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[Darken]Pokémos[Part 1-*]


Darken

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CAPITOLO 101: SURSKIT, IL MESSAGGERO

 

 

Spoiler

Black Hole City, caserma della Coalizione, 21/06/4783, circa le 21
«Avanti Grump, porta da bere. Mi raccomando, sei bei boccali di Succo di Bacca, dobbiamo festeggiare il nostro nuovo compagno!» Disse Cacturne, dando una pacca sulla schiena a Surskit. Pacca che sarebbe stata molto più piacevole senza le spine che coprivano il braccio.
«Allora ragazzo. Hai detto di chiamarti Surskit giusto? Bene, allora» Proseguì il pokémon «Io sono il capitano di questa squadra, Cacturne. Sappi che nella mia squadra ci sono solo tre regole. Primo, eseguire gli ordini del capitano e dei suoi superiori. Secondo, proteggere i compagni. Terzo, essere sempre attenti e rispettarsi l’un l’altro. Ci sono capitani che sono convinti che comandare la propria squadra col pugno di ferro sia sufficiente, ma io credo che la sola disciplina senza la fiducia sia inutile. Per questo sono abbastanza accondisciendente.Mi hai capito ragazzo?»
«Sì, capitano.» Rispose Surskit.
«Perfetto, vedo che ci capiamo in fretta. Bene, per proseguire quello che è uscito è Grump. Come lottatore è eccellente, e non se la cava male neanche con le parole. Questo qui invece» Disse indicando il pokémon accanto a lui, un tizio enorme che maneggiava una trave d’acciaio come fosse un fuscello «è il tecnico della squadra, oltre che il terzo combattente migliore. Si occuperà di installare il Punto di Teletrasporto. Gurdurr, saluta forza.»
«Tanto piacere» disse Gurdurr «e non preoccuparti, il capitano è un tipo parecchio bizzarro ma ci sa fare. Non è diventato capitano per niente.» Aggiunse a bassa voce.
«Bene, e adesso… Dove sono finiti gli altri?» Si chiese Cacturne guardandosi intorno.
«I-io sono qui capitano.» disse una voce dalla brandina in alto.
«Dustox, vieni giù, di che hai paura. Dannazione, mi farai impazzire. Ogni volta che uno nuovo si unisce alla squadra cominci a nasconderti. L’ultima volta ci hai messo due settimane per convincerti a parlare davanti a Gurdurr. Dai, Surskit viene addirittura da Alvearia. Dico bene?»
«Sì, esatto.» annuì Surskit. In quel momento un’ombra calò su di lui. Un attimo dopo, posato di fronte a lui, c’era un Dustox.
«D-Davvero vieni da Alvearia? Io ci sono nata, poi però mi sono evoluta e ho dovuto cambiare paese, perché la Predominanza mi attirava qui.»
«Non mi dirai che la cosa ti dispiace, Dustox?» chiese Cacturne, ridacchiando.
«N-no capitano, certo che no. In fondo, se non fossi venuta qui, non sarei mai entrata nell’esercito della Coalizione.» Rispose la Dustox.
«Bene,» disse il capitano «Dustox è un’eccellente supporto. Non nascondo che più di una volta ci siamo salvati la pelle grazie a lei.»
«N-No, che dice capitano.» Rispose Dust arrossendo violentemente.
«Bene, ora direi che manca solo una persona. Aegislash, dove sei?»
«Qui capitano.» Rispose una seconda voce da una branda lontana dalle altre.
«E dai Aegislash, vieni qua e presentati.» Ridacchio Cacturne.
«D’accordo, d’accordo.» Rispose il pokémon alzandosi di malavoglia.
Aegislash aveva uno strano aspetto. Sicuramente era fatto di metallo, ma aveva un aspetto molto bizzarro. Due grandi braccia simili a tessuto sporgevano ai lati della testa (o almeno quella che sembrava tale, vista la presenza di un grosso occhio) e si incrociavano dietro uno scudo rotondo.
«Molto piacere.» Disse Aegislash, anche se non sembrava molto convinto «Io sono Aegislash. Suppongo che tu sia davvero importante per la Coalizione se ti hanno richiesto di unirti alla sqaudra.»
«Che intendi?»
«Oh, già, in effetti non puoi saperne nulla. Vedi, la squadra di cui facciamo parte è di fatto parte di un corpo speciale. Se ci pensi, siamo cinque rappresentanti di altrettanti paesi membri della Coalizione. Siamo stati selezionati per comporre una squadra che fosse in grado di agire in ognuno dei propri paesi. In parole povere, il nostro ruolo è quello di occuparci di missioni che richiedono di uscire dalla giurisdizione di un singolo paese. Per questo veniamo inviati in missioni all’estero.» Spiegò Aegislash.
«Ed è per questo che tutti i presenti qui conoscono almeno sei lingue regionali.» spiegò una nuova voce. Grump si avvicinò a Surskit e gli porse un Succo di Bacca. «Molto piacere, mi chiamo Grump. Spero che il capitano non ti abbia terrorizzato.»
«Oh, andiamo,» Rispose Cacturne «non esageriamo.»
«No, no, non si preoccupi.» Rispose Surskit, imbarazzato.
«Non c’è bisogno che mi dai del lei. A dirla tutta, l’unico a cui devi rivolgerti così è il capitano.» Ridacchiò Grump.
«Va bene.»
«Bene, e adesso perché non ti siedi e non ci racconti qualcosa di te? Ho sentito che sei un membro di quel Gruppo di cui la gente continua a parlare, sono curioso.» Disse Cacturne, sedendosi su una branda. Gli altri lo imitarono, fissando il pokémon.
Surskit annuì e, dopo qualche momento di incertezza, iniziò a raccontare.
 
Da qualche parte a Oscuria, 21/06/4783, circa le 22
«Ehi Metagross,» chiese Blaziken «Hai visto Espeon?»
«Oh, ha detto che visto che il trasferimento è fissato per domani pomeriggio voleva andare a divertirsi un’ultima volta.»
«E quindi? Dov’è finito?»
«Non lo immagini? Quello non sa contenersi, quindi ci sono solo tre posti dove può essere andato. A bere, a giocare a carte o a fare a botte.»
«Il Demone con la faccia da angelo, lo chiamavano così una volta no? Sembra sempre un così bravo ragazzo, ed è proprio questo il suo vantaggio.» Rispose Blaziken, annuendo «Va bene. Quando torna dimmelo, perché ho un paio di cose da dirgli.»
 
Medium City, le tre carte di Reuniclus, 21/06/4783, circa le 22
Luxray fissò i due pokémon che giocavano a Pokér. Era chiaro chi tra i due avrebbe vinto, perché continuava a vincere una mano dopo l’altra.
E infatti, tre mani dopo, lo sconfitto se ne andava con la coda tra le gambe, mentre il vincitore guardava le sue nuove Pepite con enorme soddisfazione.
Luxray sorrise. Certo, non era esattamente quello che aveva detto Eelektross, ma quella sera aveva sbancato al Duskjack, lettura della mente o no.
“Quanto vorrei fare una partitina a Pokér. Peccato che non si possa.” Pensò, guardando il decimo avversario di fila che veniva sconfitto dallo stesso giocatore.
In quel momento il vincitore si guardò intorno e Luxray ebbe l’impressione che stesse guardando proprio lui.
«Tu,» disse il pokémon «Avanti, fatti una partitina. O hai paura?»
Luxray avvampò. Se qualcosa poteva farlo infuriare, era chiedergli se avesse paura.
«D’accordo. Fatti sotto.» E si piazzò al tavolo.
«Ottimo. Credo proprio che sarà una partita molto, molto interessante.» disse Espeon, fissando il Luxray con un sorrisetto indecifrabile sulle labbra.

 

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CAPITOLO 102: GIOCARE D’AZZARDO

 

 

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Medium City, Le tre carte di Reuniclus, 21/06/4783, circa le 23
«Punto» Disse Luxray.
Espeon sorrise «Lascio.»
«Anch’io.» Borbottò il terzo partecipante, un Meowstic che aveva già perso quasi tutto ciò che aveva. Facendolo finire tutto in tasca ad Espeon ovviamente.
Dal canto suo, lui aveva vinto quattro mani. E ne aveva perse otto. E ogni volta aveva perso almeno il doppio di quello che aveva vinto.
“Dannazione” pensò Luxray “Come diavolo faccio a vincere? Ormai è chiaro che all’inizio ha perso due mani di proposito, per convincermi ad abbassare la guardia. Sa cos’ho in mano ed agisce di conseguenza. Quindi…”
Luxray guardò la mano. Asso, Re, Regina, Dieci, Sette. Tutti di cuori.
“Colore. Bene, ma vediamo adesso.” Luxray posò il Sei sul tavolo e sorrise «Cambio.»
«Bene.» Disse il mazziere, un Chimecho, cambiando la carta.
Luxray sollevò la carta, ma prima di poterla guardare una voce lo chiamò.
«Luxray, che stai facendo?» Chiese Raichu, osservandolo «Ho passato due ore a cercarti in questo postaccio e ti ritrovo a giocare a Pokér. Eelektross non te l’aveva proibito?»
«Non è il momento.» Sussurrò Luxray, innervosito.
Luxray gettò uno sguardo alla carta, di sfuggita. E vide un Sei di cuori. “Dannazione” pensò “Non mi resta che puntare sul Colore.”
Espeon sorrise «Punto.»
Meowstic annuì «Anch’io.»
Luxray riflettè. Se avesse mollato di nuovo, avrebbe perso e basta. Inoltre, con Raichu lì di fianco, avrebbe dovuto lasciare il tavolo. E se doveva scegliere, preferiva perdere giocando fino all’ultimo. Inoltre, non aveva la certezza che quei due non stessero bluffando.
«Rilancio.» Rispose, aumentando la posta. Al massimo, avrebbe recuperato il tutto a Duskjack, la prossima volta che fosse finito in un casinò.
«Chiamo.» Disse Espeon, puntando la stessa cifra.
«Lascio.» Rispose Meowstic.
«Bene, ora vediamo.» Disse Espeon. «Scala di Colore.»
Luxray imprecò, poi buttò la mano «Color…» Poi si interruppe e fissò il Sei. E si rese conto che era macchiato.
Jack di Cuori. Scala reale.
Quando se ne accorsero, i presenti si girarono verso il mazziere, che fissò la carta.
«Sono spiacente, deve essersi trattato di un incidente. Tuttavia, questo non cambia che il signor Luxray qui presente ha ottenuto una Scala Reale e di conseguenza ha vinto. Provvederò a cambiare mazzo. Chiedo ancora scusa per l’incidente.» Rispose il Chimecho, ignorando lo sguardo infuriato di Espeon.
«Bene. Ora direi che possiamo andare.» Ridacchiò Luxray rivolgendosi a Raichu.
Espeon fissò Luxray. Per un momento, provò il desiderio di saltargli addosso, ma sbuffò e cercò di calmarsi. In fondo, quella sera ci aveva guadagnato lui. Quelle informazioni non erano niente male.
 
Medium City, Le tre carte di Reuniclus, 21/06/4783, circa le 23
«Sei completamente impazzito!?» Gridò Eelektross, infuriato. «Una cosa ti avevo chiesto, una sola. Non giocare ad un gioco in cui gli avversari abbiano interesse a leggerti nel pensiero. E tu cosa fai? Ti metti a giocare a Pokér con degli sconosciuti!» Luxray abbassò il capo.
«Ti rendi conto del rischio che hai corso? Se uno dei tuoi avversari fosse stato un membro dell’Organizzazione, avresti potuto compromettere la missione.»
«Ma allora non vale la stessa cosa anche solo per gli altri che sono andati a visitare Medium City?» Chiese spontanemante Raichu.
Reuniclus scosse la testa «Nessuno si prenderebbe mai il rischio di leggere nel pensiero delle persone per strada. Vedi questi mazzi?» Chiese indicando i due che gli fluttuavano intorno alla testa «Per mescolarne uno con il pensiero, esercizio difficile, ci vuole la stessa quantità di concentrazione necessaria per leggere il pensiero di qualcuno come te, che non sa proteggere la mente né cambiare i propri pensieri. Credi davvero che qualcuno si metterebbe a leggere a caso la mente di chi passa per strada, specialmente considerando che ci sono anche pokémon in grado di capire se qualcuno sta cercando di leggergli la mente? Io non credo. Ma a un tavolo da Pokér qui a Espia è una situazione diversa. Tutti sanno che gli avversari cercheranno di leggergli il pensiero, e nessuno reagirà in modo particolare.»
«Questa volta mi hai deluso Luxray. Ti ho dato un solo ordine, e tu non lo hai seguito. Esci, e vedi di non fare altre sciocchezze.» Borbottò Eelektross. Si sentiva che era amareggiato.
Quando Raichu e Luxray uscirono, Zangoose si rivolse ad Eelektross «Sei stato un po’ duro, non ti pare?»
Eelektross annuì «Temo tu abbia ragione. D’altra parte, forse così imparerà che gli ordini del capo si eseguono sempre. Dovrebbe considerarsi fortunato, visto che l’ha imparato con una ramanzina e non perdendo la moglie.»
Zangoose annuì. Capiva bene il pensiero di Eelektross.
 
Medium City, Via dei Templi, 21/06/4783, circa le 23
«E quello è il tempio Reshikromiano. I Reshikromisti credono che la perfetta armonia si raggiunga solo quando gli ideali e la verità vengono posti sullo stesso piano. Per questo i più devoti hanno scelto volontariamente di trascorrere la propria esistenza a cercare di trovare un modo per riunire il Drago Originale.» Spiegò Lamp, indicando l’ennesimo tempio della grande strada.
Emolga lo fissò, affascinato. Sul lato sinistro il palazzo era nero, incluse le sei colonne tra cui si passava per entrare da quel lato, mentre sul lato destro era completamente bianco. Al centro, due grandi colonne grigio chiaro svettavano evidenti, sormontate da una piccola torre verde.
Per due ore avevano seguito Lamp, Zorua e Trubbish in giro per la città. I tre ci erano già stati diverse volte, e Lamp in particolare era un amante della storia dei paesi della Coalizione. Quando erano arrivati nella Via dei Templi, aveva iniziato a spiegare a tutti i presenti le origini di ogni tempio, e anche il tipo di religione che vi si venerava. Gli unici non interessati erano Plusle e Minun, che in compenso si stavano ingozzando di Dolci di Bacche comprati in una bancarella.
«Quello invece è il tempio dell’Equilibrio degli Elementi. Vi si venera la parfetta armonia tra Kyogre, Groudon e Rayquaza, ossia la perfetta armonia tra Terra, Mare e Cielo. I fedeli passano la vita a perseguire gli scopi di mantenere in equilibrio le tra fazioni. Per esempio, a Terria provvedono a proteggere le oasi, mentre a Laghia impediscono che l’erosione cancelli l’anello di terra esterno.»
Il tempio era incredibilmente complesso, osservò Emolga. Non c’era un tetto, ma solo un anello di pietra sorretto da colonne. Avvicinandosi, si rese conto che parte delle colonne erano incise con alcune onde, parte con montagne stilizzate e le ultime con nuvole.
«Incredibile.» Disse osservando il tempio.
«Bello, vero? E vedrai l’ultimo posto in cui vi porterò.» Disse Lamp.
«E dov’è?»
«La Gilda degli Indovini.» Ridacchiò Lamp. «Vedrai che ti piacerà.»
E il Gruppo seguì il pokémon verso la nuova meta.

 

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CAPITOLO 103: LA GILDA DEGLI INDOVINI

 

 

 

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Medium City, Gilda degli Indovini, 21/06/4783, circa le 23
Quando arrivarono davanti alla grande costruzione, in un primo momento Emolga pensò di avere davanti il palazzo reale.
La gigantesca costruzione circolare era circondata da sei torri bianchissime sormontate da pinnacoli neri. Anziché un tetto, la cima era sovrastata da una cupola trasparente. Inoltre, era ricoperta di simboli che Emolga non riusciva ad interpretare.
«Bella eh? È al terzo posto tra le costruzioni più grandi della città, dopo la Cattedrale Arceista ed ovviamente il Palazzo Reale. Purtroppo sono entrambi piuttosto lontani, nella parte nord della città, quindi credo sia meglio venire qui.» Spiegò Lamp.
«Ma cos’è?» Chiese Emolga.
«Vedete, una delle tradizioni principali di Espia è quella di ospitare indovini, ossia pokémon in grado di predire il futuro. Questi pokémon sono sempre stati tenuti in grande considerazione.»
«Predire il futuro? Abbiamo già incontrato un pokémon che aveva questa capacità, ma onestamente mi sembra incredibile.» Disse Emolga, pensando all’incontro con Sigilyph, ai Quattro Templi.
«Beh, qui ad Espia è un fatto. E come puoi immaginare un sacco di pokémon si spacciano per indovini. Per questo è stata creata la Gilda. Solo un indovino provvisto di autorizzazione dalla Gilda può esercitare questo ruolo. Se qualcuno che non è dotato di un permesso fosse scoperto ad esercitare il ruolo di indovino, subirebbe una multa e la reclusione, anche se ovviamente se sei un vero indovino subisci una pena molto più lieve e, in genere, ti viene conferito il permesso di esercitare appena termina il periodo di prigionia.»
«Inoltre, la Gilda permette anche di tenere sotto controllo gli indovini e di classificarli.»
«Classificarli?» Chiese Draak.
«Esistono diversi tipi di indovini: alcuni prevedono calamità, altri prevedono cambiamenti nei pokémon, altri non hanno controllo sulle previsioni, giusto per fare qualche esempio. Inoltre, cambia anche il periodo di tempo, perché ci sono indovini che prevedono eventi che avverranno tra pochi giorni ed altri che prevedono eventi che avverranno in un lasso di tempo che arriva anche a venti, trent’anni nel futuro, anche se queste sono molto nebulose, oppure risultano difficili da comprendere finchè ormai manca molto poco al loro avverarsi.» Disse Zorua.
«Capisco. Quindi, la Gilda classifica i vari indovini suddividendoli.»
«E li pone in una graduatoria. In pratica, più ti trovi in basso, più sei un indovino di bassa categoria e hai poteri più scarsi. Bene, volete vedere più da vicino. Ah, una piccola cosa. Cercate di non offendere gli indovini. Un tempo lo fece un re di Velenia, e la sua famiglia si estinse.» Disse Lamp.
«Neanche i re resistono al destino. Non so cosa fece quell’indovino, ma certo doveva essere una previsione potente.» Disse una voce alle loro spalle.
Tutti si girarono, e si trovarono davanti un Beheeyem. Questi li fissò per un momento, poi annuì.
«Come previsto. Dieci pokémon, nessuno dei quali provenienti da Espia, all’incirca alle 23 della notte tra il 21 ed il 22 del mese di Caderoth, si presenteranno davanti alle porte della Gilda. Che vengano condotti al mio cospetto.»
«Chi sei?» Chiese Emolga, fissandolo.
«Che maleducato, avete ragione, non mi sono presentato. Sono l’indovino di Classe A, Beheeyem “L’Indovino delle Malattie”. Sono stato inviato qui dalla Grande Indovina per una sua premonizione. Seguitemi per favore.»
Emolga riflettè. Forse era meglio seguirlo. In fondo, erano in dieci. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbero dovuto essere in grado quanto meno di fuggire.
Alla risposta affermativa di Emolga, Beheeyem fece loro cenno di seguirli e li guidò dentro la Gilda. Dall’interno, lo spettacolo era incredibile. La gilda era piena di lampade, tutte a forma di Lampent come i lampioni di Spettria.
I dieci seguirono Beheeyem, salendo alcune rampe di scale, finchè non raggiunsero un lungo corridoio. Lo percorsero, e si trovarono davanti a una porta, alla cui guardia erano schierati diversi pokémon.
Superatili, entrarono nella stanza. Qui, al centro di un grande tappeto rosso circolare, fluttava a mezz’aria un Musharna. Il pokémon aveva gli occhi chiusi ed il fumo usciva pigro dalla sua testa.
Per un attimo, rimasero indecisi su come comportarsi, poi Musharna aprì un occhio. In quel momento, guardando qell’occhio, Emolga e gli altri sentirono che dovevano inchinarsi. Nessuno aveva fatto un gesto, né Musharna aveva fatto nulla, ma tutti chinarono il capo.
Musharna sorrise. Era un sorriso caldo, per rassicurarli. Poi parlò, e la sua voce emanava tranquillità e pace. «Benvenuti, vi aspettavo. Sono la Grande Indovina, Musharna “La regina dei Sogni”. Vi ho chiamato per via di una profezia che ho avuto su di voi. Ho percepito di dovervela comunicare quando foste venuti alla Gilda degli Indovini, ed è avvenuto. Quindi ascoltatemi bene, e fissatevi queste parole nella memoria.»
«Nella Terra delle Fiamme, non esitare a scegliere fidandoti del cuore.» Disse, rivolgendosi a Mud.
«Nella Terra in cui imperversa la Battaglia, prestate attenzione a chi professa di esservi amico, perché proprio lui potrebbe portarvi alla rovina.» disse a Draak.
«Nello stesso luogo, non cercate di superare i vostri limiti quando svolgete il compito affidatovi, o rischierete di perdere tutto.» Disse a Plusle e Minun.
«Nella Terra del Gelo, quando sarete l’unica speranza per i vostri compagni, non cedete alla paura.» Disse a Trubbish, Lamp e Zorua.
«Nella Terra Deserta fidatevi di colui in cui dubitate, e potrai puntare alla vittoria.» Disse a Flaaffy e Tri.
«E proprio alla meta, stai pronto ad aiutare un alleato a compiere il suo ultimo desiderio.» Disse ad Emolga.
«Questo è quello che posso dirvi. Francamente, le mie visioni in genere sono molto più precise di così, ma negli ultimi anni i poteri miei e degli altri indovini si sono indeboliti. Mi dispiace davvero. Vi auguro di comprendere ciò che vi ho detto.»
«Vi ringrazio.» Disse Emolga, chinando il capo.
«Dovere. Le forze contro cui vi muovete vanno ben oltre il singolo potere di chiunque. E per qualche motivo, per quanto ci abbia provato, non sono riuscita a prevedere cosa accadrà. Probabilmente, il futuro è talmente incerto che tentare di predirlo sarebbe pura presunzione. Vi auguro buona fortuna. Ed ora andate.»
I dieci chinarono nuovamente il capo ed uscirono, seguendo Beheeyem.
 
Medium City, 21/06/4783, circa le 23
Espeon camminava per le strade della città, guardandosi intorno e ridacchiando. Dopo la partita, per festeggiare quello che aveva scoperto, si era scolato una ventina di Succhi di Baccauva, e iniziava a sentirsi un po’ su di giri. Si guardò intorno, e decide di percorrere un vicolo.
“Sono in un vicolo buio della capitale di un paese a notte fonda, quindi…” Pensò guardandosi intorno, speranzoso.
E infatti un attimo dopo, dall’ombra uscirono alcuni pokémon. Tra di essi riconobbe il Meowstick che aveva battuto.
«Ehilà. Cosa ne diresti di ridarmi i miei soldi? Sai, ho rapinato un bel po’ di gente per raccattarli.»
«Ma tu guarda. Speravo di trovare un diversivo divertente, invece siete solo noiosi. Oh bhe, almeno mi calmerò un po’.»
Poco dopo, dal vicolo usciva un solo pokémon. Espeon si guardò alle spalle e ridacchiò «Sì, tutto sommato è stato decente. Se solo non lasciassero tutte queste macchie rosse sugli artigli.» E si allontanò ridacchiando.

 

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CAPITOLO 104: NOTIZIE

 

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Black Hole City, 21/06/4783, circa le 23
«E questo è tutto.» Disse Surskit.
Gli altri lo guardarono per qualche secondo, poi Cacturne scoppiò a ridere.
«“E questo è quanto”? Ahahahahah, vorrei poterla dire io una cosa del genere. Ma ti rendi conto? Ragazzo, le tue avventure non hanno niente da invidiare a molte delle storie che i soldati si raccontano tra loro riguardo ai generali dei tempi antichi.» Commentò.
«A me interessa quel tuo stile di lotta. Credi di potermelo mostrare uno di questi giorni?» Chiese Grump.
«Intendi il Labirinto degli Specchi di Ghiaccio? Non c’è problema, ma ci vuole parecchio. Ad essere sincero, vorrei davvero perfezionarlo, ma non saprei come.» Rispose Surskit.
«Oh, se ce lo mostrerai sono certo che mi verrà in mente qualcosa. Dico bene Gurdurr?».
«Concordo. Fidati, io e Grump siamo esperti quando si tratta di migliorare gli stili di combattimento.»
«Allora lo farò senz’altro.» Rispose Surskit «Vi ringrazio.»
Dustox si limitò a guardarlo, sorridendo.
Aegislash sbuffò «Bene, ora che la storia è finita, direi che possiamo pure dormire.»
«Non mi credi?» Chiese Surskit.
«Oh, no, non ho ancora mai detto una cosa del genere. Diciamo che preferisco vederti in azione dal vero prima di giudicare.» E detto ciò si allontanò e si infilò nella propria branda.
«Ah, non preoccuparti, Aegislash è sempre stato un po’ scorbutico.» Disse Cacturne «Comunque ha ragione. A dormire gente, domani dobbiamo partire.»
«Sissignore.» Dissero gli altri, dirigendosi verso le proprie brandine.
«Io dove dormo?» Chiese Surskit.
«La brandina sotto quella di Dustox è libera. Dovrebbe andare bene.» Rispose Cacturne sbadigliando.
Surskit posò la propria borsa accanto alla branda e ci si stese, poi si guardò intorno. Gurdurr dormiva nella branda sotto Aegislash, con la trave posata accanto al letto.
Grump dormiva nella branda sotto a quella di Cacturne, e stava già russando. Del resto, a quanto pareva Surskit era l’unico ancora sveglio già dopo pochi minuti.
Rimase lì, a pensare al suo viaggio. All’improvviso sentì un rumore e guardò in alto. Dal bordo della branda, Dustox si sporse sorridendo.
«C-Ciao. A-Allora, come ti senti?» Chiese Dustox, guardandolo.
Surskit la guardò e sorrise «Bene, ti ringrazio.»
«Oh. B-Bene. Allora buona notte.» Rispose Dustox, ritirando la testa, imbarazzata.
Dalla sua branda, con gli occhi chiusi, Cacturne sorrise.
 
Da qualche parte ad Oscuria, 21/06/4783, circa le 24
«Eccoti! Dove sei stato? No, aspetta, non rispondere, tanto lo so.» Disse Blaziken, fissando Espeon.
«Ah, non preoccuparti, sono pure tornato presto.» Rispose Espeon.
«Va bene, va bene, non ho voglia di litigare. Piuttosto, c’è una cosa di cui voglio parlarti.»
«E sarebbe?»
«Voglio sapere come procede il piano.»
Espeon sorrise «Ma come, non era “tutta una sciocchezza”? Non era meglio “concentrare gli sforzi sull’addestramento delle truppe”?»
«Taglia corto, vuoi dirmelo o no?»
«Uhm, no, credo che non te lo dirò. In cambio, però ti riferirò un paio di notizie fresche fresche. Primo, il Gruppo è già arrivato a Medium City. Secondo, uno di loro è mio. Il Luxray. Terzo, uno di loro ha lasciato il Gruppo e ha portato informazioni a Black Hole City.»
«Quali informazioni?»
«Già, questo ci porta al quinto punto. Qualcuno ha modificato la loro mente.»
«Cosa vorrebbe dire?»
«Quel Luxray non era in grado di proteggere la propria mente. Se avesse saputo farlo, avrebbe usato quella capacità per giocare a Pokér. Tuttavia, una parte dei suoi ricordi è protetta. Quindi, ritengo che qualcuno abbia modificato quella parte della sua memoria per proteggerne il contenuto. Ho tentato di forzarla, ma ho avuto solo qualche immagine frammentata. L’unica informazione degna di nota che ho ottenuto superando in parte il blocco è quella su Surskit.»
«Interessante. Sono informazioni utili nonostante tutto. Peccato che non abbiamo la possibilità di approfondire. In ogni caso, è un buon risultato.»
«Già. Suppongo che dovremmo avvisare Vulcania vero?»
«Sì, direi che è meglio, d’altronde sono i prossimi. Di questo passo, quelli che supereranno il confine arriveranno nel territorio delle Fiamme Blu in pochi giorni.»
«Sinceramente, sono quasi tentato di lasciarli fare. Vorrei vedere se sono davvero in grado di risolvere la situazione di quel paese.»
Blaziken ridacchiò «Muoviamoci, ci conviene contattare Vulcania e la base per dare tutte le informazioni.»
E i due si allontanarono.
 
Medium City, Le tre Carte di Reuniclus, 22/06/4783, circa le 08
Il Gruppo, uscito dalle rispettive stanze, si diresse verso il Teletrasporto. Scesi al piano di sotto, trovarono Reuniclus ad aspettarli.
«Ho già inviato le spie ad eseguire il lavoro. Tranquillo, se ce n’è qualcuno qui ad Espia lo troveremo. Ho anche provveduto ad avvisare gli altri paesi. Probabilmente lo sanno già i gestori di mezza Pokémos.»
«Efficiente come al solito, ottimo lavoro. Buona fortuna.» Disse Eelektross.
«Arrivederci. E mi raccomando, fatti vedere più spesso.»
«Prometto che lo farò.»
Reuniclus si limitò ad annuire.
«Bene. Forza gente, in marcia.»
E il Gruppo superò la porta del Le tre Carte di Solosis, diretto verso Arenia.
“E fatto quello che devo fare lì” pensò Eelektross “Ci aspetta una delle parti più difficili del viaggio.”
 
Da qualche parte a Vulcania, 22/06/4783, circa le 09
Seduti su due troni neri, accanto a una grande pozza di magma, il pokémon rideva di gusto.
«E quindi stanno arrivando?»
«Esatto fratello.» Rispose l’altro, serio.
«Se sono partiti da Medium City, arriveranno in una settimana al massimo, forse anche meno. Per favore, passa l’informazione alle Fiamme Nere e alle Fiamma Rosse.»
«Come vuoi tu fratello.» Disse alzandosi.
«Io intanto vado a cercare S-77. Con le leggi del confine, passeranno solo i migliori.» Rispose l’altro, sollevandosi a sua volta.
«Va bene fratello. A dopo.»
«A dopo. Tanto so dove cercarlo, non ci metterò molto.»
E i due uscirono dalla stanza, lasciando solo il magma a borbottare nella pozza.

 

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CAPITOLO 105: ARENIA E VULCANIA

 

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Arenia, Strada di Arceus, 22/06/4783, circa le 11
Per tre ore, il gruppo procedette come al solito, diretti verso nord-est seguendo la Strada di Arceus.
“Chiunque abbia costruito questa strada, doveva essere estremamente abile. Anche solo per percorrere tutta questa strada, tenendosi protetto da ogni genere di pericolo, e continunando a lavorare, una squadra impiegherebbe mesi.” Pensò Raichu, guardando i ciottoli bianchi che formavano la strada.
Proseguirono per un po’. Raichu notò che improvvisamente era aumentata la presenza di pokémon sulla strada. Convogli di mercanti, gruppi di viaggiatori e anche alcuni pokémon con un Terrorpanno che viaggiavano isolati. Raichu si chiese perché fossero aumentati proprio ora, poi Eelektross indicò loro un cartello. Una grande bacheca coperta di fogli era posizionata accanto alla strada. Sembrava piuttosto vecchia, eppure era in ottime condizioni. Alcuni pokémon la osservavano con grande interesse. Eelektross aprì un varco tra i radi osservatori ed il Gruppo iniziò a leggere.
«Classifica delle scuole d’allenamento di Arenia, pagina 1. Prima, Scuola del Calcio Fiammeggiante. Seconda, Scuola del Pugno Vegetale. Terza… Cos’è questa?» Chiese Raichu leggendo.
«Questa è, come dice il nome, la classifica delle scuole d’allenamento di Arenia. Vedete, la ricchezza di Arenia si basa tutta sulle sue scuole. Da tutta Pokémos, chi aspira a diventare forte in qualsiasi arte del combattimento viene in questo paese.» Spiegò Eelektross.
«Ultimamente, però, i viaggi dai paesi esterni alla Coalizione si sono ridotti. Fino a dieci anni fa, nonostante i problemi di Vulcania, la situazione era stabile, perché il Draak permetteva ai viaggiatori di aggirare il paese ed arrivare ad Arenia. Ma con la crisi che ha colpito in qualche modo tutti i paesi di Pokémos, grazie all’Organizzazione, i viaggiatori si sono ridotti. E questo è andato a creare uno scompenso.» Proseguì Zangoose.
«Ogni anno nascono scuole, e ogni anno altre vanno perse. Rubarsi studenti è diventato un atto comune, al punto che certe scuole si sono specializzate nel distruggerne altre al solo scopo di portare dalla propria parte gli studenti. Per porre un freno a questa situazione, è stata rispolverata un’antica tradizione del paese, che era andata persa da secoli, ossia un torneo tra scuole. In questo modo, le scuole che si classificano ai primi posti avranno meritato di avere più studenti, e quelle agli ultimi posti non potranno lamentarsi di averne pochi.»
«Comunque, quello che mi interessa è che in questa classifica viene indicata la posizione di ogni scuola esistente. Inclusa anche quella del mio maestro. Sempre che esista ancora, cosa su cui non ho dubbi. Devo solo trovarla in classifica.» Disse Eelektross, scorrendo il primo foglio.
«E perché ci interessa?» Chiese Raichu.
Eelektross sbuffò «Ve lo spiegherò senza troppi giri di parole. La maggior parte di voi è troppo debole per continuare il viaggio. Per dirne una, tu e Tri non sapete usare il Locomothunder. E se all’inizio del nostro viaggio non sapevamo quanto fosse pericolosa l’Organizzazione, oggi non si può dire la stessa cosa. Pensate a quello che ci ha detto Surskit su quella Roserade, e considerate il fatto che potrebbero essercene altri alla pari, e che ce ne saranno di persino più forti. Credete davvero di poter combattere alla pari con loro nelle vostre condizioni attuali?»
Per qualche momento nessuno replicò. Poi fu Raichu a parlare «E cosa proponi?»
«Ho fatto rapidamente due conti. Abbiamo sempre proceduto alla massima velocità possibile. Ci siamo, finora, fermati una volta sola, a Medium City, e nemmeno per un giorno intero. Quindi» disse sollevando due artigli «abbiamo guadagnato esattamente due settimane rispetto alla tabella di marcia che Galvantula e Wash avevano previsto. E in queste due settimane, voglio chiedere al mio maestro di aiutarvi a migliorare.»
Raichu riflettè sui capitani che aveva affrontato fino ad allora. Gliscor, Banette, Arbok ed Houndoom. Ognuno di quei quattro era abilissimo nei combattimenti. L’unico che aveva sconfitto da solo era stato Arbok, che però si era pure trovato in svantaggio per via del soffitto basso della Città Caverna. In campo aperto, non sapeva se sarebbe riuscito a sconfiggerlo da solo.
E ognuno degli altri stava pensando le stesse cose. Quindi nessuno ebbe nulla da ridire quando Raichu rispose «D’accordo Eelektross.»
«Bene, perché io nel frattempo ho trovato la scuola del mio maestro, e non è neanche molto lontana da qui. Beh, suppongo che mi sarei dovuto aspettare questa posizione.» Disse ridacchiando. Ed indicò la scuola in fondo alla classifica.
Raichu lesse il nome. Scuola delle trecento arti.
 
Da qualche parte a Vulcania, 22/06/4783, circa le 13
«Che ne dite?» Chiese il capitano rivolgendosi agli altri.
«Dico che per il momento non vedo perché preoccuparsi. Qui, nei territori delle Fiamme Nere, sarà difficile che arrivino. Dovrebbero superare sia le Fiamme Blu che le Fiamme Rosse.» disse uno dei due.
«Sì, ma finora ce l’hanno sempre fatta.» Rispose l’altro.
«Bah, finora hanno avuto fortuna, è questa la verità. A Laghia l’unico capitano modificato non c’era. Ad Alvearia Shedinja non è potuto andare. Ad Aeria, Gliscor si è messo in mezzo per proteggerli da Dragonite. Alla Coalizione dei Cinque, il tipo di sfida scelto li ha messi sullo stesso piano. Finora hanno avuto solo assaggi della nostra potenza. Ma da adesso sarà diverso. Sappiamo che sono partiti da Medium City, e a quest’ora saranno ad Arenia. Una settimana e saranno al confine.» Rispose il secondo.
«Va bene. In tal caso, aspetteremo. D’altronde, le regole sono di non sconfinare se la base non da ordini precisi, e Vulcania è un caso particolare anche di per sé.»
«D’accordo. Sono solo curioso di sapere cosa ne pensano gli altri.»
 
Da qualche parte a Vulcania, 22/06/4783, circa le 13
«Bene, e questo è quanto.» Disse il primo capitano, gettando il foglio tra le fiamme.
«Si preoccupano troppo. Appena saranno nel territorio delle Fiamme Blu, saranno schiacciati, e noi Fiamme Rosse non dovremo muovere un dito.» Rispose il secondo.
«Piuttosto, avevo sentito dire che quel fuggitivo di Aeria sembrava diretto qui. Ci sono novità?»
«Nessuna. Sembra che sia stato visto ad Espia, e tutti credevano che il suo scopo fosse volare qui a Vulcania, visto che ci sei tu. E invece ancora non si vede.»
«Che peccato, speravo tanto che stesse arrivando. Io e Gliscor abbiamo un conto in sospeso.»
«Solo uno? Dannazione, credo che l’unico a cui Gliscor sta più antipatico sia Pidgeot.» Rispose il primo.
«E io non scommetterei neanche su quest’ultima affermazione.» Ridacchiò il secondo «In ogni caso, presto o tardi arriverà.»
«Questo è sicuro. D’altronde, io ho qualcosa che lui vuole.»
 
Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 14
«Figliolo, lo percepisci anche tu?» Chiese il vecchio, stringendo il bastone tra le zampe.
«Certo papà, come potrei non sentirlo, dopo che per così tanto tempo ci siamo allenati insieme? A quanto pare si è rafforzato ancora.» Rispose il figlio sorridendo.
«Un vero peccato per quella sensazione di malinconia che non lo lascia mai.»
«Già. In ogni caso saranno qui tra un’ora. Tra i suoi compagni, sono in parecchi ad avere un buon potenziale.»
«E uno di loro è sicuramente al pari con lui. Scommetto che si prospetta un periodo divertente.»

 

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Con questo capitolo, vi auguro buon anno, e ricordo a chi ancora non l'ha fatto di votare nel sondaggio

 

 

CAPITOLO 106: LA SCUOLA DELLE TRECENTO ARTI

 

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 15
Dopo essere uscito dalla strada di Arceus, il Gruppo seguì un lungo sentiero sterrato diretto ad ovest, circondato solo dalla pianura, l’erba che si muoveva placida al vento. Qualche albero solitario svettava qua e là, ma la vista si estendeva per chilometri. Emolga, che volava sopra gli altri su richiesta di Eelektross, poteva guardare in ogni direzione. Dietro di loro, si vedevano chiaramente il Draak e la Strada Di Arceus. Data la dstanza, sembravano due linee, una bianca ed una azzurra, che si dirigevano verso nord. A nord, si vedevano in lontananza alcuni villaggi e, sulla linea dell’orizzonte, quella che sembrava essere una città.
Ad est, la pianura procedeva ininterrotta per chilometri, salvo qualche piccolo villaggio ed alcune case isolate. Emolga si chiese quante di quelle fossero scuole. Eelektross gli aveva spiegato che molte scuole sceglievano di posizionarsi in luoghi isolati, per evitare ospiti indesiderati e mettere alla prova gli aspiranti.
Anche a sud, la pianura era interrotta solo da case isolate, dalla Strada di Arceus e dal Draak. Scorse anche qualche bosco. E ad ovest, oltre una costruzione ormai piuttosto vicina, che Emolga suppose essere la Scuola delle Trecento Arti, si vedeva solo pianura e, appena sulla linea dell’orizzonte, quelle che sembravano essere montagne.
Quella vista diede ad Emolga una sensazione di vuoto che non aveva mai provato. Fino ad allora, ovunque fosse stato, si era sempre trovato ad osservare dall’alto qualche ostacolo naturale. Ad Elettria, ovunque fosse andato, aveva sempre visto città, villaggi, montagne o boschi. A Laghia si scorgevano sempre acqua, case e soprattutto Hydroheart. Ad Alvearia osservavi sempre mare, L’Alveare e alcune piccole zone pianeggianti. Ad Aeria, erano sempre presenti laghi, fiumi, foreste. A Velenia ci sono città, villaggi, fiumi ed il mare. A Spettria ed Oscuria era tutto troppo buio, e si vedevano parecchi boschi. Ad Espia era stato troppo poco. Questa era la prima volta che vedeva un paeseggio davvero vuoto, senza ostacoli di alcun tipo.
E si trovò a pensare che, se non fosse partito, non avrebbe mai visto niente del genere. «Anzi,» si disse «se non fossi partito non avrei mai potuto neanche fare un paragone del genere. Sarei rimasto chiuso tra le mie quattro pareti, senza sapere nulla del mondo esterno.»
Rimasi lì, sospeso in aria, lasciadosi cullare dal vento, per parecchi minuti. Poi, ad un segnale di Eelektross, scese riunendosi al resto del Gruppo. Il Gruppo proseguì per qualche minuto, e alla fine arrivò davanti alla Scuola. O meglio al grande portone.
In effetti, dall’alto, Emolga aveva notato che intorno all’edificio si ergeva un largo muro di pietra.il grande portone di legno impediva l’ingresso agli estranei.
«Come facciamo a chiedere di entrare?» Chiese Raichu.
«Oh, non serve, ci avranno percepito da più di un’ora ormai.» Rispose Eelektross.
«Acuto come sempre Eelektross. Un’ora e venti minuti, per essere pignoli.» Disse una voce dall’altra parte del portone. Si sentì il rumore di un catenaccio che veniva staccato, poi il portone si aprì.
«Lucario! Quanto tempo!» Disse Eelektross, sorridendo. I due si colpirono i palmi delle zampe, sorridendo.
«Eelektross, è un piacere rivederti. Ed è un piacere vederti in compagnia.» Disse Lucario, avvicinandosi al resto del Gruppo «Dunque…»
Senza preavviso, li toccò sulla fronte uno per uno, velocissimo. L’unico che riuscì a spostarsi in tempo fu Zangoose, che schivò il tocco.
«Non c’è male, almeno l’hanno visto tutti. Alcuni degli studenti che arrivano qui non si accorgono nemmeno che io sto provando a toccarli. E quelli non superano mai la prova.»
«Allora, che ne dici?»
«Un gruppo interessante. Contando anche te, siete due al livello maestro e tre al livello esperto. E gli altri hanno un potenziale elevato. Oserei dire che almeno cinque di loro in poco tempo sarebbero in grado di raggiungere due di quelli che ho definito esperti.»
«Perfetto, proprio quello che speravo. Adesso, ascolta…»
«Non adesso. Mio padre, il gran maestro, mi ha detto di chiamarvi nel momento in cui foste arrivati. Seguitemi.»
Eelektross annuì e fece un cenno agli altri, seguendo Lucario.
Il pokémon li guidò intorno alla costruzione. Raichu la fissò. Era alta tre piani, con ogni piano circondato da una tettoia di tegole. Nonostante la costruzione in pietra sembrasse solida, i muri erano percorsi da diverse piccole crepe, e i vetri delle finestre erano scheggiati.
«Eelektross, di che parlava?» Chiese Raichu mentre camminava, seguendo Lucario.
«La scuola delle Trecento Arti è una scuola molto particolare. Essa divide tutti coloro che appartengono alla scuola in quattro gruppi: Gran Maestri, Maestri, Esperti e Studenti. Quando Lucario vi ha toccato, ha analizzato le vostre capacità combattive ed ha determinato il vostro livello. E quando Zangoose l’ha schivato, ha potuto affermare con sicurezza che deve essere al livello di un Maestro. Maggiore è il tuo livello, più sei abile nelle Arti, ed in questa scuola l’abilità nelle Arti del combattimento è tutto.»
«Le Trecento Arti. Perché si chiama così?»
«Vedi, questa scuola esiste da più di duecento anni. In questo lasso di tempo, essa ha raccolto ogni Arte del combattimento che ha trovato, per conservarla una volta che si fosse estinta. Il numero di Arti estinte raccolte è trecento, ma quelle conosciute sono molte di più. Il Gran Maestro ne conosce, a livello teorico, oltre 1200. Ognuna di esse viene conservata in una biblioteca, sotto forma di libro, con un minuzioso elenco di ogni strategia ideata con l’uso di quest’arte.»
«E tu quante ne conosci?»                                                                                                        
«Oh, no, io, come fanno del resto numerosi allievi di questa scuola, mi sono dedicato ad una sola Arte, quella del Pugno Sanguisuga. D’altronde, quella del maestro è una scelta che non fano tutti i Gran Maestri. Lucario sarà il prossimo Gra Maestro, ma ha scelto di specializzarsi in poche arti.»
«Quattro, per essere precisi.» Disse Lucario.
«Esatto. Vedrete, da questa scuola si può uscire solo più forti.» Disse Eelektross.
Il Gruppo, attraversato un breve corridoio, arrivò in una grande sala circolare. Qui, a gambe incrociate, erano seduti una decina di pokémon. Davanti a loro, su una sedia, stringendo tra le zampe un bastone bianco, si ergeva un Lucario. Bastava un’occhiata per capire che era lui il Gran Maestro. Emanava un’aria estremamente intimidatoria, intransigente ma al contempo estremamente calma e tranquilla.
«Eelektross, è un piacere vederti.» Disse il Gran Maestro.
«Gran Maestro, è un onore vederla.» Rispose Eelektross, chinando il capo.
«Ed è un piacere conoscere voi.» Disse, guardando uno per uno i membri del Gruppo «Eelektross, credo tu voglia chiedermi qualcosa.»
«Sì, Gran Maestro. Vorrei che per le prossime due settimane, accettaste come studenti i mei compagni.»
Il gran maestro si grattò il mento per qualche secondo «E dimmi, i tuoi compagni accettano di sottoporsi alla prova, come, tutti gli altri allievi?»
Eelektross li fissò e fece loro cenno di annuire. Uno dopo l’altro, tutti chinarono il capo.
«Bene, in tal caso possiamo cominciare.» disse il Gran Maestro, alzandosi.
Raichu alzò la zampa «Se posso chiedere, in cosa consiste la prova esattamente?»
«Dovete fidarvi davvero molto di Eelektross, visto che avete annuito senza esitare, anche se non sapete in cosa consiste la prova. Comunque è molto semplice.» Rispose il Gran Maestro «Dovete solo sconfiggere gli altri studenti, in regolari lotte uno contro uno, per permetterci di determinare a che tipo di Arte siete più adatti.»

 

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CAPITOLO 107: L’ARTE DEL PUGNO DELLE SEI VIE

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 16
Il Gruppo seguì il Gran Maestro e gli studenti fuori dalla grande sala, sul retro della scuola, circondato da radi alberi. Qui trovarono un largo campo d’allenamento rettangolare. Il terreno era spoglio, senza alcun tipo di ostacolo visibile.
«Bene, chi vuol essere il primo?» Chiese il Gran Maestro osservando il Gruppo. Fissandolo bene, Raichu riuscì a vedere meglio il suo aspetto. Sembrava davvero molto anziano. Le ciocche di pelliccia dietro la testa, che nei Lucario normalmente era nera, erano grigie, così come la punta delle orecchie. La punta d’acciaio sulla zampa sinistra era spezzata. Ma osservandolo meglio, Raichu vide occhi accesi e notò le zampe ben strette sul bastone. Poteva anche essere vecchio, ma era indubbiamente ancora in forma.
Raichu stava per farsi avanti, ma fu preceduto da Luxray.
«Io.» Disse il pokémon, guardandolo.
«Ottimo ragazzo, ottimo. Vediamo un po’…» con un movimento impercettibile, il Gran Maestro sfiorò Lucario sulla fronte ed annuì. «Davvero particolare, proprio come pensavo. Bene, vediamo con chi potresti scontrarti… Riolu, nipotino mio, cosa ne dici?»
Gli allievi si fecero da parte, fissando Riolu. Questi sorrise e piegò il capo «Come desideri.»
I due pokémon si strinsero la zampa, poi si posizionarono ai due lati opposti del campo. Lucario si posizionò al centro, tra i due.
«Bene. La sfida si concluderà quando uno dei due si arrenderà o non sarà in grado di continuare. Nel caso uno dei due si dimostri estremamente superiore all’altro l’arbitro si riserverà il diritto di interrompere il combattimento.» Disse.
Dopodichè, Lucario si spostò, uscendo dal campo. «Cominciate.» Disse, sollevando le braccia per poi abbassarle.
Luxray si mosse veloce. In un batter d’occhio coprì lo spazio tra lui e Riolu, colpendo con uno Sgranocchio. Sembrava che fosse andato a segno, ma il Riolu che colpì scomparve, e Luxray si ritrovò ad azzannare l’aria. Luxray si girò e si trovò circondato. Decine di Riolu si aggiravano intorno a lui.
“Ma che…” Pensò Luxray. Poi capì “Doppioteam.”
Luxray iniziò a riflettere. Colpire gli avversari a casaccio sperando di centrare quello giusto sarebbe stata una sciocchezza. Si guardò intorno. Destra, sinistra, davanti, dietro. Le copie erano ovunque. Poi, improvvisamente, scomparvero. Luxray si guardò intorno, cercando di capire dove fosse l’originale. E un colpo lo centrò al petto, da sotto. Il pokémon fu scagliato lontano, rotolando indietro. Nel punto dove si trovava prima, Riolu era emerso da una Fossa che aveva scavato. Guardando bene, Luxray scorse la terra smossa ad una certa distanza dal punto in cui si trovava prima.
“Si è confuso tra le copie e ne ha approfittato per colpirmi di sorpresa.” Pensò Luxray, osservando l’avversario. Questa volta, si mosse con più prudenza. Prese a muoversi lentamente, in circolo, cercando un’apertura. Ma prima che potesse trovarla, il pokémon  scomparve, e un attimo dopo decine di copie erano tutt’intorno a lui.
Luxray non si fece cogliere impreparato. Anziché attaccare, usò Magnetascesa, sollevandosi da terra. Sicuro di non dover temere attacchi dal basso, si guardò intorno. Le copie lo circondavano. Davanti e dietro, a destra e a sinistra, come prima non era in grado di distinguere le copie dall’originale.
Stava ancora cercando di capire come risolvere il suo dubbio, quando qualcosa lo colpì alla schiena, facendolo arrivare ad un palmo dal suolo, dove il magnetismo lo fermò.
“Ha saltato e mi ha colpito alla schiena, anche se non so con cosa. Che razza di tecnica usa?”
«Oh, l’Arte del Pugno delle Sei Vie.» Commentò Eelektross, fuori dal campo.
«Mio figlio è estremamente orgoglioso di averla imparata. Ci sono voluti mesi per imparare a mantenere le copie fino all’ultimo istante prima di colpire.» Rispose Lucario, sorridendo.
«Lo credo. Mantenere il Doppioteam per tutto quel tempo richiede parecchia energia.»
«Per non parlare della difficoltà nel comprendere il modo di pensare dell’avversario ed agire di conseguenza.»
«Luxray è nato e cresciuto ad Elettria. Non è abituato ad avere a che fare con i pokémon che possono colpire dall’alto, perché ce ne sono ben pochi. Essendo abituato a combattere sulla terra, con attacchi che provengono dalle quattro direzioni, non si premunisce contro quel tipo di attacchi. E avendo una mossa che lo protegge dagli attacchi sotterranei, non si preoccupa di evitarli. Contro di lui, la mossa migliore è usare queste due tecinche.» Disse Luxray.
«Lo immaginavo. Ricordi? Era anche un tuo punto debole.»
«Ed è stato uno dei più difficili da superare. Non è facile abituarsi a tenere d’occhio sei direzioni. E io sono stato già avantaggiato dall’essere in possesso dell’abilità Levitazione.»
«In ogni caso, temo che per il tuo compagno sia già finita. Temo che dovrò interrompere l’incontro.»
«Aspetta e osserva. Vedrai, Luxray riuscirà a reagire.»
Luxray si guardò intorno. Le copie lo avevano circondato di nuovo.
“Da dove stavolta?” Si chiese, guardandosi intorno. Era stato colpito ancora, una volta sul fianco destro ed una sul viso. Ormai avevo più o meno capito la strategia dell’avversario. “Mi chiedo se…”
Poi alle sue spalle sentì un lieve rumore. Le copie scomparvero.
Luxray fu un lampo. Si girò e colpì con Furto. La mossa andò a segno questa volta. Riolu fu scagliato indietro.
“Come pensavo. Il momento in cui è più vulnerabile è quello in cui deve colpire. Se riesco a capire la direzione da cui attaccherà in tempo, posso contrastarlo. E per capirlo devo usare i suoni.”
Da quel momento, dalla situazione di vantaggio, Riolu si trovò sullo stesso piano di Luxray. Facendosi guidare dal suono anziché dalla voce, Luxray riuscì a colpirlo diverse volte, e a schivare i suoi attacchi.
«Che ti dicevo? Luxray è superiore a Riolu sia in potenza che in abilità combattive. Riolu può essersi addestrato quanto vuole, ma è da quando è un cucciolo che Luxray combatte per davvero.» Commentò Eelektross, sorridendo.
«In ogni caso, è ammirevole che abbia capito come contrastarlo così in fretta. Le copie sono perfette alla vista, ma non emettono alcun suono. Se si ascolta con sufficiente attenzione, è possibile capire da che direzione arriverà l’attacco.» Rispose Lucario.
«Ma questo, nel caso di tuo figlio, significa reagire esattamente nell’attimo in cui attacca.»
«E per questo sono sinceramente impressionato. Devo dire che mi vengono in mente almeno una decina di Arti adatte a lui, tutte basate sui suoi artigli o i suoi morsi.»
«Stringi un po’ il cerchio, non abbiamo il tempo.»
«Sì, credo di averne una. Hai detto che conosce Sgranocchio, Fulmindenti, Magnetascesa e Furto, vero?»
«Già. Credo preferisca usare attacchi fisici, anche se quando l’ho conosciuto aveva anche alcuni attacchi speciali.»
«Capisco. Allora non preoccuparti. So esattamente cosa fare.»
Poi Lucario entrò in campo. I due pokémon si fermarono, fissandolo.
«Bene, direi che è abbastanza. Riolu, ottimo lavoro. Luxray, ho visto quello che mi serviva. So esattamente cosa serve a te.»
Luxray sbuffò, poi uscì dal campo senza rispondere.
«Bene. Chi vuole essere il prossimo?» Chiese Lucario, guardando gli altri.
Il Gran Maestro sorrise guardandoli. Amava vedere le giovani leve allenarsi verso il futuro.
“E a quanto pare non sono il solo ad ammirare lo spettacolo.” Pensò. Da un albero, due occhi li fissavano.

 

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CAPITOLO 108: AMMISSIONE

 

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 18
Raichu osservò gli studenti. All’inizio aveva creduto che non fossero pericolosi, ma dopo aver visto gli ultimi combattimenti si era ricreduto.
Dopo Luxray, Lucario aveva iniziato a scegliere personalmente chi far combattere.
“Ho analizzato le vostre auree mentre assistevate al combattimento, quindi ora sceglierò io l’ordine se non vi spiace.” Aveva detto.
Prima era toccato a Plusle e Minun, che avevano combattuto contro Makuhita e Meditite, due studenti dell’Arte del Pugno Mentale. I due pokémon Elettro si erano fatti valere, ma Makuhita e Meditite erano chiaramente superiori. Dopo un breve combattimento, Lucario si era comunque dichiarato soddisfatto, interrompendo il combattimento. “Non sono combattenti di alta classe, certo, ma vedo in loro un altro tipo di potenzialità per l’Arte dell’Elettricità Fantasma.” Lo sentì dire ad Eelektross, che annuì.
Flaaffy ebbe un breve lotta contro un Tyrogue. Flaaffy fece del suo meglio, venendo ammesso, ma non era al livello dell’avversario, pur essendo riuscito ad assestare diversi buoni colpi. Raichu era sorpreso dai progressi che aveva fatto quello che una volta era la recluta peggiore dell’S.T.
Subito dopo toccò ad Abra, che riuscirono a risvegliare con non poca fatica. Il timidissimo pokémon si trovò a combattere contro Scraggy. Raichu non avrebbe scommesso nulla su di lui, invece Abra si comportò bene. Schivò gli attacchi dell’avversario e riuscì anche a colpirlo con uno Introforza.
«Oh, interessante. Non credevo fosse così abile.» Commentò Zorua, ammirato.
«Ho sentito dire che in realtà è molto meno potente di suo fratello minore, il principe Kadabra. Non che abbiano molto in comune. Se Abra brilla nello studio, specialmente della storia e della grografia, di contro è molto timido. Ho sentito dire che suo fratello è un abile guerriero, un bravo comandante, una persona brava a parlare alle folle e anche un discreto chimico.» disse Trubbish.
«Brutta storia. Abra è il fratello maggiore, ma se il popolo dovesse preferire suo fratello, non gli rimarrebbe nulla. Maledetto il sistema di scelta del re di Espia.» Disse Lamp.
«E perché? Suo fratello potrebbe essere un buon re.» Rispose Zorua.
«Non lo so. Ha un’aria spaventosa. Quando l’ho incontrato, ho sentito un brivido.»
Alla fine, Lucario dichiarò che Abra aveva superato il test.
Zorua, Trush e Lamp combatterono in squadra. Fu una lotta dura, ma i tre prevalsero su Mankey, Timburr e Pancham.
«Quei tre insieme combattono bene direi.» commentò Eelektross.
«Sì, davvero.» Rispose Luxray «Ma senti capo, perché la scuola è così in basso in classifica?»
«Oh, le altre scuole saranno più forti, non credi?»
«No, non credo, e non lo credi neanche tu. Scommetto che tu lo sai.»
«Stai diventando un po’ troppo furbo per i miei gusti. Comunque hai ragione. La verità è che…»
«Che mi rifiuto di entrare in una stupida competizione al solo scopo di salire in una graduatoria.» Disse il Gran Maestro avvicinandosi. «In ogni caso, Eelektross, c’è qualcosa di cui dovrei parlarti.»
Eelektross ed il Gran Maestro si allontanarono. Poco dopo, Eelektross tornò indietro, giusto in tempo per vedere Tri entrare in campo.
Il Pokémon Elettro si preparò a lottare.
«Dici che è una buona idea far lottare Tri? Sai, per la questione del Locomothunder.» Disse Raichu.
«Tri non rischia di fare del male a qualcuno. Quello che rischia sei tu.» Disse Eelektross.
Raichu rimase interdetto per qualche momento. Eelektross aveva ragione, e lui lo sapeva. Quello che davvero doveva imparare a controllare il potenziale del Locomothunder era lui. Gli torno in mente Banette che si accasciava, le scintille che sprizzavano tutto intorno colpendo anche Draak.
Tri si dimostrò abile, anche se Mienfoo alla fine lo sconfisse. Nonostante ciò, Lucario dichiarò che Tri aveva meritato l’ammissione.
“L’ha meritata Tri o il Locomothunder?” Si chiese Raichu. Il piccolo pokémon l’aveva usato contro Mienfoo, e anche se questi era stato colpito solo di striscio gli effetti si erano visti “Anzi, non dovrei chiamarlo Locomothunder. Dovrebbe essere l’unione di Locomovolt e un’altra mossa di Tri. Forse Fulmine.”
Raichu si guardò intorno. Ormai erano rimasti in pochi. Mud, Draak, lui, Emolga e Zangoose. Poi avrebbero finito.
Tra i membri della scuola, oltre a quelli con cui avevano combattuto finora, erano rimasti Hawlucha, un Hitmonlee, un Primeape e, ovviamente, Lucario ed il Gran Maestro.
Fu il turno di Emolga contro Hawlucha. Fu un’ottima battaglia secondo Lucario. Quando ebbero finito, erano entrambi sudati e stanchi. In ogni caso, Lucario dichiarò che Emolga aveva vinto.
Mud entrò in campo contro Hitmonlee. Non riuscì a batterlo, ma Raichu rimase sorpreso dai progressi del pokémon. “Anche lui è cresciuto davvero. Come tutti, del resto.”
Draak combattè contro Primeape. Per tutto il tempo, Raichu rimase con il fiato sospeso, chiedendosi chi avrebbe vinto. E soprattutto, preoccupato per il rischio che Draak perdesse il controllo.
Fortunatamente la lotta si concluse senza incidenti. Primeape sconfisse Draak, ma ne uscì piuttosto malconcio. Lucario dichiarò che Draak era ammesso.
«Meno male,» commentò Eelektross «Draak era uno dei due che mi preoccupava di più.»
«E l’altro?» Chiese Raichu.
«Ce l’ho davanti.» Rispose il pokémon.
Lucario fece un cenno a Raichu.
«Contro chi devo combattere?» Chiese Raichu.
«Contro di me.» Rispose Lucario, mettendosi in posizione. Dopo un attimo di incertezza, Raichu lo raggiunse sul campo.
“Gli altri sono tutti cresciuti” si disse “vediamo quanto sono cresciuto io.”
 
Elettria, Palazzo Reale, 22/06/4783, circa le 18
«E abbiamo terminato il conteggio dettagliato delle truppe. In totale, ci sono 180.000 membri della Marina di Laghia, 60.000 membri dell’Esercito di Alvearia, 40.000 membri dell’Aviazione di Aeria. E…» Galvantula, davanti alle cifre, non riuscì a fare a meno di esitare un momento «E 7.000 membri dello Squadrone del Tuono.»
“Niente di cui sorprendersi.” Pensò Electivire IX. Elettria era probabilmente la terra pacifica per antonomasia. Dai tempi della Rivoluzione dei Dodici Ducati, solo una guerra aveva avuto luogo nel paese. E il re dell’epoca vi era morto. “Un gran bel presagio, niente da dire.” Ma cosa si aspettava, che un popolo che per generazioni non aveva avuto bisogno di lottare fosse in grado di passare così velocemente in assetto da guerra? Elettria aveva dodici milioni di abitanti, ma di questi quanti erano davvero in grado di lottare abbastanza bene da non risultare semplice carne da macello in un campo di battaglia? Un centesimo, forse. E di questi, quanti avrebbero accettato di arruolarsi? Un decimo? A quanto pareva, persino quel numero era troppo positivo.
«Oltre a ciò, signore, gli abitanti di Elettria si stanno radunando nelle grandi città. Molti, però, rifiutano di fare più di questo.»
«Già, c’era da aspettarselo.» La maggioranza degli abitanti di Volt Port se n’era andata, ma lo stesso non si poteva dire delle altre città. Ampere City, soprattutto, con la sua Cattedrale Arceista. Si aspettava che i sacerdoti avrebbero rifiutato di andarsene. Non si aspettava che lo facessero anche tutti gli altri.
“Che altro può succedere?” Si chiese.
Lo avrebbe scoperto fin troppo presto.

 

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E pubblicato ciò vado a cambiare il rating su EFP, in via precauzionale

 

Oh, giusto, devo dare due avvisi: primo, avete tempo fino al prossimo capitolo per votare per il sondaggio (andate nella sezione commenti per votare). Poi verrano pubblicati i risultati. Secondo, grande annuncio sempre nella sezione commenti.

 

 

 

CAPITOLO 109: LOCOMOTHUNDER

 

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 18
Lucario e Raichu si fissarono per qualche secondo. Raichu studiò l’avversario, ma i penetranti occhi scuri dell’altro non gli permettevano di capire cosa stava pensando. Decise di passare all’azione.
Scagliò un Tuono, dritto verso l’avversario. Lucario unì le braccia per poi dividerle, e tra di esse comparve un osso, bianco come il Buonlatte. Con un solo, fluido movimento, Lucario deviò il Tuono, che si schiantò al suolo.
“Ossoraffica” pensò Raichu “Proviamo così allora.” Scagliò un secondo tuono, ma questa volta non mirò a Lucario, bensì al terreno davanti a lui. Il Tuono sollevò una nube di polvere e sassi, che volarono contro l’avversario. Prima che la polvere si diradasse, Raichu saltò, per poi calare dall’alto con un Codacciaio verso il punto in cui si trovava Lucario.
L’Ossoraffica lo centrò in pieno pettò, cinque colpi talmente veloci da sembrare uno solo, scaraventandolo via. Mentre era ancora in volo, boccheggiante, un’ombra apparve sopra di lui. Lucario lo colpì al petto con una Palmoforza, e Raichu precipitò al suolo.
Si risollevò faticosamente, mentre con un solo, elegante gesto, Lucario atterrava e si preparava al prossimo attacco.
“Mi ha assestato sei colpi in pochissimo tempo.” Pensò Raichu. Lucario aveva ancora in mano l’osso, pronto a colpire.
«Raichu ha avuto una buona idea prima» commentò Eelektross «Ma avrebbe dovuto tenere conto delle abilità del suo avversario.»
«Che vuoi dire?» Chiese Emolga.
«I Lucario possono leggere l’aura. Non puoi attaccarli di sorpresa con un attacco ravvicinato. Per Lucario, Raichu era visibile come se la polvere non ci fosse stata.»
Questa volta, Raichu cambiò tattica. Si lanciò verso Lucario, poi, appena fuori dal raggio dell’Ossoraffica, scagliò una Scarica. L’attacco fu efficace, e Lucario fu costretto ad arretrare. E mentre arretrava, Raichu lo aggirò velocemente, portandosi dietro di lui, per poi colpire con un Codacciaio.
Lucario parò l’attacco usando l’osso, e i due presero a scambiarsi colpi. Codacciaio e Ossoraffica continuarono ad incrociarsi, colpo su colpo.
Raichu scorse un’apertura nella guardia dell’avversario e colpì, ma un attimo dopo una Palmoforza lo scagliò via. “Ha aperto la guardia di proposito, sapendo che avrei colpito lì. Non ci siamo, è troppo abile. Così non posso batterlo. Devo provare a usare il Locomothunder.” Raichu caricò il corpo. Quando l’elettricità divenne insostenibile, si scagliò in avanti.
Lucario rimase decisamente sorpreso. L’attacco era molto, molto più potente di quanto si aspettasse. Cercò di bloccarlo con l’osso, ma quello si spezzò come un ramo vecchio. Raichu gli fu addosso, ma all’ultimo Lucario riuscì a scansarsi. Un po’ di elettricità lo colpì comunque, causandogli qualche danno, ma il pokémon resistette.
“Un colpo potente, ma…” «Avanti ragazzo, so che questo non è il tuo pieno potenziale. Forza.» Disse, rivolgendosi a Raichu. Il pokémon era imperlato di sudore, e aveva il respiro affannato.
Quelle parole lo colpirono come un fulmine. Ripensò a quello che gli aveva detto Zangoose “Il vero potenziale del Locomothunder. il Locomothunder non permette all’utilizzatore solo di unire tra loro Locomovolt e Tuono, ma anche qualsiasi altra mossa egli conosca.” Da quando Zangoose gliel’aveva detto, Raichu aveva passato ogni momento libero a cercare di capire come unire tra loro due mosse diverse. “Devo provarci.” Raichu si concentrò. Prima usò Codacciaio, e la sua coda si indurì, divenendo resistente come l’acciaio temprato. A quel punto, si lanciò contro Lucario. Saltò, e mentre era in volo cercò di usare Tuono e di convogliare l’elettricità nella coda.
Per un attimo, ci riuscì. La coda, pesante come l’acciaio e carica di elettricità si abbattè su Lucario, che la bloccò con un nuovo Ossoraffica. L’osso si incrinò, arrivando quasi a spezzarsi, ma un attimo dopo l’elettricità sembrò esplodere. Un forte contraccolpò spedì Raichu a terra, mentre la carica elettrica si dissipava.
Faticosamente, Raichu si rialzò di nuovo. La coda pulsava, e il corpo era tutto un livido. “Ma ce l’ho fatta. Solo per un attimo, ma ce l’ho fatta.”
Lucario annuì «Bene, è abbastanza» disse, facendo scomparire l’osso «Credo proprio che tu abbia molto potenziale. Sei ammesso.»
Raichu, quasi senza forze, si allontanò dal campo, esausto. Solo in quel momento, quando uscì, gli venne in mente una cosa “Ha usato solo due mosse contro di me.”
«Adesso, suppongo tocchi a te.» Disse indicando Zangoose. Questi annuì ed entrò in campo.
«Contro chi dovrei combattere?» Chiese, guardandosi intorno. A parte il Gran Maestro, erano rimasti solo due studenti della scuola, un Mankey e un Machop «Loro due?»
«No, no. Loro sono due nuovi studenti, non credo sarebbero in grado di reggere più di qualche minuto contro di te.» Rispose il Gran Maestro.
«Quindi chi dovrò affrontare?»
«Oh, c’è qualcuno che sarà ben lieto di affrontarti.» E detto ciò, il Gran Maestro si avvicinò ad un albero e lo colpì con una Palmoforza, facendolo tremare dalla base fino alla cima.
Un pokémon cadde al suolo.
 
Elettria, Druderfort, 22/06/4783, circa le 18
Liosk, anziano Heliolisk Capitano dell’S.T., guardò i pokémon che componevano la squadra. Gli avevano dato il comando di quaranta pokémon, il che di per sè era un onore. Peccato che dopo tre giorni di marcia da Electronvolt a Druderfort, aveva capito che unire dieci membri dell’esercito di ogni paese era stata una strategia rischiosa.
 Se da un lato gli abitanti di Aeria ed Alvearia andavano d’accordo, lo stesso non si poteva dire per questi ultimi e quelli di Laghia.
“Tutta colpa delle vecchie inimicizie.” Pensò. Era abbastanza noto che qualche secolo prima Alvearia e Laghia erano una subordinata dell’altra. “E questo non gli è mai passato di mente.”
Osservò il paese. Druderfort, così si chiamava, era abbarbicato tra il Monte Incrotuono ed il Monte Scarica, nel nord di Elettria, vicino al confine con Terria. Niente di più che un piccolo villaggio di Cacciatori di Bacche ed un posto di guardia per il Passo di Thundurus, che collegava Elettria con il Grande Deserto. Eppure, da troppi giorni, nessun messaggio arrivava dal villaggio.
“Qui Purrloin ci cova.” Pensò Liosk, guardando la porta della città, aperta e senza nessuno di guardia.
«Cross» Chiamò. Un attimo dopo, il Crobat si avvicinò. «Vedete qualcuno in città da sopra?»
«Nossignore. Sembra non esserci anima viva.» Liosk durante il viaggio aveva capito fin troppo bene chi era considerato il vero capo nei vari gruppi, e lo aveva portato dalla sua parte. E Cross, Tenente dell’Aviazione, era sicuramente il capo tra i suoi.
«Come temevo. Bene, ascoltate.» si girò verso il resto delle truppe «Entrate in città in squadre da quattro. Un componente per ogni esercito. Voglio che controlliate da cima a fondo, senza tralasciare nulla. Se non trovate nessuno, cercate indizi su cosa possa essere successo.»
Esplorarono da cima a fondo il villaggio, senza tralasciare case, rimesse, capanni, qualunque nascondiglio possibile. Non c’era nessuno. Alcune costruzioni presentavano evidenti segni di colluttazione. Una casa aveva il tetto bruciato e l’interno semi distrutto, come se qualcosa di grosso e pesante si fosse incollerito contro i mobili. Il tutto condito con macchie ai muri di un rosso ben poco rassicurante.
“Ma che diavolo è successo qui?” Si chiese Liosk.

 

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Regolamento del GDR qui.

 

 

 

CAPITOLO 110: ARRIVO DELL’EVASO

 

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 19
Quando il pokémon caduto dall’albero si rialzò in piedi, Raichu lo riconobbe.
Gliscor si massaggiò la testa «Se me l’aveste chiesto sarei sceso, sapete?» Borbottò.
«Può darsi, ma ho preferito non rischiare.» Rispose il Gran Maestro.
«Bah, bel trattamento per un ferito convalescente.» Commentò Gliscor. Raichu lo fissò bene e capì cosa intendeva. Aveva una grossa ferita sulla fronte. Mancava un pezzetto dell’ala sinistra, e delle due punte sulla coda ne era rimasta una sola, mentre l’altro era ridotto a un moncone spezzato.
Nei confronti del pokémon, Raichu provava sentimenti contrastanti. Se da un lato avevano combattuto contro lui e i suoi Tenenti, e i pokémon sarebbero stati ben lieto di catturarli tutti, dall’altro era stato anche merito suo se erano riusciti a fuggire da Aeria, quando gli altri capitani ed un Generale li avevano attaccati.
«Che ci fai qui?» Chiese alla fine.
«Ma come, non posso sentire la mancanza di pokémon così divertenti?»
Raichu lo fissò, e Gliscor scoppiò a ridere «Ah, d’accordo, va bene. Vuoi la verità? Eccotela. Dopo che siete scappati io e i miei tre Tenenti siamo stati catturati. Ci hanno sbattuto in quattro celle separate, per poi, nelle loro intenzioni, spedirci ad Elettria uno alla volta. Hanno cominciato con me. E hanno fatto un errore. Quando mi hanno portato nella Sala di Teletrasporto, ho distrutto la macchina, danneggiando l’intero sistema di trasferimento, e sono scappato. Poi, a Velenia, mi sono fatto vedere a Venom Port, ho approfittato delle ricerche e mi sono intrufolato nella base dell’Organizzazione.»
“Questo spiega parecchie cose.” Pensò Raichu. Ricordava che Zorua aveva detto che L’Organizzazione non era riuscita a trasportare lui e Trubbish da Oscuria per problemi nel sistema di trasferimento, e che erano riusciti a fuggire dalle prigioni di Velenia perché un traditore di Aeria era stato avvistato.
«Nella base, ho scoperto parecchie cose. Un rapporto, ancora fresco, diceva che eravate stati visti a Venom Port. Un altro comunicava che i capitani dovevano prepararsi per recarsi ad Oscuria in supporto ai capitani assegnati. Infine, ho trovato quello che cercavo.»
«Quello che cercavi?» Chiese Eelektross.
«Io sono scappato, ma i fratelli Gligar e Mandibuzz no. E che ci crediate o no, io a quei tre voglio bene. Ricordo i vecchi tempi, quando eravamo solo noi quattro, a rubare e fuggire da quell’odioso di Aerodactyl. Già, solo noi quattro, prima di questa follia in cui ci siamo gettati per una vuota promessa di potere.» Per un attimo, Raichu fu certo di aver visto una lacrima sul viso di Gliscor. Poi Gliscor si passò una chela sul viso, e la lacrima scomparve.
«E li hai trovati?» Chiese Emolga.
«Sì» ammise Gliscor «O meglio, ho scoperto dove sono.»
«Perché ho come l’impressione che non siano in buone mani?» Domandò Luxray.
«Perché sono finiti nelle mani di un capitano di Vulcania. Un capitano che mi odia per un motivo che non ricordo nemmeno. A quanto pare, lo ha chiesto lui stesso dopo che sono evaso. Per attirarmi in trappola, suppongo.»
«E così ti sei mosso verso Nord.» Disse Raichu.
«Sì. Credevo non vi avrei più reincontrato, visto che volevo solo muovermi a piena velocità verso Vulcania. Invece, inaspettatamente, vi ho avvistati mentre volavo poco fuori Medium City.»
“Certo. Gli Unown ci hanno teletrasportato direttamente a Medium City, e noi lo abbiamo raggiunto.” Pensò Raichu.
«E così ho deciso di seguirvi. Modestamente, sono piuttosto bravo, visto che non ve ne siete accorti, a differenza sua.» Disse indicando il Gran Maestro.
«Oh, eri nascosto in modo eccellente. Purtroppo per te, però, l’aura non si può nascondere con la stessa facilità.» Commentò questi, con un sorrisetto.
«Me lo ricorderò la prossima volta. Comunque» disse «Credo tu vogli farmi sfidare quello lì, dico bene?»
«A te la scelta. In alternativa, ti sbatto fuori dalla mia Scuola.»
«E cosa mi assicura che non lo farai comunque, dopo?» Chiese Gliscor.
«Oh, ho l’impressione che loro non abbiano intenzione di lasciarti andare via così facilmente.» Rispose, indicando Raichu ed Eelektross.
E i due stavano in effetti pensando la stessa cosa. “Gliscor è una fonte di informazioni che potrebbe essere vitale. Non possiamo lasciarlo andare.”
«Per questo» proseguì il Gran Maestro «Ti offro una possibilità. Combatti contro di lui e diventa allievo della scuola come loro. Potrai rafforzarti, preparandoti a salvare i tuoi compagni, e nel frattempo Eelektross si prenderà le informazioni che gli interessano.»
“Dovevo aspettarmi che mio padre non avrebbe lasciato andare un combattente di quel livello.” Pensò Lucario. E Gliscor abile lo era di sicuro, almeno al livello di Eelektross.
«Accetto.» rispose Gliscor «Anche se in realtà lo faccio solo per quei due. Mentre loro saranno allievi qui potrò vederli lottare. E quando lottano, sono dannatamente divertenti.»
Detto ciò, si mise in campo, in posizione, e fece cenno a Zangoose. «Allora, vuoi farti sotto?»
Zangoose si mise in posizione di fronte a lui «Con piacere.»
 
Druderfort, piazza centrale, 22/06/4783, circa le 19
«Forza, muovetevi! Voglio che sia tutto pronto per il tramonto.» Disse Liosk «Sbrigati Beem! Quei carri non si caricheranno da soli.» Beem, il Combee, prese a muoversi febbrilmente.
Liosk guardò i tre Magnezone. L’S.T. aveva chiesto e ottenuto dalla Magne Tribù, il popolo errante delle pianure del sud ovest, carrettieri e carri per trasportare merci, poi ne avevano assegnati un paio a tutte le squadre.
“Ci avevano mandati per controllare che problemi ci fossero, e consegnare i due carri. Invece, li stiamo usando per caricare tutte le scorte della base e riportarle a Electronvolt.” Pensò tristemente. Dopo essersi accertati che non ci fosse davvero più nessuno in città, avevano iniziato a svuotare la base dell’S.T., portando via tutto ciò che poteva essere utile.
“Almeno ci hanno risparmiato il triste compito di seppellire i cadaveri e trasportare i feriti.” Perché di cadaveri e feriti dovevano essercene stati parecchi, di questo Liosk era sicuro. Lo aveva appurato quando, aprendo la porta della camerata, si era trovato davanti il resto della coda di un altro Heliolisk, oltre a macchie di sangue e segni di combattimento un po’ ovunque in città. Ma dove fossero finiti, i vivi come i morti, questo Liosk non lo sapeva. In città non c’erano, e neanche intorno, lo avevano confermato li esploratori che aveva mandato.
Senza pensare, entrò nella base. I suoi sottoposti stavano portando via tutto quello che potevano prendere. Liosk fissò la sala comune, vuota. Un tempo, su quei tavoli si erano seduti decine di soldati. A quella scrivania si erano presentati decine di vittime in cerca di giustizia. Quei muri avevano visto decine di colpevoli. E ora, sarebbero rimasti lì, a prendere polvere, aspettando inutilmente il ritorno di qualcuno.
Si chiese spontaneamente che cosa ne sarebbe stato di quel paese. “Forse dopo la guerra verranno nuovi abitanti.” Si disse. Perché era chiaro che quello era il primo vero atto di una guerra. “Quando tornerò indietro devo avvisare tutti. Dovremo far controllare gli altri villaggi, e le piccole città. Sì, direi che mi conviene sbrigarmi.”
«Cross» disse Liosk «Scegli i più veloci dei tuoi e mandali indietro. Che seguano percorsi diversi, per evitare rischi. Voglio che ad Electronvolt siano informati di tutto.»
Poco dopo, tre pokémon spiccavano il volo. Liosk li seguì con lo sguardo finchè non sparirono del tutto.

 

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Vi ricordo che il GDR è qui ^^

 

 

CAPITOLO 111: L’EVASO E L’INFILTRATO

 

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 20
«Bene, cominciate!» Disse il Gran Maestro.
Gliscor si scagliò su Zangoose, colpendo con Forbice X. Le due chele scesero su Zangoose, che però riuscì a bloccarle al volo con gli artigli. Un Tritartigli si diresse al petto di Gliscor, ma questi lo bloccò con la coda. Poi si lanciò su di lui, le chele allungate in avanti, pronto a colpire con Acrobazia. Zangoose rispose con una Forbice X, e i due attacchi si scontrarono in aria.
Da quel momento, iniziarono a scambiarsi colpi in rapidissima successione. Tritartigli, Forbice X, Forbice X, Acrobazia, Ferrartigli, Battiterra.
Raichu guardò quello scambio di colpi incantato. Riflettè “L’ultima volta che ho combattuto contro Gliscor ho vinto solo grazie al Locomothunder, e solo perché Eelektross mi ha aiutato con Pioggiadanza.”
«Raichu» Disse Eelektross, avvicinatosi silenziosamente «dimmi, credi di poter vincere contro uno di loro?»
Il pokémon rispose senza esitare «No.»
Eelektross annuì «Bene, vedo con piacere che te ne sei accorto da solo. E dimmi, chi vincerà tra loro due?»
Questa volta, Raichu non seppe cosa rispondere.
«Vuoi un consiglio? Prova a pensare a ciò che sai di loro.»
E Raichu l’aveva fatto.
Zangoose era indubbiamente forte. E poi era intelligente, e molto abile come spia. Proprio poche ore prima, mentre camminavano nella vasta pianura, aveva chiesto a Zangoose come avesse fatto a non farsi riconoscere dai gruppi criminali in cui si era infiltrato, visto che era così famoso nella malavita. Il pokémon aveva sorriso, per poi estrarre un piccolo contenitore di legno. Lo aveva aperto, mostrando il contenuto. Dentro, c’era una strana poltiglia rossa. “Con questa, posso colorare la parte blu della mia pelliccia, facendola diventare rossa. In questo modo, sembro solo uno Zangoose come tanti altri, anche se questa roba poi fa una fatica incredibile a venir via.” Gli aveva detto, prima di riporre l’oggetto.
Ripensò a quello che Zangoose gli aveva raccontato quella notte alla Città Sconosciuta, e ripensò a quel poco che sapeva di lui in combattimento.
Poi fece lo stesso con Gliscor. Pensò a quando aveva incontrato il pokémon la prima volta. A quello che gli aveva detto il Generale Aerodactyl. A quello che aveva raccontato loro Gliscor poco prima. E alle sue capacità in battaglia.
«Sono alla pari.» Disse Raichu.
«Esatto. E come tale, il risultato di questo incontro è imprevedibile.» Eelektross annuì «E adesso, un’ultima domanda: Credi che loro potrebbero sconfiggere Houndoom, quello che abbiamo incontrato a Vulcania?»
Raichu riflettè per un po’, poi scosse la testa «Da soli, sicuramente no.»
«Molto bene. E ora voglio che pensi a questo Raichu: loro ora non potrebbero, e gli ci vorrà parecchio allenamento. Ma io sono convinto che tu, se ti allenassi come si deve, sviluppando le tue capacità, potresti superarli.» E detto ciò Eelektross si era allontanato, lasciando Raichu da solo a riflettere.
Nel frattempo, la lotta tra Zangoose e  Gliscor proseguì. I due erano in perfetta parità. Colpo dopo colpo, i due si stancarono, ma riuscirono a mettere a segno ben pochi attacchi.
Alla fine, Gliscor cercò di colpire Zangoose con Ghigliottina. Zangoose schivò, e centrò Gliscor al petto con Tritartigli. Il pokémon arretrò, scoprendosi per un attimo, e fu sufficiente. Zangoose si lanciò su di lui, colpendo a ripetizione. Gliscor cedette, cadendo in ginocchio.
«Bene. Con questo abbiamo finito.» Disse il Gran Maestro «Siete tutti ammessi.»
«Una grande lotta.» Commentò Zangoose, allungando la zampa verso Gliscor, per aiutarlo a rialzarsi.
«La prossima volta non andrà allo stesso modo.» Borbottò questi, accettando però l’aiuto dell’altro.
«Ne sono certo.» Rispose Zangoose, aiutandolo.
«Non ci siamo già visti da qualche parte?» Disse Gliscor fissandolo, dopo essersi alzato «Ho avuto questa sensazione fin da prima.»
«Forse mi confondi con qualcun altro.» Rispose Zangoose, guardando altrove.
«Uhm… Bah, può darsi. Non sono mai stato bravo con le facce.» Rispose Gliscor, annuendo. Poi i due uscirono dal campo, dirigendosi verso il resto del Gruppo.
 
Da qualche parte ad Elettria, 22/06/4783, circa le 21
«Alla Battaglia di Druderfort!» Gridò una voce, sollevando il Succo di Baccauva.
«Alla Battaglia di Druderfort!» Fu la risposta che gridò come un sol pokémon l’intera sala. Le bevande cozzarono tra di loro, un brindisi dopo l’altro.
In disparte, Ampharos V fissò tutto senza parlare. Erano passati sei giorni dalla Battaglia di Druderfort, ma da come i membri dell’Organizzazione festeggiavano, sembrava fosse stata appena poche ore prima.
Sembrava che fosse stata chissà quale grande battaglia, ma il Professor A. sapeva la verità.
Quella “Battaglia” era stata né più né meno che un massacro. E come poteva essere altrimenti? A Druderfort vivevano, prima dell’attacco, poco più di duecento pokémon, di cui solo una trentina membri dell’S.T. Contro di loro, erano stati mandati più di trecento membri dell’Organizzazione, tra cui il Capitano Eon, recentemente divenuto Progetto S-81, il suo Tenente Jolt, ex-Capitano, e diversi altri esperimenti M ed S di basso rango. E Durant aveva inviato lui. “Osservazioni sul campo”, le aveva chiamate, ma Ampharos V aveva afferrato il messaggio “Questo accadrà anche per colpa tua. Apri gli occhi, ormai sei coinvolto. Ormai sei nostro.”
Ampharos era andato, ed aveva osservato. L’attacco era iniziato a notte fonda. Aveva visto i membri dell’Organizzazione attaccare le mura di tronchi. Un colpo, due colpi, tre colpi, quattro colpi. Aveva contato, mentre l’Organizzazione distruggeva le mura e dilagava nella città, al seguito del Capitano Eon. L’S.T. si era schierata al completo, ma era stata spazzata via. Poi i membri dell’Organizzazione si erano dati alla distruzione. Avevano attaccato tutti, arrivando ad uccidere chiunque opponesse resistenza.
Gli era stato ordinato di seguire il Capitano Eon e lui lo aveva fatto. E d’altronde, se fosse fuggito lo avrebbero ucciso. Lo aveva seguito mentre il capitano irrompeva nella Sala Grande della Base dell’S.T., lo aveva seguito mentre ordinava di controllare tutte le stanze. E c’era stato in quel momento agghiacciante.
Un Heliolisk e la sua famiglia si erano nascosti nel dormitorio delle guardie. Il padre si era messo in mezzo, per proteggere la moglie e i due figli. Si era dimostrato abbastanza abile da sconfiggere due membri dell’Org, ma poi Eon lo aveva sfidato.
Era stato un assassinio, niente di più. Eon gli aveva tagliato la coda con un Ombrartigli, poi lo aveva trapassato con un secondo colpo, uccidendolo. L’Heliolisk era morto davanti alla sua famiglia. E in quel momento, Ampharos era svenuto.
Quando si era risvegliato, la Battaglia di Druderfort era già finita. L’Organizzazione stava già radunando i prigionieri. Li avrebbero portati alla base, dove avrebbero svolto i lavori umili.
Accanto, su un carro trascinato da un Magnezone, erano impilati sessanta corpi. “Materie prime.” Le avrebbe chiamate Durant. Ampharos V aveva rabbrividito a quel pensiero. “Forse sto davvero diventando simile a lui.”
Da quella notte, faceva fatica a dormire. Vedeva gli occhi dell’Heliolisk quando si erano spenti per sempre. Vedeva le lacrime negli occhi della moglie e dei due figli. Nei suoi incubi, quegli occhi lo accusavano, lo maledivano, gli auguravano cose orribili. “Non l'ho ucciso io!” Gridava, prima di svegliarsi, madido di sudore, terrorizzato.
“Mai più. Mai più andrò con loro, a costo di morire.” Questo si era promesso. Ma non era necessario. Il giorno dopo, Durant gli aveva detto che non sarebbe più andato in missione. Giudicando dal sorriso di Durant, lo scienziato aveva già raggiunto il suo scopo.

 

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Allora, parecchia roba:

 

Il GDR è qui, come sempre ;) ;

 

Questa settimana nei commenti doppio profile, visto che martedì non l'ho caricato;

 

Genealogia di Espia qui, nell'Ashura's Corner;

 

E vi ricordo di usarlo il Q&A qua, che sta lì dal 24 dicembre.

 

CAPITOLO 112: AMORE E SEGRETI

 

Spoiler

Venom Port, 22/06/4783, circa le 21
Surskit fissò la grande nave ormeggiata nel porto. Da quel che gli aveva detto Dust, non era la più grande nave della flotta di Velenia, ma era la più veloce. Sul fianco era dipinto il nome. Si chiamava Pioggia di Veleno. “Un nome ben poco rassicurante.” Aveva commentato Surskit. “Non se ci sei a bordo, ragazzo. Solo se te la vedi arrivare contro.” Aveva risposto King, il capitano, un vecchio Nidoking.
Osservò gli altri. Cacturne stava aiutando Dust a portare a bordo il suo zaino. Gurdurr stava portando grosse casse, probabilmente contenenti i componenti per il teletrasporto. Surskit era piuttosto sicuro che ci sarebbero voluti due pokémon normali per sollevare lo stesso peso. E Grump e Aegislash stavano avvalorando la sua teoria, portando in due una cassa.
Quanto a lui, il capitano gli aveva detto di salire sulla nave e dare una mano. E lui lo aveva fatto, ma alla fine si era ritrovato senza niente da fare. Appena il capitano fu salito, si avvicinò.
«E allora, come va, Specchio?» Chiese il capitano. Gli aveva dato quel nomignolo quando quella mattina, prima di partire, Surskit su insistenza di Gurdurr e Grump aveva creato il Labirinto di Specchi di Ghiaccio nel campo d’allenamento della base. Dopo averla visto, aveva iniziato a chiamarlo Specchio. E già adesso anche gli altri stavano cominciando a chiamarlo così “Gran bel soprannome” pensò “Beh, almeno non mi chiamano Senzapunta” meccanicamente, una zampa si allungò verso la cima dell’antenna. Ormai lo faceva quasi per abitudine.
«A quanto pare ho finito, capitano.» Rispose Surskit.
«Ottimo lavoro, Specchio. Il tuo prossimo conto è aiutare Dustox, qui, con i nostri zaini. Mi raccomando, non battete la fiacca.» E, con un fin troppo palese occhiolino verso Surskit, si allontanò. Surskit fu piuttosto sicuro che stesse ridacchiando.
I due camminarono fianco a fianco verso la banchina, senza parlare. “Che ti prende? Dì qualcosa!” si disse Surskit, mentre scendeva per la scaletta, ma non gli venne in mente niente. Quanto a Dustox, sembrava fin troppo interessata a guardare da qualsiasi altra parte. Quando raggiunsero le borse, le sollevarono e, sempre senza parlare, le portarono sulla nave.
«Ok, e con questo abbiamo finito.» Commentò Surskit. “Cavolo, complimenti, questo sì che è un commento intelligente.” Pensò tra sé. Guardò Dustox, e si sentì a disagio.
«Già.» Rispose Dustox «Allora, io… vado, ok?»
«V-va bene, certo.» Rispose Surskit, allontanandosi a sua volta, girando dietro un gruppo di cabine. Appena ebbe svoltato l’angolo, si tirò uno schiaffo da solo. “Ma che Giratina sto facendo?” Si disse.
«E allora Specchio, problemi con le donne?» Disse una voce alle sue spalle. Si girò, e vide il Capitano Cacturne fissarlo, ridacchiando, la schiena appoggiata al parapetto.
«Eh? Sì… Cioè no… Cioè…»
«Stai calmo. Non ti prenderò certo in giro per questo.» Rispose il capitano.
«Capitano, è davvero così evidente?» Chiese Surskit, imbarazzato.
«Ragazzo, lo capirebbe anche uno Zubat. E gli Zubat sono ciechi!» Rispose Cacturne.
«Io… Ecco…»
«Ah, mi ricordi davvero me alla tua età.» Rispose Cacturne, sorridendo «Ascolta, voglio darti un consiglio. Stai calmo quando sei con lei, e cerca qualche argomento di conversazione che non sia “Ok, e con questo abbiamo finito”.»
«E se non mi venisse in mente niente?»
«Oh, qualcosa ti verrà Specchio, vedrai.» Rispose Cacturne. E sollevandosi dal parapetto, si avviò, superando Surskit, dandogli una pacca sulla spalla «Adesso vai, voglio che tu dia una mano sul ponte. Non preoccuparti, con me il tuo segreto è a sicuro. Ma cerca di nasconderlo un po’ meglio. E mai troppo a lungo» E guardandolo allontanarsi, Surskit fu quasi certo che il sorriso sul viso di Cacturne fosse diventato triste a quell’ultima frase.
 
Arenia, Scuola delle Trecento Arti, Venom Port, 22/06/4783, circa le 21
«Chissà cosa sta facendo Surskit adesso.» Si chiese Draak.
«Scommetto che ha mangiato meglio di noi e sta dormendo in un letto più comodo.» Borbottò Luxray. Il Gran Maestro aveva dato loro una grande stanza che, a giudicare dalla polvere che c’era sulle coperte prima che le cambiassero, non veniva usata da anni.
«Non lamentarti, ci hanno dato una stanza in cui possiamo stare tutti, è già molto, no?» Rispose Emolga.
«E soprattutto, non ci sono orecchie indesiderate. Adesso, Gliscor, voglio tutte le informazioni che hai sull’Organizzazione.»
«Ma certo, sono un tipo di parola. Cosa vuoi sapere?»
«Anzitutto, voglio sapere come sono organizzati i capitani. Finora siamo andati avanti alla cieca, ma adesso voglio sapere cosa ci troveremo davanti.»
«Allora non so quanto sarò d’aiuto. L’Organizzazione ha assegnato tre capitani ad ogni paese. Fanno eccezione solo quelli della Coalizione, dove sono due, il capitano di Alvearia, e Vulcania, dove hanno assegnato tre capitani per territorio.»
«Territorio?» Chiese Raichu.
«Sì, non lo sapevi? Vulcania è divisa in tre regni diversi. Le Fiamme Blu, le Fiamme Rosse e le Fiamme Nere. Mi pare sia una qualche storia di cento anni fa, o cose del genere.» Rispose Gliscor.
«Per essere precisi, a poco meno di 103 anni fa, il 16 Ghadiroth del 4779. Qualche anno prima, a seguito della morte di Re Volcarona VIII, fu suo figlio Larvesta III a prendere il trono. Ma i due generali del re, Charizard ed Houndoom, tennero la reggenza per lui, litigando spesso ed aumentando sempre più gli attriti tra di loro. Quando poi Larvesta, anni dopo, decise che era giunto il momento di prendere il trono, i due si ribellarono combattendo sia contro il re che tra di loro, formando due opposte fazioni che rimangono tutt’oggi, rette dai loro discendenti.» Disse Abra.
Per qualche secondo tutti lo fissarono, ed Abra arrossì «C-cosa c’è?»
«Cosa c’è? Hai appena snocciolato uno dopo l’altro dati storici come nulla fosse.» Disse Zangoose.
«E-ecco, io amo studiare. La storia, la geografia, i racconti antichi… Mio fratello però è molto più bravo di me in tutto il resto.» Rispose, sempre rosso.
«Buono a sapersi. Quindi se ho capito bene ci sono tre re a Vulcania.» Disse Raichu «Questo sarà problematico.»
«Esattamente. E accanto a loro, ci sono tre capitani per ognuno.» Rispose Gliscor.
«Accanto a loro?» Chiese Eelektross.
«Oh sì. Tre di loro sono generali dei re, uno per ciascuno. Gli altri due sono perlopiù membri importanti dell’esercito. Non chiedetemi chi siano però, perché non lo so. Dragonite mi ha mandato solo due volte ai raduni dei Capitani, e solo perché non aveva scelta. Comunque, a quei raduni ho incontrato solo un Capitano di Vulcania, Magmortar, un qualche S di seconda generazione. E non faceva parte di nessun esercito.»
«Non sei granchè d’aiuto.» Commentò Eelektross.
«Se volevi informazioni precise dovevi sperare che fosse Dragonite a passare dalla vostra. Io posso dirti un po’ di numeri riguardo ai nostri pokémon, parlarti dei capitani che conosco e cose del genere. Ma non aspettarti una precisione, o una conoscenza perfetta. Praticamente, io ero l’unità d’assalto di Aeria. E all’unità d’assalto, interessano i nemici e le truppe, non l’identità di un qualche membro dell’Organizzazione da qualche parte a Pokémos.» Rispose Gliscor.
«Va bene, allora dicci ciò che sai.» Sbuffò Eelektross, rassegnato. E Gliscor iniziò a spiegare.

 

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CAPITOLO 113: GLISCOR E L’ORGANIZZAZIONE

 

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Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 21
«In totale, oltre a Dragonite e Pidgeot, conosco 23 Capitani dell’Organizzazione. Di questi, avete già incontrato Arbok di Velenia, Weavile ed Houndoom di Oscuria e Spiritomb di Spettria.» Disse Gliscor «Il che significa che avete già incontrato due capitani in Comando e quattro, anzi, contando me cinque capitani.»
«Capitani in Comando?» Chiese Eelektross. Riflettè. Ricordava che Weavile aveva detto di essere Capitano in Comando. E Zorua aveva detto che Bisharp era Tenente in Comando di Houndoom.
«Le basi dell'Organizzazione, esclusa quella centrale, hanno una loro gerarchia particolare. In pratica, tra i Capitani uno è considerato Capitano in Comando, e si occupa di coordinare la base. Sotto ci sono i Capitani. Ogni Capitano che ha più di un Tenente ne nomina uno, il Tenente in Comando, che si occupa di organizzare le unità sottoposte di quel Capitano. Sotto si trovano i Tenenti e poi i soldati normali. Per fare un esempio, ad Aeria il Capitano in Comando è Dragonite, mentre tra i miei Tenenti Mandibuzz era Tenente in comando. Inoltre, per rendere il tutto ancora più comodo, viene assegnato anche un nome in codice. Il mio per esempio era “Chela Tagliateste”.»
«Capisco. In effetti, nonostante sia un’organizzazione delle unità semplice, permette di avere un ottimo controllo. E i nomi in codice possono esserci utili, sarà meglio tu ci dica anche quelli.» Commentò Eelektross, annuendo.
«In ogni caso, degli altri 19 Capitani, tre sono di Tipi in cui siete già stati: Carraco “Guscio antico” è di Laghia, e ho sentito che vi ha reso la vita parecchio difficile. Ad Alvearia c’è solo Shedinja “Messaggero delle Ombre” credo. Metagross “Sfondabarriere” è di Espia, ma se non lo avete già incontrato potete stare tranquilli.»
«Capisco. Quindi, escludendo questi, ne rimangono sedici.»
«Esattamente. Di Vulcania, c’è Magmortar, “il cannone sinistro”, capitano del Progetto S. Da quel che so, combatte in coppia con il fratello, ma l’altro non l’ho mai incontrato.»
«E degli altri paesi?»
«Del Progetto S ce ne sono nove,: Whimsicott “madre della foresta” di Forestia, Falan “il distruttore” di Normalia, Florges “Dama di Fiori” di Fatia, Breloom “il pugno vegetale” di Arenia, Xor “Spaccateschi” di Draghia, Golem “La frana semovente” di Mineralia, Froslass “Dama del Gelo” di Gelia, Donan “Ossa d’acciaio” di Terria e Ferrothorn “Blocco di ferro” di Metallia.»
«Soprannomi poco rassicuranti. E sono tutti del progetto S? Sai anche la generazione?» Chiese ancora Eelektross.
«Spiacente, ma questo non lo so. In fondo, non c’era motivo per informarsi.»
«Capisco. Zangoose, tu ne sai qualcosa?»
«La Dama di Fiori e la Dama del Gelo sono di Terza Generazione. La frana semovente, Il Distruttore e Blocco di Ferro sono di quarta invece. Sono gli unici che conosco. E in effetti, sono gli unici capitani che non appartengono alla base centrale che conosco.» Disse Zangoose.
«Oh, sei parecchio informato. Sei sicuro che non ci siamo mai incontrati prima?» Chiese Gliscor, osservandolo.
«Bando alle ciancie, continua. E gli altri capitani?»
«Cinque del Progetto M: Aggron “Monte di Ferro” di Metallia, Glalie “Signore del Gelo” di Gelia, Blaziken “Calcio Ardente” di Arenia, Abomasnow “Albero di cristallo” di Forestia e Garchomp “Lama tagliagole” di Terria.»
«Soprannomi allegri, niente da dire. E l’ultimo?»
 
«Joltik “Microspia” di Elettria. Non so perché, ma quel microbo presiede a tutte le riunioni da quando aveva dieci anni. A quanto pare, è nato nell’organizzazione poco più di sedici anni fa, figlio di un qualche Capitano defunto si dice, ed è un autentico prodigio. Oltre a Dragonite, Carraco e Pidgeot, è l’unico capitano che conosco a non appartenere ad un Progetto.»
«Buono a sapersi. Che altro puoi dirci?» Chiese
«Poco altro in realtà. L’ultima volta, l’Organizzazione aveva 700.000 membri attivi. Di questi, almeno una cinquantina sono membri del Progetto S, e un migliaio possiedono una Megapietra modificata. Anche se per la maggior parte si tratta di quella che Pidgeot chiamava spregiativamente “Pietre della Follia”. Chi le usa si Megaevolve, ma va completamente fuori controllo.»
Raichu riflettè. Ora, molti tasselli andavano al loro posto. Si spiegava perché Gyarados fosse impazzito a Laghia, cosa fosse successo a Water Port e anche il comportamento che secondo Luxray aveva avuto Sableye durante la sfida nella Città Caverna. Ogni volta, i pokémon dovevano essere andati fuori controllo.
«Inoltre, ci sono almeno un centinaio di infiltrati nella maggior parte degli eserciti. Elettria fa eccezione, sono meno di una cinquantina, ma nella Marina di Laghia ci sono parecchie centinaia. E ad aggiungersi a questo, alcuni Generali patteggiano per l’Organizzazione.»
Per qualche secondo nessuno parlò, comprendendo quello che significava quella frase.
«Chi?» Chiese Eelektross.
«Non lo so.» Rispose Gliscor.
«Uno degli Ammiragli di Laghia quasi sicuramente. Ricordo di averne sentito parlare.» Rispose Zangoose.
«E non avresti potuto dircelo prima?» Sbottò Eelektross.
«C’erano cose più importanti da dire. Un singolo Ammiraglio non è un pericolo, mentre il piano dell’Organizzazione…»
«Il piano dell’Organizzazione potrebbe avere successo proprio per merito di quell’Ammiraglio. Zangoose, sarai anche abile, ma devi davvero crescere ancora. In ogni caso, non ci conviene piangere sul latte versato. C’è altro?»
«Qualcuno di importante ad Espia. Non credo sia un Generale, ma non ho idea di chi altri possa essere.» Disse Gliscor.
 
Black Hole City, Palazzo Reale, 22/06/4783, circa le 22
Kadabra si fece passare tra le dita la piccola ampolla. Destra e sinistra, destra e sinistra, il contenuto ondeggiava ritmico. Liquido simile ad acqua scura, che Kadabra avrebbe scambiato facilmente per vino.
“Un’errore che pagherei ben caro.” Pensò, posandolo. Si guardò intorno. La stanza che gli avevano dato nel Palazzo di Oscuria non era grande quanto la sua, ma gli bastava.
Guardò gli alambicchi che ribollivano dietro di lui, mentre posava la piccola ampolla su un fornelletto di braci. Poco tempo, e il liquido stava già borbottando.
“Chimica…” Pensò ridacchiando. Arsenico, Atropina, Cianuro, Stricnina, proprio il genere di chimica che faceva al caso suo.
“Tutti potenti, e con prodotti ancora migliori. Ma tu, tesoruccio, sei il migliore.” Pensò fissando il liquido che bolliva pigro “eppure sei molto più comune di tutti gli altri. Per quelli, devo far cercare le piante. E con tutte quelle stupide bacche curative che ci sono in giro, è davvero difficile. Ma per trovare la materia prima per te mi basta andare a Velenia.”
Si alzò, controllando le ampolle. Quelli in ebollizione erano di materia prima. Quelli accanto, invece, erano già pieni di prodotto finito. Ognuno aveva una targhetta. “Seviper” lesse sollevando la prima, rosso scuro. “Arbok” lesse sulla seconda, giallo limone. E così per tutte le altre.
“Troverò un utilizzo per ciascuno di voi. Ma ora è il mio tesoruccio ad avere la precedenza.” Pensò posandoli. “Molto, molto presto.”

 

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CAPITOLO 114: NOTTE DI DUBBI ED INSEGUIMENTI

 

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Scuola delle Trecento Arti, 23/06/4783, circa le 00
Zangoose si  guardò intorno, osservando la stanza buia. La sua insonnia continuava a tormentarlo e le parole di Eelektross gli riecheggiavano nella mente.
“Già, forse avrei dovuto dirlo. Ma cosa farei se fosse lui?” Si chiese. In quel momento, notò Raichu rientrare nella stanza
« Cosa ci fai in piedi a quest’ora?» Chiese Zangoose «Ti consiglio di riposarti, ci aspetta un duro allenamento, se quello che ha detto Eelektross è vero.»
«Ho solo preso una boccata d’aria. E tu?»
«Soffro di insonnia, lo sai. Non preoccuparti, domani mattina sarò in forma. Ma quando ho dei pensieri, mi piace uscire all’aperto. E questa sera ho fin troppi pensieri.»
«Riguardo a quello che ha detto Eelektross, vero?»
«Già.» Rispose Zangoose.
«Dimmi la verità, tu hai mentito, vero?» Chiese Raichu.
Zangoose lo fissò sorpreso. «Cominci a conoscermi un po’ troppo.» Commentò ridacchiando.
«Va bene, te lo racconto. Tempo fa, mentre ero infiltrato in una grossa banda criminale, ero in un gruppo che si occupava di missioni all’estero. Durante una di queste missioni, il capo mi mandò a Laghia insieme ad altri agenti. Durante quella missione, uno di loro mi scoprì. Temevo avrebbe mandato a monte la mia copertura, ma inaspettatamente si rivelò essere un infiltrato anche lui. Si chiamava Azumarill. Insieme, sbaragliammo la squadra di Laghia, e lui mi diede il suo appoggio a Normalia. In seguito, restammo in contatto a lungo. Mentre io sgominavo bande di criminali, lui faceva carriera nella Marina, diventanto Ammiraglio. Ho tagliato i contatti con lui solo infiltrandomi nell’Organizzazione, come ho fatto con Eelektross e tutti coloro che conoscevo. A parte Lopunny, ovviamente. Quando, qualche anno fa, ho saputo che uno degli Ammiragli di Laghia era una spia, non ce l’ho fatta a dirlo. Perché, se per caso fosse lui, avrei tradito un mio grande amico, a cui devo la vita.»
«E se invece non fosse lui?»
«Allora mi sarei preoccupato per niente ed avrei commesso un grave errore.»
«E se fosse lui e non avendolo rivelato lui causasse chissà quale disastro?»
Zangoose sospirò «Avrò ugualmente sbagliato, già. Raichu, credimi, so di aver commesso un errore. Ma quel che è fatto è fatto, non posso tornare indietro. Forse un giorno me ne pentirò, ma lo saprò solo andando avanti.»
«Suppongo tu abbia ragione.» Rispose Raichu, stendendosi nel suo letto.
Zangoose chiuse gli occhi, senza addormentarsi “Azumarill, spero vada tutto bene.”
 
Electronvolt, base dell’S.T., 23/06/4783, circa le 05
«E questo è tutto?» Chiese Azumarill, fissando lo Swellow. Lowes, aveva detto di chiamarsi. Accanto a loro, in silenzio, c’era Blastoise.
«Sì signore, ho riferito esattamente quello che il capitano Liosk voleva. Le assicuro che non c’è nient’altro.»
«Capisco. Bene, vai a riposarti. Ah, che ne è dei tuoi due compagni?» Chiese, riferendosi agli altri due che aveva detto erano partiti insieme a lui.
«Non lo so signore. Mio fratello Wells sta passando da ovest, quindi non è strano che sia arrivato prima io. Ma non capisco cosa abbia trattenuto Swanna. Tra noi, è la volatrice più veloce, e il passaggio per l’est è relativamente più facile.»
«Ho capito. Bene, sei libero di andare.»
Lowes uscì dalla stanza e Azumarill si rivolse a Blastoise. «Che ne pensi?»
«Penso che sia un brutto guaio. Tanti saluti all’idea di farne la base del Nord.»
«Suppongo la dovremo spostare a Joulchester. Come città è un po’ più scoperta, ma in compenso è un po’ più grande. Lo proporremo agli altri Generali domani.» Rispose Azumarill, fissando la mappa aperta sul tavolo. Per comune accordo, i Generali avevano deciso di restare sempre svegli a coppie durante la notte, nella stanza della base dell’S.T. in cui si riunivano. Inoltre, al centro del tavolo, erano aperte diverse mappe di Elettria, in modo che tutti potessero vedere la posizione delle varie città a cui il discorso poteva riferirsi. «Voglio mandare subito dei controlli a Seebek Town e Thomson City. Non si sa mai.» Proseguì.
Qualche giorno fa si erano resi conto che tenere tutte le forze raccolte ad Electronvolt era troppo per la città. Anche se l’Antico Canale riforniva di cibo e acqua le truppe, le cose stavano lentamente iniziando a peggiorare. L’unico modo era dividere le truppe in quattro parti. Per questo avevano pianificato di inviare  una parte nel nord, nell’est e nell’ovest, mantenendo nel frattempo il contingente principale ad Electronvolt.
«Che scocciatura. Sembra quasi che conoscano in anticipo le nostre mosse. In ogni caso» disse Blastoise «Il nostro turno è finito. Sveglio Beedrill e gli riferisco le novità, tu fai lo stesso con Forretress.»
Azumarill non rispose. Blastoise si girò, fissandolo. «Aspetta Blastoise, ripeti quello che hai detto.»
«Sveglio Beedrill e…»
«No, no, prima di quello.»
«Sembra quasi che conoscano in anticipo le…» E Blastoise si interruppe, folgorato. Fissò Azumarill «Non penserai che…»
«Perché no? Druderfort non offre nessuna attrattiva particolare per le truppe dell’Organizzazione, nulla che non possa offrire ogni altro villaggio dei Monti Tonanti. A meno che non sapessero del piano. In questo caso, tutto si spiegherebbe perfettamente.»
«Ma le persone a conoscienza di questo piano siamo solo noi Generali e i nostri sovrani. Ancora non è stato neanche fatto un annuncio alle truppe. Abbiamo persino cercato di coprire la notizia inviando delle squadre con la missione di consegnare i carri della Magne Tribù.» Rispose Blastoise.
«Per l’appunto. Se siamo solo noi a saperlo, qualcuno di noi deve averlo comunicato all’Organizzazione.»
«Quindi secondo te c’è una spia, dico bene?»
«Per ora terrò il dubbio per me. E tu farai meglio a fare lo stesso. Se ci accorgeremo che qualcosa non funziona, lo esporremo agli altri generali. Non voglio rischiare di minare la fiducia, che tra l’altro per alcuni è molto scarsa, per un’ipotesi senza alcuna prova. Mi raccomando, non dire niente a nessuno.» E Azumarill uscì, immerso nei suoi pensieri.
“Una spia” pensò Blastoise “Mi chiedo chi possa essere.” E riflettendo, uscì per andare a svegliare Beedrill.
 
Monti Tonanti, Monte Campo Elettrico, 23/06/4783, circa le 05
Swanna guardò dietro di sé, in preda al panico. L’ombra era ancora dietro di lei, e sembrava avvicinarsi.
“Sono quasi due ore che mi insegue. Se non fosse per la pioggia, mi avrebbe già presa da parecchio.”
Stava sorvolando le pianure del nord est, diretta ad Electronvolt, quando alcune ombre l’avevano attaccata. Per colpa della pioggia, non era riuscita a vedere gli assalitori, quindi era fuggita, puntando verso i monti. All’inizio, dietro di lei c’erano sei figure. Quattro le aveva abbattute con dei Tifoni ben piazzati, una l’aveva seminata tra le montagne, quando con una manovra ardita si era gettata in mezzo alla foresta. Ma l’ultima, la più grossa, era ancora dietro di lei e non sembrava voler mollare.
“Sono allo stremo ormai. Se non mi invento qualcosa in fretta, qui finisce male.”
Poi la vide. Una piccola rientranza nella roccia. Troppo piccola, forse, per il grosso inseguitore. Si gettò in picchiata, scomparve tra gli alberi della foresta, muovendosi a zig zag. Riemerse solo all’ultimo, gettandosi nella rientranza.
Funzionò. Il pokémon passò oltre. Quando lo vide, Swanna strabuzzò gli occhi “Non è possibile.”

 

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CAPITOLO 115: DUE SETTIMANE PER DIVENTARE PIÙ FORTI

 

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Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 23/06/4783, circa le 08
Dopo una veloce colazione, il Gruppo seguì Lucario ed il Gran Maestro verso il piano superiore della scuola. Lucario indicò loro una larga porta. Entrarono, guardandosi intorno. La stanza era molto grande, con larghe finestre ed un pavimento di legno ben pulito. Su alcuni scaffali, erano riposti diversi strumenti.
«Che cosa sono quelli? Alcuni li conosco, ma altri…»
«Mio padre ha raccolto diversi strumenti da tutto il mondo per aiutare gli allenamenti. Quello è un set di strumenti Vigor.» disse Lucario indicando alcuni oggetti «Servono per aumentare le vostre capacità. Per esempio questa Vigorgliera, indossata alle gambe, permette di migliorare i propri movimenti. Prova.» Disse, porgendo a Raichu l’oggetto.
Raichu se lo infilò, e provò a fare un passo, ma scoprì di faticare a muoversi. Ansimando, se la tolse.
«Visto?» chiese Lucario «Ti ci vorrà parecchio allenamento per riuscire a muoverti allo stesso modo del solito con quella indosso. D’altronde, sono stati costruiti a Metallia. Quando vengono indossati, pesano cinquanta kilogrammi. Gli altri fanno più o meno la stessa cosa. Questa Vigorlente, per esempio, riduce il campo visivo di chi la indossa, obbligandolo a migliorare negli attacchi a distanza. Questo Vigorpeso invece impaccia tutti i movimenti, mettendo a rischio il tuo fisico ed obbligandoti a migliorare la tua capacità di resistere agli attacchi.»
«E questa invece?» Domandò Pichu, porgendogli una strana imbracatura di metallo.
«Oh, questo è il meglio della tecnologia di allenamento, perché combina gli strumenti che vi ho mostrato in uno solo. Ci sono voluti un sacco di Pepite per comprare quelli che abbiamo. E poi ci sono strumenti che permettono di condividere le esperienze di altri pokémon mentre combattono, in modo da imparare come si fosse in campo, una tecnologia rara ottenuta dal lavoro combinato di alcuni scienziati di Espia. E ancora strumenti che migliorano le capacità in un singolo tipo, e nel giardino sul retro coltiviamo bacche che peggiorano o migliorano certe capacità.»
«In sostanza» terminò il Gran Maestro «Qui troverete tutto ciò che occorre per allenarvi. Seguite i nostri esercizi, e vedrete che migliorerete drasticamente. E ricordate di mettervi il massimo impegno. Da questo momento, avete due settimane per diventare più forti.»
 
Aeria, Quattro Templi, 23/06/4783, circa le 09
«E ora, Sygh, voglio che tu traduca la prossima predizione di Xatu.» Disse Sigyliph, guardando il piccolo. Era il suo successore, e doveva addestrarlo. In ogni caso sarebbe rimasto con lui mentre, nella torre del tempio, Xatu osservava il sole che proseguiva nel suo arco. La torre era una alta costruzione che si ergeva sopra il tempio. Essenzialmente, era formata solo dai muri, la grande scala a chiocciola che portava fino alla cima e la Sala dell’Ascesi. Qui, una larga vetrata circolare permetteva all’indovino di seguire senza interruzioni il moto del sole e della luna, le nuvole di giorno e le stelle di notte, e di trarne le predizioni.
Improvvisamente, Xatu allargò le ali, poi prese ad aprirle e chiuderle, a volte una sola, a volte entrambe.
«Ecco… Dunque… “Verrà il giorno della gran… batteglia… »
«Battaglia, battaglia. Il gesto è simile, ma l’ala sinistra è lievemente più aperta della destra.»
«Battaglia… Il cielo sarà squarciato, la terra tremerà ed anche il mare si ritirerà davanti a lui… con migliaia di gambe si muoverà, con migliaia di bocche mangerà, con migliaia di braccia ucciderà. Più volte cadrà e più volte si rialzerà. Il suo nemico da ogni dove verrà. In molti andranno ad abbatterlo, ma lui… lui… non riesco ad interpretare, maestro, mi spiace.»
In effetti, il moto delle ali si era fatto quasi febbrile. Per fortuna, Sigyliph era esperto.
«lui vivrà e si ergerà, su di loro, trionfale… e sarà il male. Ma… ma… Xatu, fermo!» Gridò Sigyliph.
Xatu aveva preso a muoversi veloce, come posseduto, poi improvvisamente lanciò un grido e crollò a terra svenuto.
«Sygh, chiama gli altri! Questa previsione era troppo per lui.» Disse Sigyliph. Sapeva che c’era il rischio che potesse accadere. Si era già verificato quattro volte da quando lui era al tempio, tre con il predecessore di Xatu ed una con Xatu stesso. Se l visioni erano troppo potenti, o si intrecciavano con troppe vite, l’indovino poteva subire gravi danni mentali nel tentativo di esplorarlo più a fondo.
“Se si è assunto questo rischio, avrà visto qualcosa di terrificante. Dannazione.”
Poco dopo Swellow entrò nella stanza, seguito da un nugulo di sacerdoti, carichi di ogni bacca possibile. Sollevarono Xatu e lo portarono giù per la scala a chicciola, portandolo nella Sala della Cura.
Uno degli impegni dei sacerdoti era quello di curare i feriti che si presentavano davanti alla loro porta, e di prendersi cura delle uova abbandonate. Per questo, era stata costruita la grande Sala della Cura, ampia e luminosa, in cui i malati potevano riposare e le uova schiudersi in pace.
Xatu fu curato febbrilmente per parecchio tempo, mentre Swellow e Sigyliph fissavano il tutto, preoccupati.
Infine, il vociare dei sacerdoti calò. I due si avvicinarono. Xatu stava dormendo.
«Le condizioni sono stabili ora.» Disse un sacerdote, una Togekiss. «Si è fratturato un ala cadendoci sopra, e ha una brutta botta alla testa. Ma a parte questo, è a posto. La vera domanda è cosa sia successo. Non è da lui rischisare la propria vita per vedere nel futuro.»
«Era una previsione molto violenta. Parlava di una “grande battaglia”, e credo si riferisse alla guerra. Dovrò passare un po’ di tempo ad interpretare la profezia. Se ci fossero sviluppi, avvisatemi.»
Lui e Swellow uscirono. Mentre camminavano, ripetè la profezia al pokémon. I due entrarono nella camera di Swellow, arredata con una piccola scrivania ingombra di fogli e due trespoli su cui si posarono.
«Una profezia semplice, ma che nasconde delle insidie. Anzitutto, “lui” e “migliaia”. Questo potrebbe riferirsi ad un gruppo, ma potrebbe anche non essere vero. Ricordo che una volta fu fatta una previsione su migliaia di facce che avrebbero dato problemi in città. Si credette che fosse una banda, invece era un solo Ditto venuto da Normalia.» Commentò Swellow, riflettendo.
«Sì, ma in questo caso sono quasi certo che si riferisca all’esercito.»
«Ma quale esercito? Non possiamo dare per scontato che sia quello nemico. “E sarà il male” potrebbe benissimo essere l’ottica di qualcuno schierato dalla parte del nemico.»
«O il punto di vista di un popolo che vede le terre devastate dall’esercito che lo difende, già. Molto amibguo, molto ambiguo. E sono convinto di capire perché Xatu ha avuto quell’attacco. Se davvero era l’ottica di un esercito, doveva intrecciarsi con i destini di migliaia di individui.» Rispose Sigyliph.
«Che facciamo allora?»
«Dovremo contattare Espia suppongo. Gli indovini sapranno qualcosa. Invierò dei messaggeri, e anche al re.»
«Dannazione, non fosse stato per l’incendio potremmo almeno controllare i documenti antichi per capire se danno qualche indizio. Tra le fiamme sono andate perse quasi tutte le profezie risalenti a prima di vent’anni fa, salvo quelle più antiche. Però, forse, quel foglio che è arrivato da Velenia…» e si gettò tra i fogli. I Quattro Templi originali erano bruciati quindici anni prima, e le fiamme avevano divorato la stragrande maggioranza dei documenti antichi, oltre che fin troppe uova e malati, un autentico disastro.
“O sommo Arceus, o grande Rayquaza, perché dobbiamo passare tutto questo?” Pensò Sigyliph. Era un sacerdote del Culto Celestiale da quando era nato. Aveva imparato a leggere le predizioni dell’indovino, imparato preghiere e invocazioni che migliorassero il volo o aiutassero ad allontanare i venti e le nubi. E quando il tempio antico era bruciato, era stato pronto ad aiutare nella costruzione di quello nuovo.
I suoi pensieri furono interrotti da Swellow, che gli porse un foglio «Ho contattato alcuni altri piccoli templi, e pare siano arrivati a tutti. Potrebbe spiegare tutto, non credi?»
Sigilyph lesse il foglio, sbiancando a mano a mano “Non può essere.” Pensò quando ebbe finito.

 

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CAPITOLO 116: ALLENAMENTI

 

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Mare a sud di Velenia, 23/06/4783, circa le 09
Surskit guardò il mare mentre cambiava lentamente il colore, muovendosi verso il suo normale colore verde-blu.
“Chissà come stanno Draak e gli altri.” Si chiese.
«Ehi Specchio, è il tuo turno.» Disse Aegislash.
Surskit annuì, e si piazzò al centro del ponte. Come gli aveva spiegato il capitano, le navi dell’esercito avevano tutte un ponte largo, con l’albero maestro non al centro esatto ma al limite, in modo da lasciare spazio ai membri dell’esercito per allenarsi. Ovviamente, non si doveva esagerare, ma il ponte e tutte le pareti circostanti erano rinforzate in modo da resistere agli urti.
Quel giorno, Aegislash era in forma. Dopo aver battuto Grump e Gurdurr, sembrava comunque al massimo delle energie.
«Bene, cominciamo.» Disse Aegislash, e non perse tempo. Spostando lo scudo da parte, si scagliò di taglio verso Surskit, pronto a colpire con Spadasolenne.
Surskit si lanciò verso di lui, poi scartò di lato all’ultimo secondo, scagliando un Bollaraggio. Ma Aegislash era pronto. Con un rapido movimento, spostò lo scudo sul lato sinistro, bloccando il colpo.
“E allora vediamo questo.” Pensò Surskit. Scagliò un Geloraggio, puntando al ponte. Il colpo congelò un buon tratto di legno e metallo.
«E a che dovrebbe servire?» Chiese Aegislash, colpendo con Nottesferza. Il colpe sarebbe andato a segno, ma Surskit approfittò del ghiaccio, sfruttandolo per scivolare via, evitando l’attacco. Quando fu dietro ad Aegislash, lanciò un secondo Geloraggio. Questo colpì Aegislash alle spalle, facendolo avanzare un poco.
«Bene, basta coi giochetti.» Disse questi. E scomparve. Surskit si guardò intorno, ma prima di poter capire dove fosse, un’ombra lo colpì alle spalle, scagliandolo avanti.
Surskit si rialzò. Dove prima si trovava l’ombra, ora c’era Aegislash.
“Furtivombra, Nottesferza e Spadasolenne. Che altro?” si chiese Surskit. Scagliò un Bollaraggio, ma Aegislash lo fermò piazzandosi lo scudo davanti al corpo.
“Scudo Reale, già. Bene, proviamo a vedere se i consigli di Grump e Gurdurr sono giusti.”
Surskit si lanciò in avanti, mentre Aegislash faceva lo stesso, pronto con una Spadasolenne. A quel punto, scagliò di nuovo un Bollaraggio dritto sopra di sè, ma lo fece seguire rapidamente da un Geloraggio. Aegislash gli fu addosso, ma un attimo dopo fu colpito da alcune sfere di ghiaccio cadute dal cielo.
“Allora avevano ragione. Posso congelare le bolle, se le colpisco velocemente. Ok, allora devo provare anche gli altri consigli.”
Approfittando della distrazione, Surskit gli scivolò alle spalle, sfruttando di nuovo il terreno gelato. Lo colpì con un Geloraggio, e prima che potesse girarsi ne scagliò un secondo. Il secondo colpo fu parato dallo scuso, ma Surskiti insistè. Lo scudo si congelò, appensantando Aegislash.
“Bene, e ora…” Surskit si diresse verso di lui, pronto a provare la tecnica successiva. Ma stavolta Aegislash lo colpì. Una sola Spadasolenne e Surskit fu scagliato via. Aegislash lo seguì, colpendolo ancora.
«Basta così!» Ordinò Cacturne. «Aegislash, fermo. Hai già vinto, è inutile continuare. Specchio, bel lavoro. Impegnati ancora, e vedrai che migliorerai. Ma la prossima volta dà il massimo da subito.»
«Sissignore!» Risposero entrambi, mettendosi sull’attenti. A un cenno del capitano, entrambi si allontanarono. Il capitano si piazzò al centro del ponte.
«E adesso, vediamo di ripulire questo disastro.» Sollevò il braccio, caricando il Pugnospine. Il pugno fu completamente ricoperto da spine, e a quel punto Cacturne lo abbattè sul ponte.
Il ghiaccio si sbriciolò per un raggio di quattro metri in tutte le direzioni, lasciando solo qualche piccola lastra ai bordi del ponte. Altri due colpi, e il ponte fu ripulito.
«Quanto a forza, il capitano non è secondo a nessuno.» Commentò Grump.
«Già.» Annuì Surskit. Ma, nella sua mente, pensò a Roserade che faceva crollare gli specchi di ghiaccio con un solo colpo.
 
Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 23/06/4783, circa le 09
«Molto bene, siete pronti?» Chiese Lucario.
Raichu si sentiva piuttosto strano. La Vigorgliera alla sua gamba era pesantissima, e gli rendeva difficile camminare. Guardò gli altri. Emolga stava facendo del suo meglio per volare nonostante il Vigorcerchio alla coda, ma non riusciva a sollevarla. Il risultato era che svolazzava con la coda che strisciava sul pavimento. Luxray, nella sua Crescicappa, sembrava un prigioniero incatenato, e faticava parecchio a muoversi. E Raichu rischiò di ridere fissando Plusle e Minun con una Vigorlente ciascuno, che cercavano di non sbattere contro le cose che si trovavano fuori dal loro ridotto campo visivo. Anche la maggior parte degli altri sembravano nelle stesse condizioni.
D’altra parte, Eelektross aveva indossato una Vigorfascia, ma non sembrava risentirne. Zangoose, anche lui con una Crescicappa, non sembrava avere problemi. E Gliscor, con la Vigorbanda allacciata alla fronte, sembrava perfettamente rilassato.
«Certo.» Disse Zangoose.
«Molto bene, allora possiamo cominciare. Ora vi spiegherò in cosa consisterà la prima fase dell’allenamento. Ognuno di voi indossa uno di quegli strumenti, scelti da me in base alle vostre capacità. Come avrete notato, sono molto pesanti, rendendovi lenti e dai movimenti difficili. Quello che dovete fare è solo prendere questi.» Mostrò loro alcuni oggetti. Una collana a forma di goccia, una Calamita, uno strano paio di occhiali scuri e molti altri «Sono vari strumenti, ma non è importante a cosa servano. Sappiate che una copia di ognuno di loro è stata data a un allievo della scuola. Avete una settimana per prenderli. Non potrete ingannarci con copie o simili. Rubateli, sconfiggete il vostro avversario, e prendeteli entro una settimana. Ovviamente, Zangoose e Gliscor dovranno cercare di rubarle a me o a mio padre. Eelektross, tu se vuoi puoi partecipare, ma non sei obbligato, visto che a suo tempo lo hai già fatto.»
«No, credo parteciperò. Mi ricorderà i vecchi tempi.» Rispose Eelektross, sorridendo.
«Bene. In tal caso, cominciate. Prendeteli entro una settimana, e avrete superato la prima fase di allenamento.»
“Perché?” si chiese Raichu, ma fu quando si mosse verso Lucario che capì. Era pesantissimo. Allo stato normale, sarebbe stato in grado di sconfiggere qualcuno degli allievi, ma così…
“Devo farcela. Per me, e per la mia missione.”
 
Electronvolt, Base dell’S.T., 23/06/4783, circa le 09
«Era lui vi dico!» Gridò Swanna a Wells e Lowes.
«Andiamo, ti sarai sbagliata. Non posso credere che fosse lui. Vorrebbe dire che…» Disse Wells
«So quello che vorrebbe dire. Adesso scusate, ma voglio riferirlo ai Generali.»
«Ne sei certa? Andiamo, hai detto tu stessa che non riuscivi a vederlo prima per colpa della pioggia.» Rispose Lowes pacatamente.
«L’ho visto quando è passato di fianco alla mia roccia. Non posso sbagliarmi a riguardo.»
«Ma Swanna…» Iniziò Wells, ma quella entrò nella sala dei Generali, lasciandoli da soli in corridoio.
«Generali! Il sottotenente Swanna desidera fare rapporto.» Disse, seguendo il protocollo.
«Permesso concesso, soldato.» Rispose Aerodactyl. Gli altri Generali nella stanza non parlarono.
«Grazie signore.» Rispose Swanna. Poi raccontò ciò che le era accaduto ed aveva visto.
Seduto al suo posto, ascoltando, Empoleon sorrise tra sé “Bene, questo deve essere l’inizio del piano.”
Gli  altri Generali ascoltarono in silenzio. Quando Swanna ebbe finito, nessuno parlò.

 

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CAPITOLO 117: L’ORGANIZZAZIONE E I LORO

 

 

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Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 12
«Signore, come previsto il soggetto è rientrato alla base.» Disse l’Hitmontop, sull’attenti.
«Ottimo, ottimo. Ma perché solo il soggetto? E il resto della squadra?» Rispose Durant.
«Come da sua indicazione abbiamo provveduto ad attaccare il membro dell’Aviazione che era stato avvistato. Tuttavia, si è rivelato un avversario abile, riuscendo a sconfiggere gli altri e a seminare anche il soggetto.» Spiegò Hitmontop.
«In effetti, forse erano troppo pochi. Avremmo dovuto inviare una scorta maggiore, ma il test richiedeva che il soggetto avesse intorno a se meno menti possibile. Se fossero state troppe, avrebbe rischiato di confondersi, per via dei troppi ordini. E tuttavia è stato un rischio. Se lo avessimo perso per qualche motivo, possiamo solo immaginare le disastrose conseguenze. Vorrebbe dire mandare in fumo oltre cinquant’anni di lavoro del capo e miei. Riferisci ai Generali che il risultato del primo test è positivo.»
«Sì signore.»
Quando Hitmontop se ne fu andato, Durant si girò verso Ampharos, intento a manovrare la complessa macchina che produceva le Megapietre artificiali «E allora, cosa ne pensa il Professor Ampharos V dei nostri progetti?»
«L’ultima volta che mi sono espresso, un Generale mi ha quasi strangolato.»
«Sembro un membro del Consiglio della Notte? Beh, in effetti potrei, ma non lo sono.» Rispose Durant, ridacchiando al pensiero. In effetti, il guscio macchiato e i cavi che sporgevano da tutto il corpo sembravano gli davano un’aria ben poco rassicurante.
«In tal caso le dirò che, fin dall’inizio, questo esperimento è sempre stato per me il più terrificante.»
«”Qui non si tratta solo di tempo?” Magneton ha detto che lei disse così, vero?» Rispose Durant, soffocando una risata.
«Già. Fui parecchio sfortunato, visto che entrai e mi trovai davanti…»
«I Signori del Tempo e dello Spazio. Proprio mentre inserivamo, dico bene?»
«Al solo pensiero mi viene un brivido.»
«Me lo risparmi. Da scienziato, avrà sicuramente studiato esperimenti ben più riprovevoli.»
«Errori del passato, non come questi.»
«Ah, io ci rinuncio. Evidentemente con lei non si può ragionare. Forse dovrei riferire ai generali che lei sa del vero piano.» Gli disse Durant, sorridendo.
«Non lo farà. Io le servo, l’ho capito esaminando questa macchina.» Rispose Ampharos, premendo alcuni bottoni e sentendo la macchina avviarsi.
«Cosa?!»
«Sa, mi avete fatto lavorare su molti esperimenti in questo posto, ma ben pochi riguardanti la mia specialità, ossia Calamite e Pietretuono. All’inizio credevo mi aveste rapito solo in quanto scienziato, ma mi sbagliavo. E l’ho capito quando lei mi ha chiesto di esaminare questa macchina. Tutti i pochi esperimenti a rientrare nel mio campo che avevo fatto erano per costruire alimentatori a Pietratuono e pressurizzatori magnetici. Tutti pezzi che ho trovato qui dentro. E guarda caso, da quando li ho costruiti, la percentuale di Megapietre malfunzionanti è calata dal 75 per cento al 25 per cento. Da questo ho capito che vi servivo io perché lei, professore, non ha le mie conoscenze su questi campi. Mi butti pure fuori se vuole, ma i componenti non dureranno per sempre, e voi ritornerete ad avere la macchina di prima.»
Il professor Durant rimase zitto per qualche minuto, poi scoppiò a ridere «Ahahahah, complimenti professore, complimenti! Mi ha proprio scoperto. Sì, le sue capacità ci servivano soprattutto nel campo delle Megapietre Artificiali. Ma devo riconoscerlo, non credevo che se ne sarebbe accorto, le faccio i miei complimenti. D’altronde da lei avrei dovuto aspettarmelo. Bene, ho un’immagine da di difendere, facciamo così. Io non racconterò a nessuno che lei sa e lei non racconterà a nessuno che io non so. Mi pare uno scambio equo, non crede?»
“Certo, con la differenza che da questo scambio io ci guadagno solo una minima sicurezza, mentre tu mantieni tutti i suoi privilegi.” Pensò Ampharos, ma si limitò a dire «D’accordo.»
«Bene. Ora se l’affare è concluso io avrei fame. Ci vediamo tra una trentina di minuti. Mi raccomando, quando torno voglio dieci Megapietre nuove.» E detto ciò uscì.
“Grazie mille professor Durant. Forse per la prima volta ho una chance concreta per andarmene da qui. Mi servono solo dei compagni per fuggire. E presto o tardi li troverò. Posso aspettare.” Pensò, guardando la macchina.
 
Electronvolt, Palazzo Reale, 23/06/4783, circa le 13
«Uno dei Loro?!» Chiese Re Kingler.
«Esatto, questo è quanto sostiene.» Rispose Azumarill.
«Ma è impossibile!» Disse re Braviary «Nessuno dei Loro collaborerebbe con l’Organizzazione! Arceus ha dato loro il compito di proteggere Pokémos! Inoltre tutte le voci concordano sul fatto che sono stati rapiti! E infine, non tollero che si parli in questo modo del grande Lugia, il Dominatore di Vortici e Tempeste.»
«Mio signore, con il dovuto rispetto, non possiamo negare che i Loro siano spesso stati imprevedibili. Miti e leggende in ogni parte di Pokémos attestano ciò. E come possiamo sapere quali scelte i Loro faranno? Cosa potrebbero aver deciso? E, signore, capisco che come Aerista lei consideri Lugia come uno dei Loro più importanti, ma questo non può negare ciò che ha visto il soldato.»
«Concordo. Per quanto sia spaventoso da dire, non possiamo ignorare le dichiarazioni di quel soldato.» Aggiunse Vespiquen.
«Non crederò che i Loro sono passati con il nemico solo perché un soldato ha detto di averne visto uno! Non siamo neanche certi di cosa abbia visto!»
«Signori, calmatevi.» Disse Electivire. E nonostante avesse parlato con calma, tutti i presenti si zittirono. «Ascoltate. Non voglio dire che i Loro non possano essere passati dalla parte dell’Organizzazione. E tuttavia,» Disse, con uno sguardo a Re Braviary, che sembrava già sul punto di ricominciare a parlare «esiste anche un’altra possibilità. E se i Loro fossero controllati da qualcuno?»
I re rimasero in silenzio per qualche momento, poi Braviary parlò «Questo è…»
«Impossibile? Forse. O forse no. Ho vissuto a lungo, e ho visto molte cose. Quando ero giovane, era impossibile che i re di quattro paesi diversi fossero riuniti nella stessa stanza.»
I re non seppero come rispondere. Rimasero in silenzio, ognuno riflettendo sui propri pensieri. Azumarill ed i Generali a protezione dei rispettivi re rimasero al loro posto, fermi.
«Azumarill,» disse Electivire «cominciate a fare i preparativi. Temo che ormai la guerra sia imminente.»
«Vostra maestà, è certo che…»
«Se non la vera guerra, quantomeno i primi scontri. Lo dimostra l’attacco a Druderfort. Da questo momento in poi, dobbiamo cominciare a reagire. Dovrete iniziare a muovere la Marina di Laghia lungo il Fiume Volt. Non inviate solo membri della Marina, accompagnateli con piccole chiatte o barche. I membri dell’Aviazione di Aeria devono battere i cieli. Se avvisteranno un gruppo sospetto, dovranno intervenire.»
«Sissignore.» Rispose Azumarill mettendosi sull’attenti per poi girarsi.
Galvantula sorrise «Lei è sempre un grande comandante, maestà.»
«Un comandante fin troppo vecchio. Galvantula, mi aspetto che l’S.T. si faccia valere.»
«Certo signore.»
«Bene. Ci aspettano momenti terribili» disse sussurrando «e la nostra alleanza deve essere solida. E questo dipende anche da voi Generali. Collaborate, parlate, dimostratevi amici. Il destino di Pokémos dipende anche da questo, per quanto possa sembrare assurdo.» “E io devo cercare di tenere uniti i re.” Pensò.

 

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CAPITOLO 118: IL CAPO DELL’ORGANIZZAZIONE

 

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Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 14
Dopo aver mangiato, Durant si diresse verso gli ascensori, entrando in uno di essi. Estrasse dal proprio esoscheletro metallico una tessera, che fece passare nel lettore, e premette il tasto. Un attimo dopo, l’ascensore prese a salire verso il piano 0.
“Se non si ha la tessera, non si può salire ai piani dopo il terzo. Così non rischieremo di avere ospiti indesiderati ai piani alti.” Quelle parole gli tornarono in mente spontaneamente. Una delle tanti frasi del capo, che gli aveva detto, la prima volta che gli aveva mostrato gli ascensori. “Mi chiedo come prenderà le notizie che ho.”
Arrivato all’ultimo piano, la porta dell’ascensore si aprì sibilando. Durant ne uscì, si guardò intorno e si diresse verso la grande porta. Bussò, e attese.
«Avanti.» Disse una voce, e la porta si aprì da sola.
Durant entrò. Lo studio del capo era enorme, una larga stanza con larghe vetrate che si aprivano sull’esterno. Naturalmente non c’era nulla da vedere, visto che davanti ad esse scorreva una grande cascata, ma permettevano alla luce naturale di entrare ed illuminare la scrivania. Scrivania dietro cui stava seduto il capo dell’Organizzazione.
«Oh, buongiorno Durant. Come va?» Chiese questi. Come al solito, Durant non riuscì a vederlo in faccia. Anche quando era con i suoi consiglieri più fidati, il capo era avvolto da capo a piedi con un Terrorpanno. Durant aveva fatto decine di ipotesi su quale pokémon ci fosse sotto, ma non era mai riuscito a scoprirlo. Anche da lui o dai generali, il capo si faceva chiamare solo Capo. L’unica cosa che Durant aveva capito in tutti quegli anni era che doveva avere una qualche sorta di cresta, o delle corna, e ovviamente che camminava su due zampe. Inoltre era a dir poco enorme. Doveva superare i due metri e mezzo metri, il che ne faceva un gigante tra i pokémon. Ma era troppo poco per cercare di capire con chi avesse a che fare.
«Molto bene Capo, grazie. Sono venuto per il rapporto settimanale.» Rispose Durant.
«Capisco. Posalo lì, me lo leggero per bene dopo. Forza, fammi un riassunto. Posso offrirti qualcosa? Succo di Bacca, per esempio.» Chiese, e prima che Durant potesse rispondere stava già riempiendo un paio di bicchieri. Le zampe del capo, per tutto il tempo, rimasero avvolte dalle maniche del larghissimo Terrorpanno.
«Grazie. Bene, allora. Parlando del progetto M, la quantità di Megapietre funzionanti che riusciamo a produrre è aumentata al 75%, permettendoci di produrne una quantità molto maggiore rispetto a prima. Secondo le mie stime, da qui al mese prossimo avremo a disposizione almeno 180.000 dei 200.000 pokémon megaevoluti che ci eravamo posti come obbiettivo quando ho iniziato a lavorarvi, e le restanti 20.000 saranno pronte entro il mese successivo.»
«Mi viene spontaneo chiedermi perché questo cambiamento così rapido. Le stime, un paio di mesi fa, dicevano che ci sarebbero occorsi almeno sei mesi per arrivare alla quota di 150.000 Megapietre. E ora tu vieni a dirmi che, dopo appena tre mesi, abbiamo raggiunto le 180.000? Mi viene quasi il sospetto che c’entri una certa nuova leva del settore scientifico…» Rispose il Capo ridacchiando, bevendo in un sorso il Succo di Bacca.
«Temevo che lo avresti capito» sospirò Durant «In fondo, non saresti il Capo se non lo avessi fatto. Sì, è tutto merito delle conoscenze di Ampharos V riguardo le Calamite e le Pietretuono. Ti risparmierò i dettagli tecnici, tanto li conosci già da quando ti ho presentato i progetti originari ormai tredici anni fa, ma con i suoi potenziamenti la pressione esercitata dal Pressurizzatore Magnetico e il calore prodotto dalla macchina sono finalmente diventati costanti. Non credevo che ce l’avrebbe fatta quando gli ho dato il progetto, ma è riuscito a creare un componente che convoglia la pressione prodotta da…»
«Durant, il motivo per cui ti faccio redigere un rapporto scritto ogni mese è proprio per evitare che tu perda ore a spiegarmi queste cose. Sono stato uno scienziato, quindi lo leggerò volentieri, ma non adesso.»
«Va bene, va bene. Riguardo al progetto S, c’è poco da dire. Con l’attacco a Drudefort, ho guadagnato diverse centinaia di pezzi nuovi, utili come materie prime. Ma lei ha già completato questo punto, dico bene?»
«Ormai da parecchio. Modificarsi da soli la schiena non è facile, ma alla fine ho fatto anche quello.» Rispose il Capo, con una seconda risata.
«Avrebbe potuto lasciar fare a me. Sarebbe stato più facile.»
«E togliere sia a me che a te tutto il divertimento? No grazie.» Rispose il Capo.
«Va bene. Comunque, il progetto S non ha un vero e proprio numero prefissato, quindi ora comincieremo a modificare altri soldati della base, e man mano che arrivano passeremo ad alcuni Tenenti. Ho già modificato sia Tops che Omastar, i due Tenenti di Carraco, sia Ariados, il Tenente di Shedinja. Credo che presto toccherà ad Honchkrow, il Tenente di Pidgeot.»
«Già, a proposito, come se la sta cavando Pidgeot? I Generali hanno detto di avergli dato una Megapietra per “rendersi utile”.»
«Non saprei, il mio lavoro è produrre le pietre, non sapere come le usate. Comunque credo di aver sentito dire che se la sta cavando abbastanza bene.»
«Bene, buono a sapersi. I pezzi inutili non servono, ma quelli utili sono indispensabili.»
«Giusto. Bene, tocca al Dodicesimo Livello. Qui invece i risultati sono lenti. Siamo riusciti a controllarne uno solo.»
«Oh, questa è una stranezza. Credevo mi avessero detto che avete effettuato il primo test all’aperto con Lugia. Mi stai forse dicendo che hai lasciato libero uno dei Loro che abbiamo faticato tanto a catturare senza alcuna sicurezza?»
«No signore. Ma di fatto, Lugia è l’unico che riusciamo a controllare.»
«Che strano. Non è certo uno dei più deboli.»
«Infatti lo definirei sfortunato. Per controllarli, usiamo impulsi elettrici al cervello e telepatia. Lugia è debole nei confronti degli impulsi elettrici, in quanto appartiene al Tipo Volante, e la sua mente, come Pokémon Psico, è molto ricettiva. Perciò lui è l’unico che siamo riusciti a controllare.»
«E gli altri?»
«I Fratelli Eone ed il Trio di Emozioni, Memoria e Volontà non riuscirà a resistere a lungo, e credo che il Dominatore dei Cieli sarà il prossimo ad arrendersi. Per gli altri però ci vorrà ancora tempo.»
«Tempo che abbiamo?»
«Io ritengo di sì signore. Ma dal punto di vista militare, credo dovrebbe parlare con i suoi Generali.»
«Hai ragione. Bene, puoi andare.» Durant si alzò, volgendosi verso l’uscita.
«Ah, giusto. Allora Durant, che cosa sono?» Chiese il Capo.
«Un Aggron, signore?» Chiese Durant.
«Bel tentativo, ma non ci siamo. Al mese prossimo.» Rispose.
Durant ridacchiò, salutò il Capo ed uscì.
Mentre percorreva il corridoio, prese a pensare ad un’ipotesi ragionevole per il mese successivo.
 
Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 14
Ampharos V osservò la Megapietra. Dopo averla esaminata attentamente ed essere giunto alla conclusione che era perfettamente funzionante, la appoggiò sul tavolo accanto alle altre. Con quella, 11 Megapietre, di cui 9 perfette, erano disposte sul tavolo. Le due mal funzionanti erano leggermente distanziate dalle altre, per distinguerle.
“11 Megapietre” Si disse Ampharos “E se io…” Osservò le pietre. Aveva materiale per creare solo dieci Megapietre, ma una delle Pietretuono si era rotta in due, producendo due Megapietre mal funzionanti. Non capitava quasi mai, perché le pietre che si rompevano in genere erano impossibili da trasformare. Le guardò di nuovo. In particolare, guardò la Ampharosite funzionante, uno dei tanti risultati positivi. Rimase incerto per qualche secondo, poi se la infilò in una tasca del camice. “E speriamo non se ne accorga.”

 

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CAPITOLO 119: GIUDIZIO DEL CONSIGLIO

 

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Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 17
Roserade, Weavile, Arbok ed Houndoom erano in attesa davanti all’ingresso della sala del Consiglio della Notte. In attesa di essere giudicati. Quanto a Banette e Spiritomb, le cose gli erano andate bene. Quei due erano stati strigliati a dovere, poi mandati da Carraco e Samurott per farsi dare nuovi ordini. A quanto pareva, la loro era stata solo una sconfitta contro il Gruppo, nulla a che vedere con il fallimento dei quattro Capitani che aspettavano il giudizio in quel momento.
“Giudicata per cosa? Non è certo colpa mia se abbiamo perso.” Pensò Roserade. Questa era l’unica cosa che Roserade pensava seduta al proprio posto.
«Roserade, entra.» Disse una voce. Roserade si alzò, e senza parlare entrò nella stanza. I Diciotto Generali la guardarono chinare il capo, poi parlarono.
«Roserade» esordì l’Ottavo Generale «Cosa devo fare con te? Da un lato sei quella che ha portato meno tesori. Dall’altro, sei l’unica che ha sconfitto i suoi avversari.»
«Sconfitto? Da quel che mi risulta, hanno tutti continuato il viaggio, soprattutto quello più problematico.» Rispose il Quarto Generale.
«Questo non cambia il fatto che li abbia abbattuti tutti.» Rispose l’Ottavo. «Ma lo ammetto, che proprio lui le sia sfuggito non depone a favore della Dama di Rose.»
«Perdonatemi Generali, ma non capisco. Di chi state parlando?»
«Di un Surskit, Roserade. Un’insulsa creatura che è riuscita però a mettere le mani su un quantitativo allucinante di informazioni su di noi.»
“Il piccolino?” «Non capisco. Come avrebbe potuto venire in possesso di informazioni su di noi?»
«Abbiamo formulato diverse teorie, ma nessuna è certa. Anche perché tra di esse ci sono informazioni in possesso solo di una ristretta cerchia di componenti dell’Organizzazione.»
«Capisco.» Rispose Roserade.
«Però questo mi fa venire un’idea.» disse l’Ottavo Generale «Roserade, ho deciso. La tua punizione sarà questa: trova quel Surskit e distruggi i documenti che porta con sé prima che arrivino all’Alleanza. E già che ci sei, cerca di eliminarlo.»
Roserade annuì, chinando il capo ed ammirando la furbizia del Generale. La stava inequivocabilmente punendo, ma al contempo le stava dando una missione che avrebbe ristabilito i meriti di Roserade e aumentato il suo prestigio.
«E la missione sarà affidata a te e Breloom.»
Per un momento Roserade fu tentata di urlare o di compiere altri gesti inconsulti, ma si limitò a piegare il capo ed annuire nuovamente.
«Bene, puoi andare. Adesso chiamami Arbok.»
Roserade obbedì. Un momento dopo, dalla stessa porta da cui era uscita entrò Arbok.
«Arbok. Un fallimento del genere non è facile da espiare, lo sai.»
«Signore, io…» iniziò Arbok, ma fu interrotto.
«Tu sei dispiaciuto, tu avresti potuto fare di meglio, tu ti sei trovato in un terreno che ti ha reso difficile sfruttare appieno le tue capacità, tu hai affrontato il Locomothunder, eccetera, eccetera, eccetera. Il tuo rapporto l’ho letto Arbok. Ma, e con questo? Mi aspettavo molto di più da un pokémon che ai suoi tempi era chiamato “Il Massacratore”.»
«Signore…»
«Se ti sento dire ancora signore ti sbatto a fare da cavia per gli esperimenti di Durant. Non che non lo farei comunque ma ho un’idea migliore. Ora ascoltami bene. Sei degradato dal titolo di Capitano, e retrocesso a Tenente di Espeon.»
«Sign… voglio dire, Generale, perché proprio Espeon? Perché non chiunque altro?»
«Perché chiunque altro non avrebbe avuto lo stesso effetto. Questa è una punizione Arbok. Se Espeon mi riferirà che puoi ritornare ad essere un Capitano, sarò lieto di promuoverti.»
“Il che significa che non tornerò mai capitano. Quel dannato pokémon preferirebbe squartarsi da solo piuttosto che farmi un favore, ed il sentimento è reciproco.” Arbok pensò questo, ma si limitò a chinare il capo.
«Bene, ora vai. Uscendo, credo dovrai chiamare Weavile.» Disse l’Ottavo Generale.
«Sì, esatto.» Rispose il Sedicesimo Generale, annuendo.
Arbok si inchinò di nuovo, poi uscì dalla stanza.
Weavile entrò, chinando il capo. «Signori.»
«Weavile. Ho sentito che le hai prese per bene in quella Città Caverna.» Disse il Sedicesimo Generale, ridacchiando.
«Colpetti da niente signore.»
«Lo spero. Ora. Sei stato sconfitto, ma la tua squadra è quella che ha portato il bottino più grosso. In conclusione, non ho intenzione di darti una punizione troppo severa. Ti assegno il comando di un’unità di infiltrazione.»
Weavile capì subito che quella apparente promozione era una punizione. Le unità di infiltrazione erano quelle che subivano il maggior numero di perdite. E in una battaglia campale neanche lui poteva essere certo di vincere.
“Ma se servirà a diventare più forte, farò questo e altro.” «Sissignore.»
«D’accordo. Ora chiama Houndoom, per favore, poi recati da Carraco e fatti assegnare a una squadra d’infiltrazione.»
Weavile obbedì, e un momento dopo entrò l’ultimo Capitano, Houndoom.
«Houndoom. Non mi sembra che le cose siano andate bene nella Città Caverna. Sei riuscito a farti ingannare e derubare da un nemico chiaramente più debole. Come lo spieghi.»
«Non ho scuse signore. Ho sopravvalutato le mie capacità e, nonostante avessi scoperto il trucco del nemico, non ho reagito subito. Posso solo dire che credevo fosse la cosa migliore.»
«E un’altra cosa. Dal tuo rapporto ci risulta che hai inseguito il Gruppo fino alla Città Sconosciuta. Ma ometti totalmente tutto ciò che è successo dopo.»
«Perché non ne ho idea signore. Ricordo solo di essere entrato nella Città Sconosciuta, ma niente di ciò che è accaduto dopo. Mi sono risvegliato nel mio letto.»
«Capisco. Te che ne pensi Undicesimo?»
«Ho controllato, e in effetti i suoi ricordi sembrano essere stati rimossi. C’è uno spazio vuoto in cui sembra non esserci nulla.»
«Bene. Tralasciando questo, mi trovo costretto a darti una dura punizione. Ma in virtù dei tuoi meriti passati, ti lascio scegliere tra tre opzioni. Primo, puoi farti degradare a Tenente e subire una punizione di due settimane nella Cella Oscura. Secondo, puoi mantenere il ruolo di Capitano e subire una punizione di un mese nella stessa Cella. Terzo, puoi entrare nella Cella Oscura una settimana e, una volta uscito, sottoporti agli esperimenti del professor Durant. Dice che vorrebbe provare alcuni nuovi, per così dire, potenziamenti.»
“Quindi finisco nella Cella Oscura in ogni caso. Dannazione, quel posto getterebbe nel panico chiunque. Ho visto tipi Buio come me, o tipi Spettro, crollare dopo averci passato tre giorni. Allora…”
«Scelgo la terza opzione.»
«Scelta coraggiosa, ma sensata. Bene, ti farò scortare nella Cella Oscura. Goditi la tua ultima luce, perché per una settimana vedrai solo tenebre.»
Quando Houndoom fu uscito, Salamence ridacchiò «Però non gli hai detto tutto riguardo gli esperimenti che Durant vorrebbe tentare.»
«E rendergli la decisione facile? Non scherziamo. E comunque Houndoom è abbastanza resistente da poter sopravvivere agli esperimenti che Durant ci ha chiesto di tentare.»
«Sarà. Spero che la tua fiducia in lui sia ben riposta.»
«Certo che lo è. Bene, ora credo dovremo passare al prossimo punto in programma, dico bene?»
E i Generali presero a discutere.
 
Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 18
«E questo è quanto. Che ne pensate?» chiese Ampharos, fissando i quattro pokémon nella gabbia.
«Penso che il tuo piano si regga su una teoria campata per aria. Inoltre, penso che non ci sia neanche la più lontana probabilità di riuscire a resistere così tanto.» Rispose il pokémon. Per quanto fosse un pokémon piuttosto ben piazzato, Poliwrath appariva piuttosto piccolo in confronto alla gabbia.
«Sono d’accordo. Credo che per quel giorno saremo già stati usati.» Disse Seismitoad.
«Voi credete? Io non ne sarei così convinto. I pezzi che avete da offrire non sono allettanti per Durant. Piuttosto, vi lascerà qui a marcire fino a guerra inoltrata, poi vi userà come arma. Il sistema che ha creato controlla i Loro, voi sareste ben più facili da usare. E una volta finiti sotto il suo controllo, sareste solo manichini che combattono ad oltranza finchè non si rompono.»
«Sarà come dici, ma il tuo piano quante probabilità ha di successo?»
«Oh, io penso saranno piuttosto alte.»
«Io invece credo saranno piuttosto basse. Voi che dite?»
«Io sono d’accordo – cha. Un gioco rischioso – cha. Ma non peggiore di questo – cha.» Disse Lud, facendo spallucce.
«Quag scappa.» Rispose Quag.
«Francamente capo, non vedo molte alternative. Anzi, fino a ieri ero seriamente convinto che non avessimo alternative a una morte miserabile.»
Poliwrath incrociò le braccia, pensieroso, poi chinò il capo «D’accordo, professore. Siamo con te. Seguiremo il tuo piano, finchè ci condurrà fuori da qui.»
«Eccellente. Aspettate il mio segnale. Se tutto va bene, saremo liberi.»
«Ci conto, professore.»
Il professore si allontanò, dirigendosi verso la cella successiva, il cuore che batteva all’impazzata. Per poco non scoppiò a ridere “Come sono finito in questa situazione? Impegnato a pianificare una fuga dalla base segreta di un’Organizzazione criminale.” Poi però pensò a quel che stava facendo quella stessa Organizzazione. E si rese conto che, se non se ne fosse andato presto, avrebbe finito per non potersene andare mai più “O la va o la spacca. Da questo piano dipende tutto.”
Arrivò alla cella successiva, e prese a spiegare il suo piano ai pokémon che vi erano dentro.

 

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CAPITOLO 120: BUIO E PIANI

 

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Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 20
Houndoom entrò nella stanza, poi sentì la porta chiudersi alle sue spalle. Un attimo dopo, il pavimento sotto di lui si mosse. Fu trascinato lontano dalla porta, nell’oscurità.
Quando si fermò si guardò intorno, ma non vide nulla. Ovviamente. La stanza, in fondo, era stata creata esattamente per quello scopo. Neanche un pokémon con gli occhi adattati a vedere nell’oscurità più totale sarebbe stato in grado di distinguere qualcosa. Inoltre, le luci prodotte da fiamme o elettricità non illuminavano. Un qualche macchinario basato sulle Neropietre.
“E questa non è la parte peggiore” Pensò Houndoom. Sapeva come funzionava. Ai due lati opposti della stanza, a destra e sinistra dell’entrata, c’erano cibo e acqua. Ma con quel buio, distinguere destra e sinistra, se per caso si fosse mosso anche di un solo passo, sarebbe diventato impossibile. Per non parlare poi delle varie trappole sparse per il pavimento. Nessuna era letale, certo, ma al contempo erano tutte dolorose. Ma più del dolore, era la tortura psicologica ad essere rischioso. Anche volendo aspettare, prima o poi si sarebbe addormentato, o avrebbe dovuto muoversi, o bere, o mangiare, e allora si sarebbe perso. Nel buio, senza sapere cosa avesse davanti, senza sapere la direzione in cui camminava, senza sapere se andava verso l’acqua o verso una trappola, era un metodo potente per logorarsi i nervi.
Houndoom pensò a un altro capitano che aveva conosciuto tempo fa. Era rimasto in quella stanza per due settimane, e quando ne era uscito era cambiato. Prima era un tipo gioviale, una persona che rideva volentieri. Ma dopo quella volta era diventato più silenzioso ed ombroso. Houndoom non aveva la minima intenzione di finire allo stesso modo.
Prese la decisione. Se doveva perdersi, tanto valeva che succedesse subito, e non quando fosse stato stanco. Sapendo che l’acqua era a sinistra, si diresse da quella parte. Non ci volle molto perché perdesse la direzione. Calpestò una trappola, una fune che lo trascinò verso il soffitto. La bruciò con un Lanciafiamme, ricadendo a terra, ma con questo aveva perso definitivamente la strada. “Bene, siamo andati meglio del previsto. Ci ho messo addirittura cinque minuti.” Pensò rassegnato. E riprese a camminare, sperando prima o poi di incrociare un muro.
 
Da qualche parte ad Elettria, 23/06/4783, circa le 21
Entrando nella mensa, Ampharos V sentì un’atmosfera molto più pesante del solito, per qualche secondo, temette che qualcuno lo avesse scoperto, ma scoprì che la vera causa di quel malumore erano i pokémon arrivati dalla Coalizione, ed in particolare quelli di Oscuria e Velenia. A quanto pareva, i loro Capitani erano stati tutti puniti, cosa che non era certo andata a genio ai loro sottoposti.
“Buono a sapersi.” Pensò Ampharos, sedendosi e guardando il piatto di Bacche che aveva con sé.
Ne afferrò una e la mangiò, ignorando il nodo allo stomaco.
«Professore, buonasera» disse una voce alle sue spalle. Per poco Ampharos non si soffocò, ma dopo aver tossicchiato un po’ si voltò. Durant si sedette accanto a lui.
«Ottimo risultato con le pietre.» Commentò lo scienziato.
«G-Grazie signore.»
«Oh, un grazie è una cosa rara da lei. Forse è una buona giornata?»
«Non direi, dovrebbe?»
«Ottima risposta. In ogni caso, oggi mi hanno comunicato che ci sarà un attacco ad un’altra città. Ancora non mi hanno dato nessun dettaglio, ma a quanto pare avrò tutti i documenti entro una settimana. E dato che all’attacco parteciperanno diversi nuovi progetti, me serve che lei ci vada.»
«S-Signore, io…»
«Forse non sono stato chiaro. Mi SERVE che lei ci vada. E questo significa che lei ci andrà. Sono stato chiaro?»
«Sì, signore.» Disse Ampharos.
«Bene.» Disse Durant, alzandosi.
Ampharos rimase lì fermo, senza riuscire a mandar giù un boccone.
 
Electronvolt, base dell’S.T., 24/06/4783, circa le 10
«Dunque, un nuovo plotone di duecento reclute è in arrivo da Aeria, bisogna avvisare le truppe per mandare una squadra ad accoglierli. Affida il comando a quel capitano di Alvearia, Free, e dagli come tenente qualcuno di Laghia. Arceus solo sa quanto quei due paesi devono cercare di stringere i rapporti.» Disse Galvantula, scorrendo i fogli che aveva in mano mentre camminava.
«Sì signore.» Rispose Helioptile, intento a prendere appunti mentre camminava.
«E hanno avvistato un gruppo di trenta o quaranta pokémon nella zona del Water Wind Mill. Indagini nell’area, squadre nei fiumi sotto il comando del Capitano Wartle di Laghia, e mandate squadre via terra fino alle rovine del Pika Village, perché potrebbero averlo usato come base provvisoria. Il Capitano Estrik, direi.»
«Sì signore.»
«Quando hai fatto, torna qui. Se non ci sono, sarò nella mia stanza.»
«Sì signore.»
«Bene, vai. E non dire di nuovo “Sì signore”.»
«Certo signore.» disse Helioptile, allontanandosi.
Galvantula ridacchiò ed entrò nella stanza. Si guardò intorno. Esclusi quelli in difesa ai re, l’unico Generale a mancare era Azumarill.
“Dove si è cacciato?” Si chiese. La risposta arrivò un momento dopo, quando il pokémon entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Galvantula li guardò uno ad uno. Scizor e Forretress erano in disparte, uno accanto all’altro, a borbottare. Osservandoli bene, Galvantula si rese conto che avevano scelto un posto lontano da quelli dove si sarebbero seduti Blastoise ed Azumarill. “Così tanto da fare…” pensò Galvantula.
Blastoise ed Azumarill, proprio in quel momento, si sedettero, e Azumarill iniziò a parlare con Blastoise.
Togekiss era seduta tra i due gruppi, intenta a sfogliare alcuni documenti.
Galvantula si sedette al proprio posto, e i presenti si scambiarono i saluti di rito.
«Bene, ora direi che possiamo passare al lavoro. Tanto per cominciare, ho appena inviato due squadre qui e qui.» Disse indicando due punti sulla carta.
«Water wind Mill e Monte Raggioscossa» lesse Aerodactyl «Il Monte Raggioscossa lo conosco, è il punto più a Sud Est di Elettria. Suppongo siano le nuove truppe da Aeria di cui mi hanno avvisato. E riguardo al Water Wind Mill?»
«Il Water Wind Mill è, come dice il nome, un mulino. Un mulino enorme, che si muove sia grazie al vento che grazie all’acqua. Produce circa il settanta per cento della farina che usiamo per fare i Poffin, le Pokémelle e qualsiasi altro preparato a base di Bacche. Quel posto è fondamentale per Elettria.»
«Capisco. E perché inviare delle truppe solo ora?»
«No, di truppe ce n’erano già. Ma sono arrivate diverse segnalazioni di gruppi di trenta o quaranta pokémon sospetti. Non sarebbe strano a fine stagione, quando i contadini ci portano i raccolti, ma in questo momento non è ancora la stagione.»
«Capisco.»
«Bene. Prossimo punto. Azumarill mi ha avvisato che il principe Krabby, Capitano della Marina, e la sua squadra stanno arrivando da Laghia. Entro cinque giorni saranno qui. Ovviamente, è prioritario che il principe arrivi in perfetta sicurezza. Perciò abbiamo preparato un piano che ci permetta di farlo arrivare ad Electronvolt.»
«Anzitutto, da Laghia arriveranno altre squadre, ognuna comprendente un Krabby. Ovviamente, solo un gruppo ristretto di pokémon saprà quale è la squadra corretta.» Mostrò loro i percorsi che avrebbero seguito i vari gruppi.
«Non vedo motivi per obiettare.» Disse Togekiss.
«Bene. Per sicurezza, comunque, preferiremmo non riferire neanche a voi il percorso del vero principe. Ovviamente, se volete saperlo, non ho particolari problemi a riferirvelo.»
“Bene così.” Pensò Azumarill. Lui e Blastoise avevano riferito quel che avevano scoperto a Galvantula: uno dei Generali era una spia. Per questo avevano ideato un piano. La spia non si sarebbe lasciata sfuggire un’informazione simile, e allora avrebbero fatto la loro mossa. Sulla carta, avevano elaborato un ottimo piano.
«Non mi interessa. Meno pokémon lo sanno, meglio è.» Rispose Scizor, e Forretress annuì.
«Lo penso anch’io.» Disse Togekiss.
“Nessuno di loro, quindi.”
A quel punto, restavano solo quattro possibilità. “Lo vedremo questa sera, quando riferiremo il piano agli altri.”
Allora, il loro piano sarebbe andato in porto o fallito.

 

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CAPITOLO 121: I GENERALI DELL’ALLEANZA

 

 

Spoiler

Electronvolt, base dell’S.T., 24/06/4783, circa le 15
“Comandante in capo dell’Esercito dell’Alleanza. Un nome che suona straordinariamente bene, finchè non sei tu ad avere quel posto.” Pensò Galvantula, mentre con un ritardo enorme consumava un rapido pranzo nella propria stanza. Avrebbe voluto mangiare ore prima, ma si era ritrovato con l’arrivo del Capitano Liosk si era dovuto recare personalmente ad ascoltare tutte le informazioni raccolte, e a controllare cosa era stato recuperato.
Alla fine, comunque, era riuscito a ritagliarsi spazio per il pranzo. O almeno così credeva. Stava ancora mangiando, quando Helioptile bussò alla porta.
«Signore, il Duca M’Phar è qui per parlare con lei.» Disse il pokémon.
Per un attimo la bacca rischiò seriamente di soffocare Galvantula. “Il Duca M’Phar? Davvero?”
Nonostante Elettria fosse stato un agglomerato di Ducati fino a poco più di 300 anni fa, ormai delle dodici famiglie di duchi che componevano la vecchia Elettria ne erano rimasti solo tre, quattro contando anche la famiglia reale. Il Duca delle Scariche, governatore di Volt Port, Pharos lo Scudo Marino. Il Duca delle Scintille, Molg del Sud Est. Il Duca dei Pianeti, la famiglia che divenne poi quella reale. E il Duca delle Stelle, Governatore di Ampere City, nell’Ovest, M’Phar. Ironico come dei quattro duchi, due appartenessero alla stessa specie e non si sopportassero.
«Fallo entrare.» Disse Galvantula, riponendo di malavoglia il piatto.
Ed M’Phar entrò. Galvantula lo aveva incontrato solo altre due volte, ma continuava ad essere colpito. Gli Ampharos normalmente non erano eccessivamente alti, ma imponente era l’unico aggettivo che descriveva M’Phar. Con i suoi quasi due metri d’altezza, dovette abbassarsi per entrare dalla porta. E a quell’altezza si accompagnava una fama non indifferente di eccezionale guerriero. Fama meritata, a giudicare dalle cicatrici che gli ricoprivano i corpo.
«Duca M’Phar, è un onore incontrarla.»
«Un onore che si sarebbe risparmiato volentieri, se avesse potuto. Dico bene? No, non risponda, mentirebbe. Ad ogni modo, arriverò dritto al punto. Lei sa che Ampere City è sede della maggioranza dei templi di Elettria, vero? Arceismo, Therianismo, Aerismo, Chi-si-ricord-ismo, sono tutte nella mia città. Quindi ci sono notizie che non possono fare a meno di arrivarmi. E una di esse è questa.»
Galvantula lesse il foglio e rabbrividì «Che cos’è questo?»
«Ma come, non è vostro? Credevo fosse una mossa per portare nuovi membri all’S.T. Ho sentito che avete qualche problema.»
«Non sono ancora arrivato al punto di usare trucchi del genere. Dove ha preso questo foglio?»
«Ho le mie fonti.» Disse il Duca con un sorrisetto. A Galvantula ricordò in modo tremendo Eelektross.
«In ogni caso, non è stato l’esercito dell’Alleanza. Da quanto si sono diffusi?»
«Quattordici, quindici ore al massimo. Da quel che ho saputo, alcuni pokémon volanti li hanno lasciati qui. Sembra vengano addirittura da Espia, ma fatico a crederci, soprattutto perché i fogli riportano la data di appena due giorni fa. Per portare fin qui dei messaggi, anche volando, ci vorrebbero…»
«Molto meno tempo di quel che crede. Volando sottocosta da Velenia, ci vogliono una trentina d’ore per arrivare qua. Per confronto, una nave impiega quasi cinque giorni. E da Espia a Velenia ci vogliono solo pochi minuti grazie al loro sistema di teletrasporto.» Disse una voce alle loro spalle. I due si voltarono, trovandosi davanti Aerodactyl.
«Oh, molto piacere. Non credo di avere ancora avuto l’onore di conoscerla. Chi è lei?» Chiese M’Phar, osservando il generale.
« Generale Aerodactyl, onorato. Vi chiedo scusa, ma volevo parlare con il Comandante in capo e ho finito per ascoltare la vostra conversazione, anche se non credo di averla compresa appieno.»
«Leggi questo.» Disse Galvantula, porgendogli il foglio.
Aerodactyl strabuzzò gli occhi, e quando ebbe finito scoppiò a ridere «Oh, è fatto davvero bene, molto convinciente. Ma andiamo, i Loro catturati? Non potrei mai creder…» Poi cambiò espressione «D’altra parte, però, l’incidente di Swanna si spiegherebbe se…»
«Concordo. Allora Duca, dove ha preso questo foglio?»
«Nel Tempio del Therianismo. Uno dei miei uomini me l’ha portato. A quanto pare l’hanno consegnato a tutti i Templi della città, tranne quello Arceista.»
«Probabilmente è perché il Tempio Centrale dell’Arceismo, a Normalia, è l’unico che prenderebbe una scelta a riguardo. Nessun altro si prenderebbe carico di una scelta simile.» Spiegò Galvantula.
«Vero. Invece i Templi delle singole chiese minori hanno una grande autonomia, quindi sicuramente sceglieranno indipendentemente.»
«Capisco. La ringrazio Duca M’Phar. Discuterò di quanto riportato su questo documento appena possibile con gli altri Generali.»
«Dovere. Bene, credo che con questo sia tutto. Ora credo mi recherò al palazzo reale. Chissà, forse prima che inizi la guerra mi recherò dagli ultimi Duchi. Ho aspettato parecchi anni, e non voglio rischiare che la guerra inizi prima di farlo.»
«Bene. In tal caso le auguro buona fortuna.» Rispose Galvantula. M’Phar uscì, facendo un cenno ai due.
«E adesso?» Chiese Aerodactyl.
«Ne discuteremo con gli altri Generali, per decidere come agire a riguardo.»
«Cosa c’è da discutere? Se qualcuno vuole unirsi all’esercito dell’Alleanza per questo ben venga. Saranno soldati motivati.»
«Forse fino alla prima battaglia. Ma poi? Ci sono moltissimi motivi per cui dovremmo reagire. Primo fra tutti, il fatto che non abbiamo uno straccio di prova a sostegno di quel che c’è scritto qui. Non posso certo lasciare che qualcuno si ammazzi per una bugia. Conosco almeno un pokémon che non si farebbe scrupoli a farlo in compenso.» “In effetti, questa sembra proprio il genere di idea che verrebbe ad Eelektross. Attirare dalla nostra parte nuove truppe con una storia inventata ma che alle orecchie giuste causerebbe una grossa reazione.”
«Non posso credere che tu stia davvero suggerendo di rifiutare volontari in una situazione simile.»
«Lo so, lo so, è una follia, ma non mi sentirei apposto con la coscienza se mandassi a morire dei soldati sulla base di una bugia.»
«Va bene. Sottoponiamo la cosa agli altri.» Rispose Aerodactyl, sbuffando.
Galvantula sospirò “Avessi almeno una prova. Mi basterebbe, ma non mi arriverà certo così su due piedi.”
 
Mare Aperto, 24/06/4783, circa le 16
«Attento Surskit, spostati a destra.» Disse Cacturne. Surskit eseguì, schivando la Nottesferza di Aegislash, che si infranse sul ghiaccio che copriva il ponte.
«Così non vale Capitano, dovrebbe dargli consigli solo dopo che avrò vinto, non durante la battaglia.»
«Ah, non fare tanto il superiore Aegislash. In tre combattimenti Surskit ha già avuto dei miglioramenti grandiosi. Quanto a talento e costanza, Surskit è alla pari con te. E anche se tu hai più esperienza, tendi a sottovalutarlo, e Surskit questo lo sa.»
Aegislash sbuffò, poi riprese a combattere. Come sempre, fu Surskit a perdere, ma, proprio come aveva detto Cacturne, Surskit era migliorato davvero molto.
Appena ebbero finito e si furono rimessi in sesto, Cacturne battè le zampe «Bene ragazzi. Tornate ai vostri posti mentre sistemo questo disastro.»
Dopo un rapido saluto militare, i cinque si separarono. Grump e Surskit si ritrovarono da soli sul ponte di prua.
«Il capitano ha detto che prometti davvero bene. Un grande complimento detto da lui.»
Surskit annuì, poi fece una domanda che gli venne spontaneamente «Posso chiederti perché rispettate così tanto il Capitano? Voglio dire, è un bravo capitano ed è molto forte, ma ho conosciuto altri pokémon altrettanto forti o abili in comando, e non altrettanto rispettati.»
Grump sospirò «Me lo chiedono quasi tutti prima o poi. Sarà una storia lunga, quindi cercherò di abbreviarla un po’. Il Capitano era membro di quella che era la migliore squadra della Coalizione. Le Sorelle di Fiori, Gli Spettri delle Foreste, il Pugno Vegetale ed ovviamente lui. Si diceva non ci fosse nessuna missione che loro non potessero portare a termine. Ma poi…»
«Poi, durante una missione, Treven, uno degli Spettri delle Foreste, morì in battaglia, e una delle Sorelle di Fiori rimase gravemente ferita. A quel punto la squadra si sfasciò. Il Capitano fu l’unico a decidere di rimanere nell’esercito, e l’aver fatto questa scelta nonostante il prezzo che fu costretto a pagare lo rende davvero degno di rispetto.» Surskit si girò, e si trovò davanti Aegislash, intento a squadrarlo con il suo sguardo freddo.
«Che ci fai qui Aegislash?» Chiese Grump.
«Abbiamo avvistato un fronte temporalesco in rapido avvicinamento da poppa. Il Capitano ha detto di avvisarvi. Visto che l’ho fatto posso andare.»
«Aspetta. Cosa intendi con “il prezzo”?»
«Il Capitano era fidanzato con una delle Sorelle di Fiori, ed era pronto per sposarla. Ma quando questa decise di lasciare l’esercito, il Capitano rifiutò di seguirla, e tutto andò a monte. Per questo è rispettato: nonostante sapesse a cosa andava incontro, ha scelto il dovere. Una scelta giusta, ma al contempo opinabile, non credi?» Disse Aegislash, girandosi.
Surskit non seppe come rispondere, ma non riuscì a non pensare a quel che aveva detto il Capitano il giorno in cui erano partiti da Venom Port.
 
Elettria, Sud Est, 24/06/4783, circa le 17
Roserade e Breloom fissarono il mare.
«Allora, credi di farcela a superare il mare o dobbiamo tendergli un agguato qui?» Chiese Roserade, guardandolo.
«Per te, mia splendida rosa, andrei persino in capo al mondo.»
«Vediamo se è vero.» E Roserade cambiò aspetto. Le ali presero a sbattere, e Roserade iniziò a volare sul mare.
«Voi aspetterete qui.» Disse Breloom ai suoi uomini «Preparatevi a tendere un agguato se per caso non riuscissimo ad individuare la nave.»
Poi Breloom saltò. Roserade lo osservò ricadere verso il mare. Credette che sarebbe affondato, invece sul pelo dell’acqua si fermo. Per un attimo le sembrò che stesse camminando sull’acqua, poi guardò i suoi piedi. Sotti di essi, due grandi foglie simili a quelle di un Lotad gli impedivano di affondare.
«Cosa ne dici, mia bellissima rosa? Ho dei geni di Lotad che mi permettono di far spuntare queste foglie.»
«Dico che anziché fare una cosa così complicata potevi farti mettere i geni di un pokémon d’acqua.» Commentò Roserade. Poi i due si diressero verso la rotta che la nave stava probabilmente percorrendo, lui correndo, lei volando.

 

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CAPITOLO 122: BATTAGLIA NEL MARE

 

Spoiler

Mare Aperto, 25/03/4783, circa le 18
Le nubi del giorno prima si rivelarono una tempesta tremenda. Tutti i presenti a bordo furono costretti a chiudersi sottocoperta. Non che facesse molta differenza, dato che la nave ondeggiava in modo tremendo. Tre volte le onde aprirono una falla nel fianco della nave, e almeno il triplo delle volte sfondarono gli oblò dell’imbarcazione. Mentre per riparare le falle ci volle relativamente poco, grazie alla gran quantità di parti di ricambio, il discorso fu diverso per gli oblò. Non si poteva riparare un vetro durante una tempesta, quindi li coprirono con delle tele cerate. Peccato che non bastasse a tener fuori il vento freddo, né la maggior parte dell’acqua.
Solo in tarda mattinata la tempesta si placò, passando ad una pioggerella debole. Quando accadde, Surskit e gli altri furono finalmente in grado di uscire.
Surskit passò la mattina ad aiutare i suoi compagni e l’equipaggio a sistemare il ponte, riparare le funi e rattoppare la vela dell’albero maestro, che si era strappata parzialmente. Non fu un grosso problema grazie alle sue Ragnatele, e alla fine la nave fu nuovamente sistemata.
Dopodiché, Surskit riprese il suo posto di guardia a prua.
«Tutto bene Specchio?» Chiese il Capitano.
«Sì capitano, anche se devo dire che è stata una giornata movimentata.»
«Niente di straordinario, credimi. Questa rotta è pericolosa. Ci sono passato altre due o tre volte, ai tempi in cui…» Poi sospirò, senza terminare la frase.
«Tutto bene Capitano?»
«Certo Specchio, scusami. Ti lascio alla tua guardia.» Rispose, girandosi per dirigersi verso il ponte di poppa.
Surskit annuì, guardando il mare. E improvvisamente notò due figure in lontananza.
“No, è impossibile, sarà un effetto ottico.” Pensò, guardando verso le due figure. Per colpa della pioggia, non riusciva a distinguerle bene, eppure avrebbe giurato che si stessero muovendo.
«Ehi Grump, vedi anche tu quelle due… cose laggiù?» Chiese, indicandole.
Grump strinse gli occhi, cercando di vedere quello che indicava il pokémon «Sì, mi sembra di vedere qualcosa, ma non capisco cosa sia.»
«Credi dovremmo avvisare il Capitano?» Chiese Surskit. Guardando le figure, si rese conto che diventavano più grandi. E la cosa lo preoccupava.
«Vado, tu tienile d’occhio.» Rispose Grump, per poi correre verso il ponte.
 
«Davanti a noi!» Gridò Breloom, correndo a pelo d’acqua sulle ninfee.
«L’avevo già vista. Dimmi qualcosa che non so, se proprio devi parlare.» Rispose Roserade. Si passò un braccio sulla maschera, ripulendola dall’acqua e maledicendo quella dannata pioggia. Sarebbe voluta piombare su di loro durante la tempesta, ma era stata molto più forte del previsto, e loro due erano stati costretti a rallentare.
Roserade e Breloom si diressero a tutta velocità verso la nave, preparandosi all’attacco.
 
Surskit guardò le due figure avvicinarsi. Non riusciva ancora a distinguerle alla perfezione, ma ormai era chiaro che erano due pokémon. Uno volava poco sopra l’acqua, mentre l’altro sembrava stesse correndo.
Stava ancora guardando per cercare di capire che pokémon fossero quando gli altri lo raggiunsero.
«Che cosa sono?» Chiese Cacturne, cercando di metterli a fuoco «Dannata pioggia, non riesco a distinguerli come si deve.»
«A giudicare dalla velocità con cui si avvicinano, non ci vorrà molto prima di incontrarli.» Commentò Grump.
«In tal caso se sono una minaccia non abbiamo tempo da perdere. Aegislash, Dustox, Specchio, voi tre cercherete di abbattere quello che vola. Grump, Gurdurr, noi tre ci occuperemo dell’altro.»
«Sì signore.» Dissero i cinque, preparandosi alla battaglia.
Grump riflettè. Il Capitano aveva preparato una divisione ottima. Dustox poteva combattere in volo. Surskit era abbastanza veloce, oltre ad essere abituato ad usare attacchi a lungo e medio raggio. Ed Aegislash avrebbe compensato la lacuna sugli attacchi a breve distanza
Il Capitano e Gurdurr, invece, erano combattenti corpo a corpo, che avevano bisogno del supporto di qualcuno in grado di usare mosse speciali, per colpire l’avversario dalla distanza.
Surskit continuò a fissare le due figure in lontananza. E mentre si avvicinavano, riconobbe il pokémon che volava verso di loro. Gli sembrò di sentire di nuovo il dolore atroce all’antenna, mentre veniva distrutta. Aprì la bocca per gridare un avvertimento, ma fu troppo lento. Un solo attacco scagliato da Roserade fece esplodere il ponte di prua, scagliando tutti i presenti all’indietro.
Surskit si rialzò, guardandosi intorno. L’equipaggio della nave si stava preparando ad affrontare il nemico. Il comandante Nidoking stava già urlando comandi ai pokémon, preparandoli a difendersi dall’attacco.
Cercò di trovare gli altri, e si diresse verso ciò che rimaneva del ponte di prua. La parte anteriore della prua, per almeno tre metri, era completamente esplosa. E nello spazio che rimaneva, i due schieramenti si stavano affrontando.
Roserade scagliava verso di loro altri attacchi dall’alto, ma Grump e Aegislash erano impegnati a fare del loro meglio per fermarli. Proprio in quel momento, Aegislash tagliò a metà un Idropulsar con una Spadasolenne. L’esplosione della grossa ondata d’acqua infradiciò sia il pokémon che tutti i presenti sotto di lui, inclusi alcuni dei marinai che stavano arrivando per dare manforte.
Contemporaneamente, Gurdurr stava combattendo corpo a corpo contro l’altro pokémon, un Breloom, mentre Dustox scagliava contro di lui le polveri che produceva con le sue ali.
“In parole povere, il piano del Capitano è fallito. Ma lui dov’è?” Si chiese.
La risposta arrivò un attimo dopo. Il Capitano apparve da un punto dietro di lui, dove evidentemente era stato scagliato dall’esplosione, e si lanciò verso il Breloom con un Pugnospine, approfittando del fatto che il pokémon gli dava le spalle, impegnato ad evitare un colpo della grossa trave di Gurdurr.
Sembrò che il colpo sarebbe andato a segno, ma il Breloom si girò all’istante e, con un Pugnorapido, bloccò il colpo. I due attacchi si infransero uno contro l’altro, e i due contendenti arretrarono di un passo.
Approfittando della distrazione di Aegislash, che si era voltato quando aveva scorto il Capitano, Roserade scattò. Non ci era certo voluto un genio per capire che era lui quello da eliminare per primo. Gli altri potevano fermare qualcuno dei suoi attacchi, ma sarebbero crollati come niente fosse. Ma prima bisognava far fuori quello che era al comando.
Le rose sulle sue braccia presero a ruotare, e Roserade, avvolta da una Petalodanza, si scagliò verso il Capitano.
Questi la percepì e spostò la propria attenzione su di lei, rispondendo con un Missilspillo. Le spine e il tornado di petali si infransero uno contro l’altro, annullandosi a vicenda.
Roserade non perse un momento, e si scagliò contro Cacturne. Il veleno prese a trasudare dalle rose, e colpì con Velenpuntura. Cacturne la bloccò con un Pugnospine. E ne seguì un secondo, cui Roserade rispose con una nuova Velenpuntura. In breve, la lotta era diventata una sola, velocissima gragnuola di colpi.
“Questi attacchi… Come fa a sapere con precisione come colpirò? Prima Petalodanza, adesso Velenpuntura, come fa?” Si chiese Roserade. Poi guardò in faccia Cacturne, e capì.
«Cacturne.» Disse, atona.
E Cacturne la guardò, in silenzio. Quegli attacchi gli erano famigliari, e gli veniva naturale sapere come fermarli. E quella Roserade, se non avesse avuto quella maschera di metallo e quelle strane ali, sembrava proprio…
Poi capì. “Mia bellissima rosa.” Pensò, mentre bloccava una nuova Velenpuntura. Come aveva fatto più di vent’anni prima, quando combattevano insieme nell’esercito. Quando lui e Roserade erano pronti a sposarsi.
I due si fermarono, fissandosi. Dietro di loro, Breloom continuava a combattere, bloccando i colpi degli avversari e rispondendo. Lo stesso Breloom, capì il Capitano, con cui aveva litigato decine, centinaia di volte per l’amore di Roserade, per poi riuscire sempre a sistemare tutto con una bella bevuta di Succo di Bacca davanti al fuoco.
«Roserade, perché?» Chiese «Perché tu e Breloom siete con loro?»
Roserade distolse lo sguardo dal Cacturne «Ti ho dato una scelta vent’anni fa, quando mia sorella ha perso un braccio combattendo per una missione che il Generale voleva che fallissimo. Strategia, la chiamò lui, giustificando così la morte di Treven e la ferita di mia sorella. Strategia per sconfiggere quella banda pirata che spadroneggiava nel nord di Arenia. E forse lo era. Ma per me non valeva quelle perdite. Quell’esercito aveva portato via tutto a mia sorella. Lo lasciai, chiedendoti di venire con me. E tu cosa mi hai risposto? Che non potevi, che il dovere che ti eri scelto era più importante di quello che era successo. Tra me ed il tuo onore di capitano, scegliesti l’onore. Bene, anche io ho scelto. Ho scelto l’Organizzazione, che creerà un mondo migliore in cui non ci sarà un Generale che manderà dei soldati a morire senza un motivo. E adesso affrontami, Capitano Cacturne, e dimostrami che tutti quei discorsi sull’onore che mi facesti allora non erano solo parole al vento.» E si scagliò su di lui.
E Cacturne seppe che non poteva opporsi al combattimento.
 
Breloom schivò l’attacco del Gurdurr, per poi mirare con un Pugnorapido dritto al petto. Sarebbe sicuramente andato a segno, se Aegislash non avesse bloccato il colpo con il proprio Scudo Reale. Il pugno si infranse contro lo scudo. Breloom arretrò, schivando un Martelpugno di un Hawlucha, e rispose con un Pugnospine che stese l’avversario.
Si guardò intorno. Erano davvero in tanti intorno a lui. C’erano almeno una ventina di avversari, e probabilmente ne sarebbero arrivati altri.
“A quanto pare la sola forza non basta. In tal caso, è il momento di far vedere cosa riesce a fare il progetto S-52.” E prese a mutare aspetto, tra lo stupore dei presenti.
“E se per caso mi capitasse di colpire il Capitano, non sarà certo colpa mia. In fondo, lo faccio per te, mia rosa.” E si preparò a spazzare via chiunque gli si parasse davanti.

 

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CAPITOLO 123: IL PASSATO DEL CAPITANO

 

 

Spoiler

Mare Aperto, 25/03/4783, circa le 19
“Forte.” Quello fu l’unico aggettivo a cui Surskit riuscì a pensare mentre guardava Breloom spazzare via gli avversari che gli si paravano davanti. La pioggia si era fatta più forte. Con ogni probabilità era colpa di Breloom.
Un grosso Seviper si lanciò contro di lui, calando una Velenocoda. Breloom si girò e lo bloccò con la propria coda, diventata grigia e dura come l’acciaio. A Surskit fece venire in mente la coda di uno Steelix che aveva visto a Water Port, parecchio tempo prima. Poi Breloom colpì. Il pugno era rimasto lo stesso, ma potenza e velocità non erano neanche comparabili. Il Seviper fu lanciato all’indietro e si schiantò contro il parapetto della nave. Per sua fortuna, non cadde in mare, ma era gravemente ferito, intuì Surskit, anche se grazie ad Arceus respirava ancora.
Uno dopo l’altro, Breloom stava sconfiggendo tutti gli avversari che gli si paravano davanti. Alla fine, in piedi, erano rimasti solo il comandante della nave, un paio di suoi sottoufficiali e i componenti della squadra del Capitano.
Per colpa della pioggia, Surskit non riusciva a vedere bene il corpo di Breloom. Sulla sua testa, dove prima si trovava il fungo, gli sembrava di vedere una sorta di grande foglia rotonda.
Uno dei sottouficiali si lanciò all’attacco. Il Crobat schivò un paio di colpi, ma si scoprì per attaccare e in quel momento fu spazzato via da un colpo dato da Breloom con la coda che, si rese conto Surskit con sgomento, si era estesa. Ne ebbe la conferma guardando il parapetto dietro di lui, completamente in pezzi. La coda era passata sopra di lui, ma oltre al Crobat aveva abbattuto anche il comandante della nave ed il suo unico sottoufficiale rimasto, uno Swalot.
A quel punto, Surskit si avvicinò agli altri. Dustox e Grump avevano schivato il colpo, mentre Gurdurr e Aegislash lo avevano parato, uno con la sbarra di ferro, l’altro con lo Scudo Reale. Guardando la sbarra, Surskit notò con sgomento che era ammaccata.
«Ha letteralmente spazzato via tutti.» Commentò Aegislash.
«E adesso toccherà a noi se non facciamo qualcosa.» Rispose Grump «Ascoltatemi bene, perché abbiamo una sola possibilità. Se non riusciremo a portare a termine questa lotta con il piano che ho in mente, non ci riusciremo proprio.»
Poi spiegò loro il piano, mentre Aegislash e Gurdurr facevano del loro meglio per parare gli attacchi dell’avversario.
«Credi di farcela Specchio?» Chiese Grump.
«I-io… Sì, credo di sì.»
«E voi?» Chiese Grump, rivolgendosi agli altri.
«S-sì, ce la farò.» Disse Dustox.
«Senz’altro.» Rispose Gurdurr.
«Per chi mi hai preso?» Chiese Aegislash, e si lanciò all’attacco.
Approfittando della propria immunità agli attacchi Lotta, si fece colpire di proposito da un Pugnorapido. Mentre il colpo batteva contro la lama senza fargli alcun male, il pokémon passò all’attacco. Nottesferza, Spadasolenne, Furtivombra. Gli attacchi colpirono uno dopo l’altro, solo per venire sempre schivati o bloccati da Breloom.
“Tutto qui? Questo è il loro piano?” Si chiese, spostandosi di lato per evitare un Nottesferza. E in quel momento perse l’equilibrio, scivolando. Cadde a terra, sentendo il ponte completamente congelato sotto di sé. Sopra di lui, una Spadasolenne ed un Martelpugno calarono, dritti su di lui. “Bella mossa.” Pensò, poi piantò la coda nel ghiaccio e la usò come leva per spostarsi di lato. Un attimo dopo, sul ponte c’erano due nuovi buchi.
Schivò un Dinamipugno che gli passò appena sopra la testa, ma il suo Palmoforza colpì ancora la sbarra di ferro maneggiata da Gurdurr.
Un attimo dopo sentì un rumore alle sue spalle, si girò e vide due attacchi, un Bollaraggio diretto verso di lui. Schivò entrambi i colpi, che si diressero verso il cielo sopra di lui. Lo schivò, e un attimo dopo schivò anche un Geloraggio che seguì la traiettoria del colpo precedente.
Breloom si girò verso il nemico, che si rivelò essere un Surskit, ma un momento dopo sentì il rumore di qualcosa che cadeva. Si scansò di lato, schivando una piccola poltiglia viola.
“Tossina, eh?” Si disse, prima di trovarsi a schivare un secondo Geloraggio. “Beh, non ha importanza. Posso schivarla. Figurarsi, è persino una quantità minore di quella normale.”
Breloom si girò, poi si lanciò verso Surskit. Un attimo dopo però fu colpito dietro la testa da qualcosa. Si girò e vide davanti a se delle sfere viola sospese a mezz’aria. Un attimo dopo, sentì i sintomi dell’avvelenamento.
“Ma cosa…” Poi le sfere presero a muoversi verso di lui. Si scansò di lato, ma le sfere ripresero a seguirlo. Ne colpì una, e quella si ruppe. Al tatto, era fredda, ed era coperta da una poltiglia viola. Si guardò intorno, e vide il Grumpig estremamente concentrato, le perle che splendevano.
“Ma certo. Il Surskit ha congelato le bolle, il Grumpig le ha tenute a mezz’aria e il Dustox le ha avvelenate. E ora il Grumpig le sta manovrando per colpirmi.” Pensò, mentre schivava una nuova sfera. I sintomi dell’avvelenamento si facevano sentire, ma non erano ancora molto forti. Surskit schivò una terza sfera, poi una quarta, ma scivolò sul ghiaccio. Cadde a terra, e un attimo dopo le sfere si ammassarono su di lui. Il veleno prese ad entrare nel suo corpo. E un attimo dopo Aegislash e Gurdurr erano di nuovo su di lui. Questa volta i colpi andarono a segno. Ma per colpirlo, Aegislash dovette rompere le sfere di ghiaccio. Approfittando della nuova mobilità, Breloom si raddrizzò e, sfruttando la coda come appoggio si spostò di lato.
Si guardò intorno ed individuò il Grumpig. Mentre le poche sfere di ghiaccio rimaste lo inseguivano si preparò a colpire. La sua ombra si deformò, ed un Pugnodombra volò verso Grumpig, scagliato ad alta velocità. Il pokémon era troppo concentrato per riuscire a schivare in tempo e fu centrato in pieno. Il pokémon si portò le mani al petto e si accasciò.
“E con questo mi sono liberato delle sfere.” Pensò. Un attimo dopo però una di esse lo colpì alla schiena, una seconda sul collo e una terza alla spalla. “Ma che diavolo…”
Poi si guardò intorno. Il Surskit gli stava scagliando contro un nuovo Geloraggio, il Gurdurr e l’Aegislash puntavano contro di lui, ma dov’era il Dustox.
“Va bene, adesso basta.” Pensò. Si lanciò contro Aegislash, con un Pugnodombra e contro Gurdurr con un Pugnorapido. I due furono colpiti talmente di sorpresa da non riuscire a difendersi, crollando a terra entrambi.
«Avanti piccoletto, Roserade dice che sei suo, ma non ho il tempo per pensarci, devo occuparmi del Capitano.»
Si lanciò. Surskit scagliò un Geloraggio, ma Breloom lo bloccò con la coda, estendendola davanti al volto. Fu sopra di lui, e Surskit capì di essere spacciato. Poi, inaspettatamente, Breloom si accasciò.
«Dannazione… il… veleno… Il Capitano diceva sempre… di dare il massimo da subito… La prossima volta…» borbottò, crollando.
Surskit non riuscì a crederci. Ma quando alzò lo sguardo, la gioia che aveva si spense.
 
Roserade guardò il Capitano. Si erano affrontati, e lei aveva vinto. Avevano entrambi bloccato un colpo dopo l’altro, ma alla fine lei lo aveva abbattuto. Semplicemente perché il Pugnospine del Capitano l’aveva colpita sulla maschera. Se non fosse stato così, il pokémon la avrebbe sconfitta. Aveva vinto perché era un membro dell’Organizzazione.
“E allora perché non mi sento felice?” Si chiese guardando Cacturne, accasciato ai suoi piedi “Adesso ho sconfitto il mio Capitano, il pokémon che ho amato e che mi ha spezzato il cuore. E tagliato tutti i ponti con la mia vita passata. E allora perché proprio ora mi tornano in mente i ricordi di quei giorni?” Si chiese, mentre le lacrime cominciavano a scenderle sulla maschera.
 
Black Hole City, 22/07/4761, circa le 12
«Congratulazioni Roserade! Finalmente io Treven non siamo più i soli ad essere sposati.» Disse Geist, abbracciando l’amica.
«E così la mia sorellona si sposa, eh? Beh, suppongo che ora dovrò trovarmi una casa mia, visto che non posso continuare a vivere con te.» Commentò Rose, sorridendo.
«Ma cosa dici sorellina? Lo sai che la casa puoi tenertela tu.» Rispose Roserade, sorridendo mentre ricambiava l’abbraccio di Geist.
«Molto gentile da parte tua sorellona.» Rispose Rose ridendo, per poi unirsi all’abbraccio. Le tre rimasero così per quasi un minuto, poi si staccarono.
«E il Capitano dov’è ora?» Chiese Geist.
«Oh, è con tuo marito e Breloom. Il Generale Absol deve dargli una missione, e ha voluto che loro lo accompagnassero per festeggiare.» Rispose Roserade.
«A proposito, non credete che anche io dovrei pensare a sposarmi? Magari con Breloom.» Commentò Rose, arrossendo.
«Hai ancora tempo per sposarti, sorellina. E poi trovo Breloom… appiccicoso. Secondo me puoi trovare di meglio.» Rispose Roserade senza nascondere un brivido.
Rose sorrise, senza rispondere.
 
«Col dovuto rispetto signore, è certo che questa sia una missione fattibile? Questi pirati sono strani.»
«Abbiamo la conferma che si tratta di pirati di tipo Acqua. La vostra squadra è la migliore per introdursi nella loro base e distruggerla, visto che non dovrete temere i loro attacchi.»
«Sì signore, ma il loro comportamento in questo ultimo periodo è stato strano. Pare siano aumentati di numero e in ferocia. Nel nord di Arenia, i villaggi più piccoli tremano al pensiero di un attacco come non succedeva dai tempi dei Pirati di Oscuria, e…»
«Capitano Cacturne» Lo interruppe Absol «Voi porterete a termine questa missione. Sono stato chiaro?»
«Certo signore.» Rispose Cacturne. Ma uscendo nel corridoio dove lo aspettavano Breloom e Treven non riuscì a scrollarsi di dosso un orrendo presentimento.

 

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CAPITOLO 124: LA BASE DEI PIRATI

 

 

Spoiler

Black Hole City, 22/07/4761, circa le 13
«Buongiorno Capitano.» Disse Geist arrivando all’ingresso di Black Hole City, dove Treven, Breloom e Cacturne erano già in attesa. Dietro di lei arrivavano Roserade e Rose.
«Buongiorno Geist, Rose. E Buongiorno Roserade.» Disse, sorridendo alla fidanzata, che ricambiò il saluto arrossendo.
«Bene. Ora che ci siamo tutti direi di parlare della missione. Nel Nord di Arenia si stanno verificando un grosso numero di attacchi dei pirati del Draak. I colpevoli principali, a quanto pare, sono i Pirati del Pugno d’Acqua. Oltre a questo, ci sono anche diverse altre ciurme dal resto del Draak, in una sorta di alleanza. A quanto pare, nell’ultimo anno la difesa di Fourtype Volcan è crollata, quindi anche i pirati dell’alto corso del Draak sono arrivati in questa zona.»
«Sono stupito che abbia resistito così tanto. Con la guerra civile a Volcania, non hanno certo tempo per preoccuparsi di bloccare il passaggio lungo il fiume. In fondo, Vulcania è talmente inospitale per chi non vi vive che i pirati passano oltre anziché fermarsi.» Commentò  Treven.
«Sia quel che sia, ora è un nostro problema. Dobbiamo attaccare i pirati, catturarli e bruciare le loro navi per impedire a chi ci sfuggirà di riprendere i saccheggi.»
«Non capisco perché mandino noi se il problema sono dei pirati. Non basta mandare una squadra dell’esercito regolare di Arenia?» Chiese Breloom.
«Sì, c’è qualcosa di strano, ma gli ordini non si discutono. Andiamo.» Disse Cacturne. Il resto della squadra si avviò dietro il capitano.
 
Nord di Arenia, 24/07/4761, circa le 21
Dopo due giorni di viaggio, la squadra giunse nella zona indicata mentre il sole calava verso l’orizzonte. La base dei pirati era situata in un’ansa nascosta del Draak, un ramo che si stava impaludando, diventando via via più fangoso, pur restando navigabile. Al margine dell’ansa si trovava una piccola collinetta. Secondo il loro informatore, sul lato che dava sulla palude i pirati avevano costruito un porto riparato, mentre sul lato opposto si poteva accedere nel sistema di caverne del colle, che si estendeva anche sottoterra. In pratica, era una copia fluviale della Città Caverna dei Ladri.
«Cosa te ne pare Geist?» Chiese Cacturne al pokémon, appena tornato da una ricognizione.
«Non so Capitano, c’è qualcosa di strano. Il porto è troppo sorvegliato per essere la semplice base di alcuni pirati. E la stessa cosa si può dire per l’ingresso.» Commentò Geist, preoccupata.
Cacturne riflettè, osservando la collina. «In ogni caso, se ne parlerà domani mattina. Non andrò all’attacco con il buio, almeno non oggi. Niente fuoco, potrebbero individuarci. Turni di guardia a coppie. Rose e Breloom, Geist e Treven, io e Roserade. Riposate più che potete, domani si prospetta una giornata pesante.»
I cinque annuirono e si mossero per prepararsi alla notte.
Più tardi, steso sotto una coperta con Roserade stesa al proprio fianco, Cacturne rimase sveglio a riflettere. C’erano fin troppe cose strane in quella missione. In primis l’insistenza del Generale. Non era mai stato un tipo irragionevole, anzi. Eppure aveva insistito perché Cacturne partisse il prima possibile e senza discutere gli ordini. E poi la ricognizione di Geist. Cosa poteva significare? Se c’era qualcuno bravo nel fare un’analisi oggettiva dei nemici, quella era Geist. E se secondo lei le guardie erano troppe per una normale base pirata, allora doveva essere vero. Ma anche così, cosa poteva fare? Gli ordini erano quelli, e non poteva ritirarsi.
 “Devo agire entro due giorni. Aspettando di più rischiamo di essere scoperti. Quindi, domani…” E rimase a riflettere sul piano.
 
Nord di Arenia, 25/07/4761, circa le 15
«Sei certa che questo sia tutto?» Chiese Cacturne. Geist si era nuovamente infiltrata, questa volta per quasi mezza giornata, per raccogliere tutte le informazioni necessarie.
«Sì signore. Per entrare, bisogna dichiarare alle guardie un codice specifico che indica il molo a cui è attraccata la nave, insieme ad un altro che indica il nome della ciurma pirata a cui si appartiene. Inoltre, come da lei richiesto, ho individuato il percorso da cui i pirati si muovono verso le città qui vicine senza dare nell’occhio.»
«Perfetto. A questo punto, possiamo entrare in azione.» Commentò Cacturne, sollevato. Temeva che sarebbe stato molto più difficile.
Si misero in attesa, ma la fortuna sembrava dalla loro parte. Dopo una decina di minuti, alcuni pokémon apparvero in fondo al sentiero. Un gruppo di dieci elementi stava percorrendo il sentiero.
«In posizione. Pronti a circondarli appena arrivano.» Disse Cacturne. Il gruppo si appostò, mentre Geist e Treven sparivano nel terreno.
Quando i dieci pokémon furono circondati, Cacturne potè vederli chiaramente. Rimase sorpreso nello scorgere un Monferno, ma non vi diede troppo peso. Se era uno solo, non c’era problema, anche se era strano che un pokémon di tipo Fuoco scegliesse di passare la propria vita accanto all’acqua.
L’attacco fu rapido, e i nemici colti di sorpresa non poterono far altro che cedere. Vennero tutti catturati e legati. A quel punto, Treven passò all’interrogatorio.
Nel gruppo c’era una femmina, una Tentacruel. Treven usò Attrazione su di lei, e la pokémon, ammaliata, snocciolò tutti i dati di cui avevano bisogno. Breloom ridacchiò. Sapeva quanto Treven si vergognasse di quel metodo di interrogatorio, quando la maggior parte degli Spettri preferiva usare tecniche come Maledizione per causare dolore all’avversario. Ma in fondo questo suo lato buono era una cosa che il Capitano apprezzava, e forse era proprio il motivo per cui lo aveva scelto per la sua squadra.
A quel punto, il gruppo si diresse verso l’ingresso, dopo aver provveduto a mettere fuori combattimento e legare i pokémon catturati.
Seguendo un breve sentiero, arrivarono all’ingresso di una grotta, ben nascosto dagli alberi. Una decina di pokémon faceva la guardia all’ingresso, e secondo Geist altrettanti erano appostati in attesa di un segnale di pericolo.
“Troppi, davvero troppi.” Pensò tra sé Cacturne, avvicinandosi.
«Chi siete?» Chiese un pokémon. Cacturne lo guardò. Adesso anche un Charmeleon. E osservando gli altri scorse un Houndour, un Magmar ed un Darmanitan. “Troppi, decisamente troppi pokémon Fuoco.”
«Nave attraccata al molo H-137562, Pirati del Sole Rosso, codice identificativo 1472984.» Rispose Cacturne. Gli altri mantennero lo stesso tono, cambiando solo il codice identificativo.
Ogni volta che uno parlava, il Charmeleon scorreva la lista ed annuiva. Quando ebbero finito, sollevò il braccio e le guardie si fecero da parte, permettendo loro di passare.
“E questa è andata.” Pensò Cacturne. Entrarono, e seguendo le indicazioni di Geist si diressero verso il molo, attraverso cunicoli affollati. Arrivati, si trovarono davanti una cinquantina di navi diverse, su cui svettavano numerosi Jolly Roger. Riconobbe quello dei Pirati del Pugno d’Acqua, un pugno con sopra una spirale sopra due ossa incrociate, e diversi altri, ma molti gli sfuggivano. Dovevano essere pirati poco conosciuti o provenienti dall’alto corso del fiume Draak. Intorno ad esse camminavano silenziosi pochi pokémon, alcuni senza meta, altri intenti a trasportare alcune casse verso i cunicoli sotterranei. Probabilmente erano tesori da nascondere.
«Bene, adesso dobbiamo entrare in azione. Date fuoco alle navi più grosse, soprattutto a quella dei Pirati del Pugno d’Acqua. Breloom, Rose, a voi due affido l’entrata. Quando le navi prenderanno fuoco, i pirati cercheranno di spegnerlo. Il vostro compito è sconfiggere quelli che invece cercano di fuggire. Guardatevi le spalle a vicenda ed andrà tutto bene. Geist, Treven, voi due siete i più adatti a dar fuoco alle navi, visto che potete passare da una nave all’altra rapidamente. Io e Roserade vi copriremo, facendovi guadagnare tempo. Quando abbastanza navi avranno preso fuoco, ci sposteremo tutti intorno a quelle rimaste, e da lì combatteremo. Se la situazione si farà critica, useremo la nave per uscire dal porto, aggireremo la collina e chiuderemo loro l’uscita.»
I sei si divisero, mentre Treven e Geist entravano in azione. Si diressero verso le navi, e fu a quel punto che Cacturne si rese conto che qualcosa non andava. Si guardò intorno, e capì cosa non gli tornasse: il porto era diventato troppo tranquillo. Quando erano entrati c’erano già pochi pokémon in giro, ed ora non c’era nessuno.
“Ma cosa…” Si chiese, guardandosi intorno. Gli tornarono in mente i marinai che scaricavano le casse, ed un pensiero tremendo gli passò per la testa.
Prima che potesse dire qualcosa, la nave del Pugno d’Acqua, che aveva appena preso fuoco, esplose, e una dopo l’altra tutte le navi attraccate la seguirono.
 
Cacturne si risvegliò, guardandosi intorno. Era stato scagliato poco lontano, addosso ad alcuni barili. Era coperto di bruciature, ma fortunatamente non sembravano niente di eccessivamente pericoloso.
«Roserade! Geist! Treven! Rose! Breloom!» Chiamò, guardandosi intorno. Cenere e pezzi di legno erano sparsi ovunque, alcuni ancora in fiamme.
“Dannazione, mi hanno fregato. Ci hanno scoperti e hanno deciso di farci saltare in aria insieme al rifugio. Ma perché arrivare a tanto? Sarebbe bastato che ci catturassero all’ingresso.”
Breloom e Roserade emersero in quel momento da dietro alcuni grossi pezzi di legno. Geist li raggiunse fluttuando.
«Capitano, cos’è successo?» Chiese Breloom, massaggiandosi la nuca.
«Non lo so. Hanno voluto farci saltare in aria, ma è stata un’azione davvero eccessiva, considerato che non siamo neanche lontanamente abbastanza da giustificare l’esplosione di cinquanta navi.»
«Relitti che galleggiavano.» Commentò una voce alla loro spalle. Si girarono, trovandosi davanti il famoso pirata Wrathp, detto l’Ira che Cammina, il capitano dei Pirati del Pugno d’Acqua.
«Non credevo mi sarebbe capitato di incontrarti, Wrathp. Dicono che tu sia bravissimo ad allontarti quando stanno per prenderti» Disse Cacturne riconoscendolo.
«Non provare a farmi arrabbiare, Capitano Cacturne, non ci riuscirai. Credo che questi siano tuoi.» Disse, lanciandogli due corpi.
Uno, immobile, era quello di Treven. A Cacturne fu subito chiaro che era morto. “Li chiamano Spettri, eppure muoiono come chiunque altro. Treven, mi dispiace, è solo colpa mia e dei miei errori.” Pensò, commosso. Si impose di non piangere temendo di non riuscire a fermarsi se avesse cominciato.
Accanto a lui giaceva Rose. Non era morta, ma non era messa meglio. Il braccio destro era completamente scomparso, e una grossa porzione del volto era ridotta ad una maschera di sangue.
«Perché? Se avessi voluto, avresti potuto catturarci senza dover organizzare questa trappola.» Chiese al nemico, che era rimasto ad osservarlo.
«Fossi io il capo, non avrei fatto tutto ciò, ma quel megalomane reietto la pensa in un altro modo.»
«Di chi parli?»
«Lo scoprirai presto.» Commentò Wrathp, e un attimo dopo da diversi tunnel nascosti nel terreno, e dai diversi ingressi laterali, sciamarono alcune centinaia di pokémon. Con sua sorpresa, Cacturne vide tanti, troppi pokémon di tipo Fuoco.
«Geist, quanti sono?» Chiese, ma non ottenne risposta. Girando la testa, vide la pokémon con gli occhi fissi sul corpo di Treven. “Certo” Pensò Cacturne “Che sciocco che sono.” Si disse. “Siamo già morti. Ce ne sono almeno cento. Non capisco perché non ci abbiano già attaccato.”
«Fatemi passare.» Disse una voce. Fredda, pacata, attenta. Cacturne si chiese cos’altro poteva succedere.

 

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CAPITOLO 125: IL GENERALE FOLLE

 

 

Spoiler

Nord di Arenia, 25/07/4761, circa le 16
Cacturne guardò l’Infernape, che camminava verso di lui tra due ali di folla. I pokémon al suo passaggio chinavano il capo.
«Wrathp, quanti sono sopravvissuti?» Chiese, parlando al Poliwrath.
«Quattro signore. Cinque, se conta quella.» Rispose questi indicando Rose.
«Io non conto gli scarti.» Commentò, tirando un calcio a Rose, che volò verso Cacturne e gli altri. Breloom la afferrò, adagiadola a terra. Da vicino, la ferita al volto sembrava ancora più grande. «Comunque, sono tre di troppo. Avevo detto che doveva sopravviverne uno solo, se possibile il capitano della squadra.»
«Col dovuto rispetto signore, l’avevo avvisata che gli esplosivi non potevano assicurare la morte di tutti tranne uno. A dirla tutta, sono sorpreso che sia morto solo uno di loro.»
«Fai silenzio. Desideravo che potessero capire quanta poca importanza do alle navi che abbiamo, visto che per ogni nave che ho fatto saltare oggi, posso comprarne quattro. Ditemi, avete apprezzato i fuochi d’artificio.» Chiese, rivolgendosi improvvisamente ai quattro.
«Chi sei tu?» Chiese Cacturne, guardando il pokémon.
«Ottima domanda. Mi chiamo Fern, ed ero un Generale dell’Esercito delle Fiamme Rosse. Se mi chiedi chi sono ora, ti rispondo: il futuro dominatore di Pokémos.»
La risposta lasciò Cacturne stupefatto, e Infernape se ne rese conto, perché proseguì «Sì, è vero, è così che reagiscono gli sciocchi quando mi sentono parlare. Ma guardati intorno. Io ho i mezzi, ho i soldi, ho un’armata che si ingrosserà molto presto. Quando mi hanno cacciato dall’Esercito definendomi un pazzo guerrafondaio hanno commesso un errore. Ma io gliela farò pagare. Adesso ho già centinaia di pirati dalla mia parte, pirati che ho pagato. E ne avrò altri, è lo scopo per cui ho causato la caduta della chiusa di Fourtype Volcan. Ed è solo l’inizio. Comincerò invadendo i villaggi più piccoli, catturerò gli abitanti e li costringerò a combattere per me. Poi toccherà alle città, un dopo l’altra. Ed infine le capitali crolleranno e Pokémos dovrà inchinarsi a un solo sovrano. Io.»
«Ma è una follia! Come potete dargli corda?!» Sbottò Breloom, rivolgendosi a Wrathp.
«Che devo dirti, l’idea mi alletta. E poi il mio signore è molto generoso.» Rispose il pirata, ridacchiando.
«Chiudi la bocca Wrathp. Vedo che qui abbiamo un ribelle, eh? Bene.» Commentò Fern, e colpì alla pancia Breloom con un Fuocopugno. Il pokémon si portò le braccia al petto e si accasciò a terra, piegato in due dal dolore.
«Cosa vuoi da noi?» Chiese Roserade «Perché fare tutta questa fatica anziché catturarci semplicemente?»
«Vedi, io voglio offrire al resto di Pokémos la possibilità di arrendersi. Ma so che non lo farebbero senza prima avere una prova della mia forza. E la prova ce l’ho davanti. Vi ucciderò tutti tranne uno, e quell’uno tornerà alle base e racconterà loro ciò che vi ho detto e ciò che ha visto. E a quel punto l’esercito dovrà arrendersi e inchinarsi al mio cospetto, o combattermi e morire.»
«Ma è un’assurdità! Non crederai davvero che succeda! Ci sono più di 200.000 pokémon nell’esercito della Coalizione, potrebbero schiacciarti come niente fosse!»
«E come, se posso chiedere? Chi attaccheranno? La mia armata si sparpaglierà lungo il fiume, e a quel punto come faranno a trovarmi? Sapranno dove sono solo dopo che me ne sarò già andato.»
A quel punto, Cacturne aveva chiaro con chi aveva a che fare: nient’altro che un pazzo megalomane. “Ma non c’è limite ai danni che può fare un pazzo con troppo oro a disposizione.” Pensò. Guardò il corpo di Treven, poi distolse di nuovo lo sguardo, incapace di sostenere quella vista.
«Non ci riuscirai! L’esercito ti fermerà! Ti hanno scoperto una volta, ti scopriranno ancora» Disse Roserade, infuriata.
«L’esercito? Lo stesso esercito che si è fatto ingannare da un messaggio inviato da un falso informatore? “inviate una squadra numerosa, il generale che è stato scacciato da Vulcania si è unito ai pirati, dispone già di tantissimi seguaci” e bla, bla, bla. L’ho scritto io quel messaggio, perché volevo che voi mi trovaste, ed il perché ve l’ho già spiegato. Però devo ammettere che credevo sareste stati molti di più. Certo, il numero che avevo detto era falso, ma comunque avevo detto che c’erano circa un centinaio di ciurme pirata insieme ad un pericoloso generale, credevo che avrebbero mandato almeno una ventina di persone.»
Mentre Roserade lanciava altre invettive contro Fern, Cacturne riflettè sulle sue parol ed ebbe un’illuminazione. Forse c’era un motivo per lo strano comportamento di Absol. “Se ho capito, forse riusciremo a salvarci. Altrimenti, siamo tutti morti, ma questo era chiaro fin dall’inizio.” Pensò. Prima che potesse dire qualcosa, però, Fern si avvicinò a Roserade.
«Chissà, magari potrei lasciare in vita. Mi piacciono le ragazze coraggiose. Che ne dici? Posso pagarti per passare dalla mia parte.»
Cacturne si sentì avvampare, ma si trovò a sperare che Roserade accettasse per salvarsi. Così almeno lei sarebbe sopravvissuta se si fosse sbagliato.
«No grazie, il mio genere di compagno è un po’ più coraggioso di uno che si nasconde dietro alla sua “armata”.» Commentò Roserade.
«Peccato.» Rispose Fern, e la colpì con un Fuocopugno al volto. Il colpo la scagliò all’indietro. Cacturne si lanciò, afferrandola prima che toccasse terra, e la strinse tra le braccia.
Fern si girò e i pokémon si spostarono di nuovo per farlo passare. Dopo essersi piazzato in fondo alle sue fila, diede l’ordine che Cacturne temeva.
«Uccideteli. Lasciate vivo solo il Cacturne, se ci riuscite. Altrimenti va bene uno qualunque.»
Cacturne posò delicatamente Roserade e si piazzò davanti a lei. Forse aveva sbagliato, peccando sia d’intuito che di abilità, ma giurò che per ucciderla i nemici sarebbero dovuti passare sul suo cadavere.
Poi guardò gli altri. Rose a terra, sanguinante. Breloom che cercava di rialzarsi in piedi. Geist ancora sotto shock. Nessuno poteva aiutarlo.
“Anche loro. Nessuno morirà senza che uccidano prima me.” Si promise.
A quel punto i pokémon si lanciarono su di lui. Un’orda inarrestabile, e in sottofondo, come se ce l’avesse accanto, gli sembrava di sentire Fern ridere di lui e dei suoi compagni.
Abbattè un primo nemico, un secondo, un terzo. Combatteva come posseduto, sconfiggendoli uno dopo l’altro, ma sapeva che non avrebbe retto per molto.
Poi, proprio quando stava per cedere, mentre un Darmanitan calava un Martelpugno su di lui senza che potesse proteggersi, improvvisamente un Bollaraggio partì alle loro spalle, dove avrebbero dovuto esserci solo un fiume pieno di relitti. Poi altri attacchi, uno dopo l’altro. Idropompa, Bollaraggio, Geloraggio. E stando ai rumori che sentiva, c’erano altri combattimenti in corso, dalle imboccature dei tunnel.
Un pokémon emerse dall’acqua e si affiancò a lui. Daunt, un capitano che conosceva da quando erano entrati insieme nell’esercito.
«Perdonaci.» Furono queste le parole che gli disse l’amico, prima di lanciarsi nella lotta. Uno dopo l’altro altre decine di pokémon lo seguirono dall’acqua.
Cacturne crollò in ginocchio, piangendo, e capì. Capì il piano del Generale, il motivo per cui era stato così reticente sullo spiegare la missione e troppe altre cose. E rimase lì, in ginocchio, a guardare la battaglia che volgeva a loro favore.
 
Black Hole City, 28/07/4761, circa le 18
I giorni successive per Cacturne passarono come un sogno, e ne ricordò solo alcuni frammenti. I suoi compagni che venivano portati via in barella, un telo nero a coprire il corpo di Treven. Le cure ricevute nella tenda del Generale, mentre questi gli spiegava il piano. «Sapevamo che probabilmente era una trappola, e sapevamo anche che se avesse saputo di un attacco massiccio sarebbe corso ai ripari. Tu c’eri, immagina cosa sarebbe successo se durante l’esplosione fossero stati presenti più pokémon. Non ci sarebbe stato un solo morto. Sarebbero morti a decine, o anche di più. Ma sapevo che se lo avessi convinto ad uscire allo scoperto la vittoria sarebbe stata dalla nostra. E per farlo un sacrificio era inevitabile. Grazie a voi siamo riusciti a catturare lui e la sua “armata”. Vi ringrazio.»
Ricordò la cerimonia in cui ricevette la Medaglia al Valore insieme ai suoi compagni. Ma una medaglia non valeva la vita di Treven. E ne era consapevole anche Geist. Quel giorno stesso, la pokémon lasciò l’Esercito della Coalizione e scomparve.
Roserade divenne sempre più taciturna. Infine, una sera, affrontò il Capitano. I due erano soli in un parco di Black Hole City, e fu lei ad iniziare il discorso. Gli chiese di lasciare l’Esercito. Cacturne ricordava il resto come fosse successo ieri.
«Non posso.» Aveva risposto lui. Semplice e diretto.
«Perché? Loro ci hanno usati come esca! Hanno ucciso Treven e sfigurato mia sorella! E tu vorresti ancora far parte di un Esercito simile?!»
«Roserade, tutti gli eserciti sono così. Sacrificare qualcuno è una strategia. Crudele, da usare solo per le emergenze, ma questa lo era.»
«Sciocchezze! In battaglia va distrutto il nemico, non i propri compagni!»
«Roserade, so che quello che hanno fatto è tremendo, ma era necessario!» Aveva risposto lui. Stava cominciando ad infervorarsi. E soprattutto sapeva che Roserade aveva ragione.
«Necessario? No! Era necessario sconfiggere Fern, non sacrificare Treven e Rose!»
«Il Generale…»
«Che vada a Giratina il Generale! Cacturne, io lascerò l’Esercito! E voglio che tu venga con me! Ce ne andremo, lasceremo questo posto e…»
«Non posso. Ho il mio onore Roserade. Di fatto, tu e l’onore siete le uniche cose che mi sono rimaste. Non andartene.»
Roserade lo aveva guardato per qualche momento, le lacrime agli occhi. Poi si era girata «Non posso.» Aveva risposto. Poi se n’era andata, scomparendo dalla vita di Cacturne.
Quando il pokémon si era girato, in lacrime, si era trovato davanti Breloom. Aveva fatto appena in tempo a riconoscerlo che quello, i lineamenti tirati dall’ira, gli aveva tirato un pugno. Insultandolo in tutti i modi possibili ed immaginabili, era corso dietro a Roserade, abbandonando tutto ciò che possedeva per un amore non ricambiato.
Infine, anche Rose se n’era andata. Nessuno sapeva che fine avesse fatto, ma con le ferite ancora in via di guarigione Cacturne era convinto che non l’avrebbe più rivista. E così, della sua squadra erano rimasti solo il ricordo ed una vecchia foto che Cacturne conservò per sé.
 
Mare Aperto, 25/06/4783, circa le 20
Surskit aggirò Breloom, svenuto, e si avvicinò a Dustox. La pokémon era a terra. Mentre Breloom si lanciava su Surskit, l’aveva colpito con un’Acrobazia. Era riuscita a sconfiggere il capitano dell’Organizzazione ormai privo di forze, ma quello l’aveva colpita con la coda. Un solo colpo, ma fortissimo.
Surskit si chinò su di lei, con gli occhi umidi. Respirava, ma era preoccupato.
Poi si guardò intorno. Aegislash, Gurdurr e Grump erano a terra, come del resto tutti gli altri pokémon presenti sul ponte.
Poi Surskit si girò, ed il sangue gli si gelò nelle vene. Davanti al Capitano, disteso a terra. Si ergeva Roserade, in lacrime ed infuriata allo stesso tempo.
«Piccolino!» disse, avanzando verso di lui «Sei rimasto solo tu! Ora fammi un favore e muori insieme ai tuoi compagni! Tutto ciò che voglio è andarmene, e non posso farlo prima di avervi distrutto!»

 

Modificato da Darken
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