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[Eliminazioni] Battle of the Regions ~ Dalle candidature alla finale!


Snorlax

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Post raccomandati

Nome utente: MarioBoss


Allegato: la mia campagna elettorale.


 

R3vauW8.jpgGrazie alla nostra cara Mono de Vinci, ho sfoderato questa meravigliosa campagna elettorale. Alla destra la lista delle cose che abbiamo.


 


I hope you like it


gl all


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Nome: Dangi


Allegato


 

14ac41c.jpg

Ho deciso di postare la foto con la quale ho partecipato all'ultimo contest di fotografia per mostrare a tutti dove sono stato in questi ultimi giorni (e anni :XD: ), sperando di risollevare il morale di chi sfortunatamente non ha potuto viaggiare quest'anno  ^^ 


Auguro buona fortuna e buon rientro a tutti! 


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Nome: -Soul-


Allegato: Ho deciso di postare un solo allegato,rappresentando i miei piccoli traguardi in una specie di "Album Fotografico" e anche postando i miei ultimi lavori.


Sono traguardi miglioramenti,perlopiù,anche se ce n'è uno davvero importante per me!♥


Vi dico solo che le parole non sono azzeccate a caso,ma hanno un significato per me e risvegliano tanti bei ricordi! :D


Btw,se a qualcuno potesse interessare,mi piace Star Wars! u,u



JkPV9xw.png



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Nome: Haku


Allegato: Oh beh proviamoci (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧ La cosa in cui riesco meglio tra le tante direi che è la grafica, quindi eccovi come allegato il mio più recente wallpaper! Il personaggio è Aqua di Fire Emblem If/Fates. Spero vi piaccia ^^


aqua_wallpaper_by_hakuyuki99-d96pvra.png


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Nome: Sunny


Allegato: 


Volevo postare dei sprite. :v Pero'volevo provare qualcosa di diverso,e l'idea mi e'venuta ascoltando Reflection delle Fifth Harmony. E quindi ho fatto un set con tutte e 5 le Fifth Harmony(Camila,Normani,Dinah,Lauren e Ally),un collage. :v


Lo sfondo l'ho fatto io incollando dei sfondi color arcobaleno e di vetro per dare l'effetto del prisma.


Poi ho preso delle immagini delle 5H e le ho schiarite al punto da essere quasi del tutto bianche per dare l'effetto di riflesso,per poi metterci davanti le stesse immagini a colori in modo che quelle "sbiancate"stavano dietro come un ombra o un riflesso appunto.


E infine,la frase del ritornello"I'm talking to my own reflection".Ho lavorato sopratutto sullo sfondo e sulla parola Reflection.


Ma spiegando si capisce qualcosa? No. :P Quindi vi faccio vedere che e'meglio. :P


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Nome: The Only One

Allegato: Sinceramente non ho molto da allegare, ma credo che i banner fatti da me per la mia gallery siano piú che sufficienti per lo scopo:

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In ogni caso buona fortuna a tutti per le selezioni!

E tanto pandalove per tutti!

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Nome: Marpy


 


Allegato: Beh come molti di voi già  sanno il mio hobby preferito è graficare! Certo, purtroppo non sono ancora così bravo come altri del forum, e probabilmente mai lo sarò! Ciò nonostante mi piace e mi diverte molto :3


Perciò ho deciso di creare questa piccola sign come "omaggio" per tutto il lavoro che fate voi dello staff, spero vi piaccia! :)


 


ecgSfK7.png


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Nome: Saleon


 


Allegato: Saga Africa


 Questo è il pezzo espositivo in Cioccolato che ho creato per un concorso a livello Svizzero per i giovani pasticcieri-confettieri al quale mi son classificato terzo. La statua doveva rappresentare l'Africa, per questo ho deciso di rappresentare una donna che trasporta le fave di cacao, Perché le pellicole di cinepresa vi chiederete, niente di più semplice, volevo rappresentare anche il mio cantone (il Ticino) in cui ogni anno si celebra il festival del film il cui premio è un Leopardo Dorato. In linea con questo pezzo c'erano una serie di dolci che avevo caratterizzato per l'appunto con l'effetto leopardato, il quale ricollega tutto all'Africa.


Spero vi piaccia e grazie mille per l'attenzione (:


 

fCHgP8K.jpg


 


Buona fortuna a tutti!


Saleon


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•.¸¸.•´¯`•. Ë™Î‡Ù â€¢â— OCEANIA â—•٠·˙ .•´¯`•.¸¸.•


 


 


Salve gente! Come allegato ho inserito il maggior numero di cose possibili: foto, disegni, sprite (lavori grafici no, su quello sono proprio negata  :dead: ). E.... niente, spero di essere presa perché adoro i reality!



wje8lWp.jpg Questo è un disegno fatto da me con gli acrilici ^


6y4FuVi.jpg


Questa è la versione a colori della mia entry per il contest di fotografia ^


s4kdBXZ.jpgQuesta è una panoramica dell'isola di Porto Santo; isola che ho utilizzato sempre per il contest ^


imqGcFJ.jpgQuesto invece è il London Eye. Sullo sfondo potete notare il famoso Big Ben. Foto ovviamente scattata da me ^


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Queste sono mie recolor ^



​Spero apprezziate il mio allegato :)


E ricorda:


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Con un solo like puoi ottenere tantissimi regali! Sbrigati, o perderai questa fantastica promozione!

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Nome: Chicco`


Allegato:


Beh, questo è stato il disegno che ho creato per il primo contest a cui ho partecipato qui su Pokémon Millennium, a marzo dell'anno scorso. Grazie a questo contest ho iniziato a partecipare sempre di più alla vita del forum e, dato che ero riuscito ad arrivare terzo, spero che possa portarmi ancora un po' di fortuna per questa candidatura..


Detto ciò, in bocca al lupo a tutti!


 


TfDBdPE.jpg


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Nome: Dany1899


Allegato:


Da tempo ho in mente una storia che, per svariati motivi, non sono ancora riuscito a mettere su carta o, più precisamente, a battere al computer. Scrissi il primo capitolo di questo racconto nel 2014, poi tra università  ed altri impegni non sono riuscito a scrivere il secondo capitolo fino alla scorsa settimana, quando mi sono sorte altre idee su come impostare la situazione iniziale e su quale finale indirizzare l'intero racconto.


Il titolo è Inferno mentale ed il protagonista - ancora senza nome, perché è l'io narrante - è una persona in grado di leggere nella mente altrui. Questo potere potrebbe sembrare un vantaggio, ma nella realtà  ha portato nella sua vita soltanto disgrazie, che nei due capitoli già  scritti sono solamente abbozzate. Ho provato, inoltre, a fare in modo che si intuisse da subito il potere del protagonista, senza che tuttavia questi lo riveli fino al terzo capitolo, che non ho ancora concluso e che pertanto non presento come allegato (anche se sto ormai già  pensando a come proseguire con il quarto capitolo, nel quale la storia deve in qualche modo svoltare).


Mi scuso per i miei soliti e frequenti errori di battitura, una rapida rilettura ha permesso di individuare singolari usati al posto dei plurali, ma altri piccole sviste sono senza alcun dubbio presenti. Spero che la lettura dei due capitoli sia piacevole, anche se sono per lo più di introduzione al nocciolo della vicenda. Buona lettura :)


 



INFERNO MENTALE


 


Capitolo Primo - Maschera



Verità , menzogna. Benevolenza, malignità . Supporto, truffa.


Quanto è grande, quanto è marcata la differenza fra queste parole così differenti? Apparentemente sembrano essere fra loro diametralmente opposte, anzi incompatibili. Chi tende la mano per porgere una moneta verso un povero mendicante, immobile per fingere di essere una statua, non sempre compie questo gesto con l’intenzione di seguire l’insegnamento di Gesù di Nazareth “Ama il tuo prossimo come io ho amato teâ€; talvolta lo fa perché ha appena ricevuto venti centesimi di resto, altre volte perché desidera una foto ricordo con quel simpatico essere umano, così diverso ma al tempo stesso simile. E, purtroppo, anche chi tende la mano dalla parte opposta qualche volta non si fida realmente di chi giunge in suo soccorso. Che abbia ragione a farlo? A volte sì, dopotutto, ma come può capire quale sia quel momento in cui è lecito dubitare di ciò che gli viene detto?


Le parole si susseguono, una dietro l’altra, connesse fra loro, inconcludenti oppure riunite in un modo peggiore di quel che possa fare un cuoco al termine della giornata lavorativa, quando con gli avanzi prepara il polpettone del giorno successivo. Un esempio poco opportuno, lo posso confermare, ma in fin dei conti le parole non sono altro che mezzi con cui sopravvivere, come il cibo è per il nostro corpo un ingrediente fondamentale alla sua esistenza sul pianeta Terra.


Io stesso so quanto ciò sia vero, ma non posso fare a meno di odiare momenti come questo. Tutto turbina vorticosamente, tutto si sussegue ininterrottamente, ripetendosi sempre identico a se stesso, senza preoccuparsi affatto di questa ripetizione. Come sempre, anche questa volta sento le ginocchia iniziare a cedere. Kylton, notando il sopraggiungere del mio consueto momento di affaticamento mentale, mi allontana prontamente dall’imprenditore con cui sto parlando. La scusa è sempre la medesima, come il suo effetto, d’altronde: dalla nascita un’aritmia cardiaca, che se non curata mi porterebbe alla morte, mi costringe a patire le pene dell’inferno, per fronteggiare le quali sono costretto a prendere una pillola appena si manifestano i sintomi della malattia; Kylton, naturalmente, deve accompagnarmi in bagno, non essendo io in grado di raggiungerlo con le mie sole forze, quando l’attacco si presenta.


Arrivato alla toilette, mi sforzo di chiudere la porta, per la preoccupazione che in una festa come questa qualche altro invitato abbia delle necessità  impellenti – comprensibili, considerando la quantità  industriale di cibo messa a disposizione dall’architetto che domani inaugurerà  un nuovo grattacielo, destinato ad essere sede della Pyro Engineering Co., la casa produttrice di software più famosa al mondo - . Ultimata questa piccola, forse inutile preoccupazione, mi arrendo al sapore acido del succo gastrico che risale dall’esofago e le poche tartine che ho assaggiato sono di nuovo davanti a me. Per evitare una reazione a catena tiro lo sciacquone e, barcollando leggermente, mi ritrovo a sbattere la spalla destra contro il muro. Kylton, sentendo il rumore ed immaginando bene la mia attuale condizione, si sincera subito di essa: «Hai bisogno di una mano?». Non appena, però, gli rispondo che tutto sommato sono in grado di reggermi in piedi, si preoccupa di ciò che realmente gli preme. Come se non avesse ancora imparato a farlo subito, senza perdere tempo in ciò che per lui non ha alcuna valore. «Allora, sei già  riuscito a trovarlo oppure no? Non abbiamo più molto tempo, se non te lo sei dimenticato abbiamo il volo prenotato per le 4 e non possiamo trattenerci per più di un’ora» mi dice più velocemente del solito, chiaro segno della sua ansia.


Riaprendo la porta, fisso i miei occhi sui suoi, solo all’apparenza verde smeraldo, ma ormai profondamente morti dentro, come egli stesso lo è. Anche io, purtroppo, sono morto dentro ed è per questo motivo che abbasso lo sguardo, concentrandomi sulla sua cravatta verde a pois gialli per lasciare che questi pensieri si perdano in qualche area del mio cervello. «Forse crede di essere in una botte di ferro e pertanto questa missione potrebbe rivelarsi più difficile del previsto». Dopo essermi risciacquato il viso, vedo con mio dispiacere i miei occhi. «Non ho tuttavia ancora svelato il mio asso nella manica. Credo di essermi ristabilito, possiamo tornare ad immergerci in questa odiosa festa».


Il tempo stringe e, di conseguenza, alle parole devono seguire i fatti. Che poi anche i fatti siano parole è soltanto secondario. Mostrandomi con un atteggiamento tale da far credere che oggi il mio cuore stia faticando più del solito, decido di congedarmi dall’architetto in anticipo dell’ora prevista da Kylion. Mi congratulo per la sua eccellente opera, per la sua splendida villa e per la festa. Il mio obiettivo è un altro, non posso intrattenermi troppo con lui, benché ciò sia scortese, considerando il pregio di aver potuto partecipare ad un evento riservato.


Con la coda dell'occhio, infine, lo vedo chinato sul tavolo, mentre riempie il suo piatto - chissà  quante volte già  svuotato - con il poco caviale ancora rimasto a disposizione. Non appena mi vede avvicinare, Jart prova ad allontanarsi: il suo comportamento, tuttavia, è naturale, considerando che in tali occasioni una persona invitata all'ultimo e poco conosciuta nell'ambiente può rappresentare un rischio. La scusa per parlargli, però, è già  stata preparata da tempo per l'occasione, come ultima risorsa, nel caso in cui non fossero bastate le sue conversazioni con gli altri convitati.


«Mi scusi se la disturbo. A causa di un malessere devo a malincuore lasciare questa festa, ma non potevo non parlare almeno una volta con Jart Russell, uno dei più famosi programmatori di software d'America.» Notando un suo timido cenno, indice di un complesso di inferiorità  o di superiorità  a seconda dell'interpretazione che uno possa dare, cerco di non far cadere il discorso. «E non si mostri modesto, senza i suoi software i computer di tutto il mondo non sarebbero quel che sono. Anzi, a proposito, sono vere le indiscrezioni secondo cui è ormai pronto al rilascio un sistema operativo rivoluzionario?».


Non può non confermarlo, benché diffidi di me apertamente. Ed infatti lo conferma, rivelandomi anzi che il suo rilascio ufficioso è previsto per la prossima primavera. Non è però questo ciò che mi interessa veramente, ma devo fare in fretta: ho ancora almeno altre dieci persone da salutare e, anche se le trovassi riunite in gruppi, mi servirebbe almeno mezz'ora prima di andarmene. Vengo infine al punto cruciale, su cui nessun altro si è interessato o, se lo ha fatto, non rappresentava per Jart una possibile minaccia. «Ha sentito però degli ultimi furti di software avvenuti con modalità  del tutto sconosciute? Da un giorno all'altro sono spariti improvvisamente e messi in commercio illegalmente.  Immagino, però, che lei abbia preso tutte le precauzione migliori, vero?». Inizia, finalmente. Il pesce ha abboccato. Non mostra eccessiva agitazione e tranquillamente mi conferma di avere la situazione completamente sotto il suo controllo, spiegandomi come abbia utilizzato un intricato complesso di chiavi di decodificazione collegate ad un sistema antifurto all'avanguardia.


La missione è conclusa e anche questa volta brillantemente. Dopo essermi ancora complimentato con Jart ed averlo salutato, rivolgo la mia attenzione agli altri convitati con cui ho avuto il piacere - anzi, il dispiacere, mio malgrado - di parlare durante la serata, essendo costretto dalle buone norme della società  a porgere loro i miei più falsi saluti.


 


 


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Anche questo decollo è stato superato. Ogni volta sembra che la mia capacità  di resistenza allo stordimento causato dallo sbalzo di pressione peggiori costantemente. Pare, tuttavia, che anche oggi debba fare a meno del sacchetto che l'hostess mi ha appena portato, notando il pallore finto troppo accentuato del mio viso. Fortunatamente per lei non è possibile immaginare che questo colore sia in realtà  dovuto alla maschera che devo indossare. Se però potesse toglierla, vedrebbe il biancore provocato dal disgusto che provo per ciò che nuovamente ho fatto. Ogni volta mi dico che è l'ultima, ogni volta capisco che in realtà  non è mai l'ultima. Il tempo passa, tutto dovrebbe cambiare, ma io resto sempre lo stesso. Un codardo, un vile. Un essere umano, insomma, ma della peggior specie, perché ho le possibilità  per cambiare ciò che resta sempre uguale.


Oggi l'America, oggi Jart, domani chissà  quale continente visiterò e quale persona dovrò incontrare. Ormai per me questo rappresenta la vita. Forse è anche giusto che sia così, se si assume che niente deve cambiare. Sorvolando gli Stati Uniti si possono vedere catene montuose, città , deserti, fiumi. Nel corso dei millenni sono profondamente cambiati, eppure ora sembrano immutabili. La mia riflessione è relativa, mi si potrebbe giustamente obiettare, dal momento che nel corso di una singola vita umana è assurdo ipotizzare grandi cambiamenti a livello geografico. Eppure è altro ciò che mi preoccupa, è un qualcosa che da millenni è rimasto immutato nella maggior parte delle circostanze ed i pochi, rari casi in cui si è presentato diverso sono talmente oscurati dalla negatività  degli altri che sembrano non avere alcun peso.


La filosofia, al liceo, era la materia che più detestavo, mentre ora credo che chiunque, se potesse leggere nei miei pensieri, mi definirebbe un filosofo - da quattro soldi, tra l'altro - .  Allora credevo che discutere sull'Io penso di Kant, sulle improbabili teorie fisiche di Cartesio e sulla classificazione delle idee complesse di Locke fosse una significativa perdita di tempo. E lo penso ancora, non lo rinnego. Ritengo molto difficile che un essere umano, nella limitatezza delle sue capacità , risolva quesiti simili. Ma il suo pensiero non deve mai terminare di esistere nella mente umana. Il pensiero è infatti l'ultima risorsa rimanente agli uomini per cambiare ciò che non vuole - o, meglio, non si vuole - cambiare.


 


Un annuncio comunica l'inizio del volo sull'Oceano Atlantico. Gli Stati Uniti sono già  un lontano ricordo. Fra qualche giorno l'attenzione dei media sarà  concentrata sul caso Jart, ma io dovrò pensare ad altro. Perché, purtroppo, i miei pensieri si sono ridotti a questo, ad eccezione di questi momenti in aereo, quando invece di rilassarmi capisco ancora più profondamente la desolazione della mia vita. E, soprattutto, delle mie capacità  così male impiegate. Mi è tuttavia impedito di agire diversamente. Ogni tentativo di ribellione sarebbe inutile.  Sono costretto a seguire gli ordini impartiti ed in un certo qual modo a controllarli dall'interno fino a quando ciò sarà  possibile, cioè, tradotto in termini più semplici, ancora per poco.



 


Capitolo Secondo - Morte



Da anni la mia tolleranza ha raggiunto livelli che mai un tempo avrei potuto immaginare, ma anche i miei nervi sono prossimi ad un tracollo totale, dopo essere stato costretto da ormai tre giorni a sentire questa ragazza lamentarsi e piangere. Non sa che l’inferno è appena iniziato, anzi che nella sua vita non è mai esistito né mai esisterà  il paradiso. Eppure appena mi era stata presentata, al ritorno da New York, mi era sembrata una ragazza intelligente e sagace. Invece è il contrario di quel che credevo. È esattamente identica a me o, più correttamente, a quel che ero in passato.


Non sono tanto i suoi singhiozzi e le sue urla a farmi disperare – nella mia vita ho assistito a scene peggiori - quanto i suoi pensieri, ancora ricchi di innocenza. Da essi si evince chiaramente come ancora in lei esista la speranza, quella parola che da sempre colpisce gli animi delle persone, le conforta, le rasserena. Ma, se ognuno provasse ad aprire il dizionario della Vita, osserverebbe come questo vocabolo non vi esista: non è altro, infatti, che una mera illusione, una mistificazione della realtà  ideale per evitare che il disegno della Vita possa essere conosciuto da tutti. La Vita ha un solo obiettivo, ed esso consiste nel far soffrire chiunque sia entrato a far parte di essa, indipendentemente dalla volontà  di chi ha deciso di donargli quell’esistenza stessa. Poiché, tuttavia, assumere una pillola è più semplice se ha un sapore dolce, troppi indizi benevoli, falsamente collocati in punti strategici delle singole vite umane, impediscono di comprendere la verità .


Nonostante ciò, non tutti sono così folli da non capirlo. Nell’Iliade Achille racconta un mito al disperato Priamo, padre dell’Ettore di cui l’eroe acheo non vuole restituire le spoglie: Zeus, in possesso dei due vasi che contengono rispettivamente Beni e Mali, assegna alla maggior parte degli uomini entrambi di questi, mentre condanna la vita di alcuni ad essere unicamente afflitta. Achille, narrando ciò, intende probabilmente confortare il povero re che, dopo aver a lungo dominato su una delle regioni più ricche e prospere della Terra, si era ritrovato in poco tempo privato della maggior parte dei suoi figli, condannati ad una morte prematura, e di tutte le sue ricchezze, bottino di guerra dei nemici. In realtà  questo messaggio è tutt’altro che confortante, giacché nasconde in sé una profonda verità : nessuno può affermare di avere conosciuto soltanto il bene, perché la nascita di per se stessa e molti altri eventi successivi lo hanno reso dotto del suo contrario, il male.


Esiste, dunque, una soluzione alle trappole infernale che la Vita dispone nei confronti di chi cerca di prenderne possesso, anche se in minima parte? Una soluzione è stata contemplata da molti ed anche messa in pratica da alcuni temerari; in fondo, perché rinunciare a mostrare il proprio coraggio per paura dell’ignoto e di un buio che potrebbe rappresentare la vera luce?


 


 


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In ogni momento della giornata sono tenuto sotto stretta sorveglianza da quelle che un politico o un cantante potrebbe definire guardie del corpo; questi ragazzi, infatti, hanno già  evitato in più circostanze la mia morte, mettendo a repentaglio la loro stessa vita con lo scopo di ricevere, a missione completata, un bonus al loro “stipendio†mensile, già  di per se stesso elevato. Anche in questo momento, mentre sto facendo colazione con una tazza di cappuccino al cioccolato ed una fetta di plumcake, sono certo che stanno scrutando ogni mia singola azione; benché siano profondamente rispettosi della mia privacy e non siano mai presenti nei pochi momenti in cui mi è permesso essere solo, devono essere pronti ad intervenire prontamente, qualora decida per loro disgrazia di trasformare il coltello da strumento utile a spalmare la crema di nocciole in arma suicida.


Sorseggiando il poco latte rimanente, leggo distrattamente il quotidiano che, come ogni mattina, mi viene consegnato insieme alla colazione. In più occasioni ho avuto il presentimento che alcune delle sue pagine fossero state appositamente modificate, come se davvero credessero che modificare la realtà  potesse predispormi in un atteggiamento migliore nei loro confronti. Al ritorno in aereo credevo che nella notte stessa il sistema operativo realizzato da Jart Hussel fosse già  nelle mani del Cospiratore e la notizia di questo furto informatico su tutte le prime pagine di ogni giornale e rivista settimanale, dal momento che il suo rilascio ufficiale era atteso con ansia per alcune innovazioni che avrebbero, probabilmente, rivoluzionato l’utilizzo dei personal computer. Invece, a dispetto delle mia aspettative, mi ritrovo a leggere in prima pagina dei consigli proposti ai lettori per affrontare i problemi dovuti al caldo di questa insopportabile estate. Questa è indubbiamente una delle occasioni in cui mi sembra ovvio che il quotidiano sia stato alterato, ma anche un simile pensiero è per me ormai secondario. Ciò che realmente conta, forse per la prima volta nella mia vita, è l’azione.


Mentre mi alzo, sento ancora una volta quella stupida ragazza piangere e, se l’udito non ha già  deciso di tradirmi, battere i pugni a terra. Inizialmente avevo deciso di rivelarle alcuni trucchi che le sarebbero stati indispensabili in futuro, ma ho presto capito che non soltanto sono stati inutili per me stesso, ma avrebbero anche potuto tradire le mie reali intenzioni. Dissimulando l’interesse per la sventurata, esco finalmente e forse per l’ultima volta dall’abitazione che da troppi anni ha rappresentato per me un carcere. Osservandola da fuori, sembra una normale villetta da campagna, con la segreta caratteristica di possedere pareti completamente insonorizzate verso l’esterno ed un garage sotterraneo adibito a dormitorio o, come l’ho talvolta definito parlandone con Kylion, cella di isolamento e prigionia. Infatti non ha sbarre nere come in un vero penitenziario né una serratura ad impedirne l’apertura per il semplice motivo che nessuno avrebbe mai l’intenzione di fuggirne.


La giornata odierna è semplicemente fantastica. Nonostante da due settimana al telegiornale si susseguono inutili interviste di altrettanto inutili passanti, capaci solamente di lamentarsi dell’afa, in realtà  il caldo è attenuato da un vivace vento. Alcune nuvole minacciano di coprire il sole e di trasformare l’estate in un assaggio del prossimo autunno ormai non troppo distante, ma sinceramente anche senza il classico temporale estivo una salutare passeggiata nel pomeriggio è più gradevole di una dormita accompagnata dall’aria condizionata.


Quanti inutili pensieri, continuo a ripetere a me stesso o, più precisamente, a quel me così simile al resto dell’umanità . A volte mi immagino sposato con Iris, mentre guardiamo un vecchio film alla televisione prima di continuare la serata nella nostra camera da letto; mi vedo salutare ogni mattina il panettiere di fiducia e poi il mio datore di lavoro, in realtà  più interessato all’arrivo delle impiegate che di noi ragazzi. E la cosa peggiore di tutte è che in fondo una vita simile non mi sarebbe affatto dispiaciuta, perché anche io sono umano e avrei preferito la normalità  all’anormalità . Un solo dettaglio di questa mia vita immaginaria mi impedisce di continuare a nuotare in questo mare di fantasie, sogni e rimpianti: un bambino, identico a me o a Julie a seconda del suo sesso, chiamarmi papà .


Il Ponte alle Grazie si staglia infine davanti a me, ben diverso dal ponte del suo passato che era stato in grado di resistere a numerose piene dell’Arno, per poi cedere ogni resistenza di fronte all’aggressività  degli uomini e delle loro bombe. È sufficiente una passeggiata al mercato cittadino per sentire le poche persone che hanno vissuto la seconda guerra mondiale ricordare le profonde differenze rispetto alla nuova architettura del ponte. Come se il cemento armato potesse impedirmi di agire mentre le pietre mi avrebbero permesso di terminare la mia ultima missione.


Ripasso mentalmente il mio piano. Mi tufferò nel fiume lungo la quarta arcata del ponte, appena oltrepassata la metà : in questo modo per le mie guardie del corpo sarà  di gran lunga più difficile raggiungermi in tempo quando, sott’acqua, farò in modo di annegare nel minor tempo possibile, eventualmente lottando anche contro ogni tentativo di salvataggio. A seconda di come la situazione si evolverà  potrei poi mordermi la lingua o nuotare sempre più in basso, fino a toccare il letto del fiume.


Soltanto ora realizzo come, in fondo, non sia un’impresa fuori dalla mia portata porre termine a quest’inutile vita; i veri ostacoli sono piuttosto le conseguenza che il mio gesto potrebbero produrre nei confronti degli altri. Ma, come ho avuto modo di constatare in questi ultimi tremendi anni, spesso le minacce non si tramutano in realtà , quando la loro realizzazione potrebbe condurre solo ad effetti deleteri; nessuno, dunque, farà  del male a Julie sapendo che la sua morte non potrà  annullare la mia, mentre costringerà  il Cospiratore ad avvalersi di altre sue conoscenze per nascondere e coprire il misfatto. In fondo, superata la paura di agire, gli eventi di susseguiranno uno dietro l’altro, senza lasciarmi il tempo di ripensare alla mia decisione alla luce di nuovi rimpianti o paure. Senza dubbio sto per comportarmi egoisticamente, sia nei confronti di Julie, sia di quelli della ragazza appena arrivata, ma per una volta sola non mi sarà  concesso di pensare a me stesso e soltanto a me?


I piedi, quasi come se ormai si muovano di volontà  propria, mi hanno ormai quasi condotto a destinazione. Volgo lo sguardo a sinistra, poi a destra, dove noto una maggiore vicinanza del parapetto. Intorno a me ci sono poche persone, fortunatamente; al momento del mio tuffo è probabile che anche le poche che stanno ora attraversando il ponte sia già  sulla terraferma, con la mente rivolta ai propri cari che le aspettano ansiosi a casa.


Mancano pochi secondi. Vedo l’acqua scorrere sotto di me e mi immagino già  circondato da essa, finalmente libero dalle catene. Tuttavia, in questo stesso istante di felicità , percepisco un profondo dolore alla schiena e un sapore aspro invade la mia bocca; un getto di sangue esce non appena fallisce il mio tentativo di tenerla chiusa e la vista mi si annebbia. L’acqua è lì, mi sta aspettando. Un ultimo sforzo sarebbe sufficiente a raggiungerla, ma non potrò mai compiere un balzo. Intuisco che un proiettile sia ancora dentro il mio corpo, segno di una mira precisissima, cosicché sia dato tempo sufficiente per soccorrermi.


Il mio piano cambia improvvisamente. Cerco di infilare le dita della mano sinistra all’interno della ferita con lo scopo di provocare una morte per dissanguamento, ma il mio corpo è trapassato da un altro proiettile, questa volta diretto alla mia spalla destra. Hanno intuito tutto, anche questo mio ultimo tentativo. Il silenziatore mi ha impedito di prevedere i colpi e mai avrei pensato che fossero disposti a ferirmi pur di evitare il peggio.


La nebbia si fa sempre più fitta davanti a me, un fischio assordante sembra sul punto di spaccarmi i timpani mentre, per l’assenza del tatto, mi immagino di volteggiare felice tra le nuvole, dove avrei dovuto già  essere a quest’ora, a vedere un’umanità  corrotta e meschina distruggersi dal suo interno. Arriva infine il nulla a rasserenarmi e a cancellare la disperazione di un risveglio che avverrà  sicuramente.



 


 



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Nome: Samajd


Allegato: un racconto da me fatto per un contest qui su PM e qualche mio disegno fatto anni fa durante le lezioni :D


 


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JUST ONE TEAR


 


 


Ciò che era e ciò che comporterà 


 


In tempi remoti si narra che ci fossero quattro grandi Paesi, tutti rivali tra di loro. Ognuno di essi voleva prevalere sugli altri, così da creare il proprio Impero e comandare sui propri nemici. Che cosa avevano di speciale questi popoli? Beh, ognuno di essi era capace di usufruire di un antico potere derivante da uno dei 4 elementi dalla Terra: il fuoco, la terra, l'aria, e l'acqua.


L'elemento era differente da luogo a luogo, questo perché vi era un flusso di energia "naturale" che era differente per ogni posto e, durante la nascita di un nuovo essere vivente, esso sarebbe potuto confluire nel corpo del neonato il quale, in futuro, avrebbe potuto attingere dal flusso per controllare l'elemento del proprio paese. Inizialmente, però, la connessione tra il neonato e la fonte si assopiva, nell'attesa di essere risvegliato. Coloro che davano segni delle loro potenzialità  nel controllo dell'elemento, venivano addestrati dall'adolescenza fino alla fine del processo di crescita, così che potessero usufruire del loro potere nel modo corretto. Alla fine del processo di formazione, il detentore del potere era sottoposto ad un esame pratico del proprio flusso. Gli esiti potevano essere solo due; se non si passava il test si rimaneva a "Livello Corporale", quindi il flusso non era stato sviluppato appieno. Se, al contrario, si dimostrava di essere stati in grado di aver risvegliato pienamente il potere antico, di aver sviluppato il proprio flusso al massimo e mostrato di avere il pieno controllo dell'elemento, veniva conferito il titolo di "Detentore del Potere Primordiale" (conosciuto anche come PP). Solo coloro che ottenevano questo titolo potevano scendere sul campo di battaglia, cosa che era considerata un grande onore in epoche antiche. Coloro che invece non detenevano alcun controllo sul flusso, invece, erano chiamati gli "Assopiti", in quanto non erano stati capaci di risvegliare il proprio flusso di energia.


Le battaglie che si scatenarono tra i quattro paesi spaziarono per un tempo fin troppo prolungato, conosciuto anche come: "L'era Devastata".


Dai pochi manoscritti rimasti, sappiamo che queste guerre furono cruente e portarono alla decimazione delle quattro fazioni. Gli scontri non avevano mai fine, poiché nessun detentore di un elemento prevaleva sugli altri, questo perché un elemento era sempre in grado di annullarne un altro.


Ciò che mise fine alla devastazione era un qualcosa di inevitabile: un detentore del "Potere Primordiale" dell'aria, chiamato Uros, ormai stanco delle battaglie dalle quali non si poteva uscire ne vincitore, ne vinti, scatenò tutta la sua frustrazione e ira attaccando il Popolo dell'Acqua, mentre quest'ultimo era occupato nella battaglia contro il Popolo della Terra. Gli abitanti non potevano fare niente contro il potere di Uros, poiché non vi erano difese.


Sebbene ci fossero degli scontri, a nessun paese era consentito attaccarne un altro sprovvisto di protezione, questo perché il valore del proprio popolo doveva essere dimostrato sul campo di battaglia e non a discapito di persone che non potevano competere con i possessori dei pieni poteri. Uros quindi, con la sua frustrazione, aprì gli occhi dei capi famiglia che detenevano il comando di ciascun popolo: i quattro "βασιλεÏÏ‚" (Basilèus), queste erano la casata Persefone per la Terra, Poseidone per l'Acqua, Efesto per il Fuoco e Borea per il Vento. Essi, quindi, decisero di deporre l'ascia di guerra e di instaurare una pace; per farlo, però, sarebbero dovuti ricorrere a delle misure estreme: per prima cosa avrebbero giustiziato Uros e, in secondo luogo, era necessario trovare un modo per distruggere il flusso di energia, così da evitare altri conflitti in futuro.


Dopo anni di teorie e studi, arrivarono alla conclusione che c'era un solo modo per contrastare questo potere: era necessario riversare tutto il potere degli abitanti nel punto di incontro dei quattro flussi. Questo però non bastava; ogni flusso di energia ha una sua rotazione, quindi era necessario invertire quest'ultima per far sì che il flusso si ritorcesse contro se stesso, così da creare una contrazione nel punto di incontro delle due rotazioni, creando così un collasso del flusso stesso.


Questa teoria, all'epoca, si rivelò esatta; infatti, dopo aver eseguito il "rituale", se così può essere definito, nessuno era più in grado di controllare l'elemento del proprio paese: questa era la prova che non vi era più una fonte dalla quale scaturiva il potere.


In seguito a ciò, i quattro Paesi si unificarono, così da creare una grande Nazione. Per non creare conflitti, anche le casate si unirono in una sola: esse contavano rispettivamente 2 ragazzi (Fuoco e Aria) e 2 ragazze (Acqua e Terra); per far si che le famiglie si unissero, furono celebrati, inizialmente, due unioni tra le casate Efesto e Borea e tra quelle di Persefone e Poseidone, successivamente il primo figlio maschio e la prima figlia (nati dalle due nuove casate) raggiunta un'età  considerata adatta, si sarebbero uniti, così da creare una famiglia che potesse racchiudere il sangue di tutte le casate.


Furono emanate molte leggi; le due più importanti erano: dopo che l'unione sarà  avvenuta, nessuna casata potrà  avere ripensamenti e rivendicare il proprio dominio, pena la morte, l'altra riguardava il rispettare, sempre e comunque, il pianeta ed i quattro elementi. Chiunque infrangeva le varie leggi, veniva punito in base alla trasgressione effettuata.


Da qui, la storia fu tramandata oralmente da generazione in generazione, dove i nomi furono dimenticati o cambiati, anche se la vicenda non subì grandi mutazioni. Infine si ebbe un trascrizione su un libro di miti e leggende.


 


 


Segni


 


Alla fine del XIX° secolo molti scienziati rilevarono strani eventi causati dallo spostamento delle placche terrestri, che provocavano terremoti e maremoti a cadenza decennale. <Dopotutto, questi sono eventi naturali, sono causati dal movimento delle placche terrestri, un qualcosa che non possiamo controllare>. Così, con questa idea in testa, pensavano che fosse una cosa puramente normale che, con lo spostamento delle placche, si creavano maremoti e terremoti.


 


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Nei primi del XX° secolo, si sviluppò una malattia che colpiva la flora, fino ad arrivare alla morte di un'intera foresta. Per prevenire che il morbo si espandesse troppo, fu creato il progetto "Arborea", il quale fine era di trovare una soluzione a questo male. Al progetto furono assegnati i 4 maggiori esperti di botanica: Oreste Mattirolo, Carlo Cappelletti, Beniamino Peyronel e Arturo Ceruti.


Le loro ricerche durarono fino al 1925, ciò che scoprirono era impensabile: ciò che colpiva la flora, era un morbo che si diffondeva tramite alcune tempeste che colpivano delle zone che, in seguito, si ammalavano. I botanici arrivarono alla conclusione che era possibile trovare una cura, anche se non si poteva essere certi del risultato, questo perché era necessario contrastare il batterio che scatenava il morbo e poi applicare la cura che, con le tecnologie attuali, richiedeva decenni per essere portato a termine; non restava altro che sperare che il morbo si diffondesse più lentamente rispetto al processo di cura. Quest'ultima sembrava avere effetto, ma nel periodo degli anni '70 i vari biologi ancora in vita che si occuparono del progetto "Arborea", notarono dei segnali non troppo positivi: il rimedio da loro trovato e sviluppato durante il corso degli anni, sembrava diminuire di efficacia. Conducendo degli studi sulle piante ormai quasi guarite e su dei campioni di aria, gli scienziati, notarono che il batterio stava iniziando a contrastare gli effetti della terapia, così che il morbo potesse riaffiorare più immune e pericoloso di prima.


 


Conseguenze


 


Col passare del tempo le "calamità " sopra citate, continuavano ad imperversare sempre più frequentemente e duramente, come se un potere al di là  della comprensione umana, volesse scatenare la sua ira. Molti studiosi cercarono di capire da cosa dipendessero questi eventi, ma nessuno riusciva a dare delle risposte concrete; potevano solo formulare delle ipotesi su ciò che scatenava tali eventi.


 


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<Ormai è tutto chiaro!>, pensava Justin, uno scienziato che studiava le calamità  naturali, mentre rileggeva i suoi appunti, < In tutto il mondo, ormai, i terremoti sono all'ordine del giorno, così come i maremoti e le foreste che ormai sono quasi tutte morte; alcune per il morbo, altre per gli incendi. Adesso è arrivato anche il caldo infernale!>, pensava l'uomo con le dita tra i capelli. <Per forza che nessuno ha ancora capito cosa sta succedendo al nostro pianeta; chi mai poteva pensare che le leggende potessero essere vere, che i quattro elementi si stanno rivoltando contro tutti noi esseri viventi!> ormai lo aveva capito. <La storia su cui si basa il nostro popolo: l'unificazione dei quattro grandi Paesi, le storie sugli uomini che erano in grado di controllare gli elementi, il flusso di energia da cui scaturiva un grande ed antico potere... Tutto vero, e spaventoso>, continuava a ripetere con un'espressione ormai rassegnata. <Dalle leggende, si capisce che il flusso doveva essere distrutto per prevenire delle guerre; beh, i nostri avi si erano sbagliati, e, inoltre, ci hanno portato ad una guerra che mai potremo vincere; una guerra contro l'essenza della Natura stessa.>.


Le supposizioni di Justin erano esatte, anche se neanche lui stesso vi credeva. I Detentori del Potere Primordiale, avendo inviato l'energia nel senso opposto della rotazione del flusso "naturale", avevano soltanto messo questo antico potere in uno stato di "stallo". In più, è come se avessero avviato una sorta di mutazione del flusso stesso. Ciò spiega perché nessuno poteva più controllare un elemento a suo piacimento: avendo due rotazioni differenti e che non vanno di pari passo, il flusso rilasciato da un individuo non entrava in connessione con quello della fonte dalla quale scaturiva tale potere.


Poiché il flusso di energia "naturale" non era più lo stesso, di conseguenza esso non poteva essere più rilasciato. A causa di ciò, in tutte queste ere, il flusso di energia si è disperso per tutto il pianeta, fino ad arrivare ad un giorno fatidico nel quale non vi era più alcun posto dove incamerare tutto questo potere. Da qui sono cominciati ad accadere fenomeni naturali tramite i quali veniva rilasciata energia; i maremoti, ad esempio, per l'elemento acqua, terremoti per quello di terra, tempeste per quello di aria, incendi e graduale aumento della temperatura per l'elemento del fuoco.


Tutti questi eventi messi assieme, potevano portare solo ad una conclusione: l'inevitabile estinzione degli esseri viventi ed una trasformazione perenne del pianeta.


<È come se fosse una punizione, è come se gli elementi si fossero risvegliati solo per scatenare la loro furia su di noi, per punirci per come abbiamo trattato il nostro unico pianeta; e ciò non colpirà  solo noi esseri umani, provocherà  l'estinzione di tutti, o quasi, gli esseri viventi, anche se loro non hanno colpe>. Justin continuava a pensare solo a questa visione catastrofica, cercava una soluzione.


Nonostante tutto, a malincuore, sapeva che non vi era rimedio a tutto ciò. <Dopotutto>, pensava, <come si può contrastare un potere così grande, un qualcosa che esiste per natura?>.


Ciò che non sapeva Justin è che da qui a poche ore, tutto ciò che conosceva sarebbe sparito.


 


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Quando ormai il flusso di pensieri di Justin si era arrestato, decise di chiamare i suoi cari. Non lo fece per avvisarli di una visione catastrofica, perché, anche se gli avessero creduto, avrebbe causato solo caos e disperazione; lo fece per sentire la loro voce e per salutarli, anche se non sapeva se era l'ultima volta che lo poteva fare o meno.


Scosse di terremoti si abbatterono su tutto il pianeta, onde gigantesche provenivano dai mari.


<Come, sta già  succedendo?> si domandò Justin, <Così presto?>.


Ciò che accadde era inimmaginabile; il potere, ormai, era giunto al suo apice, la forza dei maremoti si abbatté sulla terraferma, portando distruzione e desolazione. Quasi tutta la popolazione mondiale pensò ad un avvertimento divino. All'improvviso la situazione parve calmarsi, tutti pensavano che ormai il peggio fosse passato; non era così. Una seconda scossa di terremoti, stavolta più potente di quella precedente, i maremoti che succedettero a tutto ciò, spazzarono via tutto ciò che era rimasto. Non c'era più alcun segno di vita, eccezione fatta per le creature marine.


Le terre emerse erano soltanto un ricordo, l'oceano aveva inghiottito tutto. Chissà , forse in un futuro lontano le terre riemergeranno e nuove forme di vita le abiteranno.


Ciononostante, per adesso, le Terra è soltanto una distesa di acqua; una piccola lacrima nell'universo infinito 


 


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Spero che apprezzerete i miei lavori :)

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Ricordo a tutti quelli che temono di non poter passare per via dei pochi likes se si iscrivessero ora, che la discussione rimarrà  comunque domani per permettere di assegnare ulteriori mi piace :)


Questo ovviamente è limitato ai mi piace, poiché le candidature chiuderanno a tutti gli effetti oggi a mezzanotte, affrettatevi quindi e candidatevi prima che sia troppo tardi ^^


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Nome: Ghilgakia

Allegato:

 

Non sapevo che allegato mettere, così ne ho scelto più di uno :3

 

★ I miei Leggendari Shiny ★

(Trovati con i SR)

 

(Scusatemi per la qualità  delle immagini...)

 

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♪ Icon recolorate â™«

 

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♦ GIF â™¦

 

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♥ Roba su Charlie Puth ♥

(Se ve lo steste chiedendo, sì, adoro Charlie Puth :c)

 

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Be', gli Spoiler parlano chiaro... 

Buona fortuna a tutti i partecipanti ^^

:Stelline2: Visita il mio mercatino! Potresti trovare ciò che fa al caso tuo. :occhiolino:

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L'attesa fa desiderare. °^°


Nome: Vulpah


Allegato:



-Space Dementia


“Peace will arise and tell us apart


And make us meaningless again


 


You’ll make us wanna die, I’d cut your name in my heart


I know you want me to feel your painâ€


 


Non sei riuscito a prendere sonno nemmeno questa notte, così come le precedenti. Allunghi il braccio per prendere la tua matita sul comodino, accanto alla lampada senza paralume che fortunatamente funziona ancora. Premi con rabbia stanca la grafite contro il muro bianco, uno stridio che sfuggente irrompe nello squallido silenzio che regnava nella stanza, fendendo l’aria placida e tranquilla, quasi inerte. 


La parete è piena di quei segni che giorno dopo giorno, scandiscono i  momenti della tua vita passati qui.


Attimi sprecati, probabilmente. Una promessa ripetuta più volte per non fare preoccupare nessuno, una promessa che solo adesso sai di non poter mantenere.


Conti tutti quei graffiti, uno per uno: sono trentacinque.


Trentacinque giorni bloccato in un limbo tortuoso e massacrante, lontano da tutto ciò che prima consideravi casa. 


Vorresti liberarti dalla morsa gelida di quelle coperte, ora non più intiepidite dal corpo di tua moglie, quel corpo che ami tanto e che adesso sai di non poter stringere più tra le tue braccia. 


Certo, puoi immaginare che lei sia accanto a te: certe notti riesci anche a sognarla, ti sembra così vera, così reale… la vorresti toccare, sussurrarle dolcemente un “ti amoâ€, ma sai che è una mera illusione.


Eppure da quando sei rinchiuso qui continui a vivere nelle tue fantasie, sembrano l’unica cosa che rallegra le tue giornate smorte riempite dai continui controlli del personale.


Ti alzi dal letto facendo cigolare le molle in modo a dir poco mostruoso: con quel rumore metallico l’aria si anima di nuovo per un attimo, per poi ritornare nel suo silenzio. 


Cammini lentamente, i passi si trascinano uno dietro l’altro, la schiena è ricurva, gli occhi azzurri e spenti sono socchiusi per timore di incontrare uno spiraglio di luce in quella stanza che puzza d’ospedale. 


Scosti con un dito il lino azzurro, permettendo ai primi raggi del mattino di colorare quella squallida camera di rosa e arancio.


Apri la finestra e il gelido torpore della tua amata Aberdeen ti irrigidisce le guance, avvolte dalla barba incolta.


Un nome sussurrato dolcemente tra le labbra pizzicate dalla gelida brezza mattutina, pronunciato con estrema accortezza:


-Edith…-


Il cuore è stretto in un singhiozzo, fa quasi male risentirlo dopo trentacinque giorni di assoluto silenzio. È dolce come una nenia perfetta, come se fosse l’ottava meraviglia del mondo.


Il vento invernale che irrompe nella stanza è lo stesso che in autunno staccava dai rami le ultime foglie rinsecchite. Le osservavi cadere al suolo, morte e inermi: venivano strappate brutalmente dalla loro casa, come tu sei stato strappato dalla tua famiglia -per giunta di tua volontà - nonostante fosse l’unica cosa che riusciva ancora a smorzarti un sorriso. 


Incredibile come la periferia di Aberdeen sia così silenziosa d’inverno. La gente calorosa scompare, rimane solo l’odore della salsedine, e il vento della Scozia che spazza via ogni ricordo.


Spalanchi le braccia, quasi come se vorresti che quel vento ti portasse via, in un posto più familiare di quella stupida stanza d’ospedale che a momenti ti sembra  una prigione. 


A casa tua. 


Il mare ti sembra così vicino, qui…


Quell’aroma pungente di salsedine si insinua ancora nelle narici. Vorresti annegare in quel mare di piacere che adesso sicuramente starà  riflettendo la pallida luce dell’alba: un gioco di luci che vorrebbe farti tornare in quella spiaggia, chiudere gli occhi e stenderti sulla sabbia, e guardare le stelle che piano piano spariscono, lasciando spazio alla luce del giorno.


Al tempo stesso sei distrutto perché quelle sfumature rosee e rossastre che riversano nell’azzurro ti ricordano i suoi occhi gonfi dal pianto di quella sera: sapevi di averla delusa.


Hai deluso tutti in quel momento.


Hai cercato inutilmente di spiegarle che la rabbia ha agito al tuo posto, che non hai mai voluto uccidere quella ragazza, ma lei non ti ha voluto ascoltare. 


Ti sei avvicinato per cercare di abbracciarla, ma lei istintivamente ha fatto un passo indietro, e da quel momento sei rimasto accecato dalla rabbia. 


Hai ucciso anche lei con ventisette coltellate all’addome, ma è stato un incidente.


A chi cercherai di rifilare questa scusa? Adesso è morta Luke, è morta. Nulla servirà  a farla tornare indietro.


Te la sei cavata con due anni di manicomio per infermità  mentale, ma poteva capitarti di peggio e a pensarci, se saresti potuto tornare indietro avresti scelto la prigione.


Cerchi di dimenticare quello sguardo, mentre le lacrime già  rigano il tuo viso.


Cosa vuoi che ti dicano quando tornerai da loro?


Non ti accoglieranno come un eroe, e non avrai più il coraggio di guardare in faccia i tuoi figli.


Ti avvicini alle sbarre della finestra, le stringi, la ruggine penetra nella tua pelle, è fredda, ti ricorda qualcosa, ma troppi pensieri affollano la tua mente, quel dettaglio non ti è subito chiaro, quindi smetti di pensarci. 


Scopri completamente le tende permettendo alla luce del giorno di assediare la stanza. Istintivamente ti porti il braccio davanti al viso, quasi in segno di autodifesa. È accecante, ma dopo pochi minuti lo spiraglio si apre rivelando una luce più tenue, quasi piacevole.


Stai ancora lì, con le braccia spalancate, ad abbracciare il vento come un santo, un crocifisso, un martire in cerca di una redenzione che non avrà  mai.


I tuoi passi rimbombano tra le mura spoglie, mentre torni placidamente sul tuo letto. Cadi all’indietro, quasi non senti quel fastidioso rumore metallico che prima accoglie la tua caduta, poi il tuo rimbalzo.


È devastante non averla tra la tue braccia, non poter rifugiarsi nel suo abbraccio, non sussurrarle parole dolci che poi sarebbero diventate promesse, scuse: la promessa di cambiare e la scusa di non essere cambiato affatto.


Guardi il soffitto, cerchi di sgombrare ogni pensiero dalla tua mente, vuoi dimenticare quel nome, ma è così dolce, così bello…


Gli stupidi dicono che solo smettendo di pensare si è felici, e forse hanno ragione.


Non sembri più tu senza il tuo sole, quel tuo amatissimo colore biondo dalle sfumature del grano, come quei campi che attraversavi con lei, da piccolo.


Lei, che sai di aver deluso. Lei, che è stata la prima ad insultarti e a voltarti le spalle. Lei, hai visto il suo sorriso spegnersi da un giorno all’altro, senza preavviso.


Chiudi gli occhi, tendi la mano verso l’alto, nell’atto di afferrare o di accarezzare qualcosa: immagini di accarezzare quei lunghissimi capelli biondi.


Li riapri, e il tuo viso si sporca di delusione. 


L’angelo solitario, ti chiamavano: colui che porta salvezza ma che lascia solo cenere dietro di se.


Colui che ha fatto delle scelte che solo adesso forse rimpiange.


Un infermiera ti chiama: devi andare all’ennesima seduta psichiatrica perché devono accertarsi che tu sia mentalmente stabile e pronto per lasciare il centro.


 Sorridi, questa scena l’hai già  vista troppe volte, sai già  che non uscirai mai da questo Inferno. 


Ti alzi di nuovo dal letto e raccogli quello che rimane della tua miserabile anima, mentre ti accompagnano nello studio dello psicologo. Sorridi appena alzi il capo e vedi il viso dell’infermiera che ti accompagna sottobraccio, e affettuosamente la chiami Edith.


Il soffitto è di un bianco pallido, quasi consumato, ingiallito: in alcuni punti l’intonaco ha ceduto, e le pareti sono così sottili che se in questo momento avessi dato un pugno contro il muro avresti fatto un buco grande quanto la tua mano, ed i tuoi pugni non hanno mai scalfito nulla. 


Sei steso supino per stare - a detta del dottore- più rilassato, ma quella posizione non fa altro che innervosirti: tieni le mani poggiate sullo stomaco, anche perché non sai dove metterle. 


Senti la cassa toracica allargarsi e restringersi ad ogni singolo respiro: è l’unico modo per scandire i minuti che scorrono inesorabili in questa stanza spoglia.


Ogni secondo passato in più in questa stanza nauseante ma che è arredata in modo da cercare di sembrare accogliente - e con pessimi risultati-  è una tortura.


Quell’idiota con due lauree in psicologia è seduto accanto a te, si aggiusta gli occhiali che puntualmente cadono sulla punta del naso. Ogni tanto alza la testa, annuisce e ti dice di continuare. Ti da l’impressione che non sia nemmeno interessato ad ascoltarti: saresti potuto andartene seduta stante, e lui avrebbe continuato ad annuire ed scrivere sul suo taccuino. 


Dopo mezz’ora di continui silenzi e resistenze arriva la prima domanda.


<< Qual’è la tua più grande paura?>>


La tua risposta è immediata, automatica: te l’hanno fatta fin troppe volte, ormai hai imparato la risposta a memoria.


<< Ho paura che la vita non sia più all’altezza delle mie aspettative>>


Ti guarda per un istante, poi china di nuovo il capo. I suoi occhi vitrei, minuscoli e strabuzzanti, faticano a vedere qualcos’altro oltre i suoi schizzi. 


Ha un’aria quasi saccente nei suoi modi di parlare: certe volte, quando sottolinea un concetto di cui é fermamente convinto lo enfatizza ancora di più, alzando la voce e muovendo le mani in modo confuso, risultando quasi imbarazzante. 


Crede di essere in grado scavare nella psiche di tutti gli uomini del mondo, se solo potesse farlo. 


Beato lui: se avessi tutta la sua ridicola sicurezza non staresti lì, steso su quel lettino, a parlare dei tuoi problemi, cercando di legittimare la solitudine come imposizione della società  stessa che rifiuta esseri come te e non come tuo rifugio vigliacco per nasconderti dal giudizio altrui. 


Hai la stupida convinzione che dopo quella domanda sembri realmente interessato ai tuoi problemi, o almeno finge molto bene di farlo: forse segue un copione che s’è sapientemente costruito dopo anni e anni di sedute psichiatriche. 


Getti un occhio alla sua scrivania, mentre inizia a parlarti di diagnosi e ovviamente, altre sedute. Tu intanto fingi interesse per ricambiare il favore.


Il suo è un disordine così curato e dettagliato da sembrare organizzato: le cartelle cliniche sono sparse alla rinfusa, illuminate dalla luce di una lampada molto modesta e semplice. Migliaia di nomi, profili, volti, presunte personalità  bipolari, pazzi schedati e senza identità . L’idea di essere tra loro ti mette uno strano senso di tristezza: appartenere agli emarginati, gli esclusi, ai rifiuti della società â€¦ ti fa pensare di essere quello sbagliato -e secondo i suoi studi lo sei- in un mondo in cui se non si rispetta il modello che viene imposto si viene etichettati come inutili. 


Tu sei quello malato, gli altri sono quelli giusti. 


Se chiudi gli occhi vedi i loro sguardi silenziosi squadrarti dall’alto verso il basso, scrutare ogni tuo singolo movimento, giudicare tutte le parole che pronunci: sanno che ormai hai sbagliato, che non tornerai mai ad essere come loro perché sulla tua coscienza continuerà  a gravare il peso di quell’omicidio.


Cerchi di mandarli via, ma non ci riesci. Hai paura, vuoi che smettano, hai il mal di testa. Ti senti impotente, puoi solo rifugiarti nella solitudine. 


Sospiri, riapri gli occhi e cerchi di spezzare quei minuti interminabili di silenzio con una domanda semplice, a cui non troverai mai risposta. 


<< Edith, secondo te si può morire di solitudine?>>


Lui è preso dai suoi presunti appunti sulla tua personalità  che continua a scrivere, ma non appena pronunci quelle parole alza il capo e con un’aria spaesata ti chiede di ripetere quello che hai detto.


<< No, non fa niente: fai finta che io non abbia detto nulla>>


Non s’è nemmeno degnato di ascoltarti, imprigionato com’è nella sua indifferenza assoluta verso i problemi degli altri quando il suo lavoro gli impone di fare il contrario. 


Vorresti andartene da questa sorta di limbo travestito da inferno, dove ogni cosa è relativa ma al tempo stesso ti senti catalogato, schedato e dopo rigettato con violenza nel mondo esterno. 


Da questo posto però si esce diversi, almeno agli occhi della gente: ti guarderanno con compassione, farai pena perché ti considereranno un povero matto, una malata da emarginare.


Sarai insofferente davanti ai loro sguardi, con gli occhi accerchiati dalle occhiaie per la mancanza di sonno, e sorriderai: un sorriso stanco, tirato, che la società  ti costringerà  a tenere alto, perché è questo che vuole.


Finti sorrisi, fingere che tutto vada bene.


In parole povere, mentire. 


Ma come può la gente distinguere l’illusione dalla realtà ?


Anche tu fai fatica a distinguerla: da trentacinque giorni ti sei sempre alzato dallo stesso letto, da trentacinque giorni rimpiangi i tuoi stessi sbagli, da trentacinque giorni ti vedi con lo stesso psichiatra che ti pone le stesse domande, e da trentacinque lunghissimi giorni ti senti intrappolato in un ciclo che sembra ripetersi all’infinito.


I pensieri sfollano la tua mente, l’effetto delle tue medicine e la stanchezza iniziano a prendere il sopravvento. Le pareti attorno a te iniziano a dissolversi, il tempo s’è fermato, gli occhi lentamente si chiudono così come la finestra sulla tua lucida allucinazione. 


Quando capirai che tutto ciò è solo un’illusione?


Quando capirai che tutto ciò l’ha architettato la tua mente nel tentativo di fuggire da questo Inferno, costruendo ad arte una realtà  statica e finta, completamente distante dalla tua reale situazione?


Quando capirai che nulla, nulla di quello che hai immaginato è reale?


Si, continua a ridere. Dopotutto, è la cosa che ti riesce meglio. Continua a dimenarti e a contorcerti nel tentativo di liberarti dalla tua camicia di forza.


È troppo stretta, ogni lamento si riduce ad un mero mormorio soffocato.


Hai ucciso per amore, sei impazzito per amore, e sei stato rinchiuso qui dentro per amore: adesso non hai più nulla, sei rimasto solo, ed è la solitudine a spingerti in un baratro di follia e allucinazioni. Guardi le scritte sul muro lasciate dai pochi sani di mente che non erano costretti alla camicia di forza con angoscia, perché in questo momento non ti possono sembrare più vere:


“Forza, fa a tutti un favore e ammazzati!â€


“Quello che diventerai è il contrario di quello che vuoiâ€


â€La tua mente è sul punto di cedere…â€


Sai che quella libertà  ti è stata negata perché secondo loro non meritavi di averla: puoi solo continuare a costruire le tue illusioni per fuggire da questo Inferno di cui sei il tuo stesso nemico. Almeno in questo modo riesci quasi a riabbracciare la libertà .


Sono passati solo sessantacinque giorni da quando sei rinchiuso in quella stanza.


Sessantacinque giorni di follia e di allucinazioni.


 


Risky narration, I know. It sucks.


But if i am depressed, the twelfth doctor comes to me 


Speaking words of wisdom...


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La discussione è chiusa, ma resterà  visibile fino a domani alle ore 12:00.


Approfittate di queste ore di tempo per racimolare i "mi piace" mancati per rientrare nei 15 utenti scelti su 30 tramite scelta degli altri utenti.


 


Come 15 su 30? Non dovevano essere 36 concorrenti?


PONGOREGOLAMENTO, CORRUZIONE, VENDUTI!


 


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Ebbene sì, siamo stati costretti ad abbassare il numero dei partecipanti. Essendo presenti 39 candidature, ci sembrava alquanto scortese eliminare solo tre persone, ma allo stesso tempo, per motivi di tempistiche, non potevamo permetterci un numero maggiore di partecipanti, ma necessariamente minore!


 


Entro domani saranno comunicati quindi i 30 partecipanti di Battle of the Regions, nonché il team di appartenenza, nonché le mascottes e (nonché) un'intera isola dove interagire tra di voi!


 


Buona fortuna!


 


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Salve a tutti, e benvenuti alla prima eliminazione del Battle of the Regions!


 


Complimenti a tutte le squadre per l'ottimo lavoro svolto, ma in particolare al Team Snisbuck, rappresentante della regione di Unima e vincitore del recente Minicontest di scrittura!


 


I team perdenti andranno al ballottaggio, rischiando l'eliminazione di uno dei membri. Gli utenti potranno votare una sola persona per ognuno di questi. Anche i concorrenti in gara potranno votare, tuttavia l'autovoto è assolutamente escluso! Il voto è in positivo, e conta come salvataggio, quindi la persona con meno voti a favore sarà  eliminata.


 


Tali team sono:


 


  • Il Team Farfestar, composto da: â˜PeterPan☁, Ghilgakia, Haku, EmaOshawott_ggg, MarioBoss
  • Il Team Snubblix, composto da: Rubber Strawhat, MarcinGreed, Marpy, Kuro`, Chicco`

  • Il Team Feekoth, composto da: Samajd, IoCentroConKawaiiCleffa, Marpy., Ferdy, Luke88

  • Il Team Drifolu, composto da: Vulpah, Saleon, Prismatic, Oceania, -Soul-

  • Il Team Goonnelby, composto da: IcyFlame, Stitch98, Taty, Zekken, TheOnlyOne

Le votazioni chiuderanno il giorno 26/08/2015 alle ore 23:59


 


Votate il vostro concorrente preferito, e che vinca la miglior regione!


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Io speravo postassero una classifica... Penso che un po' di riconoscimento sarebbe stato gradito... vbb

Una classifica avrebbe potuto favorire o sfavorire qualcuno, quindi abbiamo pensato di non farla. Magari alla fine del BOTR posteremo tutte le classifiche! :)

 

Piuttosto, come dovremmo votare noi partecipanti ?

Come volete! Potreste votare secondo criterio personale, oppure secondo una tattica del team. Potete anche non votare, non è obbligatorio!

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