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Essere buoni porta seriamente a qualcosa?


Meta_Knight

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Bah, il titolo della discussione sembra voler dire che ci debba per forza essere un secondo fine.

Io cerco di essere buono con gli altri e li aiuto se c'è bisogno - sempre che non si arrivi a richieste esagerate - e sono già contento di questo, sono contento di aver fatto qualcosa per una persona. Certo, se si ricordano di questa buona azione e ricambiano sono ancora più contento.

Al contrario, con chi si comporta male con me, io mi comporto male. Punto.

Io credo che essere buoni porti davvero a qualcosa, se si vuole. Occhio per occhio, dente per dente, quindi non vedo perché questo non debba valere anche per bontà per bontà, cattiveria per cattiveria.

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Secondo me è giusto essere buoni, ma non stupidi. Un una piccola dose di egoismo è necessaria, secondo me, in modo da non farsi sfruttare da chi non se lo merita, e che magari ti tratta male dopo che lo hai aiutato, e perdere occasioni importanti per se stessi. Poi aiutare qualcuno qualche volta ci sta, ma entro un certo limite. Se mi chiedi soldi tutti i giorni e poi vai a buttarli nelle slot, col cavolo che ti aiuto ancora. Se ne ho le possibilità, posso aiutarti, ma se te ne approfitti, ti arrangi anche se ho le possibilità. Io mi comporto bene e ti posso offrire il mio aiuto se non mi dai motivo del contrario. Quindi un minimo di egoismo secondo me è utile per evitare di farci sfruttare da chi non se lo merita, senza avere rimpianti.

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2 ore fa, Ferrartiglio ha scritto:

Non hai capito, è gente che ha vissuto la vita appieno e non si pente di nulla perché è cosciente che quello che ha fatto in vita conta, e come l'ha fatto sentire di conseguenza nel trascorso li fa sentire ripagati appieno, per quanto fossero figli di buona donna. Quindi non temono la morte, almeno non dal punto di vista ultraterreno. Gente con le palle.

 

No, ho capito benissimo, il punto è che non credo che esistano questo tipo di persone. Gli Str**** non hanno le palle, sono i più grandi vigliacchi al mondo. Il coraggio è per i buoni, essere cattivi è facile. Per questo ho scritto che chi non si è comportato bene in vita, al momento della morte, fa davvero fatica a stare sereno e non può fare a meno di fare i conti con sé stesso. Il fatto che siano stati capaci d'ingannare gli altri durante la loro esistenza li rende totalmente incapaci di ingannare loro stessi al momento della morte. La loro unica scappatoia è l'alzheimer o la pazzia.

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3 minuti fa, Ivrelia ha scritto:

 

No, ho capito benissimo, il punto è che non credo che esistano questo tipo di persone. Gli Str**** non hanno le palle, sono i più grandi vigliacchi al mondo. Il coraggio è per i buoni, essere cattivi è facile. Per questo ho scritto che chi non si è comportato bene in vita, al momento della morte, fa davvero fatica a stare sereno e non può fare a meno di fare i conti con sé stesso. Il fatto che siano stati capaci d'ingannare gli altri durante la loro esistenza li rende totalmente incapaci di ingannare loro stessi al momento della morte. La loro unica scappatoia è l'alzheimer o la pazzia.

È una visione rosea ma non corrisponde alla realtà visto che dà per scontato che tutte le persone possano avere rimorsi.

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5 minuti fa, Ivrelia ha scritto:

 Gli Str**** non hanno le palle, sono i più grandi vigliacchi al mondo. Il coraggio è per i buoni, essere cattivi è facile. Per questo ho scritto che chi non si è comportato bene in vita, al momento della morte, fa davvero fatica a stare sereno e non può fare a meno di fare i conti con sé stesso. Il fatto che siano stati capaci d'ingannare gli altri durante la loro esistenza li rende totalmente incapaci di ingannare loro stessi al momento della morte. La loro unica scappatoia è l'alzheimer o la pazzia.

Tutto questo non lo puoi sapere.

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4 ore fa, Ivrelia ha scritto:

 

Per come sono fatta, mi sembra incredibile. Forse, con maggiore senso di colpa, questo mondo sarebbe migliore.

 

In realtà però non sono sicura che siano così tanti quelli che possono conviverci… Credo si illudano di poterci convivere, ma alla fin fine i nodi vengono al pettine e devono farne i conti. La coscienza a un certo momento si riaffaccia, magari inutilmente (per gli altri), sul letto di morte, ma si riaffaccia.

Diciamo anche che in Italia persone che si fanno condizionare da frasi da rapper,non serve che aggiunga altro....(ah,nel caso qualcuno protestasse ho scritto in Italia,non nel forum,chiariamo)

4 ore fa, Ferrartiglio ha scritto:

Hai mai sentito di quelli che "all'inferno ci vanno in porsche"?

Mai sentita,sicuramente non è vero,anche perchè da morto non guida nessuno,se non ideologicamente

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7 minuti fa, Ferrartiglio ha scritto:

Leggi tra le righe.

Leggi"mai sentita",il resto è una mia aggiunta :)

che poi ognuno la vede come vuole,non devo convincermi del contrario e nemmeno convincervi del contrario,mi incuriosisce quello che scrivete,ma anche per problemi di tempo non replico a tutto(e di questo mi scuso)

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Eh, insomma... Come tipo tutti hanno già detto, si rischia sempre di essere sfruttati dalla gente ad essere sempre buoni.

Bontà gratuita? Solo a certe persone che si conoscono bene e a cui si tiene davvero (e se possibile a chi ne ha bisogno, come poveri e malati, ma questo è un altro discorso). Con questo non voglio dire che magari con uno che ti sta suo cosiddetti non devi affatto essere buono, ma che deve meritarsi un certo comportamento da parte tua.

Poi il tutto dipende spesso da situazione a situazione...

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Per me essere buoni porta a qualcosa, presto o tardi si verrà ricambiati per quello che si è fatto. Anche se ci si imbatte negli approfittatori, capendo di essere stati usati ci si sentirà male, ma all'approfittatore il suo comportamento si rivolterà contro.

Però viste le brutte persone che girano oggigiorno, bisogna avere più riguardo per sé stessi, perché ci sono molte più occasioni di venir delusi da qualcuno.

 

Spero che si sia capito :P

 

Io di base cerco di essere gentile con tutti, poi se la persona ricambia sono felice, se no rimango fredda o neutrale

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Credo che essere buoni alla fine porti ad essere sottomessi e che la gente ne approfitti. Però se posso far eun'opera di bene o un semplice favore lo faccio. Poi mi sento in pace con me stesso però mi sento malissimo se mi pugnalano alle spalle. Bel tema di discussione.

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4 ore fa, Ferrartiglio ha scritto:

È una visione rosea ma non corrisponde alla realtà visto che dà per scontato che tutte le persone possano avere rimorsi.

 

Oddio, non proprio rosea, dato che il rimorso arriverebbe comunque sul letto di morte… cosa che non gioverebbe a nessuno. Al massimo la potremmo definire magra consolazione, serve a poco.
 

È certamente una mia opinione/una mia teoria, può corrispondere alla realtà come può non corrispondere… non è verificabile né la mia teoria né quella opposta. 

 

Per logica però, sono abbastanza convinta che, diciamo, il 90% di persone che in vita ha fatto del male al prossimo, sul letto di morte, se non colpito da pazzia o alzheimer, non muore sereno e soddisfatto, perché la stronzaggine gli impedisce di prendersi in giro e di raccontarsi favolette per passare felice dall'altra parte.

 

È poi a mio parere logico pensare che chi è str**** è anche vigliacco perché fare del male e pensare a sé stessi è davvero facile, è l'atteggiamento contrario che richiede coraggio. Conseguentemente, il vigliacco non si abbandona alla morte con serenità.

 

I veri cattivi sono pochi, gli do un 10% ed è pure troppo. Per essere cattivi fino in fondo bisogna credere di stare facendo la cosa giusta. L'Isis usa questo punto fondamentale per il lavaggio del cervello. Hitler non avrebbe fatto quello che ha fatto, se non fosse stato convinto di essere dalla parte della ragione.

 

Un "buono" giustiziere può fare più male di un "cattivo".

 

Gli stronzettini con i quali invece ci imbattiamo nel quotidiano… ladruncoli, politici, corrotti, quelli che votano i corrotti per loro tornaconto, marmaglia varia… sono solo dei vigliacchi.

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Il compiere azioni buone è un toccasana per la propria morale e la propria dignità, ma è sempre stato risaputo che il mondo è tutt'altro che bontà disinteressata e il bene spesso finisce per fare la parte della preda di chi ha imparato a vivere senza preoccuparsi del prossimo ma solo del proprio ego. Personalmente, credo che il fare buone azioni debba presupporre una presa di coscienza: bisogna farlo per se stessi e per la propria integrità morale, perché ad aspettare che si venga ripagati ce ne passa, anche se il più delle volte il bene paga, anche se con qualche ritardo. È naturale, agire senza rispetto per gli altri e pensando a se stessi, pur essendo un comportamento più che deprecabile, ha guadagni più rapidi e in apparenza più ricchi: l'egoismo è uno degli ingranaggi chiave per affari di qualsiasi tipo. Con questo non voglio dire che sia opinabile anche l'amare e rispettare se stessi, che deve venire prima di tutto, perché, come si dice, 'buoni sì, ma scemi no'. Se si può fare qualcosa di buono senza essere danneggiati ben venga, ma bisogna in primo luogo pensare al proprio benessere, senza cadere in un egoismo dannoso, per sé e per gli altri. 

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In 17 anni di vita, ho sempre cercato di fare del bene per gli altri, non pensando mai a me stesso, aspettando di riavere indietro qualcosa, ma solo in questo ultimo periodo ho capito quanto io abbia sbagliato. Di pugnalate alle spalle ne ho ricevute fin troppe, e ad un certo punto il momento di dire basta arriva per tutti. Essere SEMPRE buoni e gentili non porta mai a qualcosa. Potrebbe anche portare altro bene, ma prima o poi non accadrà più. Non sto dicendo di essere cattivi, egoisti o qualsiasi altra cosa, ma di fare del bene per gli altri pensando soprattutto a quanto possa fare stare bene voi stessi.

E non è vero che "il mondo sarà migliore quando le persone cominceranno a pensare meno a loro stesse", poiché è da qui che si parte, che si comincia: da noi stessi.

Il mondo sarà un posto migliore quando le persone cominceranno ad usare la "cattiveria" nel modo giusto.

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Eccomi..sono una persona buona e gentile,cerco sempre di dare il massimo per gli altri avvolte trascurando anche me stesso perché mi rende felice.

Io sono del parere che chi semina poi raccoglie quindi fare del bene aiuta sempre in qualche modo. 

Purtroppo non sono mancate le pugnalate e le brutte esperienze che ti mettono davanti alla classica domanda "ma chi me lo fa fare.." però sono dell'idea che è inutile fare i cattivi se alla fine si è buoni dentro,magari bisogna trattenersi avvolte se si ha la consapevolezza che la bontà o la buona azione non verrà ripagata ma ciò non vuol dire che bisogna diventare stro*zi.

Purtroppo nella società di oggi c'è molta cattiveria e menefreghismo è vero ma non tutti sono così qundi si possono trovare ottime persone che ripagano i nostri sforzi.

Per concludere ripeto quello che ho detto all'inizio,chi semina poi raccoglie..se si fa del bene per altre persone quelle persone si ricorderanno di te,se non lo faranno vorrà dire che sono feccia.

 

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1 ora fa, Ivrelia ha scritto:

 

Oddio, non proprio rosea, dato che il rimorso arriverebbe comunque sul letto di morte… cosa che non gioverebbe a nessuno. Al massimo la potremmo definire magra consolazione, serve a poco.
 

È certamente una mia opinione/una mia teoria, può corrispondere alla realtà come può non corrispondere… non è verificabile né la mia teoria né quella opposta. 

 

Per logica però, sono abbastanza convinta che, diciamo, il 90% di persone che in vita ha fatto del male al prossimo, sul letto di morte, se non colpito da pazzia o alzheimer, non muore sereno e soddisfatto, perché la stronzaggine gli impedisce di prendersi in giro e di raccontarsi favolette per passare felice dall'altra parte.

 

È poi a mio parere logico pensare che chi è str**** è anche vigliacco perché fare del male e pensare a sé stessi è davvero facile, è l'atteggiamento contrario che richiede coraggio. Conseguentemente, il vigliacco non si abbandona alla morte con serenità.

 

I veri cattivi sono pochi, gli do un 10% ed è pure troppo. Per essere cattivi fino in fondo bisogna credere di stare facendo la cosa giusta. L'Isis usa questo punto fondamentale per il lavaggio del cervello. Hitler non avrebbe fatto quello che ha fatto, se non fosse stato convinto di essere dalla parte della ragione.

 

Un "buono" giustiziere può fare più male di un "cattivo".

 

Gli stronzettini con i quali invece ci imbattiamo nel quotidiano… ladruncoli, politici, corrotti, quelli che votano i corrotti per loro tornaconto, marmaglia varia… sono solo dei vigliacchi.

È tutto molto relativo anche in caso avessi ragione, certa gente usa gli ultimi soldi per comprarsi una pera d'eroina per il letto di morte e andarsene col sorriso anche se ha condotto la più infame delle vite. Esistono modi per non rendere conto a se stessi nemmeno nell'ora del giudizio.

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2 ore fa, Ferrartiglio ha scritto:

È tutto molto relativo anche in caso avessi ragione, certa gente usa gli ultimi soldi per comprarsi una pera d'eroina per il letto di morte e andarsene col sorriso anche se ha condotto la più infame delle vite. Esistono modi per non rendere conto a se stessi nemmeno nell'ora del giudizio.

 

Sì, ma se usi modi che ti aiutano ad andar via stiamo sempre lì… Si rifiuta di ascoltare la propria coscienza. 

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8 minuti fa, Ivrelia ha scritto:

 

Sì, ma se usi modi che ti aiutano ad andar via stiamo sempre lì… Si rifiuta di ascoltare la propria coscienza. 

Ciò che causa il pentimento sul letto di morte è solo e unicamente il timore di finire all'inferno, se uno avesse la totale consapevolezza che dopo non c'è assolutamente nulla o ce lo stesso posto per tutti cadrebbero le fondamenta della moralità e uno morirebbe semplicemente fregandosene sapendo che come diceva un filosofo greco "quando c'è la morte, non ci siamo più noi".

Se hai i rimorsi dati da meccanismi inconsci che violentano il tuo essere col terrore dell'aldilà e non vuoi ascoltare la tua coscienza tanto meglio, è solo un modo in in più di imbrogliare fino alla fine. Del resto è anche coerente se ci pensi.

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Cosa vuol dire essere buoni ? una azione vista da diverse angolazioni può sembrare sia  giusta che sbagliata.

Io penso che la differenza tra il giusto e lo sbagliato sia molto sottile in molti casi quindi boh x me è una domanda che ha poco senso .-.

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18 ore fa, Ferrartiglio ha scritto:

Ciò che causa il pentimento sul letto di morte è solo e unicamente il timore di finire all'inferno, se uno avesse la totale consapevolezza che dopo non c'è assolutamente nulla o ce lo stesso posto per tutti cadrebbero le fondamenta della moralità e uno morirebbe semplicemente fregandosene sapendo che come diceva un filosofo greco "quando c'è la morte, non ci siamo più noi".

Se hai i rimorsi dati da meccanismi inconsci che violentano il tuo essere col terrore dell'aldilà e non vuoi ascoltare la tua coscienza tanto meglio, è solo un modo in in più di imbrogliare fino alla fine. Del resto è anche coerente se ci pensi.

 

Secondo me non è solo il timore di finire in un ipotetico inferno. I rimorsi che si riaffacciano sul letto di morte si scontrano con la coscienza a prescindere dall'idea di quello che ci può essere dall'altra parte… la vedo più come una moralità innata in ogni essere umano, che in vita è facile da mettere da parte perché ti fai distrarre e trasportare da altro, ma alla morte torna e rende difficile il lasciarsi andare, una specie di ansia, di non accettazione/agitazione/terrore, che non ti permette di avere la serenità per andartene… e che ti fa andare via in modo abbastanza brutto per la tua mente.

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Ho sempre cercato di aiutare gli altri, di fare del bene nel mio piccolo. Questa cosa ha avuto effetti benefici (diciamo così) più online che con la gente con cui ho avuto a che fare. A scuola facevano tutti i carini e gentili solo perché, per ingenuità mia e forse per il desiderio che mi accettassero anziché prendermi per i fondelli senza apparente motivo, li aiutavo con i compiti. No, non sono mai riuscita a dire loro di no, proprio perché così facendo pensavo di renderli amichevoli nei miei confronti, forse anche per paura di peggiorare la già precaria situazione. Quindi, con questa gente non è servito a nulla essere buona e gentile, anzi. Con la gente che invece ho aiutato a distanza ho avuto risultati positivi: ringraziamenti e magari anche qualche amicizia guadagnata. A scuola posso dire che sono stata buona sperando di avere un buon risultato, quindi l'ho fatto egoisticamente per il mio tornaconto, ma per gli altri no, diciamo che in generale mi piace aiutare, senza desiderare nulla in cambio; questo perché se posso e se riesco, mi piace far felici gli altri. Mi dà soddisfazione e mi fa sentire utile.

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31 minuti fa, Ivrelia ha scritto:

 

Secondo me non è solo il timore di finire in un ipotetico inferno. I rimorsi che si riaffacciano sul letto di morte si scontrano con la coscienza a prescindere dall'idea di quello che ci può essere dall'altra parte… la vedo più come una moralità innata in ogni essere umano, che in vita è facile da mettere da parte perché ti fai distrarre e trasportare da altro, ma alla morte torna e rende difficile il lasciarsi andare, una specie di ansia, di non accettazione/agitazione/terrore, che non ti permette di avere la serenità per andartene… e che ti fa andare via in modo abbastanza brutto per la tua mente.

È una visione dolcemente puerile, esistono persone che non hanno nemmeno un etica, figurati una moralità. La psicologia insegna che a parte per il patrimonio genetico la mente dell'uomo alla nascita è una tabula rasa. Se metti al mondo un bambino e lo vendi a dei mercenari crescerà come mercenario. Pensi ancora che avrebbe una moralità innata?

17 minuti fa, Giuls92 ha scritto:

Ho sempre cercato di aiutare gli altri, di fare del bene nel mio piccolo. Questa cosa ha avuto effetti benefici (diciamo così) più online che con la gente con cui ho avuto a che fare. A scuola facevano tutti i carini e gentili solo perché, per ingenuità mia e forse per il desiderio che mi accettassero anziché prendermi per i fondelli senza apparente motivo, li aiutavo con i compiti. No, non sono mai riuscita a dire loro di no, proprio perché così facendo pensavo di renderli amichevoli nei miei confronti, forse anche per paura di peggiorare la già precaria situazione. Quindi, con questa gente non è servito a nulla essere buona e gentile, anzi. Con la gente che invece ho aiutato a distanza ho avuto risultati positivi: ringraziamenti e magari anche qualche amicizia guadagnata. A scuola posso dire che sono stata buona sperando di avere un buon risultato, quindi l'ho fatto egoisticamente per il mio tornaconto, ma per gli altri no, diciamo che in generale mi piace aiutare, senza desiderare nulla in cambio; questo perché se posso e se riesco, mi piace far felici gli altri. Mi dà soddisfazione e mi fa sentire utile.

Sono le stesse identiche cose accadute a me.

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1 ora fa, Ferrartiglio ha scritto:

È una visione dolcemente puerile, esistono persone che non hanno nemmeno un etica, figurati una moralità. La psicologia insegna che a parte per il patrimonio genetico la mente dell'uomo alla nascita è una tabula rasa. Se metti al mondo un bambino e lo vendi a dei mercenari crescerà come mercenario. Pensi ancora che avrebbe una moralità innata?

Sono le stesse identiche cose accadute a me.

 

Moralità innata derivante ovviamente dalle esperienze fatte in vita… tolgo la parola innata, non l'ho usata in senso assoluto. Se hai fatto lo Str* e SAI di averlo fatto, alla fine di tutto una parte di te fa i conti con tutto questo. Ciò a mio parere vale per un 90%, che ovviamente fa parte del gruppo di persone che sono in grado di comprendere la differenza tra bene e male!

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48 minuti fa, Ivrelia ha scritto:

 

Moralità innata derivante ovviamente dalle esperienze fatte in vita… tolgo la parola innata, non l'ho usata in senso assoluto. Se hai fatto lo Str* e SAI di averlo fatto, alla fine di tutto una parte di te fa i conti con tutto questo. Ciò a mio parere vale per un 90%, che ovviamente fa parte del gruppo di persone che sono in grado di comprendere la differenza tra bene e male!

Ma come fai a dire cos'è bene e cos'è male senza sapere che non c'è un umano con un codice comportamentale identico all'altro e che agisce secondo il contesto in cui è vissuto? Pensi che un bambino del kalasnikov sappia veramente quello che tu reputi bene? Un bambino di appena 9 anni che è in grado di manipolare un'arma micidiale al servizio di un dittatore. Non puoi stimare percentuali, è un pensiero egocentrico. Non sai minimamente l'estrazione sociale e culturale che porta a delineare i paramentri di distinzione tra bene e male di un individuo. Hai mai sentito un testo di tupac? Secondo te in un clima del genere la gente che ad esempio spacciava per andar avanti la famiglia sapeva di sbagliare? Io non penso, piuttosto sapevano che il loro bene era il male degli altri al massimo, ma stavano sereni dal punto di vista di riscontro sociale, anzi, perché sapevano di essere tutti coalizzati contro la polizia. Ti dirò di più, chi spaccia le droghe leggere a volte non va neanche in galera se è famoso, perché sanno che per un bene superiore, cioè la calma del popolo, è bene che quell'individuo continui a dare spettacolo. Ci sono troppe variabili che definiscono un individuo cattivo o buono. L'unica certezza è che possiamo definire cattivo quello dall'altro lato del campo, come lui definisce cattivi noi.

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