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[Commenti] L'esperto di Eeveeluzioni
Nevix ha risposto a una discussione di MoonlightUmbreon in Commenti a Fan Fiction e Poesie
No, grazie a te che apprezzi i miei commenti, spesso anche troppo prolissi e con parti superflue, che volendo potrebbero essere per molti anche noiose Se la motivazione ad andare avanti te la danno commenti come questo, allora continuerò a scriverli e cercherò di farne sempre di migliori: non hai idea di quanto mi faccia piacere sentire che i tuoi capitoli sono così ben riusciti anche per via dei tuoi lettori, ma tutto quello che scrivi è farina del tuo sacco. Se scrivi così bene, è solo merito tuo Come sempre, le belle parole sono meritate: se le uso, è solo perché i tuoi capitoli sono così coinvolgenti! -
[Commenti] L'esperto di Eeveeluzioni
Nevix ha risposto a una discussione di MoonlightUmbreon in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Di niente: come ti dico sempre, commenti come questi te li meriti e sono il modo migliore che hanno i tuoi lettori per farti capire quanto hanno apprezzato il tuo lavoro Comunque, sono sicuro che riuscirai sicuramente a proporre un nuovo capitolo fantastico come hai sempre fatto! -
[Commenti] L'esperto di Eeveeluzioni
Nevix ha risposto a una discussione di MoonlightUmbreon in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Ciao! Ho finito di leggere il tuo capitolo e mi è piaciuto davvero moltissimo!! La narrazione si apre direttamente sulla lotta tra Kevin e Milas, che nonostante avesse tentato di fuggire nel capitolo precedente, era stato fermato e costretto alla lotta, di cui si narra ampiamente in questo capitolo. La sfida parte con un particolare davvero interessante e che ho apprezzato molto: il generale manda in campo uno Zubat, forzando poi la sua evoluzione tramite un siero. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, ma devo dire che è davvero un elemento davvero ben pensato e riuscito: questa azione del membro del team Rocket dimostra che loro non sono minimamente interessati a rispettare i loro compagni di avventure, ma solo a che essi riescano ad essere i più potenti in assoluto, per contrastare chiunque cerchi di fermarli. Comunque, l'evoluzione di Zubat non è solo un elemento del tutto imprevisto, ma è anche ottimamente utilizzato all'interno della lotta e descritto in modo magnifico! In più, grazie ad alcune battute di Milas possiamo capire che il team Rocket stia in un certo senso "studiando" per potenziare i Pokémon, oltre che per forzare la loro evoluzione, un po' come abbiamo visto anche nei giochi e nell'anime con il lago d'ira e Gyarados rosso, ma in questo caso sembra che lo sviluppo della tecnica sia molto più avanzata, tanto che non servono enormi apparecchiature per far evolvere il Pokémon, ma solo una siringa con quel liquido... ancora una volta, devo dire che sei riuscito a mettere in un particolare relativamente semplice una quantità incredibile di informazioni molto interessanti e che lasciano intendere anche qualcosa su come si potrebbero svolgere i prossimi incontri dei personaggi col team Rocket! Comunque, parliamo un po' della lotta: esattamente come hai sempre fatto, sei riuscito a descrivere perfettamente ogni cosa, rendendo il combattimento interessante e movimentato, ma sei anche riuscito ad integrare qualcosa di più... combinando le complesse strategie e le ottime descrizioni che hai usato in tutta la prima saga con i perfetti dialoghi e le riflessioni che hanno caratterizzato la seconda, sei riuscito a creare un capitolo davvero coinvolgente e che sembrerebbe non poter essere migliore, in quanto sei già riuscito ad inserire tutto il meglio del tuo repertorio. La strategia che viene attuata con Golbat è ben descritta e dimostra ancora una volta la tua abilità nell'inventare strategie che prevedano non solo la combinazione delle mosse, ma soprattutto l'ambiente in cui la lotta si svolge, pensando a cose che il lettore non considererebbe e che fanno sembrare la lotta ancora più avvincente e Kevin uno stratega ancora migliore. La confusione e l'applicazione di Sincronismo è decisamente ben riuscita, esattamente come tutta la prima parte della lotta, sebbene alla fine il povero Espeon perda lo stesso dopo poco tempo e riesca a farsi valere solo in parte: spero davvero che, come ha detto pure Kevin, il povero Pokémon avrà modo di avere il suo momento di gloria quando sarà diventato ancora un po' più forte. Dopo la sconfitta di Golbat, che viene trattato davvero male dal suo allenatore per aver perso, arriva il secondo lottatore del generale e con lui, anche il migliore degli alleati: lo stesso Vaporeon che ha sempre avuto un grande ruolo nelle lotte che sono state affrontate e possiede, tra tutti i Pokémon di Kevin, le mosse più potenti. In ogni caso, è meglio andare con ordine: dopo che Golbat è stato mandato KO, Milas manda in campo un nuovo Pokémon, ben più forte ed aggressivo del precedente, ovvero Rhydon, che grazie al siero risulta ancora più potente di come sarebbe normalmente, risultando davvero una grave minaccia. Nonostante Espeon cerchi di lottare più che può, per via della confusione non ci riesce e viene travolto dall'enorme potenza distruttiva del Pokémon Roccia, ma sebbene questo evento sia negativo in quanto sconfitta del tipo Psico, segna anche l'entrata in campo di Vaporeon, che riuscirà a battere gli altri due Pokémon rimanenti senza problemi! Ancora una volta la strategia è davvero interessante, ma ciò che riesca a catturare di più l'attenzione è la rapidità disarmante con la quale il tipo Acqua sconfigge il nemico: con solo due colpi ed un grande agilità, riesca a battere il lento Rhydon senza subire nemmeno un attacco. La lotta con Arbok, invece, grazie alle minuziose descrizioni e la narrazione rapida e precisa, risulta molto più coinvolgente e ricca di azione: il nemico si lancia subito con un attacco, poi con un altro che avvelena Vaporeon e lo lascia praticamente senza forze. Con questo avvenimento, si dimostra poi ancora una volta l'amore di Kevin per i suoi Pokémon e quanto loro tengano a lui, tanto da riuscire a terminare una lotta sebbene in quelle condizioni! La straordinaria lotta continua senza esclusione di colpi, con poi un ultimo elemento che dimostra la fedeltà di Vaporeon al suo allenatore: attende fino all'ultimo istante nonostante sia consapevole che potrebbe venire colpito ed essere ferito gravemente dall'Arbok, senza poi contare con quale perizia esegue gli ordini di Kevin. indipendentemente da cosa possano causare! La parte migliore del capitolo, comunque, è senza dubbio l'ultima: quando Milas vede Anita e dice che è molto carina, improvvisamente è scattato qualcosa... Da questo punto in poi, sono riuscito in particolar modo ad immedesimarmi nel protagonista e quasi a condividere i suoi pensieri e le sue azioni. Per quanto possa essere sbagliato pensarlo, ha fatto bene a distruggere Arbok e a tenere in vita Milas per avere quelle informazioni che cerca. Come credo abbia detto anche lui, loro non sono esseri viventi, se danneggiano e non tengono alla vita degli altri, quindi meritano tutto quello che stanno provando. Il lato oscuro di Kevin è espresso benissimo e non poteva esserci un modo migliore per inserirlo e descriverlo. Anita terrorizzata da quello che vede, poi, aiuta ancora di più ad immedesimarsi e capire il protagonista, che ora teme per lei, che per la prima volta ha visto la sua vera natura. Anche questo è stato davvero un capitolo stupendo: ti chiedo scusa se ci ho messo così tanto a commentarlo. -
[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)
Nevix ha risposto a una discussione di Nevix in Fan Fiction e Dintorni
Capitolo S6: racconti di Natale (speciale di Natale) parte 2 di 5 - È mai possibile che tu debba sempre fulminarmi!? – gli chiedo, rialzandomi e buttandolo a terra. - Anche io ti voglio bene, fratello! – ride emettendo nuove scintille e mettendosi subito dopo a guardarmi dall’alto verso il basso con quel ghigno che solo lui riesce ad avere. Io mi limito a sbuffare: non ho davvero parole da dedicare a quel felino festaiolo… È sempre così: ogni volta che succede qualcosa, lui non riesce a starne fuori e deve partecipare! Da una parte, forse è anche un lato buono della sua personalità, il fatto che voglia sempre essere d’aiuto, sebbene a modo suo, ma dall’altra è davvero terribile il fatto che ogni volta rischio di morire folgorato per quello che Mindy chiama “il suo eccesso di affetto” … In ogni caso, i miei cuccioli sono felicissimi di vederlo, quindi non posso fare altro che essere felice anche io. - ZIO SFAVILLO!! – esclamano tutti e tre balzando fuori dal letto e saltandogli addosso. - Guarda un po’ chi si vede! – esclama lui – Come stanno i miei nipotini? – chiede dandogli una leccata a testa. Ancora devo dire che non riesco a capire se lui li lecca perché è un segno di affetto o perché stia continuando ad assaggiarli in attesa che assumano un buon sapore… onestamente, ritengo più probabile la seconda, considerando che per dimostrare affetto a me, mi tira fulmini a tutto spiano… In ogni caso, loro sono felici e lui anche, quindi per ora non ho intenzione di intervenire, ma solo per ora: appena proverà a mangiarne anche solo uno… beh, dovrà vedersela con me! Mi rialzo, osservando l’allegra scena, che nonostante tutto mi fa venire da ridere: per quanto mi dispiaccia ammetterlo, quel felino elettrico ci sa proprio fare con i bambini! - Allora – dice lui, guardando uno per volta tutti i tre i piccoli – Cosa fate di bello? Ho sentito che mi nominavate, quindi ho pensato che di certo non sarebbe stato un male dare il mio contributo! – esclama ridendo. - Hai proprio ragione! – dice il più grande dei tre – Papà ci stava raccontando una storia di Natale su di te! – - Davvero!? – chiede lui con un tono sbalordito – E di che storia vi stava raccontando? Sapete, di cose divertenti e un po’ particolari ne ho fatte davvero tante e non penso che riuscirei a contribuire in qualche modo se non capissi di quale storia state parlando! – - Stavo parlando loro di quella volta che hai provato ad abbattere la slitta di Babbo Natale: te la ricordi, vero? – intervengo io. - Potrei dimenticarla? – esclama lui ridendo – È stata una delle cose più strane e incredibili che io abbia mai fatto! Non avrei mai creduto che ci sarei riuscito! – - Ma ce l’hai fatta e ora stavo giusto per raccontargli di questo: vuoi andare avanti tu a raccontare? – gli chiedo io. Lui sbadiglia: - No, grazie: non sono mai stato bravo a raccontare le storie…in più, comincia a venirmi sonno: chissà che la tua storia non riesca a farmi addormentare! Questa è una storia della buonanotte per i tuoi cuccioli, dopotutto… - - In tal caso, sempre che non vi dispiaccia, vorrei proseguire io col racconto – dice una voce proveniente dalle nostre spalle e che non mi sarei mai aspettato di sentire: tutti ci voltiamo verso di lei, facendola sentire talmente osservata da farla ritirare dietro un muro di coperte. - Perché mi guardate così? – ci chiede, leggermente imbarazzata e con un filo di voce – Ho solo fatto una proposta, non serve che mi fissiate come se fossi appena sbarcata da Marte! – - S-scusa… è solo che… è strano il modo in cui lo hai chiesto! – le rispondo io – Tu lo hai detto come se per noi fosse un disturbo doverti sentire, ma saremmo onorati di farti continuare il racconto! Giusto bambini? – chiedo loro. Tutti fanno di sì con la testa. - Perfetto allora! – esclama Sfavillo – Tutti nel letto! – strilla lanciandosi sotto le coperte ed infilandosi al centro esatto della struttura, che scricchiola per i continui movimenti del Pokémon. Con qualche passo di corsa, anche i miei cuccioli lo seguono e tornano al caldo, mentre io, con un po’ più di calma, mi accomodo e riprendo in braccio uno di loro. Sia Sfavillo che Mindy fanno lo stesso, mettendosi rispettivamente a leccare e carezzare la testa del piccolo che hanno vicino. Tutti attendono che Mindy riprenda il racconto e lei, dopo aver preso un lungo respiro ed aver organizzato un attimo le idee, comincia a parlare: - Come stava dicendo prima vostro padre – dice ai cuccioli – Durante il suo percorso alla ricerca del poveretto che era stato abbattuto dal Tuono di zio Sfavillo, ha provato a contattarmi per avere un po’ di sostegno morale e, soprattutto, un po’ di riscaldamento bonus… Mindy… Qualcuno mi sta chiamando nel pieno della notte… perché deve sempre succedere qualcosa quando io vorrei dormire? Perché non riesco mai a dormire in pace quando faccio sogni così belli? Chissà come mai, credo proprio che queste domande non troveranno mai una risposta: è da quando ho stretto un legame così forte con Batuffolo che è così e probabilmente non cambierà mai… Mindy… - Cosa c’è…? – mormoro io ancora mezza addormentata. Mindy, ho bisogno del tuo aiuto: scusa se ti disturbo proprio ora che sei in vacanza, ma Sfavillo ha avuto un’altra delle sue bizzarre idee ed ha abbattuto qualcuno che stava volando… davvero non so cosa fare, ma sto cercando di seguirlo e sto congelando… ora siamo nel bosco poco fuori da Nevepoli. - Vuoi scaldarti un po’, non è vero? – gli chiedo ridendo. Da come lui balbetta la risposta, mi accorgo di aver capito tutto: certo che è proprio prevedibile, a volte! Comunque, non bisogna sottovalutare quello che riesce a fare Sfavillo: conoscendolo, sarebbe capace di fulminare chiunque, se pensasse si trattasse davvero di Babbo Natale. In ogni caso, dobbiamo pensare ad una cosa per volta e la priorità ora è non far morire congelato il mio Imperatore: rigirandomi nel letto, mi cerco la pietrachiave intorno al collo e, dopo aver afferrato la catenina dorata, stringo il ciondolo e sento la solita magica forza emanarsi dalla piccola sfera di cristallo, che subito va ad incanalarsi dentro alla mia mano e sale sempre più su, fino a sparire da qualche parte nel buio della notte. Grazie. - Prego! – esclamo io ridendo, dopo aver sentito che effettivamente stesse meglio – Ora, cerca di resistere: io sto per arrivare! – Stai davvero venendo qui? Con questo freddo? E vuoi davvero tornare così presto? Non hai avuto un attimo di pace da quando siamo tornati e almeno oggi, che è un giorno di festa, dovresti potertene stare in pace con tua sorella… - Non ti preoccupare, per me non è affatto un problema! Anzi, devo dire che è quasi un bene che tu mi abbia svegliato: pensa che eravamo venute qui per guardare le stelle della notte di Natale e stare un po’ da sole a chiacchierare, ma invece non appena abbiamo toccato il divano ci siamo addormentate! – dico io, rigirandomi e osservando il volto della mia sorellona, sempre lì con me da quando sono nata e ora, stranamente, più addormentata di me. Mi viene da ridere, a pensare che per una volta mi sia svegliata io e lei no… di solito non succede, ma si vede che dopo tutto il lavoro che ha dovuto completare per poter avere anche solo una giornata libera, era davvero esausta. Sei sicura di voler venire qui? - Certo che lo sono! Te l’ho già detto: è stato un bene che tu mi abbia svegliato e, dopo tutto, voi siete miei Pokémon, quindi è giusto anche che io stia con voi, senza poi contare che in ogni caso non stavamo facendo molto insieme! – In realtà mi dispiace molto dover uscire adesso, sia perché qui si sta davvero bene, che perché dopo un viaggio così lungo, mi faceva davvero piacere poter stare con quella che è sempre stata la mia migliore amica nonostante lei abbia ben otto anni più di me, con colei che ha sempre trovato moltissimo tempo da dedicarmi nonostante i numerosissimi impegni, ma è anche vero che stavamo dormendo e di certo starà meglio da sola che con me: in questo modo, di certo non rischierò di svegliarla. Come vuoi… io continuo a seguirlo: quando sei vicina, dimmelo che farò in modo di farti sapere con più esattezza dove ci troviamo! Il collegamento si interrompe e io comincio a prepararmi. Piano piano, mi sfilo da sotto la coperta, muovendomi di soppiatto per non produrre rumore, alla ricerca dell’appendiabiti al quale ho lasciato la pesante giacca e tutto il resto della bardatura con la quale sono arrivata, ma appena afferro la sciarpa ed inizio a mettermela attorno al collo, la luce viene accesa e capisco di aver sbagliato qualcosa. - Cosa credi di fare? – mi chiede minacciosa la figura della ragazza che fino a pochi secondi fa pensavo stesse dormendo con me. - Io… - biascico. - Niente scuse! Volevi forse andartene così, senza dirmi nulla? Ma non lo sai che è ancora notte fonda e fuori si congela? – mi rimprovera. - Ma no! Non volevo andarmene senza dirti nulla! Ti pare che potrei mai farti una cosa simile? – le chiedo un po’ sbalordita dai suoi dubbi – L’unico motivo per cui mi sto preparando è perché purtroppo abbiamo qualche problema con Sfavillo: sembra che abbia abbattuto qualche cosa che volava e Batuffolo ha paura che possa avere fatto qualcosa di grave – Lei per fortuna capisce subito: - Quindi è ancora per via dei tuoi Pokémon… beh, in tal caso, non posso fare altro che seguirti! – mi dice ridendo – Ti avevo promesso che avremmo passato almeno una sera insieme e che sarei rimasta con te fino al mattino e non ho alcuna intenzione di tirarmi indietro: se tu tornerai a Nevepoli, io verrò con te! – Detto ciò, torna al divano sul quale ci siamo addormentate e comincia ad infilarsi gli scarponcini, di cui lega le stringhe ad una velocità incredibile, che la porta ad essere addirittura pronta prima di me: in pochi istanti, mentre io sono ancora in difficoltà nel chiudere la cerniera capricciosa della giacca, lei è già incappottata e si rigira le mani nelle tasche controllando di possedere tutte le proprie Pokéball. Vedendomi in quella situazione, sorride e mi si avvicina, aiutandomi poi a sollevare la zip fino in fondo e calandomi il berretto di lana in testa. - Ehi – protesto io – Sarò anche più piccola di te, ma sono abbastanza grande per riuscire a vestirmi da sola, non ti pare? – Lei ride ancora: - Grande o piccola che tu sia, sarai sempre e comunque la mia sorellina: scusami ma è più forte di me! Comunque, non vedo davvero cosa ci sia di male nel farsi aiutare…sono tua sorella dopotutto! – Io la guardo di traverso, ma non posso arrabbiarmi con lei: semplicemente, le sorrido, mi avvicino a lei, abbracciandola e prendendo l’occasione per sussurrarle all’orecchio quanto le voglio bene e quanto sono felice che nonostante io abbia quattordici anni, lei mi considera ancora la sorellina piccola e da proteggere, proprio come io ho sempre considerato lei la sorellona grande su cui sempre potrò contare. Prima di uscire, richiamo nelle Pokéball le mie due amiche che mi sono venute a trovare e poi usciamo insieme, solo io e lei, camminando nel bianco della neve. È l’istinto del suo Weavile, che ci guida lungo la strada giusta da seguire: intanto, continuiamo a chiacchierare. Parliamo del più e del meno, senza neanche rifletterci troppo, ed entrambe siamo felici di stare insieme: ancora una volta, mi sembra quasi che sia un bene che Batuffolo mi abbia svegliato! Alla fine, l’importante è che posso stare per un po’ con lei senza che nessuno ci disturbi, sapendo che nessuno ci può sentire e posso confidarmi con lei in tutto e per tutto, sapendo che lei ci sarà sempre per me e continuerà ad ascoltarmi con un interesse che solo lei è capace di dimostrare. Ci mettiamo almeno mezz’ora di cammino per arrivare vicino al bosco nel quale, da qualche parte, ci dovrebbero essere i miei due primi compagni di viaggio e in questo lasso di tempo relativamente breve riusciamo davvero a dirci tutto quello che non ci siamo dette negli ultimi due anni, tutto quello che non siamo riuscite a dirci per mancanza di tempo tutte le altre volte che ci siamo viste: lei mi racconta delle numerose scartoffie e di tutto il lavoro che deve fare, oltre che delle fantastiche lotte che fa con i suoi Pokémon e degli interessantissimi studi che sta ancora compiendo sul Tempio Nevepoli e sul Pokémon Leggendario che contiene e, soprattutto, del suo romantico ragazzo, che da molto le fa dolci regali e la adora come nessun altro. Mi parla molto di lui, mi racconta tutto: devo dire che ho sempre saputo che lei adora queste piccole cose, questi atteggiamenti cavallereschi che lui ha, ma non avrei mai pensato che avrebbe davvero trovato il mitico “principe azzurro” che tanto sognava… chissà se un giorno o l’altro lo troverò anche io! - E tu? – mi chiede all’improvviso lei – Non c’è un ragazzino che ti piace? – mi chiede con un sorriso curioso ed indagatore, come se fosse riuscita a capire i miei pensieri. - A dire la verità, non credo… - le rispondo – Ma ho comunque quattordici anni: ne ho di tempo per trovarne uno, no? – Lei ride: - Certo! Considera che io di anni ne ho ventidue e il mio ragazzo l’ho conosciuto solo un paio di anni fa, proprio poco dopo che tu sei partita! – - Beh, allora faccio bene a non avere fretta! – rido a mia volta – Comunque, ora che ci penso, c’è un ragazzo che mi sta più simpatico degli altri, ma è solo perché è buffo e un po’ imbranato, non certo perché lo vorrei sposare! – - Mi sembra logico che tu non lo voglia sposare: sei un po’ giovane per una cosa del genere, no? – mi risponde – Comunque, a giudicare da come si sta comportando Weavile, siamo ormai arrivati: se interpreto bene i suoi gesti, ci sta dicendo che dall’altra parte di quel cespuglio ci sono giusto due Pokémon! – - In che senso “se interpreto bene i suoi gesti”? Non senti cosa sta dicendo? Ti dovresti proprio vergognare, sai? Dopo tutto questo tempo insieme non lo capisci? Se fossi in lui, mi offenderei… - le dico. - Non so se tu te ne sia mai accorta, ma quella strana qui sei tu, non io! – mi risponde – Per la maggior parte delle persone, me compresa, i Pokémon non fanno altro che ripetere il loro nome: sono solo pochi quelli che come te li capiscono sul serio… te n’eri forse dimenticata? – A quella domanda non rispondo: in effetti ha ragione, dovevo pensarci prima che non tutti possono sentirli parlare come faccio io, ma dopo tutto questo tempo passato con persone simili a me, mi sembra quasi scontato che i Pokémon parlino per tutti. Le chiedo scusa, procedendo poi con lei verso la scena indicata dal suo Pokémon, da lei richiamato non appena lo raggiungiamo. Ciò che sta succedendo è a dir poco… particolare. Davanti a noi, proprio oltre il cespuglio dietro al quale siamo nascoste, si trova una radura nella quale c’è un vassoio pieno di biscotti ed una grossa tazza piena di latte: non bisogna certo essere dei geni per capire di che si tratta, anche perché non molto lontano da noi, proprio dalla parte opposta dello spiazzo erboso, si nota una lunga coda con una stella al termine che sventola felice per aria e una terzina di corni dorati, sistemati e nascosti parzialmente dai rami più bassi di un abete, mentre tutto il resto del corpo resta coperto interamente dagli arbusti. - Cosa credi vogliano fare? – mi chiede incuriosita mia sorella. - Non ne sono sicura… - le rispondo – Ma a giudicare da cosa possiamo vedere, credo che chiunque abbiano fatto precipitare, si trovi qui vicino e Sfavillo stia cercando di attirarlo con latte e biscotti perché è convinto che si tratti di Babbo Natale – - Te lo ha mai detto nessuno che ti sei scelta dei Pokémon proprio particolari? – mi chiede. - A dire la verità, me lo hanno detto praticamente tutti quelli che ho incontrato! – le rispondo ridendo – Ma non ci posso fare nulla, mi sa! – - Beh, non è che sia un male, essere strani: spesso strano significa anche divertente o interessante! Di certo con loro non ti puoi annoiare! – - Poco ma sicuro! – le rispondo ridendo. - In ogni caso, forse dovrebbero capire una cosa: anche se davvero Babbo Natale si trovasse qui, lui è un uomo di moltissimi anni e sicuramente ha abbastanza esperienza da non farsi ingannare da un trucchetto simile a questo… - mi dice lei. Un improvviso fruscio attrae la nostra attenzione prima che io abbia il tempo di replicare: qualcosa si sta muovendo tra le fronde… In pochi secondi, almeno una ventina di piccoli occhi bianchi e neri compaiono tra il fogliame, guardando curiosi e annusando l’aria, focalizzandosi poi tutti su un unico particolare, che sembra quasi diventare per loro un’ossessione. L’unica cosa che vedono è il piatto che si trova davanti a loro e, a dire la verità, sono anche un po’ inquietanti… Ad un certo punto, un brusco movimento avviene dietro di loro ed un incredibile muraglia di corpi rossi e bianchi si accanisce sull’ambita pietanza, divorandola in un secondo netto e contendendosela come se non mangiassero da secoli. Per quanto non dovrebbe essere particolarmente difficile riuscire a capire di che si tratta, i loro repentini movimenti e l’incredibile numero impediscono di identificarli esattamente, per quanto qualche idea di chi siano ce l’ho lo stesso… Improvvisamente, una nuova figura di rosso abbigliata compare, avvicinandosi agli altri esseri, mentre la sua voce profonda irrompe nell’aria, richiamando i volatili. - Cosa state facendo!? – esclama – Fermi, scappate prima che sia troppo tardi! – Corre verso di loro, più veloce che riesce con la sua grossa mole e la veneranda età che si ritrova, ma purtroppo non arriva in tempo. Prima che riescano a realizzare la trappola che è stata messa in atto, tutti quanti finiscono folgorati, mentre una risata sadica pervade l’aria. … ancora una volta, Sfavillo è riuscito a rovinare tutto in un solo momento! Non eravamo sicuri che si trattasse davvero di Babbo Natale e dei suoi aiutanti, ma i colori e l’abbigliamento di quello strano gruppo di certo non suggeriva il contrario. Insomma, non sapevamo proprio cosa fare! – - Ehi! – interviene il Pokémon Elettro, sentendosi chiamato in causa – Io non ho rovinato proprio nulla! Se lo meritava, di essere abbattuto! Poi, pensi che se glielo avessi chiesto con gentilezza lui si sarebbe fermato a bere una tazza di tè!? – - Beh, di certo tu non hai nemmeno provato a prendere in considerazione quest’idea… - gli fa notare Mindy. - Come fai a saperlo!? – protesta – Magari, invece, è stata proprio la mia prima opzione! – - Beh, che sia la prima opzione o meno – intervengo io - Che tu l’abbia fulminato è un dato di fatto! Ora, però, non credo sia il momento di perdersi tanto in questo modo: quello che è stato, è stato e l’importante è che tutto è andato a finire bene! Giusto bambini? – chiedo ai miei cuccioli, sempre più interessati alla storia. - Certo che è giusto! – mi rispondono in coro – Ora siamo proprio curiosi di sapere come andrà a finire! – esclamano ridendo. - Se siete così curiosi – dice Sfavillo – Allora non mi sembra il caso di farvi attendere oltre e, se voi non avete nulla in contrario, la fine della storia vorrei raccontarla io! – Io e Mindy ci lanciamo uno sguardo, chiedendoci se è effettivamente il caso di far parlare anche lui e se non rischiamo che il vero svogimento dei fatti venga stravolto, ma d’altra parte, anche se così fosse, non sarebbe una grave perdita: alla fine, questa deve solo essere una piccola fiaba per distrarre i miei cuccioli, non certo la narrazione della verità assoluta! Se anche Sfavillo dovesse cambiare un po’ la storia, purché la renda migliore, di certo sarei disposto ad assecondarlo! Entrambi annuiamo e lui si prepara a parlare, ma un nuovo bussare alla porta lo interrompe. Chi potrebbe mai essere a quest’ora? -
[HERO] Pokèmon Care:The Alice's Project (COMMENTI)
Nevix ha risposto a una discussione di Hero in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Staremo a vedere... non vedo l'ora di leggere come proseguirà il racconto! -
[HERO] Pokèmon Care:The Alice's Project (COMMENTI)
Nevix ha risposto a una discussione di Hero in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Beh, allora mettiamola così: sono felice che, ora, questo Pokémon la accompagni (e spero che diventerà suo)! -
[HERO] Pokèmon Care:The Alice's Project (COMMENTI)
Nevix ha risposto a una discussione di Hero in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Ho finalmente letto gli ultimi due capitoli e devo dire che mi sono piaciuti davvero un sacco, in particolar modo l'ultimo!! è stata una scelta davvero azzeccata quella di far prendere alla protagonista Popplio, sia perché è, a mio parere, davvero un bel Pokémon, che perché fa capire che Alice ama i Pokémon indipendentemente dal fatto che siano maschi o femmine, belli o brutti, che tutti li vogliano o meno. è davvero un bel tratto, per un personaggio, quello che le hai dato! Davvero complimenti! -
[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)
Nevix ha risposto a una discussione di Nevix in Fan Fiction e Dintorni
Capitolo S5: racconti di Natale (speciale di Natale) parte 1 di 5 Mi piace moltissimo la neve. Forse sarà perché per mia natura sono un Pokémon che abita al freddo, forse perché ho imparato ad amarla col tempo, ma comunque sia io ora la adoro e lo stesso fanno i miei cuccioli… che sia genetica? Davvero non ne ho idea, ma devo anche ammettere che non voglio saperlo: ci sono delle cose che non devono avere una spiegazione razionale. Se tutto ce l’avesse, non esisterebbe più la magia… Prendiamo questo, ad esempio: sono seduto su una poltrona di pelle, attorno a me il silenzio assoluto e fuori dalla finestra la neve che cade con leggiadria. Cosa c’è di più magico di un paesaggio con la neve? Niente, direi! Chissà come sta lei… spero bene. È da solo poche ore che non la sento, ma a me sembra sia passata almeno una settimana. Mi dispiace moltissimo, sento la sua mancanza, ma era inevitabile che se ne andasse: il suo allenatore è partito per la propria regione, per passare le feste con la sua famiglia, e ovviamente ha voluto che la sua intera squadra viaggiasse con lui. Peccato che, facendo in questo modo mi ha privato per così tanto tempo dell’essere che mi completa e ora non posso fare altro che guardare fuori e chiedermi cosa sta facendo lei in questo momento. Starà bene? Sentirà anche lei la mia mancanza? Spero tanto di sì… - Batuffolo! – sento chiamarmi una voce – Com’è che stai qui tutto solo a rimuginare? – Mi volto e vedo che è Mindy, splendida e freddolosa come sempre, tanto da indossare un pesantissimo maglione di lana e tremare ugualmente dal freddo. - Ciao! È da molto che sei qui? – le chiedo, rendendomi conto che i miei pensieri mi avevano isolato dal resto del mondo. - No – mi risponde lei – In realtà sono appena arrivata. Fino a poco fa, ero nell’altra stanza insieme ai tuoi cuccioli. Vogliono che qualcuno tenga loro compagnia: ci ho provato ma non ci sono riuscita fino in fondo… forse non mi conoscono abbastanza – dice mettendosi al mio fianco e guardandomi neglio occhi – Credo che tu riusciresti a farli sentire meglio – Mi sorride, con quell’espressione che ha chi riesce a capirti, quella stessa espressione che amo e odio di lei: ormai la conosco da parecchio tempo e dovrei sapere che riesce a leggermi nella mente, che siamo un tutt’uno, ma ogni volta rimango sorpreso da come riesca a dire la cosa giusta al momento giusto. O, meglio, che riesca a guardarmi nel modo giusto al momento giusto: con una come lei, le parole non servono. - Vedrò cosa posso fare – le dico alzandomi. Lei fa lo stesso, accompagnandomi nell’altra stanza, nella quale i miei piccoli stanno cercando di addormentarsi. La porta è semiaperta, lasciando all’interno uno spiraglio di luce proveniente dall’anticamera, e fin da subito sento la loro tristezza, la loro paura, il loro timore. Ho paura di cosa mi potrebbero dire, ho paura di non poterli aiutare e ciò sarebbe una delle cose che più mi ferirebbero, ma d’altra parte almeno ci devo provare. Devo fare del mio meglio. Dopo aver preso un profondo respiro, entro: so già qual è il problema e so anche che sarà difficile riuscire a ripararlo. Non appena varco la soglia, tutti e tre fanno convergere i loro nasi verso di me e mi guardano con lo sguardo perso. - Papà… - dice il più grande – Dov’è la mamma? – Sapevo che l’avrebbe detto: sono ancora piccoli e di certo è una delle cose più difficili per loro dover passare così tanto tempo senza di lei. Perfino io, che ho sempre vissuto come Starter, quindi come Pokémon per gli allenatori, lontano da ogni affetto familiare, ho passato diverse notti insonni pensando a come avrei voluto stare con la mia mamma… il solo pensare quanto stanno soffrendo mi fa star male, ma devo resistere per il loro bene. - La mamma – dico – Ora non c’è, ma tornerà presto: vi ricordate l’allenatore che è venuto a trovarci oggi pomeriggio? Lui era l’allenatore a cui appartiene. Purtroppo, lei ha dovuto seguirlo nella sua regione di origine – cerco di spiegare. - Quindi… - chiede la più piccola – La mamma non tornerà più? – chiede con le lacrime agli occhi. - Ma cosa pensi? – chiedo io ridendo – Certo che tornerà! È solo per questa notte, nulla di più. Vedrete che già domani sarà di ritorno! – - Ma… - chiede l’ultimo – Come faremo a dormire senza di lei? – - La mamma non c’è, ma io sì e farò del mio meglio per sostituirla: so bene che non è la stessa cosa, ma pensate che è solo per questa notte, nulla di più – - Quindi… resterai qui a tenerci compagnia? – mi chiedono ancora. - Certo: dormirò qui con voi! – - E lascerai la luce accesa per non lasciarci al buio? – - È logico che lo farò! Anche io ho paura del buio, sapete? – - E ci racconterai una storia? – - Ci potete scommettere! Ne ho moltissime di storie da raccontare e vedrete che ne troverò almeno una che vi piace! – Tutti e tre mi guardano ancora indecisi, come se stessero ancora riflettendo su quanto io possa effettivamente sostituire quel Pokémon che li ha sempre protetti insieme a me. Sanno bene che voglio loro molto bene, che con me sono al sicuro, tanto che hanno passato diverse notti nel letto mio e di lei… il punto è che lei non c’è. Io sono loro padre, ma niente può sostituire la mamma. Niente. L’unica cosa che posso fare è cercare di distrarli: prima di tutto, devo riuscire a farli pensare ad altro… Voltandomi, vedo che Mindy mi guarda con aria compiaciuta, felice di vedermi così in pensiero, felice di vedere che sto facendo del mio meglio e che ci sto riuscendo. Con un gesto, le dico di venire con me, cosa che la rende davvero felice, sia perché così avrà modo di giocare e coccolare un po’ quei piccoli e morbidi Pokémon: è da così tanto che mi sono Evoluto ed è passato moltissimo tempo dalla sua ultima cattura di un Pokémon nel suo stadio base… ormai, tutti i suoi compagni sono nella loro forma finale, grandi e forti, non certo più con l’aspetto di un cucciolo! Con una velocità incredibile, la streghetta porta tutte le cinque Pokéball nelle stanze dei rispettivi compagni di viaggio, poi torna da noi, sfilandosi il maglione, che quasi le fa cadere gli occhiali, e rimanendo unicamente col leggero pigiama che usa per dormire, con quel disegno ritraente due Luvdisc che per tanto ho odiato e di cui solo quando l’ho incontrata ho capito il vero significato. Vedendo che mi avvicino insieme a Mindy, i piccoli si spostano, facendoci spazio nel letto. Sia io che la mia allenatrice ci accomodiamo al suo interno, prendendoci poi un cucciolo a testa tra le braccia e facendo sdraiare la terza tra noi due, dove starà più al caldo. La mia allenatrice, dopo aver passato qualche secondo a godersi il calore del piccolo Pokémon, comincia a cullarlo e a coccolarlo con delicate carezze. - Allora, bambini, cosa dite di una bella storia? – chiedo. Tutti e tre rimangono muti, ma mi fanno capire che sono d’accordo. - Perfetto allora! Me ne è appena venuta in mente una perfetta, sapete? Oggi è il 23 dicembre e ciò significa che domani sarà la Vigilia di Natale: quale storia può essere più adatta di quella che vi sto per raccontare? – chiedo, attendendo un attimo per capire se sono riuscito ad ottenere la loro attenzione. Per fortuna, i loro occhi sono puntati su di me e attendono con curiosità di vedere di cosa ho intenzione di parlare. - La storia che vi sto per raccontare è quello che è successo qualche anno fa allo zio Sfavillo – - In questa storia c’è lo zio Sfavillo? – chiede il più grande. - Certo che c’è! Altrimenti non sarebbe la sua storia di Natale! – Tutti e tre ridono: - Allora sarà sicuramente una storia divertente: lo zio è il Pokémon più buffo e simpatico che conosco! – dice il cucciolo che porta in braccio Mindy. Io rido insieme a loro: certo che sono davvero perspicaci! - Stavo dicendo: la storia che vi sto per raccontare, riguarda lo zio Sfavillo ed una sua disavventura riguardante il giorno di Natale! Era un giorno freddo e nevoso e, come sempre, il mio caro amico Elettrico aveva qualcosa di cui lamentarsi… -Sfavillo, sei sicuro che sia una buona idea stare lì da solo sul tetto? – gli chiedo, guardandolo dal basso verso l’alto. - Certo che lo è! Non lo sai che i felini cadono sempre in piedi? Male che vada, mi farò un po’ male alle zampe, ma nulla di più! – mi strilla lui, facendo sporgere i curiosi occhi gialli e rossi dal cornicione della casa su cui si è arrampicato. - Ma è notte fonda, fa freddo e sta nevicando… non credi sia meglio stare in casa davanti al camino piuttosto che qua fuori? – protesto io. - Guarda un po’ che devono sentire le mie orecchie… - sbuffa lui – Ma da quand’è che gli Empoleon hanno freddo? Voi non dovreste essere Pokémon polari o qualcosa del genere!? – - Certo che lo siamo! – gli rispondo subito, sentendomi punto nel vivo – Solo che… - cerco di pensare ad una scusa decente, ma non mi viene in mente niente, quindi cerco di svicolare: - Solo che non è questo il momento di pensare ai miei gusti su caldo e freddo: qui la questione è che tu sei fuori, al freddo e al gelo, perché vuoi abbattere una slitta di un pover’uomo che si dà da fare come un dannato per riuscire a consegnare tutti i regali in una notte! – - Come osi dire una cosa del genere!? – mi chiede lui, come se l’avessi appena insultato – Quello non è come credi: non trovi inquietante che si intrufoli nelle case altrui e riesca a fare il giro di tutto il mondo in una notte? O cosa dici del fatto che sappia sempre chi è buono o cattivo? Quell’uomo è malvagio e qualcuno lo deve fermare!! – - Ma cosa stai dicendo!? Babbo Natale è magico: nessuno sa come faccia, ma ci riesce e questo è tutto quello che dobbiamo sapere! E, poi, se tu lo abbattessi veramente, cosa credi che direbbero tutti quelli che lo aspettano!? – gli chiedo cercando di farlo ragionare. - Nessuno ne sentirebbe davvero la mancanza: sempre meglio andare sul sicuro e fare in modo che non possa nuocere a nessuno prima che i fatti prendano una brutta piega! – esclama, convinto di avere perfettamente ragione. - Non cambierai idea per niente al mondo, vero? – gli chiedo esasperato. - Mi sembra il minimo: bisogna essere perseveranti per raggiungere i propri obiettivi e io starò qui tutta la notte, anche se dovessi morire congelato! – - Fai come ti pare… - mormoro alla fine – Io torno dentro a dormire: se hai voglia che qualcuno ti aiuti a scendere, fammi un fischio! – Detto ciò, lo osservo ancora per qualche momento, vedendolo sdraiarsi sul tetto, scuorsi per togliersi di dosso un po’ di neve e mettersi a far funzionare quelle numerose fasce gialle che gli ricoprono il corpo, che si illuminano producendo calore. Osserva con attenzione l’orizzonte, utilizzando la sua acutissima vista a raggi-X e sembra che nulla lo possa distrarre. Alla fine, faccio come ho detto: apro la porta e, dopo essermi spolverato la neve di dosso, prendo una coperta e mi sdraio davanti al camino, che mi fa improvvisamente venire sonno grazie al suo tepore e alla tranquillità che riesce a trasmettere. Non so se per tutti è così, ma io adoro i camini: danno un’aria più ospitale alla casa e tutto sembra più allegro con quel fuoco! Chissà come mai Sfavillo è così ossessionato… io me lo sono chiesto per parecchio tempo, ma non sono mai riuscito a trovare una risposta: è davvero un peccato che ora Mindy non sia qui, perché lei sicuramente saprebbe cosa fare e perché si comporta così… Lei non è particolarmente lontana: in questi giorni, ha deciso di fare una gita con sua sorella e dormire per una notte in alta montagna, dalla quale dice che “potrà vedere meglio le stelle” o qualcosa del genere. Non sono sicuro che mi sarebbe piaciuto andare con lei e sono felice di averle detto che sarei rimasto qui a Nevepoli insieme agli altri membri della sua squadra, ma devo anche dire che mi sento molto solo ora e rimpiango di non averla vicino. Eravamo in sei, ma ora sono qui da solo: di noi, uno è andato a fare un giro in città e probabilmente si è fermato da qualche parte ad ammirare le bellissime piante sempreverdi che ci circondano, due hanno deciso di andare a trovare un’amica che abita qui vicino e l’ultima ha semplicemente detto che si sarebbe “ritirata per meditare sul suo vero potenziale” o qualcosa del genere. Poi, ovviamente, ci saremmo anche io e Sfavillo, ma non credo ci sia bisogno di dire cosa stiamo facendo… io ora cerco di non addormentarmi, in modo da poter intervenire se il mio amico elettrico fa qualche danno di troppo, mentre lui sta sul tetto, con un Tuono in canna nell’eventualità che il suo bersaglio passi di qui, sebbene probabilmente sappia pure lui che non riuscirà mai né a vederlo né a colpirlo. Non è la prima volta che biascica qualcosa su qualche mito da sfatare e qualche personaggio come Babbo Natale da distruggere, ma per qualche motivo questa volta mi sembra più desideroso che mai e molto più preparato ed organizzato delle altre volte. Se non si addormenterà, cosa di cui dubito fortemente, e Babbo Natale passerà veramente di qui in maniera poco accorta, cosa in cui credo ancora di meno, uno dei due finirà sicuramente male… e sicuramente non sarà il primo. Mi chiedo: è possibile che anche dopo questo lunghissimo viaggio avventuroso, non sia ancora riuscito a consumare tutte le sue energie? È passato qualche mese da quando abbiamo terminato il nostro viaggio e tutti vivono felici, calmi e contenti di non dover più temere di essere sfidati da un momento all’altro da un allenatore selvatico o di rischiare la vita per sventare i piani di un team malvagio… ma Sfavillo no. Lui ha sempre bisogno di avventure, anche il giorno di Natale, e niente probabilmente riuscirà a calmarlo e fargli capire che le teorie del complotto forse non sono così reali come crede… Cerco di rimanere sveglio, ma le palpebre si fanno sempre più pesanti ed il calore del fuoco mi fa assopire prima ancora che me ne accorga. In breve sono già nel mondo dei sogni. Non so per quanto dormo, ma so che quando mi sveglio è ancora piena notte e che a farmi sobbalzare è un rombo di tuono ed un grido emesso da una voce particolarmente profonda e con marcato accento nordico. Quel forte rumore mi fa letteralmente saltare per aria, con tanto di capriola prima di ritoccare terra: inizialmente, credo che sia stato solo un sogno, ma poi mi accorgo di una risata sadica e capisco che è tutto realtà. Riordino la coperta che mi teneva caldo e la infilo nuovamente dentro l’armadio da cui l’ho estratta: quello è il segno definitivo che, se anche prima avessi avuto anche solo vagamente la possibilità di dormire un po’, ora non l’avevo più. I Tuoni di Sfavillo sono impossibili da non riconoscere, esattamente come la sua risata sadica: l’unica cosa che posso fare è uscire ed andare ad aiutare quel povero sventurato che è appena stato folgorato, sperando che non si sia fatto troppo male. Osservando prima la neve che lentamente si adagia a terra dalla finestra, esco e sento il vento freddo sulla mia pelle, che mi fa improvvisamente capire che forse avrei dovuto almeno coprirmi un po’ prima di uscire, ma non appena cerco di fare dietrofront, ecco che il mio amico elettrico si fa notare di nuovo. - Non vorrai mica tornare dentro proprio adesso che sei appena uscito! – esclama saltando agilmente giù dal tetto – Sapevo che alla fine saresti venuto anche tu a goderti lo spettacolo! – mi dice ridendo. - A dire la verità – gli rispondo io voltandomi – Non credo che ci sia molto da vedere: hai semplicemente folgorato qualcuno e l’unico motivo per cui sono uscito è per andare a vedere come sta… ma poi ho cambiato idea. È notte fonda, nevica, fa freddo e probabilmente non riuscirei ad essergli d’aiuto in ogni caso, quindi credo che tornerò dentro a dormire al caldo del camino… - dico facendo un passo all’indietro ed afferrando la maniglia della porta. - Non ci provare nemmeno! – esclama Sfavillo producendo alcune scintille – Ora che sei qui, devi venire con me a caccia di Babbo Natale! Sono riuscito ad abbatterlo, ma è caduto nel bosco e quindi non ho potuto catturarlo: non possiamo lasciare in libertà una tale minaccia! – La mia risposta è obbligata: se davvero pensa di aver abbattuto Babbo Natale, è probabile che chiunque sia stato colpito non farà una bella fine, quindi è meglio seguirlo e controllarlo per ridurre al minimo “spiacevoli incidenti” ... - Come vuoi – gli dico – Ma almeno prima di partire, lasciami rientrare a prendere qualcosa per tenermi al caldo: qui si congela e… - - Non c’è tempo! – esclama interrompendomi lui – Ogni minuto che noi impieghiamo in più per arrivare da lui, è un minuto in più che lui ha per fuggire e non ho alcuna intenzione di lasciarmelo scappare! – Non ho intenzione di finire fulminato di nuovo, quindi acconsento a seguirlo e, tremando comincio la nostra passeggiata notturna nel bosco, fidandomi del suo istinto di felino e della sua acuta vista per non sbagliare strada. Per riscaldarmi e per avere un po’ di conforto, stringo la pietra che porto al collo, l’unica cosa che mi lega alla mia allenatrice più di quanto non leghi lei agli altri suoi Pokémon, e cerco di collegarmi con lei, sia per riscaldarmi con il potere della MegaEvoluzione, che per avere un po’ di conforto dalla lugubre oscurità che mi circonda. Lei ci mette pochi istanti a rispondermi e dopo pochissimo tempo sento quel potere che mi scorre dentro, regalandomi un po’ di sollievo da quella ghiacciaia in cui mi trovo. Un giorno mi dovrà spiegare come fa, perché davvero non credevo fosse possibile regolare così il flusso di energia, in modo tale da farmela sentire ma non provocare l’Evoluzione vera e propria… Comunque, mentre cammino iniziamo a chiacchierare... – Improvvisamente, nella stanza si ode un rumore, come se qualcuno stesse cercando di forzare la porta. I miei cuccioli, curiosi, guardano verso la soglia, per poi ritirarsi un po’ intimoriti tra le mie ali non appena si scorge una figura scura dall’altra parte, un lampo di luce ed una lunga ombra. - Non vi preoccupate: non è nessuno – cerco di tranquillizzarli, guardando poi Mindy e suggerendole di andare a vedere meglio di che si tratta. Lo farei io, ma non posso lasciarli qui così spaventati. Uscendo dal letto, si avvicina alla porta e, al nuovo lampo di luce, si spaventa tanto da lanciarsi anche lei verso di me e sprofondare dentro al letto. - B-Batuffolo, p-perché non vai tu a vedere di chi si tratta? – mi propone spaventata e balbettante anche per il freddo. Io accetto con un cenno e, dopo averle ceduto i miei cuccioli, che stringe in un abbraccio triplo, e averli convinti che tornerò subito, cammino deciso verso la porta, senza lasciarmi intimorire dai lampi, e la spalanco per vedere cosa sta succedendo lì fuori, pronto eventualmente anche a lottare. Appena lo faccio vengo travolto e buttato a terra, mentre una massa di peli ed elettricità statica mi cammina sullo stomaco. - È qui la festa? – chiede sollevandosi e premendo le quattro zampe artigliate su di me, che rilasciano una forte scarica elettrica – No, perché dovreste sapere che non esiste una festa senza di me!! – esclama ridendo. Non cambierà mai… -
[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)
Nevix ha risposto a una discussione di Nevix in Fan Fiction e Dintorni
Capitolo 30: indietro Non ci metto molto a tornare nella stanza da cui sono partito, nella stanza nella quale mi sono risvegliato ed ho scoperto che la mia allenatrice si trovava lì vicino a me, facendomi sentire al sicuro tanto quanto io lo stavo facendo con lei. Mi sento ancora vuoto per quello che ho scoperto, per avere perso uno dei miei migliori amici, per avere perso il più importante dei miei compagni di viaggio: le emozioni mi sembrano essersi disperse in una galassia lontana, dalla quale non torneranno mai più. Quando arrivo, fuori la pioggia si è leggermente attenuata, ma continua a picchiare sulla finestra della stanza della streghetta, producendo un suono dolce e rilassante, che sembra quasi conciliare il suo sonno eterno. Phoebe, quando mi vede sulla porta, si alza dal letto: probabilmente, sentendo il suo corpo freddo, ha pensato che stringendola ancora più forte a sé e coccolandola ancora più di quanto non facesse già con quelle sue continue carezze, sarebbe riuscita a riscaldare il suo freddo cuore ormai spento. Pur non essendo lì con loro, sento che l’atmosfera non è per niente allegra: tramite un fulmine che scatena un lampo improvviso di luce, vedo negli occhi della ragazza uno strano riflesso, come se avesse gli occhi lucidi, e l’espressione platonica della mia allenatrice, ferma nella sua apparente serenità. Nonostante io sia arrivato e lei abbia già cominciato ad alzarsi, non sembra del tutto convinta ad andarsene, come se temesse che, una volta lasciata la fredda mano della bambina, niente sarebbe più riuscito a trattenerla nel nostro mondo. È arrivato il momento. Ora o mai più. Supero la porta con fare deciso e guardo dritto negli occhi la ragazza, con un’espressione calma e atona. - Ryu ti ha detto tutto, non è vero? – mi chiede con la voce rauca, come se avesse faticato per trattenere il pianto fino a quel momento. - Sì, so tutto ciò che devo sapere. – le dico, continuando a proseguire per la mia strada, verso il corpo di Mindy. - Quindi sai anche che tu…? - - Sì – la interrompo io prima che possa finire – So quale sarà la mia fine e non ho intenzione di oppormi. Non mi interessa cosa mi accadrà: l’unica cosa che importa è che la mia allenatrice sia salva. Se ci resta poco tempo, non voglio che lo passi a dormire. Il suo sogno era diventare allenatrice e viaggiare per il mondo: so bene che non lo potrà fare, ma almeno le voglio fare un piccolo regalo. Se lei non potrà visitare il mondo, io sarò il suo mondo. Le darò tutto quello che le serve, mi dedicherò anima e corpo a lei… - sento salire una strana sensazione, che aumenta ad ogni parola, ad ogni nuovo pensiero che va ad affollare la mia mente già confusa. Sapevo, in un certo senso, che alla fine sarebbero tornate, ma con tutti i momenti che avevano, questo è proprio il peggiore. Faccio fatica a parlare: mi si forma un groppo che mi fa faticare anche solo a deglutire. È possibile che con tutti i momenti che ho per farmi venire la voglia di piangere, scelga proprio questo in cui devo sembrare forte? Cerco di resistere, ma so che non durerà a lungo. - Batuffolo, tu… - mormora Phoebe. Io non le rispondo: al contrario, abbasso gli occhi e tento ancora di più di trattenere le lacrime, che però fanno di tutto per scappare. Sento che le sue braccia mi sollevano e mi stringono a sé: il suo abbraccio è piacevole, il suo tocco è morbido e delicato, il suo corpo profumato, ma non è la stessa cosa. Non ci posso credere. Non ci voglio credere. Semplicemente è impossibile. Strofinandomi la schiena e cullandomi delicatamente, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla, riesce a farmi tirare fuori tutte le brutte sensazioni, tutte le paure, tutta la rabbia, tutta la tristezza… Solo in quel momento capisco che io non sono mai stato davvero vuoto: ero semplicemente troppo pieno di emozioni perché riuscissi a manifestarne anche solo una. Non so quanto tempo ci metto, ma alla fine riesco a calmarmi e a quel punto Phoebe mi allontana dal suo corpo e vedo che sul suo volto ci sono due profondi solchi creati dalle lacrime, ma che nonostante tutto riesce ancora a sorridere. - Sai bene quanto me che io tengo a lei molto più di quanto può sembrare, proprio come Ryu. Non hai idea quanto ci dispiaccia ciò che vi è successo. – mi dice – Ma purtroppo non possiamo fare niente. – - Pensi che non si sveglierà mai? – le chiedo. Lei mi risponde con un eloquente gesto della testa. - Quindi il suo sogno non si avvererà mai? E io non potrò mai più parlarle? – Ancora una volta lei compie quel gesto. - Se è davvero così, prima di andarvene definitivamente, fammi un ultimo favore: portami al suo letto. Se lei dormirà per sempre, anche io lo farò e… quando lei si spegnerà… io farò lo stesso. – Lei annuisce ma continua a non dire una parola, come se farlo potrebbe scatenare quel tornado di emozioni che di sicuro sta nascondendo. Mi porta vicino alla mia allenatrice, mi adagia vicino a lei, accetta la mia decisione. Dopo averlo fatto, si incammina verso la porta, ma io la fermo un’ultima volta: - Phoebe? – la chiamo. - Sì? – mi chiede con la voce scossa, senza voltarsi. - Grazie per tutto quello che avete fatto. Sia a te che a Ryu. Non so come avremmo fatto senza di voi. – le dico – E, se mai riusciste a ritrovare Sfavillo, ringraziate pure lui: è stato il mio migliore amico, per quel breve tempo che abbiamo passato insieme. – Lei viene scossa da un tremito, ma non vuole lasciarsi andare ai singhiozzi, non davanti a me: ancora una volta, annuisce, poi se ne va senza produrre un rumore. È piena notte, fuori piove, ma lei probabilmente sa dove andare: Ryu la starà aspettando da qualche parte, pronto per portarla verso la loro nuova meta. Ora, siamo solo io e lei. Muovendomi delicatamente, mi avvicino a lei, infilandomi sotto le coperte che la riscaldano. Mi sdraio a pochi millimetri da lei, appoggiando la mia testa al suo petto, poi premo il mio corpo contro il suo, sperando che il contatto provochi in lei qualche reazione, ma così non è: non accade nulla. Assolutamente nulla. Ormai dovrei esserne convinto, ma per qualche motivo non ci riesco: non posso lasciare che dorma così per sempre. La guardo dal basso verso l’alto, osservando con attenzione la sua espressione calma. Sono talmente vicino a lei che sento il suo respiro, sono talmente vicino a lei che sento il regolare battito del suo cuore. Sentire quei suoni, che mi fanno capire che nonostante tutto sta bene, mi fanno sentire stranamente rilassato: stare con lei mi è sempre piaciuto, ma in questa situazione tutto ha un significato diverso. So che, se sta bene, non avrà bisogno della mia protezione, quindi posso dormire insieme a lei. Afferrando con entrambe le ali il suo braccio, lo posiziono sopra il mio corpo, come per farmi dare uno di quegli abbracci con cui mi ha sempre dimostrato tutto il suo affetto, ma non ha nulla della sua solita forza… non è la stessa cosa, non è come prima. Alla fine, chiudo semplicemente gli occhi ed il contatto con lei fa il resto. Sento una dolce brezza che mi carezza il corpo, un leggero fruscio provocato dalle foglie che vengono mosse dal vento, il rumore di un torrente che scorre a pochi metri da me. Apro gli occhi e vedo che non sono più nel solito prato, ma sono in un bosco… Mi guardo intorno e noto che sono in una radura nella quale la luce fa fatica ad arrivare, nella quale gli alberi filtrano ogni elemento esterno, nella quale c’è un silenzio ed una pace assoluti. L’unica cosa che mi sorprende per davvero è che non sono un Empoleon come l’ultima volta, ma bensì il solito Piplup che sono sempre stato abituato ad essere. Sono sdraiato nel bel mezzo del nulla, da solo. Cosa ci faccio qui? Mi alzo e provo ad indagare più approfonditamente, ma purtroppo le mie piccole dimensioni non sono particolarmente d’aiuto: l’unica cosa che riesco a vedere è che, tra le fronde, poco distante da me, alle mie spalle, pare esserci una specie di passaggio, come se da quel punto si diramasse un sentiero. Non ho idea di dove potrebbe condurre, ma non ho niente da perdere: tanto vale muoversi e tentare di uscire di qui piuttosto che restare fermi ed attendere che qualcuno mi venga a salvare. Mi incammino, facendo scricchiolare le foglie degli alberi decidui ad ogni mio passo. È strano, molto strano, ma non sento alcun suono se non quello dei miei stessi movimenti, ora, quasi come se le mie percezioni fossero filtrate da qualcuno o qualcosa, come se sapessi già su cosa concentrarmi e per questo riesca a scartare tutti i dettagli irrilevanti, come se tutto ciò possa servirmi per comprendere qualcosa che mi dovrebbe sfuggire. Mentre cammino, riflettendo su ciò, mi guardo intorno, cercando di trovare questo particolare che tanto mi interessa, questo particolare per cui so di essere arrivato qui. So che è qualcosa di lampante, ma non riesco a focalizzarlo: è tutto troppo calmo e questo silenzio non fa altro che aumentare la tensione che già sento. Ad un certo punto, mi fermo e faccio scorrere lo sguardo su ogni albero che mi circonda. Solo a quel punto capisco. Tutto si è improvvisamente fermato. Perché è tutto fermo? Cosa sta succedendo qui? Capisco che io debba accorgermi di qualcosa… ma cosa? Ricomincio a guardami intorno, sempre più nervoso: mi sento osservato, come se tra gli alberi ci fosse qualcuno che analizza i miei passi, ma so bene che non c’è nessuno. In questo silenzio assoluto, chiunque si farebbe notare. Non so cosa fare, quindi alla fine proseguo semplicemente nel mio cammino, sperando che tutto questo finisca il più in fretta possibile. Mentre cammino, di nuovo, l’unico rumore è quello dei miei passi, ma sento come se ci fosse qualcosa ad attrarmi, come se proprio questo mi fosse fatto notare solo dall’assenza assoluta di suoni. È possibile che non sento nulla perché in questo modo mi possa affidare maggiormente al mio istinto senza che gli altri sensi intervengano? È possibile che sia questa la chiave per uscire? Perdere i sensi? Beh, non sapendo cosa fare, di certo tentar non nuoce… A parte i suoni, che già mancano, ora prendo un grosso respiro e noto che anche il marcato odore di vegetazione ora è sparito. Chiudo gli occhi e all’improvviso sento una voce: - Perché sei qui? – Sbalordito e un po’ confuso sobbalzo e apro di scatto gli occhi, rimettendomi a cercare l’intruso… che però non c’è: sono solo. Ancora solo. Non ci vuole chissà quale genio per capire che l’unico modo che ho per andare avanti è chiudere di nuovo gli occhi ed isolarmi di nuovo da questo mondo immaginario: tanto vale farlo e basta. In ogni caso, questo è solo una mia fantasia, esiste solo nella mia testa, quindi non può certo farmi del male… Come avevo pensato, mi chiudo di nuovo in me stesso, ma questa volta la voce è accompagnata da un’immagine… è come se anche se ho gli occhi chiusi, posso vedere lo stesso ciò che mi sta davanti, ma con un aggiunta che non mi sarei mai aspettato: vedo ogni singolo essere vivente contornato da un’aura di energia e, tra di esse, una si distingue particolarmente bene. Comincio a camminare per arrivare da lei, mentre ascolto le parole che mi vengono pronunciate: - Perché sei qui? Non lo sai che questo non è un posto per te? Qui è dove vengono tutte quelle persone che non sanno dove andare, che non hanno una casa, ma tu ce l’hai… tu devi stare con chi ti vuole bene, con chi ancora può e vuole stare con te… non devi inseguire chi se n’è andato… non devi vivere nel passato né in un luogo di mezzo come questo… torna da dove vieni… - Nonostante i sussurri, io non mi arrendo e proseguo: la luce di lei mi guida tra le fronde, che per quanto possano abbattersi violente sul mio corpo, per quanto possano tentare di farmi inciampare, non riescono a fermarmi. Isolandomi dal mondo intero, è molto più facile arrivare da lei, ma c’è qualcosa che ancora mi blocca in qualche modo… Sono giunto a pochi passi da lei, ma per qualche motivo non riesco ad avanzare oltre: per capire, apro gli occhi ed il mondo mi crolla di nuovo intorno. Tutto diventa buio, gli alberi appassiscono, il terreno diventa sterile, nuvole affollano il cielo e un fortissimo vento mi sferza il volto. L’essere che ho davanti non è chi credo che sia: è un mostro. Non ho parole per descriverla… il suo aspetto non è così terribile, ma ha qualcosa di spaventoso: il suo sguardo, la sua intera essenza… è come se ti guardasse dentro l’anima. - T-tu non sei… Mindy…? – chiedo incerto. - Io non sono… e basta… - mi risponde con una voce che viene da ogni dove e da nessuna parte, non muovendo nemmeno le labbra. - C- cosa sei tu? – chiedo io spaventato, facendo un passo indietro. - Io sono… tutto. – dice facendo un passo avanti. Non appoggia realmente i piedi a terra, ma è come se levitasse, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri che le cadono disordinati sulle spalle e sulla fronte, lasciando visibile solo uno dei due occhi rossi e ardenti come il fuoco: in ogni caso, al suo movimento è come se un’onda d’oscurità e polvere si levasse dal terreno, sradicando ogni vegetale e trasformando la radura in un deserto. Vorrei scappare, ma non ci riesco: appena faccio dietrofront, lei mi appare davanti, pronunciando altre terribili parole. - Tu sei… di questo posto…? – mi chiede. - Io… no. Io sono di un altro posto. – rispondo, arretrando e sperando che dandole una risposta se ne vada. - Allora… perché sei qui…? Tu… sei sbagliato… tu… sei un errore… - - Cosa…? – chiedo io. Improvvisamente scompare e, quando ricompare, mi afferra con una mano sola, stringendomi forte l’intero corpo, dimostrando una forza ed un aggressività che non sarebbe mai stata possibile per la mia allenatrice. - Tu… devi essere cancellato. – afferma scandendo le parole, con le sue labbra che per la prima volta si muovono, producendo un suono che non ha niente a che fare con la voce di un umano… quella voce, non la potrebbe avere nemmeno Giratina… questa voce, abbinata con gli occhi che emanano un’energia indescrivibile, fanno capire che questo non è un essere della terra dei vivi, ma nemmeno uno della terra dei morti: questo è un esiliato, un eterno escluso, qualcuno che non ha dove andare, qualcuno che non troverà mai un luogo da chiamare casa. Mentre parla, riesco a vedere la sua bocca, le sue labbra violacee, il volto che cambia tinta dal bianco cadaverico al rosso acceso. Dal suo braccio, appena coperto da una tunica stracciata e piena di strappi si diramano quelle ossa che ora mi stanno tentando di uccidere. Non c’è carne, ma solo ossa coperte da una pelle diafana. - Io… perché sono un errore? – chiedo cercando di liberarmi. Mi guarda, indecisa se rispondermi o meno. Dopo quello che a me sembra almeno un secolo, allenta la presa tanto da farmi precipitare a terra, sulla quale mi riempio di polvere e posso notare i suoi piedi nudi e ossuti tanto quanto le braccia. Le unghie non sono curate, ma scure e rovinate, come se non le importasse neanche più del loro aspetto. - Tu sei… indegno… tu… non accetti… tu… non hai forza…- - Io non ho la forza? Non ho la forza di cosa? – chiedo. - Tu… non hai la forza di essere solo… tu… hai paura… - mi dice, alzando le braccia al cielo – Tu… devi sparire… - Dalla sua schiena emerge un paio di ali simili a quelle di uno Swanna, ma nere come la pece, che si spiegano completamente dietro di lei. Con un passo si avvicina e, sollevandomi di nuovo, mi avvolge in un abbraccio. Sento che ci solleviamo da terra, che le sue enormi ali ci avvolgono, racchiudendoci in un piccolo mondo di pura oscurità. Le ultime parole che sento sono poche ma decise: “se non vuoi stare da solo, allora vivrai sempre qui con me”. In un primo momento, mi sento quasi felice: almeno non dovrò più preoccuparmi di nulla… Ma c’è qualcosa che mi dice che non devo fare così… che non è ancora arrivato il mio momento… È davvero questo quello che voglio? Voglio davvero spegnermi così e lasciare tutto quello che mi aspetta? Voglio davvero lasciare Sfavillo, Ryu, Phoebe, N… e tutti gli altri che ho conosciuto? Voglio davvero lasciare il mio sogno di diventare imperatore? La risposta può sembrare semplice, ma se ciò implicasse il non poter più vedere la persona a cui più ho voluto bene, lo sarebbe ancora così tanto? Nonostante la conosca da così poco tempo, sarà passato sì e no un mese da quando ci siamo visti per la prima volta, sento che non potrei più vivere senza di lei… la mia allenatrice è diventata parte di me, come io sono diventato parte di lei e niente ci potrà mai separare… Improvvisamente, però, qualcosa mi illumina… Che sia questo che mi è sfuggito? Che sia questo il nesso che mi mancava? L’importante è davvero solo che stiamo insieme? Se fosse tutto qui, perché ce ne dobbiamo andare insieme? Non possiamo vivere entrambi e portare a termine i nostri obiettivi, realizzare i nostri sogni? Improvvisamente, mi sento la forza di reagire, una forza che mi viene da dentro, dal profondo. Una luce profonda, una luce che significa più di quanto sembra, una luce che segna per noi il ritorno al luogo a cui apparteniamo. - Mindy – sussurro – È ora di tornare a casa – Improvvisamente, capisco che non è importante come sarò, né come sarà lei: la luce che si emana da me non mi fa più paura, nemmeno pensando a ciò che mi ha detto Ryu. La mia luce la travolge, scaturisce da me e si espande tutt’attorno, senza alcun limite. Le ali nere ed il suo abbraccio cercano di trattenermi, ma non ci riusciranno mai: quella non è davvero lei. Quella era solo una piccola parte di ciò che potrebbe essere. Lei è molto di più, lei non avrebbe paura della luce. Lei è la luce. Con un sorriso, vedo che si è accasciata a terra davanti a me, spaventata dalla luce che emano, come se le bruciasse la pelle ad entrare a contatto con essa, mentre io sto cambiando. Non ho paura ma, al contrario, chiudo gli occhi con un sorriso e mi lascio andare: sento il mondo attorno a me che gira, mi sento al contempo tutto e niente. Mi sento parte del mondo intero ma allo stesso tempo non sono più sicuro di essere me stesso. Io sono luce. Io sono colui che la salverà. Ad ondate regolari, sento che dal mio corpo si distaccano particelle, come quando si è evoluto Sfavillo, ma con me è tutto diverso: le mie molecole non tornano a me, ma se ne vanno, vagano per il mondo, portano a tutti la felicità che io non ho avuto. Un po’ per volta, comincio a scomparire, ma senza rimpianti. Con un sorriso ed un’unica lacrima, nulla è più. … … … - Batuffolo? – Qualcuno mi sta chiamando, scuotendomi per farmi aprire gli occhi. Io non so se lo voglio fare… non dovrei essere in un bel posto e l’ultima cosa che voglio è proprio dover sentire qualche nuovo angelo della morte dall’aspetto inquietante e tenebroso come l’ultimo che mi dice quanto sono sbagliato e che non potrò più tornare indietro. Ci sono delle cose che si sentono: non c’è bisogno di sentirsele dire! Questa, purtroppo, è una di quelle. - Batuffolo, vuoi continuare a dormire? – mi chiede di nuovo la voce, col suo solito tono gentile. Sento una piacevole brezza, che trasporta il dolce odore del bosco in cui mi sono svegliato la prima volta. Il fruscio delle foglie colma le mie orecchie, mentre sento di nuovo il palmo di una mano che mi si appoggia sulla schiena e mi agita. Sono davvero nel luogo in cui tutto è cominciato? Apro gli occhi, che ci mettono parecchio tempo a mettere a fuoco: per i primi istanti, vedo solo una sagoma indistinta che si alza e si allontana, ma poco dopo riesco a capire chiaramente di chi si tratta. - Alla fine ti sei svegliato! – mi sorride. Non ci posso credere… - Dove…dove siamo? – chiedo alzandomi in piedi. - Siamo in un posto molto particolare – mi risponde con il suo solito tono gentile – Questo posto ha tanti nomi… alcuni lo chiamano “limbo”, ma io direi che un nome più adatto è “intervallo” – - Intervallo…? – chiedo in dubbio. - Esatto: questo posto non è così negativo! È, molto semplicemente, il luogo in cui tutti sono passati almeno una volta nella vita. Per qualche motivo, a tutti fa paura, ma a me piace molto: non vedi che aria tranquilla? – mi chiede, indicando tutto ciò che ci circonda. Io seguo le sue braccia, notando che siamo proprio nella radura. - Non ti stai per trasformare nel mostro di prima, vero? – chiedo. Lei mi guarda con un finto sguardo di rimprovero, tradito dal sorriso divertito: - Ehi, mostro a chi!? Io non sono affatto un mostro, né adesso, né prima, né mai! – - Quindi… vuoi dire che quella non eri tu? – Lei ci riflette per un attimo, poi con un sorriso comprensivo mi parla con un tono simile a quello che dovrebbe avere un genitore con un figlio: - Batuffolo, quella di prima ero io, come è ovvio che sia. Mi hai visto, quindi non credevo potessi avere un dubbio del genere – - Ma… tu avevi le ali! E… sembravi… - - Morta? – mi chiede. Non avrei mai pensato che avrebbe potuto dire quella parola con tanta semplicità… in ogni caso, rispondo in modo affermativo. - Vedi, Batuffolo, questo è un posto per quelle persone che non hanno un posto dove andare, che attendono che qualche evento le porti nel luogo da cui provengono o a cui devono andare: io, ovviamente, non faccio eccezione. Anche io ero qui per questo, ma tu hai cambiato qualcosa… tu hai portato la luce in questo posto proprio un attimo prima che andassi via per sempre. Suppongo che ti dovrei ringraziare… tu che dici? – - Io, ecco… non lo so… - dico. Lei ride: - Sapevo che avresti detto qualcosa di simile! – Non ho particolarmente voglia di ridere, ancora di più dopo aver preso parte a quel terribile spettacolo: con una nuova domanda, cerco di proseguire. - Pensi che tornerai mai più? – Lei mi guarda sbalordita: - Ma come, non te ne sei ancora accorto? Guarda che io sono già tornata da almeno una decina di ore: sei tu che sei rimasto bloccato qui! – dice con la sua solita risata. Io non so che dire: - Quindi… sono rimasto qui al posto tuo? Ho dovuto sacrificarmi per salvare te? Diventerò anche io un mostro ossuto e con le ali nere? – Lei ride: - Certo che no, sciocchino! Ognuno è responsabile della propria vita e nessuno può prendere il posto di un altro. L’unico motivo per cui ti trovi qui, è che ci tenevi molto ad incontrarmi un’ultima volta e ti è stato concesso di venire qui come visitatore. In ogni caso, non è detto che tu non ci sia venuto anche perché, un giorno o l’altro, dovrai rimanere, ma per ora puoi andartene quando più desideri. – Fa una pausa, nella quale comincia a camminare avanti e indietro, stringendosi una mano nell’altra e facendo suonare i suoi leggeri passi sul morbido manto erboso. - Per quanto riguarda il fatto che avessi le ali… - riprende – Beh, sappi che quello è ciò che ti danno come “premio” quando arrivi qui. Le mie erano nere perché ciò che più mi caratterizzava era la paura e la tristezza, ma tu hai cambiato tutto: se solo avessi ancora la possibilità di farle apparire, ti assicuro che le mie ali sarebbero bianche tanto quanto il mio vestito! – dice indicando la lunga tunica bianca, che mi mostra interamente facendo un giro su se stessa. - Come faccio ad andarmene da qui? – le chiedo come ultima cosa. Lei mi guarda confusa, come se si chiedesse come faccio a non saperlo, ma poi il suo sguardo torna quello amichevole di sempre. - Pensaci e andrai dove vuoi – dice con un sorriso. - Grazie – le sussurro. Chiudo gli occhi e faccio come dice: penso di tornare a casa. In un attimo, la terra mi manca da sotto i piedi e sprofondo di nuovo nelle tenebre. in viaggio: Dove siamo: -
[Commenti] L'esperto di Eeveeluzioni
Nevix ha risposto a una discussione di MoonlightUmbreon in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Di sicuro ci riuscirai -
[Commenti] L'esperto di Eeveeluzioni
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Come sempre, ecco il mio commento chilometrico: anche questo capitolo mi è piaciuto molto e lo ho trovato davvero interessante, in particolare per tutto il contorno che hai dato alla vicenda principale del Pozzo Slowpoke! Comunque, andiamo in ordine: L'introduzione ci riporta come sempre direttamente dove ci eravamo interrotti: Anita e Kevin si sono incontrati con Raffaello e hanno intenzione di indagare sullo strano fenomeno delle voci nel Pozzo, che subito riporta alla mente quello stesso evento che si incontra nei giochi e che vede le Reclute del Team Rocket come protagoniste, cosa che ovviamente non può che fare piancere! In ogni caso, l'idea dell'incontro alla sera per dare un po' di tempo per stare da soli ai nostri protagonisti è davvero geniale! Il loro incontro è semplice ma al contempo ricco di sentimenti: è così dolce che davvero non si può fare altro che adorarlo, senza poi notare la stupenda descrizione che hai inserito, in cui dici che si completano a vicenda, che si arricchiscono, che, nonostante i dubbi di Kevin, forse riusciranno davvero a formare una coppia. Davvero una bella parte che si combina bene con le descrizioni degli ambienti, che sono davvero ben fatte e riescono a farti sentire come se fossi all'interno della storia! Poi... ecco che Anita rovina tutto! Ok, se c'è una parte che ho adorato di questo capitolo, è sicuramente questa: una situazione così perfetta, così ben riuscita... ed ecco che tutto sfuma in un istante! Non so come ti è venuta quest'idea, ma a me è piaciuta davvero tanto: è divertente e dà un senso di simpatia verso la ragazza, che comunque è in buona compagnia, dato che Kevin dopo poco la imita. Insomma, dà uno strano senso questo pezzo, fa sembrare tutto molto più normale e rende l'atmosfera molto meno tesa, sebbene anche prima non lo fosse. è difficile dire con esattezza cosa intendo... spero tu abbia capito Comunque, proseguiamo: mentre pranzano, i due parlano di cosa potrebbe provocare quei rumori tanto misteriosi e sorge spontaneo, anche per le loro ipotesi, ritornare a pensare proprio a quel Team Rocket di cui ho parlato anche all'inizio... ma nonostante si parli molto brevemente di questo, in un istante si torna a cambiare argomento e a parlare di qualcosa di ben più interessante ed importante. Di certo è un elemento fondamentale la loro ipotesi sulla presenza di malviventi, ma interessa molto di più la convinzione di Anita che Kevin sia il migliore allenatore che esiste, che sia il più forte e che nessuno riuscirà mai a batterlo, oltre che il fatto che lei abbia fatto alcune ricerche sul suo conto prima di incontrarlo dal vivo e che non appena lui le fa notare di nuovo di essere carina, lei arrossisca. Ancora una volta, sei riuscito a disegnare una scena davvero bella! La sequenza successiva passa in fretta, accennando appena a Franz e facendo concentrare l'attenzione sulla sequenza subito successiva: quella che avviene la sera di quello stesso giorno e che li vede esplorare il Pozzo Slowpoke ed indagare sul mistero che lo avvolge. Ancora una volta, non si può che adorare il fatto che ad ogni spavento Anita si attacchi al braccio di Kevin e che gli chieda sempre di starle vicino... un particolare che si ripete ma che non guasta mai, oltre che uno che io adoro ogni volta di più! In ogni caso, in breve anche questa sequenza sfuma, passando a quella successiva, che è a sua volta davvero interessante: di nascosto, i due ed il Capopalestra spiano i malviventi, che si aggirano nel pozzo per tagliare le code agli Slowpoke e diventare ricchi rivendendole (qui, la posizione di Anita la trovo alquanto particolare, dato che dice che la coda degli Slowpoke si stacca spesso da sola e non sentono dolore quando la perdono, come se cercasse di giustificare i membri del Team Rocket... ma comunque devo dire che ci può stare: d'altra parte, è risaputo che è così!). Il riferimento al Team Rocket ed il fatto che Kevin si senta ribollire il sangue nelle vene solo a sentire il nome di Giovanni è un'ottima scelta, che fa capire che, nonostante il lungo tempo nel quale non si è visto, il protagonista non abbia dimenticato tutte le sue malefatte! Sulla lotta non c'è niente da dire: erano stupende nella saga di Kanto e lo sono ancora oggi: ancora di più per l'evoluzione di Totodile, che aggiunge una particolarità al combattimento! In più la conclusione, che lascia la narrazione in sospeso, è davvero interessante e mette curiosità per il prossimo incontro di Kevin: che dopo la lotta con l'ufficiale riuscirà ad avere qualche informazione sul Team Rocket? Davvero un bel capitolo: non vedo l'ora di leggere il prossimo! -
Tu e Switch non andrete mai d'accordo, vero? Comunque, spero tanto che riusciranno ad ottimizzare tutto e che riescano a far venire fuori una bella grafica! Nintendo ha quasi sempre puntato più sui contenuti che sulla grafica, quindi anche se questa non dovesse essere proprio il massimo, penso che sarebbe comunque accettabile come lo è sempre stato
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[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)
Nevix ha risposto a una discussione di Nevix in Fan Fiction e Dintorni
Capitolo 29: voglia di risposte Quanto tempo è passato da quando li ho visti al ristorante-Palestra di Pedro? Quanto tempo è passato da quando mi sono svegliato? Quanto tempo passerà ancora prima che riesca a recuperare almeno qualcosa di quello che ho perso? Non avrei mai pensato di potermi sentire così, ma mi sento senza energie, senza emozioni, senza volontà. Mi sento completamente svuotato. Ora voglio solo sapere perché tutto quello che inizialmente sembrava la premessa migliore possibile si è tramutata in così poco tempo in questa situazione. Davanti a me ci sono le due spie, che mi guardano sconcertate, come se fossero sorprese del mio gesto. - Batuffolo… cosa ci fai tu qui? – chiede Phoebe, smettendo di coccolare Mindy. - Sono qui per sapere. – rispondo freddo io. - Cosa vuoi dire? – chiede il giovane, che ha già capito che questa non sarà una visita di cortesia. - Mi sono svegliato in un posto che non conosco, inconsapevole di aver dormito per un lungo tempo. Ho incontrato uno dei miei pochi amici, che mi ha rivelato che, come la mia allenatrice, ho i giorni contati. Non che non lo sapessi, ma ora voglio sapere perché. Non sono qui per chiedervi di aiutarci, ma solo per capire: ho perso così tanto in così poco che perdere ancora un briciolo di quel poco che mi è rimasto mi sembrerà quasi niente. – - Tu… lo sapevi già? – chiede Ryu, zittendo subito l’amica, che sembrava volersi scatenare contro di me. Sono felice che lui abbia capito che in situazioni come questa è molto meglio che parli solo lui, piuttosto che far spiegare tutto a quella testa calda di Phoebe. - Sì, lo sapevo già. – confermo. - Come? – chiede calmo lui. - Ho le mie fonti – rispondo. - Cosa vuoi sapere esattamente? – chiede ancora. - Tutto quello che è successo da quando ho sconfitto tutti i Pokémon di Pedro. Voi eravate lì, quindi sono sicuro che avete visto esattamente come si sono svolti i fatti, senza poi contare che non credo che siamo arrivati qui per magia, quindi per esclusione ci avete portato qui voi. Datemi ciò che cerco e non sentirete più parlare di me: so che vi dispiace lasciarci qui, ma so anche che è la cosa giusta. Non vi preoccupate per la mia allenatrice: se voi ve ne andate, ci penserò io a tenerle compagnia. – Avrei voluto aggiungere “sempre che non mi spenga prima di lei”, ma forse in certe situazioni è meglio tenersi alcuni pensieri solo per sé… Dopo essersi lanciati uno sguardo d’intesa, alla fine la ragazza annuisce con la testa, quindi Ryu mi risponde: - D’accordo, avrai le risposte che cerchi. – - Vuoi davvero farlo Ryu? Pensi davvero che sia il caso? – chiede con un tono che non riesco a decifrare ma credo evidenzi paura e tristezza. - Sì – risponde lui voltandosi – È la scelta migliore: noi non possiamo stare qui e neanche il Doc, quindi, quando… verrà il momento, è necessario che qualcuno le spieghi. Chi può farlo meglio di lui? – - Tu pensi davvero che sia così affidabile? – chiede la ragazza. - Mettiamola così: ha interesse nel sapere cosa sta succedendo e tanto basta. Almeno, siamo sicuri che ascolterà fino alla fine. – Phoebe, non ancora del tutto convinta, alla fine accetta con un sospiro e, abbassando gli occhi, si rimette a coccolare Mindy. - Da dove vuoi cominciare? – mi chiede il ragazzo, guardandomi freddo negli occhi. - Da dove puoi cominciare? – gli rispondo io. - Da dove preferisci. So tutto quello che ti serve. – - Io non ricordo nulla da quando ho perso conoscenza nella lotta con Cranidos, quindi proporrei di iniziare da lì. – - Ok, quindi ripartiamo da lì. – dice, alzandosi dal letto ed incamminandosi fuori dalla stanza, passandomi di fianco ed attendendo poco oltre la soglia. - Dove vuoi andare? – gli chiedo. - In un posto migliore, dove saremo lontani dalla tua allenatrice: è già abbastanza dura per me dover sapere queste cose, non voglio che questo enorme peso gravi anche su di lei. Lasciamola nella sua ingenua infanzia finché possiamo. – Comprendo ciò che intende, ma non del tutto: perché ce ne dobbiamo andare? Tanto lei sta dormendo ed, essendo piena notte, è poco probabile che si svegli tanto presto. Inoltre, andarsene da qui vorrebbe dire lasciarla da sola con Phoebe… non credo che sia poco affidabile, anche perché abbiamo passato moltissimo tempo unicamente con lei e si è aperta come nessuno aveva mai fatto pur conoscendoci da pochissimo tempo, ma la sentirei più al sicuro se potessi stare con lei. Ancora una volta, mi dovrei sentire in contrasto con me stesso per averla abbandonata, ma l’unica cosa che mi viene è un lucido ragionamento che mi porta a determinare che era l’unico modo per poter creare questa catena di eventi che mi sta portando a scoprire la verità. Guardo un’ultima volta la ragazza dai capelli corvini e gli occhi verdi e il letto su cui giace Mindy, poi mi volto e seguo il ragazzo, che cammina svelto per i corridoi, fino a giungere ad una di quelle porte che avevo visto bloccate. Inizialmente non le avevo quasi neanche degnate di uno sguardo, ma ora noto che hanno un grosso pannello colorato, sul quale è indicato il nome del settore. “Malati terminali”. Mi dovrei sentir cadere il mondo addosso, ma non è così. Non sento niente. Ryu fa scorrere una tessera magnetica nel dispositivo a lato della porta, che subito si illumina di verde e si apre con uno scatto meccanico. Lui tiene aperta la porta finché non la varco anche io, poi la richiude, riportando la luce sul suo classico colore rosso. - Se dobbiamo discutere – mi spiega riprendendo a camminare – Voglio che almeno stiamo comodi in un posto lontano da orecchie indiscrete. La vostra situazione è molto… “particolare”, e la tua allenatrice deve essere lasciata in pace: ci sono molte persone che, a conoscenza di quello che ti sto per dire, cercherebbero di approfittarsi di lei. – Cammina veloce, ma io mantengo il passo e non faccio domande: l’unica cosa che mi interessa ora è sapere. Voltiamo un angolo, poi un altro ed un altro ancora: continuiamo a muoverci rapidi superando un paio di volte porte come quella di prima, immediatamente sbloccate dal ragazzo. Alla fine, entriamo in una nuova zona, talmente in profondità nell’edificio che quasi non si ode neanche più il ritmico suono della pioggia ed il forte rumore prodotto dai tuoni, che ancora affollano il cielo tempestoso. A vederla così, sembra quasi una sala d’aspetto o qualcosa del genere: decine di poster attaccati alle pareti ricordano tutti i comportamenti che bisogna tenere in questo luogo, ma nessuno fa diretto riferimento al suo nome, come se fosse un tabù. In un angolo, evidenziato dalle flebili luci interne, si trova un distributore con all’interno merci di ogni genere, da alcune semplici bottiglie di acqua alle classiche merendine che hanno accompagnato praticamente tutti gli allenatori che ho avuto modo di vedere a Sabbiafine. Ryu, con qualche passo deciso si avvicina alle sedie di plastica poste accanto alla parete davanti a noi e si accomoda, racchiudendosi poi completamente nel lungo mantello nero, come se potesse aiutarlo a mantenersi calmo e non esternare ciò che prova. Io lo imito, saltano sulla sedia accanto a lui. - Cosa ti fa pensare che qui non ci sentirà nessuno? A vederla così, questa stanza sembra molto più accessibile e pubblico rispetto al dormitorio di prima. – gli faccio notare. - Nessuno vuole venire qui: questo posto è ricco di tensione. Nessuno ci viene se non è estremamente necessario. – dice lui accennando ad una porta doppia sulla parete alla nostra destra, su cui risaltano simboli di pericolo che indicano di tenersi a distanza e delle scritte poco incoraggianti. È una fortuna che ora non ci sia nessuno oltre quella barriera di vetro, perché non bisogna essere dei geni per capire cosa accade là dentro… ho capito cosa intende Ryu. Incredibilmente, riesco a percepire le sensazioni di paura e speranza che si devono respirare in una situazione normale. Lo guardo mentre lui fissa assente la porta che mi ha fatto notare, perso in chissà quale pensiero. - Se non sbaglio, mi dovresti spiegare in questa situazione – lo risveglio io. Lui scuote rapidamente la testa e batte le palpebre, dalle quali cade una sottile lacrima. Con un rapido gesto, usa il bordo del mantello per asciugarsi, poi riprende a parlare: - Sì, è vero – dice, stringendosi ancora di più nel mantello. Io mi accomodo meglio e comincio ad ascoltare. - Premetto che non sono onnisciente, quindi nemmeno io so con certezza cosa sia realmente successo a voi due, ma ricordo perfettamente cosa hanno visto i miei occhi – dice, prendendosi poi una lunga pausa. - Come dovresti sapere, Cranidos ti ha battuto, facendovi di fatto perdere l’incontro alla Palestra ed è stato proprio questo l’evento scatenante di tutto. – dice, voltandosi verso di me come per chiedere conferma. Io annuisco con forza, attendendo che lui prosegua. - Perfetto. – risponde – Quindi credo di poter andare avanti: dopo che Pedro ha vinto l’incontro, lui ha detto qualcosa a Mindy, non so bene cosa, ma deve essere stato sicuramente qualcosa di molto pesante, e tu ti sei improvvisamente alzato e hai tentato di assalire Pedro. Lui si è difeso come poteva, ma alla fine non ha potuto fare altro che chiedere l’aiuto del più forte dei suoi Pokémon. Nemmeno lui sa come hai fatto, ma hai dimostrato una potenza senza pari, tanto grande da sterminare l’intero team del vostro sfidante con un unico colpo. Solo Rampardos è riuscito a resistere, ma da quello che ha detto anche lui ha fatto fatica. – - Scusa se te lo faccio notare – lo interrompo io – Ma questo non è altro che quello che già sapevo: dove sono le spiegazioni che mi avevi promesso? – chiedo. - Ci sto arrivando – mi risponde freddo lui, riprendendo subito da dove si era interrotto. - Va bene, ma vedi di non metterci troppo… - dico mantenendo il mio tono distaccato. - Voi due non siete come tutti gli altri… entrambi nascondete un segreto, molto più grande di quanto credete… non ho idea di cosa sia, ma so che entrambi sentite e vedete qualcosa di diverso rispetto a tutti noi. – dice, perdendosi di nuovo nei suoi pensieri. Lo fisso per qualche secondo e sento di nuovo la rabbia montare: è possibile che non riesca a darmi le risposte che cerco e basta!? Io non voglio sapere se siamo normali o meno: voglio solo sapere cosa ci è successo e ancora quanto abbiamo da vivere. Niente di più. Niente di meno. Vedendo che ho gli occhi pieni di furia puntati su di lui, dopo qualche secondo mi guarda in un modo stranissimo: il suo volto non fa trasparire sentimenti, ma nei suoi occhi di un blu più profondo del mare si legge un forte contrasto, a metà tra la rabbia per le mie continue sollecitazioni e la comprensione per la mia curiosità. In fondo a quello sguardo, mi sembra di percepire anche un fondo di tristezza, ma è adeguatamente nascosto dietro ad un muro invalicabile di apatia. Spostando di nuovo gli occhi verso terra, riprende a parlare: - Quando avete perso, dopo che Pedro ha detto quelle poche parole, mentre tu eseguivi quella tua strana danza di lame, lei è improvvisamente svenuta. In pochi se ne sono accorti: tu hai focalizzato l’attenzione del pubblico con un incredibile colpo di scena, facendo in modo che solo un osservatore particolarmente attento avrebbe potuto fare caso alla tua allenatrice che, barcollando, alla fine chiudeva gli occhi e cadeva all’indietro. Io e Phoebe, che ci eravamo alzati già da quando abbiamo capito che la partita era conclusa, eravamo poco dietro di voi. Io sono rimasto incantato, mentre Phoebe ha cominciato ad azzardare le sue prime teorie. – Il ragazzo fa di nuovo una lunghissima pausa, nella quale una strana smorfia gli si disegna sul volto e gli occhi per la prima volta da quando lo conosco gli diventano lucidi. Non tenta neanche di asciugarsi: è consapevole che non servirebbe a nulla e che dopo quel gesto, sarebbe ancora punto e a capo. Con un rapido gesto, solleva il cappuccio, che gli adombra l’intero volto. Il mantello, già abbastanza stretto, viene stretto ancora di più e le spalle vengono scosse da un singhiozzo. Ancora una volta, ci impiega pochi secondi a riprendersi: - Scusami… - mormora con la voce spezzata – Non dovrei fare così ma… -. Prende un grosso respiro e poi ricomincia a parlare, ancora più deciso e apatico di prima: - Non siete gli unici ad avere dei segreti. – mi dice, con un tono quasi aggressivo – Tu non vuoi che gli altri sappiano dei tuoi sogni e della tua consapevolezza di essere più maturo di come vuoi farti vedere e io ho i miei pensieri. – Improvvisamente estrae una Pokéball, facendola girare su un dito: - nemmeno loro, i miei Pokémon ne sono a conoscenza, nemmeno Phoebe, che mi accompagna da moltissimo tempo, ma stai certo di una cosa: accenna anche solo minimamente a quello che hai visto qualche secondo fa e non esiterò a fartela pagare cara. – Come ha iniziato a farla roteare, così la blocca, trafiggendo poi il mio sguardo con i suoi occhi glaciali: - I miei Pokémon non mi conoscono quanto credono, ma si fidano ugualmente di me: stai certo che non esiteranno ad eseguire un mio ordine, per quanto immorale o cruento possa essere -. Io dovrei essere spaventato, ma per qualche motivo il suo inutile tentativo mi fa solo ridere: - Dovrebbe essere una minaccia? – chiedo accompagnando la frase con un tono di sfida. - No: i codardi minacciano. Il mio è solo un avviso, una constatazione -. - Te l’ha mai detto nessuno che sei proprio strano? – gli chiedo, esternando quello che dovrebbe essere divertimento. - Io non ho paura di ciò che pensano di me gli altri. L’unica cosa che voglio è difendere chi mi è caro. Se loro sono al sicuro, io sono felice – dice freddo. È strano… molto strano… - In ogni caso – riprende, aggiustandosi il cappuccio – Non siamo qui per parlare di questo: devo fare in modo che tu sappia. – Detto ciò, ripone la sfera in una tasca interna alla giacca e si siede più comodo, racchiudendosi di nuovo nel mantello. - Quando la tua allenatrice è svenuta, Phoebe è subito intervenuta per fare in modo che non si ferisse, mentre io sono rimasto bloccato dov’ero. Lei mi ha solo detto che la portava via, poi l’ha presa in braccio ed è sparita. Io sono rimasto lì con te e, dopo che Rampardos ti ha messo KO, la ho imitata e ho portato via pure te: dovevi vedere con quale furia hai lottato anche mentre eri svenuto… non volevi aiuto e io ho faticato molto per dartelo lo stesso… mentre correvo al Centro Pokémon, tu continuavi a biascicare qualcosa riguardo ad un incontro con dei Pokémon Leggendari. Inizialmente, volevo provare a capirti, ma poi ho lasciato perdere e ti ho consegnato alle esperte che ti hanno accudito fino a tre giorni fa. Da quel momento, tutto quello che ho fatto è stato fare la spola tra te e Mindy. – Detto ciò, tornò a chiudersi in se stesso, guardando a terra e riflettendo su qualche argomento incomprensibile. È possibile che anche solo ripensare a quei momenti gli causi così tanto dolore? - Avete dormito per giorni interi… Phoebe è sempre stata molto fiduciosa nel Doc, diceva che se lui diceva che un giorno vi sareste svegliati, bisognava credergli, ma io no. Io pensavo che non vi sareste svegliati mai più. Per fortuna almeno tu ti sei svegliato, ma sono sempre più convinto di non aver sbagliato. – dice apatico. - Cosa vuoi dire? Quanto tempo è passato? Mindy… lei non si è più svegliata? Né si sveglierà mai? – gli chiedo, sentendo per la prima volta una nota di terrore nella mia voce. - Io non sono un dottore, ma so bene cosa ha detto il Doc: entrambi avete qualcosa di particolare. Il motivo per cui tu ti sei svegliato e lei no non è del tutto chiaro, ma lui ha detto che probabilmente eravate legati in qualche modo, dato che i sintomi parevano gli stessi, e che quindi sarebbe stato meglio tenervi insieme. Ancora una volta, non posso dire che avesse torto: è passato così tanto tempo… per così tanto tempo Mindy sembrava essere sprofondata in un incubo… ma per qualche motivo, appena ti abbiamo messo vicino a lei, subito si è sentita più al sicuro e la sua condizione è migliorata. Da una parte, sono felice per lei: se le basta stare vicino a te per essere felice, non credo soffrirà particolarmente. – Ancora una volta, le sue spalle vengono scosse da un leggero singhiozzo e una lacrima fuoriesce dall’ombra creata dal cappuccio. - Scusa… - mormoro. - Non ti devi scusare: è giusto che tu sappia – mi risponde. - No, non è questo che intendevo: ti chiedo scusa perché dovrai andare ben oltre. So che per te sarà difficile, ma devi rispondere alle mie domande. Solo allora potrò dirmi soddisfatto. – - Quali sono queste domande? – mi chiede freddo. - Ancora quanto tempo abbiamo? Cosa mi è successo? Perché Sfavillo ha detto che sto implodendo? e perché Mindy sta dormendo? Rispondi a queste semplici domande e ti prometto che non sentirai più parlare di me. – Con uno sforzo abnorme, il ragazzo sospira e, aggiustandosi ancora il cappuccio e stringendosi nel mantello, riprende a parlare: - Vuoi davvero che ti risponda? – - Sì – rispondo sicuro io. - Come vuoi… in ordine: non so quanto tempo avete, nessuno lo sa con esattezza, ma a giudicare da quello che ha detto il Doc, se ci terrete compagnia per altri due mesi sarà già un miracolo. Se vuoi sapere cosa ti è successo, in questo caso ti posso dare una risposta precisa: secondo quello che hanno detto le infermiere che ti hanno sorvegliato durante il tuo sonno, sei riuscito in qualche modo ad incanalare il potere dell’Evoluzione in un attacco, ma non sanno neanche loro come ci sei riuscito; sei un Pokémon paradosso: riesci ad usare mosse che non ti dovrebbero appartenere ma allo stesso tempo riesci a non Evolverti; è per questo motivo che la pietra che porti al collo è incrinata: in qualche modo sei riuscito a forzare il sistema di quello Strumento, che normalmente assorbe quell’energia, per poi cadere esausto in un sonno profondo. Sfavillo, che probabilmente ha origliato qualche nostra discussione, non ha fatto altro che riferirti una teoria che ha ideato Phoebe: lei crede che dentro di te ci sia un’energia pressoché infinita, che quindi continua a riempirti; il punto è che, ovviamente, ad un certo punto, quando sarai completamente saturo e anche la Pietrastante non riuscirà più a trattenerla, essa verrà rilasciata; tu non imploderai né esploderai: non c’è nessuna energia che ti consuma dall’interno, ma, al contrario, c’è un’energia che ti rinforza e ti permette di fare cose che nessuno si sarebbe mai immaginato; non c’è modo di fermarla né scaricarla: secondo alcune analisi, anche dopo aver eseguito quell’incredibile Ferrartigli, tu sia ancora pieno di energia Evolutiva e ciò può significare solo una cosa… - - L’unico modo che ho per fare in modo che tutto quello che succede dentro di me è Evolvermi…. – mormoro. - Già, probabilmente l’unico modo è quello, ma non è semplice come credi: contieni talmente tanta energia che l’Evoluzione potrebbe essere molto pericolosa. Contieni così tanta energia che in questo modo potresti esplodere sul serio… a mio parere, la scelta migliore è quella di attendere che anche la Pietrastante non riesca più ad alterare il processo, sperando che, per quanto malfunzionante, essa possa comunque limitare l’energia che rilascerai; sei destinato ad Evolverti da quando hai cercato di fermare il processo per la prima volta: ormai è solo questione di tempo. – dice serio. - Ma… io… non posso… - mormoro intimorito. Mi dovrò Evolvere? E se non lo farò sarò destinato a morire di una morte atroce? - Mi spiace – riprende lui – Ma sei stato tu stesso a causare tutto ciò: pensi che nessuno si sia accorto della deformazione che hai nelle ossa della fronte? Non so bene cosa hai fatto, ma a giudicare da quello che ci ha detto Sfavillo era legato al fatto che non ti volevi Evolvere… è stato quello l’evento scatenante. – Quelle parole mi colpiscono con la violenza di un Iper Raggio. - Quindi tutto quello che sta succedendo è colpa mia? – chiedo. - Sì, più o meno il senso è quello… - mormora. - Anche quello che sta succedendo a Mindy è colpa mia? – chiedo preoccupato. Se così fosse, non credo riuscirei mai a perdonarmelo. - No, ovviamente lei non sta dormendo per colpa tua – dice, facendomi tirare un sospiro di sollievo – Lei dorme perché c’è qualcosa che la turba, qualcosa che si attiva ogni volta che si presenta una lotta di una certa rilevanza, ogni volta che viene messa sotto pressione… è come se la sua mente venisse portata da un'altra parte ed il suo corpo diventasse improvvisamente vuoto. Sappiamo grazie ad alcune fonti che lei non è la prima e che non è la prima volta che le succede una cosa simile, ma mai di intensità così elevata. In sostanza, per rispondere alla tua domanda: Mindy sta dormendo perché la sua mente, a causa della lotta, è stata portata lontano. L’unica cosa che possiamo fare è cercare un modo per farla tornare più in fretta. Se però non riuscissimo a farla tornare abbastanza in fretta o lei venisse esposta di nuovo ad un fenomeno del genere prima di essere tornata pienamente in forma… - Il silenzio nervoso di Ryu significa più di mille parole. - Ok, ho capito: grazie mille per le informazioni che mi hai dato. – gli dico, alzandomi e saltano giù dalla sedia. - Di niente – mi risponde – Era giusto che sapessi, ancora di più se dovrai restare per sempre qui con lei. – Alla fine, si alza anche lui e, avvolto nel mantello, se ne va senza neanche un saluto, mormorando qualcosa sul fatto che ha bisogno di stare da solo. Ora devo solo tornare dalla mia allenatrice: so che dormirà per molto e che io non posso fare niente, ma almeno ci voglio provare… in viaggio: Dove siamo: -
[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)
Nevix ha risposto a una discussione di Nevix in Fan Fiction e Dintorni
Capitolo 28: nuvole di tempesta All’improvviso, un tuono mi sveglia. Cosa è successo? Sono… Rapidamente, mi tasto tutto il corpo e, per fortuna, non posseggo più né strane protuberanze ai lati della testa né quelle due lunghe code, ma solo le solite morbide piume e la solita testa tonda, con tanto di becco. Per fortuna sono ancora un Piplup. Intorno a me, solo l’oscurità della stanza in cui mi trovo, interrotta ogni tanto dai lampi che proiettano la loro luce dalla grande finestra, posta proprio davanti a me, e dalla leggera luce emanata dalla sveglia posta sul comodino alla mia sinistra. Sono le 3:34. Provo a muovermi, ma qualcosa me lo impedisce: ancora mezzo addormentato e perso nello strano sogno, non mi ero neanche accorto del braccio che mi trattiene. Mi volto e, grazie ad un nuovo lampo, vedo che a pochi centimetri da me si trova il volto della mia allenatrice, profondamente addormentata e avvolta nella stessa calda coperta che copre anche me. Il suo sguardo è, nonostante stia dormendo, stranamente deciso e stanco, come se stesse ancora lottando, ma appena mi stringe più forte a sé, la sua espressione si attenua. Dove sono? L’ultima cosa che ricordo è quello strano sogno… era la realtà? Mesprit, il Pokémon Leggendario delle emozioni, è veramente braccato dal team Omniverse? E quegli esseri a cui ha chiesto aiuto erano davvero…? No, è impossibile: non potevano essere davvero loro! Vorrei schiarirmi le idee, ma l’unico modo che ho per farlo è distendermi con una camminata, azione tra l’altro utile anche per capire in che posto sono capitato. Purtroppo, muovermi vorrebbe dire svegliare Mindy e l’ultima cosa che voglio è disturbarla in piena notte, senza poi contare che sembra che, stringendomi, sia riuscita a superare il brutto sogno, quindi liberarmi potrebbe significare anche riportarla in quei brutti posti: se c’è qualcuno che sa quanto è brutto avere un incubo, quello sono io. La guardo e noto, nonostante la luce quasi assente, che sta sorridendo. Vorrei tanto sapere cosa pensa… ma tanto probabilmente non lo scoprirò mai: l’unica cosa che riesco a capire è che è felice e tanto mi basta. Vederla in quel modo, mi fa tornare sonno, quindi, scavandomi uno spazio maggiore tra le sue braccia e appoggiando la testa al suo petto, affondo tra le coperte e chiudo gli occhi. Si sta proprio bene lì con lei: mi fa sentire al sicuro… ma mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Dal contatto della mia pelle con il suo corpo, mi accorgo che indossa un vestito più leggero rispetto all’ultima volta che l’ho vista, oltre che decisamente più largo. Allungo le ali verso il braccio che mi stringe e mi accorgo che è completamente nudo fino a sopra il gomito, dove trovo una manica sottile la allo stesso tempo robusta. Per ultimo, affondo le zampe posteriori più in giù ancora, portandomi dietro anche tutto il resto del corpo: è esattamente come pensavo. Tutta la parte inferiore del suo corpo, è avvolta, oltre che dalla coperta stessa, dal vestito che indossa, lungo e decisamente largo. Ciò che sento mi spaventa: non è che… Improvvisamente, un fulmine toglie ogni mio dubbio: indossa un vestito bianco. Tutti i sogni che ho fatto mi tornano alla mente in un'unica botta, facendomi venire un emicrania pazzesca. MI sto per evolvere? Lei sta per sparire? Ci stiamo avvicinando a quell’evento? No, non può essere… indosso ancora la Pietrastante, quindi non posso certo evolvermi… Mi tasto ancora il corpo, alla ricerca del laccio che tengo attorno al collo, e stringo tra le ali la pietra, come se fosse la mia unica ancora di salvezza da quel mondo di tristezza che ho visto pochi giorni fa. Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci. Sicuramente mi sto sbagliando: non può essere veramente come sembra… - Pss… ehi! – mi chiama qualcuno. Con tutti i momenti che aveva, questo deve proprio venire adesso a disturbarmi!? Lentamente, volgo lo sguardo tutto attorno a me, focalizzandomi poi su un particolare abbastanza inquietante: un grosso paio di occhi gialli mi sta fissando. Senza ulteriori espressioni, ai due cerchi luminescenti si aggiunge un appuntito sorriso, che appena si mostra mi fa spaventare talmente tanto che caccio un urlo fortissimo e faccio un salto triplo in aria, per poi scavalcare con un balzo la mia allenatrice e nascondermi dietro di lei. - Sht, non fare rumore! – mi sussurra la voce – Se continui così, rischi di svegliarla! – - C-chi sei? – chiedo io spaventato, alzando giusto gli occhi oltre il busto della mia allenatrice addormentata – S-sei forse uno di quei seguaci di Darkrai? S-sei venuto qui per mangiarmi i sogni? No, perché se fosse così, è vero che non mi piacciono, ma ci terrei a tenermeli! Se proprio devi prenderli, non è che puoi passare domani, così intanto mi faccio una copia di backup? – I due occhi roteano di lato, leggermente confusi: - Di che stai parlando? Io di sogni proprio non ne voglio e, dopo tutto quello che mi ha fatto, non voglio neanche più sentire il nome di quel Pokémon depresso! – esclama. - In ogni caso – continua subito dopo – Forse sarebbe il caso di abbassare la voce… - - Come fai a chiedermi di abbassare la voce in un momento del genere!? Vuoi forse impedirmi di gridare per chiedere aiuto!? – gli chiedo un po’ arrabbiato e decisamente diffidente. - No – mi risponde lui – Voglio solo evitare che la nostra allenatrice si svegli in piena notte. – - In che senso la “nostra” allenatrice? Sei un nuovo acquisto della squadra? Io non mi ricordo proprio di un mostriciattolo dagli occhi più luminosi di un paio di fari e il sorriso assatanato… - - Grazie per avermi riconosciuto… - mormora – E pensare che mi avevi detto che per te sarei sempre stato il solito Sfavillo indipendentemente da ciò che sarebbe successo… - Ci metto un attimo, ma poi faccio mente locale: quello non è un mostro né un seguace di Darkrai! - Senti, scusa se non ti ho riconosciuto, ma è che non dormo da un sacco di tempo e ora sono proprio stanco… non è che potremmo riparlarne domani verso mezzogiorno? – gli dico compiendo anche un ampio sbadiglio, per rendere ciò che dico più credibile. - Col cavolo! – mi risponde lui, facendo in giro intorno al letto, posizionandomi alle mie spalle – È da almeno due giorni che non fai altro che dormire: ora che ti sei svegliato, non ti lascerò certo andare via così! Dobbiamo parlare e ora, volente o nolente, tu vieni con me! – Con assoluta nonchalance, il mio amico affonda la testa sotto la coperta e, afferrandomi una zampa con la bocca, mi tira un forte morso e comincia a strattonarmi prima fuori dal letto, poi verso la porta. - Cosa stai facendo!? – gli chiedo. - Te l’ho detto: è da un sacco di tempo che aspetto di poterti parlare e ora che ti sei svegliato devo farlo! È un miracolo che non sono ancora esploso, con tutto quello che mi porto dentro! – mi risponde continuando a muoversi a ritroso, facendomi strisciare con la schiena sulla morbida moquette. - Va bene… - accetto – Tanto qualcosa mi suggerisce che non mi lasceresti dormire per qualsiasi cosa al mondo, quindi tanto vale farti da psicologo… almeno però piantala di staccarmi un polpaccio a morsi! Fa male, sai!? – - Come preferisci… - mi dice, lasciandomi andare. - Grazie! – gli rispondo. Non faccio neanche in tempo ad alzarmi che lui è già sparito dietro la soglia della stanza e sta correndo via lungo il corridoio: - Meno convenevoli, più correre! – mi strilla, proseguendo ancora più veloce. Mi guardo un attimo indietro, verso il letto in cui mi sono svegliato e la mia allenatrice, ancora dormiente e avvolta nella spessa coperta. - Lo sapevo che non avrei mai dovuto lasciarti… - dice Sfavillo, afferrandomi di nuovo per una zampa e strattonandomi via. Protestare sarebbe inutile: dalla folle corsa in cui si è lanciato, probabilmente non mi sentirebbe neanche, quindi mi limito a cercare di sopportare il dolore e a sperare che raggiungiamo presto la sua meta. Corriamo lungo il corridoio, poi su per le scale, piano dopo piano, fino ad arrivare al tetto, accessibile da una finestrella aperta, sulla quale è appoggiata una scala a pioli e dalla quale entrano interi flutti d’acqua dovuti alla pioggia. - Eccoci – dice lasciandomi la zampa – questo sarà un posto perfetto per la nostra discussione! – Mi massaggio la caviglia, poi lo guardo un po’ innervosito: - non potevamo restare nella stanza di sotto? Avanti, qui piove pure! – - È proprio per questo che è un posto perfetto: chi non adora la pioggia? Tra tutte le condizioni meteo, è sicuramente la mia preferita… - mormora – Anzi, sai cosa ti dico? Quasi quasi esco sul tetto a godermi un po’ di quella piacevole brezza portata dal maltempo: chissà che, magari, con tutto questo, mi capiti anche di prendere un bel fulmine! – esclama, sorridendomi nella penombra e cominciando a saltare da un piolo all’altro, fino ad accedere al piano che mi sta proprio sopra la testa. Accendendo e spegnendo la stella alla fine della sua coda, mi segnala di seguirlo, quindi, più velocemente che posso, salgo come lui sulla scala e mi proietto oltre la finestra. Colpito dal forte vento della tempesta e dalle grosse gocce che cadono dal cielo, ci metto un attimo ad ambientarmi, ma poi riesco facilmente a sedermi vicino a Sfavillo, a sua volta raggomitolato su se stesso poco oltre il punto in cui mi trovo io. Lui sembra stranamente contemplativo… a causa della scarsa luce, non riesco a vedere interamente la sua espressione, ma a giudicare dai suoi occhi deve essere estremamente serio. Vedendo ciò che fa, comincio a farlo anche io: seguendo il suo sguardo, fisso l’orizzonte nero, colmo di nuvole e maltempo, nel quale ogni tanto si vede saettare qualche folgore sparsa. Di solito quando piove sto in casa, ma devo ammettere che vedere un paesaggio del genere ha il suo fascino! Stiamo lì per parecchio tempo, seduti uno di fianco all’altro, fissando l’orizzonte, probabilmente attendendo entrambi che l’altro dia modo alla discussione di iniziare. Alla fine, ispirato da un fulmine improvviso, talmente vicino da illuminargli il volto, lui comincia a parlare: - Ho riflettuto tanto su come cominciare, ma alla fine è sempre meglio optare per un approccio semplice e diretto. Cosa ricordi della lotta in palestra? – mi chiede. Io ci rifletto un attimo, poi gli chiedo a mia volta: - In che senso? – - Nell’unico senso che esiste: ti ricordi cosa è successo? Ho origliato quando l’infermiera Joy ha parlato con Mindy: ha detto che “dopo quello che è successo, è probabile che non ricorderà quasi nulla” e che “è un miracolo che sia ancora vivo”. Ripeto: cosa ricordi? – mi chiede serissimo, senza guardarmi neanche negli occhi. Io non so che rispondere: è successo qualcosa di così terribile? Ho rischiato davvero di morire? Comincio a pensare di avere seriamente dei vuoti di memoria. - Premetto che non so cosa tu abbia sentito e che poi mi dovrai dare qualche informazione in più – inizio – Però ti posso dire che credo di ricordare quasi tutto… ti sei evoluto, poi hai fatto lo sbruffone con Onix che ti ha fracassato tutte le ossa, poi sono entrato in campo io e… - stranamente non ricordo altro. - Tu sai cosa è successo? – gli chiedo. - No – mi risponde lui visibilmente preoccupato – Ma ho avuto modo di contattare i diretti interessati: ho parlato con tutto il team di Pedro, composto da Onix, Cranidos, Roggenrola e Rampardos, i quattro Pokémon che secondo le mie fonti sono intervenuti nella lotta. Come è ovvio che sia, Roggenrola non ha visto niente, ma gli altri tre sì… hanno detto che neanche un MegaAggron sarebbe stato capace di usare un Ferrartigli forte come il tuo. – - C-cosa vuoi dire? – gli chiedo – Io non posso conoscere la mossa Ferrartigli e tu dovresti saperlo: se la conoscessi, mi sarei già Evoluto in Prinplup! – - Ma tu hai una Pietrastante: con quella non riusciresti mai ad Evolvere, perché ogni volta che sali di livello, tutta l’energia che sprigioni e che causerebbe questa trasformazione viene assorbita. Tu ovviamente non lo sai perché stavi dormendo, ma sono successe moltissime cose mentre dormivi, tra cui una in particolare… - - Avanti, non essere misterioso: parla e basta! – gli dico curioso – E, poi, non trattarmi come se avessi chissà quale malattia mortale: sto bene, non vedi! – - Se non ti guardo c’è un motivo… - mi risponde freddo lui – In ogni caso… sei sicuro di voler sapere? – - Certo che lo sono! – gli strillo io - Avanti, sputa il Politoed! – - Come vuoi… - dice abbassando lo sguardo e tirando su col naso – Tocca la pietra che tieni al collo –. - Ok – dico semplicemente, abbassando le ali a toccare la sfera appesa allo spago – Cosa dovrebbe esserci di strano? – chiedo, un po’ stranito – A me sembra del tutto normale… - - Ti sbagli… - dice singhiozzando – guardala meglio. Toccala e capirai – - S-sei sicuro di star bene? – gli chiedo, cercando di toccargli una spalla con l’ala. - NON MI TOCCARE! – mi strilla accendendosi di elettricità. - Ehi, non serve che ti arrabbi! – gli rispondo facendo un passo indietro. - Non sono arrabbiato… - si riprende subito Sfavillo, tornando calmo – Ora però tocca la pietra – Seguendo quello che dice, faccio scorrere entrambi gli arti superiori sulla sua superficie, notando solo dopo parecchio che è presente una crepa. - Ma qui la Pietrastante è rotta! – esclamo, facendo scoppiare ancora di più il già distrutto Sfavillo. - Ora hai visto? Ora hai capito? Tu… tu… - cerca di finire, ma proprio non ci riesce, perché ogni volta i singhiozzi lo bloccano. - Io? Io cosa? Avanti, non puoi fare così solo per una piccola crepa! A volte capita che durante la lotta gli oggetti si danneggino, ma… - - FORSE NON HAI CAPITO – mi interrompe lui - QUI NON C’ENTRANO NIENTE LE LOTTE: QUI C’ENTRI SOLO TU!! DAVVERO NON CAPISCI!? TU TI STAI CONSUMANDO DALL’INTERNO SOLO PER IL TUO STUPIDO EGO DA IMPERATORE FITTIZIO!! – mi strilla contro, questa volta, finalmente guardandomi negli occhi. Nella sua espressione, ci sono tante, forse troppe, emozioni: rabbia, paura, tristezza… forse non sa neanche lui come si sente. Mi guarda in cagnesco, fa oscillare ai lati del suo volto parecchi filamenti elettrici, ma tuttavia non riesce a fare altro. - Sfavillo… - mormoro io. Le prime lacrime, illuminate da un lampo, cadono dai suoi occhi: - No. Non mi chiamare più per nome. Noi non dobbiamo essere amici. Soffro già abbastanza a pensare di dover perdere la mia prima allenatrice: non voglio perdere anche un amico! – - Di cosa stai parlando? Io non sto implodendo, né sto male: non so cosa è successo, ma non per questo me ne devo andare da un momento all’altro! – - STAI ZITTO!! – esclama, lanciando piccole scariche, che mi pizzicano le guance – TU NON SAI COSA HO SENTITO, TU NON SAI COSA SO IO, TU NON HAI IDEA DELL’INEVITABILE CONCLUSIONE CHE AVRETE TUTTI E DUE!! TU NON HAI ORGLIATO COME HO FATTO IO, TU NON HAI SENTITO I DISCORSI DI CHI VI HA AIUTATO!! – - Ma… - cerco di fermarlo io. - Avrei dovuto capirlo prima che non dovevo venire a cercarti. – mormora, asciugandosi il con una zampa le lacrime, già disperse insieme alla pioggia che ci ha inzuppato – Non avrei mai dovuto tornare: avrei dovuto riprendere a vivere da selvatico, esattamente come avevo pensato. Non avrei mai dovuto pensare che tu avresti capito. – Alzandosi, si dirige sul bordo del tetto, intenzionato a saltare giù. - Ehi, cosa pensi di fare? – gli chiedo, correndogli vicino. Lui non mi risponde. Improvvisamente, comincio a sentire montare la rabbia: - Senti Sfavillo, non so cosa tu abbia sentito, ma io non sto per morire. Sto bene. – dico deciso. - Come fai a saperlo? Ognuno pensa di avere sempre ragione, ma in questo caso ti sbagli… - - No, io HO ragione. – - NON CAPISCI CHE QUESTA CONVINZIONE TI DISTRUGGERÀ!? – strilla voltandosi. - Non andartene… va bene? – lo imploro, allungando un’ala per richiamarlo indietro. Lui mi soffia contro, facendomi ritrarre l’arto: - QUAL È IL VOSTRO PROBLEMA!? – mi strilla furioso –ENTRAMBI, PENSATE DI POTER FARE TUTTO QUELLO CHE VOLETE… BEH, IO SONO STUFO: ANDATE AVANTI, CONTINUATE A CREDERE DI STAR BENE, CONTINUATE A PENSARE SOLO A VOI STESSI E A SEGUIRE I VOSTRI SOGNI, TANTO CI SARÒ SOLO IO A PIANGERE SULLE VOSTRE BARE QUANDO SUCCEDERÀ!! – - Sfavillo… spiegami… capisco che tu sia arrabbiato, capisco che tu sia spaventato, ma io davvero non so di cosa stai parlando! – cerco di dirgli. - PENSI CHE SIA FACILE PARLARE CON QUALCUNO CHE VEDI GIÀ CON UN PIEDE NELLA FOSSA!? – mi strilla, con nuovi singhiozzi – Scusami, davvero, ma proprio non ci riesco… - sussurra. In un attimo, mi lancia un ultimo sguardo dispiaciuto e salta di sotto. Immediatamente corro sul cornicione, cercando di vedere che fine ha fatto il mio amico, ma di lui nessuna traccia: neanche i suoi luminosi occhi gialli si vedono più. Mi sento strano… sento troppi sentimenti contrastanti… sento di voler sapere ma allo stesso tempo so di non volerlo davvero… In poco tempo, mi decido: asciugandomi con un ala l’unica traccia del nostro dialogo, rientro nell’edificio e sfondo con un poderoso Botta la scala, che va a schiantarsi contro la parete, producendo un gran fracasso. Qui c’è Mindy, quindi probabilmente da qualche parte ci saranno anche Ryu e Phoebe. Devo riuscire a trovarli: se c’è qualcuno che conosce la verità, quelli sono loro. Non importa quanto mi costerà, non importa se ne uscirò distrutto: se deve succedermi qualcosa, voglio sapere di che si tratta. È vero che Sfavillo ne sembrava decisamente spaventato, ma io devo saperlo, anche se fosse solo per riappacificarmi con lui. Pur non sapendo dove andare, so bene cosa fare: questo edificio sembra abbastanza grande, per quanto non sappia a cosa è adibito… la prima mossa, è sicuramente riuscire a capirne la struttura. Con qualche passo, mi avvicino alla tromba delle scale e guardo di sotto: ci saranno almeno una decina di piani, come se mi trovassi in un grande albergo, ma c’è qualcosa che non mi quadra… Comincio a scendere, piano dopo piano, notando ad ogni pianerottolo che sembra non esserci anima viva, ma che allo stesso modo sembra quasi che non possa esserci un luogo più abitato. In ogni stanza, a giudicare dai cartelli fuori dalle porte, ci sono almeno due persone, sebbene sono sicuro che nella mia stanza ci fossimo solo io e la mia allenatrice. Stranamente, per la prima volta comincio a pensare che questo posto non è veramente come pensavo: comincio a pensare che questo non sia un luogo per Pokémon, ma uno per allenatori. Deve essere per forza così, perché altrimenti avrei già avvistato almeno un paio di miei simili, ma sembra non essercene neanche l’ombra, senza poi contare gli onnipresenti cartelli che indicano di “mantenere i propri compagni nelle rispettive sfere per non dolere agli altri e mantenere il dormitorio un ambiente sano e adatto ad ogni suo inquilino”. Arrivando al quinto piano a partire dal tetto, mi accorgo di essere tornato al punto da cui siamo partiti: in fondo al corridoio c’è la stanza nella quale mi sono svegliato, dove probabilmente la mia allenatrice è ancora assopita. Giusto per assicurarmi che Mindy stia bene, mi avvicino e, appena sono a pochi metri dalla porta, sento delle voci provenire dall’interno. - …ora sta bene? – chiede una voce che mi sembra familiare. - Cosa c’entra se ora sta bene o meno!? – risponde un’altra, decisamente nervosa – L’importante è che fino a ieri stava male! – - Senti… dobbiamo pensare ad una cosa per volta. – dice di nuovo la prima – Cosa pensi che dovremmo fare con lei? – - Possiamo fare solo una cosa: lasciarla qui. Ormai le rimane poco tempo: tanto vale che lo trascorra serenamente, anziché vagare per una regione che sappiamo bene essere in pericolo. – Sento che mi dovrebbe far gelare il sangue nelle vene sentire quelle parole, ma per qualche motivo invece non sento niente. Mi avvicino di più, sporgendo la testa fino a sbirciare dalla porta socchiusa. Sono entrambi lì, uno vicino all’altro, tutti e due vicini alla streghetta, come se il loro contatto possa in qualche modo proteggerla. - Sei sicuro che non ci sia altra scelta? – chiede la prima voce, che appartiene evidentemente alla ragazza. - Certo che lo sono: non hai sentito il Doc? – - Sì che l’ho sentito, ma non dobbiamo prendere tutto quello che dice come oro colato: se si fosse sbagliato? Come le spiegheresti che non si può più muovere di qui perché un tizio che neanche conosce dice che è più sicuro così? – - Non le dobbiamo spiegare niente del Doc… sai bene quanto me che lui preferisce essere lasciato fuori da questi affari! – - Ma so anche che lui capirebbe se volessimo dirle ciò che è realmente successo. Alla fine, non penso che le basterebbe sapere che non riuscirà mai a visitare la regione perché “non sta bene”: è intelligente, non ci metterà molto a fare due più due… - - Quindi vorresti davvero dirle la verità? Vorresti davvero dirle che è un miracolo se riuscirà ad arrivare al prossimo Natale? – - Abbiamo altra scelta? – - Sì: lasciarla qui. – Dopo quella frase, c’è il silenzio assoluto: entrambi sanno che solo quella è la scelta giusta, ma sanno anche che causerebbe dolore sia a loro che alla mia allenatrice. Sono distratti: uno chinato sul letto di Mindy, che le stringe la mano, come se in quel modo potesse trattenerla dalla triste fine a cui è destinata; l’altra seduta dove fino a poco fa stavo dormendo io, carezzandole delicatamente i capelli come se fosse l’ultima volta che la potesse vedere, con ogni singolo gesto lento e prolungato, come se ad ogni volta tentasse di percepire il calore che sa presto la abbandonerà. Se ho imparato minimamente i sentimenti umani, entrambi sono estremamente tristi: non sono del tutto sicuro che sia la scelta migliore, ma lo faccio ugualmente. Colpendo la porta, entro di scatto e dico semplicemente: - Voi mi dovete qualche risposta -. in viaggio: Dove siamo: -
[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)
Nevix ha risposto a una discussione di Nevix in Fan Fiction e Dintorni
Capitolo 27: aiuto Cosa è successo? Perché è tutto così buio? Perché non riesco a muovermi? Ma, soprattutto, come sono arrivato fino a qui? L’ultima cosa che ricordo è che una strana forza mi riempiva e che sentivo di dover difendere qualcuno, ma non ricordo come mai… Ricordo che l’ultima cosa che ho visto è stato quel colosso di Rampardos, ma non ricordo per quale motivo è stato chiamato dal suo allenatore… Non so niente: l’unica cosa che mi rimane da fare è lasciarmi trasportare dal sogno, che so già provenire da molto lontano. - Mesprit, c’è qualcosa che non va? – mi chiede una voce che non ricordo di aver mai sentito, ma a cui riesco lo stesso a dare un nome. Uxie… - N-No, va tutto bene! – mormoro io, aprendo improvvisamente gli occhi e guardandomi intorno, alla ricerca di quello che sembrerebbe essere mio amico. In poco tempo, capisco che quella voce è solo nella mia testa, quindi è impossibile riuscire a vederlo. - Ne sei sicuro? Mi sembri più preoccupato del solito… - dice. - Beh, sono il Pokémon Emozione: è normale che io sia emozionato! – rispondo senza neanche pensarci. La mia voce suona diversa… è strano, ma prima non me n’ero accorto: questo non è il mio corpo e questa non è la mia voce. È un miracolo che io riesca ad avere il controllo di ciò che succede, perché l’ultima volta che ho provato una sensazione del genere potevo solo vedere, ma non avevo alcun potere sul corpo che possedevo. Ora, la situazione mi sembra simile: sono piccolo, forse anche più del solito, ma nonostante ciò sono ad almeno un paio di metri da terra, e posseggo due lunghe e sottili code, dotate di gemme rosse. Intorno alla testa, mi cadono sulle spalle quattro protuberanze rosse, a coppie su entrambi i lati del capo. E così è in questo modo che ci si sente quando si è un Mesprit… Un improvviso rumore mi ricorda per quale motivo sono lì: li devo incontrare. Sia lui che l’altro. Mi guardo intorno e, nonostante la scarsa luce, vedo di essere in una grotta: le pareti sono larghe e il soffitto dista parecchi metri da me. Disposte in modo casuale, ci sono alcune stalattiti e stalagmiti, mentre alla mia sinistra sembrerebbe esserci una specie di lago naturale, che ha preso posto in una cavità che si è scavato goccia dopo goccia. Mi volto, vedendo che dietro di me non c’è altro che una luminosa apertura, dalla quale probabilmente sono entrato io, mentre di fronte a me si trova un corridoio. Pur non sapendo niente, sento che quella è la direzione giusta da prendere. Affidandomi alle capacità dell’altra mente che è a mia disposizione, mi lascio guidare nelle profondità della grotta. - Hai già qualche idea su come convincerlo? – mi chiede la voce di Uxie mentre proseguiamo. Ancora una volta, mi affido ai ricordi di Mesprit e le parole escono da sole: - Certo: la verità è sempre la scelta migliore. Quello che ho intenzione di fare, è semplicemente dirgli le cose come stanno – - Ma… sei sicuro che sia la scelta giusta? Sai bene che lui non è come gli altri… - mi risponde lui. - Certo che lo so, ma è proprio per questo che penso che sarà sicuramente disposto ad aiutarci! – Esitante, il mio amico non dice niente, attendendo molti secondi prima di dire semplicemente: - Fai attenzione – e sparendo così come è arrivato. Per quanto in realtà non ci sia mai stato nessuno lì con me, ora mi sento più solo, mentre volo sempre più avanti, sempre più in fondo al buio corridoio. Davanti a me, solo il nulla, che pian piano si allarga sempre di più. Per mia fortuna, posso riuscire a captare ciò che mi circonda attraverso i poteri psichici, altrimenti non sarei in grado nemmeno di capire quale direzione prendere… Ogni tanto, sento qualche goccia che cade dall’alto e mi bagna, ma non posso certo fermarmi: per quanto non sappia esattamente cosa sta succedendo, un po’ per volta, dei ricordi mi stanno tornando alla mente. Io so cosa è successo ad Azelf… so che è stato rapito da qualcuno… so che è stato portato lontano e che l’ho perso di vista… sono stato nella sua grotta al Lago Valore, ma la sua entrata era bloccata… ho dovuto usare tutte le mie forze per farmi largo tra le pietre che l’avevano chiusa, ma alla fine sono entrato e al suo interno ho visto qualcosa che non mi sarei mai aspettato… Azelf non c’era e di lui nessuna traccia se non un leggero campo psichico dovuto agli attacchi che probabilmente ha provato ad usare per liberarsi… Gli avevo detto di scappare, ma probabilmente non ha fatto in tempo e ora non ho altro da fare se non chiedere l’aiuto altrui… Non sono riuscito a raccogliere molte informazioni, dopo aver perso il contatto con Azelf, ma da quello che ho potuto capire, chi l’ha rapito sta tentando di fare qualcosa di innaturale e che ci metterà tutti in pericolo. Ho cercato alternative, ma nessuna mi è venuta in soccorso: pure Uxie, il più sapiente e intelligente tra tutti noi Pokémon, è convinto che chiedere aiuto a lui sia l’unica scelta che ci rimane. Mi chiedo se sarà veramente disposto ad aiutarmi: dopotutto, la sua fama non è delle migliori… Ormai il corridoio è giunto al termine e, a giudicare da ciò che recepiscono i miei sensori psichici, davanti a me c’è una grotta molto più grande di com’è quella in cui mi trovo ora e, al suo centro, sento uno strano calore, come se provenisse da un corpo vivente. Deve essere lui. Mi fermo, non del tutto sicuro se sia il caso di farlo, ma poi, pensando al modo in cui è scomparso Azelf, mi convinco che è la cosa giusta. - Uxie, sei ancora lì? – chiedo. Dopo poco, lui mi risponde: - Certo Mesprit, cosa c’è? – - Niente di particolare… - gli dico io – Se le cose non dovessero andare come previsto… sai cosa fare, vero? – gli chiedo. - Pensi davvero che ne sarei capace? – mi chiede. - So che potrebbe essere difficile, ma sei a conoscenza tanto quanto me del fatto che non abbiamo altra scelta. – Lui esita, poi mi risponde ancora: - Se per qualche motivo non dovessi tornare… darò il via all’operazione, proprio come mi hai chiesto. – - Perfetto. – dico con un leggero sorriso – Ora non mi resta altro che provarci. Ricorda sempre: io mi fido di te. – - Pure io, Mesprit… - dice per ultimo – Non fare stupidaggini – Con quella frase, il collegamento si chiude e io mi butto dentro alla grotta. Il suo interno è semplicemente identico a quello che mi sarei aspettato, con piccole pozze d’acqua e rocce ammassate in ogni dove tranne che in uno spiazzo al centro della caverna, sgombro da ogni ostacolo e assolutamente piano, senza neanche una goccia che cade, come se ci fosse una specie di campo di forza a tenerle lontane. C’è il silenzio assoluto: l’unica cosa che lo spezza, è il ritmico scorrere dell’acqua. Davanti a me c’è uno degli esseri più pericolosi di sempre, ma non sono del tutto spaventato. Sono fermo poco oltre l’entrata e, appena mi muovo di un centimetro, mi torna alla mente un ricordo non mio: quella “operazione” a cui si riferiva Uxie… non è altro che la distruzione di tutto. Se non dovesse aiutarmi, se dovesse dimostrarsi aggressivo, se non dovessi più uscire di qui, Uxie comincerà a rintracciare tutti i nostri più validi aiutanti: solo loro potranno riuscire a fermarli, solo loro potranno riuscire a salvare Azelf. Solo loro, potranno causare la fine di tutto se qualcosa andrà storto. Probabilmente non lo sanno, ma fin da quando sono saliti per la prima volta sulla Vetta Lancia, noi tre Guardiani dei Laghi abbiamo apposto su di loro un marchio invisibile: se fosse necessario, basterà che tornino là e tutto gli sarà dato. Ora, però, non è il momento di tentennare: con passo deciso, fluttuo avanti, verso il corpo davanti a me. Non lo vedo e non emana nessun’aura, come se fosse morto, ma nonostante ciò percepisco il suo calore. Mi avvicino ancora, per vederci meglio, ma l’oscurità me lo impedisce, quindi chiudo gli occhi e mi concentro solo sui miei poteri psichici. Con l’occhio della mente, riesco a vederlo: è lì, proprio davanti a me, seduto in una posa che mi ricorda quella di un Abra. Sta meditando, con le gambe incrociate, le braccia distese, la schiena dritta e gli occhi chiusi. La testa è abbassata, appoggiata delicatamente al petto, mentre la coda è arrotolata alle sue spalle, in modo da occupare meno spazio possibile. È strano… di solito quando un Pokémon Psico medita, la sua energia aumenta in maniera esponenziale, ma ora lui pare non averne neanche una briciola… è qualche potere che ha appreso grazie alle lunghissime sessioni da solo nelle profondità delle grotte? Indipendentemente se sia così o meno, ora devo riuscire a svegliarlo. Mi avvicino ulteriormente, mettendo il mio volto a pochi centimetri dal suo, cercando di sentire se respira o meno. Trattengo il mio respiro per sentire meglio il suo, ma appena faccio un solo passo più avanti, due rabbiosi occhi viola mi abbagliano. Un robusto braccio mi afferra per il collo e mi lancia lontano. Improvvisamente sento un’aura immensa, più grande di qualsiasi altra che abbia mai sentito. Tutta la sua energia, scaturita dal suo corpo in un attimo, si sta riversando nell’ambiente ad ondate, che mi lanciano sempre più indietro. Cerco di resistere, ma è troppo forte. Ora non devo più fare finta: sapendo che sarebbe potuta succedere una cosa del genere, mi ero preparato un Flash, che non volevo usare per essere più discreto, ma ora non è il momento di preoccuparsi di queste cose. Ormai sbattuto contro il muro, creo una sfera di luce e la lancio in alto, in modo tale che illumini l’intera stanza. Ciò che vedo mi spaventa: ora non sta più meditando ma, fluttuando grazie ai suoi poteri psichici, fa orbitare attorno a se stesso due sfere molto simili tra di loro, ma con un tratto di colore diverso. - Io non ho paura di te… - dice puntandomi contro un dito, mentre la lunga coda schiocca un colpo che fa spegnere la luce che io ho creato. - Sei come me… tu puoi sentire il potere della mente… a cosa ti serve la luce? – mi chiede. In effetti ha ragione: volendo potrei benissimo colpirlo, pur senza la luce, ma il suo potere è decisamente maggiore del mio. Sarebbe inutile provare a fare una cosa del genere e sprecare così tante forze. La sua energia sta aumentando ancora, mentre io vengo premuto sempre più forte contro il muro di pietra. Devo difendermi. Con tutta la forza che ho, cerco di localizzarlo e gli lancio un Extrasenso, che non lo scalfisce neanche: a dire la verità, a giudicare dalla strana traiettoria che ha preso appena si è avvicinato a lui, sembra che non lo abbia proprio toccato. - Cosa c’è, non mi senti? – mi chiede ampliando ancora la sua energia – Beh, vorrà dire che mi farò sentire meglio. – Con un esplosione di luce, sento un’aura mostruosa che mi inonda, colpendomi talmente forte da farmi sprofondare nel muro. Vedo un paio di violenti occhi blu, che spariscono dal centro della stanza e riappaiono a pochi centimetri da me, accompagnati da un braccio molto più robusto di prima che mi afferra il collo e comincia a stringere. - Nessuno mi deve disturbare… men che meno un mostriciattolo come te – dice, scagliandomi lontano, per poi teletrasportarsi e riprendermi al volo, pestandomi con tutta la sua forza contro un muro dall’altra parte della sala. - Sei un insulto al nostro tipo… perfino un Alakazam è più forte di te… e hai il coraggio di definirti “Leggendario”? – Ora che è così vicino, riesco a vedere che attorno a lui ora orbita una sola sfera anziché due e che al centro del suo petto, tra quelle che sembrano due robuste spalline, è presente un cerchio con una spirale al suo interno. Quello è un punto debole? Beh, non starò certo qui a chiedermelo! Cercando di prendere un po’ d’aria, porto le mani davanti a me, ad un passo dal suo petto, e rilascio una Palla Ombra, che lo colpisce in pieno. A giudicare dalla sua reazione, gli ho fatto parecchio male: dopo aver subito il colpo, infatti, allenta la presa ed io ho modo di liberarmi. - Come osi…? – chiede furioso, ripescandomi e lanciandomi lontano – Come osi un tale affronto a me? – mi chiede. Vedo che davanti a me una sfera di energia azzurra, un Forzasfera, che si gonfia sempre di più, fino a superare il metro di diametro. Sta per lanciarla, ma all’improvviso perde la concentrazione e l’attacco sparisce. Smettendo di fluttuare, fa scemare con la luce tutto quel potere che aveva guadagnato, cominciando a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa. È questo il mio momento: riaccendendo la luce con un Flash, mi preparo a lanciargli un nuovo Palla Ombra, che riesca a metterlo al tappeto, ma quello che vedo me lo impedisce. Sapevo che sarebbe arrivato, ma non immaginavo sarebbe stato così presto… - Cosa ci fai tu qui? – chiede il mostro che ha tentato di malmenarmi fino a dieci secondi fa, ora con un atteggiamento completamente diverso, parlando con un tono preoccupato – Lo sai che sei in pericolo: non puoi venire qui così, senza nessuna protezione! – Con qualche verso acuto, il piccolo nuovo arrivato comunica qualcosa all’altro, mentre io assisto al loro dialogo. - Capisco che ti puoi camuffare, ma non per questo non ti troveranno! Se ti ho nascosto tanto lontano, un motivo c’è non ti pare? – Altri versi striduli, ma con un tono più deciso e dei movimenti degli arti ad ampliare il significato di ciò che dice, gli fanno da risposta. - Come preferisci… so che sei nato prima di me e sai cosa fare… ma sai bene che io ti voglio solo proteggere… in ogni caso, cosa intendi con “perché lo stavi minacciando”? è stato lui ad attaccare me! – Il piccolo essere gli risponde ancora qualcosa di incomprensibile. - In che senso “siamo dalla stessa parte quindi dovremmo collaborare”!? Lui era qui per minacciarmi, esattamente come tutti gli altri. – - A dire la verità – intervengo io – Sono venuto per chiedere il vostro aiuto: sia il tuo che quello del tuo amico – - Quindi non sei con quelli dai vestiti colorati… - mormora. - No – confermo io – In realtà, sto cercando di contrastarli – Nonostante fosse impressionato, preoccupato, confuso e molto altro tutto insieme, in un lampo riesce a tornare al suo atteggiamento diffidente e composto: - Cosa vuoi da me? – mi chiede. - Te l’ho già detto – gli rispondo – Mi serve il tuo aiuto – - Sì, quello l’avevo capito: intendo, cosa ti serve? Come ti devo aiutare? – Ci rifletto un attimo prima di rispondere, ma poi faccio esattamente come mi aveva suggerito Uxie: dico semplicemente la verità. - So che potrebbe essere difficile per te, ma… devi parlarmi di come sei nato. – Al solo sentire quelle parole, le due sfere che ancora tiene sollevate con il proprio potere psichico cominciano a vorticare più veloci e i suoi occhi viola si accendono di rabbia. La sua energia, calata con il nuovo arrivato, torna a salire, facendomi faticare nel rimanere fermo dove mi trovo. - Tu… - mormora. Per fortuna interviene ancora l’esserino rosa, che lo calma. - Sicuro che sia il caso? – chiede diffidente. L’ultimo arrivato fa sì con la testa con un sorriso. - Va bene – dice rivolgendosi a me – Hai la mia collaborazione, ma prima una domanda te la vorrei fare anche io… a cosa ti servono queste informazioni? – La sua energia torna su un livello normale e le sfere smettono di vorticare, appoggiandosi delicatamente al terreno. - Non fraintendermi – gli dico – Se dobbiamo collaborare, non voglio certo nasconderti le mie intenzioni, ma prima ti devo chiedere ancora una cosa: sei disposto a lottare? – Senza attendere un attimo per pensarci, mi risponde: - Le sfere che vedi a terra e il modo in cui ti ho trattato presumo siano una risposta valida – - Sono felice che tu la pensi così – gli rispondo – In questo caso, penso di poterti raccontare tutto ciò che so. – Gli dico tutto ciò che ho scoperto riguardo al progetto di quegli strani tizi, riguardo al fatto che hanno rapito Azelf e sul fatto che sembra stiano dando la caccia sia a me, che ad Uxie, che al suo amico. Non so cosa vogliano fare, ma da quello che ho potuto capire, c’entrano qualcosa anche loro: dalle informazioni che mi ha passato un infiltrato, sembra che Xante, colui che è responsabile del rapimento del Pokémon Volontà, abbia in mano dei documenti redatti dal dottor Fuji. Al solo sentire quel nome, entrambi rabbrividiscono, ma cercano di nasconderlo. Quando ho finito il mio discorso, si guardano e si scambiano uno sguardo d’intesa, come se avessero capito tutto. - Senti, io ti aiuterò, ma non qui e ora: ce ne dobbiamo andare, nasconderci, fare in modo che non ci trovino mai. Chiama il terzo Guardiano, quello ancora libero. Se sarà necessario, vi difenderò personalmente, ma non possiamo permettere che vi catturino. – mi dice serissimo. - Tu sai cosa vogliono fare, vero? – - Ne ho una vaga idea… l’ultima volta che sono andati alla ricerca di Pokémon come voi, è perché avevano in mente di fare qualcosa che andava contro ogni principio etico. Probabilmente i miei timori sono infondati, ma è meglio andare sul sicuro. – Sembra davvero preoccupato, sembra davvero che voglia dirmi di che si tratta, ma per qualche motivo qualcosa lo trattiene… Mi dispiace infierire, ma devo sapere di più: - Va bene: se pensi che sia la cosa migliore, ci nasconderemo. Ma, prima, tu sai perché ci stanno dando la caccia? – Non risponde subito, ma quando lo fa, le sue parole sono pesanti come macigni: - Non ne posso essere sicuro, ma… - Non fa in tempo a terminare la frase che si ode un forte boato e le pareti della caverna iniziano a vibrare. - Cosa sta succedendo qui!? – chiedo spaventato. - L’avevo detto io che dovevi restare nascosto… - dice il potente mostro, rivolgendosi al Pokémon rosa, che continua a fluttuarci intorno. Lui fa spallucce, come per dire che non è colpa sua. - Farai sempre di testa tua, vero? – chiede, alzando ancora una volta il suo potere psichico e riprendendo a fluttuare, mentre le due sfere riprendono ad orbitargli attorno. Una nuova scossa agita la grotta. - Mesprit… - mi dice lui, pronto a combattere – Cercherò di prendere un po’ di tempo: voi scappate più lontano che potete, anche in un'altra regione, se serve. – - Ma… tu come farai? – gli chiedo. - Non ti preoccupare – mi dice sorridendo – Ho i miei mezzi – Con una scossa ancora più forte, il soffitto comincia a crollare, mentre uno strano gelo ci avvolge, coprendo tutte le pareti con un freddo strato di ghiaccio: anche il cunicolo da cui sono entrato è ora bloccato. - Non c’è tempo più tempo… – dice fra sé e sé – allontanatevi – ci dice, levitando ancora più in alto, mentre una delle sfere che gli girano attorno si avvicina al suo petto. Io e l’esserino rosa seguiamo il suo ordine, mettendoci davanti all’entrata da cui siamo arrivati, mentre lui viene circondato da un alone di luce scura, che in un attimo lo avvolge completamente. Con uno scoppio, quella stessa luce si dissolve, rivelando la sua nuova forma: è molto più basso e delicato, ma i suoi poteri psichici sono decisamente aumentati. La lunga coda viola è scomparsa, sostituita da un’enorme protuberanza sulla nuca, che arriva quasi a toccargli i piedi, le dita di mani e piedi sembrano quasi essersi atrofizzate, così scure e poco robuste. Le sue orecchie sono diventate più appuntite e volte verso il retro del suo capo, oltre che unite da uno strana struttura a semicerchio. Quando tutta l’energia si è dispersa, apre gli occhi mentre una spirale arcobaleno gli si disegna sopra la testa: sono di un rosso incredibile, come a rappresentare tutta la rabbia che tiene dentro di sé. Puntando un solo dito verso la parete che sta alla sua sinistra, causa un’esplosione talmente forte da distruggere sia lo strato ghiacciato che la parete rocciosa, dandoci una via di fuga. - Andatevene – ci dice. - Grazie… - è l’unica cosa che riesco a dire. Strattonato dal mostriciattolo rosa, esco dalla zona, mentre un colosso dalla pelle grigiastra, le ali ghiacciate e gli occhi vitrei si fa largo nella sala, colpendo con l’intero corpo la luce che ho creato con Flash e lasciandoli entrambi nell’oscurità più assoluta. Voliamo via, sempre più veloci, cercando di non prestare attenzione ai rumori provenienti dalle nostre spalle. Non sappiamo dove andare, ma continuiamo lo stesso a correre. Mi chiedo se Uxie sappia cosa è successo, ma soprattutto se, dopo la lotta che sta combattendo ora, lui riuscirà a salvarsi. Il piccolo Pokémon mi indica di entrare nel bosco e io lo seguo. Pensa che non ci troveranno mai, se ci nascondiamo lì dentro, ma io non sono d’accordo. Grazie ai miei poteri psichici, sento che dietro di noi ci sono già decine di esseri, pronti ad incendiare l’intera foresta, se fosse necessario per stanarci. L’unica cosa che possiamo fare è correre. Correre come se non ci fosse un domani. in viaggio: ??? Dove siamo: -
Nintendo Switch e NES Classic superano Playstation 4 e Xbox One per numero di ricerche su Google!
Nevix ha risposto a una discussione di ZarRomanov in Notizie
Se la console lo permetterà per davvero, farebbero di certo tutti i giochi in HD, perché sarebbe comunque il più logico sviluppo che un gioco può avere, ovvero migliorarsi sempre di più: non credo che un miglioramento del genere possa ritorcersi in qualche modo contro GF e Nintendo, perché comunque è lo stesso miglioramento che hanno subito tutti gli altri giochi prima dei Pokémon. Che sulla nuova console arriveranno anche alcuni remaster è fuori di dubbio, ma non credo che per questo produrranno meno giochi di qualità... probabilmente i giochi più vecchi li useranno per riempire la line-up nei momenti in cui non escono giochi nuovi ( o almeno spero...) -
[HERO] Pokèmon Care:The Alice's Project (COMMENTI)
Nevix ha risposto a una discussione di Hero in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Sì, in effetti è abbastanza corta, ma non per questo è meno interessante! La lunghezza non è importante quando si scrive: l'importante è il contenuto! Beh, sì, in effetti dovranno pur fare anche qualcos'altro, le infermiere: sarebbe illogico che lavorassero 24 ore su 24 e basta La mia prossima recensione arriverà non appena avrò letto il prossimo capitolo! -
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Nevix ha risposto a una discussione di ZarRomanov in Notizie
Beh, è vero che hanno trent'anni, ma non credo che dureranno all'infinito: un giorno o l'altro dovranno smettere di produrre titoli e lo stesso sarà anche per Pokémon. Ovviamente non si parla di un evento che accadrà domani, dato che probabilmente andranno avanti ancora per molto, ma di certo un giorno o l'altro dovrà succedere: spero come te che sarà il più tardi possibile. -
[HERO] Pokèmon Care:The Alice's Project (COMMENTI)
Nevix ha risposto a una discussione di Hero in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Ho letto entrambi gli ultimi capitoli e devo dire che mi sono piaciuti davvero molto! L'idea di intrudurre in questo modo Meowth Alola è semplicemente geniale e l'idea messa dietro alla gara è davvero ben fatta, oltre che perfetta data la natura del Pokémon in questione! La lotta con l'infermiera Joy è stata davvero interessante e ben narrata, senza poi contare il fatto che non mi sarei mai aspettato un'infermiera che lotta! La presenza di Clem è stato una piacevole sorpresa ed il finale lascia un bel po' di suspance, che di certo non fa male! I capitoli sono entrambi fantastici e appena avrò un po' di tempo leggerò anche l'ultimo! -
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Nevix ha risposto a una discussione di ZarRomanov in Notizie
Si spera -
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Nevix ha risposto a una discussione di ZarRomanov in Notizie
Il Virtual Boy è un caso a parte, senza poi contare che a modo suo ha anche avuto un certo successo, considerando che ha anticipato di vent'anni la realtà virtuale... decisamente è meglio non contarlo! Anche io credo che un giorno o l'altro faranno un gioco con tutte le regioni, ma spero che sarà il più tardi possibile: un gioco del genere, probabilmente, significherebbe una specie di commemorazione dell'intero brand e credo che si potrebbe fare solo quando smetteranno di produrre giochi. -
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Nevix ha risposto a una discussione di ZarRomanov in Notizie
Pienamente d'accordo: a nessuno si deve augurare di fallire, ancora di meno se si tratta di una società come Nintendo che sta solo cercando di mettersi al passo con i tempi e proporre un nuovo prodotto che offra qualcosa che nessuno ha mai visto prima! In effetti, anche se mi sembra che il fatto che Pokémon possa passare a Switch è un fatto negativo, in realtà è un bene, perché permette di arrivare ad un nuovo livello (vedasi tutte le stupende animazioni dei Pokémon che camminano, probabilmente proprio create per i prossimi giochi su Switch)! Anche io acquisterò sicuramente Switch e spero tanto che riesca ad essere un successo come lo sono state le altre console Nintendo!! -
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Nevix ha risposto a una discussione di ZarRomanov in Notizie
Mi fa piacere vedere che tante persone siano interessate a questa console, che a mio parere è molto promettente! -
Un nuovo gameplay di Pokkén Tournament mostra Empoleon in azione!
Nevix ha risposto a una discussione di -PeterPan- in Notizie
Spero tanto che lo mettano anche nella versione per Wii U: ora come ora andrei in Giappone solo per poterlo usare Già con il primo trailer mi era sembrato stupendo, ma ora è definitivamente il migliore lottatore di tutto il gioco: era ora che dessero un po' più di importanza al grande Imperatore, nonché migliore Starter di tutti i tempi!! -
[HERO] Pokèmon Care:The Alice's Project (COMMENTI)
Nevix ha risposto a una discussione di Hero in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Beh, ok, allora va bene così: se credi che sia la cosa migliore per introdurre i personaggi, allora va benissimo! Il mio voleva solo essere un consiglio su una cosa che, a mio parere, era migliorabile, ma comunque ognuno ha il proprio stile di scrittura che non può essere contestato: se qui hai deciso di fare così, va benissimo! Sono curioso di vedere come cambierà
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