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[Darken]Pokémos[Part 1-*]


Darken

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CAPITOLO 126: IL PIANTO DELLA ROSA

 

 

Spoiler

Mare Aperto, 25/06/4783, circa le 20
Surskit sapeva di aver perso. Sapeva di essere già morto. Non aveva speranze. Era troppo debole. Era un dato di fatto contro cui non poteva far nulla. Roserade era assurdamente forte. Bastava guardare Breloom. Per sconfiggere lui, erano stati messi fuori gioco tutti i presenti a bordo della nave. E Surskit aveva l’impressione che non avesse dato il massimo.
Perciò Surskit fece l’unica cosa che si sentiva in grado di fare. Si mise davanti a Dustox e si preparò. Non avrebbe lasciato che morisse prima di lui.
Roserade fu su di lui. Surskit scagliò un Geloraggio, ma questa lo schivò quasi annoiata.
A quel punto, l’unica cosa che potè fare Surskit fu prepararsi al colpo. La Velenpuntura scese su di lui. Poi non vide più nulla.
 
Roserade si guardò intorno sulla nave deserta, su cui gli unici rumori erano lo sbattere delle onde e il suono di alcuni pokémon che respiravano più forte degli altri. Guardò il piccolino. Non lo aveva ucciso, solo colpito parecchio forte in testa perché svenisse. Non sapeva spiegarsi perché non lo avesse ucciso. Forse perché le ricordava di un altro stupido disposto a mettersi davanti a una compagna che amava per morire prima di lei.
Si mise ad esplorare la nave, finché non trovò il luogo dove dormivano il piccolino ed i suoi compagni. Trovati i documenti, li gettò in mare. Poi afferrò Breloom, ancora a terra, e volò via.
Poco dopo, mentre volavano soli sul mare, Breloom si svegliò.
«Buongiorno, mia belliss…» Cominciò Breloom, ma fu interrotto da Roserade.
«Taci Breloom.» Rispose questa.
Breloom sospirò «Cosa devo fare mia bellissima…»
«Prima di tutto smetterla di chiamarmi in quel modo. Lui lo faceva sempre quando ero triste.»
«E poi?»
«E poi cosa? Dovresti averlo capito da anni, da me non otterrai nulla. Mai.»
I due rimasero in silenzio per diversi minuti, poi Roserade riprese a parlare «Però… Grazie. In questi vent’anni sei rimasto al mio fianco, senza mai andare contro a nessuna delle mie scelte. Riconosco che è molto di più di quello che avrebbe fatto chiunque altro. Davvero, grazie.»
Breloom rimase interdetto. Non era da Roserade dire certe cose. Senza rispondere, rimase a guardarla. Era certo di vedere lacrime sugli occhi della pokémon.
 
Mare Aperto, 25/06/4783, circa le 22
Fu una fortuna che il capitano si fosse svegliato poco dopo la partenza di Roserade. Mentre alcuni altri marinai si svegliavano, lui aveva provveduto a riprendere la rotta, evitando, probabilmente, che la nave facesse una brutta fine.
Uno dopo l’altro, i presenti a bordo si ripresero. Salvo coloro che erano morti. Una decina di pokémon furono avvolti in teli bianchi, per seppellirli una volta che avessero toccato terra.
Anche i membri della squadra si rialzarono. Tutti tranne il Capitano e Surskit. I due rimasero a terra, svenuti, anche dopo che tutti gli altri si furono alzati. Grump e Gurdurr li portarono in una cabina, stendendoli su due letti, poi provvedettero a curarli.
E la nave scivolò via nella notte, mentre i presenti si rendevano conto di quanto fossero stati fortunati. Se i nemici fossero stati tre, forse nessuno di loro sarebbe stato lì in quel momento.
 
Black Hole City, 26/06/4783, circa le 08
Kadabra camminò tranquillamente, dirigendosi alla camera di Gallade. In mano teneva una fiaschetta di Succo di Baccauva, e nessuno avrebbe pensato che all’interno conteneva veleno del Draak.
Bussò, e la voce di Gallade gli disse di entrare.
Kadabra si sedette. Lo studio del generale era arredato in modo spartano. Kadabra sapeva bene che secondo il Generale “per un soldato non contano i soldi, ma solo la disciplina.” O almeno, questo era ciò che il Generale ripeteva in giro. In realtà, Kadabra sapeva fin troppo bene che Gallade aveva un amore un po’ troppo sfrenato per la compagnia femminile, e spendeva i suoi soldi a fare doni fin troppo costosi.
«Buongiorno Kadabra. Ebbene, che mi dici del piano?» Chiese Gallade.
«Che domande. Se voi dell’Organizzazione non foste perfetti, come potrebbero temervi così tanto.» Chiese Kadabra.
«Troppo buono, mio principe. O devo già chiamarla re?» Rispose ridacchiando Gallade.
«Vedremo. Dipende tutto dal convincere gli anziani.»
«Non temere. Il nome di tuo padre è estremamente autorevole, ed io garantirò per te. Musharna non ha interessi al trono e tuo fratello è lontano, e vedrò di, come dire, “incoraggiare” gli altri pretendenti a lasciar perdere il trono. Ovviamente, dipende tutto da quanto questo tuo intruglio è efficace.»
Kadabra rise «Efficace? Ho provato i miei veleni sui prigionieri a palazzo. Il veleno del Draak, adeguatamente trattato, prima paralizza in pochi secondi, poi in capo a tre minuti uccide la vittima, indipendentemente dalla stazza. Ci sono veleni anche più veloci, ma questo non si può trovare se si effettuano analisi sul morto. Anche se non credo che accadrà.»
«Bene. Adesso va. Sai quando entrare in azione?»
«Certe cose non si scordano facilmente. Ricordate il patto, e tutto andrà come previsto. Buongiorno, Generale.» Rispose Kadabra, uscendo.
«Buongiorno a te, idiota.» Si disse Gallade quando la porta fu chiusa. «Incredibile quanto poco valga l’onore a questo mondo. Un figlio uccide il padre solo per il trono. Non crede anche lei che sia triste, mio Generale?»
Uno Slowbro emerse da dietro uno dei pochi tendaggi della stanza. Per quanto lo guardasse, Gallade non riusciva a capacitarsi che quello fosse un Generale dell’Organizzazione, eppure era proprio l’Undicesimo Generale, Wobros lo Scudo Impenetrabile, su questo non c’erano dubbi. Lo capiva da quegli occhi, così diversi da quelli del resto della sua specie, attenti e svegli come nessun altro. Gallade sapeva che celavano una mente abile. D’altronde, era quella che aveva partorito l’intero piano.
«Non ho molto tempo prima di tornare alla base. Non sarei nemmeno venuto, ma ero convinto avessi qualcosa di importante da chiedermi.»
«Sì signore. Per la precisione, vorrei chiedervi di lasciare che il gruppo inviato ad Elettria riesca a portare a termine il suo viaggio. In caso contrario, il piano subirà grossi rallentamenti.»
Wobros riflettè «Capisco cosa intendi, ma non è possibile. Oltre al fatto che la squadra di affondamento è già partita, i documenti che trasportano vanno distrutti. Tu sei riuscito a liberarti della copia che avete voi generali?»
«Ancora no signore. Purtroppo è ben sorvegliata, e a nessuno è permesso toccarla, salvo ai re.»
«Maledizione! Va bene, fa il possibile. Quei documenti contengono informazioni cruciali. Già è un problema che la Coalizione abbia scoperto tutto, ma se i documenti, ovvero la prova tangibile, finissero nelle mani dell’Alleanza al completo saremmo in pericolo.»
«Capisco. Ah signore, ci sarebbe anche un’altra cosa. Il principe Abra deve “avere un incidente” durante il viaggio.»
«Provvederò a comunicarlo agli altri Generali. Bene, vedo che il mio tempo non è stato del tutto sprecato, ma ora devo andare. Ci vediamo.» Rispose Wobros uscendo. Gallade sapeva dove stava andando: il punto di Teletrasporto segreto, piazzato dall’Organizzazione in un qualche nascondiglio in città. Neanche lui sapeva dove fosse. Probabilmente, l’Organizzazione temeva un suo voltafaccia.
“Una cosa più che sensata” si disse Gallade. Poi si sedette sulla scrivania, chiedendosi a quale bellezza fare il prossimo regalo.
 
Scuola delle Trecento Arti, 26/06/4783, circa le 09
Raichu schivò il colpo, poi si lanciò in avanti. Colpì con un Codacciaio, ma Lucario lo fermò al volo con una Ossoraffica. Ma quel che Lucario non si aspettava, fu la Scarica che partì dalla coda, fulminandogli entrambe le mani.
«Ottimo lavoro. Vedo che sei riuscito ad unire tra loro Scarica e Codacciaio.» Commentò Lucario.
«Non ancora. Per adesso, la Scarica parte dopo che ho usato Codacciaio.» Rispose Raichu, ansimando. La Vigorgliera alla sua gamba si mosse leggermente. Per tutto il tempo il pokémon non staccò gli occhi dalla piccola goccia che Lucario portava al collo. L’Acqua Magica era il suo obbiettivo.
«Vedo che sai concentrarti sull’obbiettivo. Molto bene, fatti avanti.»
Raichu si lanciò. Ormai era recuperare uno degli strumenti in possesso dei membri della scuola stava diventando fondamentale. Erano già passati tre giorni, cioè metà del tempo a sua disposizione. E mentre lui non era riuscito a portare a termine il suo compito, altri ce l’avevano fatta.
Eelektross era stato il primo. Anche se nessuno aveva idea di come avesse fatto, il giorno dopo la Calamita del Gran Maestro era nelle sue mani.
Poi era toccato, in pochi minuti, a Zangoose e Gliscor. Il primo aveva rubato la stessa Acqua Magica a cui puntava ora Raichu, quella di Lucario, strappandogliela in un accesa lotta. Il secondo era riuscito a coglierlo alle spalle, poco dopo che Zangoose gliel’aveva restituita, strappandogliela con una rapida Forbice X. Lucario si mise a ridere, ammettendo che Gliscor era nascosto davvero bene.
A sorprendere di più Raichu erano stati però Emolga, Trubbish, Zorua ed Abra.
Trubbish aveva la mano lesta, ed era riuscito a rubare la Carbonella di uno degli allievi. Emolga aveva sconfitto Hawlucha in battaglia, e lo stesso Hawlucha poco dopo si era visto comparire davanti Abra, che velocemente aveva rubato lo strumento per poi sparire.
Infine, Zorua si era trasformato in Lucario e si era fatto dare il Gelomai di Riolu. Quando questi aveva scoperto il trucco era andato su tutte le furie, ma ormai il danno era fatto. Lucario, da parte sua, aveva commentato di non aver mai visto così tanti pokémon passare l’esame in così breve tempo.
Comunque, Raichu sapeva che presto anche gli altri sarebbero riusciti a prendere il loro obbiettivo. Plusle e Minun ci erano già andati vicini diverse volte, Luxray era stato scoperto solo per caso mentre derubava Makuhita, e Lamp stava aspettando l’occasione giusta. Draak stava migliorando molto, anche se era ancora in difficoltà per via dei pesi.
A preoccupare Raichu era Flaaffy, per via del suo essere impacciato, ma in quel momento non aveva tempo per pensarci.
Si lanciò all’attacco colpendo con la Fulmincoda, come aveva soprannominato Lucario il nuovo colpo creato da Raichu, unione di Fulmine e Codacciaio. Era il massimo che aveva ottenuto fino a quel momento cercando di adattare il Locomthunder, e questo lo preoccupava. Erano rimasti undici giorni, e lui era riuscito a creare una sola mossa nuova. Raichu aveva scoperto che era più facile convogliare l’elettricità di Fulmine, ma ancora gli era difficile.
Concentratissimo, si lanciò all’attacco. Colpì con la nuova mossa, ma Lucario lo fermò con Ossoraffica. Ma dalla coda partì un Fulmine, che colpi al petto Lucario, il quale indietreggiò per un momento. E in quell’attimo Raichu si lanciò in avanti, afferrando l’Acqua Magica per poi rotolare a terra.
«Presa!» Si disse.
Lucario annuì «Bene, la prima parte è superata.»

 

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CAPITOLO 127: ALLENARE LE CAPACITÀ

 

 

Spoiler

Scuola delle Trecento Arti, 26/06/4783, circa le 10
«Non mi sembri convinto Raichu.» Commentò Lucario mentre i due si dirigevano all’interno della Scuola, dove il maestro gli avrebbe spiegato la seconda parte dell’allenamento.
Raichu annuì «Non è nulla, ma è una domanda che mi è venuta in mente quando ho saputo come ha fatto Zorua. Lei è sicuro che abbiamo davvero superato la prova?»
Lucario sospirò, entrando nella grande sala vuota in cui si erano radunati il primo giorno «Me lo chiedono fin troppo spesso, già. Bene, lascia che ti spieghi. Dimmi, cosa credi che serva in una battaglia?» Chiese sedendosi.
«Un buon controllo delle proprie mosse ed abilità.» Rispose senza neanche riflettere Raichu, sedendosi a sua volta.
«Certo, questo è importante, ma dimmi, credi che sia tutto ciò che serve?»
Raichu questa volta ci pensò. In tutte le sue lotte non si era affidato solo alle mosse, e certamente non aveva fatto conto sulla sua abilità, quindi perché aveva vinto?
«Un buon controllo del proprio corpo e delle proprie capacità.» Rispose.
«Esatto. Ogni pokémon, oltre alla propria abilità ed alle proprie mosse, deve conoscere anche le proprie capacità. Lascia che ti faccia qualche esempio. Tu mi hai citato il caso di Zorua. Ebbene, lui ha saputo sfruttare appieno le capacità di trasformismo degli Zorua. E con questo non mi riferisco solo al mero cambiamento di aspetto fisico, dovuto alla sua abilità Illusione, ma al suo essere stato in grado di imitarmi perfettamente.»
Raichu annuì. In questa logica, aveva senso.
«Adesso prendi Luxray e Gliscor. Entrambi hanno rubato la mia Acqua Magica, ma uno l’ho promosso, l’altro no. Perché?»
Raichu ci pensò un momento, ma non riuscì a venirne a capo.
«Anzitutto, sappi che sapevo esattamente cosa stavano facendo entrambi. Per essere precisi, so cosa stanno facendo tutti i presenti nel raggio della scuola, e potrei espandere ulteriormente il mio raggio d’azione. Quindi, secondo te perché ho lasciato fare entrambi, e ho poi scelto due risultati diversi?»
«Perché Gliscor ha saputo usare le proprie capacità, mentre Luxray no.»
«Esattamente. La capacità principale di un Gliscor è il suo volare e muoversi silenziosamente. Perciò, dato che ho percepito solo la sua aura e nient’altro, sono giunto alla conclusione che Gliscor ha un ottimo controllo delle capacità tipiche della sua specie. Al contrario, Luxray non è riuscito a sviluppare appieno la capacità della sua specie di vedere attraverso i muri, altrimenti si sarebbe accorto di me che mi avvicinavo ed avrebbe reagito, perciò l’ho bocciato.»
«Ma allora i pokémon che hanno combattuto?» Chiese Raichu.
«Loro hanno dimostrato le proprie capacità in battaglia. Anche in questo caso, quindi, ho fatto passare quelli che hanno meritato la promozione. Nel tuo caso, hai dimostrato di aver acquisito un maggiore controllo di quel tuo Locomothunder, e l’ho ritenuto sufficiente per passare questa prima fase. E adesso parliamo della seconda. Come ho detto, nella prima fase ho osservato il controllo delle vostre capacità, e adesso voglio aiutarvi a creare un vostro stile di lotta basato su di esse. Nel tuo caso, comunque, risulta estremamente facile. Devi allenarti a controllare il Locomothunder. Al momento tu sei riuscito ad unire Fulmine e Codacciaio, oltre che ovviamente Tuono e Locomovolt, e sei quasi riuscito ad unire Scarica con Codacciaio. Quindi, adesso voglio che ti concentri su quest’ultima tecnica. Se lo desideri puoi toglierti la Vigorgliera, ma puoi anche tenerla. Finché non riuscirai a creare almeno tre tecniche, inclusa questa, non ti considererò promosso.»
Raichu annuì. Avrebbe dimostrato le proprie capacità, a qualunque costo.
 
Elettria, Water Wind Mill, 26/06/4783, circa le 12
Lo Zebstrika si guardò intorno. La sua squadra era composta da un centinaio di pokémon misti provenienti dai vari paesi dell’Alleanza, inviata al Water Wind Mill per via delle numerose segnalazioni provenienti dalla zona.
«Capitano Estrik, signore.» Disse una voce alle sue spalle. Estrik si girò, osservando il suo Tenente. Era un pokémon di Aeria, e la prima volta che lo aveva visto non gli aveva fatto una grande impressione, anzi. Forse perché non era del tutto evoluto, ma lo Staravia non gli aveva ispirato la minima fiducia. Ma aveva dovuto ricredersi in fretta. Oltre che un bravo combattente, si era dimostrato anche molto furbo, e gli aveva affidato in breve il comando della trentina di pokémon provenienti da Aeria che facevano parte del suo plotone.
«Che succede, Airva?» Chiese.
«Abbiamo dovuto dare per disperse le truppe inviate alle rovine. Credo che ormai non ci siano più dubbi.» Rispose Airva.
«Il Capitano Wartle che dice?» Chiese Estrik. Wartle era stato assegnato all’esplorazione del corso del fiume, e dato che l’operazione era congiunta era necessaria anche la sua opinione.
«Ho già chiesto signore. Dice che aspetta solo di conoscere la strategia dell’attacco. “Ritengo che Estrik, essendo più esperto, possa concertare meglio l’operazione.” Sono state queste le sue parole.»
«Perfetto. Allora raduna tutti e avvisa Wartle, si parte per le rovine del Pika Village.»
«Sì signore.»
 
Elettria, boschi vicino al Pika Village, 26/06/4783, circa le 13
Poco più di un ora dopo, le due squadre si radunarono nel punto accordato. Era la sistemazione ideale: riuscivano a vedere il Pika Village, ma grazie ai boschi non correvano il rischio di essere visti a loro volta.
«Notizie dei dispersi?» Chiese Estrik.
«Nessuna signore.» Rispose Airva.
«Male. In tal caso chiama Wartle, dobbiamo prepararci all’attacco.»
Airva annuì e scomparve, ritornando poco dopo accompagnato dal Capitano di Laghia. Wartle salutò Estrik, che rispose allo stesso modo. I due andavano d’accordo, forse perché entrambi avevano cicatrici dalle battaglie che avevano combattuto in precedenza. Estrik aveva la sua lunga cicatrice al fianco destro, mentre Wartle aveva tre cicatrici parallele, di artigli, sul viso.
«Come ci muoveremo, Estrik?»
«Ci divideremo in quattro squadre. La prima attaccherà da nord. Si muoverà attraverso i boschi e colpirà. I nemici dovranno rivolgere la loro attenzione verso di loro. Ovviamente, questo significa che sarà la squadra più a rischio.»
«Certo. E le altre?»
«A quel punto entrerà in gioco la seconda squadra, che colpirà da qui, a sud. Se tutto andrà bene, coglieremo di sorpresa il nemico.»
«Ed ora entrano in gioco le altre due squadre.»
«Un attacco congiunto dall’alto e dal basso. I pokémon in grado di volare, capitanati da Airva, colpiranno il nemico dal cielo. Contemporaneamente la squadra formata da coloro che sanno usare Fossa, al seguito del tuo Tenente, colpirà dal basso, cogliendoli di sorpresa.»
«Complessivamente abbiamo esattamente 217 pokémon con noi. Quelli volanti e quelli che sanno usare Fossa sono 53 i primi e 39 i secondi, quindi tolti loro rimangono 125 pokémon.»
«42 colpiranno da nord, i restanti da sud.»
«Perfetto. Io prendo la squadra che attaccherà da Nord, se per te va bene.»
«Come preferisci.» Rispose Estrik. Era preoccupato, ma visto che Wartle si era offerto volontario tanto meglio. In caso contrario, sarebbe andato lui stesso.
«Va bene, in tal caso preparo la squadra. Ti conviene fare altrettanto. Colpiremo appena saremo in posizione, d’accordo?»
«Certo.» Rispose Estrik, poi prese a dare ordini al resto dei presenti.
 
Mezz’ora dopo, le squadre erano in posizione. Estrik attendeva, pensieroso. Sentiva la sensazione che provava prima di ogni battaglia, quel tanto famigliare nodo alla gola che lo preparava alla battaglia.
Per qualche secondo non volò una mosca, poi a nord vide la squadra di Wartle calare verso il villaggio fantasma. Per un momento non ci fu alcuna reazione, poi dalle rovine sciamarono diverse decine di pokémon, che si mossero all’attacco verso Wartle.
Quando fu certo che fossero tutti diretti verso il compagno, Estrik diede il segnale. La squadra si mosse come un sol pokémon, puntando verso il nemico.
Estrik era alla guida della squadra, e per questo fu tra i primi ad impattare contro il nemico. Uno Sneasel si lanciò su di lui. Lo colpì con una Nitrocarica, scagliandolo via. Ma fu solo il primo.
Intorno a lui, la battaglia infuriava. Tra un nemico e l’altro, scorse Wartle combattere contro diversi nemici, abbattendoli con i suoi attacchi.
Era pronto a lanciare il segnale per far entrare in azione Airva e la squadra sotterranea, ma qualcosa non tornava. La battaglia si stava rivelando troppo facile.
Riprese a combattere, e dopo l’ennesimo nemico sconfitto, scorse un movimento dalle rovine con la coda nell’occhio. Si girò, e vide un centinaio di pokémon emergere dalle case abbandonate.
“Come pensavo. In qualche modo dovevano averci scoperto, e hanno agito di conseguenza.”
L’impatto di quella seconda ondata fu peggiore del precedente. Vide diversi dei suoi compagni crollare a terra, ma attese ancora qualche secondo, arretrando insieme al resto delle due squadre, mentre combatteva.
“Ancora un po’, ancora un po’…” Pensò mentre i due fronti si scontravano. Poi vide quello che senza ombra di dubbio era il capitano.
Lo Weavile stava gridando ordini con quanto fiato aveva in gola, guidando i nemici senza paura mentre combatteva.
“Eccolo.” Pensò Estrik. A quel punto, scagliò un Fulmine verso il cielo, poi caricò con la Nitrocarica il capitano.
I pokémon volante, sotto il comando di Airva, calarono dal cielo. Un secondo dopo, mentre ancora guardavano verso l’alto, i nemici videro comparire sotto di loro un’altra squadra.
Ma tutto questo Estrik lo vide solo con la coda dell’occhio, mentre carico di fuoco colpiva lo Weavile.
Quello sollevò il braccio e parò il colpo, pur arretrando.
«Suppongo tu sia il capitano della squadra.» Disse Weavile «Sì, non c’è dubbio, hai un’aria di comando. Bene, fatti sotto.»
Lo Weavile colpì con Ombrartigli. Estrik scartò di lato, evitandolo, e rispose con un Fulmine. Weavile lo schivò elegantemente, rispondendo con Tritartigli. Estrik lo evitò di nuovo, e colpì con Nitrocarica.
Weavile ghignò, poi attaccò con Conchilama. La Nitrocarica e l’attacco si annullarono a vicenda.
“Ma che diavolo?” Pensò Estrik.
«Stupito eh? Avanti, fatti sotto, sarai un buon allenamento per il mio futuro terzo match con lui.»
«Non so di chi parli, ma dubito che ci sarà un terzo match. Ti catturerò qui ed ora.» Rispose Estrik, lanciadoglisi contro con una Scintilla.
«Belle parole, mi piacciono. Vediamo che sai fare.» Rispose Weavile, andando all’attacco con un Tritartigli.
I due pokémon si colpirono.

 

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CAPITOLO 128: MOVIMENTI E BATTAGLIE

 

Spoiler

Electronvolt, base dell’S.T., 26/06/4783, circa le 14
Galvantula sentì bussare alla porta. Un attimo dopo, sentì la voce di Helioptile dall’altra parte «Signore, l’Ammiraglio Empoleon ed il Generale Beedrill la desiderano.»
«Falli entrare uno alla volta.» Rispose Galvantula. Se aveva capito cosa volevano, era meglio che non entrassero tutti insieme.
Il primo fu Empoleon. Si diresse verso la scrivania di Galvantula e, dopo aver chinato il capo, cenno a cui Galvantula rispose allo stesso modo, cominciò a parlare.
«Signore, sono venuto per chiedere di conoscere il percorso che il principe Krabby seguirà per raggiungere Electronvolt.»
«E posso chiedere perché me lo chiedi solo ora? Ho fatto l’annuncio diversi giorni fa.»
Empoleon esitò per qualche secondo, poi rispose «Ritengo che conoscere il percorso possa essere utile. Sotto il mio comando ci sono alcune squadre che rischiano di andare ad intralciare il cammino del principe.»
Galvantula annuì, poi estrasse una mappa. Con la zampa, indicò un percorso che, da una spiaggia a sud di Ohm Town, saliva verso Electronvolt.
«Lo abbiamo chiamato percorso numero cinque.» Commentò.
Empoleon ringraziò, per poi uscire.
Un attimo dopo, entrò Beedrill. E come Galvantula si aspettava, il Generale fece la stessa richiesta, a cui Galvantula rispose con la stessa domanda.
Beedrill rispose subito «Semplicemente perché ritengo importante conoscere i movimenti del principe, allo stesso modo in cui riterrei importante conoscere i movimenti di qualunque altro soggetto di spicco.»
Galvantula annuì, poi mostrò anche a lui la mappa. Da Volt Port, tracciò un percorso che, dopo aver curvato verso il Water Wind Mill, si dirigeva ad Electronvolt.
«Percorso quattro, è così che l’abbiamo chiamato.» Rispose Galvantula.
Quando Beedrill fu uscito, Galvantula mandò Helioptile da Azumarill con un messaggio.
“La rete comincia a muoversi”. Il contenuto del messaggio fu il pensiero che Galvantula aveva in mente mentre riprendeva il proprio lavoro.
 
Rovine del Pika Village, 23/06/4783, circa le 14
Dal suo nascondiglio tra le rovine, Ampharos V osservava la battaglia in corso. In fondo, era questo che gli era stato ordinato.
Si guardò intorno un momento. Come sempre, non era solo. Weavile, il capitano il cui nome in codice era “Artiglio nell’Ombra”, era entrato in campo, insieme ai suoi uomini, ma non era certo sciocco. I suoi due tenenti, Malamar e Sableye, lo tenevano d’occhio, pronti ad intervenire nel caso in cui avesse tentato la fuga.
“Forse potrei…” la mano scivolò impercettibilmente verso la tasca del camice, dove nascondeva la Megapietra rubata.
Stava quasi per stringerla, quando si rese conto di quante poche probabilità avesse di farcela da solo.
“Anche battendo loro due, poi cosa farei? Non sono un combattente, mentre loro sì. Mi ridurrebbero ad uno straccio, anche se riuscissi a batterli. E poi cosa farò? Entrerò in campo contro Weavile, al fianco dell’Alleanza? Finirei per farmi catturare. E a ben pensarci, vorrebbe dire abbandonare tutti coloro con cui ho stretto il patto per fuggire. Quanti erano? Trecento? Quattrocento? Prigionieri da tutta Pokémos che sperano solo di riuscire a fuggire, e sanno che il mio piano è la loro unica speranza. Sono davvero così crudele da abbandonarli per la speranza di salvarmi?”
Per un momento la sua mano ondeggiò, e sembrava sul punto di stringere la Megapietra. Poi la rilassò, e riprese a guardare la battaglia.
 
Weavile schivò una Nitrocarica e colpì con una Lacerazione. L’attacco andò a segno, colpendo lo Zebstrika sulla schiena.
Approfittando di quel momento, Weavile si guardò intorno, valutando come procedere. Gli bastarono pochi secondi per capire che la battaglia era già persa. Stavano venendo lentamente schiacciati. Di fatto, avevano perso dopo l’attacco dal cielo e da sottoterra.
“Conviene ritirarsi. Possiamo attaccare il Water Wind Mill un’altra volta, tanto di certo non si sposterà. Se insisto ad attaccare aumenterò le perdite, e potrei rimetterci anch’io.”
Nonostante quei pensieri, impiegò qualche secondo per decidersi  a dare l’ordine. Dopo Druderfort, l’umore delle truppe era stato alto, e non ci voleva un genio per sapere che un fallimento lo avrebbe affossato. Riprese a lottare con lo Zebstrika, colpendo ancora e ancora. Alla fine l’avversario crollò. A quel punto, sollevò la testa, e lanciò verso l’alto un Geloraggio.
“Il segnale della ritirata. Odio le mosse che non coinvolgono i miei artigli, ma questa mi serve.” Le truppe dell’Organizzazione avevano un proprio codice per seguire gli ordini del Capitano in battaglia. Due Fulmini volevano dire “andare all’attacco”, tre Lanciafiamme indicavano la vittoria, un Geloraggio era il segnale della ritirata. Nel vederlo, i membri dell’Organizzazione presero subito ad allontanarsi verso il Pika Village. Le truppe dell’Alleanza provarono ad inseguirli, ma con il Capitano Estrik a terra ed il Capitano Wartle che, durante la battaglia, era rimasto ferito, dovettero mollare l’osso.
 
A terra, comunque, restava quella che era la prima battaglia campale della guerra vinta dall’Alleanza. Forse era solo una scaramuccia, ma era già un risultato, osservò Airva.
Dei 217 membri dell’Alleanza, Airva ne contò 126 ancora in buone condizioni. Per il resto, si contavano una settantina di feriti, molti gravi. Gli altri che mancavano all’appello con ogni probabilità giacevano da qualche parte sul campo.
Tra i membri dell’Organizzazione, oltre a coloro le cui ossa probabilmente sarebbero rimaste a marcire sul campo di battaglia, riuscirono a fare un centinaio di prigionieri. “Troppi” pensò Airva “E noi ora siamo troppo pochi. Se riprendono le forze e si ribellano tutti insieme, rischiamo di venire schiacciati.” Con il permesso di Wartle, Airva aveva preso il comando delle truppe di Elettria finché Estrik rimaneva incosciente. Diede subito ordine affinché una trentina di prigionieri, quelli in condizioni migliori, fossero scortati ad Electronvolt da una cinquantina di membri dell’Alleanza. In questo modo, sarebbero stati interrogati presto. “Non che uno solo di loro valga qualcosa per l’Organizzazione. Nessuno di loro è un Capitano o un Tenente, gli unici gradi di cui siamo a conoscenza nell’Organizzazione, quindi cosa dovrebbe importargliene? Un soldato semplice saprà ben poco, a parte ciò che gli è stato riferito. Troppo poco per essere una minaccia, abbastanza per essere un ostacolo. Ho il presentimento che molti di loro non respireranno ancora per molto. Però chissà, forse riusciranno a dirci qualcosa sui piani del nemico.”
Dopodiché, Airva si diresse alla tenda medica. Passò in rassegna i feriti. Diversi erano suoi amici, o quantomeno li aveva conosciuti. Vide che alcuni di coloro che arrivavano da Aeria, ed erano quindi stati affidati a lui, avevano perso parte di un’ala, o l’ala intera. “Meglio morti che inchiodati al suolo” si trovò a pensare Airva, anche se fece di tutto per cercare di apparire positivo davanti a loro.
Infine raggiunse la branda di Estrik. Di tutti, Estrik era quello di cui capiva meno. Era stato colpito, secondo i medici, da una gamma di attacchi estremamente vasta. Eppure, molti spergiuravano di averlo visto affrontare, nella seconda fase della lotta, solo il Capitano nemico.
“Qualsiasi cosa voglia dire, spero si risvegli presto.” Si rivolse al medico, una Alomomola in equilibrio su una pinna. Guardarla lo fece sorridere, o quantomeno lo avrebbe fatto se non avesse avuto il becco. Si chiedeva sempre come facessero i pokémon d’acqua a non scoppiare a ridere quando, per poter muoversi sulla terraferma, erano costretti a mantenere l’equilibrio in quel modo. Sapeva che a loro veniva naturale quasi quanto respirare o nuotare, eppure Airva sapeva anche che preferivano di gran lunga l’acqua, il loro elemento.
«In che condizioni è il Capitano?» chiese.
«Buone. Mi è capitato di peggio. Facevo il medico nell’Arena di Hydroheart. Appena poco tempo prima che l’esercito si muovesse, mi capitò un pokémon di Elettria. Era ferito davvero gravemente, dopo aver combattutto contro un Quagsire estremamente violento. A confronto, questa è una passeggiata.» E riprese a curare Estrik.
Poco dopo, mentre Airva era ancora nella tenda, entrò un pokémon con il conto completo di tutte le perdite.
“125 in buone condizioni, 68 feriti, 23 morti e… un disperso?” «Cosa vorrebbe dire “un disperso?” E perché ora c’è un ferito in più?»
«Non lo so signore.» Si schermì il Dedenne «Semplicemente, non è né tra i morti, né tra i feriti, né tra coloro che sono in salute.»
“Catturato, o fuggito dalla battaglia.” Concluse Airva. In entrambi i casi, significava guai. Un soldato catturato sarebbe stato una fonte di informazioni per l’Organizzazione, almeno quanto i soldati dell’Organizzazione per l’Alleanza. Con la differenza che l’Organizzazione aveva spie, l’Alleanza no.
E se invece era un disertore… Airva ricordava le sue prime battaglie, quando la paura gli rendeva difficile perfino muoversi. E anche lui aveva provato la tentazione di fuggire, anche se non l’aveva mai fatto. “Posso biasimarlo, ma non posso dire di non capire.” «Chi era? Il disperso intendo.»
«Un soldato di Laghia, un Binacle.» rispose Dedenne.
«Cerca di sapere se qualcuno l’ha visto durante la battaglia, e da ordine di cercarlo. Finché non salta fuori, dovremo dare per scontata la sua cattura.» Disse Airva. Il Dedenne fece un saluto militare, poi si allontanò.
Airva riprese a leggere il rapporto. Avevano calcolato che il nemico aveva dalla sua circa duecento pokémon, forse meno. Quantomeno voleva dire che i nemici erano alla pari, quanto a forza. “Oppure che questi erano solo una pallida avanguardia.”
In ogni caso, i suoi dubbi non dovevano uscire dalla sua testa. Il morale delle truppe, dopo quella che stavano già cominciando a chiamare “La Battaglia delle Rovine”, era alto, e non serviva certo abbassarlo con pensieri del genere.
 
Scuola delle Trecento Arti, 26/06/4783, circa le 17
Luxray si avvicinò al mobiletto, allungò la mano ed afferrò l’Acqua Magica. Poi si diresse all’uscita, ma questa volta usò davvero i suoi occhi.
“Ascoltare la discussione di Raichu con quel Lucario è stato utile.” Si disse. Non aveva ben chiaro perché Gliscor fosse passato, mentre lui era costretto a riprovare, prima di ascoltare i due. Poi, invece, aveva capito.
Sapeva da tempo che i Luxray, se si allenano bene, potevano vedere attraverso le pareti. Lui sapeva usare questa capacità per vedere oltre le porte, ma i muri restavano un ostacolo difficile.
Si concentrò, e gli occhi presero a brillare. Un attimo dopo, guardando verso la parete, vide un’ ombra sfocata diretta verso la stanza. Non era molto, ma gli bastò per nascondersi.
Un attimo dopo, Lucario aprì la porta, si guardò intorno e la richiuse.
Accertatosi che non ci fosse più nessuno, Luxray uscì ridacchiando, e si diresse nella direzione in cui era andato il pokémon Lotta. Con ogni probabilità aveva superato l’esame.

 

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CAPITOLO 129: APPRODO

 

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Volt Port, 27/06/4783, circa le 06
Surskit si alzò, con un dolore sordo alla testa, guardandosi intorno. L’ultima cosa che ricordava era Roserade che calava su di lui il braccio, poi il buio.
Si guardò intorno. Vide Dustox addormentata su una sedia, e il Capitano che dormiva in un altro letto. Probabilmente, Dustox si era addormentata mentre li teneva d’occhio.
Diede un’occhiata fuori dall’oblò, e vide il profilo di una città. Notando che si faceva sempre più grande, capì che probabilmente era la loro meta.
“E adesso che faccio?” Si chiese. Per fortuna non era morto, ma non ci voleva molto a capire che l’attacco serviva per distruggere i documenti che Zangoose aveva preparato. E se erano andati persi, voleva dire che l’unica copia rimasta era quella ad Oscuria.
Fu interrotto dal rumore della porta che si apriva. Grump entrò nella stanza. Quando lo vide, lanciò un urlo e corse ad abbracciarlo. L’urlo svegliò Dustox, che si girò verso di lui. Arrossì, abbassò lo sguardo e lo salutò appena, poi uscì dalla stanza imbarazzata per chiamare gli altri.
Nel frattempo, Grump mollò la presa e lasciò cadere Surskit.
«Scusa. Ti senti bene?» Disse Grump.
«Sì, figurati. Dove siamo?» Chiese Surskit.
«Stiamo arrivando a Volt Port. Secondo il comandante, saremmo arrivati prima non fosse stato per l’attacco e le riparazioni d’emergenza. In ogni caso, per un po’ la nave dovrà restare in porto.»
«E il resto? Il teletrasporto e i documenti?»
«Il primo è ancora intero. I documenti invece non ci sono più. Mi dispiace Surskit, ma abbiamo fallito.»
«Non essere così negativo Grump. Per lo meno abbiamo sconfitto uno dei loro capitani.» Commentò Aegislash entrando.
«E il teletrasporto è ancora intero. Possiamo far arrivare senza problemi l’esercito della Coalizione, basterà prepararlo.» Aggiunse Gurdurr, dietro al pokémon Spettro.
«Almeno questo… Il Capitano dorme ancora, e comincio ad essere preoccupato.»
«Non dovresti, Grump.» Rispose una voce. Si girarono verso di essa, e videro il Capitano con gli occhi aperti, seppur ancora steso.
«Capitano! Come si sente?»
«Come se mi avessero lanciato un masso in piena faccia. Certo che Roserade picchia davvero più duro che ai vecchi tempi.» Anche se sorrideva, era evidente che in realtà non stava bene. La voce era debole, e il livido sul volto non era sparito.
«Come vuole procedere riguardo alla missione, signore?»
«Semplice. Grump, ti affido il comando. Io rimarrò qui a bordo finché non mi sarò rimesso abbastanza, dato che, da quel che ho capito, la nave non potrà lasciare il porto per un bel pezzo. Cercherò un medico e mi farò controllare. Probabilmente ho in corpo abbastanza veleno da uccidere qualcuno meno robusto, mi ci vorrà un po’. Fino ad allora, dovete portare a termine la missione. E Specchio, non ti crucciare, era inevitabile. Almeno abbiamo raccolto altre informazioni.»
«Sì signore.» Rispose Surskit, ma si sentiva comunque in colpa.
«Bene. Ora, mi pare di sentire i rumori del porto, suppongo non vedrete l’ora di scendere. Andate. Non preoccupatevi, ci rivedremo presto.»
I quattro uscirono sul ponte, e osservarono la città di Volt Port. O almeno ciò che ne rimaneva.
Diverse banchine erano bruciate, così come numerose case. Nonostante ciò, gli abitanti non sembravano avere problemi. Molti si comportavano, da quel che riuscivano a vedere, come nei giorni normali. Alcuni stavano sistemando i moli, altri erano al lavoro tra le macerie delle case.
«Ma cosa è successo?» Chiese Surskit.
«Pirati, immagino. Suppongo che con la guerra, Volt Port si sia trovato sguarnito. E una città marittima con poche difese è una preda facile per tutte le ciurme pirata di questo mare.»
Surskit aveva sentito parlare spesso dei pirati. A Laghia, erano considerati la peggior feccia di ogni parte del Grande Mare, e la pirateria era un reato punito con la morte fin dai tempi antichi.
Quando finalmente la nave ebbe completato la manovra d’attracco a uno dei moli superstiti, i cinque pokémon, guidati da Grump, scesero a terra.
Visti da vicino, i danni alla città erano parecchio maggiori. Delle trenta banchine del porto, solo poco più della metà erano ancora intere. Gli edifici della prima fila, subito di fronte al mare, erano quasi tutti bruciati, salvo alcuni, probabilmente di coloro che erano riusciti a difenderli. Più indietro, i danni si facevano mano a mano meno ingenti, ma erano comunque evidenti.
Scaricati tutto ciò che apparteneva loro, e le due grandi casse contenenti il Sistema di Teletrasporto, si diressero verso nord, dove gli avevano detto che si trovava la strada per Electronvolt.
Camminando si trovarono davanti diversi gruppi di lavoratori che scavavano tra le macerie. Ascoltando i loro discorsi, Surskit capì che un certo Eelektrik aveva organizzato delle squadre per sistemare la città.
Arrivati all’uscita della città, presero la strada verso Electronvolt “E lì dovrò parlare con i re, e sperare mi credano comunque.” Pensò Surskit.
 
Da qualche parte ad Elettria, 27/06/4783, circa le 08
Dopo essere rientrato alla base, Weavile si concesse un po’ di riposo. Tanto lo avrebbero sicuramente convocato per discutere degli eventi.
“190 pokémon. Di questi, solo 71 sono tornati indietro sulle loro gambe. 117 li ho persi sul campo, morti o catturati. Gli altri due sono morti durante la ritirata per le ferite. Alcuni sono feriti gravemente, e ci ho messo un sacco per tornare alla base. Mi sa che stavolta mi sono giocato il posto di Capitano, se quello non riesce a convincerli del contrario.” Si disse, immerso nell’acqua fredda della sua vasca. Tutti coloro che avevano un grado dal Tenente in su avevano una loro stanza dotata di comfort adatti al loro ruolo. E sicuramente quello che Weavile apprezzava di più era quella vasca, una delle tante invenzioni di Metallia che L’Organizzazione usava. Ce n’erano anche alcune, ricavate da diversi laghetti ai livelli più bassi della base, in cui i soldati semplici potevano lavarsi, ma erano fin troppo affollati. E per Weavile, che era per metà un pokémon Ghiaccio, l’acqua era troppo calda.
Era immerso da quasi mezz’ora, perso nei suoi pensieri, quando fu riscosso da una voce fuori dal bagno.
«Signore, i Generali la desiderano.» Disse la voce. Malamar, decise Weavile.
«Arrivo, arrivo.» Rispose il pokémon. Si asciugò rapidamente, scrollandosi l’acqua di dosso, poi uscì e si diresse verso la porta. Uscito, si chiese se avrebbe più rivisto quella vasca.
 
Ampharos si guardò intorno, ma era davvero solo. A quel punto tirò un sospiro di sollievo e si stese sul proprio letto.
Durante la marcia di ritorno, con il morale delle truppe sotto le scarpe, aveva fatto del suo meglio per curare i feriti, ma non era certo un medico, anche se la cosa all’Organizzazione non sembrava importare. Era riuscito a salvarne parecchi, e lui stesso non sapeva dire se questo fosse un bene o un male.
“Forse non c’è una risposta su cosa sia bene e cosa sia male. In fondo, è tutta questione di punti di vista.” Pensò. Poi si toccò la tasca, trovando la forma ormai famigliare della Megapietra.
“Probabilmente Durant dopo mi convocherà per i dati che ho raccolto. Mi conviene riposarmi finché posso.”
Detto ciò si rigirò sul letto un paio di volte e scivolò in un sonno agitato.
 
Scuola delle Trecento Arti, 27/06/4783, circa le 10
«Quindi Eelektross, è vero che quei pokémon possono usare più di quattro mosse?» Chiese il Gran Maestro.
«Sì, Maestro. Posso chiederle chi gliel’ha detto?»
«Non avrei dovuto saperlo? Eelektross, dovresti sapere che applicandola correttamente, la lettura dell’aura permette di sentire le voci dei pokémon che si hanno intorno. Mi stavo allenando e ti ho sentito fare alcune considerazioni su questo “Progetto S” con Raichu.»
Eelektross annuì. Lui, Raichu e Zangoose discutevano spesso di come confrontarsi con il nemico. Evidentemente il Gran Maestro aveva solo ascoltato al momento sbagliato.
«Eelektross, tu sai perché un pokémon ha un limite di quattro mosse? Sai perché andare oltre questo numero è impossibile?»
«Sì signore. Per usare quattro mosse, il fisico viene sottoposto a un livello di stress pari alla difficoltà nell’uso di quella mossa. Per esempio, Raichu sottopone i muscoli della propria coda a una forte contrazione per usare Codacciaio. Se per ipotesi ne usassimo cinque, dovremmo aggiungere altro stress fisico a quello che già subiamo normalmente. Per questo il nostro corpo possiede una sorta di limitatore interno che impedisce di impararne di più.» Rispose Eelektross.
«Esatto. Questi pokémon, che vanno contro il loro stesso fisico, ne pagheranno le conseguenze, temo. Una volta conobbi un pokémon che provò ad imparare una quinta mossa. Non fu un bello spettacolo, non avevo mai visto un cadavere mezzo congelato e mezzo bruciato.» Rispose il Gran Maestro.
«Quindi crede che il Progetto S sia destinato ad autodistruggersi?»
«Non lo so, chi può dirlo. Forse hanno trovato il modo per impedire che una cosa del genere succeda. Il mondo è in continuo cambiamento, e non mi stupirei se domani mi dicessero che hanno scoperto un modo per permettere a tutti i pokémon di volare.»
«Come dice lei maestro.» Rispose Eelektross.
«E tuttavia» Riprese il Gran Maestro «è una rivoluzione che prenderei con le pinze. Non so cosa abbia spinto quei pokémon a cambiare il proprio corpo per avere quel potere, ma chissà che effetti potrebbe avere su di loro.»
Eelektross non sapeva cosa dire, e Lucario probabilmente se ne rese conto, perché riprese a parlare.
«Detto questo, Eelektross, ci sono altre cose di cui voglio parlare. Prima di tutto, sono già passati cinque giorni. Ve ne rimangono nove, e ancora molti dei tuoi non sono riusciti a superare l’esame.»
«Plusle, Minun, Flaaffy, Draak, Lamp, Mud… anzi, Marsht, come ha deciso di farsi chiamare.» “Per fortuna, facevo fatica a considerarlo un Marshtomp con quel nome da Mudkip.” Pensò fra sé.
«Esatto. Cosa intendi fare per loro?»
«Sono convinto che Draak passerà in fretta. Non riesce ancora a controllarsi del tutto quando si fa prendere dalla furia, ma sta migliorando.»
«E gli altri?»
«Plusle e Minun non sono combattenti, li ho portati con me per… altre loro capacità. Lamp si sta dimostrando bravo, anche se è un po’ lento ad ingranare in combattimento. Lo stesso vale per Marsht. Quanto a Flaaffy… Non lo so. Avevo poche informazioni su di lui. Non posso certo ricordarmi i dettagli di tutti coloro che vivono ad Electronvolt. Ma di lui ricordo che era la recluta più debole dell’S.T.. Non so come reagire.»
«Forse un modo ci sarebbe. Potrebbe essere un po’ duro, ma se vuoi rischiare…»
«Non vorrà davvero proporglielo, vero maestro?» Chiese Eelektross.
«Per questo ti chiedo se sei certo di voler correre il rischio. Se va bene, Plusle, Minun e Flaaffy, i tre che voglio allenare, diventeranno molto più forti. Se va male, rischiano di non poter più combattere.»
Eelektross ci pensò qualche momento, poi annuì «Se loro lo vorranno, prometto che né io né nessun altro avremo nulla da ridire.» Disse. Si trovò a sperare che Flaaffy, Plusle e Minun rifiutassero.

 

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CAPITOLO 130: SOLI NELLA PIANURA

 

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Da qualche parte ad Elettria, 27/06/4783, circa le 12
Nonostante fosse stato convocato ormai da ore, Weavile era stato lasciato ad aspettare davanti alla porta del Consiglio per un tempo che gli sembrò infinito.
“Suppongo stiano discutendo di roba importante, ma potevano pure lasciarmi in pace ancora un po’.”  Si disse.
In quel momento la porta si aprì, e ne uscirono Breloom e Roserade.
«Che vi è successo?» Chiese Weavile.
«Ci hanno lodato per aver distrutto i documenti senza affondare la nave. Non capisco perché.» Commentò Roserade.
«Buon per voi. Io probabilmente sto per perdere il mio posto di Capitano. Niente di che, però mi mancheranno i miei privilegi.» Commentò facendo spallucce.
«Non è detto. Credevo di stare per perdere il mio posto, invece sono stato lodato.» Gli rispose Breloom.
«Facile a dirsi, ma…» In quel momento il Consiglio chiamò, Weavile fece un cenno agli altri ed entrò.
Sentì gli occhi di tutti fissi su di lui.
«Weavile» disse il Sedicesimo Generale «Cosa faccio con te? Prima perdi con quell’Eelektross, poi di nuovo in questa “Battaglia delle Rovine”.»
«Non ho perso, signore. Ma come dimostra il piccolo numero di superstiti, ho preso la scelta migliore, cioè quella di ritirare le truppe, in palese inferiorità numerica, evitandoci ulteriori perdite.»
«Ciò non cambia che abbiamo perso più di cento elementi utili.»
«Con il dovuto rispetto, non è stato certo quello il nostro scopo. Siamo stati scoperti, signore, per via delle ricognizioni avventate organizzate dal mio predecessore. Inviare trenta o quaranta pokémon in ricognizione è una stupidaggine, e il nemico se n’è infatti accorto.»
«Quindi dai la colpa al Capitano Jolt?»
«La colpa di averci fatto scoprire? Sì. La colpa di aver perduto la bataglia? No signore. La sconfitta è dovuta al fatto che ho dovuto rinunciare ai Tenenti per tenere d’occhio il Professor A. Se fossero stati in campo, avrei potuto agevolmente dare gli ordini a loro, che a loro volta li avrebbero trasmessi alle truppe. Invece, io da solo ho dovuto controllare il campo di battaglia. In una situazione simile, le informazioni non si spostano come dovrebbero, gli ordini sono trasmessi più lentamente, e la squadra è meno organizzata. Contro una squadra con due Capitani e due Tenenti schierati, non c’è molto che si possa fare.»
«Capisco. E allora a chi dai la colpa?» Chiese il Sedicesimo, mellifluo.
«Ci sono stati troppi errori nella strategia. Il Capitano Jolt e il Professor Durant, che ha dato ordine di usare i Tenenti per proteggere il Professor A., hanno almeno tanta parte in questa sconfitta quanto me.»
«Più che giusto. Quindi, cosa dovrei fare? Mmmh, vediamo… La Cella Oscura è occupata per colpa di Houndoom, e retrocederti per questa missione mi pare eccessivo. Soprattutto perché poi dovrei retrocedere anche Jolt, che si è già guadagnato il soprannome di “Capitano Distruggicittà”, diventando benvoluto dalle truppe, e trovare una punizione equivalente per il Professore, e non credo sia il caso. Quindi farò così. D’ora in poi, tu e Jolt dovrete lavorare insieme, prendere decisioni insieme ed eseguire gli ordini insieme. Quanto a Durant, non sarà punito in alcun modo. L’ordine di proteggere il Professore era corretto, e non posso essere certo che sarebbe andata in modo diverso se non ci fosse stato lui. Bene, è deciso, puoi andare.»
Weavile chinò il capo ed uscì.
Quando il pokémon fu uscito, fu Wobros a parlare «Non ci sei andato un po’ leggero?»
«Tu dici? Io non credo. Weavile odia collaborare. Accetta solo superiori e sottoposti, e i primi con molte difficoltà. Quindi, quale punizione migliore che obbligarlo a collaborare con qualcuno di cui non approva la strategia?»
«Ma non è il tuo unico scopo, vero?» chiese Salamence.
«Arguto come sempre, Salamence. Credo sia ora che i nostri Capitani comincino a muoversi a coppie. Secondo le nostre spie, al momento siamo di più rispetto ai membri dell’Alleanza, ma tutto ciò non durerà per sempre.  Presto la Coalizione sarà qui, e allora non potremo più muoverci all’attacco come abbiamo fatto finora, perché ci saranno squadre dell’esercito ovunque. Tu, Wobros, ci assicuri che in quel momento scoppierà un putiferio tra i nemici. Ebbene, io dico: è il momento di raccogliere le forze. La mia proposta, signori, è quella di muovere i nostri uomini affinché al nemico sembri che stiamo preparando l’attacco, mentre in realtà ci limiteremo ad attendere. In pratica, attacchiamo le città di confine, catturiamo le loro derrate alimentari, uccidiamo i componenti delle loro squadre di ricerca. Ma non muoviamoci all’attacco direttamente. Aspettiamo: le alleanze a Pokémos non durano, non hanno mai funzionato a lungo. Lasciamo che si scervellino sui nostri piani mentre raccogliamo le forze ed addestriamo le truppe. Quando passeremo davvero all’attacco, saranno colti di sorpresa e potremo schiacciarli.» Disse, e per mettervi maggior enfasi sbattè la zampa sul tavolo.
Ci vollero quasi altri quaranta minuti, ma  alla fine la decisione fu unanime: avrebbero seguito il piano proposto dal Sedicesimo Generale.
 
Scuola delle Trecento Arti, 27/06/4783, circa le 15
Il Gran Maestro fece l’annuncio davanti a tutti: avrebbe preso con sé Plusle, Minun e Flaaffy, per allenarli personalmente in un certo luogo. Mise molta enfasi sulla pericolosità dell’allenamento, pur senza entrare nel dettaglio, ma nessuno dei tre rifiutò.
Quando furono pronti, i quattro partirono.
«Che allenamento sarà?» Chiese Raichu ad Eelektross.
«Non posso dirtelo, ma non sarà facile. Mi ci sono sottoposto anch’io, ma è molto, molto difficile.»
«Perché non puoi dirmelo?»
«Questa è una richiesta che il Gran Maestro fa a chi ci si sottopone. Dice che perderebbe di efficacia se i nuovi allievi sapessero di cosa si tratta.»
«Qualsiasi cosa sia, spero funzioni.»
«Lo spero anch’io. Senza giri di parole, loro sono i più deboli tra noi.»
«Già a proposito, non te l’ho mai chiesto, perché hai portato Plusle e Minun?»
«Perché sono spie eccellenti. Se avessero voluto, a bordo della Tifone Mow non li avrebbe mai scoperti a rubare in dispensa. Più di una volta mi hanno portato informazioni che credevo fosse impossibile raccogliere.» Rispose Eelektross.
«Non l’avrei mai detto. E Luxray?»
Eelektross si guardò intorno, avvicinò la testa al volto di Raichu e sussurrò «Mi raccomando, è un informazione confidenziale.»
Raichu annuì.
«L’ho scelto come mio successore.» Rispose Eelektross.
«Tuo cosa?!» Chiese Raichu, sorpreso.
«Come a fatto Stunfisk, anch’io ho deciso che dovevo scegliere un successore di cui fare il mio vice. E dato che mio figlio non è un criminale, per fortuna, ho dovuto cercarmi qualcun altro. E Luxray soddisfa le mie condizioni. Lui è giovane, abbastanza abile in battaglia e come criminale. Ha ancora molto da imparare, come dimostra l’incidente del casinò, ma sono convinto che sarà un ottimo capo.»
«Parli come se dovesse essere un evento che accadrà presto.» Commentò Raichu.
«In effetti, ho una mezza idea di ritirarmi. Ho trentotto anni e nella vita ho fatto davvero tanto, quindi sto prendendo in considerazione l’ipotesi di affidare la mia.. Compagnia ad un successore. Ma Luxray deve ancora crescere parecchio prima di poter pensare di prendere il mio posto, quindi fino ad allora non avrò scelta se non continuare a fare il capo. Ma ora parliamo di te. Come procede con il Locomothunder? O con la “Fulmincoda”?»
«Più o meno ho capito il meccanismo che devo usare per unire tra di loro le mosse, ma è comunque difficile. Però miglioramenti ci sono stati. Riesco ad usare più volte il Locomothunder, e la Fulmincoda funziona. Quanto alle altre tre mosse, sono riuscito a perfezionarne una, ma le altre due ancora mi danno problemi.»
«Bene, direi che procede a un buon ritmo, anzi, stai andando davvero in fretta. Com’è possibile che per tutta la tua vita tu non ti sia reso conto di poter unire anche le altre mosse?»
«Ne ho già parlato, ero convinto che il Locomothunder fosse una variante di Locomovolt, quindi non ho mai provato ad unirle. A dirla tutta, non ho mai neanche pensato di poterlo fare.»
«Capisco, capisco. Bene, direi che non c’è altro. Oh, Raichu, vuoi un consiglio? Se vuoi capire che allenamento faranno gli altri, comincia contando gli allievi di questa scuola.»
Raichu lo fissò interrogativo, e ridacchiando Eelektross si allontanò.
 
Piana dei Quattro Loro, 27/06/4783, circa le 18
Dopo tre ore di cammino, i quattro pokémon arrivarono ad un ammasso di casupole abbandonate in mezzo alla vasta pianura di Arenia.
«Bene, siamo arrivati.» Disse il Gran Maestro. A parte il cigolio di un paio di vecchie porte ancora miracolosamente attaccate ai cardini, gli unici suoni erano il vento, l’erba che stormiva e le loro voci.
«Arrivati dove?» Chiesero Plusle e Minun all’unisono, posando le borse.
«Questo villaggio si chiamava Battlecamp Town. Fu abbandonato quasi due secoli fa, quando alcune Accademie si ribellarono contro il re. Da allora, nessuno ci vive più.»
«Ma allora perché siamo qui?» Chiese Flaaffy.
«Oh, io non sarò qui molto a lungo, ma voi sì. Tranquilli, ci sono alberi e cespugli di Bacche tutto intorno, e la fonte al centro del villaggio produce acqua potabile, ho controllato. Fate attenzione ai banditi. Ci vediamo fra una settimana. Non andatevene da qui, o fallirete la prova.» E detto ciò, prima che i tre potessero reagire, colpì il terreno con una Palmoforza, sollevando una nube di polvere. Quando si diradò, i tre erano soli.
 
Electronvolt, palazzo reale, 27/06/4783, circa le 18
Surskit ammirò il grande palazzo reale di Elettria. Non aveva mai visto quello di Laghia, ma aveva sentito alcuni viaggiatori dire che era grande quanto quello, o forse poco più. In ogni caso, a vedersi era davvero imponente.
Mentre gli altri si riposavano un momento, Grump si diresse dalla guardia. Parlò per un po’ con il Manectric. Quando gli ebbe mostrato il messaggio della Coalizione, questi acconsentì a farli passare, e li guidò attraverso il lungo corridoio.
«Preparati Surskit» gli sussurrò Grump «ricordati che quel che dirai sarà fondamentale, visto che eri quello che conosceva meglio il contenuto del foglio.»
Surskit annuì. Era parecchio preoccupato, perché senza i documenti non aveva prove per sostenere quanto affermava.
Gli altri sembravano perlopiù rilassati. “Ovviamente” pensò “loro hanno portato il macchinario del Teletrasporto, io invece ho solo informazioni senza alcun fondamento.” Fu con questo pensiero poco allegro che Surskit guardò la porta della sala del trono aprirsi. Dopo un momento di indecisione, entrò.

 

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CAPITOLO 131: IL DISCORSO DI SURSKIT

 

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Electronvolt, palazzo reale, 27/06/4783, circa le 18
Surskit entrò nella larga sala insieme agli altri, e si guardò intorno.
Davanti a loro, sul fondo della stanza, sedeva un Electivire, il Re di Elettria. “Era nono? O ottavo? Sono certo che me l’abbiano detto.” Pensò. Osservò la singola coda. Raichu gli aveva detto che l’altra il re l’aveva persa quando era un Generale, combattendo con un criminale. Surskit si chiese come fosse andata.
A destra e a sinistra erano schierati gli altri troni. Subito a sinistra, vide il trono-trespolo del Re di Aeria, Braviary. Il re li guardava con attenzione, studiandoli attentamente.
Accanto a lui, riconobbe Kingler XI. Vivendo a Laghia per parecchio tempo, almeno il nome completo di quel Re l’aveva imparato. Non che fosse importante, sull’anello esterno: ormai erano diciassette anni che la gente sapeva ben poco di quel che diceva o faceva il Re. Con la Marina impegnata ad arginare i problemi con l’acqua torbida e la sovrappopolazione, non era certo strano che le Palafitte e l’anello di sabbia esterno fossero quasi staccati dalla capitale.
Dall’altro lato, sedevano tre delle regine di Alvearia. “Beh, suppongo che averne più di una dia questi vantaggi.” Surskit non aveva mai imparato a distinguerle tutte, ma la più anziana, Uen XXXIV, era certamente quella al centro, lo si capiva ad occhio. Dopo il misterioso incidente della Cella di cinque anni prima, in cui erano scomparse undici delle dodici regine, lei era stata l’unica rimasta ad Alvearia, anche se per poco. Surskit sapeva che all’inizio, subito dopo l’incidente, non parlava proprio. E anche adesso sembrava che la sua memoria fosse stata danneggiata, perché perdeva la voce se le si chiedeva cosa fosse successo. Per il resto però era una guida eccellente per le dodici regine.
Ai piedi dei troni, vide alcuni dei famosi Generali, o Ammiragli come venivano chiamati a Laghia. Il Generale R. Lavaggio di Elettria, l’Ammiraglio Empoleon di Laghia, il Generale Forretress di Alvearia, il Generale Aerodactyl di Aeria li fissavano con attenzione. Una mossa verso i re, pensò Surskit, e il gruppo non sarebbe più esistito.
Surskit imitò i compagni, chinando il capo ai re. Poi Grump parlò.
«Vostre maestà, siamo inviati della Coalizione dei Cinque. Vi comunichiamo che i cinque paesi membri della Coalizione hanno accettato di allearsi con voi per combattere la minaccia dell’Organizzazione che mette in pericolo Pokémos.»
«Ne sono estremamente felice, e vi ringrazio per averci portato questo messaggio. Mi chiedo però come mai siate arrivati qui solo voi.» Rispose Re Electivire.
«Noi, signore, siamo una squadra speciale che svolge i compiti più svariati. Siamo qui per installare un Portale di Teletrasporto modello K-721, che viene usato solo dall’esercito. Rispetto ai normali sistemi di teletrasporto in uso nei paesi della Coalizione per gli spostamenti rapidi, non presenta limiti sul numero di pokémon che possono usarlo per spostarsi, consentendo quindi all’esercito della Coalizione di giungere in massa e senza alcun rischio.» Spiegò Gurdurr.
«Ne sono colpito davvero colpito, una simile tecnologia è quasi incredibile. In tal caso, vi prego di installarlo il prima possibile.»
«Sì signore. Gurdurr, Aegislash, cominciate. Io, Specchio e Dustox vi raggiungeremo presto.» Rispose Grump, facendo nel frattempo un cenno ai due, che si inchinarono di nuovo per poi uscire.
«Ora signore, ci sono altre notizie di cui credo dovrete essere informati. Ma il più adatto a parlarvene è il qui presente Surskit.»
Surskit fece un passo avanti, e cominciò a parlare. Cominciò dal principio, ossia dal momento in cui l’Organizzazione aveva distrutto Water Port e lui e Draak erano stati aiutati dal Gruppo. Per dimostrare che diceva la verità, parlò del viaggio fino alla Coalizione dei Cinque, includendovi tutte le informazioni che poteva dare. Poi parlò dell’incontro con Zangoose alla Città Sconosciuta. Spiegò cosa era successo, rimuovendo tuttavia gli Unown ed Houndoom dal racconto, poi spiegò le informazioni che Zangoose aveva dato loro. Infine, descrisse il suo viaggio di ritorno, includendovi l’incidente sulla nave.
Quando ebbe finito, dopo più di un’ora, sulla sala calò il silenzio. Surskit si sentì davvero mancare il fiato. “Io ho detto la verità, ma mi crederanno senza documenti?”.
Alla fine, il primo a parlare fu nuovamente Re Electivire «Quello che dici è incredibile. Eppure, al contempo spiegherebbe molte cose. Il fatto che quello che dici sia irrealistico, al contempo spiega i bizzarri eventi che ci siamo trovati ad affrontare in questo periodo. Inoltre, nessuno racconterebbe una menzogna simile.»
«Per esempio» commentò Re Braviary «con questo si spiegherebbe cosa è successo a Lugia. Se lo scopo del nemico è usare i Loro, possiamo supporre che ci siano riusciti, quantomeno con lui.»
«E, parlando più concretamente» aggiunse Re Kingler «si spiega quel rapporto dal Water Wind Mill in cui uno dei nostri Capitani affermava di aver combattuto un Capitano dell’Organizzazione dotato di più di quattro mosse.»
«Non solo, ma possiamo supporre che questi esperimenti siano dietro la distruzione di Druderfort.» Disse il Generale Forretress.
«Su questo avrei da ridire, Druderfort potrebbe anche essere stata presa con la sola forza del numero. Comunque, ci sono diversi eventi che mi portano a credere a quello che dice il ragazzo. Indubbiamente sei un membro del Gruppo, ti ho visto personalmente, quindi ti posso credere. Il fatto che tu abbia perso quei documenti è un problema, ma se la Coalizione ne possieda una copia questo ci mette al sicuro. Quindi ragazzo, ottimo lavoro.» Rispose Re Braviary.
«Ora, prima di lasciarti andare, credo però dovremo parlare di cosa tu voglia fare adesso.» Aggiunse Electivire.
«Cosa voglio fare, maestà?» Chiese Surskit.
«Esatto, cosa vuoi fare. Sei stato un membro del Gruppo, che per di più a portato a termine una missione estremamente difficile, e per questo meriti indubbiamente un encomio. Quindi, cosa desideri? Posso darti quello che vuoi, purché sia qualcosa di ragionevole.»
Surskit fu colto in contropiede. Aveva preso in considerazione tante situazioni, ma non gli era neanche passato per la testa di poter meritare un premio. Ma cosa voleva lui? “Ai tempi in cui vivevo a Water Port, avrei chiesto un passaggio sicuro per Alvearia. Ma è quello che voglio ancora? Ormai la Predominanza non mi da più problemi, perché dovrei voler tornare su un’isola in mezzo al mare dopo aver visto il mondo sconfinato che c’è fuori da essa? E allora cosa voglio?” Ci mise qualche minuto, ma alla fine capì. Alzò la testa, guardò il re e parlò.
Ascoltandolo, il re sorrise “A quanto pare Eelektross sa scegliere bene i pokémon da cui farsi accompagnare.”
 
Piana dei Quattro Loro, 27/06/4783, circa le 21
«Sono sicuro che sei stato tu!» gridarono Plusle e Minun all’unisono, guardandosi in cagnesco.
«Si può sapere cos’avete da litigare, voi due?» Chiese Flaaffy, fissandoli. Fino a quel momento le cose erano andate bene, e non capiva cosa fosse cambiato.
«Sono sparite le scorte che abbiamo preparato oggi. E visto che io non sono stato, deve essere stato lui.» Risposero i due, nuovamente all’unisono.
«Come sarebbe a dire che sono sparite le scorte?» Flaaffy si accigliò. Avevano una buona quantità di Bacche, raccolte nei dintorni, acqua presa dal pozzo e un fuoco intorno a cui dormire. Non capiva perché uno di loro avrebbe dovuto rubare le scorte.
«Te l’ho detto, non sappiamo chi sia stato, ma sicuramente non sono stato io. E non credo sia stato tu.» Risposero ancora in coro. La cosa cominciava a dare sui nervi a Flaaffy.
«Molto gentili, ma posso chiedervi perché?»
I due si guardarono, poi annuirono «Sei troppo imbranato per non farti scoprire.»
Flaaffy sentì i nervi sul punto di esplodere, poi sbuffò «Bene, per una volta questa cosa mi torna utile. E dire che finora mi aveva causato solo guai sia con mio padre sia alla base.»
«C’è poco da ridere. E poi, se non è stato nessuno di noi, chi è stato?» Chiese Plusle.
Minun rispose quasi subito «E se fosse stato uno dei banditi di cui ci ha parlato il vecchiaccio?»
«Intendi il Gran Maestro Lucario? Sì, può darsi. Ma se fossimo stati scoperti da dei banditi, dubito che si sarebbero limitati a rubarci il cibo e non tutto il resto.» Disse Flaaffy indicando gli zaini, posati accanto al fuoco.
«Già, non me lo spiego.» Annuì Minun.
«Per questo dico che devi essere stato tu.» Rispose Plusle, fissandolo in cagnesco. Minun ricambiò lo sguardo, e i due ripresero a litigare.
Flaaffy fece spallucce. A quanto pareva non c’era niente da fare riguardo a quei due, tanto valeva lasciare che sbollissero. Guardò il cielo. Il sole ormai era tramontato del tutto, non sarebbe andato a cercare bacche di notte. Avrebbero usato le scorte che avevano negli zaini per mangiare il giorno dopo, poi avrebbero cercato altro cibo.
“Però è strano. Se non sono stati loro, chi è stato?”
 
Scuola delle Trecento Arti, 27/06/4783, circa le 22
Raichu si guardò intorno. Ansimante, si pulì il viso dal sudore. Allenandosi, non si era accorto del tempo che passava ed aveva finito per far tardi.
“Spero che ci sia ancora da mangiare.” Si disse. Altrimenti, avrebbe dovuto mangiare qualcosa di freddo ed andare a dormire. “Però ne è valsa la pena. Questa è davvero una tecnica di alto livello. Domani la mostrerò a Lucario.”
Arrivato in cucina, trovò parecchi più pokémon di quanto pensasse. Eelektross stava bevendo al tavolo centrale insieme a Zangoose. Luxray, Emolga e Tri erano seduti al tavolo sinistro a parlare. E Zorua, Trubbish, Lamp ed Abra erano al tavolo di destra. Dopo aver preso un piatto di Bacche arrosto, Raichu si diresse di riflesso verso Emolga e gli altri, ma Eelektross gli fece un cenno.
Raichu si sedette di fronte a lui, accanto a Zangoose.
«Allora Raichu, hai capito cosa intendevo oggi?» Chiese Eelektross.
«No, mi dispiace. Ci ho pensato, ma l’unico che manca all’appello è ovviamente il Gran Maestro, gli altri ci sono tutti.»
«Uhm, gli altri allievi dici? Sì, direi di sì. Dipende però da chi conti.» Commentò Eelektross, facendogli l’occhiolino.
«Da chi…conto?» Chiese Raichu, guardandolo. Non capiva davvero se Eelektross lo stesse prendendo in giro o meno.
«Beh, se non capisci non c’è problema, tanto meglio. Sono certo che il Gran Maestro andrebbe su tutte le furie se sapesse anche solo che ti ho dato questo indizio.»
«Sarà, ma voglio continuare a provare ad indovinare.»
«Allora voglio dirti una sola cosa. Questa prova sembra semplice, ma è pericolosa. Molti di coloro che l’hanno sostenuta si sono poi rifiutati di continuare l’allenamento.»
«Ma perché?»
«Perché chi la applica tende ad esagerare.» Rispose Eelektross. E su quelle parole, si alzò dal tavolo e si allontanò, lasciando Raichu a pensare a quel che gli aveva detto.
“Già,” si chiese Eelektross allontanandosi “cosa faranno loro? Riusciranno a resistere tutta la settimana? Suppongo lo saprò solo quando torneranno.”
Guardò fuori dalla finestra, chiedendosi cosa stessero facendo i tre, poi entrò nella propria stanza.

 

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CAPITOLO 132: I CINQUE DISTRUTTORI

 

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Electronvolt, base dell’S.T., 28/06/4783, circa le 09
«Complimenti Specchio! Non credo che ci sia qualcun altro che chiederebbe una cosa del genere.» Disse Gurdurr, dando al pokémon una vigorosa pacca sulla schiena.
«Davvero? Eppure io ho soltanto chiesto quello che volevo.» Rispose Surskit.
«”Vorrei il permesso di unirmi alla squadra del Capitano Cacturne in via definitiva, per poter combattere per Pokémos come ho fatto finora. Non posso riunirmi ad Eelektross e gli altri, ma quantomeno potrò aiutare da qui.” La tua scelta è stata davvero bizzarra. Al tuo posto molta gente avrebbe chiesto denaro, il permesso di tornare a casa, o altre cose che gli portassero vantaggio.» Commentò Grump, citando Surskit parola per parola.
«Sì, è vero, ma io non volevo questo. Non posso solo tornare ad Alvearia e dire “Ho fatto un bel viaggio, ora mi posso riposare” senza che il mio viaggio sia finito davvero. Se sconfiggeremo l’Organizzazione allora penserò a cosa voglio fare. Fino ad allora, voglio aiutare.»
«Belle parole. Spero solo che non te ne pentirai, Specchio.» Commentò Aegislash, acido. Surskit si chiese per l’ennesima volta cosa gli avesse mai fatto di male per meritarsi un trattamento del genere.
«Non farci caso, io ti ho trovato c-coraggioso.» Disse Dustox. Il cuore di Surskit saltò un colpo, ma il pokémon riuscì a limitarsi ad annuire e ringraziarla.
«Bene, ora che ci siamo tutti complimentati con il nostro nuovo compagno di squadra, passiamo alla missione. Il Teletrasporto sarà attivo in un’ora, e credo i re vorranno esserne informati. Aegislash, Dustox, voglio che andiate a comunicarlo ai re. Credo vorranno esserne informati.»
«Sissignore.» Dissero i due, uscendo.
«Noi tre invece andremo al Teletrasporto per gli ultimi controlli. Se sarà tutto in ordine, attiveremo la macchina e aspetteremo che l’esercito passi da questo lato.»
Surskit annuì, e insieme ai compagni uscì per dirigersi al Teletrasporto.
 
Piana dei Quattro Loro, 28/06/4783, circa le 10
«D’accordo, voglio sapere chi è stato.» Disse Flaaffy, infuriato.
«A fare che cosa?» Chiesero Plusle e Minun all’unisono.
«A rubare tutte le provviste che avevo nello zaino. Eccetto voi due, qui in giro non c’è nessun altro. Inoltre, guarda caso, sono sparite solo le mie.»
«Non siamo stati noi!» Risposero i due.
«Ah no? Allora chi è stato?»
«Non lo sappiamo.»
«Bugiardi!»
«Sei tu il bugiardo! Scommetto che in realtà sei stato tu a far sparire le altre provviste!»
«Non dite sciocchezze!»
«Non dirle tu!»
Un attimo dopo, i tre si stavano accapigliando in mezzo alla città deserta. Ci vollero quasi dieci minuti prima che le cose si calmassero. Quando finalmente si furono calmati, i tre si sedettero ai due lati della fontana al centro del paese.
Flaaffy si guardò il braccio. Si era fatto un taglio con le roccie del lastricato, e la ferita gli doleva un po’. Purtroppo, non poteva farci molto.
Minun e Plusle, in quel momento, gli si avvicinarono.
«Ascolta, forse abbiamo entrambi esagerato» dissero «però devi crederci, non siamo stati noi.»
«Va bene, voglio credervi. Cercheremo di capire chi è il vero colpevole.» Rispose Flaaffy, poi riprese a massaggiarsi il taglio.
Minun gli si avvicinò e posò le mani sulla ferita, e queste presero a luccicare. Pochi attimi dopo, il taglio si rimarginò quasi completamente.
Flaaffy lo fissò sorpreso «Come hai fatto?»
«Per un Minun non è niente di speciale. Basta convogliare l’elettricità nelle mani, poi spingerla lentamente nel corpo del pokémon che si vuole curare, nel punto ferito. In questo modo, l’elettricità stimola le cellule, che vanno a rimarginarsi. Funziona anche con i lividi o i crampi. Purtroppo, non fa recuperare energie, e anzi ne richiede di mie, quindi non è molto utile per recuperare dopo una battaglia»
«Anche tu puoi farlo?» Chiese Flaaffy a Plusle.
«No, è una capacità che possiedono solo i Minun. Il massimo che posso fare io è questo.» Rispose, e cominciò ad emettere piccole scintille dalle mani. Per qualche motivo, quelle luci fecero sorridere Flaaffy.
«Beh, sempre meglio di quello che posso fare io.» Rispose il pokémon. Si staccò un batuffolo di lana e lo lanciò verso i due, che provarono ad afferrarlo. Ci arrivarono nello stesso momento, ritrovandosi attaccati. Quando poi provarono a lasciarlo, la lana sembrò essersi incollata a loro. Per quanto si sforzassero, non riuscirono a staccarla.
«Elettricità statica» ridacchiò Flaaffy «Sui pokémon di Elettria, impedisce di staccarsi. Sugli altri, da una leggera scossa. Non preoccupatevi, vi libererete entro pochi secondi.»
In effetti pochi attimi dopo la lana cadde inerte, penzolando dalle mani dei due.
I tre si guardarono e scoppiarono a ridere. In effetti, quella situazione era davvero comica. Bloccati in mezzo al nulla a discutere delle loro scarse capacità.
«Va bene, direi che ora dovremmo cercare di scoprire chi è che si diverte alle nostre spalle, facendoci litigare.»
«Oh, credo avrete ben altro a cui pensare.» Rispose una voce dietro di loro.
I tre si girarono all’unisono, e si trovarono davanti i brutti ceffi più spaventosi che avessero mai visto.
Erano in cinque. Quello al centro era un Primeape. Era completamente coperto di cicatrici sulle braccia, le gambe ed il volto, inclusa una raccapricciante ferita all’occhio destro, probabilmente creata da un artiglio.
Alla sua destra stavano uno Scrafty ed un Heracross. Il primo era coperto di ferite quanto il Primeape, alcune recenti. Guardandolo bene, Flaaffy si rese conto che gli mancava un dito della mano destra.
L’Heracross invece era messo meglio, anche se la punta del corno era scheggiata ed aveva alcune ferite che si stavano ancora chiudendo completamente alle braccia.
Dall’altra parte li fissavano un Toxicroak ed un Hitmontop, che però non sembravano ridotti male come gli altri. Al Toxicroak mancava la punta di un artiglio, e l’Hitmontop aveva una cicatrice sul petto, ma per il resto erano sani come chiunque altro.
«Chi siete?» Chiese Flaaffy.
«Con calma ragazzino, le domande qui le faccio io. Chi siete voi, e cosa ci fate nel nostro territorio?» Chiese il Primeape.
«Siamo qui per allenarci.» Risposero Plusle e Minun all’unisono. Flaaffy annuì. Forse così li avrebbero lasciati in pace.
Il Primeape sbuffò «Ancora quel maledetto vecchiaccio. Ci ha presi per una scuola? Va bene, allora, siete entrati nel nostro territorio, quindi non c’è altra scelta. Topper, Scarry, occupatevi di loro.»
L’Hitmontop e lo Scrafty si lanciarono su di loro. Il primo prese a ruotare all’impazzata, lanciando un Triplocalcio, mentre lo Scrafty saltò, preparandosi a colpire con un Calcinvolo.
Flaaffy, Plusle e Minun reagirono con prontezza. Flaaffy scartò di lato, evitando il Calcinvolo, mentre Plusle e Minun saltarono rispettivamente a destra e sinistra, evitando l’attacco dell’Hitmontop.
Primeape fischiò, ammirato «Bella mossa. Forse vi ho sottovalutato un po’.»
«Potresti almeno spiegarci perché ci stai attaccando?»
«Oh, è molto semplice. Vedete, ci sono diverse bande criminali che si dividono la Piana dei Quattro Loro. E noi, i Cinque Distruttori, abbiamo una nomea da difendere. Chi entra nel nostro territorio senza chiedere il permesso muore. Niente di personale, sono le regole.»
«Ma è assurdo!» Rispose Flaaffy.
«Oh, non direi. E voi due che state facendo, siete in pausa? Muovetevi.» Gridò Primeape rivolto ai due pokémon. Scarry si rialzò e riprese a colpire, passando però a Cozzata Zen o Metaltesta per colpire Flaaffy.
Intanto Hitmontop riprese a ruotare e colpire con Triplocalcio. Ogni tanto, improvvisamente, si fermava e colpiva con altri attacchi, come Megacalcio o Calciorullo.
Plusle e Minun, combattendo con Topper, finirono per essere colpiti da numerosi attacchi. Riuscirono però a rispondere con diverse Scariche, che fecero arretrare il pokémon.
Scarry e Flaaffy si scontrarono, le Metaltestate che si scontravano con i Tuonopugni.
Dopo cinque minuti, era evidente che i contendenti erano circa alla pari. Che fosse perché Scarry era ancora ferito o perché Topper stava affrontando due avversari, la cosa a Primeape non importava.
«Scarry, Topper, fermi. Evidentemente voi due non siete abbastanza forti da farli fuori in fretta, e io non ho tempo da perdere. Crossbow, Toxyne, ce ne occuperemo tutti insieme e li faremo sparire in fretta.»
«Sì Prime.» Risposero i due, lanciandosi all’attacco. Questa volta, a Flaaffy bastò un’occhiata per sapere che avevano perso prima di cominciare. Cinque contro tre era un numero poco piacevole. Tra l’altro, era evidente che quelli erano tutti esperti nel combattere. Combattere o pagare…
«Aspettate! Se ci offrissimo di curare le ferite di quei due» Gridò indicando l’Heracross e lo Scrafty «Ci lascerete in pace?»
Prime fece un cenno e i cinque si fermarono. Ponderò la cosa per qualche secondo. Erano rimasti feriti combattendo contro una grossa banda nemica, e quelli sarebbero tornati presto e in forze. Se fossero stati in salute, però…
«Va bene. Per oggi, vi lasceremo in pace. Sempre che riusciate davvero a curarli.» Rispose dopo aver riflettuto.
Flaaffy avvicinò il capo all’orecchio di Minun «Ce la farai?»
«Credo di sì, se le ferite non sono irrecuperabili. In quel caso neanche la mia elettricità potrà fare alcunché.»
«Speriamo di no allora.» Commentò Flaaffy. Se non fossero riusciti a curarli, sarebbero morti, era fin troppo chiaro.
Minun si avvicinò a Crossbow, e cominciò il suo lavoro. Flaaffy e Prime non gli staccarono gli occhi di dosso per un momento.
 
Black Hole City, 28/06/4783, circa le 10
«Signore, il segnale è attivo. Possiamo avviare le procedure di trasferimento.»
«Molto bene.» Rispose Gallade «Cominciate a muovere le truppe!» Gridò, e i suoi sottoposti si misero in moto. Poco dopo, le forze della Coalizione cominciarono ad attraversare il portale. Alla testa di ogni esercito si trovavano il Re ed il Generale, insieme ad una schiera di personaggi di grande importanza. Accanto a Re Alakazam, alla sinistra di Gallade, ad esempio, avanzava il Principe Kadabra.
«Si ricordi, principe» disse Gallade «che il Teletrasporto produce energia simile a quella che si trova in quei luoghi preposti all’evoluzione di pokémon come lei. Se non ha una Pietrastante con sé…»
«Non è necessario» gli sussurrò di rimando il principe «Ad un re si addice la propria forma finale, non credi anche tu?»
Gallade colse al volo l’affermazione e ridacchiò «Suppongo quindi che il piano potrà andare in porto?»
«Certo che sì.» Rispose Kadabra, e Gallade si trattenne dal ridere. Quel ragazzo era un’ottima marionetta.

 

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CAPITOLO 133: LA SPIA

 

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Electronvolt, palazzo reale, 28/06/4783, circa le 10
Empoleon si stava preparando per l’incontro con i membri della Coalizione dei Cinque, quando sentì bussare alla porta. Le camere assegnate a lui e agli altri Generali stranieri a palazzo erano molto spaziose, quindi impiegò qualche momento ad aprire. Una volta aperta la porta, si trovò davanti Beedrill ed Azumarill, in attesa in corridoio.
I due lo salutarono ed entrarono.
«Buongiorno» salutò Empoleon «Che succede? Accomodatevi.»
«La squadra che accompagnava il principe Krabby è stata attaccata.» Rispose Azumarill, sedendosi al piccolo tavolo al centro della stanza, imitato dagli altri due.
Empoleon si mostrò stupito, ma in realtà stava ridendo. Quegli idioti non avrebbero potuto incolpare lui, ma era stato merito suo se l’Organizzazione aveva catturato il principe ed erede al trono di Laghia. Avrebbe certamente ricevuto un premio.
«Hai idea di come possa l’Organizzazione aver capito che quello era il convoglio giusto?»
Empoleon fece per rispondere, poi subodorò qualcosa. Il tono di voce di Azumarill era strano, ma forse era solo una sua sensazione «Non saprei» Rispose «Anche se non sappiamo trovarle, sappiamo che ci sono spie dell’Organizzazione qui. Forse qualcuna ha…»
«Impossibile. Per evitare di lasciare prove, abbiamo organizzato tutto io, Galvantula e Blastoise. Persino le squadre non sapevano se stavano accompagnando il vero principe o una copia. C’erano solo altri due pokémon che sapevano qual’era il percorso. Tu e Beedrill.»
Empoleon capì cosa intendeva dire. A quel punto lui e l’altro Generale erano sospetti.
“Non c’è problema. Non ci sono prove contro di me.” Pensò tra sé. Certo, avrebbe dovuto muoversi con più cautela, ma…
«Ma fortunatamente sappiamo esattamente chi dei due sospettare.» Rispose Azumarill, ed inaspettatamente lui e Beedrill si lanciarono su Empoleon con un Acquagetto ed uno Spaccaroccia.
Empoleon reagì prontamente. Tirò un calcio al tavolo, mettendolo tra lui e Beedrill, e colpì Azumarill con un Ferrartigli. I due attacchi si scontrarono ed i due contendenti arretrarono, mentre il tavolino andava in frantumi per l’attacco di Beedrill.
Dalla porta sciamarono decine di pokémon, al cui comando Empoleon riconobbe con stupore il principe Krabby.
«Era un percorso falso vero? Avete usato il principe Krabby come esca, ma in realtà lui non ha seguito quel tracciato.»
«Non ci vuole molto ad inventare una decina di percorsi falsi. Per scoprire la spia, ci è bastato dirne uno diverso a tutti quelli che hanno chiesto.» Rispose Azumarill.
«Non che la cosa mi faccia piacere, ma immagino fosse indispensabile.» Rispose Beedrill, colpendo di nuovo con uno Spaccaroccia che Empoleon schivò al volo, rispondendo con un Perforbecco. L’attacco sfiorò Beedrill, che però riuscì a schivarlo in tempo.
«Empoleon, arrenditi, non puoi sconfiggerci tutti. Sei in arresto con l’accusa di alto tradimento. Se ti consegnerai spontaneamente, intercederò personalmente per la tua vita.» Disse Azumarill.
«Spiacente, ma ho altri piani per il futuro che non siano marcire in una buia cella.» Rispose Empoleon, e si lanciò fuori dalla finestra. Erano al secondo piano, quindi non fu una lunga caduta. Per attutire l’impatto scagliò un’Idropompa verso terra, ma fu comunque doloroso. A quel punto si mise a correre. Aveva non più di una manciata di secondi prima che gli sciamassero dietro,  ma gli bastava riuscire a confondersi fra la folla. Non avrebbero attaccato in un luogo affollato. A quel punto, doveva raggiungere il nascondiglio che l’Organizzazione gli aveva detto di usare se fosse stato scoperto “Il vero re di Laghia non si lascerà catturare da coloro che dovrebbero inchinarsi davanti a lui.” Pensò.
Perché lui era il vero re, anche se nessuno lo riconosceva. I suoi antenati erano stati Re di Laghia 800 anni prima, poi qualcuno aveva ucciso il suo antenato e si era preso il potere. Si erano ritrovati senza il ruolo che spettava loro, e quando secoli dopo suo nonno si era ribellato il re aveva sterminato tutta la sua famiglia per tradimento. “Come se si potesse chiamare tradimento il riprendersi quel che ci apparteneva.” Si disse Empoleon. Lui era stato risparmiato, perché era un bambino, ed era stato allevato insieme a Re Kingler e all’Ammiraglio Blastoise. La cosa lo fece sorridere, ma fu solo un momento. Quelli erano traditori, tutti, traditori o usurpatori. E lui, ultimo della sua stirpe, si sarebbe ripreso ciò che gli apparteneva.
In quel momento vide gli inseguitori dietro di lui, ma ormai ce l’aveva quasi fatta. Si immise nella strada principale, affollata come tutti i giorni a quell’ora, e si confuse in mezzo alla folla.
Vide i pokémon che lo inseguivano cercarlo. Afferrò al volo un Terrorpanno esposto su una bancarella e se lo infilò. Poi prese alcune stradine laterali, per poi immettersi di nuovo sulla strada principale. Ai vecchi tempi, quando giocava ad Hydroheart con Kingler e Blastoise, quella manovra funzionava sempre. Si ricordava ancora quella volta che… “Che diavolo sto pensando?” Si disse.
Riprese a correre, e dopo un po’, ormai senza fiato, raggiunse i Bassifondi. Si infilò nelle vie puzzolenti, ed arrivò al nascondiglio. La porta sembrava essere bloccata da delle assi, ma se si tirava per poi spingere le assi si aprivano e si poteva entrare.
Infine si sedette su un vecchio divano polveroso, chiudendosi la porta alle spalle. Sospirò.
«Non ci vorrà molto prima che arrivino a prendermi. Scommetto che mi accoglieranno con tutti gli onori, in quanto vero Re di Laghia.»
«Scommessa persa. Spiacente, ma ora ci sei inutile, quindi devi morire.» Rispose una voce alle sue spalle.
Empoleon riconobbe la voce, ma non riuscì a girarsi in tempo. Qualcosa lo colpì, Empoleon emise un rantolo, e tutto divenne nero.
 
Piana dei Quattro Loro, 28/06/4783, circa le 11
Minun sbuffò, esausto, e afferrò la borraccia che gli porse Flaaffy. Bevve tutto d’un fiato, mentre Crossbow si rialzò e si fissò i punti in cui prima aveva le ferite, ora scomparse.
«Bene, direi che è tutto.» Rispose Prime.
Un attimo dopo, Scarry e Topper si misero alle spalle di Plusle e Flaaffy, bloccando loro le braccia.
«Forza capo, facciamoli fuori in fretta.» Disse Topper.
«idioti!» Tuonò Prime «Ammetto che sarebbe una bella idea, ma noi abbiamo concluso un affare con loro. E poi, ci basterà tornare domani.»
«Come domani?» Disse Flaaffy.
«Certo che sì. Il patto era che voi ci avreste curato e noi vi avremmo lasciato in pace oggi. Quindi, a domani.» Rispose Prime ridacchiando. Topper e Scarry lasciarono andare i due, poi i cinque uscirono dal villaggio, dileguandosi.
«Bene. Ci rimane il tempo per scrivere un bel testamento.» Commentò Plusle, tetro.
«Non dire così. Forse riusciremo a…» Iniziò Flaaffy, ma fu interrotto dal pokémon rosso «A cosa? A batterli? Li hai visti? Quelli combattono da molto tempo. Molto più di noi. Io sono una spia, come Minun, e tu… beh, non ti offendere, ma hai ammesso tu stesso di essere una recluta incapace.»
«Ma non potremmo andarcene?» Chiese Minun.
«Diccelo tu. Sei nelle condizioni di muoverti?» Chiese Plusle.
«Certamen-» Iniziò a dire Minun, ma provando ad alzarsi crollò di lato.
«Vedi? Hai consumato un sacco di energie per curare quei cinque, e ora fai fatica a stare in piedi. Non possiamo portarti e muoverci velocemente. O credi davvero che potremmo andarcene lasciandoti qui?»
Flaaffy non sapeva che dire. Non potevano andarsene, quindi restava una sola possibilità «Dobbiamo combattere.»
«E come? Vorresti lanciargli della lana per vedere se si attaccano? O vorresti che io li facessi divertire con le mie luci?»
In quel momento a Flaaffy venne un’idea. Era una cosa stupida, ma forse poteva funzionare.
«Forse è quello che dovrai fare.» Disse, e cominciò a spiegare.
Quando ebbe finito, i due lo fissarono «Sei sicuro di stare bene? Vuoi davvero fare una cosa del genere? Perché non ci chiedi direttamente di colpirli con un attacco frontale,  tanto sarebbe la stessa cosa.» Gli dissero all’unisono.
«Se è un suicidio in ogni caso, tanto vale tentare, no?»
Plusle e Minun rifletterono, poi annuirono «Va bene. Spero solo che tu abbia abbastanza lana.»
 
Electronvolt, Punto di Teletrasporto K-721, 28/06/4783, circa le 12
«Sono onorato di fare la vostra conoscenza, miei re, mia regina.» Disse Electivire, stringendo la mano ad ogni sovrano della Coalizione. I Generali fecero la stessa cosa con le rispettive controparti.
«L’onore è nostro. Lei deve essere un re davvero abile se è riuscito a riunire qui così tanti eserciti di altrettanti paesi.» Commentò Alakazam.
«Temo che stiate facendo i complimenti al pokémon sbagliato» rispose Electivire «Il merito del vostro raduno qui va dato in larga parte al Gruppo, che è riuscito a portare avanti la sua missione con la propria abilità.»
«E tuttavia, la formazione del Gruppo è certamente merito vostro. Ma non continuiamo ancora con questo scambio di complimenti. Piuttosto» disse Chandelure «Vogliamo consegnarvi questo.» Disse, e porse a Re Electivire il plico di fogli consegnato loro da Suskit.
«Oh, quindi è questo il famoso rapporto di cui ci ha parlato Surskit, dico bene?» Commentò Electivire, e dopo averlo preso cominciò a leggere.
A mano a mano che leggeva, il volto del re si fece sempre più cupo. Essenzialmente era ciò che aveva spiegato Surskit, ma i dati contenuti nel documento erano molto peggiori.
«Trasformare Pokémos in un portale… che follia. Uccidere tutti coloro che ci vivono per questo è folle. Dobbiamo fermarli, ora ne sono più convinto che mai.» Disse passando il foglio a Kingler
«I dati dell’esercito nemico di allora indicano 400.000 unità certe. Se le cose stanno così, potrebbero essere raddoppiate o peggio in questi anni.» Rispose Machamp.
«Effettivamente è problematico. Dovremo analizzare a fondo questo documento per estrapolarne tutte le informazioni. Forse ci sono anche informazioni su delle spie.» Disse re Kingler, ed Azumarill si rese conto che il re si era scurito in volto.
«Inutile parlarne qui. Meglio dirigerci a palazzo, dove potremo discutere con calma. Vi daremo anche delle stanze.»
I re si mossero, mentre i Generali si fecero indicare dove far stanziare le truppe. Gallade si avvicinò al nuovo principe Alakazam, appena evolutosi, mentre dava le prime indicazioni ai suoi uomini. «Stasera. Dobbiamo agire subito.»
«D’accordo, nessun problema.» Rispose, e Gallade si allontanò alla guida delle sue truppe.
Il principe ridacchiò ed estrasse dalla propria borsa la boccetta di veleno. “Bene tesoruccio, è il momento che tu faccia il tuo lavoro.” Pensò, sorridendo.
Guardò Gallade allontanarsi e sorrise. Sì, quel Generale era davvero la miglior marionetta possibile. Poi si girò e, al seguito del padre, che lo guardò orgoglioso per la sua evoluzione, e si diresse verso il palazzo reale. Osservò la città di Electronvolt.
“Carina. Un bel posto per morire. A mio padre piacerà.” Si disse, e riprese a camminare.

 

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CAPITOLO 134: PARTENZA DEL RE

 

 

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Electronvolt, base dell’S.T., 28/06/4783, circa le 13
«E questo è quanto.» Disse Galvantula, dopo aver terminato di spiegare ai Generali l’organizzazione delle truppe.
«Capisco, capisco. In totale, con l’aggiunta delle truppe della Coalizione, arriviamo a formare un esercito di più di 660.000 unità.» Rispose Gengar.
«A tal proposito, in totale sono 360.000 le truppe arrivate dalla Coalizione, ma mi serve sapere quali sono sotto quale Generale.» Aggiunse Galvantula.
«Certo, certo. 100.000 da Arenia sotto il comando di Medicham; 80.000 da Spettria sotto il comando di Gengar; 70.000 da Oscuria, sotto il mio comando; 60.000 da Velenia sotto Venusaur; ed infine 50.000 da Espia, sotto il comando di Gallade.» Elencò rapidamente Absol.
«Molte grazie. Bene, direi che non c’è altro per il momento.»
«Io avrei una domanda.» Disse Medicham. Fino a quel momento, Galvantula non la aveva praticamente notata, ma la Generalessa di Arenia era sempre rimasta lì ad osservarli.
«Prego, dica pure.»
«Poco fa ci sono stati presentati tutti i Generali dell’Alleanza. Ma a me risultava che ci fossero tre Ammiragli nella Marina di Laghia, non due soltanto.»
«Temevo ve ne sareste accorti. Vi avrei informato comunque, ma avrei voluto aspettare. Per farla breve, si è scoperto che uno degli Ammiragli era una spia nemica. Dopodiché è riuscito a sfuggire all’arresto ed è scomparso. Lo stiamo cercando anche adesso, ma…»
In quel momento, Helioptile entrò velocemente dalla porta e avvicinò la bocca all’orecchio del Generale Galvantula. Questi impallidì, poi si rivolse ai Generali della Coalizione «A quanto pare lo hanno trovato.» Disse con voce roca.
 
Electronvolt, bassifondi, 28/06/4783, circa le 14
Galvantula, dopo aver lasciato i Generali della Coalizione, si diresse spedito verso i bassifondi sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere. Arrivato, seguì Helioptile in quel dedalo di stradine fino a una strada laterale dove trovò Azumarill, Beedrill e Wash.
«Quindi lui è…?»
Wash annuì. Azumarill gli indicò una casa. Sopra la facciata di questa, a grandi caratteri dipinti con una qualche vernice nera, si leggeva “Gentili idioti dell’Alleanza, troverete il Generale Empoleon qui. Distinti saluti, Capitano S-56 dell’Organizzazione.”  Sotto la scritta, era stata disegnata una freccia con la scritta “tirare, poi spingere”.
«Immagino sia stato difficile da trovare.» Commentò Galvantula con voce piatta. Dentro di sè stava esplodendo di rabbia per come un Capitano nemico si prendesse gioco di loro in quel modo, ma non poteva farlo vedere chiaramente. «Entriamo, forza.»
Aprirono la porta, e si trovarono davanti una stanza polverosa, al centro della quale, steso su uno sporco divano, stava il corpo del Generale Empoleon. Si sarebbe detto che stava dormendo, ma l’odore nella stanza non lasciava dubbi.
«Da quanto tempo è morto?» Chiese Galvantula, annusando l’aria, in cui il tanfo di morte si sentiva chiaramente.
«Tre ore, quasi quattro. Lo hanno ucciso nel momento stesso in cui ci è sfuggito. Probabilmente gli avevano detto di nascondersi qui se fosse stato scoperto, e lui l’ha fatto.» Rispose Beedrill.
«Se solo fossimo arrivati prima.» Disse Azumarill. Guardandolo, Galvantula si rese conto che era pallido come un cencio e aveva le lacrime agli occhi «Se solo fossimo riusciti a catturarlo prima. Dovevo arrestarlo, ci aveva traditi, ma non lo odiavo davvero. Siamo stati compagni a lungo. E non oso immaginare come reagiranno sua maestà e Blastoise che lo conoscono da quando erano piccoli. Dannazione, come farò a dirglielo?» Si era davvero lasciato andare in lacrime. Galvantula cercò di immaginarsi al suo posto, e la cosa gli riuscì sgradevolmente bene. Aveva esperienza di amici fraterni che lo tradivano alle spalle.
«Non c’era niente da fare.» Disse Beedrill ad Azumarill «Abbiamo cercato di farlo arrendere e lui è scappato. Ha scelto da solo di venire qui, ha scelto da solo di consegnarsi all’Organizzazione, ed ha scelto da solo di non fidarsi di noi. Se avesse saputo qual’era la scelta giusta, si sarebbe consegnato. Tu stesso gli avevi promesso di intercedere per la sua vita, ma lui non ha voluto crederti e ne ha pagato le conseguenze. Piangilo pure se vuoi, ma ha scelto da solo come morire.»
Per Azumarill quello era troppo. Tirò a Beedrill un pugno. Non una mossa, ma un semplice pugno al petto che lo scagliò all’indietro «Cosa vuoi saperne te?! Lui era un mio compagno, non posso certo accontentarmi di un blando “Ha scelto da solo”! O vuoi forse dirmi che se morissero i tuoi due compagni Generali la prenderesti così?!»
Beedrill si rialzò con calma, senza dar segno di aver subito qualche danno «Ti chiedo scusa. Ho male interpretato la tua situazione. Ero convinto fossi dispiaciuto di non averlo catturato, ma vedo che invece sei dispiaciuto sinceramente per la sua morte. Ti prego di perdonarmi, ho parlato come se si fosse trattato di un criminale qualsiasi, senza pensare che era qualcosa di più. Ancora una volta, ti prego di accettare le mie scuse, Generale Azumarill.»
Azumarill annuì «Ti chiedo scusa anch’io, ho reagito male a quelle che volevano essere parole di conforto. Ti prego di perdonarmi, Generale Beedrill.»
I due allungarono gli arti, poi Azumarill strinse la zampa intorno al pungiglione di Beedrill.
Galvantula assistette alla scena colpito. Sapeva che Laghia ed Alvearia non andavano d’accordo. Chissà, magari quella avrebbe potuto essere una prima, lieve scossa verso un cambiamento nei rapporti tra i due paesi.
«Bene, ora porteremo via il corpo di Empoleon.» Riprese Azumarill «Come da tradizione, lo seppelliremo in mare, quindi, Generale Galvantula, la prego di permetterci di formare una piccola squadra, tra noi e i soldati più fidati di Empoleon, per poter trasportare la salma fino al mare.»
«Voi potete andare, immagino sia voi due che il Re, e vi daremo una scorta. Ma ad essere sincero, mi preoccupano i soldati di Empoleon, quanto meno i suoi, come li chiamate, ViceAmmiragli. Non vorrei che fossero anche loro traditori.»
«Ho provveduto personalmente ad interrogarli, poco prima del tentato arresto di Empoleon. Nessuno di loro mi ha dato alcun motivo di dubitare di loro.»
«In tal caso ve lo concedo. Prendete con voi i soldati che vi servono e andate.»
«La ringrazio, Generale.» Rispose Azumarill. Poi chiamò alcuni soldati, che erano in attesa fuori. Questi avvolsero con un telo il corpo di Empoleon e lo portarono fuori, seguiti dai Generali presenti.
Galvantula sperò che con quello le spie dell’Organizzazione fossero finite.
 
Electronvolt, palazzo reale, 28/06/4783, circa le 15
«Dove sta andando padre?» Chiese il Principe Alakazam quando, proprio mentre stava per bussare alla porta del Re, trovò questi ad aprirgli.
«Oh, Kad… voglio dire, Alakazam. Sto andando a salutare Re Kingler. C’è stato un incidente, anche se ancora non conosco tutti i dettagli, e deve partire per Volt Port, quindi è mio dovere essere presente alla partenza.»
«Che peccato padre, speravo potessimo avere qualche minuto a quattr’occhi. Ho trovato questo nuovo Succo di Baccauva da una delle città di Elettria, Elecvine mi pare si chiami, e…»
«Ti ringrazio figliolo, ti prometto che provvederò a trovare qualche minuto per te il prima possibile. Non oggi però, devo stringere tutta una serie di accordi. Domani forse. Ti farò chiamare appena potrò, te lo prometto.» Gli rispose, e si allontanò.
Alakazam fece spallucce. A quanto pareva, non sarebbe stato quel giorno. Ma in fondo, cambiava ben poco. Il veleno era pronto, doveva solo trovare il modo per darglielo.
“E appena l’avrò fatto…” E si sfregò le mani, soddisfatto.
 
Electronvolt, Porta Est, 28/06/4783, circa le 16
Electivire osservò il gruppo che avrebbe accompagnato Re Kingler. Dato che Empoleon era un traditore, non avrebbe ricevuto ovviamente gli onori che si sarebbero dati ad un Generale. Perciò, a seguirlo non era un lungo corteo funebre, ma pochi pokémon. Avrebbero seguito il fiume fino alla foce, e lì a Volt Port avrebbero dato il funerale marino ad Empoleon.
Re Kingler era in lacrime. Nonostante il suo amico si fosse rivelato un traditore, aveva detto a Re Electivire, per lui restava ancora il fratello adottivo con cui era cresciuto.
Accanto al re stava il Generale Blastoise. Anch’egli era stato amico d’infanzia dei due, ed era triste quanto Re Kigler, ma aveva fatto del suo meglio per nasconderlo.
Il Generale Azumarill era in disparte. Dei tre, lui era quello che conosceva da meno tempo Empoleon, ma aveva comunque i segni del pianto intorno agli occhi.
“Immagino che sia stato un bravo pokémon, prima di passare dalla parte dell’Organizzazione. Chissà perché ha voluto lasciare tutto ciò per il nemico.” Si chiese Electivire. Ma d’altronde, non si poteva mai sapere cosa potesse spingere qualcuno a tradire. Potere, denaro, desiderio, odio, vendetta, c’erano tante ragioni che potevano far rivoltare qualcuno contro i compagni.
Intorno a loro, c’erano quattro altri pokémon della Marina di Laghia. Erano i quattro ViceAmmiragli che avevano combattuto sotto il comando di Empoleon.
“E adesso uno di loro prenderà il suo posto, com’è giusto che sia. E sperando non si comportino come lui.”
Il ViceAmmiraglio Frogadier stava piangendo. Era il più giovane dei quattro, e a quanto aveva sentito vedeva l’Ammiraglio come un padre. “Chissà che colpo deve avere subito.” Si disse.
Accanto a lui, con il braccio sulla spalla, stava, un Politoed, il ViceAmmiraglio Polid. Anche lui appariva enormemente triste, ma così su due piedi Re Electivire non sapeva se lo fosse davvero o no.
Dall’altra parte il ViceAmmiraglio Colst, un Cloyster, era pronto in acqua, accanto alla barca con cui avrebbero raggiunto la foce. Sull’altro fianco della barca, stava il ViceAmmiraglio Milotic, una famosa combattente della Marina. Electivire aveva sentito dire che fosse lei quella più probabile a succedere ad Empoleon, ma non sapeva se fosse vero. In ogni caso, la scelta sarebbe stata del Re.
“Spero che vada tutto bene.” Si disse Electivire. Se ci fosse stato un qualche incidente, sarebbe stato un disastro. La Marina di Laghia era già nel caos così. I due Ammiragli avevano provveduto a placare gli animi, nascondendo tutto e comunicando solo che l’Ammiraglio Empoleon era stato ucciso dall’Organizzazione, senza comunicare il resto. Ma le voci si erano ovviamente diffuse comunque. Tra i soldati che avevano partecipato all’attacco a palazzo c’erano componenti di tutti gli eserciti, e non c’era stato verso di zittirli tutti. Il meglio che erano riusciti a fare era zittire chi ne parlava, ma ormai erano in troppi a sapere che l’Ammiraglio Empoleon era un traditore.
“Spero solo che sia la fine di questa storia.” Si disse Electivire.
Re Kingler, gli Ammiragli e i due ViceAmmiragli si imbarcarono sulla nave, mentre gli altri due si disposero a destra e sinistra della nave, che prese il largo.
I Re fissarono la nave partire verso sud. Electivire augurò loro mentalmente di avere un viaggio tranquillo, poi si diressero di nuovo verso il palazzo reale. Avevano molte cose di cui discutere. Dovevano accordarsi sull’organizzazione delle truppe. “E ho un’idea per questo da sottoporgli.” Pensò il Re.

 

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Pubblico oggi in modo che la prossima settimana il capitolo esca in un giorno speciale ;)
E ricordatevi che esiste il Q&A, l'ho appena spolverato  :angry:  quindi usatelo.

 

 

CAPITOLO 135: CAMBIAMENTI DI PIANO

 

Spoiler

Da qualche parte ad Elettria, 28/06/4783, circa le 20
«Quindi è vero signore?» Chiese Ampharos a Durant sollevando le zampe dal tavolo da lavoro, su cui stava costruendo i pezzi per una nuova macchina per le Megapietre.
«Esattamente. Hanno deciso di spostare l’inizio della vera offensiva al prossimo futuro. Come mai me lo chiedi?»
«Niente di che signore, semplice curiosità.» Rispose il Professor A., riprendendo ad armeggiare con i pezzi, ma il suo pensiero era molto diverso. “Dannazione, tanti saluti al mio piano di fuga fino a quel momento. Sembrava mancasse poco all’inizio della guerra vera e propria, invece ora…” Improvvisamente tra le sue mani si scatenò una piccola scarica, che gli fece scivolare dalla mano l’oggetto metallico, che cadde sul tavolo.
«Si concentri professore, non è da lei causare un cortocircuito per il montaggio di un pezzo così facile.»
«Mi scusi signore.» Rispose Ampharos, riprendendo in mano il macchinario. “Con calma, unisco i due poli e…” E le due parti dell’oggetto emisero un rumore secco e si saldarono insieme.
Il Professor A. posò il pezzo e si chiese quante Megapietre avrebbe creato per l’Organizzazione una volta fosse stato montato. Poi scacciò il pensiero “Non ci pensare, concentrati. Ricorda che forse quello stesso pezzo ti ha dato anche la possibilità di salvarti.” Si disse, sfiorando la Megapietra che aveva nella tasca del camice.
 
Piana dei Quattro Loro, 29/06/4783, circa le 06
Flaaffy stava facendo la guardia quando vide i cinque correre verso la città. L’Heracross volava, mentre gli altri quattro correvano, Prime in testa.
Entrarono di corsa dal passaggio principale, ben sapendo di essere stati visti. Proprio come Flaaffy sperava. Si posizionò dall’altro lato della città, in un punto in ombra. Era ancora presto, e le prime luci dell’alba stavano illuminando la piana, quindi nella posizione in cui si trovava era in ombra.
I cinque si fermarono e Prime si fece avanti «Bene ragazzino, niente di personale, ma sono le regole, dobbiamo far fuori te e i tuoi amici. Altrimenti con che faccia potremmo affrontare le altre bande criminali? Se vi lasciassimo andare daremmo un pessimo esempio.»
«E allora sconfiggeteci.» Rispose Flaaffy “Spero che funzioni, spero che funzioni, spero che funzioni…” Disse tra sé e sé.
«Con piacere. Scarry, Topper, uccidetelo.» Ordinò. I due si lanciarono verso di lui. Coprirono la distanza che li separava in pochi secondi, gli balzarono addosso e… si bloccarono a mezz’aria.
Prime sgranò gli occhi. I due si agitavano, ma sembrava che non sortisse effetto. Inoltre, si rese conto, stavano anche subendo degli attacchi elettrici, a giudicare dalle scintille che gli circondavano il corpo.
«Come…?» Si chiese «Non importa. Crossbow, Toxyne, andiamo. Non so che trucco sia, ma riusciremo sicuramente a superarlo.»
I tre si lanciarono. Coprirono la distanza che li separava da Flaaffy. Crossbow fu il primo a venire bloccato, poi toccò a Toxyne. Primeape arrivò a scagliare un pugno, ma si bloccò. Qualcosa lo tratteneva, impedendogli di muoversi.
“Ma cos’è?” Si chiese. Guardò il Flaaffy. Aveva la lana sulla testa e sul collo scarmigliata, e sembrava ne mancassero dei pezzi.
Prima di poter pensare a cosa significasse, una scarica elettrica travolse Prime. Non era stato il Flaaffy a scagliarla, ma non c’era nessun altro in vista.
Una seconda scarica. Una terza. Sentì un colpo dietro l’altro, come se gli stessero scagliando contro gli attacchi incessantemente, ma non si vedeva nessuno. Dai rumori che sentiva, Prime capì che anche i suoi compagni stavano venendo colpiti.
Poi, improvvisamente, il sole dell’alba illuminò il vicolo laterale, e Prime vide che intorno al suo corpo erano avvolti fili. Fili sottili, abbastanza lunghia da andare da un lato all’altro della stretta stradina.
«Questi fili sono…»
«Lana di Flaaffy. Ci ho messo un sacco a districarli e ottenere dei fili sottili, ma è un arte che a quelli della mia specie viene insegnata quando ancora siamo Mareep e non riusciamo a camminare su due gambe. Ho cercato di farne delle reti decenti, ma in tutte ci sono parecchi grossi buchi. Ho avuto paura che mi colpissi.» rispose Flaaffy annuendo, mentre una nuova scarica colpiva Prime.
«Ma perché non riesco a romperli? Sono solo fili.»
«La lana di Flaaffy è resistente finché è carica di elettricità. Normalmente, questo vuol dire per pochi minuti dopo che si stacca dal nostro corpo. Ma sai, esistono due pokémon in grado di concentrare l’elettricità nelle zampe anteriori. E se da lì la scaricano nei fili, questi rimangono carichi, resistenti. Inoltre conducono l’elettricità. Basta che scarichino in un filo della rete, e l’attacco si trasmette attraverso di essa e a tutto ciò che tocca. Almeno, questa è la teoria che mi è venuta in mente usando i vaghi ricordi degli insegnamenti che mi diede mio padre quando ero piccolo. Sinceramente, credevo di ricordare male e che sarei morto, ma tentare era sempre meglio che lasciarmi ammazzare, no?» Rispose Flaaffy, sorridendo.
Prime girò la testa, mentre ancora una volta una scarica lo colpiva passando attraverso i fili. Si rese conto di avere il braccio destro e le gambe completamente bloccate. Riusciva a muovere il sinistro, ma se avesse provato a colpirlo probabilmente il Flaaffy sarebbe riuscito a schivarlo, o peggio si sarebbe ritrovato impigliato nella rete. Faceva fatica a scorgere i fili rosa, anche con il sole che li illuminava. Si sarebbe trovato impigliato sicuramente. A peggiorare la situazione, parecchi fili passavano anche tra una rete e l’altra. Se si fosse mosso, avrebbe finito per impigliarsi ancora di più. Sicuramente era quello che era successo a Scarry e Topper all’inizio. Saltando, si erano trovati avvinghiati ai fili e non erano riusciti a staccarsi.
«Però non puoi toccarci. Prima o poi i tuoi amici si stancheranno. E allora…» ma Flaaffy lo colpì con un Tuonopugno. Non solo non rimase bloccato, ma proprio in quel momento una scarica attraversò i fili, danneggiando ancora di più Prime.
«Ma come Giratina hai fatto a non subire danni dalla scarica?!» sbottò Prime.
«La pelle di noi Flaaffy è un isolante. Non funziona con le mosse normali, ma l’elettricità accumulata dalla lana si disperede quanto basta. D’altronde, se non avessimo questa pelle ci fulmineremmo in continuazione.»
Prime fissò gli altri. Crossbow e Scarry erano già andati, e Topper e Toxyne non avrebbero retto ancora a lungo. A confermarlo, una nuova scarica colpì i tre, e Topper svenne. Rimase lì, in piedi ma chiaramente svenuto.
«Va bene, basta così. Mi arrendo. Abbiamo perso.» Rispose Prime. Non riusciva a crederci, aveva battuto qualunque avversario avesse osato sfidarlo, e ora si faceva sconfiggere da una rete di fili di lana e la scariche di tre microbi.
«Bene. Tu e l’altro rimarrete legati, ma gli altri tre li libererò.» Rispose Flaaffy. Passò attraverso la rete, probabilmente attraverso un buco, e prese ad armeggiare con i fili. Scarry e Topper calarono a terra lentamente, e poco dopo anche Crossbow cadde a terra, anche se più in malo modo rispetto agli altri due. Prime sentì chiaramente il Flaaffy mormorare le sue scuse mentre trascinava il grosso pokémon svenuto e lo portava in un angolo.
Prime sentì allentarsi un poco i fili, ma sentiva ancora una lieve scarica elettrostatica. Probabilmente il Plusle e il Minun avevano ridotto la quantità di elettricità emessa, per poterli tenere legati senza consumare tutte le loro forze.
Infine, Flaaffy li legò entrambi, usando le reti come corda, e li trascinò in un angolo. A quel punto le reti avevano perso del tutto la loro precedente resistenza, ma Prime si rese conto di non riuscire comunque a romperle.
«Bene, e ora facciamo le domande.» Disse Plusle, che nel frattempo era sceso dal suo nascondiglio sul tetto delle case insieme a Minun.
«E cosa vorreste sapere?» Chiese Prime.
«Molto semplice. Come conosci il Gran Maestro? Come sapevi che eravamo qua? E perché dovevi ucciderci a tutti i costi?» Rispose Minun.
«Sapevo che eravate qui semplicemente perché questo villaggio abbandonato è uno dei posti che usiamo come base. Vi ho già spiegato che se vi lasciassi andare le altre bande della zona potrebbero pensare che ci siamo rammolliti ed attaccarci. Quanto a come conosco il vecchiaccio, sono affari miei.»
«Siete stati voi a rubarci il cibo, il giorno prima di attaccarci?» Chiese Flaaffy.
«Non so di che parli. Se vi avessimo trovato, vi avremmo ucciso prima, non credi?»
«Ma allora chi è stato?»
«Sono stato io.» Disse una voce dietro di loro. I tre si girarono, e si trovarono davanti il Gran Maestro, in piedi davanti a loro, l’osso tra le mani.
 
Da qualche parte a Elettria, 29/06/4783, circa le 07
«Quindi, cosa devo fare con te?» Chiese il Capo dell’Organizzazione al pokémon che aveva davanti. Era un Dewgong, di quelli che venivano definiti cromatici. Il Capitano S-56 della sua Organizzazione.
«L’ho detto anche al Generale, signore, mi è stato ordinato di decidere cosa fare del Generale Empoleon. E una spia che è stata scoperta è solo un accessorio inutile.»
«Era comunque un valente soldato.» Gli fece notare il capo.
«Se lo fosse stato non sarebbe morto, non crede signore?» Rispose il Dewgong.
Per un secondo il Capo dell’Organizzazione non rispose, poi scoppiò a ridere. «Ahahahahahah, hai proprio ragione. Sentito Generale Float? Mi sembra che abbia perfettamente ragione, non credi?»
«Indubbiamente signore, ma ho creduto fosse il caso di sottoporle la questione.» Rispose il Generale. Era un Floatzel, una enorme cicatrice che gli tagliava il muso in orizzontale, formando un arco.
«Bene, bene. Ewgon, ti invito a non ripetere più azioni del genere. Passi uccidere un nemico, o una spia che si è fatta scoprire come in questo caso, ma un messaggio del genere rischia di fare una brutta impressione ai nostri soldati. Non voglio certo che credano che potremmo ucciderli in ogni momento. Tuttavia, non ho intenzioni di punirti. Vedi di controllarti e basta. Ora puoi andare. Tu no  Float, c’è una cosa di cui voglio parlare.»
Mentre Ewgon usciva, il Floatzel si fermò. Quando la porta si fu chiusa, il capo parlò «Sarò rapido. Come procedono gli addestramenti? Ritieni sia stata una buona idea quella del Diciassettesimo?»
«Sì signore. Il nemico è convinto che ci stiamo muovendo, e non può abbassare la guardia, e intanto noi possiamo addestrare il nostro esercito. Vorrei avere elaborato io stesso una strategia simile.»
«Ottimo, puoi andare.» Rispose il Capo. Float chinò il capo e scomparve. “Dovrebbe smetterla di giocare in questo modo con i poteri che gli abbiamo dato. Dovrebbe prendere esempio da Wobros e Salamence, quei due sì che sono equilibrati. Ma forse è la differenza tra M ed S.” Si disse il Capo, ridacchiando.
Guardò fuori dalla finestra, dove la cascata che la ricopriva deformava il passaggio, e rise.
«Così vicino, eppure così lontano. Devo davvero complimentarmi con Arceus. Ha reso difficile la parte facile, dandomi uno stupendo ultimo ostacolo. Mi ricorda tanto di…» Poi ammutolì.
“Inutile pensarci. Anche quel mondo sarà mio. Lo saranno tutti, nessuno escluso. Pokémos è un piccolo prezzo. Un mondo che non funziona per tanti che funzionano. Peccato che solo Durant e i Generali capiscano la mia logica. Ma un giorno non sarà più così”. Pensò, riprendendo a guardare fuori dalla finestra.

 

Modificato da Darken
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Buon secondo anniversario Pokémos!

 

Oggi, 2 luglio 2015, sono passati esattamente due anni dal giorno in cui ho pubblicato il primo capitolo di Pokémos. E visto che il primo me lo sono perso, mi pare giusto ringraziare e festeggiare.

Cominciamo con i ringraziamenti. Voglio ringraziare ancora, come ho fatto nel capitolo 100, tutti coloro che recensiscono regolarmente la storia. Grazie Ronfo, Dragozard, The Only One, Cryses, Artorias e Scorpion. Un altro ringraziamento particolare va a coloro che non recensiscono sempre, ma si fanno sentire regolarmente, come Andre MCPro o MasterAle, e ai nuovi recensori come Tauremir. Ringrazio anche coloro che seguono la storia senza commentare (Ma vorrei davvero leggere i vostri commenti per sapere cosa pensate, devo ammetterlo). Ringrazio anche tutti coloro che, cominciado a leggere dopo, sono arrivati fin qui. Perché davvero, dovete avere una gran pazienza.

Un ringraziamento speciale va ad Ashura e Midori. Ashura che scrive le mappe e le genealogie, che ha creato il GDR ed altro. Midori che, nonostante tutti gli impegni dell’università , ha accettato di disegnare il fumetto (ve lo prometto, un giorno lo leggerete, dovete solo avere pazienza).

Ma passiamo ai festeggiamenti. In questa discussione (http://www.pokemonmillennium.net/forum/topic/93805-darken-pok%C3%A9mos-secondo-anniversario/) troverete le varie attività . Non sono niente di che, davvero. Un sondaggio e un piccolo contest.

Infine, per i lettori di EFP, linko le discussioni che loro non possono leggere essendo su un altro sito: il Q&A (http://www.pokemonmillennium.net/forum/topic/50161-darken-pok%C3%A9mos-qa/) e il GDR (http://www.pokemonmillennium.net/forum/topic/83841-darken-pok%C3%A9mos-gdr/).

Ringrazio ancora tutti coloro che mi seguono e leggono ogni settimana. Non ci fosse stati voi, avrei lasciato perdere anni fa. Grazie per il supporto.

 

Darken

 

 

E ora, senza altri indugi

 

 

 

CAPITOLO 136: IL GRAN MAESTRO

 

 

 

Spoiler

Da qualche parte ad Elettria, 29/06/4783, circa le 08
«Buongiorno Blaziken» salutò Breloom, percorrendo il corridoio.
«Buongiorno a te Breloom, come va? Di nuovo in missione con Roserade?»
«Non so perché, ma la mia bellis… voglio dire, Roserade chiede spesso di avermi assegnato come compagno di squadra. Una volta mi avrebbe reso felice, ma dopo che abbiamo rivisto il capitano Cacturne, beh…» e sospirò in modo eloquente «Ma parliamo d’altro. I nostri Tenenti hanno detto qualcosa? Vorrei che si sbrigassero a tornare.»
«Stanno terminando di prendere il comando della Piana dei Quattro Loro. Sono 4000 unità nuove, vorresti buttarle via?»
«No, ma vorrei che fossero qui. Chesn e Shao-mi mi farebbero comodo.» Rispose Breloom.
«Come a me farebbero comodo M’bor e Monlee, ma dobbiamo aspettare. E poi se devo essere sincero vorrei lasciare le scuole aperte finché posso.»
«Io no. La Scuola del Pugno Vegetale è stata un bell’intermezzo, ma sto molto meglio qui, a combattere in prima linea.»
«Oh, su questo siamo d’accordo. Noi del Calcio Ardente arriviamo primi da anni, e la cosa mi fa piacere, ma non avrò problemi a chiudere la scuola. In fondo, era solo una copertura.»
«Mi sa che riceveremo un encomio, no? Tra le nostre due scuole e la Piana sono quasi seimila nuovi pokémon per l’Organizzazione.»
«Sicuramente sì. Beh, speriamo che quei quattro facciano in fretta. Ora scusa ma devo andare. Domani è il giorno in cui Houndoom esce dalla detenzione e hanno chiesto a me e altri di essere presente. Non vorremmo che fosse, beh, instabile. Se facesse del male al Professor Durant sarebbe un guaio.»
«Ah, come se alla base ci fosse qualcuno in grado di battere quel Durant, a parte il capo e forse un paio di Generali. Che spreco che si sia dato alla scienza. Comunque ti saluto anch’io, devo raggiungere Roserade.»
«Buon appuntameeeento!» Civettò Blaziken, allungando di proposito la e.
«Oh, sì, sono certo che ogni ragazza non vede l’ora di farsi accompagnare a distruggere un carico di rifornimenti dell’Alleanza.» rispose Breloom ridacchiando «Ciao, ci vediamo.» Aggiunse, per poi sparire dietro l’angolo.
Blaziken si allontanò “Bene, è stato un piacevole intermezzo. Ora però ho da fare.” Si disse.
 
Piana dei Quattro Loro, 29/06/4783, circa le 08
Il Gran Maestro sorrise, osservando i due, poi fissò Prime e a Flaaffy non sfuggì il palese sorriso di scherno sul volto del Lucario.
«Buongiorno Prime. Ti vedo un po’stanco, quindi non preoccuparti, stai pure seduto.»
«Buongiorno a te vecchiaccio. Vedo che non ti sei ancora rimbambito tanto da dimenticare come si fa apparire un’Ossoraffica.»
«Oh sì, e so anche usarla ancora.» Rispose, puntando l’osso contro Prime e colpendo cinque volte in rapida successione. Flaaffy credett che avesse colpito Prime, invece l’unica cosa a rompersi furono i fili che legavano Prime, che scivolarono a terra, in pezzi. “E tanti saluti a una notte di lavoro.” Si trovò a pensare Flaaffy.
«Sì, non male per un vecchietto che dovrebbe andare in pensione.» Rispose Prime, poi i due si strinsero la zampa «Lo sai, è sempre un piacere rivederti.»
«Anche per me, Prime.» Rispose il Gran Maestro.
«Ehm, scusate» si intromisero Plusle e Minun «Se non siamo di troppo disturbo, potreste spiegarci cosa sta succedendo precisamente?»
«Ma certo» Rispose il Gran Maestro «Anzitutto mi complimento con voi. Solo Eelektross e mio figlio ci hanno messo di meno a superare la seconda parte dell’allenamento. Due giorni sono un tempo a dir poco ridicolo. Ti sei rammollito Prime.»
«Questo non voglio sentirmelo dire da un vecchio che cammina con il bastone.»
«In secondo luogo, ora vi spiego. La prova della Piana dei Quattro Loro, anche se varia in base agli esaminati, serve a mettere alla prova le vostre capacità. Nel caso di gruppi come il vostro, nella prima fase li faccio litigare. Li metto uno contro l’altro con piccole cose, tipo cibo che scompare. In questo modo capisco anzitutto se il gruppo è in grado di cooperare. Da voi ho avuto risposta affermativa. E a quel punto entrano in scena loro, la seconda fase.»
«Aspetti, vuol dire che non sono banditi veri?» Chiese Flaaffy.
«Cos’è, vuoi offendere ragazzino? Non hai mai sentito parlare dei Banditi della Piana Orientale? Beh, scolpisciti in mente questo nome.» Sbottò Prime.
«Prime, come anche i suoi scagnozzi, sono miei vecchi allievi. Non posso dire di essere del tutto contento della strada che hanno preso, ma almeno si rivelano utili.»
«Allora non ci avrebbero uccisi, vero?»
«Certo che l’avremmo fatto. Quanti te ne ho fatti fuori? Sei?»
«Quattro, non gonfiare i numeri, e altri dodici non potevano più combattere. Ma d’altronde io li avevo avvertiti, sono stati loro ad accettare. Ciò non cambia che tu potresti evitare di calcare così tanto la mano.»
«E tu potresti cercare un modo alternativo di addestrare i tuoi allievi. E non ricominciare con la storia che tuo padre li faceva combattere con almeno dieci…»
«Scusate, la vostra discussione è sicuramente interessante, ma a noi non interessa.» Rispose una voce. I presenti si girarono verso di essa. Quattro pokémon erano in piedi al centro del villaggio. Un Chesnaught, alla sua destra un Emboar, e davanti a loro un Mienshao ed un Hitmonlee.
«Ancora voi! Per l’ultima volta, non ci uniremo al vostro assurdo esercito, né vi consegneremo il nostro bottino.» Rispose Prime.
“Esercito?” Pensò Flaaffy.
«Oh, invece lo farete, con le buone o con le cattive. Chi ci fermerà, due pokémon feriti e tre svenuti? Oppure un vecchietto con tre ragazzini al seguito.» Rispose il Mienshao, ed i due dietro risero. L’Hitmonlee invece rimase in silenzio.
«Ehi Prime, questo credo di dovertelo. Voi tre, seguite bene le mie spiegazioni.» Disse il Gran Maestro, scattando verso il nemico. Riuscì a penetrare in mezzo ai quattro, ma quelli dovevano essere in guardia, perché quando il Gran Maestro scagliò le Ossoraffiche riuscirono in qualche modo a tirarsi indietro quanto bastava per evitarlo.
 «E per rispondere alla tua domanda, Shiao-Mi, non saremo noi. Sarà solo il vecchiaccio.» Rispose Prime, ridendo di gusto.
«La vedremo.» Rispose il Mienshao, lanciandosi contro il Gran Maestro.
«Bene ragazzi, questo è quello che si definisce assalto. Come ben saprete» spiegò il Gran Maestro schivando l’attacco come se non l’avesse neanche notato «il primo attacco è fondamentale. Se l’avversario è il primo a colpire, però, basta schivarlo e avrete la sua schiena alla vostra mercé.» Rispose, allungando il palmo verso la schiena del Mienshao, per colpire con un Palmoforza che scagliò via il pokémon.
«Parole sagge. La schiena è un grosso punto debole.» Rispose una voce dietro di lui, e l’Emboar calò un Martelpugno.
«Come vedete mi stanno attaccando approfittando del mio colpo precedente. E visto che è troppo vicino per schivarlo» rispose il Lucario sollevando l’osso, che si mise tra lui ed il pugno «conviene piuttosto bloccarlo. In genere, è meglio usare un attacco, per avere maggiore potenza. E ora che l’avversario è impegnato a bloccare il colpo, potete attraversare la sua guardia in quel punto e colpirlo.» Spiegò, e una Palmoforza centrò in pieno petto l’Emboar, che fu scagliato contro un muro.
«Bella mossa, ma come farai contro di me?» Chiese il Chesnaught, caricando con un Mazzuolegno, usando le punte sulla schiena. Quando il Gran Maestro colpì con l’osso per bloccare la carica, essa colpì l’armatura senza fare danni, riuscendo appena a fermarlo. Dietro di lui, sentì un rumore, e si abbassò. Un attimo dopo, un Calciorullo passava sopra di lui, mancandolo di poco.
«Una difesa eccezionale ed un attacco molto veloce, quando si combatte contro una coppia di nemici è un rischio che bisogna saper contrastare. Ma da questa posizione, potete facilmente scivolare sotto la guardia del nemico con la difesa più forte» commentò il Gran Maestro. Si sollevò e Chesnaught si trovò il suo palmo proprio sotto il mento. La nuova Palmoforza fece crollare all’indietro il pokémon.
Il Lucario si rialzò ed osservò l’ultimo avversario. «Durante una lotta» disse, e l’Hitmonlee capì che si rivolgeva ancora agli allievi «Bisogna sapersi fare un’idea del nemico. E se quello è troppo forte…»
In un attimo, l’Hitmonlee girò sui tacchi e scomparve. Gli altri tre si rialzarono a fatica e corsero via, imitandolo.
«Ah, è stato divertente, mi sento ringiovanito di vent’anni. Bene, avete imparato qualcosa?» chiese il Gran Maestro. Flaaffy, Plusle e Minun non risposero, si limitarono a fissarlo a bocca aperta. Prime e gli altri erano stati messi in difficoltà da quei quattro, e loro erano in vantaggio numerico. Invece il Gran Maestro, con pochi colpi, li aveva costretti alla fuga.
«Vedo che il vecchiaccio ci sa ancora fare.» Disse Prime. Il tono era quello di una presa in giro, ma Flaaffy vide che aveva gli occhi sgranati e stava sudando.
«Abbastanza da essere sicuro di poter salvare i propri allievi prima che qualcuno faccia loro troppo male. Bene, direi che voi cinque potete andare. Fuori dal villaggio, vicino a un albero, ci sono le bacche che ho preso loro. Ci saranno sicuramente abbastanza Baccarance per curare i feriti, così sarete sicuri di essere in forze.»
«Capito. Ci vediamo vecchiaccio.» Rispose Prime, e insieme ai compagni, rinvenuti nel frattempo, si diresse verso l’uscita del villaggio.
«Bene. Adesso parliamo del vostro addestramento. Avete superato la prova di Prime in fretta, e questo non l’avevo considerato. In genere Prime e i suoi ci mettono almeno tre giorni a capire che qualcuno è nascosto nella loro zona. Ma non importa. Si passa alla terza fase.»
«Terza fase? Cosa sarebbe?»
Lucario piantò a terra l’osso, bucando il terreno. Quando lo lasciò andare, l’osso era piantato nel terreno, immobile come un palo.
«Dovete semplicemente toccare questo osso.» Spiegò il Gran Maestro.
«Non sembra difficile come prova.» Rispose Plusle.
«Lieto che lo pensi. Perché a difendero ci sarò io.» Rispose il Lucario, piazzandosi esattamente davanti al palo. Improvvisamente a Flaaffy sembrò di avere davanti una muraglia.
 
Electronvolt, Palazzo Reale, 29/06/4783, circa le 11
«Buon giorno padre.» Disse il principe Alakazam quando, superato Gallade di guardia alla porta, il padre gli aprì.
«Oh figliolo, che piacere. Stavo giusto per farti chiamare.»
«Ho pensato di venire a vedere cosa stavi facendo. Guarda, ho portato quel vino che ti dicevo.»
Il Re fissò il figlio “Beh, cinque minuti con lui non mi uccideranno, no?” «Entra pure, non preoccuparti.»
«Certo padre, grazie.» Rispose Alakazam. Lanciò un occhiolino a Gallade che gli rispose con un cenno del capo.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, il generale rise “Vai pure ragazzo. E grazie per il favore.” Pensò.

 

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CAPITOLO 137: MORTE DEL RE

 

 

Spoiler

Electronvolt, palazzo reale, 29/06/4783, circa le 11
«Allora figliolo, di cosa vogliamo parlare?» Chiese Re Alakazam, sedendosi ad una sedia.
Il principe si guardò intorno. Era un appartamento davvero regale. Un largo tavolo, una scrivania ben illuminata ed un enorme letto a baldacchino. “E potrebbe essere mio.” Pensò Alakazam. Rispetto a quella, la bella stanza che gli avevano dato era una topaia orrenda. Ma non per molto.
«Beh padre, come ti dicevo ieri, ho qui un nuovo succo di Baccauva, una specialità di Elettria. Si chiama Rocca di Elecvine, scommetto lo troverai delizioso.» “Buono da morire.”
«Grazie mille figliolo, lo proverò volentieri. Dimmi,» disse il re mentre il principe versava «è vero che sono venuti tutti i cinque del Concilio?»
«Assolutamente padre. Tutti i membri del Concilio che eleggerà il prossimo re sono venuti ad Elettria.» Rispose il principe “Esattamente come da programma.” Pensò. Ad Espia, era un Concilio a scegliere il re, quando il predecessore moriva. E lui aveva fatto in modo che tutti e cinque li seguissero ad Elettria. Ovviamente, nessuno poteva sospettare di lui, perché a convincere i conciliari erano stati altri. Tre avevano un figlio o più in battaglia. Uno avrebbe combattuto lui stesso. Il quarto…
«Bene figliolo, adesso assaggiamo un po’ questo succo, cosa dici?» Disse il re, e con un solo, rapido sorso portò il liquido rosso alle labbra e bevve. Il principe lo imitò, portando il calice alle labbra, ma stando bene attento a non berne una sola goccia.
«Delizioso.» commentò il re.
«Lieto che ti piaccia, padre.» Rispose il figlio, nascondendo appena il sorriso trionfante.
«Sì, mi ricorda, di… d-di…» iniziò a dire il re, ma improvvisamente sentì la bocca pastosa. Un attimo dopo, crollò a terra, con il corpo in preda a spasmi.
«Padre, che succede?» Chiese Alakazam, fingendosi preoccupato. Era malvagio, ma non al punto di far andare il padre nella tomba consapevole che era stato il figlio ad ucciderlo.
Il re biascicò qualcosa, ma Alakazam non avrebbe mai saputo cosa fosse. Pochi altri spasmi, ed il corpo rimase inerte.
«Due minuti e tredici secondi» si disse il principe, adagiando il re a terra. Con un rapido gesto, svuotò il suo calice rimettendo il liquido nella fiaschetta e se la infilò in tasca, poi riempì il bicchiere con dell’acqua e la rovesciò in una pianta, ed infine ripose il bicchiere dove il padre l’aveva preso. Estrasse una bottiglia aperta di Succo di Bacauva di Elecvine e la posò sul tavolo. Nessuno avrebbe mai saputo che c’era qualcun altro oltre allo stesso re in quella stanza. Dopo aver aperto la finestra, si diresse alla porta e bussò. Due colpi in risposta. Aprì e si trovò davanti Gallade.
«Tutto come previsto. Ora ricorda, io non sono mai stato qui?» Rispose il principe.
«Assolutamente no. Gli unici che sono mai stati qui siamo io ed il re. L’assassino, chiunque fosse, è penentrato dalla finestra, ha avvelenato di nascosto il succo di Baccauva del re ed è fuggito. Che tragedia.» commentò Gallade.
«Nel frattempo, se servirà, diversi membri dell’esercito, ovviamente membri della vostra Organizzazione, saranno pronti a giurare di avermi visto passeggiare da tutt’altra parte. Dovrebbe bastare.»
«A quel punto i membri del Concilio dovranno scegliere il successore. E visto che ho “invitato” tutti gli aspiranti ad astenersi dal tentare, e che l’unico altro figlio del re è lontano…»
«Io sono l’unico adatto.» Rispose Alakazam, trionfante.
«Ora però sparisci. Se qualcuno ti vedesse, tanti saluti al piano.»
«Certo.» Rispose Alakazam. E un attimo dopo si era teletrasportato.
Gallade attese dieci minuti buoni, poi cominciò a bussare alla porta. Attese un po’ e bussò di nuovo. Poi prese a gridare e bussare con forza. Come previsto, tutti i presenti nella zona si precipitarono nella sua direzione. Tra essi il Generale riconobbe nientemeno che il Generale Medicham.
«Che succede Gallade?» Chiese questa, facendosi largo tra i curiosi.
«Il re non risponde, e temo non si senta bene.»
«Questa non ci voleva. Forza, dobbiamo abbattere questa porta. Se il re sta male, è nostra priorità salvarlo.» Rispose Medicham, e i due si piazzarono davanti alla porta. Due attacchi, e la porta cadde, distrutta.
A terra, accanto a un tavolo, era disteso il re. Gallade si precipitò su di lui e gli mise la zampa sulla vena del collo, poi scosse la testa. “Perfetto.” «È… è morto.»
Medicham reagì immediatamente. Ordinò ai presenti di recarsi a chiamare i Generali ed i Re, poi prese ad ispezionare la stanza. Nel frattempo, Gallade rimase chino accanto al re, con gli occhi sbarrati. Guardandolo, Medicham credette fosse scioccato.
In realtà, Gallade si stava trattenendo a stento dal ridere. Tutto come programma. “Ora rimane un solo problema.”
 
Electronvolt, palazzo reale, 29/06/4783, circa le 14
Alakazam entrò nella stanza in cui era stato adagiato il re. Intorno a lui, erano riuniti cinque pokémon.
Senza dire una parola, Alakazam diede gli ultimi omaggi al re. Si inchinò al suo capezzale e rimase lì per una decina di minuti, poi si alzò.
«Immagino sappiate che ho intenzione di candidarmi come re.» Disse Alakazam.
«Certo. Il figlio deve candidarsi al ruolo di re, lo dicono le antiche leggi.» Rispose il primo. L’Indovino di corte, un Mr. Mime di nome Mimer. Non era inizialmente previsto seguisse il re, ma quando il figlio si era unito alla guerra era divenuto quasi scontato sarebbe venuto.
«Teoricamente, allora, ci sarebbe anche l’altro principe.» Fece notare il secondo. Il proprietario del più ricco casinò di Espia, le Tre Carte di Solosis, Reuniclus. Giravano strane voci su di lui, voci su organizzazioni criminali. Tutti sapevano che si era comprato un posto nel Concilio quando il precedente membro era morto senza lasciare figli. Nessuno sapeva cosa fosse venuto a fare ad Elettria, quando i suoi affari erano tutti ad Espia. “E questo lo rende imprevedibile.” Pensò Alakazam.
«Il principe Abra è in missione su ordine del padre.» Disse Lord Wobbufett. Era un guerriero abbastanza famoso, pur non facendo parte dell’esercito regolare. La gente lo chiamava “Lo scudo specchio”. Avrebbe combattuto personalmente, questo lo sapevano tutti. Come tutti sapevano che voleva solo mettersi in mostra.
«Inoltre il principe rifiuta di evolversi. E secondo le antiche leggi, non deve esserci un re che non sia completamente evoluto.» Aggiunse l’anziana Lady Gardevoir. Aveva quattro figli, incluso il Generale Gallade, e tre di loro avrebbero partecipato alla guerra, incluso il generale. Non c’era da stupirsi che fosse venuta fino ad Electronvolt, quella era quasi tutta la sua stirpe.
«A prescindere da questo, se è in missione non può partecipare all’elezione. Inoltre conosco il principe Abra meglio di tutti i presenti. Sono certo che non vorrebbe mai un impegno del genere. Un giovane riservato, che ama leggere libri. Se potesse prendere il mio posto, sono certo che sarebbe felice.» Terminò il quinto membro del Concilio. Claydol era bibliotecario di corte. Nessuno sapeva perché, ma fin dai tempi antichi avere quel ruolo dava un posto nel Concilio. In ogni caso, il vecchio Claydol era diventato bibliotecario di corte senza pensare a quel ruolo, ma solo perché desiderava passare la vita tra i libri. D’altronde, avere una vista a trecentosessanta gradi rendeva facile vedere qualcuno che provava a rubare un libro.
Alakazam chinò il capo in segno di rispetto e uscì. Che il Concilio discutesse pure, tanto lui era l’unico candidato. Si sfregò le mani e si allontanò.
 
Volt Port, “Guida del Grande Mare”, 29/06/4783, circa le 16
M’Phar, dopo aver percorso le strade semidistrutte di Volt Port, salì sulla nave che detestava di più. La lunga nave del Duca Pharos “lo Scudo Marino” era arrivata il giorno prima, e lui non aveva perso tempo. Se doveva portare a termine quel lavoro, tanto valeva cominciare con il più problematico.
Due pokémon gli fecero strada fino ad una cabina, poi si fermarono. Uno dei due bussò e lo presentò. Passarono quasi tre minuti di snervante attesa, poi finalmente dall’interno uscì una voce «Fallo entrare.»
La porta si aprì, e il Duca entrò nella stanza.
La larga cabina in cui era entrato aveva un letto, una scrivania ed un largo tavolo. Sopra di essa erano stese carte nautiche e posati strumenti di navigazione. Accanto al tavolo si trovava il Duca Pharos. Era alto quanto M’Phar, e i due si somigliavano, ma aveva molte più cicatrici di lui. Portava persino una benda sull’occhio, nonostante molti gli avessero fatto notare che così più che un cacciatore di pirati sembrava un autentico pirata.
«Pharos, caro nipote. Come…»
«Taglia corto, M’Phar. Lo so che se potessi eviteresti di incontrarmi.»
M’Phar sbuffò «Ma bene, vedo che non hai peli sulla lingua. Bene, vado al sodo. Voglio i tuoi cacciatori di pirati, tutti quanti. E anche tutte le navi che possono percorrere il Volt.»
Pharos lo fissò per cinque minuti, poi scoppiò a ridere «Ma bene, vedo che non hai perso il tuo senso dell’umorismo. Hai visto Volt Port? Mentre non c’ero i pirati ne hanno approfittato un po’ troppo. Io li troverò e…»
«Pharos, non è il momento di pensare ai pirati!» Rispose M’Phar sbattendo la zampa sul tavolo «Non ti hanno riferito niente dell’Organizzazione? Della guerra?»
«Sì. Mi hanno detto tutto.» Rispose Pharos «E allora? A me cosa importa? Che il re cambi pure. Finché non si prendono il Ducato, a me non importa.»
«Stupido! Credi davvero che non ti coinvolgerà minimamente? Ti è entrata la salsedine nel cervello? Hai visto Volt Port? Quello non è niente. Lo sai come si combatte una guerra di conquista? Si tagliano i rifornimenti. E Volt Port è una delle basi per i rifornimenti. La tua cara città sarà cancellata dalle carte. Per sempre, e senza appello. E cosa farai a quel punto? Andrai a lamentarti dal re? Brutta notizia: nessun re aiuterà qualcuno che si è rifiutato di schierarsi!»
Pharos rimase in silenzio, poi annuì «Quindi mi stai dicendo…»
«Che devi scegliere con chi stare. Cosa farai quando l’esercito dell’Organizzazione si presenterà a Volt Port? Combatterai contro di loro, o gli aprirai le porte? Quella è l’unica scelta che puoi fare.»
«E tu cosa farai?»
«I miei 3000 uomini si sono già uniti all’S.T. Scegli anche tu Pharos. O con noi, o contro di noi. Restare in mezzo non sarà un’opzione.»
Detto ciò, M’Phar si alzò ed uscì senza salutare. “Ed uno.” Pensò, percorrendo a passo di marcia la nave. “Per fortuna non ho dovuto neanche giocarmi quella carta.”
Pharos scrutò lo zio mentre scendeva dalla nave e si allontanava, per poi sparire lungo le strade semidistrutte della città. Poi chiamò «Electro.» Disse. Il suo primo ufficiale, un vecchio Electrode che aveva combattuto in mare per tutta la vita, arrivò in pochi secondi.
«Sì, signore?»
«Se dovessi scegliere se schierarti con il tuo re o contro di lui, cosa sceglieresti?»
«Il mio re, signore.» Rispose l’Electrode. I due si conoscevano da una vita, e Pharos sapeva che era la verità.
«Bene. Riunisci tutti gli uomini e richiama le navi. Voglio tutti i cacciatori qui.»
«Dove andiamo signore?»
«In guerra. Ci uniamo all’S.T.» rispose Pharos, e si diresse alla propria cabina. “Contento, M’Phar?”.

 

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CAPITOLO 138: LIBERAZIONE E TRADIMENTO

 

Spoiler

Da qualche parte ad Elettria, 30/06/4783, circa le 10
Houndoom si guardò intorno nella Cella Oscura. Non che ci fosse nulla da vedere. Sfruttando il suo fiuto era riuscito a trovare il cibo e l’acqua, ma dopo quello non era più riuscito a capire dove fosse. Anche perché, ormai, era caduto in così tante trappole che aveva perso del tutto l’orientamento. Inoltre, aveva anche perso il conto del tempo, quando era svenuto per colpa di una trappola, mentre prima ci era riuscito, all’incirca, basandosi sulla propria fame.
“Chissà quanto manca ancora” Si chiese “ancora un po’ e impazzirò davvero in questo inferno”. La stanchezza si faceva sentire. Ogni volta doveva attraversare la grande Cella per bere, e ogni volta veniva colpito da qualcosa. D’altra parte, se non l’avesse fatto sarebbe morto di sete.
Morse una Bacca, che dal sapore intuì essere una Baccaprugna, e in quel momento sentì un rumore simile a una porta che si apriva. Si girò, e vedendo una luce capì che effettivamente era stata la porta della Cella. Senza pensarci due volte si mise a correre verso di essa. Cadde in ben quattordici trappole, ma con la forza della disperazione riuscì comunque a raggiungere l’uscita. Era abbastanza sicuro di essersi rotto una zampa, un corno e anche qualche altro osso, ma finalmente poteva uscire.
All’uscita, trovò Blaziken, Weavile, Jolt ed il Professor Durant. I quattro lo fissarono, mentre lui si sforzava di metterli a fuoco nella luce, a cui non era più abituato. Alla fine, pur con gli occhi che lacrimavano, riuscì a riconoscerli tutti.
«Che le avevo detto professore?» Disse Weavile «La nostra presenza qui era del tutto superflua. Houndoom sa controllarsi.»
«Era meglio non rischiare. Ah, Capitano, è meglio che non si sforzi troppo. Metta questa.» Disse Durant, porgendo ad Houndoom una benda, che il pokémon indossò. Riusciva ancora a vederci, ma gli occhi non gli facevano più male.
«G-grazie.» Riuscì a dire. Faticava a parlare, dopo sette giorni trascorsi da solo.
«Ma si figuri, io sono sempre attento alla salute dei miei soggetti. Mi segua.» Disse Durant. Rivolse un cenno di saluto, poi si allontanò. Houndoom lo imitò, e Weavile rispose con un cenno di incoraggiamento, poi seguì il professore.
«Mi perdoni signore, posso chiederle che esperimenti vorrebbe svolgere?» Chiese Houndoom, cominciando con cautela a scendere la scala che stava percorrendo il professore.
«Devo testare i progressi del Progetto S nel campo del rinforzo fisico. Lei sarà il secondo del Progetto M a ricevere un rinforzo simile, ne sia compiaciuto. Inoltre, voglio provare a donarle il Fuoco Nero.»
Houndoom rischiò di mancare il gradino della scala per la sorpresa.
«I-il Fuoco Nero signore?»
«Esatto.»
«M-ma gli altri esperimenti…»
«Medicastri incompetenti. Si fidi di me, Capitano. Lei avrà il Fuoco Nero come ce l’ha sua sorella.»
«Posso chiederle di non parlare di mia sorella signore?»
«Ma certo, Capitano, mi scusi. Sbrighiamoci, non vedo l’ora di cominciare.» Rispose Durant, accelerando il passo.
Houndoom deglutì e lo seguì. D’altronde, non aveva scelta.
 
Electronvolt, Palazzo Reale, 30/06/4783, circa le 12
Seduto nella propria camera, osservando alcuni alambicchi gorgogliare con calma, Alakazam rifletteva tra sé chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare ora. La veglia funebre di suo padre era stata svolta tra pochi intimi, poi la salma era partita per Espia, dove l’avrebbero sepolto, insieme a tutti i re che l’avevano preceduto, nella cripta sotto il palazzo. Poi avrebbero eletto il nuovo re, e non c’era nessun altro che potessero scegliere a parte lui.
“Mi dedicherei un brindisi, se non fosse una cosa egocentrica.” Si disse Alakazam, ridendo sotto i baffi. Quella sensazione pesante al petto certo se ne sarebbe andata con il passare del tempo. E lui sarebbe stato re di Espia. Non aveva idea di cosa avrebbe voluto in cambio l’Organizzazione, probabilmente informazioni, ma lui non avrebbe avuto problemi a dargliele. Era uno scambio equo.
In quel momento sentì bussare alla porta e udì la voce di Gallade, che un attimo dopo, a una sua risposta, entrò. Il principe lo salutò con garbo, e i due si sedettero ad un piccolo tavolino, e posandovi sopra una sacca.
«Posso offrirti qualcosa da bere?» Chiese al Generale.
Quello sghignazzò «Certo, basta che lo bevva prima tu. Lascia perdere, ho portato io del Succo di Baccauva. E per dimostrarti che sono in buona fede, me lo berrò prima io.» Rispose il Generale. E così dicendo stappò la bottiglia che aveva estratto dalla borsa.
«Allora, novità?» Chiese Alakazam.
«La sepoltura è conclusa. Re Alakazam X, L’Astronomo, riposa ora tra i suoi predecessori. Quindi è il momento di scegliere un successore.» Rispose Gallade, buttando giù un sorso di Baccauva per poi versarlo ad Alakazam.
«Ottimo questo Succo. Allora, non c’è nessun altro tra i candidati, vero?»
«In realtà» Rispose Gallade, spostandosi leggermente «Un altro nome c’è.»
«E chi, mio fratello? Le leggi sono chiare, il re deve essere completamente evoluto. Quindi…» disse Alakazam, ma un attimo dopo Gallade gli era saltato addosso. Una Zuffa lo centrò in piena gola, ed Alakazam si sentì mancare il fiato, mentre crollava all’indietro.
«No. Io.» Rispose Gallade, sorridendo.
Alakazam provò a rispondere, ma con suo grande stupore dalla bocca non gli uscì una sola parola. Provò a gridare, a sussurrare, a parlare, ma tutto ciò che ottenne fu un gran dolore alla gola.
«Non ti sforzare. Sai, il mio stile di lotta si basa sul danneggiare gli organi interni, e sono diventato molto preciso. In questo momento hai le corde vocali distrutte in modo irreparabile. Brutto a dirsi, ma sei ufficialmente muto.»
Alakazam mugulò, e Gallade scoppiò a ridere «Credevi davvero che ti avremmo messo sul trono? Fin dall’inizio eri solo un burattino nelle mie mani. Eri il coltello che avrebbe ucciso il re senza darmi la colpa, e al contempo il colpevole da consegnare alla giustizia.»
A quel punto, Alakazam emise un altro strano verso «Oh, forse ti chiedi cosa ne sarà di te ora. Beh, molto semplice. Questi due» disse, mentre un Mr.Mime ed un Malamar entravano «Dichiareranno che hai fatto resistenza, dopo che sono venuto ad arrestarti, in quanto sospettavo fossi tu il colpevole dell’assassinio di Re Alakazam. A quel punto, mi basterà mostrare loro i tuoi cari veleni. Credi che basteranno come prove?»
E mentre i due sollevavano di peso Alakazam e lo trascinavano via, Gallade si mise a ridere. Poi uscì e si diresse dai re. Avrebbe avuto molto da raccontargli.
“Salutate Re Gallade” si mise a pensare, camminando. E, trattenendosi sempre più dal sorridere, si mise in cammino verso la sala del Trono.
 
Scuola delle Trecento Arti, 30/06/4783, circa le 12
«Ehi Abra» disse Zorua, salutando il principe «Stai bene? Hai una pessima cera.»
«Non me ne parlare. Questa notte… O poco fa… Insomma, ho avuto un incubo tremendo. Era tutto nero, poi davanti a me c’era mio padre, disteso in una bara. Dal suo corpo usciva un blocco di pietra, che si dirigeva dentro di me. Una voce, e mentre il blocco mi entrava in corpo sentivo dire chiaramente “Tu sei il prossimo portatore. Il prossimo re.” Mi sono spaventato così tanto che mi sono svegliato.» Rispose il principe, e Zorua si rese conto che sudava
«Oh, non preoccuparti. Tuo padre ha una salute di ferro e non è molto vecchio, quindi non credo possa accadere qualcosa del genere ora.»
«Infatti non è quello che mi spaventa. Ho paura di essere nominato re. Io non voglio diventare re, la prospettiva mi terrorizza. Il mio sogno è divenire Bibliotecario di Corte. Libri ovunque, calma, pace, un ruolo comunque importante, e soprattutto nessun rischio che qualcuno ti faccia del male.»
«Ma perché hai così tanta paura? Non c’è niente di spaventoso nell’essere re.»
«Stai scherzando? Tutto è spaventoso nell’essere re. Il tuo paese dipende da te, dalle città ai singoli abitanti, ed un tuo errore può costare la vita a tutti loro. Inoltre ci sono le congiure. Sai quanti re sono morti nel corso della storia? Guerre, pokécidi, ribellioni, un re non è mai al sicuro. No, non ho la minima intenzione di divenire re.»
«Beh, non preoccuparti. Vedrai che non ti accadrà. In fondo, voi di Espia il vostro re lo eleggete no?»
Abra sospirò «Fortunatamente sì. Grazie Zorua, mi serviva proprio qualcuno con cui parlare. Non conosco ancora quasi nessuno dei pokémon con cui viaggio, e non mi sono ancora ambientato.»
«Non preoccuparti, vedrai che ce la farai.» Rispose Zorua, sorridendo, e si allontanò.
«Già, speriamo.» Disse tra sé e sé Abra. Poi si diresse in un’altra direzione. Nascosto in un angolo, Eelektross si guardò intorno e si allontanò “Interessante. Molto interessante.” Pensò tra sé.
 
Mare al largo di Volt Port, 30/06/4783, circa le 12
Mentre la bara di pietra di Empoleon cadeva in mare sotto gli sguardi dei presenti sul ponte della barca, il Re iniziò il proprio discorso.
«Oggi, un nostro compagno, un nostro amico, un nostro confidente, ci lascia per riunirsi ai suoi antenati nelle profondità del Grande Mare. Indipendentemente dalle sue scelte di vita, noi siamo qui oggi per salutarlo. Egli è morto, e né i suoi errori né i suoi meriti hanno importanza da questo momento. Egli ci lascia, per raggiungere il Regno dell’Oltremare, dove vivrà per sempre insieme a tutti coloro che hanno vissuto prima di lui e che vivranno dopo di lui. Così dissero Kyogre ed i Signori delle Acque, e così sarà.»
«Così dissero Kyogre e i Signori delle Acque, e così sarà.» Risposero i presenti, terminando il rito ufficiale.
«Empoleon» continuò il re «Ha vissuto con me a palazzo da quando riesco a ricordare. Lui e Blastoise, insieme, sono i due più grandi amici e confidenti che ebbi ai tempi, ed insieme ad Azumarill i più grandi tre che ho mai avuto. Per quanto egli abbia commesso un atto imperdonabile, è stato ripagato con uno altrettanto imperdonabile. Avrei voluto che ciò non accadesse ma è accaduto. Forse, se fossi stato un amico migliore, un re migliore, nulla di tutto ciò sarebbe avvenuto. Forse, un amico migliore avrebbe notato il suo stato d’animo. Forse, un re migliore avrebbe notato prima che il suo Generale era una spia. Ma questo non posso saperlo. Perciò ti saluto Empoleon, Settecentosessataduesimo Generale degli Affari Interni, Comandante della Seconda Flotta, Ultimo della Casata Prin, Discendente degli antichi Re. Saluto l’amico e il nemico, il Generale e la spia. Che tu possa riposare in pace, nei secoli dei secoli. Che tu possa riunirti agli antenati. E che dal Regno di Oltremare, tu abbia la forza di perdonarmi, come io ti ho perdonato qui. Un giorno ci rivedremo. Aspettami.»
Dopo il Re, Ammiragli e Vice Ammiragli espressero il proprio cordoglio, poi Kingler si fece avanti di nuovo.
«Come da tradizione che ci viene tramandata fin dai tempi più antichi, tra i quattro Vice Ammiragli ne sarà scelto uno che prenderà il posto del proprio Ammiraglio. Egli sarà il Settecentosessantatreesimo Generale degli Affari Interni, Comadante della Seconda Flotta. Chi di voi vuole farsi avanti?»
«Io.» Rispose Colst.
«Io.» Rispose Milotic.
«Io.» Rispose Polid. Frogadier fu l’unico a rimanere in silenzio.
«Ebbene, coloro che si sono fatti avanti vadano. Il primo che riuscirà a portare a me la gemma conosciuta come Goccia di Kyogre, che il vostro predecessore ha nascosto nelle profondità del Lago Interno, come fece il suo predecessore, ed il suo predecessore prima di questi, e così via per tutti i secoli, sarà nominato suo successore. Fino ad allora, il suo ruolo sarà ricoperto dal Re e dai Due Ammiragli. Così fu deciso dai fondatori della Marina, e così sarà. Andate, e che Kyogre arrida colui che ne è più meritevole.»
Kingler si chiese quanto senso avesse quell’antico rito. I tre Ammiragli possedevano ognuno un gioiello, chiamati Goccia di Kyogre, Coda di Manaphy e Nastro di Suicune, che ereditavano dal predecessore e nascondevano in un luogo conosciuto solo da loro e dal re, da qualche parte tra la miriade di grotte che costellava la parte subacquea del Lago Interno. Alla morte di un Generale i candidati dovevano immergersi nel Lago Interno e cercare la  pietra, evitandone tutti i pericoli. Era avvenuto molte volte che banditi, roccie appuntite, mulinelli e correnti avessero la meglio anche su abili ed allenati aspiranti. “Uno spreco di energie e pokémon, proprio quando ne avremmo più bisogno.”
Guardando i tre Vice Ammiragli che si allontanavano, Kingler si augurò di vederli tornare tutti e tre.

 

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CAPITOLO 139: GIUDIZIO E PARTENZA

 

 

Spoiler

Da qualche parte ad Elettria, 02/07/4783, circa le 12
«E con questo, signori, dovremmo esserci liberati di una delle Lastre.» Commentò Wobros, dopo che ebbe terminato di spiegare.
«Non ancora.» Commentò il Primo Generale «C’è ancora un pokémon che può ambire al titolo di re avendone il diritto ed i meriti.»
«Si riferisce al Principe Abra? Effettivamente è ancora in vita, ma per quanto? Se i Capitani di Vulcania sanno fare il loro lavoro…» Commentò Wobros, guardando di sottecchi il Terzo Generale.
«Non falliranno. Ne sono certo.»
«Oh, ci scommetto. Mi dica, ha in mente di far saltare in aria trenta navi per ucciderne uno? Eh, Generale Fern?»
Fern battè un pugno sul tavolo «Non voglio sentir parlare di quella storia! Quell’errore che ho commesso… Beh, non si ripeterà. Avevo preparato un piano che avrei dovuto usare dopo. Avrei potuto prevedere le loro mosse. Ma non l’ho fatto. Comunque, non tollero di venir preso in giro da qualcuno che è rimasto intrappolato per secoli dentro un’isola!»
Molti dei Generali lo fissarono astiosi, mentre un paio ridacchiarono.
«Eviti queste uscite, in futuro, Generale Fern» rispose pacatamente il Primo Generale «Le ricordo che lei è stato scelto solo perché ci serviva un sostituto per lo sfortunato Generale Apern, suo antenato, che era già morto quando ci avete bloccato sull’isola. Si ricordi che lei ci deve sia la libertà che un ringiovanimento fisico non indifferente.»
«E di questo vi sono grato, con quel vostro progetto S ho ottenuto praticamente il fisico che avevo da giovane. Anzi, sono persino più forte. Ma non lascerò che si facciano battute sugli eventi che portarono al mio arresto. Mai.» Disse, e fissò il Primo Generale dritto negli occhi. Questi, negli occhi che lo fissavano, vide una fiamma che né la prigione né la vecchiaia erano riusciti a spegnere. C’erano onore, follia e desiderio che si agitavano in quegli occhi “Una mistura pericolosa” Pensò il Primo Generale.
«Bene, adesso passiamo ad altro. Mentre qui a sud siamo impegnati a rinforzare le truppe, come procede su a nord?» Chiese, rivolgendosi al Quindicesimo Generale.
«Come al solito. Il nemico è un popolo potente, e nessuna delle due parti fa mai effettivi passi avanti. Noi prendiamo una città, e in capo a una settimana loro se la sono ripresa.»
«Com’è possibile che in tredici anni di guerra non siate riusciti a portarvi minimamente in vantaggio?» Domandò il diciottesimo generale.
«Non è facile, quando il nemico è l’esercito più forte di Pokémos. Se potessi andarci personalmente potremmo forse ottenere risultati migliori, ma il Capo è chiaro a riguardo: noi Generali non possiamo allontanarci per più di cinque giorni dalla base. E per quanto io possa essere abile, in cinque giorni non potrei ottenere abbastanza risultati.» Rispose il Quindicesimo. Per tutto il tempo, la sua voce non aveva cambiato tono, restando sempre piatta, come si stesse annoiando.
«Dammi almeno una buona notizia, per favore. In tredici anni non hai fatto che ripetere le stesse cose.»
«Te ne posso dare una. Anche questo mese, abbiamo impedito ai loro messaggeri di partire.»
«Bene.» sospirò il Primo Generale «Immagino sia il meglio che tu riesca a dirmi. Continuate così. Anzi, che sto dicendo, vedete di migliorare.»
Dopodiché i Generali ripresero a parlare.
 
Elettria, Palazzo Reale, 03/07/4783, circa le 10
Alakazam, con le mani legate, fu scortato dalle guardie nella grande sala del trono. Tutti i Re presenti, negli occhi, avevano solo disprezzo. Seduto sullo scranno del Re di Espia, in qualità di reggente, era seduto il Generale Gallade.
«Alakazam» disse Re Electivire, seduto sul suo trono davanti a lui «Sei accusato di aver ucciso tuo padre, Re di Espia. Le prove contro di te sono molte e continuano ad aumentare. Gli scienziati che stanno esaminando i tuoi veleni hanno dichiarato che molti di essi sono estremamente subdoli, e ognuno potrebbe essere quello che ha ucciso tuo padre. Il Generale Gallade, qui presente, ha inoltre dichiarato che ti rifiuti di sottoporti alla lettura mentale. E per quel che mi riguarda, anche questa è un’ammissione di colpa.»
Alakazam aprì la bocca, come volesse replicare, poi si ricordò di non poterlo fare. Dalla sua bocca non uscì alcun suono.
«Avrei una domanda» disse Re Kingler, appena rientrato a palazzo e quindi esausto per il viaggio «Come mai il principe non risponde alle accuse?»
«Mi dispiace, è colpa mia. Durante il combattimento contro di me l’ho colpito alla gola, e devo avergli distrutto le corde vocali. E dire che non avevo neanche usato attacchi atti a tagliare.»
«Capisco. Ebbene, come procediamo? Se è colpevole dovremmo passare al giudizio, non credete?»
«Aspetti, Re Kingler. Su richiesta del Generale Gallade gli sarà data un’ultima volta la possibilità di confessare.»
Un attimo dopo, le mani di Alakazam furono slegate, e davanti a lui fu posto un foglio.
Alakazam sospirò. La sera prima, Gallade gli aveva detto che, se avesse confessato il suo piano (ovviamente senza citare lo stesso Gallade) lui avrebbe fatto in modo di salvargli la vita. Ovviamente, per lo stesso motivo doveva rifiutare di sottoporsi alla lettura della mente.
“E sia. Meglio vivere che morire, in fondo.” Alakazam prese a scrivere, e una riga dopo l’altra spiegò il suo piano. Aveva aspettato il momento opportuno, quando nessuno era in vista, poi era entrato in camera di suo padre, lo aveva ucciso e aveva simulato un’intrusione.
Electivire lesse il foglio, che posò accanto a sé «Disgustoso. Non credo ci sia altro da aggiungere. Signori, quale ritenete che sia la pena più adatta per questo criminale?»
«Io propongo di giustiziarlo!» Tuonò Machamp, battendo uno dei suoi pugni sul poggiamano del trono.
«Mi trovo d’accordo.» Rispose Chandelure, fissando Alakazam in cagnesco.
Uno dopo l’altro, i Re si dissero d’accordo, ed Alakazam cominciava a sentire un cappio al collo. Poi Gallade si alzò in piedi.
«Signori, per favore, per favore, ascoltatemi. Io sono solo un umile Generale di Espia, ma vi chiedo di mostrare un poco di clemenza nei confronti del principe. Quel che ha fatto è imperdonabile, e io sono il primo ad odiarlo dal profondo del cuore. Il Re era, non dimenticatelo, un mio caro amico. Ma vi prego di considerare che Alakazam ha confessato, e, ve lo assicuro, si è detto pentito delle sue azioni. Vi chiedo ufficialmente di commutare la sua pena di morte nell’esilio a vita.»
«Esiliarlo dove?» Chiese Kingler.
«Se non sbaglio, oltre le montagne che delimitano Elettria, si trova il grande deserto di Terria. Ebbene, io propongo che egli venga bandito in quelle terre, vietandogli di tornare indietro.» Gallade si sedette.
«La proposta del Generale Gallade mi sembra adeguata. Quanti sono favorevoli a seguirla?» Chiese Electivire, e sollevò la mano. Uno dopo l’altro, i Re presenti lo imitarono.
«Mi incaricherò personalmente di scortare il principe fino al confine» dichiarò Gallade «fino al mio ritorno, sono certo che il Consiglio che eleggerà il re saprà gestire Espia. E chissà, forse riusciranno anche a scegliere il nostro prossimo re.» Gallade si diresse accanto ad Alakazam, e lo scortò fuori dalla sala del trono.
«Ti sei comportato molto bene» gli sussurrò «farò in modo che tu viva il resto della tua vita in pace, da qualche parte dove non attirerai l’attenzione.»
 
Nel frattempo, nella sala del trono, Re Electivire IX prendeva nuovamente la parola.
«Adesso, direi che è il momento di parlare di quella proposta che volevo fare. Spero che Re Kingler mi perdonerà se rimando ancora un poco il suo meritato riposo.»
«Non voglio offenderla, ma spero che sia una cosa veloce. Ho davvero bisogno di dormire.»
«Non si preoccupi. Bene signori, lasciate che vi esponga la mia idea.»
Re Electivire spiegò, e quando ebbe finito, come si aspettava, i primi a reagire furono i membri della Coalizione.
«Forse è inutile dirlo, ma lo ritengo un ottimo piano.» Disse la Regina Zoroark «Con noi della Coalizione ha funzionato. Siamo tutti d’accordo?»
Uno dopo l’altro, tutti i re risposero affermativamente.
«Ed ora, se vorrete perdonarmi» rispose Kingler «Sono davvero esausto.» E salutando educatamente, si diresse verso le proprie stanze.
«Un ottimo piano, comunque.» Ripeté uscendo.
 
Aeria, Radura dei Quattro Templi, 04/07/4783, circa le 17
Sigilyph guardò i Pokémon che si erano radunati nella radura. Da tutta Aeria, erano arrivati circa 7.000 pokémon per unirsi alla causa. Come sacerdote, si mise davanti a tutti loro, su un rialzo fatto costruire apposta per l’occasione, e iniziò a parlare.
«Signori, fratelli, amici, siamo qui oggi, e credo che lo saprete già, per unirci a coloro che combattono il nemico di Pokémos, quella malefica organizzazione che ha osato compiere il più grande sacrilegio di tutti i tempi. Questa lettera» Disse, ed estrasse il messaggio che era arrivato ai Quattro Templi «Firmata dal Custode dei Loro del grande Lugia, di Espia, afferma che non solo lui, ma anche tutti gli altri Loro sono stati catturati dal nemico, che vuole piegarli al suo volere. E questo non possiamo permetterlo!» Disse, aumentando via via il tono. La folla esplose in un boato di rabbia.
«Seguitemi! Ci uniremo all’Alleanza e li aiuteremo a combattere il nemico! Noi libereremo i Signori Celesti!» Gridò, e prese il volo, seguito dalla maggior parte dei sacerdoti e da tutti i fedeli.
“E spero davvero che questa lettera sia autentica.” Pensò, ma ovviamente non lo disse.
 
Scuola delle Trecento Arti, 05/07/4783, circa le 12
«E così domani ripartite?» chiese Lucario, mentre si allenava agitando l’Ossoraffica, a volte come una mazza, a volte come stesse facendo affondi.
«Già» rispose Eelektross, senza smettere di colpire il fantoccio di legno con una serie di Assorbipugni.
«Dimmi, sei soddisfatto dei risultati?»
«Abbiamo fatto tutti il meglio che potevamo. Raichu è addirittura riuscito a passare fino alla quarta fase dell’allenamento, il che è un record in due settimane. E tutti hanno superato le prime due fasi, anche quelli che hanno recuperato lo strumento in ritardo. Perciò, ora possiamo solo ripartire e sperare che sia servito.»
«E riguardo a quel problema di Vulcania?»
«Quei problemi, sono tre le cose a cui dobbiamo pensare. Ma è inutile pensarci ora. Non posso fare progetti fino al Centro di Controllo.»
«Immagino tu abbia ragione. E riguardo a ciò di cui abbiamo parlato ieri?» Domandò Lucario.
«Lui può venire, ma ricordati che non garantisco la sua sicurezza. Devo comunque prendere qualcuno, per fare contento il Re di Arenia, ed ammetto che sarebbe un’ottima scelta, ma sia tu che lui dovreste esserne convinti.»
«Lui è già pronto a partire, e io ritengo che non ci siano problemi, anzi. Sarà un ottimo allenamento. In fondo, io feci qualcosa di simile alla sua età.»
«Allora sono d’accordo a lasciarlo venire. Ci sono notizie da tuo padre?» Chiese Eelektross, fermandosi un momento per cambiare manichino, dato che quello che stava usano era andato in frantumi.
«Nessuna. E questa può essere o una buona notizia o una pessima.»
«Almeno vuol dire che non sono ancora morti e che non hanno fallito.» Commentò Eelektross.
«Domani cosa farai?»
«Se non tornano da soli, andrò a prenderli personalmente. Poi starà a loro decidere cosa vogliono fare.»
«Ti ricordi quando abbiamo fatto noi quella prova?» Gli chiese Lucario asciugandosi il sudore.
«Già. Ed è stato… Terrificante.» Rispose Eelektross «Credevo che il peggio fossero Prime e i suoi… I Cinque Distruttori, vero? Ma tuo padre… Quello sì che era spaventoso.»
«Possiamo solo sperare che ce la facciano. Va detto che sono in tre, quindi potrebbe essere più facile per loro rispetto a noi.»
«Ne dubito. Ma potrei sbagliarmi. Vedremo tutto domani.» Rispose Eelektross, e riprese a tirare pugni al fantoccio.

 

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CAPITOLO 140: VERSO VULCANIA

 

Spoiler

Arenia, Scuola delle Trecento Arti,06/07/4783,circa le 10
Quella mattina, di buon’ora, il Gruppo si preparò a partire. Quando furono tutti pronti, si riunirono insieme a Lucario nel cortile.
«Oggi ripartiamo» disse Eelektross «quindi è ora di dirvi che io e Lucario siamo d’accordo nello scegliere il membro del Gruppo che su richiesta di Re Machamp si unirà a noi.»
Riolu fece un passo avanti.
«Sappiate che non ho scelto a caso. Riolu, secondo Lucario, è il migliore tra gli studenti della Scuola che la frequentano al momento. Inoltre, lui stesso è deciso a venire. Dico bene, Riolu?»
Riolu annuì, e Raichu intuì che non vedeva l’ora di partire “Spero che non si sia fatto chissà quale idea di questo viaggio, o rischia di farsi del male.”
«E riguardo a Flaaffy, Plusle e Minun?» chiese Luxray. Raichu avrebbe voluto chiedere la stessa cosa, perché nessuno aveva idea di cosa ne fosse stato dei tre.
Lucario sospirò «Non lo so. Mio padre non è ancora tornato, ma questo vuole solo dire che si stanno ancora allenando. Quindi non c’è altra scelta che aspettarli o andarli a prendere.»
«Non serve fare nessuna delle due cose.» Commentò Gliscor, indicando il sentiero dietro di loro che portava fuori dal cortile, verso la strada. Lì, in piedi, anche se sembrava si reggessero a fatica, stavano Flaaffy, Plusle e Minun.
«Vi chiedo scusa» disse Flaaffy «Ma non siamo riusciti ad arrivare più in fretta.»
Dietro di loro, il Gran Maestro sorrise «Questi tre faranno grandi cose Eelektross. Sono riusciti a terminare la seconda parte dell’allenamento ieri sera. Insomma, è uno dei tempi migliori, secondo solo al tuo e a quello di Lucario.»
Flaaffy e gli altri si riunirono al gruppo, poi Eelektross riprese «Bene, ora che ci siamo tutti possiamo andare. Da qui ci vorranno due giorni, se non incontriamo imprevisti, per raggiungere Vulcania.»
Salutando tutti i membri della Scuola, Raichu si avvicinò al Gran Maestro e a Lucario «Grazie per averci allenato.»
Lucario gli disse che non era nulla, poi parlò il Gran Maestro «Ragazzo, forse io non sono un indovino di Espia, ma alcune cose posso dirtele: in te vedo un grande guerriero. Possiedi già un grande potere, ma ti assicuro che non è questo. Sei molto abile, e sono certo che migliorerai ancora. Buona fortuna.»
 
Vulcania, Casa di Confine,08/07/4783, circa le 16
Per i due giorni successivi, il gruppo procedette lungo la strada di Arceus. Superarono diverse grandi città, inclusa la capitale, sparse per la pianura, ma incontrarono pochissimi Pokémon. La sera del secondo giorno, la pianura cominciò a cedere il passo alle colline, e i due superarono l’ennesima cittadina quasi vuota.
«La maggior parte di loro vive nelle scuole, come maestri, allievi o inservienti.» Spiegò Eelektross «Ma non è sempre stato così. Quando ci passai io le città erano piene di vita, perché i negozi vendevano strumenti per allenarsi a coloro che passavano di qua in viaggio. Ma con la Guerra di Vulcania, le vendite sono calate e alla fine la maggior parte di loro è stata costretta a chiudere. Se ci aggiungi che il terreno della piana è diventato più arido, facendo perdere la maggior parte del lavoro anche agli agricoltori che vendevano Bacche, capisci perché la maggior parte delle città si stanno spopolando.»
«Credi sia colpa della mancanza di un re?» Domandò Raichu.
«Forse. Effettivamente, mi sembrerebbe strano che non ci sia alcun collegamento. Ma questo vale solo per l’aridità del terreno, non per la crisi degli strumenti. Quella è colpa della sola Vulcania, e della loro guerra civile.»
«Già, a proposito, come pensi di fare per convincere i Re delle tre fazioni a collaborare?»
«Lo vedrai. Ma prima dobbiamo sapere quanti di noi riusciranno ad entrare a Vulcania.»
«Entrare a Vulcania?»
«Capirai presto. Siamo arrivati al confine, e quella è la casa dell’esame.» Effettivamente, man mano che salivano lungo le colline la temperatura si era alzata notevolmente, e davanti a loro si vedeva una costruzione.
«Non vi sembra che cominci a fare più caldo?» Chiese Flaaffy, che stava sudando parecchio.
«E vedrai tra poco.» Rispose Eelektross.
Il Gruppo arrivò in cima alla collina. Seguendo il pokémon, entrò nella grande costruzione che, Raichu si rese conto, era stata edificata sopra la Strada di Arceus, che la attraversava. Raichu si guardò intorno e vide che, a parte quel passaggio, il resto della collina aveva i crinali troppo ripidi per permettere di passare. L’unico accesso a Vulcania era quell’edificio, probabilmente.
L’interno era formato da un’unica sala decorata con disegni di fiamme, vulcani o simili. Per qualche motivo, però, le pareti sembravano essere parzialmente sciolte, dando a tutto quanto forme strane. Sul fondo c’erano una porta di ferro, che probabilmente conduceva ad una seconda stanza, ed un’arco dietro cui continuava la Strada di Arceus.
«Benvenuti» disse un Magcargo, in piedi in fondo alla sala «Viaggiatori? Mi fa piacere vederne. Siete a conoscenza della situazione interna di Vulcania, dico bene?»
«Certo.» Rispose Eelektross.
«Molto bene. In tal caso, possiamo cominciare.» Rispose Magcargo. Un attimo dopo, la temperatura della stanza aumentò vertiginosamente.
Emolga e gli altri presero a sudare copiosamente. Il calore continuava ad aumentare, e la testa del pokémon prese a girare.
«Che succede?» chiese ad Eelektross e Zangoose, che erano rimasti imperturbabili.
«A Vulcania» spiegò Eelektross «le Cime Ardenti, le montagne che coprono l’intero paese, sono autentici vulcani, che eruttano in continuazione. Perciò, si corre il rischio di trovarsi in luoghi in cui la temperatura è salita alle stelle. Per questo l’ingresso è permesso solo a chi riesce a sopportare la temperatura del corpo di un Magcargo, che può far salire, anche se solo per pochi secondi, a 10.000 gradi. E come temevo, non ci riusciamo tutti.»
Plusle e Minun, in quel momento, si accasciarono, seguiti da Zorua, Riolu, Abra e Flaaffy. Tri e Trubbish sembravano in grado di resistere, ma la temperatura salì di nuovo e anche loro crollarono.
Magcargo emise un ultimo sbuffo di fuoco dal guscio, poi si raffreddò e la temperatura calò di botto.
«Tutti quelli accasciati a terra non possono passare per Vulcania. Oh, e anche tu.» Aggiunse facendo un cenno a Marsh, mentre gli altri si rialzavano.
«Ma io…» iniziò il pokémon, ma fu interrotto «Mi dispiace» disse Magcargo «ma i pokémon di tipo Acqua non possono entrare a Vulcania. Spiacente. Voi altri invece potete entrare. Aspettate un momento per favore. Cyndy!»
Una Cyndaquil entrò nella stanza portando una pila di documenti.
«Sì, sì, non c’è bisogno di urlare. Ecco. Questi sono i permessi per tutti. Ma visto che quelli non passano…» E senza pensarci un secondo bruciò alcuni dei fogli.
«Che spreco. Dovresti smetterla di preparare i permessi prima che io faccia il test.»
«Risparmio tempo.» Rispose la pokémon, per poi rientrare nella stanza da cui era uscita.
«Bene, questo è tutto. Prendete i permessi e andate. I bocciati invece devono tornare indietro. Non preoccupatevi, se tornate indietro un poco trovate un venditore di barche. Potete noleggiarne una e dirigervi a Normalia sul Draak.»
«Grazie. Solo un momento, accompagno i miei compagni fuori.» Rispose Eelektross, spingendo fuori i pokémon che non avevano superato il test.
«Bene» disse il pokémon quando furono usciti «Meglio di quanto credessi ma comunque male. Ascoltate, adesso vi dirò cosa dovrete fare. Prendete una barca e risalite il Draak. C’è un punto, Fourtype Volcan, in cui il Draak entra a Vulcania. Se riuscite a scendere lì, potete raggiungerci.»
«Riusciamo a scendere?»
«Ci sono dei geyser su tutta la costa. Se si sbaglia a scendere, beh, si rischia di finire lessati.»
Marsh deglutì. La prospettiva di essere cotto al vapore non era certo allettante.
«Inoltre, tutta la costa è territorio di guerra. E pare che vi si sviluppino spesso incendi, aggiungendo altro pericolo.»
«Incendi…» Pensò Marsh. E gli tornò in mente quello che gli aveva detto Musharna, quella notte alla Gilda degli Indovini “Nella terra delle Fiamme, non esitare a scegliere fidandoti del tuo cuore.”
«Marsh. Marsh!» Disse Eelektross, e il pokémon si riscosse dai suoi pensieri «Hai capito ciò che ho detto?»
«Sì, sì, certo. Lo faremo di sicuro.»
«Bene. Io vado. Mi raccomando,seguite i consigli di Riolu qui ad Arenia.» Ed Eelektross rientrò nella costruzione, mentre gli altri si giravano e si preparavano a ripercorrere un tratto della Strada di Arceus.
“E speriamo che vada tutto bene.” Pensò Eelektross riunendosi al resto del Gruppo, mentre vedeva i compagni sparire dietro il crinale.
 
Da qualche parte ad Elettria, 08/07/4783, circa le 17
«Li hanno visti.» Disse il Primo Generale «Ad Arenia, nel nord. Tra l’altro, abbiamo anche ricevuto una comunicazione interessante. I Tenenti di quel paese, appena rientrati, hanno consegnato un rapporto… interessante.»
«Io l’ho letto, e non ci ho visto nulla di speciale.» Rispose il Settimo Generale.
«Neanche il pezzo in cui parlano di essere stati, cito testualmente “attaccati da un avversario di livello altissimo, un Lucario maestro di una scuola, accompagnato da tre pokémon Elettro?»
«E tu credi che sia per questo che li abbiamo persi per due settimane? Perché si sono allenati in una scuola? Dovrebbero avere maestri davvero eccezionali, per poter migliorare in modo significativo in così poco tempo.»
«Per l’appunto. Eelektross, quel pokémon che li comanda, ci ha messo i bastoni fra le ruote diverse volte. Non credo che uno del genere avrebbe perso tempo ad effettuare allenamenti approssimativi.»
«Cosa suggerisci quindi? Secondo te cos’hanno fatto?»
«Che domande. Si sono allenati, ma l’hanno fatto con un maestro eccezionale, lo stesso che viene indicato come “un avversario di altissimo livello” nella comunicazione. Troviamo quel Lucario, e potremo scoprire qualcosa riguardo ai loro movimenti e alle loro conoscenze.»
«Mando subito a cercare. Batterò a tappeto tutte le scuole più famose di Pojémos per trovarlo.» Rispose il Nono Generale.
«Ottimo.» Rispose il Primo Generale «Fern, voglio che tu invece avvisi i tuoi Capitani. Che stiano in guardia, perché il Gruppo arriverà presto.»
«Certo. Mi dispiace solo di non poter essere lì di persona.»
«Invece le barche di Vulcania ringraziano.» Commentò Wobros sottovoce, e diversi Generali risero sotto i baffi.
«Basta così Wobros!» Tuonò il Primo Generale, notando che Fern si stava scaldando «E tu Fern, calmati. Capisco che possa disturbare ma non scaldarti troppo, se possibile.» Probabilmente il Primo Generale non si era neanche reso conto che anche quella frase suonava come una battuta, ma la risata di Wobros glielo fece notare.
E Fern, infuriato, battè un pugno sul tavolo ed uscì a grandi passi, imprecando.
«Dannazione.» Commentò il Primo Generale «Grazie tante Wobros, quello che ci serviva era proprio un dissidio tra noi Generali.»
«Mi perdoni signore, ma non posso farci nulla. Quando mi hanno raccontato del suo piano di 20 anni fa…»
«Proprio per questo dovrebbe cercare di contenersi. Forse una decina di anni di prigione sono riusciti a mitigarlo un poco, ma sappilo, non ho intenzione di .»
Wobros annuì «Mi scusero signore.»
«Spero che basti.» Commentò in risposta il Primo Generale.

 

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CAPITOLO 141: VULCANIA

 

Spoiler

Vulcania, Strada di Arceus, 08/07/4783, circa le 17
Le prime tre cose che colpirono Raichu mentre entrava a Vulcania furono il caldo, la luce e i tremori. Come aveva preannunciato Eelektross, davanti a loro si stendevano a perdita d’occhio vulcani attivi, le Cime Ardenti che davano nome al paese. E molti di essi stavano eruttando, il che generava un calore elevatissimo, una stranissima luce rossa e faceva tremare la terra come se ci fosse un terremoto. Colto di sorpresa, il pokémon inciampò e cadde.
«Che male» borbottò rialzandosi, massaggiandosi il viso «Come fanno i pokémon di Vulcania a camminare con la terra che trema in continuazione?»
«Questione di abitudine, la maggior parte di loro nasce e cresce con la terra che gli trema costantemente sotto i piedi. In una situazione simile, credo sia normale che riescano a stare in piedi e camminare normalmente. Ovviamente, oltre a questo, c’è anche da considerare che ce ne sono alcuni che volano o strisciano, e quindi non hanno problemi. Molti di loro inoltre camminano su quattro zampe e aumentano la stabilità.» Rispose il pokémon, che levitando non aveva ovviamente problemi.
«E io come dovrei fare?» Chiese Draak, in equilibrio estremamente precario sulla coda.
«Cerca di non stare fermo e non preoccuparti, ci si abitua in un paio di giorni.» Gli rispose Zangoose, che non sembrava minimamente disturbato né dal caldo né dalla terra che tremava «Piuttosto, cercate di non guardare troppo verso i vulcani. Alla lunga, la luce emessa dalla lava può causare danni agli occhi. I pokémon Fuoco possiedono un paio di palpebre speciali che riducono la quantità di luce assorbita permettendo comunque di vedere, ma noi non siamo nella stessa situazione.»
«C’è altro?» Chiese Raichu che, dopo essere caduto una seconda volta, stava seriamente cominciando a detestare quel paese.
«Indossate qualcosa da mettere sugli occhi di notte, o non riuscirete a dormire per via della luce. E bevete spesso. Non preoccupatevi, esistono laghi e fiumi in cui rifornirsi persino in questo paese.» Gli rispose Eelektross.
Raichu annuì. Ripresero a camminare e si rese conto che, effettivamente, stava già cominciando ad abituarsi ai continui tremori.
Proseguirono per alcune ore, con la strada che saliva e scendeva lungo i crinali dei vulcani. Tre volte si trovarono davanti fiumi di lava che però, per qualche motivo, deviavano evitando la Strada di Arceus. Emolga ne chiese il motivo, ma Eelektross rispose semplicemente «Non ne ho idea.»
Alla fine, si trovarono davanti un trivio: dalla strada di Arceus, che in quel punto deviava verso ovest, partivano altre due strade, una volta a nord, una a sud est.
«Bene, siamo arrivati» disse Eelektross «Queste sono le strade che portano alla base delle Fiamme Nere e delle Fiamme Blu. Da qui in poi, ci dividiamo in tre squadre.»
«Cosa?» chiese Raichu «Come sarebbe a dire che ci dividiamo?»
«Sarebbe a dire che una parte di noi prende la Via Nera, una parte la Via Blu e una parte continua sulla Strada di Arceus. Se non lo facessimo, ci vorrebbe troppo tempo per recarsi da tutti i re di questo paese. Non preoccupatevi, la Via Nera si riunisce alla Strada di Arceus verso il fondo. Quindi, ecco come saranno divisi i tre gruppi: Io e Luxray andremo lungo la Via Blu. Zangoose, tu andrai con Draak ed Emolga lungo la Via Nera. Raichu, Lamp e Gliscor andranno lungo la Strada di Arceus. Dovreste incrociare il gruppo che passerà dal fiume entro dopodomani, sempre che riescano a sbarcare.»
«Siete sicuri di voler andare solo voi due?» Chiese Raichu, indicando Eelektross e Luxray.
«Non preoccuparti, non abbiamo intenzione di restare in due per molto. La mia base in questo paese si trova proprio tra le Fiamme Blu, quindi avrò dalla mia parte parecchia gente. Quelli che mi preoccupano siete voi tre. Lamp ha detto di conoscere abbastanza bene Vulcania, ma io e Zangoose siamo gli unici che ci siano mai stati, quindi a voi mancherà una guida.»
«Finché si tratterà di seguire questa strada, non ci saranno problemi, te l’assicuro. Ma come faremo a convincere i tre re?»
«Ve lo spiego.» Rispose Eelektross, e spiegò il suo piano. Raichu annuì.
«Certo, è una colossale bugia, ma dovrebbe funzionare.»
«Oh, non sarei così stupito se in realtà fosse vero.» Replicò Eelektross. «Adesso ascoltate. Dopo aver fatto quello che dobbiamo ci recheremo a Normalia. Là ci riuniremo nel punto in cui la Strada ed il fiume Draak si riuniscono, dove c’è una locanda di cui conosco il proprietario. Potrebbero volerci alcuni giorni, ma dubito che impiegheremo più di una settimana, non preoccupatevi. Peraltro sono piuttosto sicuro che gli ultimi ad arrivare saremo noi, quindi non ci sono problemi.»
Raichu annuì, e i tre gruppi si salutarono.
«A ben pensarci Emolga, da quando ci siamo conosciuti questa è la prima volta che ci separiamo davvero.» Commentò Raichu, salutando l’amico.
«Non è vero signore, ci siamo divisi anche nel Bosco di Aeria.»
«Sì, però ci siamo riuniti in poche ore, questa volta saranno molti giorni.»
«Già, ha ragione. Buona fortuna, capitano.» Rispose Emolga, sorridendo.
«Buona fortuna, tenente.» Rispose sullo stesso tono Raichu.
Poi ognuno imboccò la propria strada, augurandosi di rivedere i compagni alla fine del viaggio.
 
Vulcania, Fiume Draak, 08/07/4783, circa le 21
Marsh guardò la riva opposta ed imprecò. Fino a quel momento, niente era andato per il verso giusto.
Le cose avevano cominciato ad andar male quando avevano noleggiato la barca. Il proprietario aveva provato a convincerli a pagarlo come traghettatore, ma Riolu gli aveva detto di rifiutare.
«Molti di quei “traghettatori” sono pirati. Approfittando della facilità con cui si può convincere un viaggiatore a fidarsi, guidano la barca fino ad un punto prefissato, poi i pirati li attaccano e catturano, li derubano e poi… poi fanno di peggio.»
«Cosa c’è di peggio?»
«A Normalia, come in tutta Pokémos, lo schiavismo è illegale. Ma sono parecchi i nobili che impiegano dei servi che sono “pagati” con vitto e alloggio, nulla di più. Sono schiavi in tutto, tranne che nel nome. E come potete immaginare, la paga non è assolutamente corrisposta alla quantità di lavoro che devono fare. Ho sentito storie spaventose su quello che accade agli schiavi di Normalia.»
Marsh aveva deciso di non chiedere di cosa parlasse, e si era messo a trascinare la barca.
Come aveva scoperto a sue spese, avvicinandosi a Vulcania ci si ritrovava a nuotare nell’acqua calda. E a riprova della teoria di Riolu, la nave affondò appena l’acqua divenne abbastanza calda da far dilatare appena un poco le assi, dimostrando che non era stata ideata per navigare a lungo. Marsh e Zorua trasformato riuscirono a riportare sulla riva opposta Trubbish e Riolu, gli unici che non sapevano nuotare. Quanto ad Abra, nonostante stesse dormendo, si teletrasportò sulla sponda giusta. Si ritrovarono così sulle sponde di quella che Riolu indicò come l’ultima propaggine di Espia a nord.
«Da qui passò Re Drowzee l’Incosciente, di Espia, nella sua smania di attaccare Vulcania. Dopo la sua morte, nessun pokémon che non fosse evoluto al massimo è mai stato eletto re» Disse Zorua «Anche se credo che Abra saprebbe raccontarci la storia molto meglio se fosse sveglio. Direi però che ci conviene provare a passare.»
E per quasi un’ora ci avevano provato, ma tutti i loro sforzi erano stati vani. Non importava quanto si allontanassero, sembrava che i geyser fossero sempre lì, pronti ad eruttare quando mettevano piede a riva.
Marsh riuscì a posare piede a riva, ma davanti a lui si stendeva solo una distesa infinita di vapore, con i geyser. Gli altri gli chiesero se era sicuro proseguire, ma dopo averci pensato decise che era meglio tornare indietro e accamparsi sulla riva di Espia per quella notte. La mattina dopo avrebbero riprovato.
Quella sera accesero un fuoco e i nove mangiarono le bacche che avevano nella borsa, ma l’umore era grigio. Erano rimasti senza barca, non riuscivano ad attraversare il fiume e ogni minuto che perdevano rischiavano di non potersi riunire con Eelektross e gli altri, ma persino da quella riva riuscivano a sentire il rombo inquietante dei geyser che eruttavano.
“Se solo si fermassero per il tempo necessario a permetterci di passare, poi non dovremmo più preoccuparci. Ma quelli continuano a sputare acqua incessantemente.”
Si mise di nuovo a pensare a cosa intendesse l’Indovina con quella frase “Nella terra delle fiamme, non esitare a scegliere fidandoti del cuore. Ma scegliere cosa? L’unica scelta che ho fatto è stata quella di tornare indietro, ed ho seguito la testa, non il cuore.”
Marsh sbadigliò. Improvvisamente, si sentiva tremendamente assonnato. Sbadigliò una seconda volta, e si rese conto che anche gli altri si stavano addormentando. Nell’aria c’era un odore bizzarro.
“Ma che strano, eppure poco fa ero ben sveglio.” E si adagiò a terra, imitato dagli altri.
«Bene ragazzi, portateli a bordo, veloci» disse una voce femminile, e fu l’ultima cosa che Marsh sentì prima di crollare addormentato.
 
Da qualche parte a Vulcania, 08/07/4783, circa le 21
I tre capitani delle Fiamme Blu si riunirono nella grande sala.
«E così li hanno visti, eh?» Chiese il primo dei tre. Il Flareon aveva una larga cicatrice sul petto. Inoltre, il suo pelo era molto più chiaro del normale. Come molti pokémon di tipo Fuoco con quella particolarità, emetteva piccole scintille.
«Esatto Flare. Sono convinto che non manchi molto all’arrivo di alcuni di loro qui tra le Fiamme Blu.» Rispose il secondo. Era un Charizard, alto e possente per gli standard della sua specie. L’ala sinistra era slabbrata, danneggiata da chissà quale ferita.
«Credete che Re Charizard accetterà di ascoltarli?» Domandò la terza, una Delphox dal pelo viola e grigio, che si appoggiava al proprio bastone con noncuranza.
«Se vincono la gara non avrà scelta. Ma d’altra parte, è la nostra occasione per farli fuori. Nel mezzo della Mischia, sarà facile sconfiggerli, visto che non saremo certo gli unici a partecipare.» Rispose il Charizard.
«Vincere un torneo per parlare con il re, che regola balorda.» Commentò Flare, scuotendo la testa «a Normalia certe cose non ci sono.»
«Verissimo, da voi i tornei li organizzate per divertimento.» Commentò Delphox.
«Non divertimento, bensì per nobile intrattenimento.» Rispose il Flareon.
«Basta discutere, voi due. Normalia è l’unico paese del continente, tranne Elettria e quelli della Coalizione, a non avere un torneo o un qualche tipo di gara per parlare con il re, anche se variano la quantità di ammessi in base al paese. Ma tralasciando questo, credo che attaccarli nella Mischia sia l’opzione migliore. Iscrivetevi entrambi.» Disse Charizard.
I due annuirono.
 
Nella sala, con alle spalle il lago di lava, i Capitani erano impegnati in una discussione animata.
«Attacheremo qui.» Diceva il primo dei due Magmortar dal bizzarro colore rosa e rosso, indicando un punto sulla mappa in cui la Strada di Arceus aggirava un vulcano.
«No, qui.» Rispose il secondo, suo gemello, indicando un villaggio abbandonato attraversato dalla Strada.
«Non dite sciocchezze. Dobbiamo colpire qui.» Si intromise il terzo capitano, un Camerupt dal pelo nero, indicando un punto in cui la Strada passava a strapiombo su un crepaccio.
Ci misero dieci minuti buoni per giungere ad una conclusione, ma alla fine optarono per il piano del terzo capitano, anche se gli altri due non erano comunque convinti.
 «Se falliamo però sarà colpa vostra.» Rispose il terzo capitano.
«Abbiamo mai fallito?» Chiese il primo dei due Magmortar, e Camerupt non seppe controbattere.
 
I tre pokémon si incontrarono nella sala circolare.
«Stanno arrivando, non manca molto ormai.» Disse il primo, un Rapidash con le fiamme grigie, con riflessi blu.
«Finalmente. Non vedevo l’ora. Vedremo cosa sapranno fare contro le mie fiamme.» Rispose il Pyroar dal pelo chiaro.
«Le mie, vorrai dire. Voglio proprio vedere come sono i pokémon che hanno sconfitto mio fratello.» Lo rimbeccò la Houndoom, sorridendo.
«Sì, anche io sono curioso.» Annuì Pyroar «Spero solo si dimostrino all’altezza della situazione.» Commentò il Pyroar ridendo, poi i tre si preparano ad accogliere i nemici a dovere.

 

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CAPITOLO 142: I PIRATI DELLA ROSA ROSSA

 

Spoiler

Vulcania, Strada di Arceus, 09/07/4783, circa le 08
«Ehi Lamp» disse Raichu mentre procedevano lungo il loro percorso «mi chiedevo, come fanno i Pokémon di Vulcania a procurarsi da mangiare e da bere? Voglio dire, a meno che non mangino sassi o magma, non credo che qui possa crescere qualcosa.» Per tutto il viaggio, non avevano incontrato altro che rocce e lava.
«In generale, è vero. Sulla costa si pescano Baccalghe, ma certo quello da solo non basterebbe. Vedrai da te tra poco.»
Percorsero la Strada di Arceus mentre essa zigzagava attorno ai vulcani. Per ben due volte essa si tramutò in un autentico ponte su un fiume di lava.
Poi, improvvisamente, superata una curva, Raichu si trovò davanti una vista incredibile. La vallata davanti a loro era verde, fertile. Erba verde circondava un piccolo lago azzurro, ed intorno ad esso crescevano filari e filari di alberi di Bacche. Oltre, ai margini della vallata, si scorgeva un villaggio.
Raichu si strofinò gli occhi per essere sicuro di non star avendo un’allucinazione, ma il paesaggio non cambiò.
«Ma cosa succede?» Chiese Raichu. Camminando, si rese conto che su di lui stava cadendo della cenere vulcanica, come stesse scendendo la neve.
«Questa è una delle Valli della Cenere. I venti di alta quota trascinano la cenere emessa dai vulcani verso numerosi luoghi come questo, in cui poi la cenere si accumula, rendendo la terra fertile. La maggior parte delle valli circonda i coni di alcuni vulcani morti, come quello, che quindi si sono riempiti d’acqua grazie alle pioggie, che anche se rare ci sono, e quando piove accade con tale abbondanza che i laghi rimangono pieni per anni. Senza le Valli della Cenere e i loro laghi, Vulcania non avrebbe terre fertili.»
«Però la vallata è abbandonata.» Osservo Gliscor. In effetti, avvicinandosi, Raichu notò che i filari di bacche sembravano essere stati lasciati a se stessi. Le file si vedevano ancora, ma le erbacce ricoprivano tutti i percorsi tra di loro. Molte Bacche erano cadute a terra, marcie e coperte di cenere. Quelle sugli alberi erano anch’esse ricoperte di cenere, e gli alberi stavano perdendo le foglie, probabilmente per la mancanza d’acqua.
«È la guerra.» Rispose Lamp «Evidentemente qualche tempo fa c’è stata una battaglia qui vicino, e gli abitanti del villaggio saranno fuggiti.»
«Oppure sono morti.» Commentò Gliscor tetro.
«Ehi Gliscor,» disse Raichu, cercando di avvicinarsi per quanto possibile al Pokémon, che planava a bassa quota «mi sembri teso da quando siamo arrivati.»
«Non dovrei? Potrebbero attaccarci da un momento all’altro. E poi io devo riuscire a trovare Magmortar. Lui ha Mandibuzz e i fratelli Gligar, te ne sei scordato?»
Raichu scosse la testa «E sei sicuro che siano qui a Vulcania?»
«Il rapporto diceva così. Se solo sapessi dov’è la base, io…» Si interruppe, e lanciò uno sguardo verso i filari più distanti. Contemporaneamente, Raichu rizzò le orecchie. Si scambiarono un cenno, poi Raichu si avvicinò con calma a Lamp.
«Continua a camminare. C’è qualcuno.» Gli sussurrò. Lamp stava per bloccarsi, ma fu solo una frazione di secondo, poi riprese a muoversi.
Un attimo dopo, Gliscor aprì la bocca, e Raichu avvertì un fischio alle orecchie.
“Ecolocalizzazione. L’ha chiamata così.” Ripensò a quando Gliscor l’aveva spiegato loro per la prima volta, durante il periodo alla Scuola. “Lancia onde sonore ad alta frequenza, e ascoltando il rimbalzo riesce a percepire nemici nascosti. Non è l’unico pokémon a saperlo fare, ma sono pochi i pokémon ad usare frequenze così alte. Solo i pokèmon con un udito molo sviluppato possono percepirle.”
Raichu attese qualche secondo, poi Gliscor calò verso di loro «Pessime notizie. Un centinaio a destra, un altro a sinistra. E nel villaggio ce ne sono altri, ma l’ecolocalizzazione arriva appena fin là, e le vie strette all’entrata del paese fanno rimbalzare i suoni. Ce ne sono alcuni, ma non riesco a dire quanti. Meno comunque rispetto a quelli che abbiamo intorno.»
«Che si fa?» Chiese Raichu.
«Se ci attaccano nel villaggio, rischiamo di rimanere con poco spazio di manovra e ritrovarci circondati. Ma sempre meglio che combatterci qui in mezzo ai filari. Le piante sono tutte secche. Se le danno fuoco, la piantagione brucerà in un attimo. E tu ci rimarresti secco sul colpo, non c’è dubbio.» Gli rispose Gliscor.
«Villaggio sia allora.» Commentò Raichu.
I tre entrarono dall’ingresso principale, un punto in cui le case erano strette intorno alla Strada di Arceus tanto che le porte davano direttamente sulla strada. Giudicando dalle finestre sfondate, qualcuno aveva razziato il villaggio.
Procedettero fino ad arrivare al centro della cittadina, e con loro sorpresa si trovarono davanti due pokémon.
Il Camerupt ed il Magmortar li fissarono in silenzio. Quando furono certi che fossero solo loro tre, fu Magmortar il primo a parlare «Credo non ci sia bisogno di dirvi chi siamo. O mi sbaglio, Gliscor?»
«No Magmortar. Piuttosto, tira fuori i miei compagni.» Gli rispose Gliscor, spostandosi davanti al pokémon.
«Li rivuoi eh? Bene, vediamo se riesci a riprenderteli. Ti farò pagare il tuo debito.»
«Dirti che non ricordo quale sia non ti farà cambiare idea vero? No, non rispondere, lo vedo.»
Nel frattempo, Raichu e Lamp si spostarono verso Camerupt. “Il problema è che non ci sono solo loro due” Pensò Raichu “Se ci attaccano quelli alle spalle…”
In quel momento, Camerupt fischiò, e dalle strade sciamarono decine di pokémon di Vulcania. “Appunto” Si disse Raichu.
«Non fate del male al Gliscor» Ordinò il Magmortar «Voglio occuparmene personalmente.»
Raichu si guardò intorno mentre circa duecento pokémon li circondavano. “Va bene” Pensò “Vediamo se l’allenamento funziona.”
Raichu scagliò un Tuono. La scarica elettrica a metà strada si biforcò, per poi dividersi ancora numerose volte, colpendo una trentina di avversari.
Lamp si girò verso di lui, dopo aver lanciato una Palla Ombra colpendo uno degli avversari «Beh, direi che ha funzionato. Come Giratina hai fatto?»
«Ho unito Tuono e Fulmine. La potenza è quella delle due mosse combinate, e il colpo si divide per via della diversa carica elettrica dei due attacchi.»
«Per curiosità, quanti attacchi sei riuscito a combinare?»
«Ho unito tra loro quasi tutte le coppie. E poi c’è quell’attacco.» Gli rispose Raichu.
«Ma sei riuscito a farlo funzionare?» Domandò Gliscor afferrando un paio di pokémon e lanciandoli a terra con Battiterra.
«Solo una volta, meglio non contarci troppo. Comunque, occupiamoci prima di loro.» Rispose Raichu, e i tre ripresero a combattere.
 
Vulcania, Covo Segreto, 09/07/4783, circa le 09
Nel sogno, Marsh correva attraverso i geyser di Fourtype Volcan, superandoli uno dopo l’altro. Poi i geyser si fermavano, e da esse cominciavano ad uscire fiamme. Marsh provava a spegnerle, invece era l’acqua a bruciare.
E sul fondo risuonava la voce di Musharna “Nella terra delle fiamme, non esitare a scegliere fidandoti del cuore”. Poi il fuoco lambiva Marsh, e cominciava a bruciarlo.
Il pokémon si alzò di soprassalto, madido di sudore, ansimante. Si guardò intorno. Era in una piccola cella. Insieme a lui c’erano Zorua, Abra e Tri. Nessuna traccia di Riolu, Trubbish, Plusle, Minun o Flaaffy.
«Cosa è successo?» Chiese. Abra e Tri erano svegli, e quando lo sentirono gli fecero cenno di avvicinarsi. Erano appoggiati alla porta della cella. Dalle loro facce stravolte, era chiaro che sapevano più di lui.
«Siamo stati catturati dai pirati» spiegò Tri. Accanto a lui, Abra stava tremando da capo a piedi «e deve essere una ciurma bella grossa. Sono riuscito ad estorcere solo che siamo a Vulcania alla guardia che c’è qua fuori.»
Marsh si alzò sulla punta delle zampe, e sbirciò fuori. Un Bibarel stava facendo la guardia davanti alla porta della cella. Teneva le chiavi ben strette, come temesse che gliele portassero via.
«Abra, ma tu non puoi teletrasportarti fuori?»
Abra scosse la testa «N-no, le pareti sono di pietra stante, e la p-porta è in acciaio di Metallia, trattato per impedire il passaggio agli S-Spettri. Non si possono buttare giù con attacchi, non ci si può passare attraverso e non si può p-passare con il Teletrasporto.»
Marsh scosse la testa e crollò in ginocchio. “Impossibile” pensò “non può finire così”. Poi nella sua testa risuonò la voce di Musharna “Nella terra delle fiamme, non esitare a scegliere fidandoti del tuo cuore”.
“Sarà qui che dovrò prendere una decisione?” Si chiese. Fissò la porta, chiedendosi cosa sarebbe successo. E in quel momento sentirono una chiave girare nella serratura.
Ad entrare fu il Bibarel. Aveva in mano un secchio d’acqua, che senza troppi complimenti rovesciò sulla testa di Zorua, che si svegliò di soprassalto. Senza una parola, afferrò Marsh e lo trascinò fuori. Il pokémon fu tentato di fare resistenza, ma era chiaro che anche se avesse vinto non avrebbe ottenuto nulla. Non solo non avevano idea di dove fossero, ma non sapevano neanche dove fossero gli altri.
“Mi conviene seguirlo per adesso.” Pensò, e uscì. Il pirata si chiuse la porta alle spalle, poi prese una corda e legò le zampe anteriori di Marsh.
Mentre i due procedevano in silenzio, il pokémon si guardò intorno. Prima di tutto, capì che anche quella galleria era di Pietrastante. Delle lampade a Pietrefocaie erano disposte da un lato, mentre dall’altro c’erano le celle. “Quindi anche se Abra riuscisse a teletrasportarsi fuori dalla porta la prossima volta che qualcuno la aprirà, si ritroverà in un corridoio senza poter andare oltre. Mi conviene dirglielo la prossima volta.” Pensò.
Procedettero per un paio di minuti, poi Bibarel lo condusse a una scala e, da lì, a una porta di legno. La aprì, e con stupore di Marsh all’interno della stanza si trovava un ufficio arredato. Una scrivania, tre sedie, un tappeto a terra e sopra la scrivania una fruttiera piena di Bacche.
Bibarel gli fece cenno di sedersi, poi gli slegò le zampe e uscì, lasciandolo da solo in quella strana grotta – ufficio. Marsh si guardò intorno, ma non aveva idea di cosa fare.
Poi dalla porta entrò una Roserade. Aveva una larga cicatrice sul volto e le mancava il braccio sinistro. Lo superò e si sedette alla sedia dietro la scrivania.
«Piacere, io sono Rose» gli disse sorridendo «capitano dei Pirati della Rosa Rossa. Forse non mi credi, ma dovrebbe esserci il mio manifestro di taglia da qualche parte qui dentro.» Gli disse, e prese a cercare in uno dei cassetti «intanto tu prendi una Bacca, sono buone.»
Marsh la guardò confuso cercare per qualche minuto nella scrivania con la rosa, per poi estrarre un manifesto che appoggiò sulla scrivania.
«Ricercata per saccheggio, furto e… rapimento di beni viventi?»
«Un modo carino per dire che rapiamo degli schiavi per liberarli. Che fai, non mangi?» Chiese Rose. Marsh afferrò una Baccapesca e le diede un morso.
«Se posso chiedere, perché ci avete rapiti?» Domandò quando ebbe finito.
«Rapiti, che brutta parola. Vi abbiamo prelevati dopo avervi addormentati.» Rispose Rose, sempre sorridendo.
«A me sembra la stessa cosa.»
«Certe cose sembrano uguali, ma non lo sono. Ieri ho perso uno dei miei uomini per salvare voi.»
«Salvare?»
«Avete comprato quella barca da un Poliwrath, dico bene? Magari abbastanza vecchio, e con una piccola cicatrice sul fianco.»
«E… Esatto.» rispose Marsh.
«Era il capitano dei Pirati del Pugno d’Acqua. Se non fossimo arrivati noi, sarebbero arrivati loro. E non sarebbe stato altrettanto piacevole essere “rapiti”. Abbiamo dovuto combattere per ripartire. E uno dei miei non ce l’ha fatta. Vi abbiamo messi in cella solo perché a volte chi viene “rapito” reagisce in modo violento. D’altronde, se li invitiamo a seguirci pensano tutti a un trucco.» Spiegò Rose.
«Ma… perché ci avete salvato?»
«Oh, non è certo perché siete speciali. Non entrerò nei dettagli, ma una ventina di anni fa ho avuto un incidente per colpa dei pirati e dell’esercito della Coalizione di cui facevo parte.» Spiegò toccandosi il punto in cui il braccio sinistro sarebbe dovuto essere «E così sono fuggita. Ma ero ferita, e sarei morta se non fossi stata salvata da alcuni pirati, che volevano vendermi come schiava una volta guarita. Ma a quel punto, sono successe… certe cose che mi hanno permesso di diventare Capitano. E ho deciso di combattere contro le ingiustizie, anziché farne.»
«Ma i saccheggi, i furti?»
«Rubiamo oggetti che erano già stati rubati, saccheggiamo basi criminali e rapiamo schiavi. Sono tutti reati, ma se lo chiedi agli schiavi, sono stati ben contenti di essere rapiti. Molti fanno parte della mia ciurma, gli altri li liberiamo in zone sicure come il sud di Espia, Oscuria o Spettria, che sono lontane dalle zone di caccia degli schiavisti.»
«Ma perché lo fai?»
Rose sospirò «Perché sento che è la cosa giusta da fare. Mi sono ridotta così combattendo per un esercito che sacrificava i soldati come nulla fosse e non voglio averci più niente a che fare. Anche mia sorella la pensava così, ed è andata chissà dove. Io ho fatto la stessa cosa, e sono finita qui. Combatto per proteggere i deboli dalle angherie dei più forti, e sono felice così. Forse mia sorella fa qualcosa del genere, chissà.» Rose si adombrò per qualche momento, poi sorrise. Marsh non sapeva come reagire, e Roserade riprese a parlare.
 «Bene, detto ciò, vi rilasceremmo subito ma c’è un piccolo problema. Come ho detto ho perso uno dei miei per salvarvi. Penso sarebbe giusto che uno di voi rimanga qui per lavorare con me, non credi? Ovviamente è una misura provvisoria. Solo finché non libero un gruppo di schiavi di cui almeno uno sia disposto ad unirsi a noi. Non ci vorrà molto, si tratterebbe di restare per una settimana o due.»
Marsh annuì «Capisco, ma noi non possiamo…»
Rose scosse la testa «Lo temevo, ma devo insistere. Vi do tempo fino a domani per decidere. Quando tornerai nella tua cella ci saranno anche gli altri tuoi compagni, spiega loro la situazione e decidete. Non preoccupatevi, come ho detto parliamo di una settimana o due al massimo. Che sarà mai?» Rispose accompagnandolo alla porta, dove aspettava Bibarel.
“Temo che sarà un problema.” Si disse Marsh, camminando con Bibarel. E si chiese come comportarsi con i compagni.

 

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CAPITOLO 143: BATTAGLIA NEL VILLAGGIO

 

Spoiler

Vulcania, Valle della Cenere, 09/07/4783, circa le 10
Raichu ansimò, colpendo con un Codacciaio e abbattendo l’ultimo dei membri dell’Organizzazione con cui aveva combattuto.
Si guardò intorno. Il loro vero vantaggio era stato che il Magmortar aveva ordinato di non toccare Gliscor, che quindi aveva potuto sconfiggerne a decine prima che Camerupt ordinasse di ignorare l’ordine dell’altro Capitano. Da quel momento, era stato un massacro. Lamp, lui e Gliscor avevano dovuto vedersela con un nemico dietro l’altro. Non fosse stato per il Thundercharge, avrebbero perso. Ma usarlo era stancante, anche se meno rispetto al Locomothunder, e Raichu doveva risparmiare energie per combattere contro il Capitano. Però, seppur con fatica, ce l’avevano fatta. Alla fine, tutti gli avversari di basso rango erano crollati. Alcuni avevano dato più filo da torcere di altri, come il Thyplosion che Raichu aveva sconfitto dopo uno scambio di colpi piuttosto lungo, ma ora…
“Ora mancano soltanto loro.” Pensò Raichu guardando Camerupt e Magmortar, che erano rimasti per tutto il tempo ad osservare il combattimento.
“Non fosse stato per il nostro allenamento, avremmo perso nel momento stesso in cui ci hanno circondato.” Si trovò a pensare il pokémon Elettro. Approfittando di quel momento di apparente pausa, bevve un sorso di Acqua Fresca, cercando di allontanare la sete. Sentì un po’ di energie tornargli, ma era poco comparato all’enorme fatica che aveva fatto. Come se non bastasse, cominciavano a fargli male gli occhi. Non erano in un punto molto luminoso, quindi all’inizio non l’aveva notato, ma con il passare del tempo gli occhi avevano iniziato a fargli male per colpa di quella maledetta luce incessante. E più di una volta la terra che tremava aveva rischiato di farlo cadere, ma aveva resistito.
Camerupt e Magmortar si mossero, e i tre si divisero. Gliscor si diresse verso Magmortar mentre Raichu e Lamp puntarono verso Camerupt.
“E ora vediamo.” Pensò Raichu. Lamp e Raichu si schierarono ai due lati del Pokémon, ma quello si limitò a sbuffare «Beh, se devo essere sincero non credevo sarei dovuto entrare in campo personalmente. Sono piacevolmente sorpreso, Raichu. Mi avevano parlato di te e sono lieto di vedere che meriti la tua nomea. Tuttavia, per te è finita.» E così dicendo prese a mutare. I due coni vulcanici si unirono a formarne uno solo, le rocce scurirono e infine dal cratere prese ad uscire lava. Il MegaCamerupt sorrise «Io, il Capitano Camerupt, il Vulcano che Cammina, Progetto M-32, metterò fine al tuo viaggio, qui e ora.»
Raichu si preparò a combattere, conscio di avere davanti un nemico potente.
 
Magmortar e Gliscor si squadrarono. A parlare fu Magmortar «Bene Gliscor, finalmente. Ho aspettato questo momento a lungo.»
«Ripeto quello che ti ho detto, non ho la minima idea di cosa io ti abbia fatto.» Rispose Gliscor «avanti, restituiscimi i mei compagni ed eviterò di sconfiggerti.»
Magmortar si sentì avvampare «Non te lo ricordi? Eppure dovresti averlo chiaro in mente. Ti dice niente la lotta per essere assegnati alla base centrale? Quella per poter essere nominato Capitano di Reclutamento? Quella in cui mi hai battuto per poi far vincere un dannatissimo Rotom?!»
«In mia difesa, pensavo che la base sarebbe stata un posto divertente, ma era noiosissima. E anche quel Rotom non sembrava nulla di che, quindi ho lasciato perdere e mi sono ritirato. Cosa ne sapevo che tu ci tenevi tanto ad essere assegnato? Eravamo solo io, te, lui e pochi altri a partecipare, pensavo fosse curiosità. Fidati, ti saresti solo annoiato in quel…» avrebbe aggiunto anche altro, ma il Magmortar scagliò un Fuocobomba e Gliscor fu costretto a schivare «Stavo parlando sai?»
«Io ti odio! Questo tuo pensare che tutto sia un gioco, questo tuo completo disinteresse per tutto ciò che non è divertente, è la cosa che mi irrita di più!»
«Tremo di paura. Comunque, se ci tieni così tanto a combattere» rispose Gliscor lanciandosi verso di lui per colpirlo con Battiterra «Io sono pronto.»
«Mai quanto me.» Rispose Magmortar, e intorno a lui presero ad apparire sue copie “Doppioteam” pensò Gliscor. Ne attaccò uno, ma si rivelò solo una copia. Si guardò intorno, e ne vide una decina circondarlo.
“Vediamo, qual è quello vero?” Si chiese il Pokémon, osservando le varie copie, senza riuscire a riconoscere l’originale. Poi una di loro sollevò il braccio destro e lo puntò su di lui. Gliscor gli si lanciò contro, ma un attimo dopo un Fuocobomba lo colpì alle spalle.
“No, a quanto pare ho sbagliato.” Pensò Gliscor girandosi. Davanti a lui c’era Magmortar, il braccio sinistro puntato verso di lui. Poi, però, quello sparì confondendosi fra le copie.
Gliscor si guardò intorno, poi un Magmortar gli puntò contro il braccio sinistro “questa volta è lui.” Pensò, girandosi, ma un attimo dopo fu colpito nuovamente alle spalle da una Rocciotomba.
“Che diavolo…” Si girò, e guardò il Magmortar abbassare il braccio destro e sparire.
“Ma che sta…” poi gli venne in mente un’idea “vediamo se ho ragione.” Senza farsi notare, aprì la bocca per lanciare gli ultrasuoni. Attese, poi il suono di risposta gli diede la conferma.
“Ma bene, questo mi riporta indietro…” Pensò “In tal caso, direi che mi conviene sbrigarmi a spostarmi in un posto più adatto.”
Si girò di botto e si gettò in una via laterale, sorprendendo Magmortar. Gliscor si allontanò un po’ nella via secondaria, poi attese, nascosto in un angolo.
Come aveva previsto, c’erano due pokémon ad inseguirlo per la via. “Erano in due. Dopo che ha usato Doppioteam, l’altro è uscito dal suo nascondiglio e si è infilato tra le copie. Poi gli è bastato usare a ripetizione la mossa per impedirmi di notarli. E quando ne notavo uno, l’altro era dietro di me, pronto a colpire.”
Attese, usando il finissimo udito per percepire i passi dei due nemici. “Ancora un po’… un altro po’… adesso.” Nel momento esatto in cui i due sbucavano dall’angolo, Gliscor li afferrò per il collo e li sbattè a terra, colpendoli entrambi con un Battiterra. Poi sollevò le chele e colpì entrambi con due Forbice X. Al terzo attacco, i due Magmortar riuscirono a bloccarlo e rialzarsi.
«Avresti potuto farci parecchio male con una Ghigliottina. Avresti vinto a tavolino.» Commentò quello a destra, che Gliscor riconobbe dalla voce come quello che conosceva.
«E l’avrei fatto, se non avessi bisogno di voi per riprendermi i miei compagni. Adesso, mettiamoci d’accordo. Me li ridarete con le buone, o devo usare le maniere forti?»
«Queste sono già maniere forti.» Commentò quello a sinistra. Fece appena in tempo a finire la frase che Gliscor lo afferrò e lo sbattè per terra, con un nuovo Battiterra.
«No, non credo tu abbia chiaro il concetto di maniere forti. Forse voi bravi soldatini, sopravvissuti a quell’isola, siete abituati a seguire un qualche protocollo in battaglia, ma per me non è così. O Forse siete convinti che io sia un buonista come quelli del Gruppo? Io sono nato criminale. Rubavo e combattevo prima di parlare. Ho tagliato l’ala a un Pokémon in combattimento a cinque anni, ne ho ucciso uno a sette. Un sacco di Cacciatori di Taglie mi hanno dato la caccia. Credi che non sarei capace di tagliarti il collo? Non sei neanche un tipo divertente, quindi non vedo perché non dovrei farlo. Sempre che tuo fratello, o chiunque sia lui per te, non si decida a ridarmi i miei compagni.» Rispose Gliscor, sorridendo. Per rendere più chiaro il concetto, strinse un po’ di più la chela intorno al collo del Magmortar.
«Aspetta Gliscor» rispose l’altro «non fare sciocchezze.»
«Oh, no, la mia chela sta scivolando, magari dopo avrai un motivo serio per odiarmi.» Rispose Gliscor, stringendo ancora un poco.
«Va bene, va bene, ti dirò dove sono, ma lasciami.» Rispose quello bloccato dalla chela.
«Fratello!»
«Stai zitto! Cos’è, vuoi farmi ammazzare? Non mi importa di quell’accidenti di storia, io neanche c’ero quel giorno. Ascolta, i tuoi compagni…» Iniziò, ma un attimo dopo un Rocciotomba lo centrò a terra, e il Magmortar svenne. Gliscor lo lasciò andare e si girò, guardando l’altro, che aveva il cannone puntato contro di loro.
Gliscor lo fissò «Dimmi che non l’hai fatto davvero.»
«Che vuoi? Non l’ho mica ammazzato. Ho solo fatto tacere uno stupido.»
«Era un tuo compagno, ed era tuo fratello.»
«Oh, quanto la fai lunga. Tu stavi per ammazzarlo.» Rispose Magmortar, facendo spallucce.
«C’è differenza tra far del male ad un nemico e farne ad un compagno.»
«Tu mi dici questo? TU? Hai tradito l’Organizzazione, te ne sei dimenticato?»
«Non ho tradito nessuno. Sono rimasto con l’Organizzazione solo perché erano divertenti, così come sto facendo con il Gruppo. I miei compagni sono solo i Gligar e Mandibuzz.»
«Fai silenzio. Io ho solo zittito uno stupido e non me ne pento. E adesso combattimi, voglio vendicarmi. Ti farò a pezzi e…» Ma un attimo dopo Gliscor gli era addosso. Lo colpì al petto con una Ghigliottina. Magmortar sentì un dolore lancinante, poi svenne.
«Sei decisamente noioso.» Commentò Gliscor, girandosi verso l’altro Magmortar. Gli si avvicinò e lo schiaffeggiò finché quello non rinvenne.
«Ahio. Che vuoi?»
«Che tu finisca la frase. Dove sono i miei compagni?»
«Magmortar li ha spediti alla sede centrale. Diceva che sarebbe stata una bella vendetta obbligarti a venire fin qui per niente, sconfiggerti e impedirti di rivederli per sempre.»
«Cosa?!» Sbottò Gliscor «al Giratina. Va bene. Andrò a prenderli anche là. Tu hai intenzione di combattere?»
«Sei impazzito? Mi fa male tutto il corpo. Me ne starò qui finché mio fratello si risveglia. Perché tu non l’hai…» Fece un vago gesto passandosi l’unghia sul collo.
«No, respira, tranquillo. Bene, io me ne vado. Di a tuo fratello che non ho intenzione di combattere con lui. Troppo noioso.» E così dicendo, Gliscor si diresse verso la piazza.
 
Base dei Pirati della Rosa Rossa, 09/07/4783, circa le 10
«Voi non potete restare.» Disse Marsh indicando Zorua ed Abra.
«Lo sappiamo.» Rispose Zorua «Ma non crederai davvero che ti lascerò restare. Marsh, la nostra missione è più importante di uno stupido debito con i pirati. Lo capisci?»
«Lo so, ma…»
«Ma cosa?»
Marsh non sapeva cosa rispondere. Ci aveva pensato a lungo, ma sentiva che era la scelta giusta. Plusle, Minun e Flaaffy erano con il gruppo fin dall’inizio, Abra e Zorua erano principi, Trubbish non si sarebbe mai separato da Zorua, e Tri… Tri doveva restare con il Gruppo, Marsh ne era certo.
«Non… non lo so. Ma cosa dovremmo fare allora? Se non rimango io, chi?»
«Ma perché dovrebbe rimanere qualcuno? Abbiamo il diritto di andarcene.»
«Non credo che loro la pensino allo stesso modo.»
«E allora scappiamo. Siamo sopravvissuti a un sacco di cose, voi anche più di me, sono certo che riusciremo a fuggire.»
Marsh ci pensò, poi scosse il capo «No. Io rimango qui. Sento che è la cosa giusta da fare.»
Zorua lo fissò. Sembrava sul punto di dire qualcosa, poi scosse il capo «D’accordo. Se credi sia la cosa giusta, tanto vale che tu faccia come vuoi.»
«Zorua…»
«No, no, hai ragione tu. Ci hanno salvato e glielo dobbiamo. E poi immagino centri anche quello che è successo ad Espia, vero?»
Marsh annuì.
«Allora ci conviene andargli a dire che quello che rimarrà sei tu.» Commentò Zorua, e bussò alla porta della prigione.
 
Da qualche parte ad Elettria, 09/07/4783, circa le 10
«Dobbiamo cominciare a svuotare le prigioni.» Commentò Rotom, sbadigliando «Non ne posso più. Ormai per fare un giro di ronda ai piani normali ci vogliono tre ore. Praticamente non fai in tempo a finire che devi ricominciare. E io non ho la scusa del “devo andare a fare il mio lavoro”, perché ormai gli unici rimasti da provare a reclutare sono lontano, ad Arenia, Draghia o altri posti del genere.»
«Dev’essere dura.» Commentò Joltik, versandosi un Succo di Baccauva.
«Ehi, hai sedici anni, non puoi ancora berlo quello.» Gli disse Rotom.
«Eddai, siamo criminali, le leggi non valgono per noi. E poi ne farò diciassette tra pochi giorni. Piuttosto» Rispose l’altro, posando la bottiglia «Come vanno le cose di preciso? Ho sentito che sono arrivati alcuni “speciali”.»
«Niente di che, tre traditori, i Tenenti di quel Gliscor di Aeria…»
«Chi, quello che si ritirò facendoti passare il turno in quel mini torneo che organizzarono i Generali per decidere chi doveva essere Capitano di Reclutamento?» Chiese Joltik, ridacchiando «Trattali bene, in fondo devi un favore al loro capo.»
«Ehi, guarda che potevo batterlo.»
«E io sono un Generale, sì. Lascia stare, quel tizio è forte in un modo fuori dal comune, l’ho sentito da Dragonite una volta. Erano in quattro a combattere contro di lui, e gli unici rimasti in piedi sono stati Dragonite e il suo tenente.»
«Ma pensa, dev’essere davvero forte allora. Ah, poi c’è il principe esiliato di Espia.»
«Ne ho sentito parlare. Quello a cui abbiamo fatto ammazzare il padre, vero? Siamo sicuri che la lastra non ce l’abbia lui.»
«Sicurissimi. E non ce l’ha neanche Gallade, quindi…»
«Deve averla il fratello più grande, quell’Abra. Quindi immagino sia diventato uno degli obbiettivi principali dei Generali.»
«Già.» Annuì Rotom «Ah, hai sentito? Pare che siano riusciti a far usare ad Houndoom il Fuoco Nero.»
«Così ora anche il fratellino sa usarlo. Scommetto che il Professor Durant starà gongolando come un matto. Un sacco di gente ha fallito prima di lui.»
«Chissà come reagirà la sorella di Houndoom quando lo saprà. Ho sentito che con lui si era sempre comportata in modo arrogante perché lei aveva quella capacità e lui no.»
«La conosci?» Chiese Rotom.
«L’ho incontrata una sola volta, ma non mi sta molto simpatica. Anzi, è un eufemismo, diciamo che mi sta proprio sullo stomaco.» Rise Joltik.
«Seriamente, credi che vadano bene queste modifiche?»
«Cosa vuoi farci, il progresso è anche questo no? Ci serviva un grande potere militare per sconfiggere i diciotto paesi di Pokémos.»
«Suppongo tu abbia ragione. Beh, vado a dormire, è stato un turno snervante.»  Rispose Rotom, sbadigliando.
«Va bene, io invece vado a leggere i rapporti freschi.» Rispose Joltik. E i due si alzarono da tavola dirigendosi in due direzioni diverse.

 

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CAPITOLO 144: IL VULCANO CHE CAMMINA

 

Spoiler

Vulcania, Valle della Cenere, 09/07/4783, circa le 10
Raichu e Lamp squadrarono il Camerupt, poi colpirono contemporaneamente. Raichu scagliò l'attacco formato da Fulmine e Tuono, mentre Lamp lanciava una Palla Ombra.
Camerupt sorrise, poi colpì il terreno. Colonne di terra emersero dal suolo, e i due attacchi vi si infransero contro.
«Bel colpo» commentò «Ma ora vedete di fare sul serio per favore.»
“Niente da fare eh?” Pensò Raichu. Poi si girò verso Lamp «Tienilo impegnato con attacchi a distanza, io provo a colpirlo più da vicino.»
Lamp annuì, poi scagliò una seconda Palla Ombra. Mentre Raichu si spostava verso il Camerupt, continuò a bersagliarlo incessantemente, obbligandolo a concentrare la difesa su di lui.
«Beh, che fai» chiese Camerupt, parando un nuovo Palla Ombra, rivolgendosi a Raichu, che si era piazzato sul suo fianco sinistro «non mi colpisci? Avanti, attacca.» Sorrise «Nel momento in cui lo farai, metterò fine al tuo viaggio.»
Raichu ebbe un momento di indecisione “No, sta bluffando.” Si disse, e si lanciò all’attacco. Caricò un Fulmine, poi si lanciò e a metà strada convogliò l’energia verso la coda, indurita in un Codacciaio.
La coda, carica di elettricità, calò su Camerupt, colpendolo con precisione al fianco, nella parte bassa. Raichu sorrise, ma un attimo dopo l’energia si disperse e si ritrovò ad essere a contatto con Camerupt attraverso un semplice Codacciaio.
“Ma cosa… Perché questo non funziona?” Si chiese. Aveva creato la Fulmincoda come prima mossa, e ne era stato molto orgoglioso, ma ora l’attacco si era disperso.
Camerupt sorrise «Cos’era quello, uno scherzo? Oppure davvero non hai capito che solo gli attacchi che uniscono due mosse Elettro annullano l’immunità di noi Pokémon Terra?»
Guardando la reazione di Raichu, che lo fissava a bocca aperta, non riuscì a fare a meno di ridere «Non lo sapevi davvero? Eppure lo abbiamo capito persino noi dell’Organizzazione, e questo solo studiando i documenti dell’epoca. Quanto deve essere stupido uno per non arrivarci?»
Raichu ebbe un fremito d’indignazione “Stai calmo” si disse “vuole provocarti.”
«Bene, i primi tre secondi sono stati divertenti, ma se questo è tutto direi che posso occuparmi di voi.» Rispose. Improvvisamente, anziché pararlo, schivò una Palla Ombra scartando di lato e caricò verso Lamp. Raichu, sorpreso, partì all’inseguimento dopo un attimo, ma a Camerupt bastò per coprire la breve distanza che lo separava dal Lampent. Lo colpì al volto con lo zoccolo, spingendolo a terra ed usando un Terremoto. Poi si scansò, giusto in tempo per evitare un Codacciaio di Raichu, che lo guardò infuriato. Lamp, contemporaneamente, si rialzò, scuotendo il capo. L’attacco gli aveva evidentemente fatto parecchio male.
Raichu si girò verso Camerupt, ma Lamp capì cosa voleva fare e lo fermò «Aspetta Raichu. Per favore, non usare quella mossa. L’ultima volta sei svenuto, ed eri al pieno delle tue forze!»
«Ma Lamp, e se non riuscissimo a…»
«Aspetta. Per favore. Fammi provare una cosa.» Lamp frugò nella borsa, e ne estrasse una piccola pietra nera e lucida.
«Lamp, vuoi farlo davvero? Vuoi davvero evolverti?» Raichu ricordava cosa gli aveva spiegato tempo prima. Nella sua famiglia, era tradizione evolversi in uno Chandelure solo raggiunti i vent’anni. Farlo prima era un grave atto di maleducazione, voleva dire mancare di rispetto a tutti i parenti che attendevano il proprio momento, e a tutti i parenti che l’avevano atteso in precedenza. Spesso, aveva causato diatribe nella famiglia reale.
«Non sono Abra. Per me non è importante. Davvero.» Rispose Lamp, ma Raichu notò che era spaventato. L’evoluzione era sempre spaventosa. C’erano stati casi in cui non era riuscita. Addirittura, c’erano casi in cui chi aveva provato a evolversi era morto, anche se erano rarissimi. E per lui doveva esserlo ancora di più. Aveva sentito che la Neropietra aveva strani effetti sui Pokémon che la usavano.
«Te lo chiedo ancora. Ne sei certo?»
«Non ho scelta.» Rispose Lamp «Salvare Pokémos è di certo più importante che litigare con qualche stupido parente convinto di avere la precedenza solo perché è nato qualche anno prima.» E strinse la Neropietra.
Si ritrovò avvolto da una luce bianca. Sentì una voce, ma non capì se parlasse davvero o se fosse solo nella sua testa “Aspiri tu a un potere più grande?” Disse la voce “Tu che possiedi il prezzo da pagare, aspiri a un potere più grande?”.
“Sì, ti prego.”
Quando ritornò in sé, Lamp si era evoluto. Guardò le proprie braccia e sorrise. “Bene, vediamo cosa riesco a fare.”
«Raichu, ascolta, adesso farò il possibile per distrarlo, tu colpiscilo con un Locomothunder.»
«Cos’è, credi di potermi fermare da solo, solo perché ti sei evoluto?»
«No, credo ti fermerai da solo.» Rispose Lamp, e prese a ruotare lentamente la fiamma che aveva sulla punta di una delle sue braccia.
«Ma… che…» chiese Camerupt. Sentì la testa che cominciava a girare, mentre la fiamma continuava a muoversi, ipnotica, formando un cerchio viola.
«Adesso, Raichu!» Disse Lamp, e il Pokémon si lanciò. Carico del Locomothunder, colpì Camerupt in pieno volto, scaricandogli addosso tutta l’energia dell’attacco.
Camerupt arretrò, e Raichu credette che non fosse bastato. Il Pokémon si resse sulle sue zampe, possente, e scagliò un’Eruzione verso Raichu, poi una Geoforza contro Lamp. Poi, però, il colpo di Raichu ebbe la meglio. «Io non mi lascerò sconfiggere!» Grido Camerupt «Io sono il più forte tra i Capitani assegnati alle Fiamme Rosse, io sono il Vulcano che Cammina, io sono…»
Raichu si scagliò su di lui, mentre l’avversario caricava una nuova eruzione, e colpì con un Codacciaio «Sei uno che non sa quando è ora di perdere.» Rispose. Camerupt lo fissò per un momento, residui di elettricità che crepitavano ancora intorno al suo corpo, poi si accasciò.
«Credevo che non sarebbe bastato.» Commentò Raichu, sbuffando, poi si sedette «Ah, mi fa male dappertutto. Locomothunder, Thundertail, Fulminthunder, tutte quelle mosse mi affaticano parecchio. Però non ho certo sprecato tutto quel tempo. Se non avessi avuto l’allenamento, avremmo semplicemente perso. Non credi Lamp?» Chiese Raichu. Poi vide che Lamp si era avvicinato a Camerupt. Stava per chiedere cosa stesse facendo, quando il Pokémon abbassò il braccio e lo affondò nel corpo dell’avversario. Raichu stava per mettersi a urlare, poi capì che era passato attraverso. Ma un attimo dopo si rese conto che, oltre al braccio, Lamp stava estraendo anche qualcos’altra, una sorta di gelatina evanescente.
«Lamp!» gridò Raichu. Il pokémon sembrò riprendersi dallo stato di trance, e lasciò andare con uno scatto qualunque cosa fosse che stava estraendo. La cosa rientrò dentro Camerupt. Poi Lamp si portò le braccia alla faccia.
«O Arceus. O Arceus. Che diavolo stavo facendo. Non ci credo, era questo che intendeva mio padre quando disse che evolversi con una Neropietra è pericoloso? Stavo per… O Arceus…» Raichu si rese conto che stava singhiozzando. Indubbiamente, se avesse potuto piangere l’avrebbe fatto, ma aveva sentito che la maggior parte degli Spettri non poteva farlo.
«Ehi Lamp, cos’è che stai per fare?»
«Io… Io stavo per bruciargli l’anima.» Rispose Lamp, boccheggiando. Poi si accasciò al suolo. Raichu accorse, ma si rese conto che era semplicemente svenuto, probabilmente per la tensione.
«Ehilà, che mi sono perso?» Chiese una voce alle loro spalle. Raichu si girò, trovandosi davanti Gliscor.
«Gliscor! Cosa ti è successo, che fine ha fatto Magmortar?»                    
«L’ho chiesto io per primo. Comunque, i Magmortar li ho sistemati. Entrambi. E voi?»
«Abbiamo vinto, ma come vedi Lamp si è evoluto.»
«Vedo, e se non mi sbaglio non è una buona cosa.» Disse Gliscor scuotendo il capo.
«Come fai a saperlo?»
«Oh, ad Aeria le Neropietre danno un sacco di problemi, o forse è meglio dire che a darli sono i Pokémon che si evolvono usandola. Lo sapevi che i Murkrow che si evolvono giovani diventano quasi tutti criminali? Le Neropietre hanno qualche strano effetto sulla psiche dei Pokémon troppo giovani per sapersi controllare. Abbiamo vinto una battaglia, ma adesso non mi fiderei di farmi guardare le spalle da lui.» Rispose Gliscor, indicando Lamp.
«Beh, non possiamo certo sbatterlo fuori dal Gruppo. Già non butterei fuori qualcuno che è un nostro compagno, e lui è anche il principe di Spettria.»
«Sarà, ma io sarò molto meno tranquillo a viaggiare con voi ora.» Commentò Gliscor, facendo spallucce.
«Viaggiare con noi? Non dovevi andare a salvare i tuoi compagni?»
«Sì, ma sono bloccati a Elettria, quindi mi toccherebbe fare un viaggio lungo. E poi,» aggiunse, piegando il collo fino a farlo scrocchiare «adesso l’Organizzazione mi ha fatto arrabbiare.»
«Come vuoi. In ogni caso, direi che ci conviene andare. Porta Lamp per piacere.» Rispose Raichu. Adesso gli occhi cominciavano davvero a fargli male. Quella luce continua non era semplicemente fastidiosa, ma alla lunga era davvero dolorosa.
«E cerchiamo un posto dove riposarci, perché ne ho davvero bisogno.» Aggiunse.
«Sì, anche io. E anche il nostro amico. Tra parentesi, sai che è abbastanza pesantuccio?» Rispose Gliscor, sollevandosi in volo con uno sbuffo, Lamp appeso ad un braccio come una borsa.
«Allora procediamo.» Commentò Raichu, e i tre ripartirono, lasciandosi dietro il villaggio.
 
Vulcania, Torre del Sangue di Fuoco, 09/07/4783, circa le 12
«Dove siamo?» Chiese Emolga, osservando l’alta torre che si stagliava davanti a loro. Di fatto, l’edificio era proprio costruito sopra la Strada Nera, tra due costoni rocciosi, con delle larghe mura ai lati, in modo che non lo si potesse aggirare, se non volando. Ma farlo avrebbe voluto dire attirarsi contro le attenzioni dei difensori.
«Questa è la Torre del Sangue di Fuoco, l’unico passaggio sicuro per raggiungere la capitale delle Fiamme Nere, la più imponente difesa del paese. Una trentina di anni fa, le Fiamme Blu e le Fiamme Rosse attaccarono congiuntamente questo passaggio, l’unica azione militare compiuta in collaborazione tra le due fazioni. Avevano scelto il momento buono, quando una buona parte dei difensori si erano dovuti ritirare, per tornare nell’entroterra ed unirsi all’esercito per sedare una grossa ribellione. C’erano cento difensori in questo edificio contro i diecimila nemici che premevano contro di loro, ma i Pokémon qui dentro, molti di essi veterani esperti, non si persero d’animo, anzi. Dopo aver riempito di terra il piano inferiore, si prepararono a resistere all’assedio. Mille Pokémon in grado di volare cercarono subito di superare la torre e prenderli alle spalle, solo per essere abbattuti. Duemila cercarono di scavare un passaggio sotto di essa, ma i difensori causarono un terremoto seppellendoli vivi tutti. Alla fine, i settemila rimanenti cercarono di scalare le mura, per infrangersi contro quei cento Pokémon, in minoranza numerica ma avantaggiati dalla posizione, che resistettero fino all’ultimo. Quando finalmente i rinforzi arrivarono, dovettero solo occuparsi degli ultimi duemila Pokémon rimasti sotto le mura… E di seppellire novantotto di quei cento eroici difensori, salvando per un soffio gli ultimi due, che ancora combattevano sulle mura contro la marea montante di nemici. Si dice che le mura fossero coperte di fiamme e sangue, e da quel momento la torre ottenne il nome che porta tuttora. Tra gli altri morirono gli allora re delle Fiamme Rosse e Blu, prontamente sostituiti dagli eredi, che misero subito fine all’alleanza. Chissà, se le cose fossero andate in modo diverso, forse oggi ci sarebbe un solo re a Vulcania.»
Emolga guardò il torrione e si immaginò al posto di uno di quei cento, assediato e conscio che probabilmente sarebbe morto. E per un attimo si chiese se tra quei cento qualcuno avesse pensato che fosse meglio arrendersi e lasciar passare i nemici.
«Cosa successe ai due sopravvissuti?» domandò Draak.
«Uno è diventato Generale delle Fiamme Nere. In quella battaglia ha riportato decine di cicatrici, e per questo lo chiamano “Lo Sfregiato”. L’altro ha perso un braccio ed è stato congedato con onore su sua richiesta. Vive di rendita grazie al premio speciale datogli dal re, da qualche parte nel territorio delle Fiamme Nere, se quello che ho sentito è vero. Comunque avanti, superata la torre ci aspettano ancora due giorni di cammino prima di arrivare al palazzo delle Fiamme Nere.»
«D’accordo.»
Entrati dal passaggio, i tre si trovarono davanti uno stretto passaggio tra le mura e la torre. I tre proseguirono, superando il posto di guardia. La guardia li fissò, ma non li fermò. Emolga si stava chiedendo perché, quando entrarono nel corpo di guardia principale, la torre vera e propria. Qui, si trovarono schierati davanti un centinaio di Pokémon, che li fissavano attenti.
«La Guardia dei Cento. Sono il corpo di guardia di questa torre da quando ebbe luogo la battaglia. Da allora, cento veterani sono costantemente incaricati alla difesa di questo edificio, uno per ogni Pokémon che combattè in difesa del torrione. In realtà ci sono altri duemila di loro nei baraccamenti dall’altro lato del torrione, ma solo questi cento hanno il compito di difendere la Torre del Sangue di Fuoco per tutta la vita. Quando uno muore, uno nuovo viene scelto. Viene considerato uno dei più grandi onori esistenti.» Spiegò Zangoose ai due a bassa voce.
«Cosa desiderate, per dirigervi qui alla Torre del Sangue di Fuoco?» Chiese uno di loro, un Thyplosion, probabilmente il capitano.
«Siamo viaggiatori di passaggio. Ho alcune conoscenze qui a Vulcania, nelle terre sotto il vostro dominio, e desidero assicurarmi che stiano bene visto che non ho loro notizie da un po’.» Spiegò Zangoose. Spiegare la loro missione sarebbe stato difficile, e non avevano tempo da perdere. Meglio raccontare una bugia per passare rapidamente. Passò qualche minuto di silenzio, in cui il Capitano si consultò con alcuni dei suoi uomini, poi annuì.
«Bene. Potete passare.» Il Thyplosion sollevò il braccio e i cento si fecero da parte.
I tre passarono oltre, ma per tutto il tempo Emolga seppe di avere gli occhi addosso. Un movimento sbagliato, e qui cento li avrebbero massacrati senza pensarci due volte. Fu con sollievo che passò oltre, arrivando in vista dei baraccamenti e dell’uscita.
Procedettero attraverso un gruppo di grossi edifici in pietra, dove dormivano le guardie e quei viaggiatori che venivano trattenuti per accertamenti, poi ripresero la strada.
«Beh, è andata bene.» Commentò Draak dopo che i tre si fuorono allontanati un po’.
«Non direi,» rispose Zangoose «visto che ci sono tre Pokémon che ci seguono. O sono dell’esercito delle Fiamme Nere e sono incaricati di seguirci per tenerci d’occhio. Il che sarebbe solo una seccatura.»
«E se non lo sono.»
«Allora può esserci solo un altro tipo di Pokémon ad aspettarci.» Rispose Zangoose, scuotendo la testa «E in tal caso ci conviene prepararci.»
Emolga annuì, e i tre ripresero a camminare, pronti a reagire ad un attacco.

 

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CAPITOLO 145: IL FUOCO NERO

 

Spoiler

Vulcania, Territori delle Fiamme Nere, 09/07/4783, circa le 14
L’Heatmor era seduto al proprio tavolo, intento a mangiare il proprio pasto a base di Bacche, quando sentì bussare alla porta. Sbuffando, si alzò e aprì la porta. Si trovo davanti uno Zangoose, un Emolga e un Dragalge. Gli ultimi due non li conosceva, ma Zangoose sì.
«Ah, Heato» disse Zangoose, sorridendo «Sono così felice di vederti. Siamo venuti a trovarti, sei contento?»
Heato ridacchiò. Zangoose era bravo a fingersi un criminale, ma pessimo se doveva fingersi sinceramente amichevole.
«Ma certo, ma certo, entrate.» Rispose, facendo loro cenno di entrare.
Quando furono entrati, Heato si chiuse la porta alle spalle «Allora, mi spieghi la ragione di questa pessima recita?» Disse, sedendosi a mangiare.
«Ci stavano seguendo dalla Torre del Sangue di Fuoco. Sono convinto che stiano controllando se la ragione per cui siamo entrati nel territorio sotto la loro tutela sia davvero quella che diciamo noi. E mi serviva qualcuno da cui andare, prima di dirigerci verso la capitale.» Rispose Zangoose, alzando le spalle «Mi sei venuto in mente tu.»
«Mi pare una buona idea, sì. Fanno spesso questo giochetto, e hanno beccato parecchi infiltrati delle altre Fiamme in questo modo.»
«Beh, puoi stare tranquillo, non sono un infiltrato di nessuna Fiamma.»
«Sì, ne sono certo. E comunque, se volessero infiltrare qualcuno manderebbero un Pokémon Fuoco, che si mimetizzi facilmente. Certo che sei fortunato ad avere un amico come me, che abita in mezzo al nulla assoluto, non credi?» Effettivamente, dalla casa di Heato ci voleva un’ora per il villaggio più vicino, e più di tre ore verso la capitale. Perché ci abitasse era una domanda a cui Heato non aveva mai risposto.
«Vero, vero. Tieni, voglio darti questo, per sdebitarmi.» Disse Zangoose, ed estrasse un po’ di Bacche dalla borsa. Ricordava bene quanto il pokémon amasse mangiare.
«Oh, grazie mille. Non dovevi disturbarti. Ti devo ancora il favore per quello che è successo 19 anni fa, no?»
«Andiamo, c’era un piccoletto che ti rubava le scorte di Bacche che tieni nel magazzino sul retro, era una sciocchezza. E poi tu mi avevi aiutato con quella banda di pirati, no?»
«Sarà, ma non scordo i debiti, anche piccoli. Però raccontami Zangoose, che fine hai fatto? Sono quanti, diciassette anni che non sento niente da te? Ti credevo morto ormai.»
«Non credo mi crederesti. Anzi, forse sarebbe meglio se non mi credessi. Ti dirò solo che sono nel bel mezzo di una grossa indagine che mi ha preso per tutto questo tempo.»
«In tal caso, amico mio, non ti trattengo oltre. Solo, cerca di farti sentire ogni tanto. Non è per niente bello credere che un amico sia sepolto chissà dove.» Rispose Heato.
«Lo terrò a mente. Se ti fanno delle domande…»
«Ti ho spiegato che gli altri nostri amici si sono trasferiti alla capitale e tu hai deciso di andare là. Tranquillo, non sono affatto arrugginito, sai?» Commentò questi con un occhiolino.
«Come hai fatto a capire che bugia ho raccontato per entrare?»
«Perché in queste cose sei sempre troppo prevedibile. Arrivederci.» Rispose Heato, ridacchiando.
I tre ripresero a camminare, lasciandosi ben presto alle spalle la casa solitaria del pokémon «Chi era quello?» Domandò Emolga.
«Un vecchio amico. Ho lavorato per un po’ qui a Vulcania, intorno ai 19-20 anni fa. Heato all’epoca era un investigatore come me, con la differenza che lui lavorava solo quando aveva voglia, e non certo per dei furtarelli nel suo magazzino. Diventammo amici, e mi ha aiutato con più di una banda criminale.» Disse Zangoose, sorridendo «Sono felice che sia sempre in forma.»
«Dici che ha funzionato? Credi che, vedendoci entrare da qualcuno che ci ha riconosciuti, se ne siano andati?» Chiese Draak.
«No. Mi pare che ci stiano seguendo, mi sento osservato. Credevo fossero quei tre, ma forse mi sbagliavo.»
«Vuoi dire che a seguirci era qualcun altro?» Domandò Draak.
«O che a seguirci erano più di tre Pokémon. Non ho un radar come Gliscor, quindi devo basarmi sulle doti che ho acquisito negli anni. Dietro di noi mi pare ci siano più pokémon di prima, ma abbiamo superato un paio di villaggi. Adesso ci saranno mercanti, contadini delle Valli della Cenere, soldati e chissà quanti altri.»
E in effetti, dopo un paio di curve, si trovarono in mezzo a un gruppo composto da una ventina di abitanti di Vulcania. Erano tutti carichi di bagagli, borse o cestini.
«Dove vanno?» Chiese Emolga.
«Immagino verso il villaggio di Firemarket, il villaggio in cui si svolge il più grande mercato di Vulcania. Dicono che in tempo di pace vi si potesse comprare ogni cosa. Oggi però è solo l’ombra di ciò che era un tempo. Ci dovremo passare anche noi. Se non lo facciamo, ci toccherà fare un giro fin troppo lungo.» Spiegò Zangoose.
E proseguirono. Dietro di loro, tre Pokémon non perdevano una loro mossa, pedinandoli senza farsi notare.
 
Vulcania, Firemarket, 09/07/4783, circa le 14
Dopo alcune ore di cammino, in cui la strada si faceva sempre più affollata, davanti a loro videro una bassa città di casupole quadrat. Non sembrava diversa rispetto alle città normali, ma guardandola meglio Emolga si rese conto che le vie sembravano molto più larghe, persino da quella distanza. Avvicinandosi ne capì il motivo: c’erano parecchi bancarelle ai lati della strada, tanto che una via della larghezza normale sarebbe stata ostruita. La città sorgeva sul fianco di un vulcano, addossata alle sue ripide pareti. Di conseguenza, era impossibile passare da quel lato senza volare.
«Non mi piace» commentò Zangoose «Se entriamo là dentro, non potremo muoverci come vogliamo. Guerra o no, ci sono bancarelle persino all’ingresso, figurarsi nelle grosse piazze. Ci conviene aggirarla da quel lato.» Disse, indicando il fianco libero della città.
«Ma non sarebbe meglio entrare per seminarli?» Chiese Draak.
«Acuta osservazione, ma sono stanco di scappare. So che è rischioso, ma preferisco affrontare quelli che ci seguono. Se fossero stati delle Cento Fiamme, dopo tutto questo tempo si sarebbero fermati e sarebbero tornati indietro, oppure ci avrebbero fermati. No, è qualcuno che aspetta l’occasione giusta per colpirci. E io non glielo lascerò fare.» Spiegò Zangoose, ed Emolga annuì. Per quel che ne sapevano, chi li inseguiva poteva aver preparato una trappola più avanti. Sarebbe stato assurdo gettarvisi.
Girarono intorno al villaggio, passando dal lato scoperto. Su quel lato, si rese conto Emolga, le case erano tutte unite, come a formare una muraglia. E non c’erano finestre. L’unico indizio che gli edifici erano abitati erano i comignoli di alcuni di essi, da cui usciva del fumo.
«E adesso aspettiamo.» Commentò Zangoose quando furono a metà strada. Erano nella posizione perfetta, perché per via della curva che compiva la città in quel punto, avrebbero visto arrivare i nemici contemporaneamente a loro.
Ci vollero cinque minuti buoni, ma alla fine a girare l’angolo furono sei Pokémon. Quando li videro, si fermarono.
«Otto, eh?» Commentò Zangoose «Pare che avessi sbagliato i miei conti.»
«Non otto,» rispose Emolga, indicando verso l’alto «nove.» Un Talonflame piombò dall’alto, piazzandosi accanto agli altri.
Un Rapidash con le fiamme grigie ed un Pyroar color crema li fissavano. Accanto a loro, oltre al Talonflame, un Darmanitan, un Arcanine ed un Rotom Calore. Poco dietro di loro erano in posizione un Houndoom, un Torkoal e sul guscio di questi era seduto un Simisear. Evidentemente, a camminare erano stati in sei, e Zangoose ne aveva erroneamente contati tre per via della distanza tra i primi e gli ultimi.
«Chi siete?» Chiese Zangoose. La sua voce non tradiva alcun nervosismo, ma Emolga si rese conto che era preoccupato. Nove contro tre era davvero problematico.
«Andiamo, credo tu ci sia già arrivato.» Commentò l’Houndoom, con una voce femminile «In ogni caso, se foste così stupidi da non averlo capito, siamo Capitani dell’Organizzazione. Molto piacere.» Aggiunse sorridendo.
«Come temevo.» Disse Zangoose, e si mise in posizione, pronto a colpire.
«Non sei tipo da aspettare. Mi piace.» Disse la Houndoom, e si schierò davanti a lui seguito dal Torkoal e dal Simisear.
«Emolga, tu prendi il Pyroar e i due che sono con lui, l’Arcanine e il Rotom. Draak, a te gli altri.»
I due annuirono e si misero in posizione. Emolga si rese conto che Draak era nervoso. Da quando erano arrivati a Vulcania, aveva fatto una fatica tremenda a tenersi in piedi, sulla punta della sua pinna. Adesso, doveva combattere nel peggior terreno possibile.
In ogni caso, non poteva distrarsi. Si girò verso i tre e si preparò. Per un attimo, tutti rimasero fermi. Poi, Zangoose si lanciò sul Torkoal, colpendo con un Ferrartigli.
Torkoal ritirò la testa nel guscio, e l’attacco di Zangoose si infranse senza danni. Poi, Simisear fu su di lui. Zangoose riuscì per un pelo a sottrarsi al suo Fuocopugno, arretrando. Ma la Houndoom colpì. Zangoose vide la sua bocca aprirsi per scagliare un Lanciafiamme. Zangoose scartò di lato appena in tempo per schivare l’attacco, che con suo stupore vide composto da fiamme nere anziché rosse, e colpì con Forbice X, ma la pokèmon parò con un Ombrartigli e sorrise. «Bravo, non è da tutti schivare il mio attacco. La maggior parte dei Pokémon crede di poterlo fermare, e risponde. Non è una buona idea.»
Zangoose arretrò schivando un secondo Fuocopugno ed imprecò “Ecco, il Fuoco Nero non ci voleva.” Si disse. Aveva sentito del Fuoco Nero ai tempi del suo primo viaggio a Vulcania. Alcuni Houndoom, anziché sputare fiamme normali, potevano mischiarle con un veleno particolare, e sputare quelle fiamme tremende. Le scottature inferte da quel colpo guarivano come quelle normali, ma il dolore… il dolore iniziale era inimmaginabile, e tormentava chi subiva quell’attacco per anni, a volte fino alla morte. “Se mi colpisce, ho perso.” Si disse. “Prima devo liberarmi degli altri due, poi pensare a lei.”
Si lanciò all’attacco con un nuovo Ferrartigli, questa volta mirando al Simisear. Il Torkoal si mise in mezzo, scagliando un Muro di Fumo. La cortina fumogena colpì al volto Zangoose e lo avvolse, ma il Pokémon bianco e blu non si fece cogliere impreparato. Saltò in avanti, caricando un Forbice X. Un attimo dopo, dove prima si trovava lui, colpì un Fuocobomba nero come la pece, certamente lanciato da Houndoom. Emerse dal fumo proprio davanti a Torkoal e colpì questi al volto, senza che questi potesse far nulla.
Zangoose si spostò di lato, evitando nuovamente un Fuocopugno. “Un’apertura.” Pensò, colpendo con Tritartigli Simisear in pieno petto, mentre Torkoal si riprendeva e scagliava un’Ondacalda. Zangoose arretrò, evitando l’ondata di calore diretta verso di lui. Un attimo dopo, vide un Lanciafiamme nero alla sua sinistra e si abbassò. Sentì il calore delle fiamme passargli appena sopra la testa.
Si alzò, ansimando. “Tre contro uno è dura, e questi sono tutti lottatori di prima classe. Dal canto loro, sia il Torkoal che il Simisear erano decisamente indeboliti. “Forse mi toccherà… No, non posso.” Si disse scuotendo la testa, poi colpì con un Ferrartigli. Simisear reagì, ma il colpo di prima lo aveva indobolito. Il Furto fu lento, e Zangoose lo superò facilmente colpendolo nuovamente al petto. Simisear rantolò, poi si accasciò.
“E uno è andato. Adesso gli altri.” E si girò verso i due rimasti. Torkoal scagliò un nuovo Muro di Fumo, ma Zangoose questa volta saltò all’indietro, evitando di finire nella nube. Houndoom lanciò due attacchi in rapida sequenza, una Marchiatura ed un Lanciafiamme. Zangoose li scorse con la coda nell’occhio e ruotò su se stesso, evitando al pelo i due colpi. “C’è mancato poco.” Pensò, lanciandosi sul Torkoal con un Tritartigli. Quello si ritirò nel guscio, usando un Ferroscudo, ma Zangoose non era uno sciocco. Infilò il braccio proprio nel varco in cui era sparita la testa, e centrò l’avversario in pieno volto. Ma Torkoal gli morse il braccio, bloccandoglielo dentro.
“Dannazione.” Pensò Zangoose, vedendo il Lanciafiamme puntato su di lui. Ebbe solo un secondo per reagire. Sollevò di peso Torkoal e lo mise tra se e l’attacco, come uno scudo. Per scrupolo usò il lato superiore del guscio, dove di certo non poteva venire nessuna scottatura. Poi sollevò l’altro braccio e lo affondò insieme al primo con un secondo Tritartigli. Si ferì leggermente, ma Torkoal lasciò la presa e crollò.
Zangoose estrasse le braccia e fissò Houndoom.
«A quanto pare sei un abile avversario.» Commentò quella «Ho fatto bene a scegliere te.»
«Grazie.» Commentò Zangoose, ma si rese conto che aveva il fiato corto. Un conto era schivare i colpi pericolosi e parare gli altri, ma contro quella Houndoom tutti i colpi dell’avversario erano da schivare, e questo era davvero faticoso.
“Ma devo vincere. Forse è il momento che io faccia quello.” Si disse “Ma solo se sono costretto.”
 
Electronvolt, base dell’S.T., 09/07/4783, circa le 17
Surskit si guardò intorno. Quello era l’ultimo posto. Se Molg non era neanche alla base, non avrebbe saputo dove cercarla.
All’inizio, lui e la squadra si erano piazzati in uno dei baraccamenti fuori città, e lui aveva passato i primi giorni a sistemarsi. Poi era andato in cerca dei tre a cui gli avevano detto di portare i saluti, o a volte dei messaggi. Aveva trovato per primo Toto, o meglio Crocon, come si chiamava adesso. Il Pokémon lo aveva sinceramente ringraziato, e dalla sua espressione era chiaro che Surskit doveva avergli tolto un bel peso dal petto. Era sinceramente preoccupato per Mud.
Poi si era fatto indicare quella Pika di cui gli aveva parlato Raichu. Cercarla aveva richiesto un po’, ma per fortuna c’erano poche Pikachu nell’esercito. Si era dimostrata molto cordiale, e lo aveva ringraziato per averle riferito i saluti del Capitano, ma Surskit non aveva capito se questo per lei avesse contato in qualche modo o l’avesse presa per una semplice cortesia.
Ma con quella Molg erano un altro paio di maniche. Il nome era abbastanza comune, e di Emolga nell’esercito ce n’erano parecchi. Aveva chiesto in metà dei baraccamenti dell’S.T., ma molti non sembravano conoscerla. Altri gli avevano spiegato che era a capo di un’unità indipendente, chiamati Ombre dei Boschi perché si occupavano più che altro di catturare criminali nelle zone boschive piombando su di loro dall’alto. Se era in missione, poteva star via per settimane.
Infine, dopo tre giorni di ricerche, aveva deciso di provare a chiedere direttamente alla base. Era stato titubante perché gli sembrava assurdo chiedere di un Capitano di una squadra speciale solo per un incontro di cortesia, ma non aveva scelta.
«Molg?» gli chiese una delle impiegate dell’S.T., che si occupavano di dividere richieste e archiviare documenti, una Flaaffy «Sei il secondo oggi a chiedermi di lei. Nell’ultimo rapporto diceva di essere sulla via del ritorno da Elecvine, e dovrebbe rientrare in poco tempo. Se vuoi puoi aspettare qui insieme all’altro che ha chiesto di lei.» E indicò a Surskit una panca addossata alla parete, dove era seduto un Ampharos. Surskit notò che parecchi Pokémon gli lanciavano un’occhiata di sottecchi e chinavano il capo in segno di riverenza.
Si sedette accanto all’Ampharos, indeciso su cosa dire. Ma fu questi a rivolgersi a lui «E così anche tu cerchi Molg. Posso chiederti il motivo?»
«Mi dispiace, ma è una faccenda personale. Niente di che, devo solo portarle un messaggio da qualcuno.»
«Capisco. In ogni caso, mi scuso per non essermi presentato. Mi chiamo M’Phar.»
«Surskit, molto piacere.» rispose il piccolo pokémon «Posso chiedere anche a lei perché cerca Molg?»
«Diciamo che devo accertarmi di una cosa. Sono tre settimane che aspetto il suo ritorno, e finalmente potrò confermare i miei sospetti.» Rispose M’Phar, sorridendo a Surskit in modo enigmatico, e Surskit si chiese cosa volesse dire.

 

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CAPITOLO 146: IL SEGRETO DI ZANGOOSE

 

Spoiler

Electronvolt, base dell’S.T., 09/07/4783, circa le 15
Surskit ed M’Phar attesero pazientemente, mentre pokémon andavano e venivano dall’ingresso. Dopo un po’ di silenzio, M’Phar offrì a Surskit un po’ d’Acqua Fresca e i due presero a parlare. M’Phar si dimostrò estemamente interessato, al punto che a Surskit cominciò davvero a stare simpatico.
Stavano parlando dell’esercito, e della recente partenza di uno squadrone dei vari paesi verso Volt Port, quando un gruppo di Pokémon entrò. Erano tutti Pokémon di Elettria, e molti erano Emolga. L’ultima ad entrare portava una grossa sacca sulle spalle ed un paio di occhiali dalle lenti scure. Surskit si chiese dove li avesse presi, visto che quei cosi erano venduti in pochissimi posti al mondo fuori da Metallia. In ogni caso, era inequivocabilmente lei il Capitano Molg. Appena entrata, cominciò a dare ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti, che si mossero veloci, abituati ai rapidi comandi del Capitano. Surskit non potè fare a meno di fare il confronto con Emolga, così diverso da lei, con quel suo carattere calmo. Si ritrovò a ridacchiare, e dovette fare del suo meglio per trattenersi.
Nel frattempo Molg si diresse dalla Flaaffy con cui aveva parlato prima Surskit, la quale prese la sua sacca e le fece firmare un foglio, per poi indicarle Surskit ed M’Phar. Molg si diresse verso di loro. Quando arrivò vicina a Surskit, si tolse gli occhiali, rivelando una cicatrice circolare intorno all’occhio. Surskit si chiese come diavolo se la fosse fatta, visto che non era una forma normale.
«Siete voi che avete chiesto di me?» domandò «Cosa posso fare per voi.»
«Prima tu Surskit.» Gli disse M’Phar, dandogli un colpetto sulla spalla.
Surskit si schiarì la voce «Ehm, mi ha… mi ha mandato Emolga.» Spiegò, impacciato.
Il volto di Molg, che fino a quel momento era rimasto teso, si rilassò di colpo. A Surskit non sfuggì che la Pokémon ora lo fissava con ansia. «Mi ha detto di portarti i tuoi saluti e di, beh, di dirti che lui sta bene.»
Per un momento Molg non disse nulla, poi tirò un pugno sulla panca «Tutto qui?! Sparisce senza dirmi nulla per una missione e quando può mandarmi un messaggio si limita ad un “ciao come stai, io sto bene” ?! Ah, ma quando torna gliela faccio pagare!» Disse, infuriata. A Surskit però non sfuggì che anche se aveva quel tono di voce il suo viso sembrava soltanto felice. Gli parve persino di scorgere una lacrima negli occhi della Pokémon.
«Beh, ti ringrazio. Ti direi di dirgli qualcosa, ma non potresti certo riferirgli la mia risposta.» Rispose Molg, stringendogli la zampa. Poi si girò verso M’Phar «E tu invece?»
M’Phar avvicino la bocca al suo orecchio e le disse qualcosa. Surskit non capì cosa, ma Molg strabuzzò gli occhi. Poi scosse la testa, e Surskit la sentì rispondere «Mai.»
Il pokémon uscì, chiedendosi cosa si stessero dicendo quei due Pokémon.
 
Vulcania, Firemarket, 09/07/4783, circa le 15
Zangoose arretrò, schivando un Fuocobomba nero pece che colpì proprio davanti a lui. Ansimando, si spostò di lato, solo per essere di nuovo costretto ad arretrare davanti a un Lanciafiamme nero pece.
“Non va, non va…” Si disse “Andando avanti così perderò, ormai non posso continuare a schivare per molto. A questo punto ho due scelte. Ed entrambe non sono piacevoli.” Si guardò il braccio destro “L’ultima volta l’ho quasi perso. E se sta volta smettesse di funzionare per davvero?” Scosse la testa per scacciare il pensiero “Dieci secondi. Me ne servono solo dieci per riuscire a colpire.”
Si lanciò all’attacco. Schivò un Lanciafiamme, poi puntò dritto verso il petto di Houndoom.
«Cos’è, hai deciso di perdere?» chiese la Pokémon. Ma quando vide il braccio destro di Zangoose, impallidì. Era diventato grosso, almeno il doppio di prima, e la pelliccia era nera. Per evitare si slanciò all’indietro, ma fu troppo lenta ed il pugno di Zangoose la colpì, lanciandola all’indietro.
Houndoom lanciò un Fuocobomba, ma Zangoose rispose sollevando il braccio destro, ora diventato più simile a quello normale, ma con una colorazione bluastra. Poi lo abbassò, e un’ondata d’acqua azzurra intercettò il Fuoco Nero, bloccandolo.
Zangoose fu su di lei, colpendo nuovamente con l’acqua. Stavolta però Houndoom rispose con il Fuoco, e i due attacchi si annullarono in un’esplosione di vapore.
Per qualche momento i due contendenti non si videro, poi la nebbia si diradò. Quando Houndoom vide di nuovo Zangoose, quello era proprio di fronte a lei, il braccio nuovamente enorme e coperto di pelliccia nera. Calò un nuovo pugno, nuovamente al petto, ma la Houndoom se l’aspettava. Un lampo di luce, e un attimo dopo Zangoose stava colpendo la piastra ossea sul petto di una MegaHoundoom.
A quel punto, il Pokémon arretrò scartando di lato, mentre una Marchiatura volava verso di lui. Il braccio tornò normale, ma Houndoom non gli tolse gli occhi di dosso.
«Che cos’era quello?» Chiese «Tu chi diavolo sei?»
Zangoose sorrise, pur soffrendo palesemente. Si era portato il braccio al petto, e la Houndoom si rese subito conto che era più rosso di prima. Il colore del sangue.
«Cos’è, sei spaventata? Eppure questo braccio, questo potere, me l’avete regalato voi. O non sai della Prima Generazione del Progetto S.» Chiese il Pokémon a denti stretti, mentre schivava un Lanciafiamme, il braccio che pendeva inerte.
«Che diavolo centra la Prima Generazione del Progetto con…» poi a Houndoom tornò in mente in modo vivido il giorno in cui, alla riunione tra capitani, avevano annunciato la riuscita della Prima Generazione, presentando alcuni Pokémon. E tra quelli c’era uno Zangoose. “Possibile che fosse lui?” «Non è possibile,» rispose «Sono tutti morti. I membri della Prima Generazione sono morti, nessuno escluso. Chi sopravvisse alle fasi iniziali…»
«Morì in missione. Ma sai, morire in missione non è poi tanto diverso dallo sparire, non credi? Basta lasciarsi dietro una quantità sufficiente di pelo e sangue per convincere tutti che ti hanno ammazzato. Per quanto mi abbia fatto parecchio male, lo ammetto.» La interruppe Zangoose.
Houndoom riflettè, mentre lanciava un Fuocobomba che l’avversario schivò. Effettivamente, la Prima Generazione era stato un fallimento sotto tutti i punti di vista. Metà dei candidati erano morti subito. Gli altri erano morti dopo. I geni dentro di loro causavano alle parti del corpo interessate uno sforzo eccessivo, e finivano per distruggerlo dall’interno.
«Quindi ti avrebbero modificato il braccio? Quello che dici a senso, ma deve farti parecchio male.»
«Oh sì, ma non quanto ne farà a te.» Rispose Zangoose, lanciandosi in avanti.
“Credi che mi farò colpire ora che so cosa nascondi?” Pensò Houndoom, scagliando un Lanciafiamme. Ma Zangoose non lo schivò. Il braccio destro si ricoprì di rocce, parando il colpo. Poi colpì nelle fauci spalancate di Houndoom, senza che quella potesse fare nulla.
«Prova a bruciare questo.» Le disse Zangoose colpendo con gli artigli, coperti di roccia, con un Pietrataglio.
Houndoom arretrò. Il colpo l’aveva centrata nella bocca, rompendole diversi denti e facendo parecchi danni alla sua testa. Fissò Zangoose per qualche secondo, poi sentì un sapore acre in bocca.
“Ma che…” Si chiese, poi percepì il sapore delle sue fiamme, solo molto più concentrato.
«Sai, il Fuoco Nero ha quegli effetti perché delle ghiandole sopra la bocca di voi Houndoom emettono un veleno particolare. Mi chiedo cosa succeda se quelle ghiandole si rompono.»
Houndoom però lo sapeva bene. Se avesse lanciato le fiamme ora, sarebbe stata avvolta lei stessa dalle fiamme. E con le ferite, avrebbe finito per danneggiarsi da sola.
A quel punto, la lotta divenne feroce, artigli contro artigli. Zangoose aveva il braccio destro definitivamente abbandonato sul fianco, e usava il sinistro alternando Tritartigli e Ferrartigli. Houndoom, dal canto suo, poteva usare solo Ombrartigli, finché la ferita non si fosse chiusa.
Alla fine, dopo un tempo che sembrò infinito, Zangoose trovò un’apertura, scartando a destra ed evitando un Ombrartigli per colpire il fianco della Pokémon. Quella emise un gemito, e crollò a terra.
Un attimo dopo, Zangoose fu un ginocchio, gridando di dolore. Il braccio destro sembrava in fiamme. Una volta gli avevano piantato un coltello nella zampa, ma quello era nulla in confronto. Sembrava che continuassero a colpirlo, mosse, lame affilate, spine, chiodi, fiamme, ghiaccio, qualsiasi cosa potesse fare male lo stava colpendo. Le lacrime agli occhi, Zangoose fece del suo meglio, ma riuscì solo a continuare ad urlare, un pianto di dolore che non sembrava fermarsi.
Dopo un tempo che parve interminabile, il dolore scemò ad un sordo ronzio. Lentamente, ansimando, Zangoose riuscì a calmarsi. Respirando profondamente, riprese il controllo di sé. Guardò il braccio. C’erano i segni di sangue sulla pelliccia bianca, ma ora sembrava si fosse fermato.
“Mai più” si disse il Pokémon “e meno male che mi sono allenato per queste due settimane. Ho avuto miglioramenti limitati ma almeno non ho dovuto usarlo da subito, o il dolore mi avrebbe ucciso.”
Più o meno Zangoose aveva imparato come funzionava il suo braccio. In pratica, i geni di altri Pokémon presenti in esso gli permettevano di assumere forzatamente l’aspetto dell’arto della specie da cui erano presi. Era un processo simile all’evoluzione, ma essendo forzato causava molti danni. I muscoli non potevano sopportare quel cambio repentino di dimensioni, e finivano per rompersi, solo per rimarginarsi grazie agli stessi geni.
Zangoose provò a muovere il braccio, e quello rispose, pur con una nuova fitta di dolore che quasi lo fece urlare di nuovo. “A quanto pare non me ne sono ancora liberato.” Commentò “Chissà, forse è meglio così. Magari un giorno sarò contento di averlo.”
E, dopo aver legato Houndoom e i suoi due compagni, giusto per sicurezza, si girò a controllare come stessero andando i suoi compagni.
 
Emolga guardò i due pokémon che erano rimasti in piedi. L’Arcanine non era stato particolarmente ostico, erano bastate alcune Acrobazie ben piazzate per sconfiggerlo. Una di esse l’aveva colpito al volto, una seconda al fianco, altre su tutto il corpo, e alla fine era stato sconfitto. L’aveva aiutato anche il Rotom, che provando a colpirlo con un Tuono aveva invece centrato in pieno il compagno, quando Emolga aveva scartato di lato all’ultimo.
Emolga sbuffò. Il Rotom era fastidioso, ma non sembrava un avversario particolarmente pericoloso. Ma il Pyroar… Non sapeva cosa aspettarsi da lui. Per tutto il tempo, non aveva fatto altro che fissarlo, senza perderlo di vista un secondo. “Eppure non sembra il tipo da restare fermo ad aspettare.” Lo vide muovere un po’ la testa, ma a parte quello l’avversario continuava a limitarsi a fissarlo.
Si lanciò sul Rotom con un Codacciaio, ma quello rispose con Invertivolt. L’attacco colpì Emolga, rallentandolo, ma non fermandolo. Il colpo calò, ma anziché trovarsi davanti Rotom, calò su Pyroar.
“Dannazione.” Si disse Emolga, mentre quello schivava con calma. Il Rotom, sfruttando l’elettricità residua come calamita, aveva attirato il Pyroar verso di se.
Il Pyroar si lanciò all’attacco, spalancando la bocca per colpire con un Rogodenti. Le fiamme dentro la bocca si scontrarono con un nuovo Codacciaio di Emolga, che per lo meno riuscì a bloccarle. Poi, inaspettatamente, si sollevò verso il cielo, sparendo quasi del tutto alla vista.
Il Rotom lo seguì, lasciando il Pyroar a terra. Arrivato all’altezza di Emolga, si chiese cosa avesse in mente quel bamboccio per salire così in alto. “Non capisco, eppure non è certo un vantaggio trovarsi così in alto.”
Emolga e Rotom si fissarono per qualche secondo, poi il primo colpì con un’Elettropalla, che Rotom schivò agilmente. Per farlo però distolse lo sguardo per un momento, e quando tornò a guardare davanti a sé l’Emolga era sparito di nuovo.
Si guardò intorno. Davanti, dietro, a destra, a sinistra, l’Emolga non c’era da nessuna parte. Si stava chiedendo dove fosse, quando su di lui piombò qualcosa. E prima di accorgersene, Rotom aveva Emolga su di sé, intento a colpire con Acrobazia. Cercò di rispondere, ma l’avversario era troppo veloce.
“Abituato a combattere in cielo.” Capì “Molto più di quanto non lo sia io.” Si disse il Rotom. Scagliò una Vampata, che si disperse intorno a lui, ma l’attacco sfiorò solo l’avversario. Qualche danno, che Emolga ignorò colpendo con un Codacciaio. Rotom arretrò, e con suo stupore Emolga scomparve.
Guardò in basso, dove vide il Pokémon precipitare. Il patagio chiuso, lanciato dritto verso il capitano Pyroar, con un Aeroassalto.
“Da quest’altezza potrebbe davvero sconfiggere il capitano.” Si rese conto Rotom. Modifiche o no, un Aeroassalto portato alla velocità di picchiata avrebbe sconfitto chiunque.
Rotom gli si precipitò dietro, scendendo ben più veloce di lui grazie al fatto che come forma di uno Spettro percepiva meno l’attrito dell’aria. Arrivò a pochi metri da Emolga, che con suo stupore, però, frenò di botto, allargando le braccia e rallentandosi con il proprio patagio aperto. Rotom lo superò, e fermatosi fu colpito da un nuovo Aeroassalto. Poi prese a precipitare verso terra, fino ad urtare contro il terreno. Per sua fortuna non erano così in alto da ucciderlo, ma si fece male comunque, e crollò.
Pyroar fissò Emolga e sorrise. “Sì, questo mi pare proprio interessante.” Si disse, e scagliò un Fuocobomba verso il Pokémon, che lo schivò salendo verso l’alto.
Emolga scosse la testa “Senza l’allenamento con Gliscor ed Hawlucha, non avrei vinto.” Si rese conto. I due Pokémon erano volatori più esperti di lui, e gli avevano insegnato molte cose sul volo. “E ora mettiamo a frutto l’Arte che mi ha insegnato Lucario.”
Salì di nuovo, sempre più in alto, poi si lasciò andare. Precipitando in picchiata, con un Aeroassalto caricato, si preparò all’impatto con Pyroar… che non ci fu. Annoiato, il Pokémon colpì con un Dragartigli, o almeno quello parve ad Emolga, ed i due attacchi si annullarono, spingendo addirittura Emolga ad arretrare un poco.
«Avanti ragazzo» gli rispose Pyroar «Questo l’ho già visto. Ora darò il massimo, e mi aspetto che tu faccia lo stesso.» Rispose, e con stupore di Emolga il suo corpo prese a mutare.
 
Volt Port, 09/07/4783, circa le 15
La sentinella, un Poliwhirl, stava facendo la guardia dalla bassa torre sulla banchina della cittadina portuale, quando scorse una figura avvicinarsi via mare. Lentamente, si delineò la forma del Pokémon, un lungo serpente di mare, di una bellezza unica.
«Il Vice Ammiraglio Milotic.» Si rese conto. Come tutti nella Marina, sapeva della prova che stava avendo luogo nelle acque del Lago Interno. Si diresse quindi verso il porto, chiamando a raccolta gli altri suoi compagni, sia quelli stanziati vicino alla torre di gurdia, il rozzo edificio in legno per controllare i pirati, sia quelli che si trovavano nei dintorni.
La Milotic, arrivata in porto, ricevette il saluto militare di rito, cui rispose con un cenno. Aveva sul corpo i segni della faticosa traversata. Piccoli taglietti, squame cadute e soprattutto un’aria affaticata. Ma intorno al collo portava la Coda di Manaphy, il delicato gioiello d’argento che simboleggiava il titolo di Ammiraglio.
«Uomini, un nuovo saluto alla Vice Ammiraglio Milotic» disse Poliwhirl «Anzi, Ammiraglio Milotic.»
E gli uomini risposero con un secondo saluto, questa volta accompagnato da grida di giubilio. In fondo era naturale, la flotta di cui facevano parte era quella su cui prima aveva comandato l’Ammiraglio Empoleon. Il che voleva dire che Milotic era la loro nuova comandante.
Milotic annuì «Vi ringrazio, davvero, ma ora non c’è tempo. Devo recarmi subito ad Electronvolt. Vi prego solo di darmi un po’ di cibo, prima che io riparta.»
Poliwhirl annuì e diede l’ordine. Fissando Milotic, si rese conto che la Pokémon aveva uno sguardo strano, preoccupato. Si disse che era solo la sua immaginazione, e si limitò a fissarla mentre mangiava e ripartiva.

 

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CAPITOLO 147: LA VERITÀ SULLA TERZA GENERAZIONE

 

Spoiler

Vulcania, Firemarket, 09/07/4783, circa le 15
Davanti a Emolga, si stagliava ora un Pokémon completamente diverso. Era un Pyroar, ma era anche molto diverso da un Pyroar. La sua coda era identica a quella di un Drapion. Sulla schiena aveva un paio di ali simili a quelle dei Coleotteri, anche se Emolga non avrebbe saputo dire quale. Sulla testa era cresciuto una sorta di elmo con le corna simile a quello degli Aggron. Il Pyroar ruggì, e si lanciò all’attacco. Con stupore di Emolga, si sollevò in aria, battendo le ali, e si lanciò contro di lui. Fece appena in tempo ad evitare un Rogodenti che colpì ad un soffio dal suo volto.
Si lanciò contro l’avversario con un Acrobazia, ma quello parò con l’elmo, e il colpo non fece alcun danno. Poi Pyroar fu su di lui, con un Gelodenti che Emolga schivò nuovamente, più per fortuna che per abilità. Sentì il freddo dei denti a pochi centimetri dal braccio destro. Planò verso il basso, poi scartò diverse volte, ma Pyroar lo tallonava. Emolga aveva il vantaggio di essere abituato a volare, ma evidentemente Pyroar non era un novellino.
“Vediamo cosa sa fare.” Si disse. Scartò a destra, poi a sinistra, salì, scese in picchiata, nuovamente a destra per due volte, poi a sinistra, su, su, su, per poi planare di botto. Ma per quante manovre eseguisse, Pyroar riusciva a tenergli dietro, scagliandogli contro una sequela di attacchi: Lanciafiamme, Idropompe, Tuoni, Fangobombe, tutti arrivavano ad un soffio dal colpire Emolga, ma quello riusciva a schivarli.
“Se mi rimane dietro non riuscirò a colpirlo.” Si rese conto Emolga. Prima Pyroar si era protetto usando la testa, quindi il suo corpo doveva essere vulnerabile. Se Emolga fosse riuscito a spostarsi sul fianco, o ancora meglio dietro l’avversario, avrebbe potuto colpire il nemico con un attacco potente e causargli dei danni, o almeno questo sperava.
Scartò a destra, ancora a destra, ripetendo l’operazione diverse volte. Poi, dopo aver fatto una finta, svoltò improvvisamente a sinistra. Questa volta colse di sopresa Pyroar, che gli girò le spalle. Ed Emolga colpì con un Aeroassalto, mirando alla schiena scoperta. L’attacco andò a segno, ma Pyroar usò la coda come scudo. Emolga arretrò, e lanciò un’Energisfera, ma quella fu intercettata da un Lanciafiamme, talmente potente che la dissolse ed Emolga fu costretto a schivare sollevandosi verso l’alto.
“Dannazione” Si disse il pokémon, poi si lanciò in picchiata, schivando una nuova serie di attacchi. Arrivato a pochi metri da terra, prese a volare in avanti, a zigzag. Si guardò intorno. Si era spostato parecchio in cielo, perché la città era abbastanza lontana. Davanti a lui, la strada procedeva un poco in pianura, poi si inerpicava intorno a una bassa montagna, e fu là che Emolga si diresse, con Pyroar alle costole. Un piano gli solleticò la mente, e si rese conto che quella era una grossa possibilità.
Raggiunta la base del vulcano, prese a girare intorno ad esso. Salirono sempre più su, diretti verso il cratere, che Emolga valutò trovarsi a circa duemila metri dal terreno, ma per lui non era difficile raggiungere la cima grazie al calore emanato dal cono vulcanico. Arrivato in cima, Emolga stava sudando copiosamente. Il calore era elevatissimo, ma si impose di ignorarlo. In quel punto, la temperatura generava una forte corrente ascensionale. Il suo patagio si gonfiò ed il Pokémon prese a salire verso l’alto ad altissima velocità. Vide Pyroar dietro di lui, ma Emolga era avantaggiato, perché le sue ali erano più adatte a sfruttare una corrente di quel tipo.
Arrivati intorno a quattromila metri di quota, la corrente si era indebolita fino a scomparire del tutto, ed Emolga si guardò intorno. Si rese conto con stupore di essere alla stezza altezza di Aeria, e si chiese quanto tempo gli avrebbe richiesto raggiungere quell’altezza senza le correnti calde dalla sua parte. Non aveva mai volato così in alto, e la cosa lo sorprese, ma non aveva tempo per pensare a quello. Scagliò una serie di Energisfere verso l’inseguitore, che aveva perso terreno, ma solo una di esse lo colpì, e solo di striscio. Alla fine Pyroar fu alla sua stessa altezza.
«Allora, vuoi finirla di scappare? O dovrò inseguirti ancora per molto?» Gli chiese il Pyroar, ruggendo. Emolga notò che, anche se lo nascondeva bene, aveva il fiatone.
«Oh, no, siamo dove volevo essere.» Rispose Emolga. E si lanciò su di lui, colpendo con un’Acrobazia. Pyroar rispose provando a morderlo con un Rogodenti… che fu troppo lento. Morse l’aria, mentre Emolga lo aggirava e lo colpiva proprio alla biforcazione delle grosse ali trasparenti. E questo colpo, Pyroar lo accusò davvero, gemendo.
“Ma cosa…” Si chiese Pyroar. Scagliò un Lanciafiamme verso Emolga, ma le fiamme erano più deboli di quanto avrebbero dovuto essere, e il colpo fu agilmente schivato dall’avversario, che lo colpì al petto con un Aeroassalto.
«Ma che diavolo…» A quel punto Pyroar si stava infuriando. Lanciò un Tuono, che Emolga schivò per colpire con un altro Aeroassalto. Adesso Pyroar cominciava ad avere il fiatone. Usò Rogodenti, ma Emolga schivò le fiamme e colpì con un Codacciaio il volto del Pokémon, che fu costretto ad arretrare.
«Che diavolo succede?!» Ruggì il Pokémon, mordendo con Gelodenti a vuoto. La testa gli girava ed aveva il fiatone, ma non capiva perché.
«Sai, quando siamo andati ad Aeria ci hanno dato alcuni utili consigli sul sopravvivere ad alta quota. Per esempio, ci hanno insegnato che l’aria e rarefatta. E le mosse Fuoco sono pericolose da usare.» Rispose Emolga, colpendo nuovamente con Aeroassalto, piombando sull’avversario da sopra «Noi Pokémon Volante abbiamo un polmone ausiliario, e non abbiamo problemi. Ma voi del Progetto S usate i geni dei Pokémon solo per potenziarvi. E una battaglia a quattromila metri di quota non è cosa che possiate prendere in considerazione. Quindi speravo che le tue abilità come Pokémon Volante si fermassero al volo vero e proprio.» Colpì ancora con un Aeroassalto, al petto. «E a quanto vedo avevo ragione. Hai usato mosse Fuoco, il che ha ridotto il tuo prezioso ossigeno. La testa ti gira, forse ti fa anche male, ed hai il fiatone. Sono tutti sintomi del mal d’alta quota. Ma temo che tu non potessi saperlo.»
Pyroar scagliò un Fuocobomba, accecato dall’ira verso quel piccolo Pokémon che lo stava sconfiggendo in astuzia, ma fu un enorme errore. La testa prese a girare come una trottola. E quando Emolga lo colpì ancora con Aeroassalto, mirando ancora alla schiena, prese a ondeggiare. Prima di rendersene conto, stava precipitando.
Cadde per un tempo che gli parve infinito, il terreno che si avvicinava. Poi, quando era ormai convinto che quella fosse la fine, qualcosa lo afferrò per la coda, rallentando la caduta. Guardando verso l’alto, vide Emolga sopra di lui, che lo teneva ben stretto, i muscoli tesi a sollevare il suo peso.
Pyroar capì all’istante che, al momento, pesava troppo perché Emolga potesse rallentarlo al punto di salvarlo, ma poteva rimediare. Fece sparire l’ingombrante casco da Aggron, e allargò le ali, che frenarono la caduta. Toccò terra e si accasciò.
«Perché… mi hai salvato?» Chiese, fissando l’Emolga.
«Non… non lo so. Sei un criminale, non avrei dovuto farlo, eppure l’ho fatto. Io… non lo so. Forse è solo perché mi sono sentito stupido a non aver previsto che precipitare da quattromila metri ti avrebbe ucciso all’istante.» Rispose Emolga. Non riusciva davvero a pensare a un altro motivo per cui salvare un membro dell’Organizzazione, men che meno un Capitano. Perché aveva fatto una cosa del genere?
«Piuttosto… stupido in effetti.» Rispose Pyroar, e svenne. Emolga si chiese se si riferisse al suo errore di calcolo o al salvataggio. Portò il proprio braccio al fianco, dove teneva la sacca, ma si rese conto che doveva essergli caduta. Riflettendo, si rese conto di non ricordare dove potesse averla persa. Sperò fosse successo all’inizio dello scontro, e si diresse verso il campo di battaglia da cui era partito.
 
Draak ansimò come un mantice. Era assurdamente difficile combattere in quelle condizioni. La terra tremava, sbilanciandolo in continuazione. I suoi stessi colpi rischiavano di farlo cadere per il rinculo, per colpa della scarsa stabilità che aveva su quel terreno.
“Quanto darei per poter combattere in acqua.” Si disse, scagliando un’Idropompa. Il Rapidash lo schivò, ma il Darmanitan dietro di lui fu centrato in pieno, e crollò.
Il contraccolpo per poco non fece crollare a terra Draak, ma questo gli permise di schivare l’Incornata di Rapidash.
Draak arretrò, guardandosi intorno. Il Talonflame si era fatto ingannare quando Draak aveva finto di scagliare l’Idropompa contro Rapidash per cambiare bersaglio all’ultimo secondo, una cosa che aveva richiesto una certa abilità, soprattutto per non cadere a causa del cambio improvviso di direzione del colpo. E adesso, dopo tre Dragopulsar, anche Darmanitan era stato sconfitto. Ma il Rapidash aveva schivato tutti i suoi attacchi, e Draak non sapeva come fare.
Rapidash colpì con una Nitrocarica, e Draak rispose con un’Idropompa. I due attacchi si scontrarono, ma nonostante lo svantaggio Nitrocarica ne uscì vincitrice, e Draak riuscì a schivarla per un soffio. Colpì con Dragopulsar, ma Rapidash scartò di lato. Si sollevò sulle zampe posteriori e calò uno zoccolo, usando pestone. Draak scagliò un’Idropompa verso il petto scoperto dell’avversario, e stavolta, incredibilmente, andò a segno. Sfruttando il rinculo a proprio vantaggio, si spostò all’indietro, e scansò di un soffio l’attacco avversario. Guardando il largo buco aperto dallo zoccolo nel terreno, non potè fare a meno di impallidire.
Inaspettatamente, Rapidash rise «Ma bene, sei riuscito a colpirmi. Soddisfatto? Se sì, credo sia d’uopo che io mi metta d’impegno. Fino ad ora mi sono limitato ad usare Adattabilità, potenziandomi, ma direi che posso fare sul serio.»
Le fiamme sulla sua schiena variarono colorazione, passando dal grigio ad un blu intenso, lo stesso blu di mosse come Dragopulsar, si rese conto Draak.
Ma fu la mutazione del corno sulla fronte a sorprendere Draak.
 
Normalia, rive del Fiume Draak, 09/07/4783, circa le 16
«Bene, vi lasciamo qui.» Disse loro il Ninetales, spingendoli in modo che scendessero dalla barca. Uno dopo l’altro, i membri del gruppo si ritrovarono a terra. Flaaffy fu l’ultimo a scendere, poi i pirati ritirarono la passerella.
«Ehi, aspetta, come sarebbe a dire? Noi dobbiamo andare a Vulcania.» Rispose Zorua, fissando l’altro in cagnesco.
«Liberissimo di farlo, ma non possiamo lasciarvi vicino al nostro nascondiglio, e credo sia ovvio che si trova vicino al fiume. Quindi, o Normalia o Espia. Mi è sembrato gentile lasciarvi qui. Se preferite, vi ricarico a bordo e vi scarico ad Espia. Magari stavolta vi vendono per davvero come schiavi.» Gli rispose il Ninetales, acido.
«E Mud?» Chiese Flaaffy.
«Lo lasceremo qui in giro quando troveremo qualcuno per prendere il suo posto. Il capo ve l’avrà detto, non ci vorranno più di due settimane. Una sola forse. O magari, domani stesso incontreremo una nave di pirati carica di schiavi e riusciremo a salvarli.»
Zorua fissò il Ninetales. Avrebbe voluto dirgli diverse frasi alquanto vergognose, soprattutto per un principe, ma non se la sentiva. Avevano pur sempre Mud con loro, e non sapeva cosa avrebbero potuto fargli.
Alla fine, non disse nulla. Ninetales, che probabilmente si era reso conto di cosa aveva pensato, perché gli fece un sorriso di scherno «C’è una locanda là in fondo, vicino alla Strada di Arceus. Finchè siete a Normalia non dovete preoccuparvi, siete al sicuro. Non rapiscono mai i viaggiatori, se non sono certi di farla franca.»
«E questo dovrebbe rassicurarci?»
«No, ma almeno dovrebbe dirvi che siete più al sicuro che ad Espia o Arenia.» Rispose il Ninetales, poi prese a dare ordini, e la nave si girò. Poco dopo era scomparsa in lontananza. Uno dopo l’altro i membri del Gruppo si diressero verso la locanda, chiedendosi cos’ altro potesse andare storto.
 
Da qualche parte ad Elettria, 09/07/4783, circa le 16
«Come sarebbe a dire che dobbiamo aspettare ancora?» Chiese Poliwrath, tirando un pugno alla porta della cella. L’acciaio riverbero, ma non riportò alcun danno.
«Quello che ho detto. Non possiamo portare avanti il nostro piano adesso. Se vogliamo fuggire, dobbiamo aspettare.» Rispose Ampharos V, fissando il Poliwrath drittò negli occhi. Una volta non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, ma aveva visto tante cose tremende che ormai non si spaventava per un semplice sguardo, anche da un criminale come quello.
«Spero per te che sia così. Se Altrimenti… Beh, io non posso prometterti nulla in questa vita, ma giuro che tornerò a tormentarti dall’oltretomba, fosse l’ultima cosa che faccio.»
«Prometto che non dovrai farlo. Ora devo andare, tu non preoccuparti.»
«Facile dirlo per te. Comunque sparisci, e vedi di tornare con notizie migliori la prossima volta.»
Ampharos sbuffò. Avrebbe lasciato volentieri Poliwrath e i suoi a marcire nella loro cella, ma gli servivano quanti più Pokémon possibili dalla propria parte.
Salì le scale fino ad arrivare ai laboratori, ed entrò in quello dove il Professor Durant lo aspettava. Alcuni banconi erano allineati, e il Professor A. raggiunse il proprio quasi meccanicamente, mettendosi al lavoro. Continuò a montare i macchinari, concentrato, sotto lo sguardo del Professore, finché quello gli si avvicinò.
«Buon pomeriggio Professor Ampharos. Ha passato una buona mattinata?» Chiese il Pokémon.
«Una mattinata faticosa, Professor Durant. Sono stato costretto ad occuparmi personalmente del controllo delle nuove forniture da Metallia, poi di alcuni dati nell’archivio, e infine ho avuto a disposizione a malapena due ore per pranzare e trascorrere un po’ di tempo libero.»
«E mi dica, lei passa spesso il suo tempo libero nelle celle?» Chiese Durant a bruciapelo. Ampharos per poco non saltò fuori dal camice, ma riuscì a resistere.
Si rivolse al professore «Non capisco cosa intenda. Non mi reco laggiù molto spesso.»
«Smetta di mentire Professore. So benissimo che lei si recà laggiù con frequenza regolare.»
«Ecco... Io… stavo… cioè… pensavo…»
«La verità Professore. Adesso.» Durant lo fissò dritto negli occhi, e Ampharos si sentì sottoposto ai raggi x.
«Stavo cercando di capire cosa potesse migliorare il funzionamento del casco per il controllo mentale.» Rispose infine, tutto d’un fiato «Mi perdoni, so che quello non è il mio campo e mi vergognavo ad ammetterlo, ma ero interessato a questi studi sul controllo della mente.»
Durant lo fissò per qualche momento, poi annuì «Bene, direi che mi basta. Ma Professore, la prossima volta mi chieda il permesso. Ora mi scusi, ma sono atteso da un’altra parte. La lascio da solo per un po’. Se vuole, sul tavolo c’è una copia delle ricerche sul casco, così potrà approfondire il suo… interesse.»
Ampharos attese che il Durant fosse uscito, poi tirò un sospiro di sollievo, scosso da brividi di terrore. Per un attimo aveva temuto davvero di essere stato scoperto. Con le mani tremanti, si rimise al lavoro.

 

Modificato da Darken
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Come sapete di solito pubblico dopo aver risposto ai commenti, ma oggi come forse avrete notato i precedenti capitoli risultano illeggibili. Non preoccupatevi, gli admin assicurano che nei prossimi giorni tornerà tutto alla normalità.

Ed ecco il capitolo

CAPITOLO 148: IL CORNO DELLO SPADACCINO

 

Spoiler

 

Vulcania, Firemarket, 09/07/4783, circa le 16

Un tremito scosse il corpo di Draak, un tremore che non aveva niente a che vedere con il terreno. Guardò il corno sulla fronte dell’avversario, blu come il mare, con riflessi azzurri come le onde.

Il Rapidash sorrise «Oh, vedo che l’hai riconosciuto. Bello vero?» chiese, sorridendo.

Era bellissimo, non c’era dubbio. Ma la stessa bellezza del mare in tempesta, una bellezza che può ucciderti «I-Il corno dello Spadaccino del… del Mare. Ma com’è possibile?»

«Non essere così sorpreso. Ho anche le fiamme blu e la coda da rettile, se non te ne fossi accorto.» Gli rispose, indicando con il corno la lunga coda verde che aveva sostituito le fiamme. «Ma magari vuoi vedere più da vicino il tutto. Ti accontento.» E si lanciò verso di lui. Coprì la distanza in un attimo, e piombò su di lui, colpendo con un Pestone. Draak lo scansò per un pelo, e il colpo, piombando a terra, scavò un buco profondo. Il Pokémon Drago preferì non chiedersi cosa sarebbe successo se l’attacco l’avesse colpito.

Rispose con un’Idropompa, ma la coda verde bloccò l’attacco. Un pokémon d’erba, decise Draak, pur non sapendo dire quale.

Il secondo attacco del Rapidash fu una Nitrocarica. Il fuoco blu avvolse il corpo del Pokémon, che si scagliò su Draak, che nuovamente riuscì a schivare al pelo.

“Sta giocando con me.” Si rese conto Draak, quando una nuova Nitrocarica lo mancò di pochissimo. E ancora, Pestoni e Nitrocariche che continuavano a fallire. All’inizio era convinto di essere stato lui a schivarli, ma ora si rendeva conto che era l’altro a mancarlo di proposito “Ma perché?” Scagliò un Dragopulsar, ma il pokémon lo intercettò con la coda, sorridendo.

Poi il corno sulla fronte prese a brillare. Rapidash lo agitò leggermente e sfiorò appena Draak. Il pokémon fu lanciato all’indietro, atterrando a diversi metri dal punto di partenza. Con fatica si raddrizzò. “Cosa…”

«Ma come, di già? Cerca di farmi divertire almeno un po’.»

«Cos’hai fatto? Come hai fatto a scagliarmi lontano sfiorandomi appena?»

«Spadamistica, ovviamente. Mai sentita nominare?»

Draak ricordava vagamente il nome. Si sforzò di ricordare, e gli tornò in mente che effettivamente Keldeo possedeva una mossa unica, che solo lui sapeva usare. Questo almeno finché Rapidash non aveva ottenuto quel corno.

Scosse la testa. “Se mi ha fatto così tanto danno sfiorandomi appena, cosa succederà quando mi colpirà direttamente?” Il Pokémon Drago si guardò intorno. Oltre a lui, non c’era nessuno. Respirò a fondo, poi si lasciò andare.

Sentì il proprio corpo invaso da una forza immensa, una potenza che lo fece sentire libero. Si concentrò nel ricordare gli insegnamenti di Lucario “Respira… trattieni la forza… ricorda che farti sfuggire il controllo significa rischiare la tua vita e quella degli altri… respira…” Sentì le forze aumentare, poi si lanciò. Fu veloce, abbastanza da cogliere di sorpresa Rapidash comparendogli davanti con un Dragopulsar, un attacco più potente di quello di prima.

“Forza del drago” si rese conto Rapidash “Quella bizzarra mutazione che rende così potenti i pokémon Drago. Abbastanza potenti da poter sfidare un Loro, si dice.” Il Dragopulsar lo centrò al petto, e lui imprecò, arretrando, poi colpì con Spadamistica, abbassando il corno, calandolo verso l’avversario. Il colpo arrivò ad un palmo dal Dragalge, poi quello si scansò di lato, evitandolo e lanciando un’Idropompa. Draak centrò in pieno l’obbiettivo, il fianco del Rapidash.

Quello sbuffò, arretrando, poi colpì con Spadasolenne, calando il corno su di lui, ma Draak si scansò di lato e colpì con Idropompa, nuovamente mirando al fianco. Ma a Rapidash non sfuggì che il colpo era più lento del precedente, e parò con la lunga coda verde. Si girò verso l’avversario giusto in tempo per vedere un Fangobomba piombargli addosso, centrandolo sul volto e spingendolo indietro. Chiuse gli occhi, per evitare che il veleno trovasse modo per entrare in circolo, e scosse la testa, disperdendo il liquido viola rimastogli sul muso.

Poi fissò il Dragalge. Aveva il fiatone, adesso. E diversamente da prima, sembrava molto affaticato, anche se non lo dava a vedere.

Draak mosse il capo, a disagio “Com’è possibile che sia ancora in piedi?” Si chiese, osservando il Rapidash. Durante gli allenamenti, persino Lucario si era trovato in difficoltà contro di lui, quando aveva usato quella capacità che il maestro aveva chiamato Forza del drago. Ricordava bene gli insegnamenti “Devi fare attenzione a usarla. La Forza del drago annulla i limitatori del corpo dei draghi, riduce la sensazione di fatica rendendoli più resistenti, inibisce il dolore, ma questo non significa che diventerai invincibile. Se rimanessi ferito troppo gravemente, ti uccideresti senza accorgertene. Se esagerassi nell’uso, rischieresti di perdere il controllo. E dato che i tuoi limitatori fisici non sono attivi, ricordati che rischi di farti del male. Alcuni draghi si rompono le gambe senza notarlo, perché i muscoli liberano tanta forza da spezzare le loro stesse ossa. Altri si distruggono gli artigli o i denti mordendo o graffiando troppo forte oggetti duri. Perciò ricorda, se ti senti strano, se la testa comincia a girare, fermati. L’Arte della Forza del drago è una via difficile da percorrere. Se sei davvero certo di volerla percorrere, ricordati che sarà come danzare su un abisso. Un passo falso, e precipiterai in un inferno di dolore e follia.”

Draak deglutì, poi si lanciò in avanti. Colpì con un Dragopulsar, ma l’attacco si infranse contro la lunga coda verde. Una Spadamistica calò su di lui, ma Draak la schivò, colpendo con un Idropulsar, mirando al petto di Rapidash. Poi lanciò una Fangobomba, cui seguì un’Idropompa. Rapidash schivò il primo attacco e parò il secondo, poi piombò su di lui con un Pestone. Draak non lo schivò, ma si lanciò in avanti, verso il petto del Rapidash. Il pestone lo colpì al fianco, di striscio, ma lui non se ne accorse nemmeno, colpendo al petto l’avversario con un Idropompa. Rapidash fu scagliato all’indietro, e crollò a terra, per rialzarsi un momento dopo. Ma questa volta l’attacco doveva aver avuto effetto, perché il Pokémon tremò leggermente, poi si lanciò all’attacco, colpendo con una Spadasolenne. Il corno calò su di lui, ma Draak lo intercettò con un Dragopulsar. Non riuscì a fermarlo, ma i due attacchi si scontrarono, ed entrambi furono colpiti. Draak non sentì il dolore, ma solo l’attacco che lo colpiva. Poi rispose con una serie di Fangobombe a distanza ravvicinata. Come sperava, alla fine Rapidash fu avvelenato, e prese a tremare mentre il veleno lo danneggiava.

Improvvisamente, la vista di Draak si fece sfocata. Arretrò, schivando una Nitrocarica, e cercò di allontanarsi, ma era troppo lento, anche con la Forza del drago ad aiutarlo. “Devo disattivarla, o rischio di perdere il controllo. Ma come posso fare. Se lui non crolla, verrò sconfitto nel momento in cui non avrò più il suo aiuto.” Draak non si illudeva. Nel momento in cui avesse disattivato quella capacità eccezionale, avrebbe perso. Era stato colpito da una Spadasolenne, e doveva avergli fatto parecchio male.

Scagliò un’Idropompa contro Rapidash, ma quella fu lenta e lo colpì solo di striscio. La coda del pokémon scattò, mirando a colpirlo, ma Draak arretrò.

Rapidash gli si lanciò contro, e cercò di colpirlo con tutta una serie di attacchi. Incornata, Pestone, Nitrocarica, Spadasolenne, Spadamistica, decine di attacchi diversi. Draak cominciò ad ansimare. La vista stava incominciando ad abbandonarlo. Se fosse precipitato nella fase violenta, rischiava di far male a se stesso e agli altri. Oltre al fatto che non era neanche certo di poterlo sconfiggere in preda alla furia cieca. Era più probabile che Rapidash lo liquidasse.

Rapidash colpì con una Frustata, agitandogli contro la coda. Lui la intercettò con Fangobomba, e l’attacco si rivelò molto efficace, perché riuscì a far arretrare l’avversario. Un attimo dopo, Rapidash tremò, mentre il veleno faceva effetto.

Draak decise di tentare il tutto per tutto. Si lanciò, colpì con un’Idropompa. Per un attimo, Rapidash lo fissò, poi il suo corno prese a mutare, tornando all’aspetto normale, seguito dalla coda e dalle fiamme. Poi Rapidash fu travolto da un nuovo tremito, imprecò e crollò al suolo.

Draak sorrise, poi disattivò la Forza… e crollò al suolo, tremando. Sentiva i muscoli bruciare, la testa gli girava, i punti in cui era stato colpito pulsavano.

Rimase steso per terra, immobile, mentre il suo corpo reagiva ai danni subiti. Non era un dolore violento, ma continuo. Aveva le lacrime agli occhi, ma riusciva a sopportarlo.

Dopo un po’, si sentì abbastanza in forze per rialzarsi. Non c’era una parte del corpo che non gli dolesse, ma perlomeno era intero.

Si guardò intorno. Scorse Emolga tornare verso di loro da lontano. Vide la propria borsa a terra, ma in quel momento non poteva raccoglierla. Poi riconobbe Zangoose. Era seduto a terra, e per qualche motivo aveva il braccio rosso.

Si diresse verso di lui, faticando. Arrivato da lui sorrise «Ce l’abbiamo fatta.» Commentò sorridendo.

«Uff, questi erano tosti, davvero. Sei riuscito a controllare il tuo potere?» Rispose Zangoose, scuotendo la testa.

«Sì, ma adesso mi fa male tutto.»

«Io invece mi sono ferito al braccio. Che male, non capisco proprio quando sia successo.» Zangoose gli mostrò il braccio, alzandosi in piedi.

«Dannazione, deve averti fatto davvero male.»

«Mi hanno fatto di peggio, non preoccuparti. Emolga?» Chiese, guardandosi intorno. L’aveva visto sparire inseguito dal Pyroar, poi lo aveva perso di vista.

«L’ho visto arrivare. Ormai…»

«Eccomi.» Disse il Pokémon calando su di loro «Adesso che facciamo? Proseguiamo o ci fermiamo in città?»

«Io preferirei proseguire, ma non ce la faremmo comunque. Draak si regge a malapena in piedi, e il mio braccio è ferito dolorosamente. Sarà meglio fermarsi. Ho delle conoscenze in città. Dovrei riuscire a nasconderci per il tempo necessario a recuperare.»

«Ma non sarà rischioso? Cosa ne facciamo di loro? Non voglio rischiare di avere un altro scontro contro avversari del genere.» Chiese Draak.

«Neanche io voglio una cosa del genere. Forse hai ragione tu Draak. E tu Emolga, che ne pensi?»

Emolga ci pensò su. “Cosa ci conviene fare?” Dopo aver riflettuto un po’ annuì «Andiamo. So che restare sarebbe importante, ma se Draak, che di noi tre mi sembra quello in condizioni peggiori, visto che fatica persino a camminare, ha deciso di andare, credo ci convenga farlo. Inoltre sono d’accordo con lui. Restiamo, e saremo attaccati di nuovo. Andiamo, e forse eviteremo un secondo scontro.»

Zangoose annuì «Va bene. Se siete entrambi convinti, andiamo.» E si voltarono, per recuperare le borse e riprendere la marcia, lasciando dietro di loro i nemici sconfitti.

 

Electronvolt, base dell’S.T., 09/07/4783, circa le 17

«Signore, come è andata la riunione?» Chiese Helioptile, mentre Galvantula usciva dalla stanza insieme al resto dei Generali.

«Lasciamo perdere. Dobbiamo assolutamente provvedere a dividere l’esercito. Anche se Laghia, Aeria e la Coalizione ci riforniscono, abbiamo centinaia di migliaia di bocche da sfamare. Le campagne intorno a Electronvolt, fino alle rive del Volt e oltre, rischiano di trasformarsi in una spianata di erbacce.» Rispose Galvantula, senza accennare a fermarsi. Helioptile lo seguì, abituato a parlare e sfogliare i fogli mentre camminava.

«A tal proposito signore, ci sono diverse notizie da tutta Elettria, direttamente per il comandante in capo dell’esercito, cioè per lei, tra cui anche diverse lamentele di contadini.»

«Comincia da quelle e vai avanti da lì. Che succede?»

«Pare che diversi soldati si stiano dando a piccole razzie nelle zone vicine all’accampamento. La maggior parte delle volte non fanno nulla di troppo pericoloso, si limitano a portare via qualcosa da mangiare, ma alcuni si sono fatti prendere la mano e hanno malmenato diversi contadini. Nessuno è morto, ma alcuni sono gravi.»

«Cercate i ladri e gli assalitori e arrestateli. Ci penseranno i re.»

«Ottimo signore.» Rispose Helioptile, spostando i fogli per passare a quelli sotto «Abbiamo dei grossi problemi con i pirati a Volt Port. La situazione era problematica da tempo, ma ora che Lord Pharos si è unito all’esercito non è rimasto nessuno a difendere la città.»

Galvantula scosse la testa «Manderemo parte dell’esercito a Volt Port, è una delle città che abbiamo scelto come base. Comunica a un contingente di prepararsi a partire, così taglieremo la testa al Tauros una volta per tutte. E metti al comando del contingente degli uomini di Pharos, insieme alle loro navi, dovrebbero esserci utili.»

Helioptile annuì, e preso l’appunto spostò i fogli «Ci sono dei problemi con alcune bande di criminali sui monti. La guarnigione di Druderfort non è ancora stata sostituita, e quella zona in particolare sembra star diventando un covo di criminali. Il Capitano Molg potrebbe…»

«Abbiamo già deciso che trasferiremo una parte dell’esercito anche là, stanziandoli a Fulminantton. E prima che tu mi dica qualcosa su problemi ad Est ed Ovest, ricorda che stanzieremo guarnigioni anche a Elecvine e Ohm Town.»

«Non avrei fatto niente del genere signore. Comunque» rispose Helioptile sfogliando altri documenti «Sono arrivati altri Scelti. Cosa dobbiamo farne?»

Galvantula sospirò «Falli entrare nell’S.T.. Non possiamo vietarglielo, anche se mi piacerebbe molto.»

Quelle lettere in cui veniva rivelato il piano dell’Organizzazione avevano causato un pandemonio. Dato che molte di esse recavano le firme di quelli che affermavano essere Custodi dei Loro, il clero dei vari culti le aveva dichiarate autentiche e le aveva diffuse tra i fedeli. Con il risultato che ora migliaia di invasati si facevano chiamare “Scelti dai Loro” e desideravano unirsi all’esercito “Si faranno ammazzare tutti quanti alla prima battaglia.” Aveva commentato Scizor, il Generale di Alvearia.

“Vorrà dire che i Loro li hanno scelti per andare all’altro mondo.” Aveva risposto Aerodactyl “Sono volontari che vengono ad unirsi all’esercito, non vedo perché non farli entrare.”

La maggior parte dei Generali era con lui, ma non avevano previsto che gli invasati che arrivavano da mezza Pokémon si sarebbero messi a litigare tra loro su chi dominasse sotto Arceus sugli altri Loro. I fedeli del Culto dei Quattro Cieli, alcune migliaia di invasati piombati da Aeria, erano arrivati alle mani con i Credenti del Trascina Tempeste dopo neanche un giorno, ed era stato solo l’inizio. Alla fine, avevano risolto il problema separandoli in vari settori dell’ormai enorme accampamento fuori dalle mura, ma c’erano comunque almeno un paio di risse a sera.

«Il Duca M’Phar le comunica che per qualche giorno non si troverà in città, le manda i suoi saluti e la informa che può disporre come preferisce dei suoi soldati.» Aggiunse Helioptile, dopo aver scavato per un po’ nel plico.

«Ottimo, ci faranno comodo.» Commentò Galvantula, anche se si chiedeva che motivo avesse per sparire proprio in quel momento così incerto in cui non si sapeva dove e come avrebbe colpito l’armata dell’Organizzazione.

«Infine, Generale, Re Kingler ci comunica che Milotic è stata scelta come sostituta di Empoleon nel ruolo di Ammiraglio.»

«Perfetto.» Commentò Galvantula. Aveva notato che nell’ultimo periodo Blastoise e Azumarill apparivano molto stressati, perché si erano ritrovati a gestire in due più di ottocentomila pokémon.

«Il re comunica inoltre che Milotic in persona, una volta riposatasi, verrà a discutere con lei per alcune cose che ritiene di aver scoperto.»

Galvantula si chiede cosa intendesse, ma evidentemente Helioptile non aveva informazioni. Il grosso ragno annuì, congedò Helioptile e si diresse da solo fuori dalla base, verso l’accampamento, per un’ispezione.

 

 

 

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CAPITOLO 149: LA PIRATESSA

Spoiler

 

Base dei Pirati della Rosa Rossa, 09/07/4783, circa le 19

Marsh era stato lasciato ad aspettare nell’ufficio di Rose, completamente da solo. Si guardò intorno, chiedendosi perché mai qualcuno dovesse fare tutta la fatica di costruire un vero e proprio studio all’interno di una caverna.

Si stava chiedendo come mai lo avessero lasciato lì da solo quando Rose entrò nella stanza con un foglio stetto tra i petali della rosa. Con calma, lo posò sul tavolo. Poi guardò Marsh e sorrise «Allora, alla fine sei rimasto tu. Bene, in tal caso vediamo un po’. Sai leggere, scrivere e far di conto?»

«S-sì, non mi pare strano.» Commentò. A Laghia leggere era necessario, perché senza chiunque avrebbe potuto dichiarare di avere i permessi che non aveva.

«Perché non sei di queste parti. Prova a chiedere a un pokémon di Normalia, Vulcania o la Coalizione di leggerti qualcosa, e la maggior parte del popolo ti risponderà di no. Per quel che ne so, è così anche nel resto di Pokémos. Comunque» aggiunse la piratessa «visto che sai leggere, voglio che mi aiuti come segretario. Il mio precedente assistente è quello che è morto per salvarvi, e voglio tu prenda il suo posto.»

«E come assistente cosa devo fare?»

«Capitano. Cosa devo fare, capitano? Ricorda che finché fai parte della mia ciurma io sono in comando. In ogni caso, voglio che per cominciare tu legga questa.»

Porse a Marsh il foglio che stringeva tra i petali, e il Pokémon lo lesse.

«Bene, cosa ne pensi?» Chiese Roserade quando vide che aveva finito.

«Quindi, capitano, secondo questo rapporto qualcuno sta facendo sparire tutte le ciurme che infestano. Ma non si tratta di cacciatori di taglie né di membri dell’esercito, perché non risultano arresti. Quindi dev’esserci un altro motivo. Ma non capisco cosa…»

«Vediamo se questo ti dice qualcosa di più.» Rispose Rose. Frugò in un cassetto e porse a Mud un piccolo plico di fogli. Questi li sfogliò e vide con stupore che erano immagini di vari membri del Gruppo, assieme a una taglia. Eelektross, Plusle, Minun e Luxray erano criminali ma c’erano anche altri, come Flaaffy, Raichu, Emolga o lui stesso, che non avevano mai fatto nulla di male.

«Non capisco.» Disse Marsh. Sui manifesti comparivano tutti coloro che erano presenti nella Città Caverna, tranne Zorua e Lamp, forse perché erano i principi di Oscuria e Spettria.

«Capisci benissimo.» Rispose Roserade «All’inizio, credevo che la vostra fosse solo una somiglianza. Un Marshtomp è una vista rara, ma non impossibile, in questa zona. Poi però mi sono resa conto che erano ben scarse le possibilità che insieme a lui ci fossero un Plusle, un Minun, un Flaaffy, un Trubbish e addirittura un Pichu con quell’orecchio bizzarro. E mi sono ricordata di questi vecchi fogli. I primi sono arrivati tempo fa, inviati da un’associazione di cacciatori di taglie di Laghia ai loro affiliati di Normalia. Hanno pensato di attaccarci sul Draak, e così noi li abbiamo sequestrati. Poi, però, ne sono arrivati altri, questa volta diretti anche a noi criminali. Contemporaneamente, guarda caso, l’associazione di Laghia ha inviato una nuova comunicazione, di cui mi ha informato un mio conoscente che tiene d’occhio quel gruppo per assicurarsi che non scoprano il nostro nascondiglio, con cui le annullava. E allora mi chiedo» la Pokémon si sporse verso Marsh, arrivando a fissarlo dall’alto della sua scrivania «Chi ci tiene così tanto a catturarvi? E soprattutto, questo ha qualche collegamento con gli eventi di questi giorni e la sparizione di tutte queste ciurme pirata?»

Marsh scosse la testa «Io non posso rispondere, capitano.»

«Ricorda che non è troppo tardi per consegnarti, o per consegnare i tuoi compagni. Se dessi l’ordine, potremmo ripartire, cattuarli dal luogo dove li abbiamo lasciati e rivenderli. Ovviamente, non vorrei farlo, ma se sai qualcosa che potrebbe darmi informazioni su quello che sta succedendo voglio saperlo. Io ho una ciurma parecchio grande che necessità di essere mantenuta in salute, e nutrita. Se i pirati continuano a sparire dove prenderò i soldi? Tutti i miei guadagni li faccio facendo incassare ad alcuni miei complici le taglie sui pirati che catturo, o vendendo i loro tesori, se non riesco a scoprire a chi lo hanno preso, e ora mi stanno rubando il lavoro. Inoltre, ho paura che prima o poi toccherà anche a noi. Quindi parla, è il tuo capitano che te lo ordina.»

Marsh capì di essere con le spalle al muro. La soluzione era una sola «Come desidera, capitano.» rispose, e raccontò quello che era accaduto a lui e al Gruppo. Quando parlò della Roserade della Città Caverna, notò una reazione in Rose, ma un attimo dopo la Pokémon riprese ad ascoltarlo senza mostrare particolare interesse.

Quando ebbe finito, Rose annuì «Riassumendo il tutto, per via della vostra missione l’Organizzazione ha messo delle taglie su di voi, ma non puoi sapere se siano loro a dare la caccia ai pirati. Bene, in ogni caso questa storia è davvero interessante. Avevo sentito parlare del Gruppo, ma chi si immaginava che ne avrei incontrato un membro?»

Per un attimo, Marsh sentì un filo di speranza «Visto che capisci l’importanza della missione, potresti…»

«Lasciarti andare dove ho lasciato tuoi compagni? Mmmh… No, non credo che lo farò. I debiti si ripagano. Mi dovete una vita, e mi aiuterete a sostituirla.»

«Ma…»

«Inoltre, c’è anche quel messaggio arrivato qualche giorno fa. Tieni.» Commentò Rose porgendogli un altro foglio. Marsh posò da parte le taglie che aveva tenuto in mano fino a quel punto, poi lo lesse.

«Una convocazione di tutte le ciurme pirata per… il Lago Cornoalto, qualunque posto sia, tra, se leggo bene, una settimana. Però non è firmata.» Disse Marsh, dopo averla letta.

«Complimenti per la perspicacia, ma sono certo tu possa fare di meglio.»

«Aspetta, secondo te l’ha mandata l’Organizzazione?»

«Se seguiamo la teoria secondo cui sono loro a distruggere le nostre ciurme, potrebbero essere davvero loro. Converrebbe loro molto di più, mi pare, riunirci in un posto solo e poi farci quello che vogliono fare.»

«E se non fosse l’Organizzazione?»

«Allora ci sono solo altre due possibilità: la prima è che qualche capitano abbia deciso di formare un’alleanza pirata contro questo misterioso nemico. La seconda e più improbabile è che si tratti di una trappola dell’esercito di Normalia o di alcuni cacciatori di taglie. Ma le mie informazioni dicono che questi messaggi sono arrivati a un gran numero di ciurme, troppe per qualsiasi squadra di cacciatori di taglie. E l’esercito credo incontrerebbe non poche resistenze tra coloro che comprano schiavi o oggetti preziosi facenti parte della nobiltà. Certo, le cose cambierebbero se fosse arrivata solo a noi, ma ho informazioni attendibili, dicono che abbiano invitato molte altre ciurme.»

«E la teoria dell’alleanza pirata?»

«Non mi avrebbero invitata. Mai. I pirati mi odiano, e il perché ti è chiaro.»

«Quindi è qualcun altro, e tu chiedi che sia l’Organizzazione contro cui stiamo combattendo? Ma tu come fai a sapere tutte queste cose su di loro. Hai detto che avevi dei sospetti già prima. Perché?»

Roserade sospirò «Da anni si sente parlare di un’Organizzazione criminale che sta costruendo un esercito, qui a Normalia. Non ci avevo mai prestato molta fede, ma ultimamente, sentendo le notizie dalla Coalizione, mi ero ricreduta. Poi sono cominciati questi attacchi alle varie ciurme, e non ci è voluto molto a fare due più due. E quando ho capito che centravate qualcosa, l’ho preso come un segno, e ho deciso di informarmi.»

«E adesso cosa farà, capitano?»

«Oh, ma è ovvio, andrò a quella riunione di pirati.»

«Ma signore, non ha detto che probabilmente è una trappola e che i pirati la odiano?»

«Sono vere entrambe le cose» ammise Rose «Ma tra gli scomparsi c’erano alcuni miei compagni che avevo infiltrato. E voglio sapere dove si trovano. Inoltre,» aggiunse «Sono piuttosto sicura di riuscire a fuggire a quei pirati che saranno presenti, prendendo alcune precauzioni. Conosco bene il fiume, non mi farò sconfiggere. Non temere, siamo in una botte di ferro.»

«Ma capitano Rose…»

«Non preoccuparti ho detto. Ora, ho un altro incarico per te. Il mio compianto assistente ha lasciato incompiuto il controllo del magazzino che stava facendo prima di imbarcarsi per il suo ultimo viaggio. Va subito a finirlo. Birel ti accompagnerà.»

Marsh uscì, e il Bibarel, che evidentemente aveva già ricevuto ordini, gli fece subito strada.

Rimasta sola, Rose sospirò e si portò il braccio alla cicatrice del viso e al punto in cui mancava il braccio. “Un raduno di pirati ordinato da qualcuno che vuole conquistare Pokémos? Questa storia l’ho già sentita.” Sospirò, e pensò alla sua vecchia squadra “Mi chiedo cosa stiano facendo adesso. Soprattutto mia sorella. Che fine hai fatto sorellona?” Non poté fare a meno di pensare alla Roserade di cui aveva parlato Marsh, ma scosse la testa “No, cosa sto pensando? Mia sorella odiava i criminali. Non si sarebbe mai unita a loro.”

Una fastidiosa vocina in fondo alla testa le fece notare che anche lei odiava i pirati, eppure lo era diventata, pur essendo particolare.

Rose rifiutò di pensarci, e per distrarsi prese un altro rapporto da leggere, sospirando.

 

Elettria, Strada per Brightspark, 09/07/4783, circa le 21

Surskit si chiese come era finito in quella situazione. Era di pattuglia con la sua squadra al campo, quando quello si era presentato, gli aveva detto di aver ottenuto il permesso di portarlo con sé in missione mostrandogli un documento firmato dal Generale Absol e l’aveva portato via.

«Ehi, Surskit, sarai mica arrabbiato con me?» Gli chiese M’Phar fissandolo.

«Se mi spieghi perché mi hai obbligato a venire, magari potrei non esserlo.» Sbuffò il pokémon. Oltre all’Ampharos, con loro c’era anche la fidanzata di Emolga, Molg.

«Perché mi serviva qualcuno che avesse un legame con quell’Emolga che fa parte del Gruppo, e qualcuno che testimoniasse che lo stesso Emolga era anche quello che cercavo.»

«Allora riformulo la domanda, perché ti interessa un normale Emolga?»

«Oh, chiedilo a lei. Lui non è un normale Emolga, vero Molg?»

«Adesso lo è. Ha rinunciato a quel titolo per poter stare con me.» Rispose Molg, sbuffando. Sembrava non voler incrociare lo sguardo degli altri due, quindi teneva gli occhi fissi dall’altra parte. Se non fosse stata notte, Surskit era certo che avrebbe indossato quegli occhiali che aveva sulla fronte.

«Titolo?» Chiese Surskit, senza capire.

«Ed Emolga non è neanche il suo nome, vero?» Continuò M’Phar, senza rispondere.

«Adesso lo è. Ha scelto spontanemante di cambiarlo per…»

«Per stare con te, sì, lo so, basta, sei monotona. Avrà anche deciso che lui non è il suo erede, ma il Duca continua a cercarlo.»

«Duca?» chiese ancora Surskit. Non capiva davvero cosa intendessero quei due.

«Immagino che per te sia abbastanza oscuro Surskit. Effettivamente non puoi sapere di cosa stiamo parlando. In pratica, a Elettria ci sono tre duchi. Il Duca di Ampere City, cioè io, il Duca di Volt Port, mio nipote, e il Duca di Brightspark, un Emolga. Ora, torniamo indietro ai tempi del nonno di questi. Il pokémon in questione ebbe tre figli maschi, Moleg, Emm e Molgen. Il primo figlio, suo erede, fu ucciso da alcuni ubriachi in una rissa. Quindi il titolo passò al secondo, Emm, che ebbe due figli, Molg e Goleg. Quanto a Molgen, si sposò ed ebbe altri tre figli, trasferendosi con la famiglia a Electronvolt. Emm morì di malattia, e Goleg lo seguì poco tempo dopo. Il titolo di Duca passò quindi al maggiore Molg, che regna tuttora. Tuttavia non ha ancora avuto figli, pur essendo quasi sessantenne. Allora, chi è l’erede di costui?»

Surskit cercò di fare mente locale in tutta quella sequela di nomi «Il… figlio di Molgen.»

«Questo sarebbe vero se costui fosse ancora vivo, ma sia Molgen che i suoi figli sono deceduti.»

«Allora un figlio del primo figlio.»

«E se anche costoro fossero morti, in un incidente o di malattia, cosa diresti?»

«Che essere l’erede di Brightspark porta sfortuna?»

M’Phar rise di gusto «Senza dubbio. E oltre a questo?»

«Che l’erede, a questo punto, è il primo discendente di Molgen tuttora in vita.»

«E dimmi, secondo te chi è costui?»

La risposta fulminò Surskit nel momento stesso in cui M’Phar pronunciò la domanda «Emolga?»

«Bingo. Esatto. Risposta corretta. Ora, ovviamente Emolga non poteva saperlo. Non all’inizio almeno. In fondo, Molgen era il suo bisnonno, perché lui è figlio del primo figlio del primo figlio di Molgen. Certo, magari sapeva di avere qualche goccia di sangue di Duca, ma era molto annacquato. Ma questo è cambiato quando il lord si è reso conto di dover trovare il proprio erede. Facendo alcune ricerche è risalito a Emolga, che all’epoca si chiamava Emmol Brightspark, e gli ha fatto comunicare il ruolo di erede.»

«Ma Emolga ha rifiutato, giusto?» chiese Surskit, che ora capiva.

«Ha rifiutato titolo, nome e casata per amore, sapendo che altrimenti avrebbe dovuto sposare una pokémon scelta per lui dal parente, sì.» Annuì M’Phar, osservando Molg e il suo sorriso compiaciuto «Perciò il titolo passò al successivo in linea di successione. Per sicurezza, Molg fece radunare i cinque eredi che riuscì a trovare. Uno di essi era un bambino piccolo e malaticcio ancora in fasce, morto poco dopo. Rimasero quindi quattro eredi, i quali, come da tradizione, si unirono all’S.T. di Brightspark. Tutto ciò accadeva otto anni fa. Poi Emolga entrò nell’S.T. e visse una vita normale, mentre i suoi lontani cugini si addestravano, il maggiore che si preparava ad ereditare Brightspark. Finchè, poco meno di due mesi fa, non sono state bruciate dall’Organizzazione. La maggior parte non hanno riportato danni gravi, ma quella di Brightspark ha subito numerose perdite… inclusi i quattro eredi. Adesso capisci perché mi interessa Emolga?»

«Perché morti loro, Emolga è l’unico Brightspark ancora vivo.»

«Esatto. Il Duca lo ha fatto cercare, ma non è riuscito a trovarlo. Ci sono diversi Emolga nell’S.T., e negli ultimi trent’anni è diventato tristemente comune non scegliersi un nome proprio, anche se non capisco perché. Comunque, tu avrai capito anche perché il Duca non è riuscito a trovarlo.»

«Perché era partito con il resto del Gruppo, immagino.»

«Esatto. E ora arriviamo al nocciolo della questione. Il Duca possiede un piccolo esercito di circa mille uomini. Normalmente, non sarebbe nulla di che. Ma come ben saprai, la situazione dell’S.T. non è rosea, quindi anche quei mille fanno comodo. Ma come convinceremo il Duca a cedere il comando?»

«Dovremmo…» Surskit riflettè un momento «Dovremmo dargli qualcosa che vuole. Qualcosa come…» poi capì «Come la posizione del suo unico erede, Emolga.»

«Risposta corretta.» Annuì M’Phar «Di conseguenza, ora noi tre andremo a Brightspark e io concluderò un accordo con il Duca, in cui gli prometto di dirgli dove trovare il suo erede in cambio del comando delle sue truppe.»

«Ma il Duca ci crederà?»

«Me lo chiedevo anch’io.» Disse Molg, unendosi al discorso per la prima volta.

«Io credo di sì. Lo conosco, è un vecchiaccio che ha passato anni di puro terrore, temendo di morire senza erede, di essere l’ultimo dei Brightspark, seguiti da otto anni di tranquillità che ora gli è stata portata via. E adesso, io gli offrirò la possibilità di avere un erede e di vendicarsi contro chi gli ha tolto gli altri, al modico prezzo di quella sua misera armata. Dubito che qualcuno rifiuterebbe. Tu lo faresti?» Commentò M’Phar.

Surskit scosse la testa «Accetterei seduta stante. Mi preoccupa però cosa penserà Emolga.»

«Tranquillo» disse M’Phar «Ho pensato anche a lui. Non avrà problemi ad accettare, vedrai.»

 

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CAPITOLO 150: NOTTE

 

 

Spoiler

Strada di Arceus, Vulcania, 09/07/4783, circa le 21
Raichu, Gliscor e Lamp si distesero nella grotta. L’avevano trovata per caso, nascosta all’ombra di un monte che, un tempo, doveva essere stato un vulcano, ma che le rade piante secche che vi crescevano tutto intorno dimostravano essere inattivo.
La grotta era abbastanza spaziosa da permettere loro di stare ben comodi, e soprattutto era fresca e ombrosa. Gli occhi di Raichu sembrarono stare meglio all’istante. Da alcune ore cominciavano a fare parecchio male.
Gliscor lasciò andare Lamp, ancora svenuto, e si guardò intorno, grato di quel refrigerio. Poi guardò Raichu «Bene, credo che uno di noi dovrebbe fare un turno di guardia.»
«Fallo tu.» Rispose Raichu «I miei occhi mi stanno uccidendo.»
«Perché, ti sembro un Pokémon Fuoco?» Chiese Gliscor.
«No, ma io non posso volare ad occhi chiusi.» Rispose Raichu. Aveva visto benissimo che, per riposare gli occhi, Gliscor aveva volato affidandosi agli ultrasuoni nelle ultime ore.
«Anche se fosse mi fanno male. Sono più grandi dei tuoi, se non l’avessi notato.»
Raichu sospirò «quindi, come vogliamo sistemare questa cosa? Uno di noi deve fare il turno di guardia, e non sarò io. Ho bisogno di dormire.»
«Lo stesso vale per me. Ma forse possiamo risolverla in modo divertente.» Gliscor si alzò in piedi e sorrise «Vediamo chi è più forte adesso, senza nessuna interruzione, cosa ne dici?»
Raichu sbuffò «Cos’è, vuoi davvero combattere contro di me adesso? Non eri dalla nostra parte?»
«Solo un combattimento amichevole. Andiamo, chi vince dorme, chi perde fa il turno di guardia. Mi sembra una proposta… divertente. Io e i miei compagni facevamo sempre così. Era un ottimo modo per non litigare all’interno di una squadra.»
Raichu scosse la testa «Immagino di non poterti far cambiare idea. D’accordo.» “Così potrò vedere quanto sono migliorato.”
Gliscor si lanciò su di lui a sorpresa. Raichu se ne accorse appena in tempo, schivando la Forbice X abbassandosi, il colpo che gli passava sopra la testa. Rispose con una Fulmincoda. Gliscor non la schivò, ma l’elettricità si disperse e fu colpito dal solo Codacciaio.
«Cos’è, ci vai leggero?» Chiese Gliscor, colpendo con una seconda Forbice X, che Raichu evitò al pelo.
«Hai ragione, allora vediamo se preferisci questo.» Rispose, scagliando un Tuono. A metà strada quello si divise in un coppia di Fulmini, che bloccarono Gliscor e lo colpirono.
«Carino, come si chiama questo?» Chiese il Pokèmon, lanciandosi in avanti con un Battiterra.
«Fulminthunder. A quanto pare le due scariche elettriche non si amalgamano bene e, anziché creare un solo colpo, ne creano due. Io e Tri ci abbiamo lavorato sopra insieme.» Rispose Raichu, colpendo con un Codacciaio.
«Capisco. E dimmi, hai intenzione di trattarlo come un fratello d’ora in poi oppure continuerai a trattarlo come un conoscente? Perché a me pare decisamente la seconda.»
Raichu si bloccò per un attimo, e a Gliscor bastò per sollevarlo e sbatterlo a terra con un Battiterra.
«E con questo che vorresti dire?»
«Niente di che. Solo che mi sembra strano. Mi hanno raccontato di quello che è successo alla Città Caverna dei Ladri, ma non mi sembra che tu ti stia comportando con lui come un fratello ritrovato. Al tuo posto non gli toglierei gli occhi di dosso.»
Raichu sospirò «Ascolta, è complicato. Lui… Io sono contento di avere di nuovo mio fratello, ma non so nemmeno se è davvero lui. Per quel che ne so potrebbe aver ereditato il Locomothunder dai genitori per una coincidenza. E… cosa dovrei fare? Non ho mai avuto davvero un fratello, non saprei come comportarmi con lui. Ma perché lo vengo a dire a te?» Chiese, colpendo con un nuovo Codacciaio.
«Immagino perché l’unica alternativa è parlarne con un lampadario svenuto.» Rispose Gliscor, bloccando il colpo. «Comunque non so esattamente che dirti. Secondo me, se hai avuto questa enorme fortuna che è incontrarlo, dovresti cercare di stringere un rapporto con lui. In fondo, se non è tuo fratello, quante probabilità hai di ritrovare quello vero?» Chiese colpendo con una Forbice X. Raichu volò all’indietro e colpì il muro. Gliscor fu di nuovo su di lui, afferrandolo per la coda e colpendo con Battiterra. Poi gli puntò la chela alla gola.
«Direi che ho vinto. Sei migliorato parecchio Raichu, ma dovresti impegnarti di più anche nei combattimenti per divertimento, e non farti distrarre da ciò che dice l’avversario. Ora, credo che dovresti curarti, mangiare qualcosa e cominciare il turno di guardia.» Commentò Gliscor, lasciandolo andare e stendendosi in un angolo della caverna. A debita distanza, notò Raichu rialzandosi, da Lamp.
«Hai ancora paura di lui.» Rilevò Raichu, mordendo una Baccarancia e una Baccafrago. La prima lo rinvigorì un po’, la seconda calmò un po’ il bruciore agli occhi. Poi si girò a guardare l’ingresso della caverna. Dietro di lui, Gliscor stava russando rumorosamente.
Si trovò a pensare a Tri, a come si era comportato con lui. In effetti, era stato davvero freddo. L’aveva abbracciato ed era stato felice, ma in realtà non sapeva cosa fare. A dirla tutta, nel corso dei loro allenamenti, era stato con lui pochissimo, passando molto più tempo con Emolga.
“Cosa stai facendo ora, Tri? Sei confuso come me su cosa significa aver ritrovato tuo fratello?” Guardò fuori, verso il cielo tinto di rosso dalle eruzioni continue, e si chiese se in quel momento Tri stesse guardando lo stesso cielo, tentando di approdare con una barca su una costa fiammeggiante.
 
Da qualche parte ad Elettria, 09/07/4783, circa le 21
Roserade si guardò allo specchio, controllando i petali e le foglie. Staccò le punte secche del mantello e i petali apassiti. Si tolse la maschera un attimo, e si rese conto di avere delle occhiaie. Per fortuna, quando la rimise, non si vedevano più.
“Sono esausta, e ora devo pure andare a questa maledetta cena con gli altri Capitani.” Normalmente avrebbe avuto una scusa qualunque per evitare l’invito, ma stavolta sarebbero stati presenti anche alcuni Generali, e la sua assenza non sarebbe passata inosservata.
Sbuffò, uscendo dalla stanza. I Generali avevano invitato i capitani a cenare tutti insieme, in modo da mostrare “spirito di collaborazione”, fin da quando erano arrivati alla base, ma non c’era stato verso. Con una scusa o un’altra, i Capitani cenavano perlopiù da soli o in piccoli gruppi, quando preferivano. Così, alla fine, i Generali li avevano “invitati” a una cena.
Roserade uscì dalla stanza, percorse i corridoi dell’edificio ed arrivò alla sala da pranzo esclusiva dei Generali. In realtà, spesso gli stessi Generali consumavano i pasti con il resto dell’Organizzazione, nella mensa, ma quella era stata considerata un’occasione importante.
Entrando, vide che la maggior parte degli altri Capitani erano presenti, molti accompagnati da uno o più Tenenti, ed erano già seduti in gruppi sparsi ai lati del lungo tavolo. A un lato di questo, seduti su larghe sedie, si trovavano Dragonite ed il suo Tenente Charizard, e dal lato opposto era appollaiato Pidgeot, cupo. Roserade l’aveva osservato nel corso degli allenamenti, e doveva ammettere che era un po’ migliorato come combattente, anche e soprattutto grazie alla Megapietra, ma non ne sembrava particolarmente entusiasta.
Espeon era seduto, in quella bizzarra posizione dei pokémon quadrupedi, accanto a Metagross, che occupava una buona fetta del tavolo. Di fatto il Pokémon era in piedi, come quando camminava normalmente, pur trovandosi su una rialzatura che gli poneva la testa ad altezza superiore rispetto al tavolo. Roserade aveva sempre trovato grossolano e anche abbastanza disgustoso che i pokémon quadrupedi usassero le stesse zampe con cui camminavano per mangiare, anche se se le pulivano prima di consumare i pasti.
“Comunque sempre meglio che non avere affatto le zampe” si disse guardando Arbok, Tenente di Espeon, acciambellato sulla sua sedia in modo da avere il volto all’altezza del tavolo. Poi vide Ewgon, che era disteso su una pedana simile a quella di Metagross.
Si guardò intorno per vedere chi altro fosse presente: Carraco e Samurott, in piedi in un angolo. Shedinja pareva intento a fissare intensamente il piatto vuoto da cui, Roserade lo sapeva, non avrebbe comunque mangiato nulla. Non aveva mai capito di cosa si nutrisse. Banette e Spiritomb non si vedevano da nessuna parte, ma con gli spettri non si poteva mai dire. Per quel che ne sapeva, Banette poteva essere nascosto in un muro, Spiritomb all’interno della sua roccia, piazzata chissà dove nella grande stanza. Houndoom era preso da una discussione con Weavile, Bisharp e Toxicroak. Jolt ed Eon, uno dei quali era Capitano e l’altro Tenente (ma Roserade non aveva mai capito quale fosse uno e quale l’altro) sembravano star avendo un litigio con Blaziken e la sua Tenente, appena arrivata da Arenia. Shiemi, si chiamava, ed era una Mienshao.
«Sono in ritardo?» Chiese una voce familiare alle sue spalle. Si girò e vide Breloom, che le sorrise.
«Non direi, mancano tutti i Generali e alcuni dei Capitani.»
«Beh, stasera Spiritomb e Banette non ci saranno. Sono stati inviati in una missione per distruggere alcuni rifornimenti del nemico e, se ho ben capito, per recuperare “materia prima” per il Professor Durant.» Rispose Breloom, sorridendole. Anche se, si rese conto Roserade, il suo era un sorriso un po’ troppo forzato.
«Ancora? Non gli sono bastati i pezzi recuperati a Druderfort o arrivati da quei due paesi?»
«Dice che ha bisogno di fare scorta di pezzi per il Tipo Acqua e Coleottero, quindi dovranno attaccare delle navi, mi pare. Trovo un po’ disgustoso uccidere il nemico per questo scopo, ma d’altronde è così che siamo nati noi del Progetto S, non credi?»
Roserade annuì, ma non rispose. “Non devo avere dubbi su ciò che ho scelto di diventare. Lo faccio per evitare che ciò che accadde a me si ripeta, per fare in modo che questa guerra sia l’ultima.” Si disse, sedendosi al proprio posto. “E poi, ho fatto troppe cose ormai per pensare di tornare indietro. Se voglio che ciò che desidero si realizzi, devo essere spietata.” E si preparò a quella cena che, lo sapeva già, sarebbe stata estremamente noiosa.
 
Alle code del Ninetails, Fireduke City, 09/07/4783, circa le 21
Il locale in cui Luxray e Eelektross entrarono era parecchio affollato. Ai tavoli, notò Luxray, erano seduti parecchi individui poco affidabili, ma questo non lo preoccupava. Diversi avevano anche cicatrici, alcune davvero notevoli, che facevano impallidire la sua. Un Magmar aveva una benda sull’occhio, che però non nascondeva la cicatrice a forma di artiglio che gli divideva la testa da sopra l’orecchio sinistro a sotto il labbro, nella parte destra del volto, passando sopra l’occhio.
Eelektross si diresse spedito al basso bancone, dietro cui si trovava un Ninetails. Quando vide Eelektross, per un attimo rimase a bocca aperta, poi sorrise.
«Capo?! Ma tu pensa, credevo che non ti avrei più rivisto qui a Vulcania. Stavo prendendo in considerazione di venirti a trovare io ad Elettria.»
«Talnine, bando ai convenevoli, mi serve una stanza. Ho alcuni affari da sbrigare con il re, e in fretta.» Rispose Eelektross.
«Ti darò una buona stanza. Ma quanto a parlare con il re… Le regole le conosci, no?»
«Certo. La nobiltà è al di sopra della plebe, ed il re è sopra alla nobiltà, quindi per guadagnarsi il diritto di parlare con il re bisogna vincere un torneo, giusto?» Chiese Eelektross «Ce ne vuole di coraggio per fare una richiesta del genere in un paese in guerra.»
«Che ci vuoi fare capo, il Re è un tipo all’antica. Le altre due Fiamme hanno annullato l’usanza dei tornei quasi immediatamente dopo l’inizio della guerra, ma nessuno dei Re Blu ha mai annullato la cosa. E dire che è solo l’avanzo di una tradizione passata. Sai, alcuni dei più anziani parlano ancora di quando a combattere nel torneo erano grandi Combattenti, potenti Nobili, eroi della guerra o abili mercenari. Ma i Combattenti rimasti sono una trentina, e in tutta Vulcania saranno un centinaio. I Nobili sono pochissimi. Gli eroi di guerra hanno altro da fare, sempre che ce ne siano davvero ancora in circolazione. E gli ultimi mercenari presentatisi qui alle Fiamme Blu sono stati spediti subito al fronte. E così al torneo partecipano solo disperati che desiderano rivolgersi al re per questo o quel motivo. In genere sono affamati che vogliono cibo, poveri che vogliono soldi, criminali che chiedono di avere le accuse cancellate… ben poca cosa.»
«Aspettate, cos’è un Combattente? Cioè, mi pare di capire che sia una sorta di titolo, giusto?» Chiese Luxray. Era un termine che aveva già sentito alcune volte, ascoltando i discorsi di altri viaggiatori.
«Un Combattente è un titolo, sì. Viene usato quasi solo nei paesi del nord di Pokémos. Normalia, Vulcania, Draghia… Tutti regni con una lunga storia, soprattutto militare, che quindi hanno ideato un metodo per premiare coloro che si dimostrano particolarmente abili sul campo di battaglia. Mi pare che il primo Combattente sia stato creato a Normalia nel… dannazione, non ricordo… duemila anni fa, secolo più secolo meno.» Rispose Eelektross.
«Sì, pare anche a me.» Confermò Ninetails «Praticamente è una via di mezzo tra un nobile e una persona qualunque. Invece di chiamarlo Lord, o Duca, o Conte, lo chiami Ser. Ma come ho detto, ormai ne rimangono pochi. Come nel caso dei nobili, del resto. Quattro Duchi, cinque Conti, una ventina di Baroni, ecco tutta la nobiltà sopravvissuta a Vulcania, almeno qui nelle Terre Blu.»
«A Elettria rimangono tre Duchi, quindi voi siete messi meglio di noi, non credi? E comunque è così in tutta Pokémos. Da trecento anni a questa parte in tutta Pokémos i nobili non hanno fatto altro che diminuire. A Laghia e Aeria quasi tutte le famiglie dell’alta nobiltà si sono estinte. Nella Coalizione ne restano ben pochi. Alvearia non ne ha mai avuti, anche se nei secoli passati qualcuno si metteva in testa di poter diventare Re Coleottero. No, ormai solo alcuni paesi, quelli più conservatori, ne hanno ancora un gran numero. Normalia, Draghia e ovviamente Mineralia. Ma tutto ciò non ha importanza al momento, anzi, forse è un vantaggio. In fondo, quanto potranno essere ostici dei semplici questuanti?» Commentò Eelektross.
«Più di quanto tu non creda. Ricordi Magror, il Magmortar che avevi fatto fatica a sconfiggere e portare dalla tua parte?»
«Me lo ricordo, perché?»
«Perché è morto. Aveva perso parecchi soldi con delle scommesse, e aveva deciso di partecipare al torneo puntando ciò che aveva su di sé. Era sicuro di vincere. Beh, quando la mischia è finita l’hanno trovato morto, con il braccio tagliato di netto. Nessuno ha mai saputo chi sia stato.»
«Ma che razza di torneo è?» Chiese Luxray.
«Una mischia. Un centinaio di partecipanti che combattono uno contro l’altro in un terrapieno. Attacchi da tutte le parti, combattimenti che vanno e vengono… Un massacro, se devo dirla tutta. I morti sono rari, ma di feriti ce ne sono sempre tanti. Troppi. Se il re avesse un po’ di sale in zucca…» Poi si morse le labbra «Ma non è sicuro parlare in questo modo. Comunque, credo dovresti trovarti bene nella stanza in fondo al corridoio, al piano di sopra.» Disse, porgendogli una chiave e indicando loro una scala, che passava dietro al bancone e saliva al piano superiore. «Farò per voi l’iscrizione al torneo. Vi servono dei sottoposti capo? Secondo il regolamento, possono partecipare fino a cinque membri di un team.»
«Dammi i tre migliori che hai a disposizione Talnine.»
«Sarà fatto, capo.» Rispose questi, guardando i due salire al piano di sopra, per poi rimettersi a preparare bicchieri di vari Succhi. «E, Eelektross» aggiunse poi, senza voltarsi «vedi di non farti ammazzare. Colui che ha sconfitto me non può perdere contro nemici del genere.»
Eelektross ridacchiò «Vedrò di ricordarmelo, Talnine.»

 

 

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