sia impiccata-

-E perché mai?-

-Come avrebbe fatto ad impiccarsi da sola la donna?-

Quando Ariadne sentì la parola “impiccarsi†e “donna†si ricordò di qualcosa, ma non sapeva ancora di cosa si trattasse.

-Devo andare signor Poirot-

-C-Come?-

-Mi sono ricordata di una cosa importante-

Ariadne si rimise il cappotto, salutò Poirot e se andò, ignorando per la terza volta la segretaria.

-Ho detto qualcosa che non andava?- Chiese Poirot

-No, non mi pare- Rispose madame Lemon

Capitolo 4: In nome della giustizia

Il giorno seguente Poirot si alzò presto. Andò in bagno e si guardò allo specchio. Dopo aver fatto un ghigno prese un piccolo pettine e si pettinò i baffi. Quel giorno Poirot indossava una camicia di un colore biancastro. Indossò la giacca nera, prese il suo bastone da passeggio e si avviò verso l’uscita. Appena Poirot mise piede fuori da casa vide da lontano arrivare Felicity Lemon.

-Bonjour madame Lemon- Disse Poirot andandole incontro

-Buongiorno signor Poirot, dove sta andando?-

-Vado a fare una passeggiata, vuole venire con me?-

-La ringrazio ma ho parecchio lavoro arretrato-

-Allora ci vedremo più tardi-

Poirot sorrise e riprese a camminare nella direzione opposta a quella della sua segretaria.

Erano quasi le undici quando Poirot rientrò a casa.

-Ben tornato signor Poirot-

-Grazie madame Lemon-

-Signor Poirot, ha insistito tanto-

-Di cosa parla madame?-

-Era ora che arrivaste- Disse Ariadne Oliver che si era appena alzata dal divano

-Oh! Madame Oliver, mi perdoni ma ero a fare una passeggiata-

-Poirot sto aspettando da quasi due ore- rispose la signora Oliver

-Bon! Torniamo allora al suo libro?-

-A dir la verità  non sono qua per questo-

-E allora perché ci tenevate tanto a vedermi?-

-Si ricorda che ieri ha menzionato il caso Crayle?-

-Oui madame, qualcosa non va?-

-Mi sono ricordata all’improvviso quando lei ha detto della donna impiccata-

-Oui, mademoiselle Caroline Crayle-

-Guardi qua-

Ariadne Oliver sfoderò dal nulla un giornale e lo consegnò a Poirot.

-Di quando è questo giornale?- chiese curioso Poirot

-Di cinque giorni fa-

-Oui, oui. Alla fine giustizia è stata fatta-

Poirot sfoderò dalla sua giacca gli occhiali e si mise a leggere l’articolo in prima pagina:

“Certamente un caso singolare quello della famiglia Crayle. Diciotto anni fa il famoso pittore Amyas Crayle venne trovato morto avvelenato da della coniina. La moglie, Caroline Crayle aveva rubato il giorno prima della coniina dal suo amico Meredith Blacke che viveva lì vicino. I sospetti sono ricaduti immediatamente sulla moglie, a tesi di ciò venne trovata in camera sua una boccettina vuota che conteneva il veleno. Caroline Crayle venne condotta al patibolo. Prima di morire avrebbe scritto due lettere, indirizzandone una alla sorella Adrienne Warren e una alla figlia Mary Crayle. Quest’ultima due anni e mezzo fa si rivolse al famoso investigatore francese Hercule Poirot per provare l’innocenza della madre. Il famoso investigatore avrebbe, dopo aver ascoltato la versione di ogni sospettato, ricostruito la vicenda accaduta. Nella lettera che Caroline manda a sua sorella non tenta di affermare la sua innocenza, cosa che invece fa con la figlia, anzi, la rassicura. Solo Hercule Poirot poteva dedurre che Caroline pensasse che fosse stata Adrienne a commettere l’omicidio. Difatti il giorno prima aveva avuto un diverbio con Amyas e la mattina del delitto è stata vista dalla sorella ad adulterare la bottiglia di birra. A confermare questa teoria abbiamo la governante Cecily Williams che dopo la richiesta d’aiuto vede la signora Caroline togliere le impronte digitali dalla bottiglia di birra che credeva essere adulterata dalla sorella. Secondo le autorità  Caroline commise l’omicidio poiché il marito la tradiva con una giovane donna di nome Elsa Greer. In realtà  Amyas non era affatto attratto dalla donna, voleva solo sfruttarla per terminare il suo quadro. Secondo le deduzioni di Hercule Poirot, Elsa Greer avrebbe capito le intenzioni del falso amante. Così andò nella stanza di Caroline e prese la coniina che poi usò per avvelenare Amyas. Circa due anni fa il caso è stato riaperto e si è concluso qualche giorno fa, per Elsa Greer (attualmente Lady Dittisham) è stata condannata per l’omicidio di Amyas Crayle e per quello della moglie Caroline Crayle. Sabato sarà  condotta al patibolo, e verrà  appesa con una corda al collo finché morte non sopraggiunga.â€

Poirot guardò ancora una volta l’articolo. Poi disse:

-E’ assurdo tutto questo!-

-Come assurdo? Non corrisponde a verità ?- Chiese stupita la signora Oliver

-Legga qua!-

Poirot porse il giornale ad Ariadne e indicò un pezzo. La signora Oliver si affrettò a leggere ad alta voce:

-“Quest’ultima due anni e mezzo fa si rivolse al famoso investigatore francese Hercule Poirotâ€-

-Io sono belga! Non francese!- Disse irritato Poirot

-Tutto qui?-

-Cosa tutto qui? Io sono belga!-

-Si, ho capito signor Poirot-

Ariadne si alzò in piedi e si mise il cappotto. Poirot si tolse gli occhiali e li mise a suo posto. Poi aggiunse:

-Andate di già  madame Oliver?-

-Si, si è fatto molto tardi-

-E quando parleremo ancora del suo libro?-

-Ne parleremo in un altro momento se non le spiace, oggi sono distrutta-

-Ma certamente madame-

-Che donna bizzarra- Disse la signora Lemon una volta che Ariadne uscì.

-Già , ma lei è fatta così-

-Signor Poirot è quasi ora di pranzo, cosa vuole?-

-Oggi vorrei tenermi leggero, a pomeriggio ho molto da fare… Due uova basteranno, ma badi che siano praticamente uguali-

-Certamente signor Poirot, posso chiedervi cosa avete da fare oggi pomeriggio?-

-Devo fare una telefonata e devo far visita ad un vecchio amico-

-Riguarda per caso l’articolo di prima?-

-Oui, Oui, domani è il giorno in cui Elsa Greer pagherà  per tutto il male che ha causato…-

Capitolo 5: Presagi

Come da ordinazione, la signora Lemon portò a Poirot due uova sode. Il detective li mise sui poggia uova e prese il coltello. Appoggiò la sua lama sulla parte superiore delle due uova.

-Madame Lemon! Madame Lemon!- Gridò disperato Poirot

-Cosa succede signor Poirot?- Accorse immediatamente la segretaria

-Le mie uova!-

-Cos’hanno che non va?- Chiese perplessa la signora

-La seconda è leggermente più grande della prima! Ecco cosa non va!-

-Signor Poirot io sono una donna, non una santa. Non può pretendere sempre la perfezione in ogni minima cosa-

-Invece si, la pretendo-

Dopo pranzo il signor Poirot prese la sua agenda tascabile e cercò il numero di telefono di Mary Crayle. Dopo averlo trovato prese il telefono e compose il numero.

-Mademoiselle Lemon mi potrebbe spiegare perché il telefono non funziona?-

-Non ne ho idea, fino a questa mattina funzionava-

Poirot tentò una seconda volta di chiamarla, ma senza alcun risultato. Allora prese il cappello e il bastone e disse:

-Mademoiselle Lemon tornerò per sera-

-Faccia attenzione signor Poirot- Rispose con tono spensierato

Mentre Poirot si incamminava, ripensò agli eventi degli ultimi giorni: si domandava il perché Mary Crayle non si fosse messa in contatto con lui, e per il fatto di non essere venuto a conoscenza della sentenza. Decise dunque di chiamare Mary dopo aver parlato con Montauge Deplach. Dopo circa venti minuti di cammino Poirot giunse al tribunale, attraversò il corridoio e disse alla segretaria:

-Bonjour madame, è possibile parlare con monsieur Deplach?-

-Certamente signore, ora non ha alcun impegno-

-Lasci, lasci. So dove si trova il suo ufficio-

-Quando è stata l’ultima volta che ha incontrato il signor Deplach?-

-Circa due anni e mezzo fa-

-Ah, allora non sa della sua promozione?-

-Promozione?- Chiese dubbioso Poirot

-Si, della sua promozione. Ha ottenuto un ufficio più grande-

-Oui, sono contento. Mi dica madame, dove si trova il suo nuovo ufficio-

-Venga che l’accompagno-

-Merci beaucoup-

Insieme alla segretaria Poirot percorse uno stretto corridoio, che confluiva in un grande atrio. La signora fece segno a Poirot e gli disse:

-La vede? E’ quella porta là -

-Oui, la ringrazio per il suo tempo madame-

Poirot si avvicinò alla porta dove c’era una targhetta color oro con il nome di Deplach. Colpì leggermente la porta con il suo bastone, e si sentì una voce dall’interno dire:

-Avanti-

Poirot aprì la porta, non si trovava più in quel tugurio. Questo era un ufficio enorme: due scrivanie, cinque poltrone in pelle e due librerie colme di libri. Alle spalle di Deplach c’era un enorme finestra in vetro piombato.

-Bonjour monsieur Deplach, forse non si ricorda-

-Certo che mi ricordo, lei deve essere il signor Porot-

-Mi chiamo Poirot-

-Mi scusi, è passato tanto di quel tempo…-

-Due anni e mezzo-

-Già â€¦ Mi dica, a cosa devo la sua visita?-

-Sono qui per congratularmi con lei, per la sua vittoria in tribunale-

-Oh, beh… il merito è anche suo. E’ stato grazie a quel caso se ho ottenuto questa promozione. Gradite del Whisky?-

-No grazie, recentemente ha visto madame Crayle?-

-Mi faccia pensare… no, non direi…-

-Non c’era anche lei al processo?-

-Alla sentenza del giudice no, non le pare un po’ strano?-

-Oui, oui. E’ strano. Ora mi dovete scusare, è ora che vada-

-Aspetti, la accompagno-

-Sicuro che può assentarsi dal lavoro?-

-Si, in questi giorni non ne ho affatto-

I due uscirono dal tribunale e si incamminarono per la strada senza una meta precisa.

-Dove è diritto signor Poirot?- Disse l’avvocato

-Devo trovare un telefono, dovrei fare una telefonata a madame Crayle-

-Qui vicino c’è un telefono, venga che l’accompagno-

-Oui, è molto gentile avvocato-

-Pensi Poirot, ieri avrei giurato di aver visto una persona che somigliava tantissimo ad Elsa Greer diciotto anni fa-

-Ma mademoiselle Greer non è in prigione?-

-Si, domani sarà  condotta al patibolo, dovrò essermi sbagliato…-

-Eccolo, è quello lì-

-Bon! Grazie avvocato. E’ stato un piacere rivederla-

-Il piacere è tutto mio-

Detto questo Poirot si avvicinò al telefono. Prese la sua agenda e compose il numero di Mary Crayle. Dopo qualche istante si sentì dall’altro capo del telefono una voce:

-Pronto chi parla?-

-Sono monsieur Poirot, Hercule Poirot-

-Signor Poirot quanto tempo!-

-Oui mademoiselle Crayle. Ha sentito di Elsa Greer?-

-Certamente, non ha ricevuto la lettera che le ho inviato settimana scorsa?-

-Quale lettera madame?-

-Le avevo… bzzzz-

Mentre Mary parlava la comunicazione si interruppe. Dopo che Poirot tentò un’altra volta di chiamare Mary, arrivò alla conclusione che anche quel telefono si era rotto.

-Due in un giorno, questa non è una coincidenza… Per non parlare della lettera non ricevuta. Ho paura… Ho paura che accada qualcosa di terribile-

Capitolo 6: Necrologio di morte

Il giorno successivo, Poirot si alzò al solito orario, fece colazione e si preparò per uscire.

-Mademoiselle Lemon, devo fare delle commissioni. Ritornerò per le undici-

-Certamente, signor Poirot-

Poirot prese il cappello e il bastone e si avviò. Uscito di casa camminò dritto fino all’angolo, dove girò a sinistra. Poi nuovamente a sinistra e infine a destra. Ora si trovava davanti ad una posta, anche se dall’aspetto esterno appariva come una bottega.

-Buongiorno signore, cosa desidera?- Chiese il commesso

-Bonjour monsieur. Potrei farle una richiesta s'il vous plait?-

-Mi dica, signore, cercherò di accontentarla-

-Ecco, lei dovrebbe chiamare una posta del Devon per verificare che sia stata spedita una lettera a mio nome, è possibile?-

-Se sa quale posta, posso provare a telefonare-

-Sono spiacente, ma non so da quale posta è stata inviata la lettera, so solo che il destinatario abita in una località  sul mare-

-Se il signore vuole tornare domani, farò il possibile per rintracciare la lettera-

-Bon! La ringrazio per il suo aiuto-

-Si figuri, signore-

Poirot uscì dalla posta e si diresse in cerca di un giornalaio.

Dopo una ventina di minuti, Poirot trovò un ragazzo che vendeva dei giornali, così ne acquistò uno, lo piegò e si incamminò per tornare a casa. Quando si trovò sull’uscio di casa, una donna disse:

-Poirot! Per fortuna che l’ho trovata! Non mi ricordavo il numero civico-

-Oh, è lei madame Oliver- Rispose Poirot

Visto che Ariadne non proseguì nel discorso Poirot riprese:

-Siete qui per riparlare del vostro libro?-

-Si, oggi si-

-Allora entri, la raggiungo subito-

-Buongiorno signora Oliver, bentornato signor Poirot- Disse Felicity

Poirot sorrise, Ariadne questa volta la salutò.

-Mi dia solo qualche minuto, devo dare un’occhiata al giornale e sono subito da lei- Disse Poirot

Poirot aprì il giornale, sulla terza pagina c’era un articolo riguardante il caso Crayle, prese gli occhiali iniziò a leggere ad alta voce:

“Questa mattina sarà  condotta al patibolo lady Dittisham, l’autrice di uno dei più intricati delitti della storia del Devon. Si deve ogni merito al famoso investigatore francese Hercule Poirot…â€

-Ridicolo!- Disse Poirot

Questa volta Ariadne non chiese niente a Poirot che aveva già  piegato il giornale.

-Dove eravamo rimasti, madame Oliver?-

-Avevamo escluso il suicidio dei coniugi-

-Oui, ora ricordo! La moglie impiccata, l’uomo ferito da un’arma da fuoco, le impronte della moglie sulla rivoltella, la casa in ordine, l’innocuo fazzoletto per terra…-

-Si, ha già  qualche idea?-

-Oui, potrebbe inventarsi la storia della sorella gemella, n'est-ce pas?-

-Perché una sorella gemella?-

-La sorella gemella spara al marito, poi impicca la moglie. Non trova?-

-Ma le impronte?-

-Due gemelle dalla nascita hanno le stesse impronte digitali, non lo sapeva?-

-Devo averlo letto da qualche parte, ma come la mettiamo col fazzoletto? Non penserà  di certo che dopo aver commesso l’omicidio si sia messa a piangere?-

-Oui madame, ha pianto delle lacrime preziose-

-Certe volte non la capisco proprio Poirot. Lacrime preziose? Saranno di coccodrillo?-

La signora Oliver scoppiò in una gelida risata, ma Poirot non si scollò dalla sua posizione.

Afferrò il giornale, sfogliò una ad una le pagine del giornale, fino a quando non arrivò a quella desiderata.

-Mon Dieu- Esclamò Poirot.

-Qualcosa non va?- Chiese la signora Oliver

-Oui, lei sa cosa sono i coccodrilli?-

-Ma certo che lo so, sono degli animali. Rettili se non sbaglio…-

-No madame Oliver non parlo degli animali!- Disse furibondo Poirot

-Oh, coccodrilli non mi dice nient’altro-

-Si definisce con il termine coccodrillo il necrologio di una persona ancora viva-

-C-Come?-

-Oui, si fa leva proprio sul contrasto tra la vita e la morte. Guardi questo necrologio…-

Poirot passò il giornale ad Ariadne che precipitosamente lesse il necrologio.

-Non trovo cosa ci sia di male Poirot- disse sorpresa la donna

-I giornali riportano le notizie del giorno precedente, n'est-ce pas?-

-Si Poirot, ma…-

-Ma si dia il caso che il fatto è stato commesso oggi- Proseguì Poirot

-Oh cielo… Cosa vorrà  significare?-

-Non ne ho idea madame Oliver-

-Certo che era proprio una bella donna… Però… Che coccodrillo inusuale- Aggiunse Ariadne

Sul giornale erano stampate codeste parole:

Lady Dittimash ci ha lasciato per sempre

Coloro che hanno cagionato cagioneranno.

-“Coloro che hanno cagionato cagioneranno†Cosa vorrà  mai dire?-

-Mon Dieu, mi dia il giornale madame!-

Poirot afferrò il giornale e lesse immediatamente la frase. Poi ad un colpo esclamò:

-Non c’è tempo! Mi porti subito al tribunale!-

I due si alzarono e uscirono dall’abitazione. Salirono sulla macchina e Ariadne iniziò a guidare verso il tribunale.

-Cosa succede Poirot?- Chiese la scrittrice

-Ho un brutto presentimento madme! Si sbrighi!-

Arrivati Poirot scese dal veicolo e iniziò a salire le scale. Dopo qualche istante la raggiunse pure Ariadne. Sfrecciarono nell’atrio e giunsero alla scrivania della segretaria.

-Dobbiamo vedere immédiatement monsieur Deplach!- Gridò Poirot

-Mi spiace, ma non posso lasciarvi passare- Disse la segretaria

-Ma noi dobbiamo vederlo!-

-Mi ha chiesto di non far passare nessuno!- Disse furibonda la segretaria

Poirot non diede retta alla segretaria e si incamminò verso l’ufficio di Deplach, mentre Ariadne tentava disperatamente trattenere la segretaria.

-Chiamate la polizia! Chiamate la polizia! Costoro sono pazzi!- gridò la segretaria

Poirot aprì la porta, rimase immobile. Dopo qualche secondo si girò verso la segretaria che, insieme ad Ariadne era arrivata a metà  atrio e disse freddo:

-Oui, chiamate la polizia…-

Capitolo 7: Un nuovo caso

Era come se il tempo si fosse fermato. Alle parole di Poirot rimasero tutti immobili, tutti in silenzio. Poi la segretaria si incamminò velocemente verso il telefono, guardandosi più volte indietro. Poirot richiuse la porta e si incamminò verso Ariadne.

-Ciò che temevo è accaduto realmente- Disse Poirot

-Quindi è… Morto?

Poirot inspirò, dopo qualche istante mentre espirava disse:

-Oui-

Dopo una decina di minuti arrivarono delle macchine della polizia. Un uomo vestito con un cappotto ed un cappello marroncino scese per primo, seguito da sei agenti in uniforme. Insieme salirono le scale e attraversarono l’atrio. L’uomo col cappotto alzò leggermente il cappello, rivelando il suo volto. Dei folti baffi marroni coprivano lo spazio fra il naso e la bocca dell’uomo vestito di marrone.

-Perché ogni volta che c’è un morto, trovo lei Poirot?- Disse

Poirot sorrise e disse:

-Questa volta è diverso, ispettore capo Japp-

I due attraversarono l’atrio ed entrarono nello studio seguiti da alcuni poliziotti. Montauge Deplach era lì, appeso al collo con una corda al centro dello studio. Una sedia era per terra, poco distante da lui.

-Sembrerebbe un suicidio, lei cosa ne pensa Poirot?- Disse Japp

-No-

-No cosa?-

-Non è un suicidio, questo è un omicidio-

-L’avvocato prepara la corda, sale sulla sedia, si mette il cappio al collo e tira un calcio alla sedia. Che cosa non la convince Poirot?-

-Monsieur Deplach non aveva alcun motivo per suicidarsi-

-E lei come lo sa?-

-Io lo conosco-

-Lei cosa Poirot?-

-L’ho conosciuto circa due anni e mezzo fa, mentre indagavo sul caso Crayle. Poi l’ho rivisto ieri pomeriggio-

-E con ciò?-

-Monsieur Deplach aveva appena preso una promozione, era al settimo cielo ieri, non voleva suicidarsi!-

-E allora chi è stato a commettere l’omicidio?-

-Non lo so ispettore Japp, non lo so…-

I due uscirono dallo studio e ripresero a parlare:

-Ora non ci resta che interrogare un tribunale intero- Disse Japp

-Oui, buon lavoro-

-Lei non ci aiuta Poirot?-

-Questa volta no-

-Ma non può lasciarmi solo con questo caso!-

-Non si preoccupi ispettore, io e madame Oliver indagheremo sul caso Deplach-

L’ispettore si girò e ritornò nell’ufficio di Deplach. Ariadne raggiunse Poirot e disse:

-Da dove incominciamo?-

-Direi dalla segretaria di Deplach, cosa ne pensa?-

-Si, direi che possiamo cominciare da lì-

Mentre i due si incamminarono per raggiungere la segretaria, Ariadne aggiunse:

-Mi vuole dire come lo sapeva?-

-Dal coccodrillo sul giornale- Rispose Poirot

-“Coloro che hanno cagionato cagioneranno†Non ha senso!-

-Invece si, coloro che hanno cagionato sono coloro che hanno contribuito all’impiccagione di mademoiselle Elsa Greer-

-Ma se loro l’hanno causata, cosa causeranno?-

-Vede madame che non ha compreso appieno la frase?-

-Come signor Poirot?-

-Quel “cagioneranno†non ha per soggetto i “cagionatoriâ€, ma colui che si vendicherà -

-Che cosa complicata, mi sta venendo il mal di testa Poirot-

La segretaria si trovava seduta ad una panchina nell’atrio. Poirot le rivolse la parola:

-Lei è mademoiselle…-

- Dixon Charlene- Rispose la segretaria

-Bon. Le dispiace madame se le pongo qualche domanda?-

-No, certo che no…- balbettò la segretaria

La segretaria si avvicinò ad un divanetto e si sedette. Così fecero anche Poirot e Ariadne.

-Mi dica madame Dixon, mi è parso di capire dal modo in cui cercava di ostacolarmi che monsieur Deplach era impegnato oggi-

-Si, questa mattina aveva qualche appuntamento ma aveva del lavoro da finire. Oggi avrebbe preso mezza giornata libera…-

-Potrebbe gentilmente dirci esattamente chi aveva appuntamento con monsieur Deplach?-

-Si, mi aspetti qui-

La segretaria si alzò e si incamminò verso la sua scrivania. Aprì il secondo cassetto e prese l’agenda. La sfogliò e ritornò al divanetto.

-Questa mattina avevano appuntamento… Vediamo…-

La segretaria fece scorrere il dito e poi disse:

-Il primo appuntamento è di un certo Lord Dittimash-

-A che ora?- chiese Ariadne

-Alle nove in punto- rispose la signora Dixon

-Continui, la prego- disse Poirot

-Infine… Alle nove e tre quarti aveva appuntamento con Eve Grear-

-La ringrazio molto- disse Poirot

-Non ha incontrato nessun’altro?- chiese la signora Oliver

-A dir la verità  si… Ma non ha preso appuntamento e non conosco il nome…-

-Me lo descriva, s'il vous plait-

-Non saprei. Non l’ho visto in faccia. Aveva un cappello e una giacca marrone-

-Mon Dieu… La ringrazio infinitamente madame-

Poirot alzò il cappello e si incamminò verso l’uscita del tribunale.

-Cosa c’è che non va Poirot?- chiese la signora Oliver

-Tutto- disse secco il detective

-Tutto cosa?-

-Non c’è nulla che non va! Telefonate, lettere, necrologi, un uomo misterioso che mi perseguita da due anni!-

-Lei conosce quell’uomo?-

-No! L’ho visto due anni fa mentre mi pedinava. E ora riappare sul luogo di un omicidio-

-Non crede sarebbe opportuna farci dare l’indirizzo della segretaria e dei sospettati?-

-Servirà  solo quella della segretaria, si fidi-

La signora Oliver raggiunse nuovamente la segretaria e gli chiese:

-Potrebbe lasciarci il suo indirizzo?-

-Certamente, Highbour street numero 13-

-Grazie ancora-

Detto questo Ariadne raggiunse Poirot, ed entrambi uscirono dal tribunale.

Capitolo 8: Lord Dittimash

Ariadne e Poirot scesero le bianche scale del tribunale e si ritrovarono sul marciapiede, vicino alla macchina di Ariadne. Salirono sulla macchina e la signora Oliver disse:

-Da dove cominciamo Poirot?-

-Direi di cominciare da Lord Dittimash- rispose preoccupato il detective

-Dove abita?-

-Highbour street numero 12-

-Perbacco! E’ il vicino della segretaria di Montauge Deplach!-

Detto ciò la scrittrice avviò la macchina e iniziò a guidare verso Highbour street.

-Già , mi sono stupito anche io del fatto che siano vicini- proseguì Poirot

-Lei lo conosce? Intendo Lord Dittimash-

-Non proprio-

-Come non proprio?-

-Vede… Quando iniziai ad indagare sul caso Crayle andai a far visita a mademoiselle Elsa Greer-

-Cosa c’entra quella serpe con il nostro lord?-

-Lord Dittimash è il marito di mademoiselle Elsa Greer. In quell’occasione lo vidi-

-Perbacco Poirot, lei non finisce mai di stupirmi-

Per qualche minuto entrambi rimasero in silenzio, poi Ariadne aggiunse:

-Secondo lei chi è l’assassino?-

-Mon Dieu madame Oliver! E’ ancora troppo presto per stabilirlo! Abbiamo solo tre sospettati, di cui uno non ne conosciamo l’identità â€¦-

-Vorrà  dire due Poirot-

-Perché due?-

-Le ricordo che anche Eve Grear ha parlato con Deplach-

-Oui, questo è vero. Ma lei non sa che la domestica di Lord Dittimash si chiama Eve Grear-

-Poirot, come diavolo fa a sapere sempre tutto?-

-Celluline grigie, madame Oliver-

Erano giunti ad Higbour street, entrambi scesero e si incamminarono in cerca del numero 12. Erano ovviamente entrati al contrario, infatti i numeri civici erano decrescenti. Venti, diciannove, diciotto… Li controllavano tutti, come se si aspettassero di trovare un’irregolarità . Highbour street era un viale tranquillo, le uniche abitazioni erano tutte case a schiera. L’ultima era la numero 13.

-Bon! Eccoci qua- disse Poirot

-Ma questo è il numero 13, noi dobbiamo andare al 12!- disse stupita Ariadne

Poirot alzò il bastone indicando una villetta a parte poco dopo le case a schiera.

-Là  troveremo Lord Dittimash e la sua domestica-

Ariadne fece segno a Poirot ed entrambi si diressero verso la porta. Poirot bussò alla porta col suo bastone. Nessuno rispose. Poirot bussò di nuovo.

-Non c’è nessuno qua madame Oliver-

Prima che Ariadne riuscisse a dire qualcosa, la porta si aprì. Un uomo alto dai capelli neri e basette si celava nell’abitazione.

-Oh! Bonjour monsieur, sarebbe così gentile da farci entrare?-

-Per quale motivo dovrei farvi entrare?- Rispose Lord Dittimash

-Perché stiamo indagando su un omicidio, non le conviene…-

-Ho capito, ho capito. Si accomodi-

Poirot e Ariadne entrano nella villa e seguirono Lord Dittimash nel soggiorno. La signora Oliver si guardò in giro, raramente le capitava di soggiornare in ambienti lussuosi. Nulla era cambiato dall’ultima volta che Poirot ci aveva messo piede per indagare sul caso Crayle. Si sedette nello stesso posso e disse:

-Bon! Voi conoscete monsieur Montauge Deplach, Lord Dittimash?-

-Si, è stato l’avvocato difensore di Caroline Crayle, e colui che dopo anni a riaperto il caso provocando la condanna di mia moglie!- rispose sgarbatamente

-Oui, capisco che non ne voglia parlare, ma vede… Questa mattina è stato trovato morto nel suo studio appeso ad una corda-

Lord Dittimash non diede alcun segno, allora Poirot riprese:

-Vede, siamo venuti a conoscenza che questa mattina lei aveva un appuntamento con monsieur Deplach alle ore nove, n'est-ce pas?-

-Si, è così-

-Come mai aveva appuntamento con lui?-

-Avevo della faccende da private da sbrigare, ma non l’ho ucciso io!-

-Uccidere? Io non ho mai detto che si è trattato di un omicidio… certo, lo è. Ma da quello che le ho detto una persona estranea avrebbe pensato per prima cosa un suicidio. Non trova?-

Lord Dittimash digrignò i denti, era pieno d’ira. Dopo qualche istante aggiunse:

-Non l’ho ucciso io! Quando me ne sono andato era ancora vivo e vegeto! Lei mi deve credere!-

-Oui, le credo. Ma cosa aveva da sbrigare con Monsieur Deplach questa mattina?-

-Beh… Vede… Riguarda mia moglie-

-Sua moglie- Disse d’un tratto Ariadne

Lord Dittimash si alzò in piedi. Si incamminò ad una scrivania e prese un giornale.

-Si tratta di un necrologio che ho letto questa mattina- disse con le lacrime agli occhi

-Oui, capisco- disse Poirot

-Qualche *censura*, deve aver inviato a questo giornale il necrologio!-

-Quindi non è stato lei?- chiese Ariadne

-No- rispose secco

-Bon. La ringrazio per la sua disponibilità  monsieur…-

-August Dittimash- aggiunse

Poirot sorrise e si avviò verso l’uscita con Ariadne, quando ad un tratto si ricordò di una cosa, e disse:

-Potrei incontrare mademoiselle Eve Grear?-

-Spiacente, si è licenziata qualche giorno fa, da allora non l’ho più vista-

-Sa per caso dove abita?-

-Mi pare… Halvary road numero 68-

-La ringrazio infinitamente monsieur-

Poirot e Ariadne uscirono dalla villa e si incamminarono.

-Qualcosa non va Poirot?- chiese la scrittrice

-Temo che questo sia stato il primo-

-Il primo di che?-

-Il primo di una serie di omicidi…-

Capitolo 9: Il furto

Poirot ed Ariadne uscirono dall’immensa villa, percorsero il giardino e uscirono chiudendo piano piano il piccolo cancello che separava il marciapiede dal giardino. Highbour street numero 12. Era lì che si trovavano, fuori da casa Dittimash, affianco al numero 13, la residenza di mademoiselle Dixon. Una macchina nera si fermò proprio a quel numero. Poirot si avvicinò e vide uscirne l’ispettore Japp e Charlene Dixon.

-Ancora lei Poirot?- Chiese l’ispettore

-Oui, cosa la porta qua ispettore capo Japp?-

L’ispettore indicò Charlene e disse:

-Niente di che, ho dato un passaggio alla signora-

-E come procedono le vostre indagini?- Proseguì Ariadne

-Per il momento ancora niente, stiamo brancolando nel buio…-

Nel frattempo Charlene aprì la porta ed entrò nel suo appartamento. Dopo qualche secondo si sentì un urlo provenire dal numero 13. Tutti quanti entrarono di corsa nell’appartamento, l’ingresso era costituito da un corridoio che portava o alle scale o ad un soggiorno, dove si trovava , seduta per terra, la signora Dixon. Il soggiorno era tutto in soqquadro.

-Ladri- Disse secco Japp

-Oui, temo proprio che sia così-

Ariadne tornò alla porta e la osservò attentamente. Dopo qualche minuto disse:

-Qui non ci sono segni da scasso, di sicuro sono dei professionisti-

-E’ sicura di quello che dice?- Chiese Poirot

-Si-

-E se fosse stato solo uno il ladro?-

-Ma noi questo non possiamo saperlo- Disse Japp

Poirot tirò un sospiro attirando l’attenzione verso di sé.

-Presumo che questa intromissione nel suo alloggio non sia casuale-

-Come scusi?- Chiese Charlene

-Potrebbe essere collegato a monsieur Deplach-

-Ma certo! E’ stato l’uomo misterioso- Disse Ariadne

-Non si precipiti troppo mademoiselle Oliver, non sappiamo ancora nulla del nostro mr X-

-Mr X?- Chiese l’ispettore

-Oui, è una persona che mi perseguita da qualche anno-

-E non ha ancora sporto denuncia?-

-Certo che no, non mi ha ancora fatto niente! L’ho visto pedinarmi anni addietro e poi ricompare con l’omicidio di monsieur Deplach. Deve pur c’entrare con l’intera vicenda-

-E… Ha già  idea di chi possa essere Poirot?-

-No, per il momento no-

-Bene, ora non ci resta che scoprire cosa è stato rubato-

Dopo una lunga ricerca nel chaos dell’appartamento la signora Dixon era certa che non mancava nulla. L’intruso non aveva rubato niente.

-Tutto ciò è ancora più strano - disse Japp

-Penso che stesse cercando qualcosa che però non ha trovato- affermò Ariadne

-Oppure l’ha trovato ma non ha avuto bisogno di prenderlo- aggiunse Poirot

-Ma cosa Poirot?- disse Japp

-Mademoiselle Dixon, mi dica… Lei tiene un’agenda degli appuntamenti di monsieur Deplach anche nel suo appartamento?-

-Si, ne tengo tre. Una in ufficio, una qui e poi una che mi porto sempre con me. Sa, capita spesso che mi chiamino per fissare appuntamenti anche fuori dal mio orario di lavoro-

-Bingo!- disse la signora Oliver

-E per curiosità , dov’è che tiene l’agenda?- chiese il detective privato

-La tengo sempre in un posto nascosto… Qui-

Appena finì di parlare la signora Dixon si avvicinò al tavolino al centro del soggiorno e come per magia aprì un cassetto segreto.

-Ecco, è qui-

-La cosa si fa sempre più complicata, come faceva a sapere dove si trovava esattamente l’agenda?-

-Evidentemente sorvegliava costantemente mademoiselle Dixon, non trova ispettore Japp?-

-Ehi, ma quello non è Lord Dittimash?- disse Japp guardando fuori dalla finestra

-Oui, è proprio lui. Abita nella villa qui accanto-

L’ispettore Japp si rimise il cappello e si avviò verso l’uscita.

-Signora Dixon le lascio una scorta di due agenti, ora vado a fare una visita al marito di Lady Dittimash-

-E noi cosa facciamo Poirot?- chiese Ariadne

-Noi ora andiamo da Eve Grear, la domestica di casa Dittimash-

Dopo aver salutato Charlene entrambi uscirono dall’appartamento e salirono sulla macchina di Ariadne per andare da Eve Grear.

Capitolo 10: Eve Grear

Era ormai ora di pranzo, dunque Poirot e Ariadne decisero di fare una pausa per mangiare. Dopo un veloce pranzo i due ripresero la marcia verso Halvary road.

-Lei conosce la domestica di Lady Dittimash?-

-Non proprio madame Oliver- rispose Poirot

-In che senso?-

-Beh… Quella volta cha andai ad interrogare Lady Dittimash ho conosciuto mademoiselle Eve Grear solo di vista, non di più-

-Capisco Poirot, lei crede che possa essere collegata alla morte di Deplach?-

-Voglio infatti verificare ciò, anche se questo sarà  solo la conferma di quello che già  penso-

-Quindi lei ha già  capito qualcosa?-

-No, non ancora. I pezzi di questo puzzle sono ancora tutti sparpagliati nella scatola, ora però è giunto il momento di iniziare ad assemblarli-

-E come intende farlo Poirot?-

-Non è ovvio? Indagando!-

Dopo qualche decina di minuti l’automobile di Ariadne accostò di fianco al numero 68 di Halvary road numero. I due scesero dall’auto e si avvicinarono alla porta. Prima che Poirot potesse picchiettare col suo bastone, la porta si aprì. Una donna dai capelli rossi stava per uscire da quella casa.

-Oh! Sono desolato madame…-

-Marie, Rint Marie- rispose la donna dai rossi capelli

-Oh, voi non siete mademoiselle Eve Grear?- chiese stupito Poirot

-No, io sono la sua governante, ora mi scusi ma devo andare a casa-

-Mi sa dire se posso trovare mademoiselle Grear?-

-Si, è in casa, mi spiace davvero ma devo scappare- Detto ciò incominciò a camminare allontanandosi sempre di più da Poirot.

-Cosa strana, non trova Poirot?- disse Ariadne

-Oui, ma ora cerchiamo di saperne di più-

Poirot dovette bussare più volte prima che una donna di alta statura con i capelli neri aprisse la porta.

-Lei è mademoiselle Grear?-

-Si sono io-

-Bonjour mademoiselle, lasciate che mi presenti, io sono…-

-Hercule Poirot presumo, la prego si accomodi-

I due entrarono nella casa e si sedettero con Eve sul divano in soggiorno.

-Mi dica signor Poirot, vuole un po’ di tè? Sa, ne ho appena preparato un po’-

-Si, grazie- rispose il detective

-Ne vuole un po’ anche lei?-

-No, per me niente tè- rispose Ariadne

Dopo qualche minuto Eve era già  di ritorno dalla cucina con due tazzine di tè, una la diede ad Hercule, mentre l’altra la tenne per se.

-Mi dica Poirot, a cosa devo la vostra visita?-

Poirot fece un sorso e riappoggiò la tazzina sul piattino, poi disse.

-Bon, arriviamo subito al sodo. E’ venuto a conoscenza di quanto accaduto a sir Montauge Deplach?-

-No, cosa è successo?-

-E’ stato trovato morto nel suo ufficio- rispose Ariadne

-Sappiamo che lei aveva appuntamento con Monsieur Deplach stamani- disse Poirot

-Si, ma vi garantisco che quando me ne sono andata lui era lì, ancora vivo!-

-Come mai aveva appuntamento con lui?-

-Vede… sa quello che è accaduto alla mia padrona, Lady Dittimash?-

-Oui, oui-

-Ecco, deve sapere che mi ha lasciato una grossa eredità -

-Capisco, quindi siete andato da Deplach per sbrigare le pratiche?-

-Esattamente- rispose Eve

-Ma Deplach non è un notaio, è solo un avvocato- Aggiunse Ariadne

-Si, ma mi serviva una consultazione con una persona esperta in materia…-

Poirot fece un altro sorso e poi riprese a parlare:

-E cosa mi può dire dei suoi rapporti con la famiglia Dittimash?-

-Quello che ora le dirò, dovrà  assolutamente rimanere fra di noi, nessuno deve esserne a conoscenza-

Capitolo 11: Segreti di famiglia

Poirot e Ariadne rimasero quasi impietrite alle parole di Eve Grear. Ma di certo non si sarebbero mai aspettati che quegli oscuri segreti che Eve gli aveva proiettato in testa non erano altro che niente, o per lo meno, per loro.

-Da dove vuole partire madame?-

-Direi di partire dalla mia padrona-

-Intende Lady Dittimash?- Chiese Ariadne

-Si, anche se preferisco chiamarla col suo vero nome…-

-Elsa Greer- disse Poirot

Eve annuì, dopo qualche istante riprese:

-Una volta ho scoperto che Elsa Greer non era figlia unica-

-Come?- chiese stupito Poirot

-Esatto, lei ha un fratello, ora non ricordo esattamente come si chiamava, mi sembra Edward o qualcosa del genere…-

-Prosegua...- Disse Poirot

-Il giorno che l’ho scoperto stavo frugando fra le sue cose, avevo intravisto una lettera con una vecchia fotografia della padrona con un ragazzaccio. Però la padrona mi aveva colto in flagrante e…-

-E?- Proseguì la signora Oliver

-Ha minacciato di uccidermi se avessi provato a rivelarlo a qualcuno- Rispose Eve

-E perché non voleva si sapesse che avesse un fratello?- chiese Ariadne

-Non ne ho idea, ma credo perché è entrato nella malavita-

-Nella malivita dice?- Chiese Poirot

-Credo di si, ho pure il pensiero che si sia macchiato di qualche gravo reato-

Insieme all’ultima parola di Eve uscirono anche delle lacrime dai suoi occhi. Poirot sfilò dalla sua tasca un fazzoletto bianco come l’avorio e lo diede a Eve per asciugarsi il viso.

-Se la sente di continuare?- Chiese Ariadne

-Si- Rispose Eve

-Dovete anche sapere che circa due anni fa Lord Dittimash si è assentato per un lungo periodo, è proprio tornato qui a Londra qualche giorno fa…-

-E sa dirmi di preciso dove è andato?-

-No, mi dispiace. Ma c’è ancora una cosa più terribile-

-Quale madame?-

-Al suo ritorno mi ha fatto giurare che non avrei mari rivelato niente sulla sua sparizione temporanea-

-E il giorno stesso vi siete licenziata?- Chiese Ariadne

-Esattamente-

Ora scendevano ancora più lacrime sulle guancie di Eve Grear.

-Suvvia, non fate così. Tutto andrà  per il verso giusto- Disse Poirot alzandosi in piedi.

-Però mi deve promettere che non dirà  niente a nessuno di questa conversazione-

-Farò il possibile madame-

Detto questo salutò per l’ultima volta Eve e lasciò, insieme ad Ariadne, Halvary road.

Quando ormai Ariadne e Poirot erano salito sul veicolo, la signora Oliver disse:

-Ora cosa facciamo?-

-Direi che potremmo parlare un po’ del suo libro, n'est-ce pas?-

-In queste circostanze?-

-Oui, non vedo altra alternativa… Ora siamo bloccati, alcuni pezzi del puzzle che credevo si trovassero nella scatola in realtà  non ci sono. Dobbiamo aspettare-

-Cosa?- Chiese dubbiosa Ariadne

-La prossima mossa dell’assassino-

-Lei crede che colpirà  ancora?-

-Ne sono certo! Mi duole dirlo, ma dobbiamo aspettare-

-Signor Poirot, Signora Oliver-

-Buongiorno signora Lemon- disse Ariadne

Poirot si tolse il cappello, appoggiò il bastone al muro e si sedette sulla sua poltrona in soggiorno insieme alla signora Oliver.

-Bon, ho riflettuto un poco, e devo dire che ne mancano due-

-Due di che cosa?-

-Di omicidi! Aveva detto che si sarebbe trattato di un quadruplo omicidio, ma abbiamo parlato solo della morta di due coniugi-

-Ah, non le ho detto dell’altra coppia?-

-No madame- rispose scocciato Poirot

-Beh, c’è sempre la prima volta. Per quanto riguarda la seconda coppia di coniugi sono morti anch’essi in circostanze misteriose. In questo caso però gli elementi sono mischiati-

-Cosa intende dire?-

-I coniugi sono morti a causa di un accoltellamento-

-Cosa c’è di strano?-

-Il sangue del marito che si trova sulla lama del coltello è più fresco rispetto a quello della moglie, ma le impronte digitali della moglie sul manico sono più nitide di quelle del marito-

-Ciò vuol dire che la moglie ha impugnato per ultimo il coltello- Disse Poirot

-Il marito accoltella la moglie, dopo qualche minuto passa il coltello alla moglie, la quale accoltella il marito- Aggiunse

-Ci sarebbe un problema, la ferita colpisce il cuore, sono morti all’istante-

-Non vedo dove sta il problema. Il marito accoltella la moglie e poi immette il coltello nelle mani del coniuge infilzandosi-

-Qui sorge un altro problema, il coltello si trova nel locale adiacente-

-Proprio una situazione così intricata doveva andarsi a ficcare madame Oliver?- Disse Poirot

-L’avevo avvertita che è una vera e propria matassa!-

Capitolo 12: La lettera perduta

Erano ormai giunte le cinque del pomeriggio, era ora per Ariadne di tornare a casa. Dopo aver salutato Poirot ed essere uscita dall'edificio cominciò a camminare fino a raggiungere la sua automobile. Salì sul veicolo, lo mise in moto e si diresse verso casa. Si trovava lì, all'incrocio vicino alla casa di Poirot, l'uomo col cappotto marrone e il volto semicoperto da un cappello...

Il giorno successivo arrivò in un attimo per Poirot, stranamente era riuscito a dormire con tranquillità . Come lui stesso sperava e desiderava quella mattina l'ufficio postale a cui si rivolse la mattina precedente chiamò.

-Pronto, chi parla?- chiese la signora Lemon

-Qui è l'ufficio postale di Thribat Street, è in casa il signor Hercule Poirot?-

La segretaria chiamò il detective, il quale era ansioso di effettuare la conversazione.

-Bonjour, mi dica. Ha trovato la posta in cui è stata spedita la lettera?-

-Purtroppo no, ho provato a fare una ricerca consultandomi anche con i colleghi del posto, ma nessuno afferma di aver avuto una lettera a vostro nome nel loro ufficio postale-

-La ringrazio lo stesso, e scusi ancora per il disturbo- disse amareggiato Poirot

-Aspetti, non è tutto. Le consiglio di passare in mattinata, troverà  qui una bella sorpresa- gridò frettolosamente la persona dall'altro capo del telefono

-Oui, passerò sicuramente- rispose Poirot, che d'un tratto parve riacquistare la felicità 

Appese il telefono e andò a prepararsi per andare a vedere la sorpresa che lo aspettava all'ufficio postale.

Poirot ripercorse la stessa strada che fece il mattino precedente per recarsi all'ufficio postale. Al primo incrocio una macchina della polizia si fermò per farlo attraversare. Mentre si trovava nella mezzeria della strada un uomo dai folti baffi marroni scese dalla macchina ed esclamò:

-Poirot!-

Il detective belga si girò, poi fece un sospiro e disse:

-Oh, è lei ispettore capo Japp-

-Dove si sta dirigendo?- chiese Japp

-Sto andando all'ufficio postale di Thribat Street- rispose

-Vuole che l'accompagno?-

-Sarebbe molto gentile da parte sua ispettore-

Poirot salì sul veicolo ed insieme a Japp si diressero verso la posta. Durante il tragitto l’ispettore capo non riesce a tenere freno la sua curiosità .

-Come mai si dirige all’ufficio postale?-

-Non lo so- rispose

-Come non lo sa?-

-Non so con esattezza cosa mi attende, mi è stato detto che ci sarà  una sorpresa-

-E lei ci crede?-

-Oui, e sono certo che non è una bufala-

-E come ne è così certo?- Chiese dubbioso Japp

-Perché ieri mattina avevo fatto una richiesta di rintracciare una lettera-

-E l’hanno trovata?-

-Purtroppo nessuna posta lungo la costa del Devon ha individuato la missiva-

-E perché proprio quelle sulla costa del Devon?-

-Mi sembra ovvio, è li che abita mademoiselle Crayle-

-Cosa? Lei ha contatti con la signora Mary Crayle?-

-Oui ispettore-

-Crede che possa essere collegato con gli ultimi avvenimenti?-

-Quali ultimi avvenimenti?- Chiese Poirot

-Bè, mi riferisco alla morte di Montauge Deplach-

-Pensa che si tratti di una vendetta personale?-

-E’ probabile Poirot, eccoci giunti alla posta. Ora devo scappare, devo andare a interrogare la domestica di casa Dittimash-

-Buona fortuna ispettore-

Poirot scese dalla macchina ed entrò nell’ufficio.

-Buongiorno signor Poirot, la stavo aspettando- Disse un uomo dall’altro lato del bancone

-Bonjour, lei è monsieur…-

-Harmton Louis-

-Bon, possiamo vedere insieme questa sorpresa?- Chiese ansioso Poirot

Louis aprì il primo cassetto a sinistra e tirò fuori una busta bianca sul quale c’era scritto sul retro l’indirizzo di Hercule Poirot.

-Ma… avevate detto che la lettera non era stata trovata- disse Poirot

-Io vi ho detto che in nessun’altro ufficio postale era stata trovata… Ieri sera l’ho trovata per caso nella buca delle lettere, sa… dev’essere rimasta incastrata da qualche parte…-

-Oui, oui. Certamente… Ora vi ringrazio, ma devo andare-

Poirot porse la mano per prendere la lettera e dopo che Louis gliela diede lui alzò il cappello per salutare e uscì per tornare a casa, dove avrebbe potuto, con calma, leggere la lettera di Mary Crayle.

Capitolo 13: L'attentato

Appena rientrato nel proprio alloggio Poirot si sedette sulla sua poltrona e mise, di fronte a se, sul tavolino la lettera di Mary. Successivamente chiese alla sua segretaria, Felicity Lemon un coltello per aprire la busta. Dopo un minuto la signora era già  di ritorno con un coltello luccicante, tutto in acciaio. Poirot afferrò il coltello con la mano destra e con un solo leggero taglio aprì la busta. Appoggiò il coltello sul tavolino e prese il foglio contenuto nella busta. Sfoderati i suoi occhiali dal taschino sinistro incominciò a far scorre gli occhi su quella lettera.

27.06 Dawlish, Inghilterra

Caro signor Poirot,

ho appena saputo di Elsa Greer, ho saputo che proprio qualche ora fa è stata condannata per l’omicidio di mio padre e della morte di madre. La ringrazio infinitamente. Purtroppo, per mia sfortuna non ho potuto partecipare alle ultime udienza poiché sono malata. Ma non si deve preoccupare, è solo un’influenza passeggera.

Ma non le ho scritto questa lettera per parlarle della mia salute. Deve sapere che è da quando ci siamo visti l’ultima volta, circa due anni e mezzo fa, mi sento seguita. Qualcuno mi osserva, spia le mie azioni, ne sono sicura! Posso giurare di aver visto più volte un uomo vestito di marrone! Non sono riuscito a vedere il suo volto, si copriva con un cappello.

La prego signor Poirot, mi deve assolutamente aiutare. Ho paura, ho paura che mi possa accadere qualcosa di sgradevole.

Mary Crayle

Poirot si tolse gli occhiali e li ripose nel taschino, la lettera la piegò in quattro e gli fece fare la stessa fine degli occhiali. Ad un certo punto balzò in piedi e disse:

-Madame Lemon sarebbe così gentile da comporre il numero di Madame Oliver?-

-Certamente signore- Rispose la segretaria

Dopo aver composto il numero passò la cornetta del telefono al detective.

-Pronto, chi parla?-

-Madame Oliver?- Chiese Poirot

-Si, sono io-

-Sono Poirot, ho delle nuove informazioni interessanti e una richiesta per lei-

-Bene, mi dica pure-

-No no no, non al telefono. Incontriamoci al parco cittadino qui vicino per parlarci-

-Verso le tre potrebbe andare bene per lei Poirot?-

-Va benissimo Madame, e sia puntuale-

Era un pomeriggio davvero caldo quello in cui Hercule Poirot e Ariadne Oliver si incontrarono. Alle quindici in punto il detective si trovava già  nel parco cittadino vicino alla fontana e aveva già  controllato parecchie volte l'ora sulla sua cipolla. Dopo qualche minuto si avvicinò al detective una donna con un cappello di paglia e degli occhiali da sole neri come la pece.

-Ben arrivata madame Oliver- Disse Poirot

-Buon pomeriggio Poirot- Rispose, ansiosa di conoscere il motivo dell'incontro

-L'ho fatta venire qua per parlare dell'uomo misterioso col cappello-

-Il nostro Mr. X?-

-Exactement-

-Ieri quando sono tornata a caso mi sembra di averlo intravisto all'incrocio-

-Deve sapere che monsieur Loius, il proprietario dell'ufficio postale ha ritrovato la lettera di madame Crayle-

-Quella che le aveva spedito un po' di tempo fa?-

-Exactement-

Poirot porse ad Ariadne la lettera di Mary, la quale l'afferrò e la lesse tutto d'un fiato.

-E così Mr. X ha fatto una visitina anche a Mary- disse amareggiata Ariadne

-Lei crede che stia bene?- Proseguì

-E' questo il punto, è disposta a partire con me per controllare che mademoiselle Crayle stia bene?-

-Certo che vengo con lei! Ma dobbiamo prima scoprire dove abita-

-Non ce n'è bisogno. E' scritto qua-

Poirot indicò con il suo dito una parola che si trovava in alto a destra della lettera.

-Dawlish- Disse Ariadne

-Oui, lei abita a Dawlish-

-Non ho mai sentito questo nome, lei sa dove si trova?-

-Oui, si trova sulla costa del Devon madame Oliver-

-E una volta che saremo arrivati lì come faremo a trovare la sua casa?- Chiese ancora più dubbiosa la scrittrice

-Una volta là  vedremo. Conosco un amico che lavora nella polizia, in passato abbiamo collaborato insieme-

-Ben, mi voglio fidare di lei, quando partiamo?-

-C'è un treno alle diciotto di oggi, ho già  controllato-

Ariadne questa volta non rispose.

-Madame Oliver va tutto bene?- Chiese preoccupato Poirot

Il detective capì che stava fissando qualcosa dietro di lui, così si voltò per poter guardare anche lui.

Voltandosi vide l'uomo misterioso puntare verso di sè la rivoltella che teneva in mano e premere il grilletto.

Capitolo 14: Partenza

Erano passate ormai quattro ore da quando fu udito lo sparo e Ariadne Oliver si trovava su un letto d’ospedale. Hercule Poirot rimase con lei fino a quando non si svegliò.

-Come si sente Madame Oliver?- sussurrò il detective

-C-Cosa è successo? Dove mi trovo?- chiese balbettando la donna

-Si trova in ospedale, le hanno sparato al parco, ricorda?-

-Ricordo solo l’uomo misterioso e poi nient’altro-

-Oui, oui. Certamente. Il proiettile l’ha colpita vicino allo sterno. I medici hanno rimosso la pallottola-

Ariadne non rispose

-Non è nulla di grave, ma per precauzione deve stare sotto osservazione per qualche giorno- Proseguì Poirot.

-Che ore sono?-

-Sono quasi le sette di sera madame-

-Quindi non ha preso il treno per Dawlish?-

Poirot sorrise, poi aggiunse:

-A quanto pare no. Ma non si preoccupi. Prenderò il treno di domani mattina. Il viaggio durerà  circa tre ore, se non di meno-

-Mi spiace di non poterla accompagnare Poirot-

-Si figuri madame, non è certo colpa sua se le hanno sparato. Ora se permettete, devo andare. Guarisca presto-

Prima che Poirot potesse girarsi Ariadne disse:

-Perché crede che abbia sparato a me?-

-No madame-

-No cosa?- Chiese la scrittrice

-La domanda è un'altra-

-Quale?-

-Mr. X ha preso bene la mira?-

-Bentornato signor Poirot, come sta la signora Oliver?- chiese una voce femminile

-Sta bene, ora si è ripresa. Ma dovrà  stare a riposo per qualche giorno madame Lemon- disse Poirot

-Sono contenta che sia andato tutto bene. Non ha idea di chi è venuto qui a trovarvi-

In quel momento comparve all’improvviso nell’ingresso un uomo alto dai capelli marroni tendenti al grigio. Indossava un elegante giacca blu, si fermò un istante e poi disse:

-Oh Poirot! Quanto tempo-

-Sono contenta di rivederla, capitano Hastings!-

I due si misero a chiacchierare nel soggiorno, quando uno finiva di parlare ecco l’altro che riprendeva il discorso. Sembrava non si vedessero da più di cento anni.

-E così ha un nuovo caso su cui lavorare?- chiese il capitano

-Due, per l’esattezza-

-E quale sarebbe il secondo?-

-Più che un caso direi che si tratta di un libro-

-E da quando scrive dei libri Poirot?- Sogghignò Hastings

-A dir la verità  è un libro di madame Oliver, la devo aiutare a trovare l’assassino-

-Oliver? Lei intende la famosa scrittrice Ariadne Oliver?-

-Oui, chi altri se no?-

-Mi vuole dire che conosce di persona Ariadne Oliver?-

-Oui Hastings, quante volte te lo devo ripetere?-

-E quando la vedrà  la prossima volta?-

-Non presto- rispose Poirot

-Come mai?-

-Per due ragioni. La prima è che domani devo andare nel Devon a continuare le indagini-

-In Devon?- Chiese stupito

-Oui, sarebbe dovuta essere proprio madame Oliver ad accompagnarmi-

-E perché ora non può più?-

-Questo è il secondo motivo, oggi al parco le hanno sparato-

Così Poirot cominciò a spiegare tutto dal principio, filo per segno al suo compagno di avventure.

Il giorno seguente, alle nove e un quarto Poirot stava già  salendo sul treno che lo avrebbe portato da Mary. Una volta salito sulla carrozza si avviò per raggiungere il terzo scompartimento. Quando aprì la porta rimase di stucco.

-Buongiorno Poirot, finalmente è arrivato- disse il capitano Hastings

-Cosa ci fa lei qui?. chiese sorpreso Poirot

-Non penserà  che la lascerò partire da sola!-

-Come faceva a sapere che avrei scelto proprio questo scompartimento?-

-La conosco abbastanza, quel che serve. E ora si sieda-

In quel preciso istante Poirot venne naturale guardare verso sinistra prima di chiudere la porta.

-Mon Dieu-

-Qualcosa non va Poirot?- Chiese il capitano

-Mr. X-

Capitolo 15: Dawlish

-Hastings sono sicuro di averlo visto!-

-Poirot non è che non le voglio credere, ma…-

-Ma?- Disse scocciato il detective

-Abbiamo setacciato il treno Poirot!-

-E con questo?-

-Non abbiamo trovato la ben che minima traccia di lui, non può essersi volatilizzato!-

-E’ questo il punto Hastings!-

-Il punto di che cosa?-

-La differenza fra noi- Disse Poirot

Hastings guardava Poirot con un aria molto perplessa, poi riprese:

-Questo è il motivo per cui lei non sarà  mai un detective! Lei vede solo con gli occhi!-

-E con cosa dovrei vedere Poirot?-

-Deve essere in grado di captare ciò che non si vede!-

-Sta di fatto che quell’uomo non l’abbiamo trovato a bordo di questo treno-

-Hastings non si può ragionare con lei-

Detto ciò Poirot si alzò e uscì dallo scompartimento per fare due passi sul treno.

Erano ormai le dodici in punto quando l’espresso giunse a Dawlish. Poirot ed Arthur scesero dal treno e andarono verso l’uscita della stazione. Di fronte alla stazione vi era una grande piazza dalla quale partivano quattro via che a loro volta si dividevano in strade secondarie, come i rami di una pianta. L’edificio adiacente alla stazione era l’ufficio di polizia locale. Per trovare l’indirizzo di Mary Crayle, Poirot decise di entrare per chiedere informazione al suo vecchio conoscente.

-Buongiorno, posso aiutarla?- Chiese un poliziotto

-Bonjour, mi chiamo Hercule Poirot, e questo è il mio assistente Arthur Hastings. Stiamo cercando il sergente Mirandot. Possiamo parlare con lui?-

-Ora vado a controllare se può ricevervi-

Nel giro di qualche minuto il poliziotto ritornò facendo accomodare i due in un ufficio luminoso, forse anche migliore di quello di Deplach.

-Che piacere rincontrarti dopo tutti questi anni Poirot-

-Oui, Oui. L’ultima volta che ci siamo visti è stato in Belgio- Rispose Poirot

L’uomo robusto dai capelli bianchi si rivolse a Hastings

-Piacere, io sono il sergente Mirandot-

Dopo lo scambio di convenevoli Poirot arrivò al suo fine.

-Sarebbe così gentile da poterci dare l’indirizzo di mademoiselle Mary Crayle-

-Per cosa le serve?-

-Sto investigando su un caso a Londra, e mi serve la sua collaborazione-

-Capisco…-

Il sergente si alzò in piedi e uscì dal suo ufficio. Dopo una decina di minuti tornò con una cartina su cui aveva segnato il percorso da effettuare per arrivare da Mary. Dopo uno scambio di saluti i due uscirono dalla stazione di polizia e si misero in marcia per arrivare a destinazione.

Dopo il lungo e tortuoso percorso i due raggiunsero finalmente la casa di Mary. Era una piccola casetta rivastita di mattoni, aveva anche un enorme giardino. Poirot si fece avanti e bussò alla porta. Dopo qualche minuto la porta si aprì svelando una graziosa ragazza dai biondi capelli.

-Singor Poirot, cosa ci fa lei qui?- Disse

-Mademoiselle Crayle, sono venuto per vedere come sta-

Dopo le presentazioni del capitano Hastings, Mary fece accomodare i suoi ospiti nel soggiorno. Un grande divano di colore verde smeraldo si trovava al centro del locale, sopra un enorme tappetto decorato nei minimi dettagli.

-Mademoiselle, l'altro giorno ho ritrovato la lettera che voi mi inviaste qulche giorno fa-

-Quindi è a conoscenza di ciò che mi è successo?-

-Oui- Rispose secco

-Anche a Londra il nostro amico sta causando vari problemi- Disse il capitano Hastings

-Ieri ha tentato di uccidermi, ma è rimasta ferita una mia amica- Disse amareggiato l'investigatore

-Mi dispiace. Ma lei è venuto fino a qui per controllare che stessi bene?-

-Oui, e non solo-

-Ora quell’uomo non mi da più problemi. E' da quasi una settimana che è scomparso da Dawlish-

-Bon. Sono contento. Però ora avrei la necessità  di chiarire qualche mio dubbio-

-Dica pure Poirot. Se c'è qualcosa in cui le posso essere utile me lo dica- Disse Mary

-Oh, forse una cosa ci sarebbe- Rispose con un sorrisino.

N.B. I capitoli dal 16 in avanti li troverete a questo messaggio

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Capitoli 16-30 + epilogo

Capitolo 16: Amnesia fatale

La piazza della stazione era normalmente un luogo tranquillo. Erano ormai le due quando Poirot, Hastings e Mary passarono di lì per recarsi alla posta del paese. Questa volta, in piazza c'era una gran folla, così Poirot chiese:

-Mademoiselle cosa sta succedendo?-

-Oh, è ormai diventato di routine. Ogni due per tre in questo maledetto paese c'è uno sciopero-

-Uno sciopero di cosa?- Chiese Hastings

-Della società  ferroviaria. Hanno indetto lo sciopero da questo pomeriggio a domani sera, siete stati fortunati ad arrivare questa mattina-

-Oui, ma lo sciopero riguarda tutte le linee ferroviarie?-

-Purtroppo si, ma non preoccupatevi. Questa sera vi ospiterò io-

Mentre si dirigevano verso la posta del paese Mary chiese:

-Come mai le interessa così tanto andare alla posta?-

-E' per quanto riguarda la sua lettera mademoiselle-

-Cosa dovrebbe verificare?-

-Voglio scoprire il perché la lettera è scomparsa misteriosamente ed è ricomparsa in circostanze ancora più misteriose-

-Io le assicuro che l'ho consegnata personalmente alla posta, le posso anche giurare di aver detto delle direttive al postino stesso!-

-Quali direttive?- Chiese il capitano

-Gli ho detto che si trattava di una cosa della massima urgenza-

-E lui ha acconsentito?-

-Mi ha detto che avrebbe provveduto personalmente alla questione-

-Ancora più strano- Disse Hastings.

I tre entrarono nell'ufficio postale.

-Buongiorno signori, posso esservi utile?- Disse il postino

-Tom sono Mary, non mi riconosci?-

-Io non conosco nessuna Mary, mi deve aver confuso con qualcun'altro-

-Tom cosa diavolo stai dicendo? Ci conosciamo da una vita-

-Mademoiselle è meglio assecondarlo- sussurrò Poirot

Poi, rivolgendosi al postino disse:

-Vorrei un informazione-

-Mi dica- Rispose il postino

-Questa lettera è stata spedita la settimana scorsa, eppure è andate perduta-

-E come fa ad esserne certo?-

-Oh, perchè per l'appunto ieri mattina è stata ritrovata a Londra-

-E cosa c'entro io?-

-Oh, si dia il caso che è stata proprio mademoiselle Mary a spedirla, proprio qui da lei-

-Io non ho mai vista quella lettera, la signora qui deve aver preso un abbaglio-

-Ma cosa diavolo dici Tom? Ti ho pure detto che si trattava di una cosa delicata! Mi hai promesso che l'avresti fatta recapitare il più presto possibile-

-Signorina, non so di cosa lei stia parlando. Ora se volete scusarmi ho del lavoro da sbrigare-

Prima di uscire Mary diede uno sguardo allo specchio che si trovava dietro al bancone, sul quale vide il riflesso dell'uomo misterioso che stava spiando dalla finestra laterale. Mary uscì di corsa dalla posta e andò a controllare di persona la sua presenza. Sfortunatamente all'uscita dell'ufficio postale Mary non vide anima viva. Quando Poirot ed Hastings uscirono dall'edificio, Mary si rivolse loro:

-Lui è qui-

Il giorno seguente Mary decise di ritornare all'ufficio postale insieme a Poirot e al capitano Hastings per tentare di convincere il postino Tom a svelare la verità  che teneva nascosta. Erano proprio davanti all'ufficio postale, che pareva però essere chiuso.

-E' strano, di solito a quest'ora è già  aperto- Disse Mary

-Bhè, proviamo ad entrare- Disse Hastings

Hastings si avvicinò alla porta e la aprì.

-Qui è aperto- Annunciò

I tre entrarono nel buio ufficio, era talmente buio che non si vedeva niente. Quando Poirot accese l'interruttore della luce, Mary cacciò un urlo. Due piedi spuntavano dal bordo della scrivania.

Capitolo 17: London sweet London

Poirot prese in mano la cornetta del telefono dell'ufficio postale e digitò il numero di telefono della stazione di polizia. Dall'altro capo del telefono rispose una voce maschile:

-Stazione di polizia di Dawlish, ha bisogno?-

-Sono Hercule Poirot, mi trovo all'ufficio postale. C'è un cadavere sul pavimento-

Qualche minuto dopo la polizia arrivò sul posto. Si era presentato anche il sergente Mirandot.

-Cosa abbiamo qui?- Chiese quest'ultimo

-Il postino è stato accoltellato alla schiena- Rispose Poirot

-Niente indizi?-

-Oh, uno ci sarebbe-

Poirot fece cenno a Mirandot di seguirlo all'interno dell'edificio. Una volta entrati l'investigatore mostrò al sergente un fogliettino di carta su cui era scritto:

“Non è di qui eraâ€

-Non è di qui, era?- Chiese il sergente

-Cosa vorrà  mai dire Poirot?- Proseguì

-Credo che si riferisca all'assassino, non è così signor Poirot?-

-Oui, brillante deduzione mademoiselle Crayle-

-Quindi vorrebbe dire che l'assassino non è di Dawlish?-

-Esattamente Hastings-

-E quell'era?-

-Hastings hai appena bruciato i punti precedentemente accumulati. Probabilmente sta scrivendo chi fosse-

-E non sarebbe stato più semplice scriverlo prima?- chiese Mirandot

-Non ne ho idea, ma so lo stesso chi è stato-

-Allora parli Poirot!-

-Mi spiace sergente Mirandot, ma qui deve intervenire Scotland Yard. Sono certo che questo omicidio sia collegato a ciò che è accaduto a Londra-

-Ma può almeno dirci chi è stato?- Chiese Mirandot

-Non conosco il suo nome, noi lo chiamiamo Mr. X-

-Allora Poirot, cos'ha detto Scotland Yard?- Chiese Hastings

-Purtroppo, a causa dello sciopero ferroviario non possono raggiungerci-

-Quindi cosa faremo?- Chiese Mary

-Dobbiamo investigare con l'aiuto della polizia locale-

-Ma lo sciopero ferroviario finirà  alle diciotto di quest'oggi-

-Lo so Hastings, ma stasera vorrei tornare a Londra. Non possiamo restare qua a lungo. Dobbiamo proseguire le indagini-

-Siccome Tom ha avuto il tempo di scrivere quel messaggio possiamo dedurre che la morta non è stata istantanea-

-Oui sergente. Possiamo dunque capire che l'omicida non è un killer professionista-

-Esattamente- Rispose Mirandot

-Inoltre quando siamo arrivati noi, la porta era aperta. Niente segni di scasso o di forzatura. Tom doveva conoscere quell’uomo- Disse Hastings

-Poi quando l'assassino se ne è andato ha chiuso l'ufficio per non far entrare la gente-

-Oui mademoiselle Crayle, per avere il tempo di fuggire-

-Ma dove? Le ferrovie sono tutte bloccate- Disse Mirandot

-Altra brillante deduzione, Mr. X è ancora a Dawlish- Disse secco Poirot

Dopo l'intero pomeriggio passato a investigare sul luogo del delitto era giunta l'ora di lasciare Dawlish per tornare a Londra. Dopo svariati tentativi, Mary riuscì a convincere Poirot a portarla con sé a Londra per continuare l'investigazione. Dopo i convenevoli con il sergente Mirandot e la fine dello sciopero ferroviario i tre presero il primo treno per Londra. Come era prevedibile il treno arrivò in ritardo di mezz'ora, alle ventuno ed un quarto. Salirono sul treno e dopo tre ore giunsero a Londra. Quando il treno iniziò a frenare, dall'ultimo vagone l'uomo misterioso saltò sul prato adiacente alla stazione.

Capitolo 18: Omicidio sincronizzato

Era ormai mezzanotte quando arrivarono a Londra. Poirot decise di ospitare a casa sua Mary durante il suo soggiorno nella capitale inglese. La mattina seguente arrivò in un lampo. Come ogni mattina la signora Lemon, la segretaria di Hercule Poirot, giunse a casa sua in orario.

-Signor Poirot! Siete tornato!-

-Bonjour madame Lemon- rispose il detective

-Quando è arrivato?-

-Vorrà  dire quando siamo arrivati-

-Chi è venuto con lei?

-Oh, il capitano Hastings e mademoiselle Mary Crayle. Siamo arrivati ieri sera sul tardi. Era quasi mezzanotte-

-Ieri mattina ha chiamato l'ispettore Japp. Non so cosa voleva, sembrava un tantino agitato-

Poirot prese il telefono e chiamò Scotland Yard.

-Bonjour, sono il detective Hercule Poirot, potrei parlare con l'ispettore capo Japp?-

Dopo qualche minuti di attesa una voce squillante rispose dall'altro capo del telefono.

-Sono l’ispettore capo Japp-

-Oh ispettore, sono Poirot. Madame Lemon ha detto che ieri mi avete chiamato-

-Si Poirot, è successo un fatto orribile, venga qui appena può. Ci serve il suo aiuto-

-Appena sono pronto arriverò. Dove ci dobbiamo trovare ispettore?-

- Highbour street numero 13-

Nel giro di venti minuti Poirot e Mary piombarono sul posto che era quasi deserto, c’erano solo due macchine della polizia e due guardie all’ingresso dell’appartamento. I due si avvicinarono all’uscio ma vennero bloccati da un poliziotto:

-Dove crede di andare signore? Quest’area è sotto sequestro di Scotland Yard-

-Capisco ma sono Hercule Poirot. Il vostro capo…-

-Fallo entrare, ci potrà  essere d’aiuto- disse una voce dall’interno dell’appartamento che sembrava essere proprio quella dell’ispettore capo Japp

Dopo le presentazioni tra Mary e Japp Poirot giunse al dunque:

-Mi dica ispettore, che ne è di mademoiselle Dixon?-

-Ieri mattina è stata vista l’ultima volta verso le sette del mattino per andare a comperare il giornale-

-E poi?- Chiese il detective

-Nulla, il suo corpo inerme viene ritrovato alle dieci di ieri mattina-

-Chi ha trovato il corpo?-

-Noi della polizia, evidentemente è riuscita a comporre il numero della polizia, ma poi ha dovuto appendere il telefono-

-E come è morta la segretaria di Deplach?-

-La vede la corda laggiù?-

-Oui ispettore-

-Impiccata- Rispose secco Japp

-E la sedia?-

-Oh, non c’era nessuna sedia al nostro arrivo-

-Molto strano-

-Perché strano?- Chiese Mary, che fino a quel momento parve muta

-Naturalmente quest’omicidio è collegato coi precedenti-

-E con questo?-

-Monsieur Deplach è stato ritrovato impiccato, ma nel suo ufficio vi era una sedia per terra. Ora l’assassino ripropone un omicidio fax-simile, ma omette la sedia. Di solito si mantiene sempre lo stesso metodo-

-E con questo? Non riesco ancora a capire Poirot-

-Se avesse messo la sedia avrebbe potuto sviare le indagini con l’ipotesi del suicidio. Ma questa volta non l’ha fatto-

Dopo qualche istante di silenzio Japp disse:

-Scotland Yard mi ha avvertito di un omicidio a Dawlish. Vuole spiegare anche a me l’accaduto?-

-Oui, certamente-

Poirot decise dunque di spiegare l’accaduto a Japp, il quale poi disse:

-Bè, potrebbe aver ucciso il postino e poi essere tornato a Londra per uccidere la signora Dixon-

-E’ questo il problema, le ferrovie erano bloccate a causa dello sciopero. Non avrebbe mai potuto arrivare a Londra in tempo!-

-Sembra proprio che la faccenda sia veramente complicata Poirot-

-Già - Disse Mary

-Due omicidi sincronizzati- Proseguì

Dopo un breve sopralluogo Poirot chiese all’ispettore:

-Posso controllare la sua agenda?-

-Certamente, è ancora qui-

Japp prese una piccola agenda nera che si trovava sul tavolino in soggiorno. Poi la porse a Poirot il quale la lesse così attentamente come se fosse un libro. Nella pagina del giorno precedente vi erano scritti quattro nomi, di cui il primo e l’ultimo erano cerchiati.

William Baker

Roy Butler

Kelly Harvey

Robert Togg

-Ispettore capo, lei sa già  chi sono queste persone?-

-Si Poirot. William Baker fu il precedente marito di Elsa Greer, ora però risulta morto. Roy Butler era il domestico di Lord Baker, lui è ancora vivo. Kelly Harvey era un’amica di Lady Dittimash, lei risiede a Londra. Infine abbiamo Robert Togg-

-Chi è costui monsieur?-

-Era l’avvocato che rappresentava l’accusa al caso Crayle e in seguito l’avvocato difensore di Lady Dittimash-

-Quindi sembrano avere tutti quanti dei legami con mademoiselle Greer-

-Esatto-

-Le dispiacerebbe se me ne occupassi personalemente?-

-Certo che no Poirot, ma per parlare con Roy Butler dovrà  prima avere l’autorizzazione-

-E perché mai?-

-Perché si trova in un istituto psichiatrico – Rispose gelidamente Japp

Capitolo 19: Gilbert Hill

Poirot uscì, insieme a Mary, dall’appartamento della signora Dixon. Come previsto il capitano Hastings tardò ad arrivare sul posto.

-Mi scusi Poirot, sono venuto il prima possibile-

-Non si preoccupi Hastings. Ora ci penserà  lei ad accompagnare mademoiselle Crayle a casa mia-

-Perché mai?- Chiese la ragazza

-Ora devo andare a far visita a Lord Dittimash, ho delle cose da chiedergli. E non credo che sarà  molto felice di vederla mademoiselle-

-Capisco- Disse infine

Mentre Mary ed Hastings si dirigevano verso la casa di Poirot, quest’ultimo era già  piombato davanti alla porta di casa Dittimash.

-Bonjour, sono il detective Hercule Poirot. Lord Dittimash è in casa?-

Un uomo dai capelli bianchissimi aprì la porta si allontanò un attimo, dopo qualche minuto era già  di ritorno:

-Il signor Dittimash la aspetta in soggiorno signor Poirot-

-Signor Poirot, ancora ad investigare?-

-Oui Monsieur-

-Gradisce percaso del tè? Gilbert porta del tè al signore-

-Posso sapere chi è questo Monsieur Gilbert?-

-Oh, è il mio maggiordomo. Si occupa di tutto-

-Lo ha assunto quando mademoiselle Grear si è licenziata?-

-No, ha sempre lavorato qui. Solo che nell’ultimo periodo ha preso una lunga vacanza di due anni credo-

-E sa dove si è diretto?-

-No mi spiace, è tornato in servizio solo stamani-

-E per quanto riguarda mademoiselle Grear cosa mi sa dire riguardo al suo licenziamento?-

-Ah! Quindi non glie l’ha detto?-

-Cosa Monsieur?-

-Della cospicua eredità  che mia moglie le ha lasciato-

-Eredità ?-

-Si Monsieur Poirot, si è licenziata per quello-

-Oh, capisco… Un ultima cosa-

-Dica Poirot-

In quel momento arrivò nel soggiorno il domestico Gilbert che servì il tè.

-Lei sa per caso se madame Greer avesse dei fratelli?-

Il volto di Lord Dittimash si fece cupo, poi rispose:

-No! Ora mi deve scusare, ma ho faccende abbastanza urgenti da sbrigare-

-Ma…-

-Le risponderò io- Disse Gilbert

-Quindi madame Greer aveva un fratello?-

-Certo signor Poirot, si chiamava Eveline-

-E sa dove si trova adesso?-

-No, non l’ho mai visto qui-

-Capisco-

Poirot fece l’ultimo sorso dalla tazzina e poi proseguì nel discorso:

-Per la fretta non le ho chiesto il suo cognome, Monsieur…-

-Gilbert Hill-

Poirot prese la sua agenda tascabile e scrisse quel nome.

-Lord Dittimash mi ha detto che le è stata data una lunga vacanza, circa due anni-

-Tre anni- Corresse il maggiordomo

-E come mai così tanto tempo?-

-Io lavoro per la famiglia Dittimash da quando il signore August era ancora un bambino. Presumo che l’abbia fatto per riconoscenza nei miei confronti. Sono le prime ferie che mi concedo-

-Capisco Monsieur. E dove è stato in questi tre anni?-

-Bhè, questo non glielo posso dire-

-E perché no?-

-Perché vorrei rimanesse questo segreto solo per me-

-Lo sa vero che con questa affermazione sta ostacolando delle indagini?-

-Si, ma se parlo correrò un rischio ancora peggiore-

-Monsieur, lei potrebbe essere accusato…-

-Di cosa? Voi dovreste essere tutti impiccati! Tutto ciò che è stato fatto a Lady Dittimash è… E’… Abominevole!-

Poirot si alzò, e senza dire una parola uscì dalla villa. Ora si stava dirigendo verso il prossimo obbiettivo. Halvary road numero 68.

Capitolo 20: Marie Rint

Halvary road numero 68. E’ li che abita la domestica di Elsa Greer, è li che vive Eve Grear.

Poirot bussò alla porta e ad aprirla, come lui stesso prevedeva, fu Marie Rint, la domestica di Eve.

-Bonjour madame, posso rubarle qualche istante?-

-Ma certamente, prima che arrivi la padrona però!-

La signora si mise a ridere e poi fece accomodare il detective in salotto.

-Vuole del tè? Glielo preparo-

-No grazie, l’ho appena bevuto-

-Non si preoccupi, una tazza in più non la ucciderà -

Dopo una decina di minuti la signora Marie tornò nel soggiorno con una tazza da tè, la porse a Poirot, il quale per non essere scortese iniziò a sorseggiarla.

-Mi dica signor Poirot, sta investigando sugli omicidi che si stanno verificando a Londra, non è vero?- Chiese eccitata la domestica

-Oui madame-

-E sa già  chi è il colpevole? Mi dica, lo sa?-

-No, non ancora. Ma forse…-

-E ora lei è venuta qui per farmi delle domande?-

-Oui, ma prima…-

-Oh, non si preoccupi, chieda pure ciò che vuole. Non ho nulla da nascondere!-

-Madame-

-Qual è la prima domanda?-

-Madame!- Gridò Poirot

Tutto d’un tratto Marie non parlò più. Sembrava quasi sorpresa dalla reazione del detective.

-Questo non è un gioco. Tre persone sono morte, e una ha rischiato la vita! Non mi sembra il momento di scherzare!-

-Si- Disse balbettando Marie

-Bon, ora possiamo cominciare. Da quanto tempo lavora per madame Eve Grear?-

-Direi da quasi due settimane-

-Cioè da quando si è licenziata dal suo lavoro?-

-Si, da allora ogni giorno vengo e le pulisco tutta la casa-

-E lei conosce Lord Dittimash?-

-Intende dire August?-

-Oui madame-

-Oh, quel furbacchione!-

-Lo conosce quindi?-

-Certo che lo conosco! Da bambini abitavamo entrambi a Dawlish-

-Oh, ma che bella notizia madame-

Marie si alzò e portò via la tazzina di Poirot.

-Mi dica madame, quali sono i progetti di Eve Grear?-

-I progetti?-

-Oui, i piani per il futuro-

-Ah, che sbadata. Ha detto che vuole lasciare l’Inghilterra-

-Per andare dove?-

In quel momento entrò nell’appartamento Eve Grear.

-Lupus in fabula- bisbigliò Marie all’investigatore

-Bonjour mademoiselle Grear-

-Oh, cosa ci fa lei qui Poirot?-

-Non è forse ovvio? Investigo-

-Oh, che sciocca-

Dopo qualche minuto anche Eve fu pronta per rispondere alle domande di Poirot.

-Mi dica mademoiselle… Il vero motivo per cui è andata da monsieur Deplach la mattina dell’omicidio-

-Ho già  risposto alla domanda-

-La verità  mademoiselle. So tutto riguardo all’eredità -

-Come fa a saperlo?-

-Poirot sa sempre tutto-

-Allora perché è qui a fare domande?-

-Per conoscere nuove cose naturalmente-

-Allora lei non sa tutto-

-Io so tutto, solo che non so di saperlo mademoiselle-

-Volevo capire se la quota che Elsa Greer mi ha lasciato fosse legale-

-Si spieghi meglio-

-Lei di sicuro saprà  che per legge una quota va sempre data ai famigliari, non è vero?-

-Oui, quindi lei è andata a verificare che la sua eredità  fosse legittima?-

-Si-

-E cosa mi sa dire di monsieur Gilbert Hill?-

-Poco o niente, lavorava con me-

-Quanto tempo ha preso di ferie?-

-Due anni e mezzo, sono sicura-

-Grazie, lei crede che sia una brava persona?-

-Quel maniaco?-

-Come scusi?-

-Non l’ha capito? Lui la amava-

-Amava chi?- Chiese Poirot

-Elsa Greer- Rispose Eve

Capitolo 21: L'accusa

-Era innamorato di madame Elsa Greer?-

-Si signor Poirot- Rispose Eve

-E cosa mi sa dire riguardo al suo periodo di assenza?-

-Presumo che se ne sia andato temporaneamente perché non voleva assistere al processo di Elsa-

-Oui, capisco. Mi è stata di grande aiuto mademoiselle-

Appena uscito dall'appartamento di Eve Grear decise di dirigersi al tribunale per incontrare l'avvocato di Elsa Greer. Salì la scala bianca e giunse, nel secondo atrio, la scrivania di una segretaria dove c'era una targhetta con inciso:

“Dott. Avv. Togg Robertâ€

-Bonjour, sono Hercule Poirot-

-Buongiorno, posso esserle utile?- Rispose la segretaria

-Oui, cerco monsieur Togg-

-Oh, è nel posto giusto. Adesso guardo se l'avvocato può riceverla-

Dopo qualche istante la segretaria era già  tornata con un grande sorriso stampato sul suo volto.

-Prego, si accomodi pure. Il signor Robert la sta aspettando-

Poirot entrò in uno studio ancora più bello di quello di Deplach. Le pareti erano ornati da dei magnifici arazzi, sul pavimento si trovavano dei bellissimi tappeti, probabilmente venuti dal medio oriente. Una grande scrivania color castano separava il detective belga da un uomo dai capelli grigi. Si aggiustò un poco la cravatta verde e poi disse:

-Cosa vuole signor Poirot?-

-Vedo che vuole andare dritto al punto-

-Certamente, non ho tempo da perdere con uno stupido investigatore francese-

-Sono belga monsieur- Disse scocciato Poirot

-Bhè, poco importa. Mi faccia velocemente le domande, il tempo è denaro-

-Oh, certamente. Il suo nome è stato trovato scritto nell'agenda di mademoiselle Dixon-

-Dixon?-

-Oui, Charlene Dixon. La segretaria di monsieur Deplach-

-Oh, si mi ricordo di quella zitella-

-E' stata trovata morta ieri mattina-

-Ben le sta. Mi stava antipatica-

-Lei è a conoscenza di qualche dettaglio riguardo alla sua morte?-

-No, mi spiace-

-Dove si trovava ieri mttina?-

-Mi trovavo in ufficio, come ogni mattina-

-Qualcuno può testimoniarlo?-

-Mi dispiace, ieri era il giorno libero della mia segretaria-

-Oui, capisco-

Dopo qualche minuto di silenzio Poirot riprese:

-Lei rappresentava l'accusa al caso Crayle, non è forse vero?-

-Si, e con questo?-

-E stranamente poi è stato l'avvocato difensore di madame Elsa Greer-

-Si, e se lei non si fosse intromesso avrei guadagnato una miriade di soldi! Invece per colpa sua non ho visto neanche l'ombra di un quattrino!-

-E' la giustizia che deve prevalere-

-Che lei sia maledetto, e sia maledetta anche Mary Crayle!-

-Lei monsieur è una persona che pensa solo al suo arricchimento personale-

-E con questo?-

-Lei è un avvocato! Lei deve far prevalere la giustizia!- Gridò Poirot

-Ho scelto di fare l'avvocato solo per i soldi. Sa, è un lavoro molto redditizio di questi tempi-

-Lei, è uno stolto! Lei non merita di sedersi qui!-

-Questo è troppo, se ne vada. Oppure sarò costretto a chiamare la polizia-

Poirot decise di non insistere, quindi lasciò l'ufficio di Robert Togg.

-Eccomi di ritorno madame Lemon-

-Oh, bentornato signor Poirot. Il capitano Hastings e la signorina Crayle la stanno aspettando in soggiorno-

-Bon-

-Signor Poirot! Ci racconti tutto- Disse Mary

Dopo un lungo racconto delle dichiarazioni dei quattro soggetti tutti e tre andarono a pranzare in un ristorante vicino all'alloggio di Poirot, ignari del fatto che l'uomo misterioso li stava pedinando.

Capitolo 22: L'amica risanata

Nello stesso pomeriggio Poirot, Hastings e Mary decisero di andare all’ospedale per trovare la signora Oliver, vittima di un tentato omicidio al detective belga.

Una volta arrivati all’ospedale Poirot si avviò direttamente verso la stanza dove si trovava Ariadne. Sfortunatamente, quando arrivarono alla stanza non trovarono alcuna traccia della scrittrice. Così Poirot decise di andare a chiedere informazione ad un infermiera che stava passando per quel corridoio dell’ospedale.

-Bonjour, sa dirmi dove posso trovare la stanza di una paziente?-

-Si, mi dica pure il nome-

-Lei è madame Ariadne Oliver-

Dopo un po’ di tempo che l’infermiera scrutò la lista dei pazienti disse:

-Sono spiacente, ma la signora è stata dimessa questa mattina-

-Grazie mille-

Poirot inclinò la testa in avanti per salutare l’infermiera e si diresse verso l’uscita senza spiaccicare parola con i suoi compagni di viaggio.

Contemporaneamente alle vicende sovra riportate in ospedale, suonò il campanello nell’appartamento di Hercule Poirot. Felicity Lemon corse più rapida che mai ad aprire la porta. Come per magia da dietro la porta entrò con uno scatto felino niente meno che Ariadne Oliver.

-Signora Oliver! Vedo che sta bene!-

-Si grazie, c’è Poirot?-

-No, quindi è stata dimessa dall’ospedale?-

-Si, sa dirmi dov’è?-

-Non ne ho la più pallida idea, l’ultima volta che l’ho visto è stato prima di pranzo. Ma se vuole può accomodarsi in soggiorno-

-Buona idea, le spiace se bevo un po’ di liquore?-

Mentre la signora Lemon si risedette per riprendere il suo lavoro, disse:

-Ma certo, faccia pure come se fosse a casa sua-

Neanche erano passati cinque minuti dall’ultima volta che il campanello suonò. La segretaria andò ad aprire, ma questa volta la porta rivelò un uomo altro dai folti baffi marroni, ancora più scuri del suo cappotto.

-Buongiorno ispettore capo Japp-

-Buongiorno signora Lemon. Poirot è in casa?-

-No, mi spiace-

-Sa dirmi per caso quando tornerà ?-

-No, è dall’ora di pranzo che non lo vedo-

-Posso fermarmi qui fino a quando non arriva?-

-Certamente ispettore, si accomodi pure in soggiorno con la signora Oliver-

-Buonpomeriggio signora Oliver-

-Salve ispettore Japp- Rispose Ariadne

-Come si sente?-

-Tutto bene grazie-

-Sa, questa è la prima volta che abbiamo l’occasione di parlare da soli. Deve sapere che ho letto tutti i suoi libri-

-Oh, si… Grazie-

-Lei crede che Poirot arriverà  presto?-

-Certo, lui è sempre puntuale-

-Ma noi non sappiamo a che ora dovrebbe arrivare-

-Ah no?- Chiese sorpresa Ariadne

Per ironia della sorte dopo qualche minuto che la povera signora Lemon si sedette nuovamente, il campanello suonò ancora. Anche questa volta Felicity andò ad aprire la porta, dalla quali entrarono Poirot, Marie e Hastings.

-Bentornati, ci sono visite in soggiorno-

-Grazie madame Lemon-

Appena Poirot entrò in soggiorno disse:

-Madame Oliver! Eravamo andati in ospedale. Non sapevamo fosse stata dimessa-

-Non ve lo avevo detto due giorni fa?-

-Due giorni fa ero a Dawlish, come si sente?-

-Bene, grazie-

-Cosa hanno detto i medici?-

-Devo solo cercare di non affaticarmi troppo-

Dopo le presentazioni fra Hastings, Marie e Ariadne, Poirot si rivolse all’ispettore Japp

-Oh ispettore, è qui anche lei-

-Cavolo, per fortuna che mi ha visto lei Poirot-

Poirot fece un sorrisino e poi si sedette.

-Bene, pare un salotto illuministico, non trovate?- Disse il capitano Hastings

-Bè, in effetti siamo in tanti- Disse Poirot

-Siamo in cinque, in sei contando anche la signora Lemon- Disse Japp

-Bene, ora che siamo tutti quanti riunito possiamo fare un riepilogo degli ultimi fatti- Disse Poirot

Capitolo 23: Il delitto è servito

-Vorrei riassumere gli ultimi avvenimenti per aggiornare madame Oliver e l’ispettore capo Japp-

-Dica pure Poirot- Disse quest’ultimo

-Mr. X ci ha seguiti a Dawlish, dove ha ucciso il postino locale per non farlo parlare-

-E perché mai?- Chiese Ariadne

-Per non darci informazioni sulla lettera che mademoiselle Crayle mi inviò qualche settimana fa-

-Ah si, ora ricordo-

-Contemporaneamente a Londra avviene l’omicidio di madame Dixon-

-Dixon? Mi pare di aver già  sentito questo nome-

-Oui madame Oliver. E’ la segretaria di monsieur Deplach. Successivamente siamo ritornati a Londra. Dove durante la mattinata ho interrogato tre soggetti assai curiosi-

-Quali soggetti Poirot?- Disse Japp

-Partiamo da Gilbert Hill, il maggiordomo di Lord Dittimash. Non si sa bene la durata della sua vacanza, oscilla fra i due e i tre anni. Pare che amasse madame Greer-

-Oh santo cielo!- Esclamò Ariadne

-Poi ho fatto visita a Marie Rint-

-Non è forse la domestica di Eve Grear?-

-Oui madame Oliver. La domestica di Eve Grear. Mi duole dirlo ma è un po’ ciarlatana. Da bambina viveva con Lord Dittimash a Dawlish. Può confermare ciò mademoiselle Crayle?-

-Si, da bambini abitavano a Dawlish-

-Infine abbiamo il terribile ed egocentrico avvocato di madame Elsa Greer, monsieur Robert Togg-

-Che diamine- Disse Hastings

Dopo aver raccontato per filo e per segno le recenti scoperte Poirot annunciò:

-Bene! Ora che sapete tutto rimangono poche cose da fare-

-In che senso poche cose?- Chiese Hastings

-Voglio dire che abbiamo poco su cui lavorare. E visto che siamo in tanti ci divideremo il lavoro-

Poirot chiuse gli occhi e incrociò le dita delle mani, dopo qualche minuto li riaprì e disse:

-Mancano ancora tre soggetti da interrogare che potrebbero dirci di più sul passato di Elsa Greer-

-Intende le persone che aveva annotato la signora Dixon?- Chiese Ariadne

-Ma non erano quattro i nomi?-

-Si, ma il quarto è Robert Togg, già  interrogato- Intervenne Marie

-Precisamente. Dapprima investigherò su William Baker, successivamente madame Kelly Harvey. Infine, quando l’ispettore capo avrà  l’autorizzazione per Poirot, andrò a sentire anche monsieur Roy Butler-

-E qual è allora il nostro compito?- Chiese Hastings

-Una cosa alla volta. Mentre investigherò, Ariadne e Mary penseranno a cercare più informazioni sul passato di Elsa Greer. Hastings, lei dovrà  rielaborare le informazioni ed eventualmente in caso di processi recarsi al tribunale per richiedere ulteriori informazioni. In questo caso l’ispettore Japp penserà  alla parte burocratica-

-E dovrà  anche procurarle l’autorizzazione- Disse Hastings

-Oh, per questo non ci sarà  bisogno-

-E perché no Poirot?- Chiese il capitano

-Oh, perché crede che l’ispettore Japp sia qui?-

L’ispettore Japp si alzò in piedi e consegnò all’investigatore un foglio.

-Quello è il permesso per poter parlare con Roy Butler-

-Grazie mille ispettore capo. Ora ci salutiamo. I nostri lavori cominceranno domani mattina. Au revoir-

Il giorno successivo il telefono squillò con un languo anticipo rispetto alle volte precedenti.

-Prono?- Disse Felicity

-Sono l’ispettore Japp, c’è Poirot?-

-Ora glielo passo-

-Bonjour ispettore capo Japp, porta già  delle novità ?-

-Non faccia lo spiritoso Poirot, è successo una cosa terribile-

-Cosa?-

-Si tratta di Marie Rint-

-Cosa le è successo?-

L’ispettore Japp fece un gran respiro e poi disse, scandendo lettera per lettera:

-E’ morta-

Capitolo 24: Il segreto per morire

Poirot e Mary si precipitarono immediatamente sul luogo del delitto. Tutt’attorno si era convogliata una grossa folla di persone.

-Mademoiselle Crayle, qui ci penso io-

-E’ sicuro signor Poirot?-

-Oui, lei vada a indagare come abbiamo stabilito ieri-

-Certo signor Poirot, vado subito-

Mentre Mary si allontanava Poirot riuscì, con molta fatica ad attraversare la folla.

-Poirot, è arrivato- Disse Japp

-Bonjour ispettore-

-E’ tutto così strano-

-Come scusi?-

-Anche questa volta l’assassino ha fatto impiccare la sua vittima-

-Ma anche questa volta, come la precedente la sedia non c’era-

-Esatto Poirot-

-Posso vedere il corpo?-

-Mi segua Poirot-

I due entrarono nel soggiorno, dove calava al centro del locale una robusta corda. A terra si trovava sulla barella il corpo esanime di Marie Rint.

-Che strano- Disse Poirot

-Cosa c’è di strano?-

-Il rossetto-

-Si, è viola-

-Si, ma quando ieri sono venuto ad interrogarla lo aveva rosso-

-Evidentemente ne possiede più di uno, non trova?-

-Oui, oui, certamente-

Poirot diede uno sguardo al soggiorno. Tutto era in ordine, tutto era come se lo ricordava dal giorno precedente. Nessun segno di colluttazione era visibile.

-Mi scusi ispettore capo Japp-

-Dica pure Poirot-

-Chi ha ritrovato il cadavere?-

-Oh, è stata proprio la proprietaria dell’appartamento-

-Mademoiselle Eve Grear?-

-Si, che brutta sorpresa-

-E dove si trova ora?-

-Si trova nella cucina con due poliziotti-

-Potrei andare a farle qualche domanda?-

-Ma certo Poirot-

L’investigatore entrando nella cucina disse:

-Sono veramente desolato per l’accaduto mademoiselle Grear-

La donna non rispose.

-Posso chiederle quando ha ritrovato il corpo?-

-Questa mattina, appena mi sono svegliata-

-Ed era già  morta?-

-Si-

-E quando è stata l’ultima volta che l’avete vista?-

-Ieri sera, quando è tornata a casa-

-Avete notato qualcosa di strano?-

-No, credo di no-

-Bene, la ringrazio molto per la collaborazione-

Dopo aver salutato la donna uscì dalla cucina e vide che l’ispettore stava uscendo dall’appartamento.

-Ispettore Japp! Si fermi!- Gridò Poirot

-Cosa c’è Poirot?-

-Dove sta andando?-

-Devo interrogare Lord Dittimash, ho delle nuove domande da porgli-

-Allora potrebbe farmi un piccolo favore?-

-Certamente- Rispose Japp

Finita la discussione i due si allontanarono insieme dal luogo del delitto.

-Lei non resta ad indagare Poirot?-

-Non ho tempo da perdere ispettore-

-Cosa vuole dire?-

-Il numero delle vittime ammontano a quattro e mezzo-

-Quattro e mezzo?-

-Oui, madame Oliver è quasi morta-

-Capisco. Per cosa crede che è stata uccisa Marie Rint? Insomma… cosa centra con gli altri omicidi?-

-Ispettore Japp, deve sapere che lei è una grande chiacchierona. Deve di sicuro essere venuta a conoscenza di un segreto-

-Dunque l’assassino ne è venuto a conoscenza-

-Oui ispettore, per il resto… Sappiamo già  come è andata a finire-

Capitolo 25: William Baker

L’ispettore Japp lasciò il luogo del delitto in macchina, invece, come di consueto, Hercule Poirot si incamminò verso il suo obbiettivo. Ora, più che mai, era determinato a scoprire il motivo della scomparsa e del ritrovamento della lettera di Mary Crayle.

Quando Poirot entrò all’ufficio postale, il postino Louis smise di fare ciò che stava facendo. Sembrava quasi che avesse visto un fantasma, ma al posto di esserci un fantasma c’era Hercule Poirot-

-Bonjour monsieur Louis-

Il postino non rispose.

-Monsieur Louis vi siete forse dimenticato di me?-

-Non so chi voi siate signore-

-Suvvia, non faccia il ridicolo. L’ho incaricato di trovare una lettera!-

-Non so di cosa stia parlando-

-La smetta di fare il finto tonto!- Gridò Poirot

Alla fine, Louis cedette.

-Cosa vuole sapere signor Poirot?-

-La lettera è mai arrivata in questa posta?-

-N-No-

-Ne è sicuro?-

-Si, credo di si-

-E quando ha ricevuto la lettera?-

-Me l’ha data un signore-

-Chi?- Chiese il detective

-Non lo so-

-Come non lo sa?-

-Non l’ho visto in faccia, portava un cappello marrone-

-E perché lei avrebbe raggirato Hercule Poirot?-

-Mi ha pagato, e tanto-

-Monsieur Louis, non so se mi fate più schifo voi o chi ha commesso tutti questi omicidi!-

Poirot si voltò ed uscì dall’edificio per andare in biblioteca.

In quella biblioteca lui sperò di trovare ciò che cercava, anche se in realtà  trovò molto di più.

-Bonjour, posso chiedere a lei?-

-Certo signore- Rispose la bibliotecaria al detective

-Sto cercando dei giornali, so che avete un archivio, n'est-ce pas?-

-Si certamente-

-Mi servirebbero dei giornali di cinque anni fa-

La donna si alzò e fece cenno al detective di seguirlo.

-Ecco, tutto quello che abbiamo si trova qui-

La bibliotecaria indicò un enorme scaffale alto dal pavimento fino al soffitto. Era così pieno di giornali e vecchie riviste che sembrava che da un momento all’altro tutto sarebbe crollato.

-Merci-

-Si figuri signore-

Poirot si mise subito alla ricerca degli articoli che gli avrebbero fatto comodo. Dopo ore e ore di ricerca riuscì a trovare un giornale dove in prima pagina c’era riportato un articolo dal titolo:

“Lord Baker assassinato, sconosciuta l’assassinaâ€

Altri invece riportavano:

“Donna misteriosa uccide William Baker, il maggiordomo dichiara: E’ stata la moglie!â€

Poirot continuò a cercare e a cercare, fino a quando giunse allo stesso giornale dove fù inserito il necrologio di Elsa Greer.

-Bingo!- Esclamò entusiasta Poirot

Il titolo del giornale era un po’ diverso dagli altri.

“Elsa Greer beve un caffè, morto il maritoâ€

Poirot lesse tutto l’articolo e poi decise che, sapendo abbastanza sulla morte di William Baker, era giunto il momento di interrogare Kelly Harvey.

Capitolo 26: Kelly Harvey

“La tana del serpente†non era certo uno dei locali più rinomati ed eleganti della capitale inglese. Era una sottospecie di bar che si trovava nella periferia di Londra, insomma, un luogo malfamato.

Hercule Poirot, grande investigatore belga, non era mai stati in questi ambienti così putridi. Ma un motivo per cui si trovavi li c’era.

Si avvicinò al bancone e si sedette vicino ad una donna che stava giocherellando con il bicchiere.

-Mi porti un altro bicchiere di Gin- Disse la donna

-Ne porti due monsieur- Riabbatté Poirot

La donna si girò verso l’investigatore e gli disse:

-Chi è lei?-

-Sono Hercule Poirot-

-Ma non mi dica, e cosa ci fa da queste parti?-

-Dovrei essere io a farle domande madame Harvey Kelly-

-Domande riguardo a cosa?-

-Ad una vicenda accaduta sette anni fa-

-Si riferisce per caso a ciò che capitò a William Baker?-

-Precisamente madame, vedo che è una persona acuta-

-Tutto quello che avevo da dire l’ho già  detto alla polizia-

Il barista finalmente servì i due bicchieri pieni di gin, mentre Kelly lo trangugiava velocemente, Hercule Poirot lo sorseggiava.

-Vede madame… Ho motivo di credere che quell’omicidio sia collegato in qualche modo alle vicende che stanno accadendo a Londra-

-Capisco signor Poirot, se proprio insiste le racconterò la mia versione dei fatti-

La donna bevve quel poco che rimase del suo gin, poi disse:

-Deve sapere che io e Elsa Greer eravamo grandi amiche-

-Quando vi siete conosciute?-

-Non ricordo esattamente, forse quando avevamo otto anni-

-E siete rimaste sempre tali?-

-Si, non ci sono mai stati litigi di alcun genere-

-Oui, capisco-

-Quando è stata l’ultima volta che avete visto la vostra amica?-

-Dunque, mi faccia pensare… Credo che sia stato il giorno dell’ultima sentenza sull’omicidio di William Baker-

-Sarebbe così gentile da raccontare ciò che è accaduto?- Chiese Poirot

In un piccolo quartiere in centro a Londra, squillava un telefono, la donna che viveva lì si piombò sulla cornetta per rispondere.

-Pronto, chi parla?- Chiese la donna

-E’ la signorina Kelly Harvey?-

-Si, sono io-

-Buongiorno, sono Roy Butler-

-Oh, che piacere risentirla dopo tanto tempo!-

-Lady Baker mi ha chiesto se quest’oggi fosse libera-

-Si, oggi non ho nessun impegno-

-La padrona vorrebbe proporle di uscire insieme, magari in qualche bar-

-Ma certo, posso chiederle a che ora?-

-Si, la padrona sarà  pronta per le quindici-

-Va bene, non mancherò-

Quando mancarono dieci minuti alle quindici Kelly era ormai arrivata a casa Baker. Suonò il campanello e dopo un attimo il maggiordomo aprì la porta e disse:

-Ben arrivata signorina, entri pure-

-Grazie Roy, Elsa è già  pronta?-

-Mi ha detto di riferirle che tra poco sarà  qui. Nel frattempo posso farla accomodare nel soggiorno-

In quell’immenso soggiorno era seduto sulla poltrona di pelle, mentre leggeva un giornale, William Baker.

-Buongiorno Lord Baker- Disse Kelly

Egli alzò gli occhi per osservare la donna, poi facendo finta di niente riprese a leggere il suo quotidiano.

-Non trova che sia una bellissima giornata?-

Ancora una volta l’uomo la ignorò, così Kelly decise di lasciar perdere.

Dopo qualche minuto Elsa Greer scese le scale ed entrò nel soggiorno:

-Kelly mia cara! Sono pronta, possiamo andare-

-Arrivo Elsa-

-Caro, noi andiamo. Staremo via tutto il pomeriggio- Disse Elsa rivolgendosi al marito

-Divertiti cara-

Entrambe uscirono dalla casa e andarono ad un bar chiamato “La tana del serpenteâ€.

-Molto simpatico tuo marito- Disse Kelly

-Già , non mi sorprenderei se qualcuno lo ammazzasse-

-Madame Greer restò con lei tutto il pomeriggio?-

-Si- Rispose secca Kelly

-E poi cosa accadde?-

-Alla sera siamo rientrati, ma al nostro arrivo abbiamo trovato fuori dalla casa molte macchine della polizia-

-Ha notato qualcosa di strano?-

-Nulla credo, a parte…-

-A parte?-

-Elsa prese qualcosa dalla buca delle lettera prima di entrare in casa-

-Oh, capisco. Lei sa cosa?-

-No, non lo so-

-La ringrazio madame, è stata di grande aiuto per Hercule Poirot-

Così lasciò quel putrido locale e si diresse verso l’ospedale psichiatrico dove era rinchiuso Roy Butler.

Capitolo 27: La resa

Visto che l’ospedale psichiatrico si trovava sulla sponda del Tamigi, Poirot prese un taxi per raggiungere velocemente la sua destinazione.

Nel preciso momento in cui l’investigatore belga scese dal taxi, si sentirono le campane del Big Ben battere il mezzogiorno.

Mentre Poirot si dirigeva con il suo bastone verso la sua meta, si fermò a pochi metri da lui la macchina di Ariadne Oliver. Costei era al volante, mentre di fianco a lei si trovava Mary.

-Ehilà  Poirot, come vanno le sue indagini?- Chiese la scrittrice

-Per il momento molto bene, mi manca solo il maggiordomo da interrogare-

-E lo vorrebbe interrogare adesso?-

-Oui, perché no?-

-Perché è ora di pranzo signor Poirot- Disse Mary

-Già , perché non si unisce a noi?- Aggiunse Ariadne

-Sarei molto onorato, ma…-

-Benissimo, salga in macchina- Rispose Ariadne

Così Poiort, costretto dalla due donne, accettò di pranzare insieme a loro. Durante il tragitto Poirot chiese alle due:

-Avete scoperto qualcosa?-

-Riguardo a cosa?- Chiese dubbiosa Ariadne

-Penso si riferisca al nostro compito- Suggerì Mary

-Oui, novità  su madame Elsa Greer?- Chiese Poirot

-Si, abbiamo scoperto…-

-Mary non dire niente!- Interruppe Ariadne

-Perché madame Oliver?- Chiese il detective

-Oh, saprà  ogni cosa a tempo debito Poirot. Ora voglio pensare solo a mangiare-

Una volta che ebbero ordinato il pranzo in un rinomato ristorante londinese Ariadne disse:

-Lei crede veramente che il maggiordomo sia pazzo?-

-Se l’hanno rinchiuso lì un motivo ci deve essere, non trova signor Poirot?- Disse Mary

-Oui mademoiselle, speriamo però che possa aiutarci-

-E’ vicino alla soluzione di questo caso?-

-Oui madame Oliver, sento che sono vicinissimo-

E così, fino all’arrivo dell’antipasto i tre continuarono a chiacchierare sulle ultime vicende di Londra.

-Mi dica madame Oliver, come procede il suo libro? Nuovi sviluppi?- Chiese Poirot

-Ho scritto tutto tranne il finale, non riesco a trovare l’assassino!-

-Di che libro state parlando?- Chiese Mary

-Oh, è di un libro che sto tentando di scrivere-

-Oui, madame Oliver questa volta si è andata a fabbricare la matassa con le sue stesse mani-

-Oh, l’importante è trovare il colpevole-

-Potreste raccontare anche a me?- Chiese Mary

E così, tra una portata e l’altra Poirot e Ariadne spiegarono l’intrecciata trama del giallo della scrittrice. Alla fine aggiunse:

-Che cosa complicata, però se ci penserà  il signor Poirot stia ben certa che lo finirà  di scrivere!-

-Grazie per la fiducia mademoiselle Crayle-

-Siamo ancora in alto mare purtroppo, sto pensando seriamente di ricominciare da capo-

-Che peccato, era una trama così… Così avvincente!- Esclamò Mary

-Oui madame Oliver. Riusciremo a trovare il colpevole-

-La ringrazio Poirot, ma non credo che ai miei lettori vada di buon gusto trame e soluzioni così complicate-

Alla fine del pranzo Poirot si alzò in piedi e disse:

-Madame Oliver, quando questa sera verrà  a casa mia per fare il resoconto di tutto quanto, porti anche tutto ciò che ha scritto riguardo al suo libro, troverò la soluzione-

Capitolo 28: Roy Butler

Istituto psichiatrico lo chiamavano. In realtà  era una prigione. Se da quella porta entrava un matto, di certo non sarebbe mai uscito. Se invece fosse entrato una persona sana, sarebbe diventata matta.

Poirot entrò senza esitazione da quella porta. Appena fece un passo dentro l'istituto una suora con un cartella clinica si avvicinò e gli disse:

-Buongiorno signore-

-Buongiorno madame- Rispose il detective

-Posso esserle utile?- Chiese gentilmente la suora

-Si, dovrei fare visita a monsieur Roy Butler-

-Mi spiace ma il signor Butler non può ricevere alcuna visita se non dai parenti. E non credo lei sia un suo parente-

-Oui, da cosa l'ha dedotto?-

-Dal fatto che in sei anni non è mai venuto nessuno. Non vedo perché proprio ora dovrebbe ricevere visite-

-Perchè così ha deciso l'autorità  giudiziaria-

Poirot prese dal taschino della sua giacca l'autorizzazione che l'ispettore Japp gli aveva procurato.

Lo aprì e lo porse alla suora.

-Oh bhe, quando è così... Da questa parte-

La suora si voltò e fece strada a Poirot attraverso l'intricata serie di corridoi che conducevano a delle stanze. Ad un certo punto la donna si fermò e disse:

-Questa è la stanza del signor Roy Butler-

-Grazie mille madame, per quanto tempo posso parlarci?-

-Quanto vuole signore, ci sono io ad assistere-

-In che senso deve assistere?-

-Devo vegliare sul paziente, capirà ...-

-Certamente-

La pianta del locale era quadrata. Nell'angolo opposto a dove si trovava la porta vi era un letto. In centro un grande tavola con quattro sedie, sopra il quale pendeva una lampadina.

Roy Butler era seduto lì, su una sedia. I lunghi capelli bianchi celavano il suo viso pieno di rughe.

-Bonjour monsieur Butler-

Il paziente non rispose.

-Sono Hercule Poirot, investigatore privato-

-Piacere, io sono Roy Bulter- Disse

-Le andrebbe di parlare con me?-

-Piacere, io sono Roy Butler-

Poirot guardò la suora che le disse:

-Non ci faccia caso signor Poirot, fa sempre così-

-Le andrebbe di rimembrare quel fatidico giorno in cui monsieur Baker venne ucciso?

In villa Baker quel mattino si udì suonare una campanella che Elsa Greer usava per chiamare il suo maggiordomo.

-Sono qui padrona, cosa comanda?- Disse Roy Butler

-Ho bisogno che tu chiama Kelly, gli dica che oggi pomeriggio andremo alla tana del serpente-

-A che ora signora?-

-Gli dica di farsi trovare qui per le quindici-

-Certamente signora-

Il maggiordomo compose il numero e poi dopo qualche istante una donna parlò.

-Pronto, chi parla?-

-E’ la signorina Kelly Harvey?-

-Si, sono io-

-Buongiorno, sono Roy Butler-

-Oh, che piacere risentirla dopo tanto tempo!-

-Lady Baker mi ha chiesto se quest’oggi fosse libera-

-Si, oggi non ho nessun impegno-

-La padrona vorrebbe proporle di uscire insieme, magari in qualche bar-

-Ma certo, posso chiederle a che ora?-

-Si, la padrona sarà  pronta per le quindici-

-Va bene, non mancherò-

Poco prima delle quindici si sentì il campanello della porta suonare, Roy si precipitò ad aprire.

-Ben arrivata signorina, entri pure-

-Grazie Roy, Elsa è già  pronta?-

-Mi ha detto di riferirle che tra poco sarà  qui. Nel frattempo posso farla accomodare nel soggiorno-

Un ora più tardi Roy si recò in soggiorno e chiese a William Baker:

-Signore gradisce una tazza di tè?-

-Si, fammelo subito-

Così Roy andò in cucina e preparò il tè. Quando fu pronto prese il vassoio sul quale vi era la tazzina e andò a servirlo. Quando fu vicino all'ingresso del soggiorno vide Elsa Greer sparare a William con la rivoltella che teneva in mano.

-Mi dica monsieur Butler, è sicuro che quella persona fosse Elsa Greer?-

-Si, sicurissimo-

-E poi cosa fece quella donna?-

-Sono sicurissimo che sia stata lei-

-Il signor Poirot le ha chiesto cosa ha fatto dopo Elsa Greer- Ripeté la suora

-Oh, è scappata via-

-E le ha per caso detto qualcosa?-

-No, se ne è andata via e non ha detto niente-

-Ha notato qualcosa di strano nel soggiorno?

-Si, per terra c'era un fazzoletto-

Mentre Poirot si stava per alzare la suora chiese all'investigatore:

-Chieda al signor Butler di dirle il suo nome, gli farà  sicuramente piacere-

Poirot annuì e poi disse rivolgendosi a Roy:

-Lei è...?-

-Di Londra- Affermò Roy

-No, non intendevo questo. Parlavo del suo no...-

Poirot senza dire niente uscì dall'istituto psichiatrico e se ne andò a casa il più velocemente possibile.

Capitolo 29: La resa dei conti

Era quasi arrivata l’ora in cui Poirot, Hastings, Japp, Mary e Ariadne dovevano incontrarsi a casa dell’investigatore per fare un resoconto generale sugli avvenimenti che circondavano Londra.

Hercule Poirot era così ansioso di scoprire ciò che i suoi amici cercarono che continuò a camminare avanti e indietro dal suo soggiorno.

Il primo ad arrivare fu l’ispettore capo Japp, che dopo aver salutato la signora Lemon entrò nel salotto.

-Buonasera Poirot- Disse

-Bonsoir ispettore capo Japp, è in anticipo- Disse Poirot

-Si lo so. Ma sono venuto prima per farle vedere ciò che mi aveva chiesto-

-E’ riuscito a trovarla?-

-Si Poirot-

L’ispettore sfoderò dalla sua giacca una busta gialla che porse a Poirot. Quest’ultimo la prese, l’aprì ed estrasse dalla busta una fotografia.

-Eccellente lavoro ispettore Japp-

-Ora dovremo aspettare gli altri dunque-

-Oui-

Dopo qualche minuto arrivarono Mary Crayle e Ariadne Oliver. La segretaria le salutò e le accompagno nel soggiorno, dove Poirot e l’ispettore si alzarono dalle poltrone per riceverle.

-Buonasera signore- Disse Japp

-Bonsoir madame Oliver, Bonsoir mademoiselle Crayle-

La signora Oliver si sedette sulla poltrona e dopo qualche minuto disse a Poirot:

-Ha per caso qualcosa da bere?-

-Oui, certamente. Adesso lo faccio servire da madame Lemon-

Alla fine, anche il capitano Hastings si unì ai suoi compagni.

-Capitano Hastings, come al solito è in ritardo-

-Già , ma sono riuscito a scoprire qualcosa di interessante-

-Bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo iniziare Poirot-

-Certamente ispettore Japp-

Così il detective belga spiegò per filo e per segno i suoi incontri della giornata. Poi chiese a Mary e ad Ariadne:

-Voi invece avete scoperto qualcosa?-

-Si- Rispose Ariadne

-Elsa Greer è stata sposata anche altre due volte, ma in entrambi i casi…-

-Cosa successe mademoiselle Mary?-

-In entrambi i casi il marito venne ucciso- Disse Ariadne

Poirot rimase immobile, intanto nella sua testa le celluline grigie continuavano a lavorare.

-Si sa l’identità  dell’assassino?- Chiese infine

-No, nessun testimone era presente-

-Oui, oui. E l’eredità ?-

-Tutta ad Elsa Greer- Rispose Mary

-Bon, mi siete stati di grande aiuto-

-Ma non è molto su cui lavorare- Disse Ariadne

-Non si preoccupi madame Oliver, penserà  Poirot ad assemblare tutto-

Ora era arrivato il turno del capitano Hastings di parlare.

-Ho indagato sul processo di William Baker-

-Mi dica Hastings- Disse Poiort

-Il sospettato era il maggiordomo Roy Butler-

-Ma non affermava di aver visto Elsa sparare?- Chiese Mary

-Oui mademoiselle, ma si dia il caso che aveva un alibi di ferro. Si trovava al bar con una sua amica-

-E se lei mentisse?-

-Dubito, ci fu l’intero bar testimone-

-Alla fine non venne dichiarato colpevole, fu solo dichiarato pazzo e fu rinchiuso in un istituto- Disse Hastings

-Oui, oui… Capisco- Rispose il detective

-E per gli altri casi?- Chiese Japp

-Non si trovò l’assassino-

Era ormai mezzanotte quando la riunione finì. Tutti i presenti, tranne Ariadne Oliver, decisero di tornarsene a casa.

-Poirot, ha due minuti per parlare?- Chiese Ariadne

-Ma certo madame Oliver-

-Vede… Riguarda il libro-

-Certamente madame-

-Ho deciso di non arrendermi. Voglio risolvere quella matassa-

-Ne sono contento madame-

-Ecco… Tempo fa lei aveva proposto una soluzione assai intrigante… Quella delle sorelle gemelle-

-Oui madame-

-Ecco, pensavo di… Poirot mi sta ascoltando?-

Poirot non rispose, sembrava essere rimasto pietrificato

-Poirot, si sente bene?- Chiese Ariadne preoccupata

-Poirot è stato ceco-

-Come scusi?-

-Come ho fatto a non pensarci prima!-

-Poirot, vuole condividere con me i suoi pensieri?-

-Svelta madame Oliver, mi affido a lei. Deve radunare tutti i sospettati domani pomeriggio alla tana del serpente-

-E perché?-

-Perché Poirot ha capito tutto-

Capitolo 30:I serpenti Stanati

Difficile era da descrivere l’aria che si respirava in quel momento alla “Tana del serpenteâ€. La famosa scrittrice Ariadne Oliver fece un eccellente lavoro nell’avvisare tutti in tempo. E’ possibile dimostrare questa congettura dal fatto che alle due in punto tutti si trovavano nel bar.

Poirot era seduto al bancone rivolto ai tavoli che erano disposti a fisarmonica. Partendo dal primo tavolo a sinistra, quello vicino all’uscita erano seduti l’ispettore capo Japp e il capitano Hastings. Sul secondo si trova solo August Dittimash. Poi vi era un tavolo vuoto e sul quarto si trovavano ben tre persone. L’avvocato Robert Togg, il postino londinese Louis e Gilbert Hill, il domestico di casa Dittimash. Nel quinto erano seduti l’ex domestica Eve Grear e Kelly Harvey, amica di Elsa Greer. Sempre al quinto tavolo vi era una sedia, sulla quale nessuno era seduto. Infine, nell’ultimo tavolo, accanto all’uscita di servizio si trovavano la segretaria Felicity Lemon, Mary Crayle e la scrittrice Ariadne Oliver.

-Signor Poirot come mai ha fatto portare questa sedia? Non aspettiamo nessun altro-

-Oh, ma noi stiamo aspettando qualcun altro-

-E quando arriverà ?-

-E’ già  qui-

Alle ultime parole nessuno disse più niente. Dopo pochi secondi Poirot disse:

-E’ ora di scoprire per voi, perché Hercule Poirot vi ha fatto radunare qua. Ma prima di fare ciò vorrei farvi un riassunto di ciò che è successo-

-E perché mai?- Disse Gilbert Hill

-Perché credo che schiarirà  anche a voi le idee-

Quando vide che nessuno bisbigliava più riprese il discorso:

-Dopo che risolsi il caso Crayle tornai a Londra. Mi rivolsi a monsieur Montauge Deplach, avvocato difensore al processo Crayle, per far riaprire il processo. Fu in quel giorno che Hercule Poirot vide per la prima volta un uomo col cappotto marrone che si copriva il volto con un cappello. Da ora in avanti lo chiameremo Mr.X. La causa si riapre e madame Elsa Greer viene condannata a morte. Il giorno stesso dell’impiccagione viene pubblicato sul giornale un suo necrologio, ma tutti sappiamo che i giornali parlano dei fatti del giorno precedente. In quella stessa mattina Montauge Deplach viene trovato appeso ad una corda nel suo studio, una sedia si trova ai suoi piedi. Due persone avevano preso appuntamento tramite la segretaria Charlene Dixon. Quelle persone sono Eve Grear e Lord Dittimash. Ma visto che anche Mr.X, senza appuntamento, si recò dall’avvocato dobbiamo dedurne che chiunque di voi può averlo ucciso. Lo stesso giorno si scopre che qualcuno è entrato nella casa della segretaria di monsieur Deplach, ma niente pare essere stato trafugato. A Londra il postino Louis ritrova misteriosamente la lettera che mademoiselle Crayle inviò a Poirot la settimana prima, nel frattempo Mr.X. tenta di uccidere Poirot, ma per sbaglio colpisce madame Oliver. Poirot parte per Dawlish per verificare l’integrità  di mademoiselle Mary Crayle, ma Mr.X ci segue, e per evitare che Tom, il postino del luogo, potesse svuotare il sacco, lo accoltella. Al nostro ritorno a Londra scopriamo che madame Charlene Dixon è stata trovata impiccata nel suo appartamento. Purtroppo i due omicidi sono stati eseguiti nella stessa mattina. Oh, dimenticavo. Sulla scena del crimine non vi è alcuna sedia. Successivamente anche madame Marie Rint, la domestica di Eve Grear, viene ritrovata morta nelle stesse circostanze del delitto precedente. Ed ora, eccoci qui-

-Ora vuole essere così gentile da spiegarci perché ci ha radunato tutti qui?- Chiese Louis

-Non è forse ovvio?- Rispose il detective

-Avanti! Sputi il rospo- Gridò Kelly

-Qui, tra di voi, in questo momento… Si trova l’assassino, o meglio dire… gli assassini- Annunciò Poirot

-Assassini?- Chiese Ariadne

-Oui, assassini. Erroneamente abbiamo pensato ad un solo omicida. Ma ci sono state due cose che hanno fatto capire alle mie celluline grigie che era impossibile che l’omicida fosse una persona sola-

-Vuole spiegare anche a noi Poirot?- Chiese stufo Robert

-Come vi ho già  detto, l’omicidio di monsieur Tom e di madame Dixon è avvenuto all’incirca alla stessa ora, ma il primo avvenne a Dawlish e il secondo a Londra-

-E se l’assassino avesse preso un treno per Londra?-

-Impossibile monsieur Dittimash. In quei due giorni ci fu lo sciopero ferroviario, era impossibile per chiunque arrivare o lasciare Dawlish-

-Ma ciò non significa che siano per forza due gli assassini- Disse Japp

-Ispettore, c’è un dettaglio che ha trascurato-

-E quale sarebbe Poirot?-

-Il modus operandi. Mentre monsieur Tom viene accoltellato, gli altri tre omicidi avvengono per impiccagione-

-Ma si ricordi che solo al primo omicidio c’era per terra una sedia-

-Oui ispettore. E’ per questo che ho impiegato più tempo per giungere alla conclusione. Quello è un dettaglio aggiunto-

-Insomma Poirot si sbrighi! Non ho intenzione di perdere tutto il giorno stando qui a sentirmi raccontare bazzecole da un investigatore francese!-

-Monsieur Hill, io sono belga, non francese. E comunque sappiate che tra di voi, qui, in questo momento i due assassini si celano tra voi, i due serpenti sono qui-

-Serpenti?- Chiese Eve Grear

-Oui madame, e qual è il posto migliore per stanare dei serpenti?-

-La tana del serpente- Rispose Hastings

-Esatamente- Disse Poirot

Poirot si alzò in piedi e si avvicinò al tavolo vuoto. Poi disse dando un’occhiata a tutti i presenti:

-E’ giunta l’ora di svelare l’identità  del primo omicida, Mr.X!-

Tutti quanti si guardavano fra di loro, sperando di poter scoprire prima del tempo questa famigerata persona.

-Come ha fatto Poirot a scoprire la sua identità ? Semplice. Sappiamo per certo che ad uccidere monsieur Tom è stato Mr.X, quindi è da lì che Poirot investiga. Prima di morire il postino di Dawlish scrive le seguenti parole: Non è di qui, era. La prima frase è chiarissima, la vittima vuole dirci che l’assassino non è di Dawlish. La chiava sta nella seconda parte. All’inizio interpretammo quell’â€era†come un pezzo di frase che svelasse il nome. Ma poi Poirot si chiede: Non poteva scrivere direttamente il nome? Si dia il caso che monsieur Tom non conosca l’assassino, ed è solo quando ieri sono andato ad interrogare monsieur Butler che ho capito tutto. Quando gli chiesi chi era lui non mi rispose col nome, ma rispose dicendo la città  dove era nato. Dunque dobbiamo dedurre che l’assassino da bambino era di Dawlish. E solo una tra le persone qui presenti viveva a Dawlish. E’ stata proprio madame Rint che ha rivelato a Poirot che lei abitava a Dawlish da bambino, n'est-ce pas Lord Dittimash?-

Tutti i presenti si voltarono verso August, il quale rispose:

-Non crederete mica che io abbia ucciso quel povero ragazzo, vero?-

-Lei si è appena tradito da solo… Come sapeva che era un ragazzo?-

-I-Io… Ho tirato a indovinare! Non sono stato io! Non ha alcuna prova!-

-Invece si che ho le prove-

-Sentiamo allora-

-Lei segue Poirot e vede che incarica monsieur Deplach di riaprire il caso. Allora cosa può fare lei? Lei sa dove vive madame Crayle, ha degli amici a Dawlish. Lei si reca là  e la tormenta per due anni e mezzo. Quando tenta di inviare una lettera a Poirot per aiutarla, lei sa che quella lettera non avrebbe mai dovuto giungere a destinazione. Perciò corrompe il postino e torna a Londra dopo aver ricevuto la notizia della condanna di sua moglie. August Dittimash ama la moglie, non sopporta di certo che essa muoia. Ma il dado era tratto, e a lui rimaneva solo la vendetta. Allora decide di pubblicare sul giornale un necrologio di morte di madame Elsa Greer dove lei minaccia a morte coloro che hanno contribuito a portare al patibolo sua moglie!-

-Ma questo non è vero! Secondo lei sarei così stupido?-

-No, certo che no. Quando andai in biblioteca a leggere dei giornali sulla morta di monsieur Baker trovai un interessante articolo che aveva scritto lei! E quello fu lo stesso giornale dove venne pubblicato il necrologio-

-Ma si dia il caso che io non lavori più per quel giornale-

-Scommetto che una persona influente come lei abbia ancora delle amicizie, n’est-ce pas?-

Questa volta August Dittimash non rispose. Poirot invece proseguì nel discorso.

-Decide dunque di designare come prima vittima monsieur Deplach, l’uomo attraverso il quale è stato reso possibile giustiziare madame Greer. Quando Poirot si reca da madame Charlene nota che dalla sua villa, monsieur Dittimash può vedere il soggiorno dell’appartamento. Non deve essere stato un problema per lei entrare e prendere l’agenda che lei aveva visto. Per tentare di crearsi un alibi nei giorni precedenti prende un appuntamento con l’avvocato. Ma quando lei ritorna la seconda volta, travestito, monsieur Deplache era già  morto. Nel panico assoluto decide di simulare un suicidio accostando a terra una sedia. Vede che Poirot inizia ad investigare sulla lettera di madame Crayle e decide dunque di farla riapparire corrompendo anche monsieur Louis. Nonostante tutto decide deliberatamente di uccidere Hercule Poirot, ma ancora scosso dalla morte di monsieur Deplach, sbaglia mira e colpisce madame Oliver. Siccome viene a sapere che Poirot parte per Dawlish alla ricerca di una spiegazione, teme che monsieur Tom possa rivelare tutto, così il mattino dopo lo uccide a sangue freddo-

-Allora, secondo il suo ragionamento avrei dovuto uccidere anche il signor Louis-

-Oui, ma non l’ha fatto. Perché lei non ha mai saputo che io sarei tornato una seconda volta da monsieur Louis, perché…-

-In quel momento lo stavo interrogando io- Intervenne Japp

-Esattamente ispettore, non poteva trovarsi in due luoghi contemporaneamente-

August Dittimash si alzò in piedi, poi disse con tono sicuro:

-Io amavo Elsa, più di ogni altra cosa al mondo. Non potevo permettere che veniva impiccata. Ho fallito in questo proposito, ma ho tentato di rimediare…-

Al cenno dell’ispettore Japp degli agenti entrarono nel bar.

-Portatelo via- Disse Japp

-Aspetti un momento ispettore-

-Cosa c’è Poirot?-

-Gradirei che monsieur Dittimash restasse ancora un po’, anche lui deve conoscere l’identità  del secondo serprente-

Quando tutti smisero nuovamente di parlare fra di loro, Poirot riprese:

-Prima che Poirot sveli l’identità  del secondo serpente, vorrebbe raccontarvi una storiella-

-Una storiella?- Chiese Kelly

-Oui, dobbiamo risalire all’omicidio di monsieur William Baker-

-Ma cosa centra con tutto ciò?- Chiese Robert

-Monsieur Togg, oggi mi sembra molto agitato… Qualcosa non va?-

L’avvocato non rispose, così l’investigatore proseguì.

-Una mattina di sette anni fa madame Elsa Greer fa telefonare da monsieur Roy Butler, il suo fidato maggiordomo, a madame Kelly Harvey per passare un pomeriggio in questo locale. Mentre si trovavano qui, monsieur William Baker muore per un colpo di pistola. Monsieur Butler vede l’omicida, egli vede che è stata madame Elsa Greer a sparare al marito. Ma la moglie ha un alibi di ferro, in quel momento decine di testimoni erano pronti a giurare che lei fosse in quel bar. Così il povero maggiordomo viene dichiarato pazzo. Ma in realtà  non lo è, o per meglio dire… Non lo era. Quel giorno lui non vide madame Elsa Greer, ma vide una donna che le somigliava tantissimo. Sua sorella-

-Ma la padrona non aveva sorelle! Aveva un fratello!- Rispose Eve Grear

-Questo è ciò che lei ha tentato di farmi credere-

-Io ho visto la foto, posso assicurarle che era un maschio-

-Eveline è un nome che può essere dato sia ad un maschio che ad una femmina. La fotografia rinvenuta dall’ispettore Japp ieri pomeriggio, ritrae un bambino. Ma in realtà  è una bambina dai capelli corti. Ciò spiega tutto, è stata madame Eveline Grear a sparare al marito di sua sorella. Ma come ha fatto ad entrare nella casa? Madame Elsa Greer aveva lasciato a lei le chiavi, la quale, dopo l’omicidio, le ripose nella cassetta delle lettere. Al ritorno da questo locale, sono le chiavi, il misterioso oggetto che recupera Elsa Greer-

-E perché avrebbe dovuto?- Chiese August Dittimash

-Monsieur Dittimash, le sorelle Greer avevano messo in piedi una grande organizzazione. Nessuno era a conoscenza che avesse una sorella, quindi, mentre una si creava un alibi, l’altra uccideva il marito. Infine ad intascare l’eredità  era madame Elsa Greer. E questa cosa non accadde solo in occasione con monsieur Baker, ma accade altre due volte in passato-

-Quindi… Mi sta dicendo che Elsa mirava anche alla mia eredit�-

-No, alla sua no. Ho motivo di credere che madame Greer l’amava alla pazzia-

-Ha prove di questo?-

-Oui. Pensi che ha pure fatto infiltrare come domestica sua sorella, n’est-ce pas madame Eve Grear?-

I presenti rimasero alibiti dalla scoperta.

-Non è vero ciò che sta dicendo- Rispose l’accusata

-Eve Grear, è molto curioso come il suo nome sia l’abbreviativo di Eveline, e come il suo cognome presenti tanta assonanza con Greer-

-Quindi sta affermando che io sarei il secondo serpente?-

-Non esattamente. Lei è la destinataria di buona parte del patrimonio di Elsa Greer.-

-Insomma basta con questi giochetti! Ci riveli la verità !- Gridò per l’ennesima volta l’avvocato

-Lei ha dovuto far credere di essere la domestica per ricevere l’eredità . Ed è per questo che si è recata da Montauge Deplach il giorno del suo omicidio. Ho motivo di credere che lei abbia già  intascato l’eredità , ma prima avrebbe preferito far calmare le acque prima di sparire da Londra. Ma accaddero delle cose che lei non aveva calcolato. Lei ad un certo punto scopre che madame Dixon, la segretaria di monsieur Deplach fa delle ricerche sul passato di Elsa Greer, quindi per evitare che si scopra qualcosa la costringe ad impiccarsi. Il giorno in cui Poirot va ad interrogare la sua domestica lei nota che sulla tazzina da caffè non c’è il rossetto. Quindi ne deduce che sia stato Poirot a bere il caffè, infatti la sua domestica era solita mettere il rossetto. Madame Rint è una grande chiacchierona, ed ha scoperto il suo segreto. Per evitare che riveli altre informazioni la fa impiccare nel suo stesso appartamento-

-E perché avrei dovuto farla impiccare nel mio appartamento? I sospetti sarebbero ricaduti subito su di me-

-No madame, psicologia contraria-

-E allora perché avrei ucciso Montauge Deplach?-

-Quando incontrai monsieur Deplach il giorno precedente, mi disse che vide una donna che somigliava tantissimo ad Elsa Greer, e quella donna era lei-

-Vuole forse dire che anche lui sospettava qualcosa?-

-Oui madame. Non è un po’ strano che una donna che abbia lavorato per sette anni come domestica, assuma una domestica per la propria casa? Per lo più quando è senza lavoro? Questa è la prova che dimostra che lei non è Eveline Greer, n’est-ce pas Elsa Greer?-

Ancora una volta tutti rimasero sorpresi dalla rivelazione.

-N-Non è p-possibile… Mia moglie è… E’ morta- Disse August

-Quella che fu impiccata non era sua moglie, era la sorella-

-Vuole dire che si sono scambiati i ruoli?- Chiese Hastings

-Oui amico mio. Quel giorno monsieur Deplach vide Elsa Greer, la quale lo uccise il giorno dopo-

-Ma questo è assolutamente ridicolo! Come avrei fatto ad ingannare tutti?-

-Vede madame… Già  quando Poirot venne ad interrogarla sul caso Crayle non parlò con madame Elsa Greer. Nessuno dei porcellini vedeva Elsa da più di quattordici anni. Nessuno avrebbe notato la differenza, nessuno tranne Montauge Deplach, il quale si accorse di aver incontrato una persona identica-

August Dittimash si alzò in piedi e disse:

-E-Elsa… Sei davvero tu?-

-Si August, sono io- Rispose

Mentre Elsa Greer si alzava in piedi, August la raggiunse, barcollando a destra e sinistra. Quando si trovarono faccia a faccia i due si sfiorarono il naso e si baciarono davanti a tutti.

- Mesdames et messieurs, ecco a voi i due serpenti, Mr. e Mrs. X-

Poirot prese il cappello e il bastone che aveva precedentemente appoggiato al bancone e con immensa leggiadria si diresse all’uscita, mentre i poliziotti provvedevano ad arrestare marito e moglie.

-Signor Poirot, io l’ho fatto per amore. E se potessi tornare indietro lo rifarei ancora-

-Monsieur Dittimash, Poirot non ammette scuse per l’omicidio! Nulla può giustificare un atto così macabro. Solo una persona può giocare con la nostra vita. E quella persona è Dio-

Poirot alzò il cappello in segno di saluto ed uscì definitivamente dalla tana dei serpenti.

Epilogo:

-Buongiorno Poirot-

-Bonjour madame Oliver-

-La sua segretaria ha detto che mi voleva parlare-

-Esattamente. Riguarda il suo libro-

-Ha trovato una soluzione?-

-Oui madame-

-Supponiamo che le due mogli siano gemelle. La prima accoltella il marito e poi si accoltella. La gemella pulisce le impronte e successivamente ci mette quelle del marito. Infine getta il coltello in un altro locale-

-E’ strabiliante, mi piace. E per quanto riguarda l’altro?-

-Oh, è stato monsieur Butler a farmi ricordare il fazzoletto sul pavimento. La gemella sentendosi in colpa torna a casa e si impicca. Infine quando giunge il marito decide di togliersi anche lui la vita. Rimette a posto la sedia e si spara facendo tenere la rivoltella in mano al corpo della moglie con l’ausilio di un fazzoletto che cadrà  per terra insieme all’uomo-

-Poirot, lei riesce sempre ad aiutarmi-

-Di nulla madame, ed è grazie a lei che ho risolto il caso-

-E come?-

-Mi ha ricordato della sorella gemella-

Prima che Ariadne potesse rispondere il campanello suonò. Dalla porta entrarono l’ispettore capo Japp, il capitano Hastings e Mary Crayle.

-Un altro casa brillantemente risolto- Disse Felicity Lemon, che nel frattempo aveva portato nel soggiorno dei bicchierini stracolmi di cherry.

Ognuno dei presenti prese un bicchierino, e quando Poirot e Ariadne si alzarono in piedi, brindarono per la risoluzione del caso.

Dopo aver sorseggiato un po' dal bicchiere, l'investigatore belga chiese:

-Hastings lo ha trovato?-

-Certo, l'ho lasciato all'ingresso. Vado a prenderlo-

-Di cosa si tratta Poirot?- Chiese Japp

-Vede ispettore capo... Noi detective privati dobbiamo avere qualche momento di svago-

-Ma cosa centra il giornale?- Chiese la segretaria

Poirot fece un sorrisetto, bevve il restante contenuto del bicchiere e lo appoggiò. Poi prese il giornale che nel frattempo Hastings gli aveva portato.

Il detective si mise a sfogliare il giornale in cerca di un articolo. Quando l’ebbe trovato girò il giornale verso i suoi compagni e disse con un sorrisetto sotto i baffi:

-Ecco qui il loro necrologio di morte-

Fine

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Lance complimenti, scrivi benissimo! >w< E vedo che sei un'appassionato di Agatha Christie e dell'ispettore Poirot! *w*

ex-ispettore V_V adesso è un detective privato :cry:

p.s. come hai indovinato che sono appassionato di zia Agatha? XD

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Anche a me per un pò di tempo mi piaceva Hercule Poirot. Tengo pure un libro che parla di lui. Si intitola "Hercule Poirot Indaga" di Agatha Christie ^^ .

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Chissà  se mi farai interessare ai gialli :)

Stavo proprio decidendo di iniziare a leggere libri che non siano solo fantasy ^_^

ti assicuro che i gialli sono F A V O L O S I

ovviamente non tutti sanno scriverli, pensa che io di gialli riesco solo a leggere Agatha Christie XD

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bellissimi entrambi i capitoli puoi fare un libro se cambi il nome dell investigatore perche ci sn i titoli d autore :):D XD :cool:

a me non interessa scrivere un libro XD quindi non mi pongo il problema XD

p.s. grazie per i complimenti ;)

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