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[Zebstrika94] Le Parole del cuore - Word Gallery


Zebstrika94

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Il racconto per certi versi mi ha ricordato tanto un libro che lessi da piccola, L'occhio del lupo di Daniel Pennac :th_sisi:


 


Mi piace la contrapposizione tra la felicità  provata nell’infanzia e l’animo che successivamente è quasi malinconico, in fondo trovo sia abbastanza simile a quello che succede alle persone: le grandi aspirazioni della giovinezza, gli eventi imprevisti che le incrinano fino a relegarle ai soli pensieri e la vita triste che dopo ci aspetta ed a cui comunque finiamo per non volere opporci finché quel bisogno di realizzarsi non arriva al punto tale da minacciare tutto il percorso fatto e l’attuale stabile condizione, finché non sono le belle cose a preoccuparci. Purtroppo spesso ci si limita a vivere fisicamente, nella maniera più egoistica possibile. Forse è una cosa abbastanza normale, in fondo è parte di noi, tuttavia mi chiedo se anche questa a lungo andare non ci consumi, finendo per levarci quella vita per cui tanto abbiamo fatto, se il nostro eccessivo attaccamento alla vita stessa non ci uccida prima del previsto nel momento in cui scopriamo che essa dovrà  cessare.


E, quindi, nel momento in cui ci si mette a fare il tornaconto di quanto passato, ripensiamo a quelle promesse infrante, quella piccola parte di noi che, sperduta nei meandri del nostro animo, ritorna a galla ed incomincia a farsi sentire, fino a diventare talmente fastidiosa da sopprimerci del tutto o darci la forza per quel balzo che forse nemmeno da giovani, nel pieno delle forze, siamo riusciti a fare; liberi di realizzare i nostri sogni, un qualcosa che da una vita sogniamo e che vita per sempre sarà .


Se per me il leone è riuscito a scappare? No, ha semplicemente chiesto a se stesso di tornare a casa. Chi scappa spesso ha forse paura od un qualcosa da nascondere, mentre il leone ha compiuto l’atto più coraggioso di tutti, raccontando a se stesso della sua irrequietudine.


L’autore invece cosa ne pensa? E’ scappato o no?


 


Detto ciò, bellissimo disegno Jaja, le sfumature sul muso mi piacciono molto :3


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se siamo odiati è più facile fare del male

Chi ti ama ti lascerà  andare

Se vogliamo riflettere credo che queste siano le due frasi più importanti del testo, opposte tra loro. Probabilmente il fine del testo era un altro, ma queste due frasi mi hanno colpito particolarmente per il semplice motivo che più spesso mi sono ritrovato a rifletterci sopra. L'essere odiati comporta un'esclusione, e irrimediabilmente si passa ad odiare a nostra volta chi ci odia, almeno nella maggioranza dei casi. Credo che tutti abbiano odiato qualcuno, quindi ognuno di noi potrà  rendersi conto che é molto più facile fare del male a una persona odiata, che sia per vendetta, orgoglio o quant'altro. Più passa il tempo, più ci si sente addosso gli sguardi o si sentono le risa, piú il proprio odio viene alimentato e prima o poi, oltre a corrodere dentro, esplode.

Per quanto riguarda l'altra frase prima o poi ci si ritrova a dover fare delle scelte e arrivati a quel punto bisogna capire quale strada seguire, quella dell'egoismo o quella che mira alla felicità  delle persone a cui vogliamo bene. Per quanto possa essere doloroso a volte bisogna pensare prima agli altri che a se stessi, in particolare se abbiamo dei particolari legami affettivi con quelle persone.

Alla fine entrambi le frasi ruotano su uno stesso argomento, il dolore, fisico o morale che sia, con la semplice differenza che in una provochiamo dolore per cercare di sentirci più liberi e nell'altra soffriamo in prima persona per il bene altrui.

Per quanto riguarda il finale del brano penso che sia una metafora sull'affrontare le nostre paure, uscendo dalla nostra gabbia che ci siamo creati per non aver voluto vedere quell'uscita, per poter dire di essere la vittima e di non poter fare nulla per rivoltare la situazione per non aver avuto abbastanza coraggio.

Poi non so perché ma appena ho aperto lo spoiler mi é venuto da pensare ai Lannister e la cosa mi ha lasciato abbastanza spiazzato.

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Prima di tutto scusatemi se arrivo solo ora a rispondere ma in questi giorni sto correndo avanti e indietro come una trottola. x.x

Il racconto per certi versi mi ha ricordato tanto un libro che lessi da piccola, L'occhio del lupo di Daniel Pennac :th_sisi:

 

Mi piace la contrapposizione tra la felicità  provata nell’infanzia e l’animo che successivamente è quasi malinconico, in fondo trovo sia abbastanza simile a quello che succede alle persone: le grandi aspirazioni della giovinezza, gli eventi imprevisti che le incrinano fino a relegarle ai soli pensieri e la vita triste che dopo ci aspetta ed a cui comunque finiamo per non volere opporci finché quel bisogno di realizzarsi non arriva al punto tale da minacciare tutto il percorso fatto e l’attuale stabile condizione, finché non sono le belle cose a preoccuparci. Purtroppo spesso ci si limita a vivere fisicamente, nella maniera più egoistica possibile. Forse è una cosa abbastanza normale, in fondo è parte di noi, tuttavia mi chiedo se anche questa a lungo andare non ci consumi, finendo per levarci quella vita per cui tanto abbiamo fatto, se il nostro eccessivo attaccamento alla vita stessa non ci uccida prima del previsto nel momento in cui scopriamo che essa dovrà  cessare.

E, quindi, nel momento in cui ci si mette a fare il tornaconto di quanto passato, ripensiamo a quelle promesse infrante, quella piccola parte di noi che, sperduta nei meandri del nostro animo, ritorna a galla ed incomincia a farsi sentire, fino a diventare talmente fastidiosa da sopprimerci del tutto o darci la forza per quel balzo che forse nemmeno da giovani, nel pieno delle forze, siamo riusciti a fare; liberi di realizzare i nostri sogni, un qualcosa che da una vita sogniamo e che vita per sempre sarà .

Se per me il leone è riuscito a scappare? No, ha semplicemente chiesto a se stesso di tornare a casa. Chi scappa spesso ha forse paura od un qualcosa da nascondere, mentre il leone ha compiuto l’atto più coraggioso di tutti, raccontando a se stesso della sua irrequietudine.

L’autore invece cosa ne pensa? E’ scappato o no?

 

Detto ciò, bellissimo disegno Jaja, le sfumature sul muso mi piacciono molto :3

Intanto grazie mille per il paragone a Pennac, ADORO quella storia e probabilmente per certi versi è simile a questa, come hai giustamente fatto notare tu.

Per il tuo commento non posso che ringraziarti, come sempre svisceri i miei testi in un modo unico.

Per risponderti, se devo essere sincero io non lo so. Credo che alla fine Leone non sia fuggito, che sia rimasto. Se fosse per codardia, per paura di tornare a fare del male o per altro non so dirlo. So però che quel ruggito finale io l'intendo come un urlo, un urlo volto a scacciare e a zittire quei pensieri, al fine di non soffrire, al fine di non far soffrire ancora.

In Leone in questa storia sceglie di annullare se stesso e questo lo porta a chiedersi se stia davvero vivendo.

Lui non lo sa, ma questo crea una grande inquietudine dentro di lui, forse l'unico elemento certo del brano.

Spero di essermi fatto capire, anche se sinceramente ne dubito. Ahahah

 

se siamo odiati è più facile fare del male

Chi ti ama ti lascerà  andare


Se vogliamo riflettere credo che queste siano le due frasi più importanti del testo, opposte tra loro. Probabilmente il fine del testo era un altro, ma queste due frasi mi hanno colpito particolarmente per il semplice motivo che più spesso mi sono ritrovato a rifletterci sopra. L'essere odiati comporta un'esclusione, e irrimediabilmente si passa ad odiare a nostra volta chi ci odia, almeno nella maggioranza dei casi. Credo che tutti abbiano odiato qualcuno, quindi ognuno di noi potrà  rendersi conto che é molto più facile fare del male a una persona odiata, che sia per vendetta, orgoglio o quant'altro. Più passa il tempo, più ci si sente addosso gli sguardi o si sentono le risa, piú il proprio odio viene alimentato e prima o poi, oltre a corrodere dentro, esplode.
Per quanto riguarda l'altra frase prima o poi ci si ritrova a dover fare delle scelte e arrivati a quel punto bisogna capire quale strada seguire, quella dell'egoismo o quella che mira alla felicità  delle persone a cui vogliamo bene. Per quanto possa essere doloroso a volte bisogna pensare prima agli altri che a se stessi, in particolare se abbiamo dei particolari legami affettivi con quelle persone.
Alla fine entrambi le frasi ruotano su uno stesso argomento, il dolore, fisico o morale che sia, con la semplice differenza che in una provochiamo dolore per cercare di sentirci più liberi e nell'altra soffriamo in prima persona per il bene altrui.

Per quanto riguarda il finale del brano penso che sia una metafora sull'affrontare le nostre paure, uscendo dalla nostra gabbia che ci siamo creati per non aver voluto vedere quell'uscita, per poter dire di essere la vittima e di non poter fare nulla per rivoltare la situazione per non aver avuto abbastanza coraggio.

Poi non so perché ma appena ho aperto lo spoiler mi é venuto da pensare ai Lannister e la cosa mi ha lasciato abbastanza spiazzato.

Allora, procediamo con ordine.

Confermo che in effetti quelle sono davvero due frasi importantissime all'interno del testo, la seconda più della prima.

Concordo sul fatto che sia più facile fare del male alle persone che ci odiano perché infantilmente troviamo una ragione valida per poter attaccare. E in fondo l'essere umano ne ha bisogno. Come scrivevo a Mono, infatti, il Leone presentato è essenzialmente un codardo, un codardo che continua a cercare scusanti per il suo comportamento, e il suo subconscio, che lo rappresenta, pur volendolo scuotere, non è da meno. Anche se bisogna considerare che l'io interiore del leone vuole giustificarsi con il fine di far fuggire il Leone.

Ora devo scappare a dopo la seconda parte del commento. ;)

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Per quanto riguarda l'altra frase prima o poi ci si ritrova a dover fare delle scelte e arrivati a quel punto bisogna capire quale strada seguire, quella dell'egoismo o quella che mira alla felicità  delle persone a cui vogliamo bene. Per quanto possa essere doloroso a volte bisogna pensare prima agli altri che a se stessi, in particolare se abbiamo dei particolari legami affettivi con quelle persone.

Alla fine entrambi le frasi ruotano su uno stesso argomento, il dolore, fisico o morale che sia, con la semplice differenza che in una provochiamo dolore per cercare di sentirci più liberi e nell'altra soffriamo in prima persona per il bene altrui.

Per quanto riguarda il finale del brano penso che sia una metafora sull'affrontare le nostre paure, uscendo dalla nostra gabbia che ci siamo creati per non aver voluto vedere quell'uscita, per poter dire di essere la vittima e di non poter fare nulla per rivoltare la situazione per non aver avuto abbastanza coraggio.

Poi non so perché ma appena ho aperto lo spoiler mi é venuto da pensare ai Lannister e la cosa mi ha lasciato abbastanza spiazzato.

Allora, eccomi finalmente giunto a risponderti.

Scusa tantissimo per il ritardo, ma sai che ieri non ero a casa e non sono scuse. à§-à§

Come stavo dicendo la prima frase è una sorta di giustificazione, qualcosa con cui ho voluto introdurre un possibile rifiuto alla fuga del Leone, anche se poi ho preferito lasciare la cosa a discrezione del lettore.

La seconda frase invece è il cardine dell'intero racconto.

L'amore, già , ormai chi mi conosce sa che mi piace inserirlo all'interno dei miei scritti, però questa volta l'operazione è essenzialmente diversa. Tutti abbiamo una concezione dell'amore che vede la presenza di due persone, in questo caso rappresentate dalla Gabbia e dal Leone. Ma la gabbia nel testo è creata dallo stesso animale, lui ha la possibilità  di fuggire ma non si ama abbastanza per farlo.

Mi spiego, se qualcosa ci fa star male noi generalmente tendiamo ad evitarla e per "star male" intendo sia quei dolori fisici che psichici.

Insomma, il nostro re fa l'esatto opposto. Lui arriva a rinunciare a se stesso per qualcun altro e il suo io interiore lancia questo disperato grido di aiuto. È un doppio richiamo se vogliamo, infatti la richiesta viene prima fatta in maniera generica, richiamando un amante che non si vuole/riesce a lasciare e che quindi ci tiene in gabbia. Il secondo richiamo è, invece, al leone stesso che DEVE essere artefice del suo destino. Lui non può permettersi di stare in gabbia. Il succo di questo racconto è che, in poche parole, io e te abbiano interpretato quella frase in modi diversi. Anzi, ad essere più precisi sei stato uno dei pochi a cogliere l'importanza di quella frase e il suo significato ma a differenza mia, che gli attribuisco una connotazione negativa, tu gliene dai una positiva. Pensare agli altri è giusto, soprattutto se sono persone importanti per noi, ma la domanda che circola nell'intero testo è: fino a che punto gli altri possono venire prima di noi?

Potrà  sembrare un ragionamento egoistico, non lo metto in dubbio, ma proprio per questo siamo così combattuti su cosa sia giusto e sbagliato. O almeno lo sono io. :asduj1:

 

In effetti il disegno ricordava un po' lo stemma dei Lannister, ma l'adoro anche per quello.

E in fondo credo non ci sia ispirazione migliore per scrivere un testo su un conflitto interiore di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, su quanto noi siamo importanti rispetto agli altri.

 

E poi basta, mi è uscito un commento al commento più lungo dell'intero testo.  :cry2:

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Ragazzuoli, quanto tempo. :mki:
In realtà  io avrei scritto un testo che mi sarebbe piaciuto pubblicare ma avendolo inviato ad un concorso preferisco non fare cavolate col rischio di essere squalificato. Indi per cui, dopo quasi un mese di silenzio, torno a farvi leggere un mio episodio.
Questo testo è più particolare degli altri, forse più vuoto, forse invece molto più profondo. Credo che la distinzione tra le due cose sia molto sottile. Comunque vi dirò la verità , è stato scritto di getto, sulla scia di un'emozione, di una consapevolezza, che scivolava via.
Perciò ecco a voi:
 

osgBLuU.png

 
Foto, sono gli unici ricordi di una vita che altrimenti scorre troppo in fretta.
Dai, davvero crediamo di poter fare tutto? Davvero crediamo di poter essere superiori allo scorrere inesorabile del tempo? Bah, io no di certo. Polvere ero e polvere ritornerò, ma tu, tu sei diversa.
Lo sei sempre stata, con quel sorriso che fin da quando eri “piccola così†scaldava il cuore delle persone che incontravi. Hai cambiato innumerevoli vite, da quella di Jacopo, a quella di Paolo, a quella di Marco ed Erika. Potrei fare un elenco infinito ma sappiamo tutti che non c’è tempo.
Purtroppo nemmeno tu sei sempre stata felice, ricordo ancora il giorno in cui arrivò la notizia della morte di tuo padre, avevamo appena scattato questa foto: siamo vestiti da pirati, avevi 12 anni, e Marta aveva dato una festa per il suo compleanno. Lei aveva sempre acuto parecchi soldi e i suoi avevano affittato una di quelle macchinette per fare le fototessera. Abbiamo delle espressioni stranissime. Nella prima hai la lingua di fuori, nella seconda sei girata, ti avevano chiamato, nella terza stringi gli occhi in un’espressione buffissima e nell’ultima mi stai abbracciando. Quello è stato il momento in cui ho capito ciò che sentivo per te. Prima ti vedevo solo come una ragazzina, un peso a volte. Ma ti stavo dietro lo stesso, lo so ero una pessima persona.
Con gli anni che passavano tu crescevi, ci vedevamo sempre meno, uscivi con le tue amiche, io non contavo quasi più nulla per te, però se avevi dei problemi venivi a cercarmi ed ero ben felice di aiutarti.
Mi facevi sentire importante e posso assicurarti che nessun altro ci riusciva.
Ah, devo ammettere che sento la vecchiaia incombere quando parlo in questo modo, anche se forse significa semplicemente che ho vissuto esperienze che valgono la pena di essere ricordate.
Ma andiamo avanti, il tempo passa e non sono certo qui per annoiarti.

Hai presente l’anima di un essere umano? Quella cosa che si dice vivrà  in eterno, non ci ho mai creduto, lo sai bene. Sono sempre stata una persona che si affidava alla propria ragione, eppure mi stupivo sempre della tua fede cieca. Al giorno d’oggi questa caratteristica viene sempre vista come una debolezza. I credenti vengono derisi, e anche tu hai dovuto subire questa sorte, eppure… Eppure avevi sempre quel tuo straordinario sorriso. Non sai quanto ti invidio, basta vederti in questa foto.
Era la tua cresima, il bel vestito, i parenti, la festa. E loro. Già , loro, degli stupidi ragazzini che ce l’avevano con te. Ti hanno distrutto il vestito, rovinato col fango della pioggia del giorno prima. Li avrei gonfiati se non mi avessi fermato.
Tu non sei quel tipo di persona, già , lo so, non serve che me lo ripeti.
No, tu sei quella ragazza che nonostante tutto ha sorriso affianco a sua madre nella foto.
Non ti importava di niente, volevi solo essere felice.
Forse è stato anche questo a colpire Jacopo, il tuo ragazzo. Vi siete conosciuti e dopo poco tempo avete organizzato il matrimonio. Tutti erano d’accordo: amore. Non un amore di quelli da film splatter ma piuttosto un sentimento palpitante, ruggente, che mai avrebbe potuto tacere.
In abito bianco eri stupenda, io ero al tuo fianco, in lacrime. Ero felice per te, per quello che avevi costruito. Certo, un lato di me si dispiaceva, ma sapevo saresti stata felice. Il fotografo ti ha ritratto in tutta la tua magnificenza. Peccato che Jacopo non arrivò mai…
Un autobus lo travolse, stava scendendo dalla macchina per arrivare in chiesa e l’autista non lo vide.
Scusa, non avrei dovuto riaprire questa ferita. Andiamo avanti, giriamo pagina, cambiamo foto.

Gli anni passarono e tu ti innamorasti di Paolo, era un ragazzo in gamba. Semplice, fiero, onesto, gentile, ti amava. Il buco lasciato da Jacopo finalmente era stato colmato. Al matrimonio mi chiesi di accompagnarti all’altare visto che tuo padre era morto. Acconsentii.
Conservo le foto della nostra passeggiata lungo il tuo destino come il mio tesoro più prezioso.
E dopo 16 mesi sono arrivati Marco ed Erika. Due gemelli, bellissimi, capelli castani ed occhi cerulei, magnetici, come i tuoi. Ho sempre invidiato i tuoi occhi. Ed ecco le foto con me, te e i due neonati. Siamo incredibilmente felici.
Ma ora devo accelerare, ho già  perso troppo tempo, lo sai, i bimbi stanno per uscire da scuola.
Ripercorro un’ultima volta il corridoio dei ricordi, adornato da foto della tua vita, le lacrime non possono che scorrere copiose.
In fondo non ci parliamo da moltissimo tempo, ma mi auguro che i miei messaggi ti arrivino, ovunque tu sia.
Di te mi rimangono solo queste foto, solo un amore incondizionato che non se ne andrà  mai.
Sono passati cinque anni dalla tua scomparsa ma mi sembra ancora di sentirti, di sentire il profumo del tuo shampoo, di vedere la luce del tuo sorriso, di avvertire il cuore battere quando mi passavi vicino.
Invece ho solo questa fredda pietra come monito della tua esistenza, e queste bellissime foto.
Sembra quasi che la tua anima sia stata immortalata per l’eternità .
Giulia, figlia mia, riposa in pace.
Tornerò domani, come sempre.
 

 

Ovviamente son bene accette critiche e quant'altro, ma ormai credo non sia più necessario dirvelo. :asduj1:

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Ragazzuoli, quanto tempo. :mki:

In realtà  io avrei scritto un testo che mi sarebbe piaciuto pubblicare ma avendolo inviato ad un concorso preferisco non fare cavolate col rischio di essere squalificato. Indi per cui, dopo quasi un mese di silenzio, torno a farvi leggere un mio episodio.

Questo testo è più particolare degli altri, forse più vuoto, forse invece molto più profondo. Credo che la distinzione tra le due cose sia molto sottile. Comunque vi dirò la verità , è stato scritto di getto, sulla scia di un'emozione, di una consapevolezza, che scivolava via.

Perciò ecco a voi:

 

osgBLuU.png

 

Foto, sono gli unici ricordi di una vita che altrimenti scorre troppo in fretta.

Dai, davvero crediamo di poter fare tutto? Davvero crediamo di poter essere superiori allo scorrere inesorabile del tempo? Bah, io no di certo. Polvere ero e polvere ritornerò, ma tu, tu sei diversa.

Lo sei sempre stata, con quel sorriso che fin da quando eri “piccola così†scaldava il cuore delle persone che incontravi. Hai cambiato innumerevoli vite, da quella di Jacopo, a quella di Paolo, a quella di Marco ed Erika. Potrei fare un elenco infinito ma sappiamo tutti che non c’è tempo.

Purtroppo nemmeno tu sei sempre stata felice, ricordo ancora il giorno in cui arrivò la notizia della morte di tuo padre, avevamo appena scattato questa foto: siamo vestiti da pirati, avevi 12 anni, e Marta aveva dato una festa per il suo compleanno. Lei aveva sempre acuto parecchi soldi e i suoi avevano affittato una di quelle macchinette per fare le fototessera. Abbiamo delle espressioni stranissime. Nella prima hai la lingua di fuori, nella seconda sei girata, ti avevano chiamato, nella terza stringi gli occhi in un’espressione buffissima e nell’ultima mi stai abbracciando. Quello è stato il momento in cui ho capito ciò che sentivo per te. Prima ti vedevo solo come una ragazzina, un peso a volte. Ma ti stavo dietro lo stesso, lo so ero una pessima persona.

Con gli anni che passavano tu crescevi, ci vedevamo sempre meno, uscivi con le tue amiche, io non contavo quasi più nulla per te, però se avevi dei problemi venivi a cercarmi ed ero ben felice di aiutarti.

Mi facevi sentire importante e posso assicurarti che nessun altro ci riusciva.

Ah, devo ammettere che sento la vecchiaia incombere quando parlo in questo modo, anche se forse significa semplicemente che ho vissuto esperienze che valgono la pena di essere ricordate.

Ma andiamo avanti, il tempo passa e non sono certo qui per annoiarti.

Hai presente l’anima di un essere umano? Quella cosa che si dice vivrà  in eterno, non ci ho mai creduto, lo sai bene. Sono sempre stata una persona che si affidava alla propria ragione, eppure mi stupivo sempre della tua fede cieca. Al giorno d’oggi questa caratteristica viene sempre vista come una debolezza. I credenti vengono derisi, e anche tu hai dovuto subire questa sorte, eppure… Eppure avevi sempre quel tuo straordinario sorriso. Non sai quanto ti invidio, basta vederti in questa foto.

Era la tua cresima, il bel vestito, i parenti, la festa. E loro. Già , loro, degli stupidi ragazzini che ce l’avevano con te. Ti hanno distrutto il vestito, rovinato col fango della pioggia del giorno prima. Li avrei gonfiati se non mi avessi fermato.

Tu non sei quel tipo di persona, già , lo so, non serve che me lo ripeti.

No, tu sei quella ragazza che nonostante tutto ha sorriso affianco a sua madre nella foto.

Non ti importava di niente, volevi solo essere felice.

Forse è stato anche questo a colpire Jacopo, il tuo ragazzo. Vi siete conosciuti e dopo poco tempo avete organizzato il matrimonio. Tutti erano d’accordo: amore. Non un amore di quelli da film splatter ma piuttosto un sentimento palpitante, ruggente, che mai avrebbe potuto tacere.

In abito bianco eri stupenda, io ero al tuo fianco, in lacrime. Ero felice per te, per quello che avevi costruito. Certo, un lato di me si dispiaceva, ma sapevo saresti stata felice. Il fotografo ti ha ritratto in tutta la tua magnificenza. Peccato che Jacopo non arrivò mai…

Un autobus lo travolse, stava scendendo dalla macchina per arrivare in chiesa e l’autista non lo vide.

Scusa, non avrei dovuto riaprire questa ferita. Andiamo avanti, giriamo pagina, cambiamo foto.

Gli anni passarono e tu ti innamorasti di Paolo, era un ragazzo in gamba. Semplice, fiero, onesto, gentile, ti amava. Il buco lasciato da Jacopo finalmente era stato colmato. Al matrimonio mi chiesi di accompagnarti all’altare visto che tuo padre era morto. Acconsentii.

Conservo le foto della nostra passeggiata lungo il tuo destino come il mio tesoro più prezioso.

E dopo 16 mesi sono arrivati Marco ed Erika. Due gemelli, bellissimi, capelli castani ed occhi cerulei, magnetici, come i tuoi. Ho sempre invidiato i tuoi occhi. Ed ecco le foto con me, te e i due neonati. Siamo incredibilmente felici.

Ma ora devo accelerare, ho già  perso troppo tempo, lo sai, i bimbi stanno per uscire da scuola.

Ripercorro un’ultima volta il corridoio dei ricordi, adornato da foto della tua vita, le lacrime non possono che scorrere copiose.

In fondo non ci parliamo da moltissimo tempo, ma mi auguro che i miei messaggi ti arrivino, ovunque tu sia.

Di te mi rimangono solo queste foto, solo un amore incondizionato che non se ne andrà  mai.

Sono passati cinque anni dalla tua scomparsa ma mi sembra ancora di sentirti, di sentire il profumo del tuo shampoo, di vedere la luce del tuo sorriso, di avvertire il cuore battere quando mi passavi vicino.

Invece ho solo questa fredda pietra come monito della tua esistenza, e queste bellissime foto.

Sembra quasi che la tua anima sia stata immortalata per l’eternità .

Giulia, figlia mia, riposa in pace.

Tornerò domani, come sempre.

 

 

Ovviamente son bene accette critiche e quant'altro, ma ormai credo non sia più necessario dirvelo. :asduj1:

Carissimo Zeb, con questo testo sei riuscito a farmi piangere... :cry: E per far piangere me ci vuole uno sforzo bello grande >.< 

Davvero una storia bellissima, sei un grande!

Continua così *-*

 

*scava nella sabbia e si sotterra*

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Grande zeb, aspettavo con ansia un nuovo racconto :D 


Le mie critiche si sprecano, visto che per me è tutto perfetto  :asduj1:


Insieme al primo racconto è il mio preferito *^* 


 


Comunque appena finisce il concorso di cui hai parlato racconta subito l'esisto e pubblica immediatamente il racconto u.u


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Carissimo Zeb, con questo testo sei riuscito a farmi piangere... :cry: E per far piangere me ci vuole uno sforzo bello grande >.< 

Davvero una storia bellissima, sei un grande!

Continua così *-*

 

*scava nella sabbia e si sotterra*

Aww, grazie. <3

 

*la tira fuori e la abbraccia*

 

Grande zeb, aspettavo con ansia un nuovo racconto :D

Le mie critiche si sprecano, visto che per me è tutto perfetto  :asduj1:

Insieme al primo racconto è il mio preferito *^* 

 

Comunque appena finisce il concorso di cui hai parlato racconta subito l'esisto e pubblica immediatamente il racconto u.u

Grazie mille Gilga, sono davvero contento ti sia piaciuto così tanto! :D

 

Posterò appena usciranno i risultati. u.u

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Ma questa Giulia ricorrente? :asduj1:


 


Sarà  che ultimamente la mia concentrazione è scesa sotto lo zero e probabilmente ho terribilmente frainteso tutto, ma per quello che ho personalmente capito: cha ansia!


Prima di dire la mia credo sia doveroso fare un mini-riassuntino di me e la storia:


 


- Leggo la prima volta --> E' la sua ombra? No, aspetta, c'è scritto "figlia mia", è suo padre?


- Leggo la seconda volta --> No, ma come fa ad essere lui visto che è morto? Sarà  lo zio/altro? E se fosse il fotografo? AHHHH *mal di testa*


- Leggo la terza volta --> Non è che è la madre? D:


 


Alla fine mi sono detta che è la madre. Non mi sembra tu abbia usato qualche parola che ci permettesse di capire il sesso di chi parla (e se lo hai fatto non lo ho proprio notato à§_à§), quindi, se il tuo intento era celarci l'identità  di questa persona, well, well done :th_sisi:


Tornando a noi: che ansia, già . Trovo inquietante quella nota affettiva distorta che emerge quando la protagonista ricorda la figlia che l'abbracciava, la figlia che faceva la foto con lei, la figlia che se ne andava e che le provocava dispiacere, la figlia che ogni tanto tornava ed era l'unica a renderla felice. Certo, questo aspetto non è che sia così negativo, ma sono stata portata a pensarlo per cose successive: Giulia che si innamora di Jacopo e Jacopo che muore, investito. Giustamente la domanda è: che c'entra? :asduj1:


Well, quando parla dei bimbi, quando dice che deve accelerare per andarli a prendere, mi sono detta: e se fosse la madre di Giulia che ha ucciso Jacopo e poi i figli di Giulia e Paolo? Potrebbe averlo fatto per un'estrema gelosia? Quella della prima parte in effetti mi sembra proprio una forma di questa, specialmente quando dice che Giulia era l'unica a renderla felice, per non parlare poi del fatto che avrebbe voluto picchiare quei ragazzini teppisti e di qui il rimando alla violenza. Che abbia ucciso anche Giulia alla fine per far sì che non potesse più andare via da lei, che rimanesse lì dove quella pietra segnava la tomba? Anche quell'attaccamento alla foto me lo fa pensare.


In ogni caso, per quello che io ho visto nella storia, se esperienze tragiche come la separazione o l'abbandono, la solitudine in generale, possono cambiare drasticamente una persona non lo so. Qualcosa muovono, indubbiamente, ma fin dove ci portano non ci è dato sapere; credo vari da persona a persona, cosiccome anche qualcuno potrebbe cambiare in "meglio" e qualcuno in "peggio". Se dobbiamo attaccarci ad i ricordi? Sì e no, è un po' complicato da spiegare senza fare papiri apocalittici :looksi:


 


Adesso verrebbe da chiedersi cosa mi sono fumata per vedere tutte queste cose in una storia che probabilmente aveva tutt'altro significato :'D


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Ma questa Giulia ricorrente? :asduj1:

 

Sarà  che ultimamente la mia concentrazione è scesa sotto lo zero e probabilmente ho terribilmente frainteso tutto, ma per quello che ho personalmente capito: cha ansia!

Prima di dire la mia credo sia doveroso fare un mini-riassuntino di me e la storia:

 

- Leggo la prima volta --> E' la sua ombra? No, aspetta, c'è scritto "figlia mia", è suo padre?

- Leggo la seconda volta --> No, ma come fa ad essere lui visto che è morto? Sarà  lo zio/altro? E se fosse il fotografo? AHHHH *mal di testa*

- Leggo la terza volta --> Non è che è la madre? D:

 

Alla fine mi sono detta che è la madre. Non mi sembra tu abbia usato qualche parola che ci permettesse di capire il sesso di chi parla (e se lo hai fatto non lo ho proprio notato à§_à§), quindi, se il tuo intento era celarci l'identità  di questa persona, well, well done :th_sisi:

Tornando a noi: che ansia, già . Trovo inquietante quella nota affettiva distorta che emerge quando la protagonista ricorda la figlia che l'abbracciava, la figlia che faceva la foto con lei, la figlia che se ne andava e che le provocava dispiacere, la figlia che ogni tanto tornava ed era l'unica a renderla felice. Certo, questo aspetto non è che sia così negativo, ma sono stata portata a pensarlo per cose successive: Giulia che si innamora di Jacopo e Jacopo che muore, investito. Giustamente la domanda è: che c'entra? :asduj1:

Well, quando parla dei bimbi, quando dice che deve accelerare per andarli a prendere, mi sono detta: e se fosse la madre di Giulia che ha ucciso Jacopo e poi i figli di Giulia e Paolo? Potrebbe averlo fatto per un'estrema gelosia? Quella della prima parte in effetti mi sembra proprio una forma di questa, specialmente quando dice che Giulia era l'unica a renderla felice, per non parlare poi del fatto che avrebbe voluto picchiare quei ragazzini teppisti e di qui il rimando alla violenza. Che abbia ucciso anche Giulia alla fine per far sì che non potesse più andare via da lei, che rimanesse lì dove quella pietra segnava la tomba? Anche quell'attaccamento alla foto me lo fa pensare.

In ogni caso, per quello che io ho visto nella storia, se esperienze tragiche come la separazione o l'abbandono, la solitudine in generale, possono cambiare drasticamente una persona non lo so. Qualcosa muovono, indubbiamente, ma fin dove ci portano non ci è dato sapere; credo vari da persona a persona, cosiccome anche qualcuno potrebbe cambiare in "meglio" e qualcuno in "peggio". Se dobbiamo attaccarci ad i ricordi? Sì e no, è un po' complicato da spiegare senza fare papiri apocalittici :looksi:

 

Adesso verrebbe da chiedersi cosa mi sono fumata per vedere tutte queste cose in una storia che probabilmente aveva tutt'altro significato :'D

Proverò a risponderti andando con ordine. :asduj1:

 

Parliamo di Giulia, del nome Giulia. 

Sinceramente non lo so che abbia quel nome, so che lo adoro da sempre (in realtà  una volta lo odiavo ma dettagli >.<) e che non c'è un motivo particolare. Mi piace come suona, mi piace la figura che associo a quel nome. Anche se probabilmente la "Giulia che in realtà  non si chiama Giulia" è la stessa del primo testo. O perlomeno sempre lei mi ha ispirato il testo.

Passiamo ora alla questione narratore.

Ti ho fatto impazzire? Ottimo. :stupid:

A parte gli scherzi, ho volutamente evitato di specificare il sesso del narratore cercando accuratamente le parole per descriverlo in modo che restasse il dubbio. Ho fatto ciò perché l'obiettivo era far pensare che fosse un amico innamorato, fino alla rivelazione finale.

E sì, hai indovinato, è la madre. Il padre è morto e lo lasciamo seppellito (poor dad :cry2:)

Per la tua interpretazione del testo posso solo dire che la mia era molto più semplice ma devo ammettere che sembra scritto seguendo la tua interpretazione. Ora mi viene il dubbio che tu sappia meglio di me cosa mi passa per la testa. o.O

Comunque voleva essere un testo commemorativo, o almeno spiegare (o provare a spiegare) la sensazione di vuoto che ci rimane quando una persona che amiamo ci lascia, quando capiamo che qualcosa è davvero finito. Ecco, in quel momento l'unica cosa che ci rimangono sono i ricordi, le fotografie. 

Per il "caso Jacopo" posso dire che ha il suo perché, non è casuale. Vedi, la madre stava affrontando il distacco definitivo e ne era allo stesso tempo felice e triste. La morte del ragazzo fa sì che Giulia si riavvicini alla madre. Per lei è molto importante.

I miei personaggi sono, o almeno mi piace pensarlo, umani. La narratrice è la madre, è la madre che sente ciò che prova, noi vediamo la vita di Giulia attraverso di questa figura e di ciò che per lei era importante. 

I morti sono morti, sono i vivi ad amare, a ridere, a piangere.

Per questo Jacopo era importante per il testo, perché la sua scomparsa era importante per la madre, per l'evolversi del rapporto tra le due.

Concludendo, dico che sono d'accordo con le tue conclusioni (viva i giochi di parole :D) e se vuoi scrivere un papiro fa pure, hai trovato qualcuno che lo leggerà  molto volentieri. u.u

Anche perché sono curioso di avere la tua visione completa sull'argomento. asd

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Confesso che anch'io come Mono ho dovuto rileggere un paio di volte il testo, ma a differenza sua non sono arrivata alla soluzione corretta. Si: non c'è niente che possa far intuire il sesso del narratore. Si: all'inizio sembra che a parlare sia un ragazzo innamorato, cosa che mi ha portato a credere che il narratore dovesse essere necessariamente un uomo.


Poi sono arrivata al "figlia mia" e non ci ho capito più niente. Una volta appurato che si trattava della madre mi sono sentita un po' idiota. Un po' tanto. :dead:


 


Anyway, testo coinvolgente come sempre. La morte di Jacopo è stato un bel colpo. D'accordo che ha avuto i suoi risvolti positivi (Giulia che si riavvicina alla madre, Giulia che conosce Paolo), ma a caldo la cosa che ho pensato è stata solo una: che ingiustizia! E poi giù di lacrimoni. à§_à§


Poi c'è... la malinconia, direi. La madre che è consapevole che la figlia è morta e l'unico modo per poter avere l'impressione di averla ancora accanto è di recarsi alla sua tomba, foto alla mano, e ripassare insieme i momenti che esse immortalano. Lo trovo malinconico, per l'appunto. Mi spiace molto per quella donna. Deve sentirsi particolarmente sola. à§_à§


 


...e niente, non mi viene nient'altro di intelligente/interessante da dire. Forse commentare a quest'ora della notte non è stata una buona idea. :XD:


 


Mi raccomando: non far passare un altro mese per il prossimo racconto. ;)


No, okay: una giustificazione per questo mese ce l'hai, ma che non diventi un vizio! :'D


 


E per quanto riguarda il concorso, speriamo che i risultati escano presto, così che tu possa liberamente pubblicare il testo che hai presentato in questa gallery, perchè sicuramente merita di essere letto. ^^


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PNOHCoE.png

 

Estate, il Sole splende, una leggera brezza mi tocca il viso.
Ho gli occhi chiusi, tutto sembra perfetto.
Li apro: morte, distruzione, urla, dolore, rabbia.
Li richiudo ansimante, cosa ho visto?
Il vento inizia a soffiare più forte.
Posso sentirlo fischiare. Fa freddo.
Provo lentamente a riaprire gli occhi.
Il cielo si è annuvolato.
Presto pioverà , dovrei mettermi al riparo.
“Bau! Bau!†I cani sembrano impazziti.
Probabilmente hanno paura del temporale.
“Fiuuuuuuuuuuuuuuuuuâ€
Un forte fischio e dopo il lampione che mi è accanto cade a terra.
Il vento si fa sempre più forte.
E poi la vedo: una tromba d’aria si sta lentamente formando nel cielo.
Comincio a correre a perdifiato.
Le persone scendono dalle macchine spaventate.
È il caos più assoluto, tutti corrono ovunque.
I bambini piangono, gli anziani tremano.
Si sentono botti in lontananza, il cielo per un attimo si illumina.
Ormai dietro di me un cono rovesciato porta distruzione.
Mentre corro a perdifiato posso vedere una casa che viene scoperchiata.
Poco più avanti un albero viene sradicato, distruggendo l’asfalto.
Un uomo in macchina sta cercando di fuggire.
Mi immobilizzo quando vedo lui e la sua macchina prendere il volo per poi ricadere poco distante.
È… È… È morto!
Non mi posso fermare!
Sta avanzando sempre più velocemente.
Mi ha quasi raggiunto, per me è la fine.
E poi un dolore alla testa.
E il buio.

Alla fine riapro gli occhi.
Credo che la vista dell’inferno sarebbe stata più piacevole.
Non una casa è rimasta in piedi, solo macerie, macerie rosso sangue.
I feriti non si possono nemmeno contare.
Il dolore, la paura, negli occhi dei sopravvissuti è indescrivibile.
Chi non c’era non può capire.
Chi non c’era non può sapere.
Chi non c’era ha il compito di non dimenticare.

 

Questo testo non ha un'introduzione ma un commento finale.

Come vi sarete accorti non posto da un bel po' (e di questo si ringraziano gli esami e i preparativi per Barcellona) ma quello che è successo ieri a Dolo e dintorni mi ha smosso qualcosa dentro, probabilmente perché è molto vicino a dove vivo io e molte persone che conosco lo hanno vissuto dal vivo. Ho cercato di trasmettere quegli attimi, attimi di terrore passati in sordina, non più di trenta secondi al tg nazionale. Pazienza, non avrebbe comunque restituito a quelle persone ciò che hanno perso.

Ed è a loro che il mio testo è dedicato, a loro che hanno visto l'inferno sotto forma di aria.

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Finalmente torna il buon Zeb!


 


Che dire? E' un testo bellissimo che mi ha suscitato un'emozione in crescendo. Un testo breve ma intenso. Mi ha colpito moltissimo, ma come sempre Zeb ;)


 


Ottimo il pensiero del commento dopo il testo ^^


 


P.S. mi sa che devo tornare anche io a scrivere :(


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Finalmente torna il buon Zeb!

 

Che dire? E' un testo bellissimo che mi ha suscitato un'emozione in crescendo. Un testo breve ma intenso. Mi ha colpito moltissimo, ma come sempre Zeb ;)

 

Ottimo il pensiero del commento dopo il testo ^^

 

P.S. mi sa che devo tornare anche io a scrivere :(

Mat, sei sempre troppo buono. <3

Comunque sì, sono tornato e domani pubblicherò un testo che avevo pronto da tempo ma avevo sempre rinviato.

Dopodiché Barcellona, e al mio ritorno si ricomincia a scrivere con più regolarità . u.u

Ovviamente anche tu ricomincerai a scrivere con regolarità . è.é

 

La mia reazione a caldo si potrebbe riassumere in una parola, ma me la censurerebbero. :sweat:

Poche parole, ma grande intensità . Un piccolo, tragico, bellissimo testo.

Aww, grazie. <3

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Mat, sei sempre troppo buono. <3

Comunque sì, sono tornato e domani pubblicherò un testo che avevo pronto da tempo ma avevo sempre rinviato.

Dopodiché Barcellona, e al mio ritorno si ricomincia a scrivere con più regolarità . u.u

Ovviamente anche tu ricomincerai a scrivere con regolarità . è.é

 

Aww, grazie. <3

Eh ho talmente tante cose da fare che diventerò pazzo ahahah

Ma almeno ho qualche idea da piazzare. E' il tempo che è maledetto :(

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Come avevo annunciato precedentemente, ho un paio di testi da pubblicare, che ovviamente diluirò nei giorni.
Diciamo che mi piace farvi leggere quello che scrivo, perciò almeno qui continuerò ad apparire per un po'.
Ma passiamo al testo di oggi, questo lavoro non è molto lungo, doveva rientrare in 30 righe di Calibro 12 e c'è stato giusto giusto.
È un testo su cui ho speso molto tempo, soprattutto sulla parte di rifinitura, perciò mi auguro che vi piaccia.

Ma ora bando alle ciance, ecco a voi "Attimi".

Di cosa tratta? Leggetelo e lo scoprirete, ormai dovreste aver imparato che do la mia versione solo dopo aver letto la vostra. ;)
 


D0io07W.png

 
Senti il vento, ragazzo? Io sì, la brezza di montagna scorre sinuosa tra i miei capelli, tra i tuoi capelli. Corvini, folti, ricci, splendenti. Ah no, questi non sono i tuoi, sono quelli di Lei.
Già , il suo nome è Marta ed è la ragazza che, col suo sorriso, ha rallegrato le tue giornate di questi ultimi tre anni. Non vuoi credere che sia tutto finito, non vuoi credere che tutto quello per cui hai lottato se ne sia andato, che tu l’abbia lasciato andare in quel modo.
L’amore è cieco, dicono, e tu ne sei la prova vivente. Non ti sei accorto di nulla, non hai capito ciò che stava succedendo. Eri troppo concentrato su di lei e su ciò che provavi.
Sei umano, ragazzo. Umano e per questo vulnerabile, debole. Però puoi permetterti di sbagliare ed andare avanti, nonostante tutto, nonostante lei ti abbia lasciato, non ci sia più.
Ti senti preso in giro, e posso capirlo, ma non devi lasciarti abbattere: tutti ci abbandonano prima o poi, è solo questione di tempo. Il dolore, ecco, lui è il nostro solo, unico, grande, immenso alleato. Non ci lascia mai, quasi avesse paura che possiamo sentirci soli.
Un’aquila emette il suo grido in lontananza, spiccando il volo. Che magnifico animale, forte, impetuoso, reale. Hai sempre desiderato diventare qualcuno, era il tuo sogno: “Aut Caesar aut nihilâ€, continuavi a ripeterti.
Ma ora capisci che non ha senso diventare grandi se non si ha qualcuno con cui condividere la propria grandezza. E sai benissimo che non sto parlando di amici e familiari, loro potrebbero esserne felici, beneficiarne, ma non condividerla. Due cuori una sola anima, questo per te era necessario. E se un cuore se n’è andato non puoi permettere che l’altro rimanga da solo.
E ora sei qui, in cima alla montagna, sul bordo di un profondissimo dirupo e non puoi fare a meno di ricordare i bei momenti che avete passato insieme, tutto quello che avete provato, vissuto. Il vostro amore brucia ancora dentro di te nel luogo in cui l’hai uccisa.
Un raptus, un attimo di follia perché ti stava lasciando. Saresti rimasto solo in questo crudele mondo mentre Lei avrebbe continuato la sua vita. Le lacrime avevano cominciato a scenderti a fiotti, non vedevi più niente. Lei ha cercato di abbracciarti, tu d’istinto l’hai spinta via. Solo che dietro di Lei la terra non c’era più. Quando te ne sei reso conto era ormai troppo tardi.
Le lacrime non si sono ancora asciugate sul tuo viso, ancora sei incredulo di quello che hai appena fatto. Il vento si alza scompigliandoti i capelli, l’aquila lontana vola emettendo il suo verso. Hai sempre desiderato volare...
Non sarai solo, mai più.
E poi il tuo corpo toccò il suolo, accanto al suo.

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So di averti promesso che avrei commentato... ma cielo, che cosa posso dire qui, con così tanto ritardo poi? :sweat:


Testo ben scritto che coinvolge e ti lascia senza fiato sul finale. E' la tua peculiarità  questa, e credo di aver detto che mi piace un sacco fin troppe volte.


L'unica cosa che mi chiedo è se la ragazza sia semplicemente una ragazza che non ricambia più il sentimento del protagonista o qualcosa di più. E' "solo" una storia d'amore finita tragicamente? Che la ragazza sia invece la rappresentazione di altro, qualcosa che il protagonista non riesce ad accettare e quindi scansa via così brutalmente?


...non so: mi è venuta in mente quest'altra possibile interpretazione.


 


Ma a prescindere, è sempre un piacere leggerti. ;)


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D0io07W.png

 

Senti il vento, ragazzo? Io sì, la brezza di montagna scorre sinuosa tra i miei capelli, tra i tuoi capelli. Corvini, folti, ricci, splendenti. Ah no, questi non sono i tuoi, sono quelli di Lei.

Già , il suo nome è Marta ed è la ragazza che, col suo sorriso, ha rallegrato le tue giornate di questi ultimi tre anni. Non vuoi credere che sia tutto finito, non vuoi credere che tutto quello per cui hai lottato se ne sia andato, che tu l’abbia lasciato andare in quel modo.

L’amore è cieco, dicono, e tu ne sei la prova vivente. Non ti sei accorto di nulla, non hai capito ciò che stava succedendo. Eri troppo concentrato su di lei e su ciò che provavi.

Sei umano, ragazzo. Umano e per questo vulnerabile, debole. Però puoi permetterti di sbagliare ed andare avanti, nonostante tutto, nonostante lei ti abbia lasciato, non ci sia più.

Ti senti preso in giro, e posso capirlo, ma non devi lasciarti abbattere: tutti ci abbandonano prima o poi, è solo questione di tempo. Il dolore, ecco, lui è il nostro solo, unico, grande, immenso alleato. Non ci lascia mai, quasi avesse paura che possiamo sentirci soli.

Un’aquila emette il suo grido in lontananza, spiccando il volo. Che magnifico animale, forte, impetuoso, reale. Hai sempre desiderato diventare qualcuno, era il tuo sogno: “Aut Caesar aut nihilâ€, continuavi a ripeterti.

Ma ora capisci che non ha senso diventare grandi se non si ha qualcuno con cui condividere la propria grandezza. E sai benissimo che non sto parlando di amici e familiari, loro potrebbero esserne felici, beneficiarne, ma non condividerla. Due cuori una sola anima, questo per te era necessario. E se un cuore se n’è andato non puoi permettere che l’altro rimanga da solo.

E ora sei qui, in cima alla montagna, sul bordo di un profondissimo dirupo e non puoi fare a meno di ricordare i bei momenti che avete passato insieme, tutto quello che avete provato, vissuto. Il vostro amore brucia ancora dentro di te nel luogo in cui l’hai uccisa.

Un raptus, un attimo di follia perché ti stava lasciando. Saresti rimasto solo in questo crudele mondo mentre Lei avrebbe continuato la sua vita. Le lacrime avevano cominciato a scenderti a fiotti, non vedevi più niente. Lei ha cercato di abbracciarti, tu d’istinto l’hai spinta via. Solo che dietro di Lei la terra non c’era più. Quando te ne sei reso conto era ormai troppo tardi.

Le lacrime non si sono ancora asciugate sul tuo viso, ancora sei incredulo di quello che hai appena fatto. Il vento si alza scompigliandoti i capelli, l’aquila lontana vola emettendo il suo verso. Hai sempre desiderato volare...

Non sarai solo, mai più.

E poi il tuo corpo toccò il suolo, accanto al suo.

Bellissimo testo ! *^* Ho avuto i brividi nell'ultima parte.. complimenti !! 

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22 luglio... Che giorno è oggi? Sì, tra una cosa e l'altra ho rimandato troppo °°


 


Oh, beh, al solito do una mia interpretazione strana (no, sapete che non bevo, non fumo e non faccio abuso di stupefacenti :asduj1:): è interessante che prima sia il dolore ad accompagnarlo, poi passi l'aquila e muoia, forse felice, forse no, quasi che l'aquila lo strappasse dal dolore. Funge un po' come la forza di volontà , una sorta di coraggio che non tutela il nostro corpo, ma tutela noi stessi. L'aquila è anche l'ombra dei fantasmi del passato, recente o remoto? Può forse essere associata alla fortezza e di lì alla giustizia, chissà , fatto sta che il dolore sembrerebbe un qualcosa profondamente diverso, un compagno che non ti lascia, che ti lacera dentro finché non si muore. Un po' l'opposto dell'aquila, che va oltre l'individuo per abbracciare una causa diversa, il dolore è un qualcosa che striscia e tiene la persona ancorata alla sua vita, seppur questa possa risultare quasi orribile... Ma magari nemmeno tanto diversi, l'aquila è l'ambizione, il dolore anche può essere tale e chissà  se qui il dolore non sia meglio dell'aquila. Insomma, dolore ed aquila potrebbero essere sullo stesso piano, uno segue l'altro, uno completa l'altro, interagiscono anche quando è l'altro ad agire. Certo, è un passaggio brusco, ma alla fine si parla di attimi, no? Ed un attimo è il tempo per sentire un pensiero, nemmeno pensarlo. Aquila e dolore interferiscono fino ad un certo punto, poi la scelta e ci si butta ed in quell'attimo, dopo che l'aquila ed il dolore hanno bisticciato un po', la persona ha trovato un momento per scappare ed agire ed al termine di esso, quando la persona ha scelto e si è realizzata, il dolore lo ha lasciato e l'aquila, non avendo più nessun altro lo ha seguito, lasciando la persona alla sua metà , insieme a dividere la cosa più strana, la loro grandezza, la loro scelta. E niente, fine dell'interpretazione strana : D


 


Edit: in casi vogliate suicidarvi per la marea di errori, non fatelo, ho semplicemente la tastiera che fa come le pare à§_à§


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So di averti promesso che avrei commentato... ma cielo, che cosa posso dire qui, con così tanto ritardo poi? :sweat:

Testo ben scritto che coinvolge e ti lascia senza fiato sul finale. E' la tua peculiarità  questa, e credo di aver detto che mi piace un sacco fin troppe volte.

L'unica cosa che mi chiedo è se la ragazza sia semplicemente una ragazza che non ricambia più il sentimento del protagonista o qualcosa di più. E' "solo" una storia d'amore finita tragicamente? Che la ragazza sia invece la rappresentazione di altro, qualcosa che il protagonista non riesce ad accettare e quindi scansa via così brutalmente?

...non so: mi è venuta in mente quest'altra possibile interpretazione.

 

Ma a prescindere, è sempre un piacere leggerti. ;)

Grazie mille per essere passata. ;)

Che dire sulla tua interpretazione se non che ognuno legge quello che vuole leggere?  

 

Bellissimo testo ! *^* Ho avuto i brividi nell'ultima parte.. complimenti !!

 

Grazie mille! <3

22 luglio... Che giorno è oggi? Sì, tra una cosa e l'altra ho rimandato troppo °°

 

Oh, beh, al solito do una mia interpretazione strana (no, sapete che non bevo, non fumo e non faccio abuso di stupefacenti :asduj1:): è interessante che prima sia il dolore ad accompagnarlo, poi passi l'aquila e muoia, forse felice, forse no, quasi che l'aquila lo strappasse dal dolore. Funge un po' come la forza di volontà , una sorta di coraggio che non tutela il nostro corpo, ma tutela noi stessi. L'aquila è anche l'ombra dei fantasmi del passato, recente o remoto? Può forse essere associata alla fortezza e di lì alla giustizia, chissà , fatto sta che il dolore sembrerebbe un qualcosa profondamente diverso, un compagno che non ti lascia, che ti lacera dentro finché non si muore. Un po' l'opposto dell'aquila, che va oltre l'individuo per abbracciare una causa diversa, il dolore è un qualcosa che striscia e tiene la persona ancorata alla sua vita, seppur questa possa risultare quasi orribile... Ma magari nemmeno tanto diversi, l'aquila è l'ambizione, il dolore anche può essere tale e chissà  se qui il dolore non sia meglio dell'aquila. Insomma, dolore ed aquila potrebbero essere sullo stesso piano, uno segue l'altro, uno completa l'altro, interagiscono anche quando è l'altro ad agire. Certo, è un passaggio brusco, ma alla fine si parla di attimi, no? Ed un attimo è il tempo per sentire un pensiero, nemmeno pensarlo. Aquila e dolore interferiscono fino ad un certo punto, poi la scelta e ci si butta ed in quell'attimo, dopo che l'aquila ed il dolore hanno bisticciato un po', la persona ha trovato un momento per scappare ed agire ed al termine di esso, quando la persona ha scelto e si è realizzata, il dolore lo ha lasciato e l'aquila, non avendo più nessun altro lo ha seguito, lasciando la persona alla sua metà , insieme a dividere la cosa più strana, la loro grandezza, la loro scelta. E niente, fine dell'interpretazione strana : D

 

Edit: in casi vogliate suicidarvi per la marea di errori, non fatelo, ho semplicemente la tastiera che fa come le pare à§_à§

Ogni volta che mi ritrovo a leggere i tuoi commenti mi viene sempre e solo in mente una parola: Wow.

Già , perché tu riesci a sviscerare un testo, tante volte capendo anche più di me che lo scrivo.

Non è la prima volta che leggendoti mi ritrovo a riflettere su quello che ho scritto, rendendomi conto che hai ragione, quasi mi conoscessi meglio di me stesso.

Perciò grazie, questa volta non replicherò perché sono d'accordo con quello che hai scritto, un essere umano è formato da più sensazioni ma solo il dolore è una presenza fissa e costante.

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