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[Iniziativa speciale] Recap ~ Area Sfide Go For Gold


Snorlax

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Se è di battling ho fatto bene a farmi rateare il team da Wonder.

Poi vi passo diversi team in MP belli forti , almeno se è avremo più possibilità  :)

 

Io di team continuerò ad usare il mio, gli voglio bene ‹3 Nemmeno il GU permanente potrà  portarmelo via :(

Porygatto

Porygatto Dream Team

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GO FOR GOLD

 

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Buongiorno! Con questa seconda sfida presentiamo la seconda tipologia di sfida che incontreremo qui, in Go For Gold, ovvero i Mini Contest con ospite.

Questi Mini Contest sono minigiochi ispirati ai normali contest si PM, ovviamente ridimensionati in modo da essere fattibili in un giorno.

Questa sarà , inoltre, la prima sfida di gruppo di Go For Gold.

 

Una recensione per Fenryu!

 

La sfida di oggi vede come ospite speciale Fenryu, moderatore di Discussioni Pokémon e giudice del contest di scrittura, oltre che plurivincitore dello stesso contest quando non era ancora un moderatore.

Per questa sfida, Fenryu ci ha permesso di usare tre dei suoi racconti, pubblicati in diverse occasioni sul forum. La sfida di oggi consiste in fare una corposa e interessante recensione di uno di questi tre racconti, che saranno diversi a seconda del team.

 

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Team Bellgon

 

Il racconto che il Team Bellgon dovrà  recensire è "L'orologio a pendolo":

 

Mi fermai esattamente di fronte alla porta d' ingresso del negozio di antiquariato, arrestando la macchina appena prima delle strisce pedonali.
Victor, il mio rivenditore di fiducia, mi aveva chiamato quella stessa mattina avvisandomi che un pezzo pregiato gli era appena stato consegnato. Sapeva bene che un collezionista come me non può lasciarsi scappare certe occasioni. Grazie al rapporto confidenziale che da anni tenevamo l'un l'altro, aveva subito pensato a me, e di questo gliene sono grato.
Scesi dalla mia Jaguar XJ del '79 un altro reperto delle mie ricerche per i pezzi da collezione, e varcai sicuro la porta.
Ad attendermi appoggiato al bancone c'èra un ometto paffuto, con un lieve accenno di stempiatura sulla nuca, il viso rotondo tronfio come sempre quando sa che sta per guadagnare parecchi soldi.
A dirla tutta, era il mio esatto opposto. Alto, capelli corvini e folti, la barba appena accennata e il naso diritto, ero da considerare un uomo sulla trentina assolutamente desiderabile. Gli occhi verdi smeraldo aiutavano ad ammaliare i venditori e cavarmela sempre pagando meno del dovuto.
<Signor Lewis!> mi accolse gioiso Victor <Non ha idea, non ha idea! Un pezzo da collezione del tutto unico, oserei dire, guardi!> concluse senza troppi giri di parole.
Aprì una grossa cassa in legno, scoperchiando il vano su cui vi era stampata la classica dicitura "Fragile" in rosso evidente, e mise in luce un grosso orologio a pendolo, in legno scuro.
<Legno pregiato..> mormorai osservandolo <Le intarsiature mi fanno pensare che sia all'incirca del..settecento?>
<Settecentodiciotto!> precisò fiero l'ometto <Un gioiellino in legno di mogano, alta fattura d'altri tempi! Completamente costuito a mano, ogni singola montatura in legno è stata elaborata da mastri artigiani. Cosa ne pensa?>
<Penso che sia un oggetto davvero interessante, Victor> risposi sincero <ma qualcosa non mi quadra..Come mai il prezzo è così basso?>
Il cartellino al dì fuori della cassa segnava dodicimila dollari. La mia esperienza mi diceva che un oggetto così antico e mantenuto in condizioni perfette valesse molto di più.
<Bè, vede..> rispose corrucciando appena la fronte, come se avesse voluto evitare spiegazioni approfondite <Questo orologio a pendolo non ha una buona fama, ecco. Fu costruito per una dama francese, la quale, almeno così si dice, un giorno perse la testa uccidendo il figlioletto e nascondendone il corpicino all'interno dell'orologio..> concluse fingendo dolore per un bambino ormai morto da decenni.
<Decisamente macabro> sorrisi io <Ma questo non giustifica il prezzo, o sbaglio?>
<Vero. Difatti, la storia non è finita. Dopo essere stato recuperato dal deposito giudiziario, all'incirca nel millesettecentoottantasei, venne venduto all'asta ad una nobildonna inglese. In seguito l'oggetto passò di mano diverse volte, ma tutte le volte per poco tempo. Sembra che tutti i proprietari siano morti> continuò leggermente accigliato. <La cosa particolare è che l'orologio non funziona come dovrebbe. Non suona mai alle ore stabilite, ovvero mezzanotte e mezzogiorno, il che fa pensare che l'ingranaggio sia rotto. Ovviamente non oso mettere le mani per constatarlo, cambiando dei pezzi rovinerei irrimediabilmente la sua unicità . Ciò che sto cercando di dirle, Signor Lewis, è che ogni volta che i proprietari sono stati ritrovati, ormai morti, l'orologio suonava. Strano, non trova?>
Sorrisi, comprensivo <Posseggo diversi oggetti, Victor, e se dovessi dare peso a tutte le dicerie dovrei essere stato maledetto, soggetto a strani riti o posseduto dal demonio migliaia di volte. Leggende, supersitizioni, ecco cosa sono. Dicerie atte a creare un alone di mistero attorno all'oggetto, nulla di più, davvero>
Victor sorrise a sua volta, consapevole che l'importante era guadagnare un po' di denaro sonante invece che dar peso alle supersitizioni. Concludemmo in fretta la transazione, ed in seguito lo stesso Victor mi aiutò a caricare la pesante cassa nel baule della Jaguar.
Arrivato a casa, decisi di posizionare l'orologio nel salone, esattamente sotto l'arazzo ritraente lo scontro tra un eroe greco e una chimera. Il mio salone sembrava appartenere ad un signorotto d'altri tempi, a dirla tutta.
Di certo non mi ritenevo un nobile, al massimo un uomo che, godendo di una certa posizione, aveva guadagnato abbastanza da permettersi di spendere cifre consistenti per appagare i propri vizi, tra i quali, apppunto, la collezione di pezzi pregiati provenienti da tutto il mondo.
Mi sedetti sulla mia poltrona preferita, nell'angolo più remoto del salone, e cominciai a bere un po' di vino. Per puro caso, l'occhio mi cadde sul mio nuovo pezzo, l'orologio a pendolo.
Perplesso, notai che l'orologio sembrava trovarsi in una posizione leggermente diversa rispetto a dove l'avevo posizionato. Uno spostamento minimo, ma ero sicuro che ora fosse dritto, mentre quando l'avevo posizionato, leggermente stanco l'avevo lasciato con l'asse storto rispetto alle delineature del pavimento.
Sorrisi, divertito. Oltre che essere maledetto, quell'orologio era pure un maniaco delle simmetrie?
Sollevai gli occhi al cielo, pensando che probabilmente la mente, ormai annebbiata dalla stanchezza e dal vino, giocasse qualche tiro mancino alle mie facoltà .
Decisi quindi che era giunto il momento di coricarsi. Salii lentamente le scale, pensando di farmi una doccia. Mi recai al bagno dopo essermi spogliato e aver indossato l'accappatoio, quando dal piano terra sentìì un cigolio. Mi arrestai, perplesso. Vivevo da solo e di certo non avevo animali. Eppure il rumore che avevo percepito era chiaro, nitido, quasi come se un piede avesse calpestato il parquet.
Socchiusi gli occhi, e decisi di andare di sotto per verificare l'origine del suono. La finestra adiacente alla mia poltrona preferita era aperta. Nonostante fossi quasi certo di averla tenuta sempre chiusa, decisi di non dare troppo peso all'avvenimento.
Andai a chiudere la finestra, pronto a tornare immediatamente di sopra per iniziare la doccia. Mi diressi nuovamente verso le scale, corrucciato. Con la coda dell'occhio notai un dettaglio che mi lasciò ancora più irrequieto: l'orologio, che prima avevo visto esattamente allineato alle rifiniture del parquet, era di nuovo spostato, di pochi centimetri.
Inoltre, lo sportellino che concedeva l'accesso al pendolo era socchiuso.
Il nuovo spostamento non mi lasciò interdetto, a dirla tutta. Probabilmente era storto fin dall'inizio, ma il vino mi aveva annebbiato più di quanto credessi.
In quanto allo sportello, non era raro che oggetti antichi come quello provocassero spostamenti del legno, il quale spesso si muove e produce sricchiolii che possiamo udire di notte, nel silenzio assoluto. Probabilmente un qualche strano fenomeno del genere aveva fatto aprire lo sportello.
Successivamente tornai alla mia tanto bramata doccia, irrequieto e infastidito. -Dannato Victor-pensai accigliato -era proprio necessario raccontarmi certe fandonie?-
Cominciai a rilassarmi, lasciandomi andare alla dolce sensazione dell'acqua calda che scorre sulla pelle, quando sentii un nuovo scricchiolio, identico a quello udito in precedenza, ma questa volta proveniente dal corridio su cui si affacciava il bagno.
Smisi di respirare, di colpo. I miei occhi scrutarono preoccupati la porta del bagno, chiusa a chiave. Le mie orecchie rimasero in attesa, pronte a registare eventuali rumori.
Rimasi in quella posizione per qualche minuto, con l'acqua che imperterrita scorreva bagnandomi il petto.
Non sentii più nulla. Avvertii un brivido freddo scorrermi lungo la schiena, ma non aveva nulla a che fare con l'acqua. Era paura.
<Autosuggestione, idiota> mormorai tra me e me, cercando di riprendere il controllo di me stesso.
Quello strano racconto, unito alla finestra lasciata aperta, mi avevano inquietato.
Sospirai profondamente, conscio delle sciocchezze che andavo pensando, e uscii piano dalla doccia, appoggiando i piedi sul tappetino in gomma. Cominciai ad asciugarmi, accucciandomi per passare l'asciugamano sulle gambe, quando notai un'ombra dalla fessura tra il pavimento e la porta.
Urlai, sorpreso. Indietreggiai, andando a sbattere col la testa sul telefono delle doccia e provocandomi una fitta di dolore che mi oscurò la vista per qualche istante.
Ero spaventato, scioccato. Cosa diamine era quell'ombra?
Con cautela, mi asciugai e indossai la biancheria, senza mai staccare gli occhi dalla porta. Indossai una felpa grigia e i pantaloni della tuta, deglutento.
Rabbrividendo, mi avvicinai alla porta, la tensione sempre più alta.
Uno, due, tre! Aprii la porta di scatto, ma non c'èra nulla. Affatto tranquillizzato, decisi di ispezionare con cura le stanze del primo piano, ma non trovai nulla di strano.
Leggermente rincuorato, tornai nuovamente al piano di sotto per bere un bicchiere di latte. Passando, buttai l'occhio al salone, e rimasi pietrificato.
L'orologio era spostato, ma non di pochi centimetri. Era al centro esatto della stanza, lo sportello nuovamente aperto, questa volta del tutto.
Arretrai fino alla cucina, sconvolto. Contemporaneamente sentii nuovi scricchiolii provenire dal primo piano, come un suono di passi che accelerava man mano.
I passi svanirono come erano venuti, affievolendosi. Il sudore freddo mi stava pervadendo il collo, e tanti saluti alla doccia rinfrescante.
Ormai era chiaro anche a me: qualcosa se ne stava andando in giro per casa mia.
Riflettei, terrorizzato: l'orologio che si sposta, i passi, l'ombra. Qualcosa di umano?
Magari lo scherzo di qualche ladruncolo buontempone?
Poi ricordai la storia di Victor, e nuovi brividi cominciarno a scorrermi lungo la schiena.
Afferrai un coltello dal ripiano della cucina, uno dei più lunghi che avevo, e lo impugnai stretto.
Tornai per l'essesima volta al piano di sopra, cauto e guardingo. La luce dell'anticamera si era spenta (L'avevo spenta io scendendo?). Allungai la mano alla parete per cercare l'interruttore, trovandolo. Premetti con forza, ma la luce non venne. Ormai in iperventilazione, mi tuffai a memoria nel buio, entrando in una delle stanze. Premetti di nuovo sull'interruttore, ma nemmeno questo accese la luce.
Uno spiffero d'aria gelida mi investì. Potente, deciso. Col respiro affannato, allungai il braccio alla cieca, cercando il comodino. Tastai la superficie del mobile, quindi scesi con la mano e ne estrassi una torcia elettrica. La accesi, e con mio sollievo scoprii che funzionava.
La puntai verso la porta e l'anticamera, e ciò che vidi mi terorrizzò. Una figura stava in piedi davanti alla porta, fissandomi.
Urlai dallo spavento e lasciai cadere la torcia. Mi sentivo svenire. Qualcosa se ne stava a fissarmi poco distante, mentre io brancolavo nel buio.
Ritrovai la fredda superficie dela torcia. La puntai in fretta e furia verso la porta, ma non c'èra nulla.
Sembravo un pazzo. Calmati, pensai. Respirai una o due volte, deglutendo ritmicamente. Decisi di non lasciarmi prendere dal panico, ma di pensare invece alle cose che avevano la massima priorità . Mancava la luce. Dovevo azionare il generatore.
Il generatore si trovava in cantina, non certo il posto più adatto per rifugiarsi quando si è in preda a strane visioni, ma non potevo fare altrimenti.
Mi recai quasi correndo al piano inferiore, puntando la luce della torcia ovunque, ma non vidi nulla.
Trovata la porta della cantina, mi ci tuffai letteralmente, chiudendomela con forza alle spalle. In quel momento la luce si accese, da sola.
Stupefatto, scesi un gradino alla volta le scale. Forse c'èra stato un blackout. Questo spiegherebbe l'improvviso ritorno della luce. Scesi l'ultimo gradino, quando avvertii dei colpi alla porta.
Mi voltai di scatto, urlando. La porta, in cima alle scale, sbatteva, preda di feroci pugni. Un rumore sordo, inquietante. Il respiro si fece nuovamente accellerato, gli occhi fuori dalle orbite fissavano la porta.
Il feroce bussare continuò a lungo, senza interruzioni. D'un tratto il rumore cessò, ma riprese ancora più forte dalla finestrella della cantina. Mi voltai rantolando, preda di pensieri irrazionali.
Come un bambino, mi accucciai con le mani sulle ginocchia, dondolandomi avanti e indietro.
<Basta, basta, ti prego, basta!> urlai al nulla.
Il rumore cessò, e tutto divenne silenzio.
Non mi mossi di un millimetro, pronto a sentire altri battiti, ma ciò che sentii non era un battito, ma un rintocco.
Al piano terra, l'orologio a dondolo suonava, un suono dolce e ovattato, regolare.
"<La cosa particolare è che l'orologio non funziona come dovrebbe. Non suona mai alle ore stabilite, ovvero mezzanotte e mezzogiorno, il che fa pensare che l'ingranaggio sia rotto. Ovviamente non oso mettere le mani per constatarlo, cambiando dei pezzi rovinerei irrimediabilmente la sua unicità . Ciò che sto cercando di dirle, Signor Lewis, è che ogni volta che i proprietari sono stati ritrovati, ormai morti, l'orologio suonava. Strano, non trova?>"
Ricordai quelle parole, e un brivido nuovo mi attaversò. Non era paura, ma consapevolezza.
D'un tratto, una voce alle mie spalle parlò. Rauca, quasi soffocata: <E' giunta l'ora>

 

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Team Vespithee

 

Il racconto che il Team Vespithee dovrà  recensire è "Sognando Acqua":

 

Alcune mamme decidono di far nascere i propri bambini in acqua, quasi fosse il desiderio di tornare dove tutto nasce, la volontà  di dare alla luce una creatura dove tutto ha origine, dove risiede la vita.
Le capisco perfettamente, io stesso avrei preferito nascere in acqua, avrebbe suggellato alla perfezione quello che è il mio legame con essa, un legame indissolubile che intreccia la storia della mia vita.
Ho sempre amato nuotare, fin da piccolo mio padre mi portava a pescare con lui, a volte in un lago, a volte in un torrente nascosto tra le montagne, a volte al mare, così mentre lui pescava io mi divertivo a mettere i piedi in acqua e agitarli per vedere quanto in alto arrivavano gli schizzi, ridendo felice come non mai, spensierato e innocente.
Continuai a coltivare la mia passione per il nuoto anche durante l'adolescenza, aderendo alle iniziative proposte dalla scuola, che ogni anno metteva a disposizione degli studenti dei corsi per imparare a nuotare, mentre se eri già  capace potevi semplicemente passare qualche ora in piscina a giocare o ad allenarti.
Fu proprio in piscina che vidi per la prima volta Veronica, la mia ex-ragazza; Era un perfetto esempio di innocente bellezza, col suo dolce viso dagli occhi tanto grandi e luminosi da sembrare quelli dei personaggi degli Anime giapponesi, avvolta in un candido asciugamano che nascondava il costume intero nero, d'obbligo per le ragazzine che volevano andare in piscina col benestare della scuola, e avendo sedici anni non potei fare a meno di arrossire quando incrociai il suo sguardo, il cervello andava come a rallentatore, mentre i miei occhi si beavano di lei, desiderosi di osservarla a lungo.
Per diverso tempo mi accontentai di osservarla, mentre nuotava in piscina o mentre se ne stava sdraiata a prendere il sole, senza tentare il minimo approccio fino ad una maravigliosa domenica di luglio, quando, rosso come un peperone, mi avvicinai timidamente chiedendole se fosse interessata a prendere una bibita assieme, e quando lei accettò la mia mente si aprì in un mondo di infinite possibilità , dove l'impossibile d'un tratto diventava possibile, o meglio, decisamente fattibile.
Veronica divenne la mia ragazza due mesi dopo la nostra prima uscita; all'epoca stavo tentando di diventare un nuotatore professionista, un sogno che accumunava entrambi e che alimentava come un fuoco d'artificio il nostro amore giorno dopo giorno, cosi che ci stimolassimo a vicenda per raggiungere i nostri obbiettivi, perchè grazie alla nostra comune passione ci sentivamo più vicini che mai e potevamo capirci, comprendavamo al meglio le difficoltà  dell'altro, così da affrontare insieme gli ostacoli e superarli.
Amavo il nostro sogno e amavo lei, pensavo che fosse la persona che mi sarebbe stata accanto per tutta la vita, perchè lei non era solo una persona da amare, lei era il mio sogno, come lo era diventare un grande nuotatore.
Purtroppo come ormai ho capito, i sogni sono solo una disgrazia, perchè ci illudono, come chimere irraggiungibili, le inseguiamo per anni per poi trovarci nel nulla più totale, persi e confusi.
L'anno scorso, a diciassette anni, mentre camminavo sulle strisce pedonali una macchina mi investì, danneggiandomi seriamente la gamba sinistra, togliandomi per sempre la possibilità  di nuotare a livello agonistico.
La disperazione che mi assalì in quei giorni fu devastante, ma il colpo fatale arrivò quando Veronica, al telefono, mi disse che tra noi era finita, perchè occuparsi di me voleva dire riunciare al suo sogno, cosa che non voleva assolutamente.
Il peso di tale ingiustizia ancora brucia dentro di me, la sensazione di impotenza che non posso sconfiggere, perchè è una battaglia che non posso affrontare, non posso continuare a sperare, perchè la vita con me è stata ingiusta e ha tolto la mia metà , quel sogno che inseguivo da anni e che ormai sembrava a portata di mano, come cercare di afferrare il fumo a mani nude, ma come se non bastasse, la conseguenza di tale tragedia fu quella di venir abbandonato dalla mia ragazza.

Sento freddo, mentre sono seduto in una scomoda posizione su di un grande masso, nel torrente Sailer, quello dove passai felici momenti in compagnia di mio padre quando ero bambino.
Come ho detto all'inizo, credo sia giusto nascere in acqua, perchè essa dona vita ad ogni essere presente sulla Terra, quindi credo sia giusto anche interrompere una vita in essa, non c'è davvero un perchè di questo pensiero, sono quelle cose che senti senza un vero motivo, ma in fondo al cuore sai che sono giuste.
Alzo la testa per ammirare le stelle, che in quella notte stellata sono visibili come solo in montagna lo sono. Sorrido un pò triste pensando che le stelle sembrano così vicine, eppure la distanza che le separà  è enorme, proprio come le persone, che per quanto possano apparire vicine, spesso sono più lontane di quanto si pensi.
A questo pensiero una lacrima bollente discende lungo la mia guancia, cadendo e perdendosi nelle scroscianti acque del torrente alle mie spalle.
Sospiro, so che è il momento di farlo ma sento comunque la paura travolgermi, ma per quanto la avverto ne sono quasi distaccato, come se le mie sensazioni appartenessero ad un estraneo. Lentamente mi alzo in piedi, tremante sulla gamba deturpata e malferma, mentre di schiena con i piedi tasto la roccia fino a trovarne il bordo.
Allargo le braccia, mentre con un'ultimo sguardo rivolto al cielo vedo le stelle brillare, così vicine ma allo stesso tempo distanti. Mi lascio andare all'indietro, sprofondando nel dolce oblio delle acque di quel torrente impetuoso.

 

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Team Numelia

 

Il Team Numelia dovrà  recensire "Quel piccolo esserino nel pozzo":

 

<Non allontanatevi troppo, mi raccomando!> gridò la mamma ai due ragazzi che giocavano a rincorrersi nel prato.
<Stai tranquilla mà , ci penso io a proteggere la Nena!> urlò di rimando il ragazzino, mentre con fiera approvazione osservava sua sorella Elena.
<Tu dovresti proteggermi? Ma cosa vuoi fare tu, che sei tuuuutto matto!> rispose ridendo la bambina, prendendo in giro il fratellino di poco più grande.
Ed sgranò gli occhi a quell'affermazione, per poi stringerli minaccioso mentre fissava con finta rabbia la sorellina.
<Ti conviene fuggire, perché adesso ho intenzione di farti la tortura del solletico letale, ah!>.
I due bambini cominciarono a correre ridendo e strillando, coinvolti nel gioco che tanto li divertiva, fino a quando non uscirono dai confini della casa e si addentrarono nel campo vicino.
<Fermo Ed, aspetta! La mamma ha detto di non allontarci troppo!>
<Stai tranquilla, piccola Signora, perché il Cavalier Ed ti proteggerà  da tutti gli orrandi pericoli!>
<Si dice orrendi, scemo! Non sai nemmeno parlare, sei proprio sceeemo!>
<Tu sei scema! Anzi, sei scemissima! Scemissima, scemissima, Elena scememissima!>
Sempre intenti a stuzzicarsi a vicenda, i due ripresero la loro corsa senza meta fino ad arrivare al limitare del campo, una grande distesa d'erba incolta che confinava a ovest con un boschetto di dimensioni ridotte. Nel campo si ergeva un piccolo pozzetto in pietra, utilizzato in passato dai contadini per estrarre l'acqua. Una volta abbandonata la coltivazione, lo stesso pozzetto era caduto in disuso, e da anni ormai nessuno lo utilizzava. La mamma non voleva che i due bambini si avvicinassero al pozzo, visto che, a suo dire, avrebbero potuto caderci dentro e farsi davvero male.
Ed e la sorellina capirono di esserci allontanati troppo, ma prima di poter far altro che azzardare mezzo passo nella direzione opposta, una vocetta acuta li sorprese, facendoli sobbalzare: <Per tutti i ramoscelli, chi è là ! Fatti vedere, infame creatura, orrida bestia!>
I due ragazzini si fissarono sbalorditi, ma attorno a loro non c'èra anima viva. La voce continuò a sputare impropreri a loro incomprensibili, fino a quando Elena non tirò una manica al fratellino esclamando: <Credo che venga dal pozzo! Ed, c'è qualcuno li dentro!>
Ed si avvicino cauto al pozzo, e con fare guardingo si appoggiò al bordo, sporgendo appena la testa oltre il muretto di mattoni.
Un nuovo acuto di rabbia eruppe dal pozzetto, costringendo Ed ad un balzo all'indietro di sorpresa misto a paura: <Ah, fellone, per un istante ho visto il tuo ignobile volto! Cosa sei tu, forse un goblin? O un marciotto? O forse uno sporco orchetto delle caverne?! Che tu sia maledetta, fetida creatura! Vieni qui, assaggia la mia lama!>
Ed era del tutto interdetto. Cosa diamine c'èra in quel pozzo?
La sorellina, mostrando un coraggio che il fratello non avrebbe mai immaginato, rispose alla vocetta: <Noi non siamo mostri! Chi sei tu? Che ci fai li dentro?>
<Odo forse la voce di una gentil pulzella? Oh, ma questo cambia tutto! Mi perdoni, madama, per il mio linguaggio triviale! Dica, lei e il suo prode aiutante potreste forse estrarmi da questa prigione?>
<No! La mamma dice che non dobbiamo parlare con gli estranei! Dicci chi sei!> urlò Ed, sempre più spaventato.
<Non so chi sia questa mamà  di cui parli, mio caro mastro, ma ti assicuro che nemmeno lei oserebbe negare aiuto ad un prode guerriero come me, un re! Anzi, il re dei re, ne converrete anche voi!>
<Coooosa? Tu sei un re?> rispose Elena, aprendo la bocca in una perfetta, comica "o".
<Ma certo, madama!> Trillò la voce <Un re con le controcastagne, oserei dire!>
<Ok, ma noi come facciamo a tirarti fuori da li? Non ci arriviamo mica a prenderti..>
<Cercate, miei fidi compagni d'armi, un bastone marrone e intarsiato d'oro! Son convinto di averlo perso nei pressi di questa derelitta prigione, cercatelo!>
I due bambini cercarono in lungo e in largo attorno al pozzo, fino a quando non trovarono una specie di stuzzicadenti di due o tre centimetri, con piccolissime venature dorate.
<Ehm, questo sarebbe un bastone?> sussurrò Elena, stupita.
<Ehi voi, prodi alleati, avete forse trovato il mio scettro?>
<Si, credo di si!> urlò Ed di rimando.
<Oh gioia, oh gaudio, che lieta notizia mi portate! Agitate ora il divin bastone, ed esclamate le parole "Uppa galuppa Re Tapin acciuffa"!>.
Ed eseguì, e dal bastoncino comparve una piccola luce dorata, che si diresse dentro il pozzo. Pochi istanti dopo la luce riemerse, e dentro di sé portava un esserino delle dimensioni di un passerotto, o poco più grande. Portava un piccolo cappellino verde a punta, una magliettina rosso acceso e dei piccoli pantaloni, anch'essi rossi, che sembravano cascare, come se la cinturina che li sorreggeva si fosse danneggiata.
La creatura uscì dalla luce e cadde carponi nel terreno, ma si rialzò subito, fiero.
Gonfiò il piccolo petto come un palloncino, arriccò le punte dei piedini scalzi e disse con fare fanfaronesco: <Cari amici, mi presento. Io sono il guerriero del destino! Cavaliere a 5 pigne, vincitore di 4, dico, 4 premi per il cavaliere più affascinante della gazzetta dei rododendri! Il re dei re, il grande, mitico, vigorosissimo, affascinantissimo.. Re Tapin XIII!>
<Cos..tu sei un cavaliere? Un combattente? un re? e cosa ci facevi dentro il pozzo, scusa?>
L'esserino arrossì appena, ma con occhi pieni di disapprovazione osservò Ed, e con un piccolo colpo di tosse rispose: <Coff..ehm..be', sono finito li mentre mi accingevo a sconfiggere una creatura mitologica dalle mostruose fattezze, mio giovane amico! Con eroico coraggio ho tentato di sconfiggere la fiera, ma essa mi ha scagliato con vergognosa, dico, vergognosa brutalità  all'interno di quell'angusta prigione!>
<Wooow!> esclamarono ammirati i due ragazzini, mentre i loro occhi si ingrandivano come piccoli piatti da portata.
<Ci racconti la tua avventura? Ti prego, ti prego!> piagnucolò Elena, emozionata.
<Ah! Così mi piacete! Ora si che vedo l'ammirazione verso di me, il nobile Tapin! E sia, miei cari, voi mi avete salvato, quindi vi allieterò con il resoconto della mia epopea!>
L'esserino tossì un paio di volte, sgranchiendosi le dita e passandosi la lingua sui denti più volte.
<Come di sicuro sapete, noi gnomi delle castagne siamo creature potenti e fiere. Viviamo in un piccolo villaggio, il cui centro si nasconde all'interno di un enorme albero in questo boschetto. Viviamo in pace, sapete, ma a volte non è facile per me -benché la mia grandiosità  e la mia intelligenza siano eccezionali- fare il re! Il mio popolo crede molto in me, ed  mio dovere difenderlo da ogni pericolo.
Sta di fatto, miei piccoli sottoposti, che giusto stamane l'orrida bestia è giunta innanzi al nostro villaggio, seminando il caos! Così io dico ai miei guerrieri scelti "Avanti compagni, prendete le armi, affrontiamo senza paura l'infima creatura!" o qualcosa di simile. Così ci precipitiamo a combattere, e, di grazia, la miserabile fiera sembrava ormai sconfitta, quando ahimè, per puro caso i miei calzoni si impigliano ad una corda che la belva aveva attorno al collo! E proprio mentre cercavo di fuggir..ehm, di aggredirlo alle spalle! Oh miei cari amici, dovete pensare a quanto sconforto ho provato mentre la terrificante bestiaccia fuggiva con me impigliato e impotente. Confesso di aver pensato che fosse la mia fine, quando d'un tratto il mostro è arrivato sopra il luogo della mia prigionia, e si è rizzato tutto, sapete, e io sono stato scagliato brutalmente all'interno della prigione, mentre il mio scettro è volato lontano, lontano..>
Qui il gnomo sospirò, scuotendo la testa.
<Ma poi, quando avevo cominciato a scrivere il mio epitaffio sulle sporche mura di quel luogo infausto, sento voi arrivare! E io che vi ho scambiati per dei mostriciattoli! Ma voi verrete ricompensati oltre ogni immaginazione, badate bene!>
I due ragazzini cominciarono a immaginare quali fantastici regali avrebbero avuto dal re degli gnomi, quando questo cominciò a pensare ad alta voce: <Forse quattro pigne per i servigi resi al re dovrebbero bastare..si, questa nomina dovrebbe soddisfarli!>
<Eeeeh? Pigne? No, io voglio qualcosa di bello! Non hai dei dolci? Il cioccolato magari!>
<Cioppato? Che diavoleria è mai questa! Ma quale cioppato, le pigne vi daranno lustro e gloria! Ma ora, miei cari amici, io devo lasciarvi. Di certo la bestia è ancora nei dintorni, ed è mio preciso dovere salvaguardare i miei sudditi. Raccomando anche a voi di tornare nelle vostre stanze, ora, e di non uscirne! la creatura potrebbe assalirvi! Ma non temete, cara dama e gentil signorino, perché io ucciderò la malevola bestia e vi proteggerò.  Ah, che male al solo pensiero, costretto a rimaner impigliato intorno a quella corda..ricordo ancora le diaboliche istoriature che vi erano incise, di certo  infernali iscrizioni, forse un incantesimo per richiamare altre creature oscure!>
<Linguaggio infernale?> Chiese Ed scioccato.
<Oh, si! Conosci forse quel linguaggio diabolico, amico mio?>
<No, non credo..> rispose Ed, occhieggiando lo gnomo con estrema consapevolezza: quel tipo era del tutto folle.
<Oh, giovin alleato, non voglio certo terrorizzarti! Ma se solo sapessi..quel mostro abominevole, con le sue orecchie a punta e i suoi occhi giallastri, il pelo nero..e le zanne! Oh si, ragazzo, zanne appuntite come mai ne ho viste in vita mia!>
I due ragazzini si fissarono stupefatti: l'orrida creatura che re Tapin aveva cercato di combattere sembrava davvero terrificante.
<Ma ora devo proprio andare, miei giovani amici! A quanto pare la creatura demoniaca mi ha derubato delle mie..ehm..di un mio prezioso possedimento personale, che affronto! Mentre io ehm..vado a cercare questo tesoro..voi tornate a casa, ma vi prometto che ci rivedremo!>
A quel punto lo gnomo cominciò a correre zampettando furiosamente nel terreno, fino a sparire all'ombra dei primi alberi.
Ed e Elena tornarono a casa, intontiti e un po' sorpresi a causa di quello strano incontro.
Arrivati a casa, entrarono e si fece loro incontro Mr Poppi, il loro gattino. Notarono con sorpresa che il micio aveva qualcosa impigliato al collare.
Ed si avvicinò e, sgranando gli occhi, vide l'oggetto pendere appena sotto il collo del gatto. Un paio di mutandine rosse a fiori e una minuscola etichetta che, appurarono, recava la seguente scritta "Queste mutande appartengono a Tapin XIII, il re dei re".

 

Regolamento

 

  • Al Mini-Contest può partecipare solo una persona per team, che sarà  il rappresentante del team e su cui graverà  la sorte del team. 
  • Alla scrittura della recensione può contribuire l'intero team con suggerimenti e precisazioni, ma dovrà  essere quella persona scelta a mandare in MP la recensione.
  • La recensione verrà  valutata secondo criteri di correttezza grammaticale, completezza, individuazione di contenuti importanti nel testo.
  • Dovrete inviare in MP a Edre, Blue e Fenryudunque un MP con tre destinatari, la recensione.
  • Il mini-contest chiuderà  alle 23.59 del 26/08/2013.
  • Per qualsiasi domanda, chiedere nel topic apposito.

 

 

 

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Nooooooooo scrittura :(

 

Purtroppo abbiamo dovuto mettere le due prove a tema scrittura di seguito per logiche di reality e di forum (ovvero che siamo a cavallo di un contest di grafica e uno di fotografia, e altre cose che capirete in seguito  :asduj1: )

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