HeartOfIce Inviato 9 gennaio, 2017 Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 Cos'è un Bestiario? Il bestiario è una raccolta di testi che descrivono gli animali. Nel Medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglieva brevi descrizioni di creature (reali o fantastiche). Io ho intenzione di parlarvi delle creature mitologiche e delle loro storie. Fenrir: Spoiler Fenrir Vorrei iniziare questo bestiario parlandovi di una delle mie creature mitologiche preferite, Fenrir. (Anche in onore a mio fratello @Fenrir) Fenrir è un gigantesco lupo della mitologia norrena, nato dall'unione del Dio Loki e la gigantessa Angrboða , assieme alla regina degli inferi Hel e al Miðgarðsormr. Esso viene generato nella Járnviðr (foresta di ferro), luogo da cui provengono anche i due lupi Sköll e Hati. Fenrir è un lupo particolare: esattamente come il padre, possiede un'intelligenza fuori dal comune, riuscendo persino a parlare, rendendosi quindi un avversario forte sia fisicamente che mentalmente. Il lupo incatenato. Quando gli dei seppero che Fenrir veniva allevato assieme a Hel e il Miðgarðsormr a Jötunheimr (la terra dei giganti) decisero di farlo portare al loro cospetto perchè Odino decidesse cosa farne: le profezie dicevano che da simili creature non sarebbero venute che disgrazie. Mentre Hel fu inviata a regnare negli inferi, e il Miðgarðsormr inabissato sul fondo dell'oceano, non sapendo che fare con Fenrir, gli Dei lo tennero presso di loro. Il lupo cresceva sempre più, sia in ferocia che dimensioni, tanto che solo il dio Týr (noto per il suo coraggio) osava dargli da mangiare. Fu quindi presa la decisione di incatenarlo, ma l'impresa non sembrava facile. Gli dei prepararono una catena, e proposero al lupo di farsi legare per misurare la sua forza nel tentativo di romperla. Ma Fenrir la spezzò con facilità, e lo stesso avvenne con una seconda catena più robusta. Nel frattempo Fenrir continuava a crescere. Allora gli Dei mandarono Skìrnir nello Svartálfaheimr (il regno degli elfi scuri) perché chiedesse a certi nani di preparare una catena magica. La catena magica (chiamata Gleipnir) fu costruita con questi elementi: rumore del passo del gatto, barba di donna, radici di montagna, tendini d'orso, respiro di pesce, saliva di uccello. Sia alla vista che al tatto sembrava un nastro di seta ma in realtà nessuno avrebbe potuto spezzarla. Gli Dei andarono sull'isola Lyngvi e lì convocarono Fenrir. Ma il lupo, al vedere quella catena dall'aspetto tanto fragile, si fece sospettoso, perché temeva qualche incantesimo o un inganno. Dopo una breve discussione, accetta di essere legato, ma ad una condizione: nessuno avrebbe usato Gleipnir finché qualcuno avrebbe posato la mano sulla sua bocca, come segno di fedeltà al patto. Týr accetta, e pur sapendo che così la sua mano sarebbe stata quasi sicuramente sacrificata, si fa avanti. Ed effettivamente Fenrir, nonostante impegnasse tutta la sua tremenda forza, non riuscì a liberarsi dalla catena magica, tanto che tutti gli Dei scoppiarono a ridere, ad eccezione di Týr, cui Fenrir mozzò all'istante la mano. Fu quindi presa l'estremità della catena (chiamata Gelgja) e fissata al suolo con due massi (di nome Gjöll e e Þviti). Cerbero: Spoiler Cerbero Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso degli inferi, su cui regnava il dio Ade. È un mostruoso cane a tre teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto di velenosissimi serpenti. Il suo compito era impedire ai vivi di entrare ed ai morti di uscire. Mitologia: Cerbero è figlio di Tifone e di Echidna e quindi fratello dell'Idra, di Ortro e della Chimera. Cerbero è un mastino gigantesco e sanguinario che emette dalle fauci dei latrati che scoppiano come tuoni. Le dodici Fatiche di Eracle. Nell'ultima e più dura delle sue dodici fatiche, Eracle è costretto a combattere e sconfiggere il feroce cane Cerbero per portarlo a Micene da Euristeo. L'eroe non lo uccide, ma dimostra di averlo sconfitto in combattimento. In questa impresa Eracle si fece aiutare da Ermes e da Atena. Dopo aver ottenuto da Ade il permesso di portarlo via Eracle incatenò il mostro e lo portò con sé a Tirinto, dopo di che lo ricondusse nuovamente nell'Ade dove Cerbero tornò ad esserne il guardiano. Araldica: In araldica, il cerbero è una figura immaginaria del tutto corrispondente alla sua raffigurazione mitologica: un cane tricefalo dalle gole spalancate, la coda di drago e con teste di serpente sul dorso. Alcune raffigurazioni utilizzano i serpenti come chioma. In alcuni stemmi il cerbero (guardia feroce della città infernale) allude al cognome Medico che vigila a che nessuno entri nella città dei malati. L'eventuale collare simboleggia la sottomissione del medico alla sua missione. Letteratura: Amore e Psiche: Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne L'Asino d'oro di Apuleio, l'eroina (Psiche) è costretta a compiere un viaggio agli inferi e deve affrontare (all'entrata e all'uscita) Cerbero. Eneide: "L'enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all'antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l'afferra e sdraiato per terra illanguidisce l'immane dorso e smisurato si stende in tutto l'antro. Enea sorpassa l'entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo". Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea ed è ammansito dalla Sibilla che gli getta un'offa (focaccia) di miele intrisa di erbe soporifere. Cerbero la afferra con fame rabbiosa ed è forse il motivo per cui nella tradizione medievale era talvolta interpretato come immagine del peccato di gola. Divina Commedia: La figura mitologica di Cerbero è presente anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove esso vigila l'accesso al terzo cerchio dell'Inferno, quello di coloro che peccarono di incontinenza riguardo alla gola. Nella rappresentazione dantesca la figura di questo mostro mitologico si fonde con l'ideologia del fantastico di stampo medievale (in cui prevalgono significati simbolici) i cui particolari realistici danno una straordinaria vivacità. Le interpretazioni allegoriche di questo personaggio nella Commedia sono tre: le tre teste indicherebbero i tre modi del vizio di gola: secondo qualità, secondo quantità, secondo continuo (cioè mangiare in continuazione senza preoccuparsi né della qualità né della quantità). Bakeneko: Spoiler Bakeneko Il bakeneko è uno yokai (una creatura soprannaturale della mitologia giapponese) evolutasi da un gatto ed in possesso di abilità metamorfiche simili a quelle di kitsune e tanuki. Spesso viene confuso con il "cugino" nekomata in cui il tradizionale legame tra gatto e defunti risulta più forte. Tradizionalmente un gatto può diventare un bakeneko se raggiunge un'età molto avanzata o un peso particolarmente elevato (si parla di esemplari che, una volta uccisi, raggiungevano il metro e mezzo di lunghezza), tuttavia vi sono racconti su gatti trasformatisi dopo essere stati nutriti in una casa per diversi anni o per l'attaccamento al proprio padrone. Solitamente un bakeneko ha l'aspetto di un comune gatto ma di dimensioni molto maggiori, ha la capacità di camminare sulle zampe posteriori, di creare spettrali sfere di fuoco e di assumere sembianze umane (spesso mantenendo tratti felini); nel caso si trasformi in una donna viene solitamente chiamato nekomusume. A volte, può persino arrivare a divorare una persona per sostituirsi ad essa. Come molti yōkai poi, il bakeneko ha la tendenza a rubare l'olio dalle lampade delle case: questa caratteristica potrebbe fondare le sue radici nel fatto che gli Andon (tradizionali lampade giapponesi di carta) erano spesso alimentati con olio di sarde. Il mito: In un famoso racconto il vecchio gatto di un uomo di nome Takasu Genbei scomparve improvvisamente. Nello stesso periodo la madre dell'uomo cambiò completamente carattere, diventando schiva e scontrosa al punto da consumare i suoi pasti sempre da sola rinchiusa nella propria stanza. Quando i familiari (preoccupati) decisero di spiarla, non videro un essere umano ma un mostro dalle sembianze feline che mangiava su una carcassa animale. Ripugnato, Takasu decise allora di uccidere la creatura dalle sembianze di sua madre, che, trascorso un giorno, riprese l'aspetto del vecchio gatto di cui non aveva più notizie. Successivamente, sotto al tatami della stanza furono ritrovate le ossa sbiancate dell'anziana donna. Un altro racconto dell'era Anei parla di un certo Hirase di Sakai (città dell'odierna prefettura di Osaka). Di notte, mentre era intento a leggere un libro nella sua stanza, sentì aprirsi all'improvviso la porta alle sue spalle e (prima che potesse fare qualsiasi cosa) da essa entrò un braccio mostruoso che lo afferrò per i capelli. Spaventato, Hirase riuscì a colpire il braccio con la propria katana, facendo fuggire il proprietario. Il mattino dopo, in giardino, Hirase ritrovò l'arto che l'aveva attaccato, constatando che aveva l'aspetto di un enorme zampa felina. Da altri racconti, invece, emerge il rapporto che i bakeneko hanno con il mondo dei morti ed il forte legame coi propri padroni, conservato anche dopo la trasformazione. Secondo uno di questi, durante un corteo funebre apparve un mostro d'aspetto felino che (scendendo dal cielo) trafugò il cadavere per poi sparire con esso. In seguito si scoprì che era il gatto appartenuto al defunto che si era trasformato in bakeneko. Potrebbe basarsi su questo fatto l'abitudine popolare di non far uscire di casa o (come accade a Tsushima) di rinchiudere in apposite gabbie i gatti il cui padrone sia morto da poco tempo. influenza culturale: Nella maggior parte delle opere moderne (che siano romanzi, film, manga, anime o videogiochi) il ruolo mitologico del bakeneko è stato assorbito nella figura della più popolare kitsune. Tuttavia la nekomusume gode di una popolarità particolare nella cultura giapponese moderna, dove il costume con attributi felini, detto nekomimi è una delle forme di cosplay più popolari, fino ad essere ormai considerato tra gli otaku un'autentica fantasia erotica. Fenice: Spoiler Fenice La fenice è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne qualcosa di diverso, cioè la fenice. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. Contrariamente alle "fenici" di tutte le altre civiltà, quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino; inoltre non risorgeva dalle fiamme (come nel mito greco e miti successivi) ma dalle acque. Nei miti greci (ma non solo) era un favoloso uccello sacro infatti assomigliava ad un'aquila reale, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata. Il motto della fenice è Post fata resurgo ("dopo la morte torno ad alzarmi"). Pochissimi storici si domandano se sia esistita la fenice, facendo riferimento alle opere dei poeti romani, considerandola nulla di più di un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio-Sole. Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora governata dagli Assiri. Gli antichi la identificavano col fagiano dorato (tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturata una), nella Bibbia, con l'ibis o col pavone; altri, con l'airone rosso o l'airone cenerino, basandosi sull'abitudine degli antichi egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cenerino sopra il salice sacro di Eliopoli, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza. Come l'airone che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il ba ("l'anima") del dio del sole Ra, di cui era l'emblema. E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all'origine dei tempi sorse dal Caos acquatico. La morte e resurrezione Secondo una versione del mito, la principale, l'araba fenice è divenuto il simbolo della morte e risurrezione; si dice infatti "come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri". Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma. Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo grande quanto era in grado di trasportarlo. Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme. Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo) che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni, dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Eliopoli e si posava sopra l'albero sacro. La storia. Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro della Bibbia, l'Esodo (VIII secolo a.C.). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo: « Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila. » Proprio a questo resoconto di Erodoto dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Ovidio, nelle Metamorfosi, ci narra della fenice, uccello che, giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depone le sue membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma o a una quercia e spira. Dal suo corpo nasce poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasporta il nido nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole. Ovidio dice: « ... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla e il sepolcro del genitore) e lo porta alla città di Eliopoli in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole. » Eliopoli, dove i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi passati. In quest'ottica, la Fenice era il nuovo profeta/messia che "distruggeva" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova Religione dai resti della precedente. Tacito arricchisce la storia, scrivendo che la giovane fenice solleva il corpo del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole. Altri scrittori descrivono come la fenice morta si trasformi in un uovo, prima di essere portata verso il Sole. Il Fisiologo, primo bestiario cristiano, cita il favoloso uccello: « IX) La fenice C'è un altro volatile che è detto fenice. Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua figura, e dice nel Vangelo: «Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta». Per queste parole i Giudei si erano scandalizzati e volevano lapidarlo. C'è dunque un uccello, che vive in alcune zone dell'India, detto fenice. Di lui il Fisiologo ha detto che, trascorsi cinquecento anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano e si profuma nuovamente entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote ha avvertito questo segnale, entra e carica l'altare di sarmenti di legno. Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull'altare, si alza e, circondandosi di profumi, un fuoco si accende da solo e da solo si consuma. Poi, un altro giorno, giunse un sacerdote e, dopo aver bruciato la legna che aveva collocato sopra l'altare, trovò qui, osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore. Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo il sacerdote tornò a vedere e notò che l'uccellino era divenuto un uccello fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo luogo antico. Se invero questo uccello ha il potere di morire e di nuovo di rivivere, nel modo in cui gli uomini stolti si adirano per la parola di Dio, tu hai il potere come vero uomo e vero figlio di Dio, hai il potere di morire e di rivivere. Dunque come ho detto prima, l'uccello prende l'aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell'Antico Testamento, come egli stesso disse: «Non sono venuto ad eliminare la legge, ma ad adempierla». E di nuovo: «Così sarà ogni scrittore dotto nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro » La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché del compimento della Trasmutazione Alchemica Già simbolo della Sapienza divina, intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte. Dante Alighieri così descrive la Fenice: « che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo appressa erba né biada in sua vita non pasce, ma sol d'incenso lacrima e d'amomo, e nardo e mirra son l'ultime fasce. » Al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una fenice", per indicare qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, secondo il ben noto detto di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III): « Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. » Astronomia La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi). La fenice nel mondo Cina: «Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al sogno dell'immortalità» I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti "I quattro Spiritualmente-dotàti") che presiedono i destini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati, pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre bianca) o Ki-Lin (l'unicorno) per l'Ovest, Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord, Long (il drago) per l'Est, e per il Sud Feng (la Fenice) Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng. Era la personificazione delle forze primordiali dei Cieli Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese e che il suo corpo fosse una mistura dei sei corpi celesti Il Feng viene a volte dipinto con una sfera di fuoco che rappresenta il sole, ed è chiamato "l'uccello scarlatto": l'imperatore di tutti gli uccelli. Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole", vive nel Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. Appare soltanto in tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui. Diversamente dal Benu, il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia India: Nella cultura induista e buddista, la Fenice si chiama Garuda. Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita coscienza. Narra la leggenda indù che Kadru, madre di tutti i serpenti, combatté con la madre di Garuda, imprigionandola. Garuda andò quindi a recuperare del Soma, che lo rese immortale, per liberare sua madre da Kadru. Viṣṇu, colpito da ciò, lo scelse come avatar (l'incarnazione terrestre) o destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga (la famiglia dei serpenti e dei draghi), e ne ammazzava uno al giorno per pranzo. Poi però un principe buddista gli insegnò l'astinenza, e Garuda riportò in vita le ossa di molti dei serpenti che aveva ucciso. Giappone: In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura (storpiatura del nome sanscrito Garuda): è un'enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che ne coronano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era. Nel brand "Pokémon", "Ho-oh" è evidentemente una rappresentazione della fenice, non solo per il nome banalmente anagrammato, ma anche per il suo aspetto che è facilmente riconducibile a quello di una fenice nell'immaginario collettivo. Inoltre la comparsa, seppur fugace, di questo pokémon nel primissimo episodio della serie animata è decisamente in linea con il significato dell'animale che annuncia appunto "l'arrivo di una nuova era". Fra gli arabi e i cristiani: Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Khôl o Milcham. Una leggenda ebraica narra che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden, così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri. La fenice è cantata da numerosi poeti classici, come Ovidio (Metamorfosi XV), che scrisse che ogni 500 anni essa si rigenerava istantaneamente dalla proprie ceneri, in un nido di piante aromatiche che essa stessa costruisce. I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe. Kelpie: Spoiler kelpie Il kelpie è uno spirito maligno in grado di assumere la forma di un cavallo bianco e proviene dal folclore celtico, e si crede infesti i laghi ed i fiumi della Scozia e dell'Irlanda. È presente anche nel folclore scandinavo, dove è noto con il nome di Bäckahästen (il cavallo di fiume), e nell'Isola di Man, dove è noto con il nome di Alastyn. Storia e mitologia: In Scandinavia, il cavallo di fiume è una variante delle Nix, uno spirito d'acqua che assume forma umana. Esso viene spesso descritto come un magnifico cavallo bianco che appare in prossimità dei fiumi, soprattutto nelle giornate nebbiose; si riconosce subito dalla coda e dalla criniera bagnata. Chiunque vi monti in groppa non è più in grado di scendere. Il cavallo salta allora nel fiume gettando in acqua il suo passeggero. Questo demone a volte si presenta con tanto di finimenti e aratro al seguito, forse come ulteriore tentazione nei confronti degli esseri umani. Il kelpie appare a volte in forma di un uomo molto villoso in grado di afferrare i malcapitati viaggiatori e stritolarli, ma il più delle volte esso prende la forma di un mite cavallo bianco. In tale forma esso cerca di convincere i viandanti a montargli in groppa per poi disarcionarli o trascinarli in acqua. Fatto questo il kelpie scompare provocando enormi lampi toccando l'acqua con la sua coda. Esso a volte si accoppia con i normali cavalli ed i puledri così ottenuti sono dei cavalli straordinariamente veloci. Il kelpie è anche in grado di preannunciare l'avvento di una tempesta segnalandola con ululi e lamenti, per questo si dice che a volte può anche rivelarsi un essere benevolo. La tradizione popolare afferma che chiunque sia in grado di imbrigliare un kelpie cavalcherà magnificamente per tutta la vita. In Australia, non è altrettanto benevolo, poiché non si limita a essere burlone, infatti spesso divora il malcapitato dopo averlo trascinato in acqua, e questo può succedere anche in mare. Spiegazione naturalistica: Secondo il naturalista Svedese Bengt Sjögren Sc, le attuali leggende di avvistamenti di mostri lacustri e fluviali come quello del celebre Mostro di Loch Ness sono associabili alle antiche leggende dei kelpie. Sjögren afferma che le leggende su queste creature sono mutate nel corso del tempo, mentre gli antichi racconti parlavano di apparizioni di esseri simili a cavalli, essi sono ora diventati degli esseri più “realistici” e “moderni” e si sono adeguati alla scoperta dei dinosauri e dei grandi rettili acquatici. Per questo motivo gli animali leggendari di oggi sono molto spesso identificabili con animali preistorici come il Plesiosauro. Nei media: Nel libro Water Horse si parla di un kelpie di nome "Crusoe" che diventerà il ben più famoso Nessie. Inoltre, in "Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli", Newton Scamander scrive che il Mostro di Loch Ness è effettivamente un kelpie che si diverte a prendere per il naso i Babbani. -Mystery Klabautermann: Spoiler Klabautermann Klabautermann è lo spirito protettore delle navi, che secondo una leggenda diffusa nel Mar Baltico risiederebbe nelle navi che vengano "trattate bene"; di queste proteggerebbe sia la struttura che l'equipaggio (ed anche i pescatori). Lo si raffigura con in mano un martello e coperto con la cerata gialla dei marinai ed un berretto marinaro di lana. Si è supposta un'etimologia riferita al verbo basso tedesco kalfatern (calafatare)[1], cioè all'operazione di sigillare protettivamente le parti dello scafo per impedirne l'allagamento. Ci sono anche rappresentazioni negative, che lo vedono responsabile degli inconvenienti a bordo. Nei media: Nel manga e nell'anime One Piece, la nave pirata Going Merry, all'insaputa della ciurma, possiede un proprio Klabautermann, che aggiustò la barca quando era troppo danneggiata per proseguire. Dschinghis Khan nel 1982 ha pubblicato un single chiamato "Klabautermann" -Mystery Leviatano: Spoiler Leviatano l Leviatano (AFI: /levjaˈtano/; in ebraico: לִוְיָתָן?, livyatan; in ebraico tiberiense anche liwyāṯān, sempre col senso di "contorto, avvolto") è una creatura biblica. Si tratta di un terribile mostro marino dalla leggendaria forza presentato nell'Antico Testamento. Tale essere viene considerato come nato dal volere di Dio. La citazione più importante è nel Libro di Giobbe: « Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe. » (Giobbe 40:25-32, 41:1-26) Dal punto di vista allegorico, il Leviatano rappresenta spesso il caos primordiale, la potenza priva di controllo, benché biblicamente sia più spesso espressione della volontà divina e "simbolo della potenza del Creatore". Ipotesi di identificazione: Alcuni storici delle religioni identificano nel Leviatano un prestito tratto dalla religione babilonese e, più in particolare, dalla mostruosa dea Tiāmat, destinata a essere vinta dagli "dèi nuovi", fra cui Marduk. Alcuni commentatori ebraici della Bibbia attribuirono al Leviatano la forma di un coccodrillo. Ciò sembra essere stato ispirato dal culto egiziano per il dio-coccodrillo Sobek. Secondo alcuni miti egiziani della creazione sarebbe stato lui il primo essere a emergere dalle acque fangose del caos originario per creare il mondo. Il mito è suggerito dall'abitudine del coccodrillo del Nilo di restare immerso nel fango per apparire inaspettatamente al presentarsi di una preda. Filosofia: In filosofia il Leviatano (Leviathan) è un'opera di filosofia politica scritta da Thomas Hobbes nel 1651. Il Leviatano rappresenta simbolicamente lo Stato come un grande corpo le cui membra sono i singoli cittadini. Tale è il senso della copertina del trattato che raffigura il Leviatano contenente nei pezzi del suo vestito altrettanti cittadini-sudditi. Tale opera è considerata la teorizzazione e l'atto costitutivo dello stato assoluto moderno. L'autorità dello stato è pari alla porzione di libertà individuale che ognuno gli delega con la rinunzia, per vivere in pace, ad esercitare i corrispondenti diritti collegati a tale libertà. Nella Letteratura: La figura del mostro portò il filosofo inglese Thomas Hobbes a paragonare la sua forza con il potere assoluto dello Stato. Infatti nel suo celebre trattato di filosofia politica omonimo egli paragona il potere dello Stato alla devastante forza della creatura del mare, necessaria al mantenimento della pace e dell'ordine. Herman Melville nel celebre romanzo Moby Dick (o The Whale - la balena - 1851) cita più e più volte la figura del Leviatano incarnandola nel capodoglio, animale che secondo lui, per le sue immense proporzioni e la sua spaventosa potenza, più rappresenta questa figura mitologica. In ebraico moderno, la parola livyatan significa infatti "balena". Shakespeare nomina un leviatano in Sogno di una notte di mezza estate, atto II scena I, quando Oberon, tramando di somministrare a Titania una pozione d'amore, dice a Puck: "Portami questa pianta, e vedi di tornare / Prima che il leviatano abbia percorso a nuoto una lega". Zoologia: È stato chiamato Leviathan un genere di cetacei estinti, il cui primo esemplare è stato scoperto nel 2008 in Perù. La specie è denominata Leviathan melvillei. -Mystery Jinmenju: Spoiler Jinmenju Jinmenju o Ninmenju (人面樹 albero dalla faccia umana) è, secondo una leggenda folcloristica diffusa in Giappone, un albero che si trova nelle valli montane. Il frutto dell'albero si presenta con una testa umana. Non dice una parola, ma continua a ridere o sorridere. Si narra che se il frutto ride troppo, cade dall'albero. Caratteristiche: Gli alberi di Jinmenju si trovano nel sud dell'Asia orientale, e i frutti dell'albero vengono chiamati jinmenshi, o frutti dalla faccia di bambino. Questi maturano in autunno, e se vengono mangiati hanno un sapore dolce/amaro. Si dice che anche i semi di Jinmenju abbiano un volto umano, con occhi, orecchie, naso e bocca. Origini della leggenda: La leggenda del Jinmenju viene dalla Cina, ed è stata tramandata in seguito in Giappone, dove è stato considerato uno yōkai per la sua singolare natura. -Mystery Bestia di Enfield: Spoiler Bestia di Enfield La Bestia di Enfield è una creatura immaginaria usata talvolta in araldica. Descrizione: Viene rappresentata con testa di volpe, zampe anteriori simili a quelle di un'aquila, busto di levriero, parte inferiore del corpo come quella di un leone, mentre le zampe posteriori e la coda richiamano quelle del lupo. Possibili origini: La prima rappresentazione conosciuta della Bestia di Enfield appare sullo stemma del clan irlandese degli Ó Cellaigh (forma arcaica di O'Kelly). Gli Ó Cellaigh abitavano nel regno di Uí Maine e sono una delle tribù più documentate e citate negli annali dell'antica storia irlandese. La tradizione racconta che il re Tadhg Mór Ua Cellaigh, combattendo nella battaglia di Clontarf nel 1014, venne ferito a morte: dal mare, per proteggere il suo corpo prima della sepoltura, fuoriuscì la mitica bestia. La creatura è scolpita in molte antiche pietre tombali della famiglia O'Kelly presenti nell'abazia di Kilconnell (fondata nel 1353 dal re William Buidhe Ó Cellaigh) e nella vecchia chiesa di Cloonkeen. Usi moderni: La bestia in questione compare sulle divise delle forze dell'ordine della Municipalità di Enfield (oggi nota come London Borough of Enfield), in Inghilterra; tuttavia non ci sono documenti che accertino il collegamento storico della creatura con Enfield. Anche le due squadre di calcio locali, l'Enfield F.C. e l'Enfield Town F.C., hanno inserito la bestia nei loro stemmi ufficiali. In Australia, la bestia è presente nello stemma della cittadina di Enfield e sulle divise della fanfara locale. -Mystery Ziz: Spoiler Ziz Ziz è un termine che nella tradizione mitologica ebraica indica un uccello gigante, la creatura più straordinaria del cielo simile a un grifone. In altri racconti viene indicato col nome Bar Juchne o Bar-Yuchnei. Lo Ziz corrisponde al Behemoth e al Leviatano, le creature più straordinarie rispettivamente della terra e del mare. All'arrivo del Messia queste tre creature verrebbero arrostite per il banchetto escatologico. Secondo gli studiosi lo Ziz è il prodotto dell'inculturazione ebraica di altre tradizioni mitologiche e in particolare dello Anzû sumero e assiro-babilonese. Nella bibbia: Il termine compare due volte nei Salmi (Sal 50,11 e 80,13-14 o secondo la numerazione della Vulgata: Sal 49,11 e 79,13-14) e viene tradotto in italiano con perifrasi. Per esempio: "moltitudine degli animali della campagna" o "quel che si muove per la campagna" oppure "tutto ciò che si muove nei campi". Nella scrittura ebraica: Il nome Ziz, chiamato anche Ziz saddai (oppure Ziz saday, Ziz sadhay, Zīz śāday), compare nel Talmud babilonese (trattato Bava Batra), ma lo Ziz è indicato anche con altri appellativi, fra cui ben netz (figlio di falco), per cui viene immaginato come un gigantesco rapace. Il nome Bar Juchne è utilizzato in un altro racconto talmudico in cui un uccello gigantesco si accorse che il suo uovo era guasto e perciò lo lasciò cadere dal nido. Quando cadde al suolo e si ruppe, esalò tali sgradevoli odori che trecento alberi rinsecchirono e sessanta città furono inondate. Lo Ziz, che è presente anche nella Cabala, è talmente grande da poter nascondere il Sole con la sua apertura alare. Dio diede forma agli uccelli subito dopo aver creato i grandi animali acquatici e i pesci; la funzione dello Ziz quindi è di proteggere con la propria voce tutti gli uccelli più piccoli, che altrimenti sarebbero facile preda delle aquile e degli altri rapaci; quando lo Ziz fa udire la propria voce, allora i predatori sono presi dal timore che la sua grandezza incute, e rinunciano la caccia. Un'altra funzione dello Ziz è quella di proteggere il mondo dal vento che spira con forza da sud: spalancando infatti le sue ali, fa da scudo e trattiene il vento, che in caso contrario renderebbe secca e arida tutta la terra fertile. Delle sue dimensioni si dice che quando è posato sul suolo il suo capo possa toccare il cielo. Lo Ziz è un animale unico, ma secondo alcuni racconti esso depose all'inizio dei tempi un uovo che si schiuderà nel giorno del Giudizio. Altre versioni affermano che lo Ziz rinasca come la Fenice, ma grazie all'uovo e non al fuoco. Lo Ziz è presente anche nella letteratura ebraica infantile. -Mystery Spoiler Come me lo immagino io Uccello a tre zampe Spoiler Uccello a tre zampe L'uccello dotato di tre zampe è una creatura che appare frequentemente nella mitologia dell'Asia, dell'Asia Minore e del Nord Africa. Spesso, questo uccello impersona o rappresenta il sole. Le più antiche rappresentazioni di questa creatura fantastica si trovano nelle pareti di templi e piramidi dell'antico Egitto o sulle monete della Licia e della Panfilia. Cina: Nella mitologia cinese, il sole è rappresentato da un corvo dorato con tre zampe (金烏T, 金乌S, JīnwūP). Secondo il folklore, in origine esistevano dieci uccelli del sole, che vivevano appollaiati su di un gelso nel mare dell'est; ogni giorno, uno dei dieci uccelli veniva scelto per viaggiare intorno al mondo su di un carro guidato dalla dea Xihe, considerata la "madre del sole". La leggenda vuole che, intorno al 2170 a.C., tutti i dieci uccelli del sole partirono per il viaggio intorno al mondo nello stesso giorno, rischiando così di incendiare la Terra; l'arciere Houyi salvò tutti abbattendo nove corvi e lasciandone in vita uno solo. Nella mitologia cinese, il Fènghuáng (鳳凰T, 凤凰S) è l'equivalente dell'uccello a tre zampe, e se ne trovano tracce nell'arte e nella letteratura di quasi 7000 anni fa. Secondo le antiche scritture Erya, il Fenghuang ha il becco di un gallo, il muso di una rondine, la fronte di un pollo, il collo di un serpente, il petto di un'oca, la schiena di una tartaruga, le zampe di un cervo e la coda di un pesce. Anche se veniva comunemente rappresentato con due soli arti, esistono dipinti in cui ne ha tre. Quest'ultima versione è stata illustrata per la prima volta nell'iconografia relativa a Xi Wangmu (la Regina Madre dell'Ovest) nell'arte religiosa del periodo Han. Giappone: Nella mitologia giapponese, questa creatura è un corvo imperiale o un corvo indiano chiamato Yatagarasu (八咫烏), uccello di proprietà della dea del Sole Amaterasu. Lo Yatagarasu compare in antichi documenti giapponesi, come il Kojiki (古事記), in cui si narra anche che abbia combattuto e ucciso una bestia intenzionata a divorare il Sole, e che sia altresì il protettore dell'imperatore Jimmu. In molte occasioni, nell'arte giapponese questa creatura viene rappresentata con tre zampe, sebbene nel Kojiki non venga mai affermato che lo Yatagarasu ne abbia più di due. Oggi, la versione a tre zampe dello Yatagarasu è utilizzata come simbolo della federazione calcistica del Giappone. Corea: Nella mitologia coreana, questo uccello è conosciuto come Samjogo Kari-sae (hangul: 삼족오; hanja: 三足烏). Sotto la dinastia Goguryeo, il Samjogo era riconosciuto come un simbolo di potere, addirittura più potente del drago cinese e della fenice. L'uccello con tre zampe è uno degli emblemi che potrebbero sostituire la fenice nello stemma nazionale coreano, che verrà rivisitato nel 2008. Coniglio lunare: Spoiler Coniglio lunare Il coniglio lunare (in cinese 月兔S, yuètùP, in coreano 옥토끼?, oktokkiLR, in giapponese 月の兎 tsuki no usagi?) è una creatura immaginaria presente nella mitologia e nel folklore di molti paesi dell'Estremo Oriente, ed in particolare di Cina, Corea e Giappone. Si tratta per l'appunto di un coniglio che vivrebbe sulla Luna. Deve la sua origine ad una pareidolia comune in Asia (ma non in Occidente) per la quale è possibile vedere, negli avvallamenti della faccia illuminata della Luna piena, la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina. È una figura leggendaria molto presente nell'immaginario mitologico dell'Estremo Oriente, sebbene con alcune varianti: in Cina viene solitamente considerato un compagno della divinità lunare Chang'e, per la quale è incaricato di produrre l'elisir di lunga vita pestandone i componenti nel suo mortaio; nel folklore coreano e giapponese si limita invece a pestare il dolce di riso (in coreano tteok, in giapponese mochi) nel mortaio (in coreano 절구?, jeolguLR, in giapponese 臼 usu?). In tutti i casi, il suo mito si ricollega ad una antica fiaba buddhista, la Śaśajâtaka. In Cina viene anche chiamato coniglio di giada (玉兔S, yùtùP) o coniglio d'oro (金兔S, jīntùP), e la sua figura viene celebrata nella festività dedicata alla Luna e alla dea Chang'e, appunto la Festa della Luna (o Festa di metà autunno; 中秋節T, 中秋节S, ZhōngqiūjiéP). Storia: La più antica testimonianza del mito del coniglio lunare risale al Periodo dei regni combattenti, nell'antica Cina, ed è presente nel Chu Ci (楚辭T, 楚辞S, ChǔcíP), una raccolta di poesie cinesi composta durante la dinastia Han. In essa, viene menzionata la credenza per la quale sulla Luna, insieme ad un rospo, si troverebbe un coniglio occupato a sminuzzare nel suo pestello le erbe per l'immortalità. Una successiva menzione è riscontrabile nel Taiping yulan (太平御覽T, Tàipíng YùlǎnP, letteralmente "Letture imperiali dell'epoca Taiping") della dinastia Song. Leggenda: Nella mitologia, la ragione per cui un coniglio dovrebbe trovarsi sulla Luna è descritta nel Śaśajâtaka, una antica storia (in realtà una vera e propria favola, per gli standard occidentali) buddista, con intenti moralistici. In essa si narra di quattro amici animali, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio che, nel giorno sacro buddista di Uposatha (dedicato alla carità e alla meditazione) decisero di cimentarsi in opere di bene. Avendo incontrato un anziano viandante, sfinito dalla fame, i quattro si diedero da fare per procacciargli del cibo; la scimmia, grazie alla sua agilità, riuscì ad arrampicarsi sugli alberi per cogliere della frutta; la lontra pescò del pesce e lo sciacallo, sbagliando, giunse a rubare cibo da una casa incustodita. Il coniglio invece, privo di particolari abilità, non riuscì a procurare altro che dell'erba. Triste ma determinato ad offrire comunque qualcosa al vecchio, il piccolo animale si gettò allora nel fuoco, donando le sue stesse carni al povero mendicante. Questi, tuttavia, si rivelò essere la divinità induista Śakra e, commosso dall'eroica virtù del coniglio, disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna, perché fosse ricordata da tutti. La leggenda, il cui intento è celebrare le qualità buddiste del sacrificio e della carità portata avanti ad ogni costo, è ben nota in Cina e in Giappone, ed è conosciuta anche in versioni diverse: una di esse, popolare in Cina, vuole che sia stata la divinità Ch'ang Ô a salvare la coraggiosa bestiola dalle fiamme e a portarla con sé sulla Luna. In altre varianti cambia il numero e la specie dei compagni del coniglio, che vengono riferiti come una scimmia ed una volpe nella raccolta giapponese Konjaku Monogatarishū, scritta durante il Periodo Heian e che colleziona antiche storie indiane, cinesi o giapponesi, o una volpe e un orso in altre versioni. Immaginario moderno e contemporaneo: Creatura folkloristica molto popolare in Giappone, dove il racconto della sua leggenda così come la sua identificazione sulla superficie lunare sono popolari fra i bambini, il coniglio della Luna è spesso citato in numerose opere di finzione provenienti dal Sol Levante. Sono numerosissimi i riferimenti alla sua figura presenti nella vasta produzione nipponica di anime e manga. Fra di essi possono essere ricordate citazioni presenti in Dragon Ball, nel quale, in una delle prime storie, il protagonista Goku affronta un malvivente dall'aspetto di un coniglio antropomorfo, spedendolo infine sulla Luna; in Lamù, dove in alcuni degli ultimi episodi del manga è presente un curioso "coniglio spaziale", Inaba, il cui compito è forgiare le chiavi del destino; nelle mini-avventure di Ener nel manga One Piece, quando questi atterra sulla Luna, vi trova degli esseri simili a roditori che poi sottometterà al suo volere; ne I Cavalieri dello Zodiaco, durante la corsa lungo le 12 case dei Gold Saints viene narrata in breve la favola del coniglio lunare e viene paragonato a Shun (Andromeda) per via del suo profondo senso del sacrificio, inoltre nel sequel Saint Seiya - Next Dimension - Myth of Hades le guerriere della dea Artemide (chiamate Satelliti) portano sugli elmi delle orecchie da coniglio. La citazione più nota si trova però nel popolarissimo anime e manga Sailor Moon, nel quale il nome originale della protagonista è Usagi Tsukino, la cui pronuncia è identica al termine giapponese per "coniglio della Luna", sebbene scritto in modo diverso (月野うさぎ?)[1]. È presente anche nel più recente manga Crazy Zoo, dove uno dei protagonisti è trasformato in un coniglio che è appunto il coniglio lunare. Riferimenti a questa leggenda vi sono anche nei videogiochi Dark Cloud e Dark Chronicle (tutti i conigli in entrambi i giochi vengono dalla Luna e uno dei livelli di Dark Cloud è ambientato su di essa). Inoltre, il sesto livello del gioco Gokujyō Parodius è ambientato sulla Luna, la quale ospita una fabbrica con martelloni che pestano il mochi, numerosi conigli e il boss finale è una sagoma di una ragazza in kimono con orecchie da coniglio che potrebbe essere una rappresentazione di Chang'e. Nel videogioco/anime Inazuma Eleven GO: Chrono Stone, uno dei personaggi principali, Fey Rune, è ispirato alla leggenda del coniglio lunare. Nei videogame Final Fantasy IV e Final Fantasy IV: The After Years, una razza di conigli vagamente umanoidi chiamata Cantaway può essere incontrata in una grotta sulla luna. In Touhou Project i conigli lunari sono una specie di yokai che vive sulla luna. Inoltre, questi sono spesso rappresentati a preparare il mochi. Infine nel commovente indie game "to the moon", i protagonisti nell'infanzia vedono nella luna un coniglio e successivamente in età adulta, l'amata disseminerà la loro casa di conigli origami per ricordare lui quell'episodio. Al di fuori dell'animazione giapponese, il coniglio lunare viene menzionato anche in una scherzosa conversazione tra l'equipaggio dell'Apollo 11 e lo staff della base statunitense di Houston, poco prima dello storico allunaggio: in essa, un addetto NASA ricordava agli astronauti del modulo la leggenda di Chang'e e del coniglio che avrebbero dovuto vivere sulla Luna; al che Michael Collins rispose: "Okay, we'll keep a close eye for the bunny girl" ("Ok, terremo gli occhi aperti per la coniglietta"). L'Agenzia Spaziale Cinese ha scelto il nome 玉兔 (Yutu, coniglio di giada) per il rover lunare trasportato sulla Luna nel corso della missione spaziale Chang'e 3. Yutu ha esplorato il cratere Sinus Iridum per oltre un anno, dal dicembre 2013 al marzo 2015. Il cantautore italiano Angelo Branduardi ha composto una canzone ispirata alla leggenda orientale, intitolata La lepre nella luna e contenuta nel suo album del 1977 La pulce d'acqua. La band inglese Happy Graveyard Orchestra ha dedicato il brano Moon Rabbit alla leggenda. -Mystery Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Fenrir Inviato 9 gennaio, 2017 Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 @HeartGold bellissima l'immagine scelta *^* e grazie per la menzione <33 Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 9 gennaio, 2017 Autore Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 1 minuto fa, Fenrir ha scritto: @HeartGold bellissima l'immagine scelta *^* e grazie per la menzione <33 Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Matto_Metafisico Inviato 9 gennaio, 2017 Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 Bellissima la parte in cui fenrir si pappa odino. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Futuro Inviato 9 gennaio, 2017 Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 Quanto é il limite massimo di sbavo dopo aver letto questa discussione? :Q_____ attendo altro adesso Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 9 gennaio, 2017 Autore Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 Adesso, BurningHeart ha scritto: Quanto é il limite massimo di sbavo dopo aver letto questa discussione? :Q_____ attendo altro adesso avendo pure scuola penso pubblicherò una creatura la settimana. ^^" Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Futuro Inviato 9 gennaio, 2017 Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 Adesso, HeartGold ha scritto: avendo pure scuola penso pubblicherò una creatura la settimana. ^^" benissimo! Sono curioso di sapere quale altra creatura vedremo Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
R0T0MM0 Inviato 9 gennaio, 2017 Condividi Inviato 9 gennaio, 2017 Interessante discussione!Non mi erano mai interessati questi tipi di racconti mitologici ma a dir il vero sono molto belli! Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 11 gennaio, 2017 Autore Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 Cerbero Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso degli inferi, su cui regnava il dio Ade. È un mostruoso cane a tre teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto di velenosissimi serpenti. Il suo compito era impedire ai vivi di entrare ed ai morti di uscire. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Futuro Inviato 11 gennaio, 2017 Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 3 minuti fa, HeartGold ha scritto: Cerbero Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso degli inferi, su cui regnava il dio Ade. È un mostruoso cane a tre teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto di velenosissimi serpenti. Il suo compito era impedire ai vivi di entrare ed ai morti di uscire. Mitologia: Cerbero è figlio di Tifone e di Echidna e quindi fratello dell'Idra, di Ortro e della Chimera. Cerbero è un mastino gigantesco e sanguinario che emette dalle fauci dei latrati che scoppiano come tuoni. Le dodici Fatiche di Eracle. Nell'ultima e più dura delle sue dodici fatiche, Eracle è costretto a combattere e sconfiggere il feroce cane Cerbero per portarlo a Micene da Euristeo. L'eroe non lo uccide, ma dimostra di averlo sconfitto in combattimento. In questa impresa Eracle si fece aiutare da Ermes e da Atena. Dopo aver ottenuto da Ade il permesso di portarlo via Eracle incatenò il mostro e lo portò con sé a Tirinto, dopo di che lo ricondusse nuovamente nell'Ade dove Cerbero tornò ad esserne il guardiano. Araldica: In araldica, il cerbero è una figura immaginaria del tutto corrispondente alla sua raffigurazione mitologica: un cane tricefalo dalle gole spalancate, la coda di drago e con teste di serpente sul dorso. Alcune raffigurazioni utilizzano i serpenti come chioma. In alcuni stemmi il cerbero (guardia feroce della città infernale) allude al cognome Medico che vigila a che nessuno entri nella città dei malati. L'eventuale collare simboleggia la sottomissione del medico alla sua missione. Letteratura: Amore e Psiche: Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne L'Asino d'oro di Apuleio, l'eroina (Psiche) è costretta a compiere un viaggio agli inferi e deve affrontare (all'entrata e all'uscita) Cerbero. Eneide: "L'enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all'antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l'afferra e sdraiato per terra illanguidisce l'immane dorso e smisurato si stende in tutto l'antro. Enea sorpassa l'entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo". Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea ed è ammansito dalla Sibilla che gli getta un'offa (focaccia) di miele intrisa di erbe soporifere. Cerbero la afferra con fame rabbiosa ed è forse il motivo per cui nella tradizione medievale era talvolta interpretato come immagine del peccato di gola. Divina Commedia: La figura mitologica di Cerbero è presente anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove esso vigila l'accesso al terzo cerchio dell'Inferno, quello di coloro che peccarono di incontinenza riguardo alla gola. Nella rappresentazione dantesca la figura di questo mostro mitologico si fonde con l'ideologia del fantastico di stampo medievale (in cui prevalgono significati simbolici) i cui particolari realistici danno una straordinaria vivacità. Le interpretazioni allegoriche di questo personaggio nella Commedia sono tre: le tre teste indicherebbero i tre modi del vizio di gola: secondo qualità, secondo quantità, secondo continuo (cioè mangiare in continuazione senza preoccuparsi né della qualità né della quantità). Bello bello! Adoro la mitologia greca. Cerbero é un must. Soprattutto il fatto che ci sono illustrate le varie fonti in cui viene citato e come lo rappresentano è davvero bello e utile Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Groudon17 Inviato 11 gennaio, 2017 Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 Bella discussione, mi piacciono le leggende e i miti vari, soprattutto se parlano di animali. Poi le immagini che hai scelto sono molto belle. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 11 gennaio, 2017 Autore Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 Bakeneko Il bakeneko è uno yokai (una creatura soprannaturale della mitologia giapponese) evolutasi da un gatto ed in possesso di abilità metamorfiche simili a quelle di kitsune e tanuki. Spesso viene confuso con il "cugino" nekomata in cui il tradizionale legame tra gatto e defunti risulta più forte. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
NomeProvvisorio Inviato 11 gennaio, 2017 Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 Davvero molto interessante! Innanzitutto a me piace un sacco la mitologia. Inoltre le descrizioni sono davvero ben fatte! Complimenti! Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 11 gennaio, 2017 Autore Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 Adesso, Lucario ha scritto: Davvero molto interessante! Innanzitutto a me piace un sacco la mitologia. Inoltre le descrizioni sono davvero ben fatte! Complimenti! grazie. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Fenrir Inviato 11 gennaio, 2017 Condividi Inviato 11 gennaio, 2017 Quanta bella roba sorellina *^* Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Spyro190 Inviato 12 gennaio, 2017 Condividi Inviato 12 gennaio, 2017 Su Wikipedia rendono meglio. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
TheDarkCharizard Inviato 12 gennaio, 2017 Condividi Inviato 12 gennaio, 2017 Chi l'avrebbe mai detto che @Fenrir è un Lupo Gigante (meglio stare attenti )! Molto belle le descrizioni! Consiglio anche lo Yamatano no Orochi (o come cavolo si scrive)! Progetto Pokeleague:Sconfiggili tutti Capopalestra Drago Capo Drago del progetto Pokeleague 2019 (PokéFusion by @Deku-) Medaglia Lóng Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Fenrir Inviato 12 gennaio, 2017 Condividi Inviato 12 gennaio, 2017 17 minuti fa, TheDarkCharizard ha scritto: Chi l'avrebbe mai detto che @Fenrir è un Lupo Gigante (meglio stare attenti )! Molto belle le descrizioni! Consiglio anche lo Yamatano no Orochi (o come cavolo si scrive)! Schede fatte bene e interessanti,comunque per chi mi ha visto ha notato che sono 1,96 xD Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 16 gennaio, 2017 Autore Condividi Inviato 16 gennaio, 2017 Fenice La fenice è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne qualcosa di diverso, cioè la fenice. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. Contrariamente alle "fenici" di tutte le altre civiltà, quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino; inoltre non risorgeva dalle fiamme (come nel mito greco e miti successivi) ma dalle acque. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Hero Inviato 8 settembre, 2017 Condividi Inviato 8 settembre, 2017 Kelpie Il kelpie è uno spirito maligno in grado di assumere la forma di un cavallo bianco e proviene dal folclore celtico, e si crede infesti i laghi ed i fiumi della Scozia e dell'Irlanda. È presente anche nel folclore scandinavo, dove è noto con il nome di Bäckahästen (il cavallo di fiume), e nell'Isola di Man, dove è noto con il nome di Alastyn. Storia e mitologia In Scandinavia, il cavallo di fiume è una variante delle Nix, uno spirito d'acqua che assume forma umana. Esso viene spesso descritto come un magnifico cavallo bianco che appare in prossimità dei fiumi, soprattutto nelle giornate nebbiose; si riconosce subito dalla coda e dalla criniera bagnata. Chiunque vi monti in groppa non è più in grado di scendere. Il cavallo salta allora nel fiume gettando in acqua il suo passeggero. Questo demone a volte si presenta con tanto di finimenti e aratro al seguito, forse come ulteriore tentazione nei confronti degli esseri umani. Il kelpie appare a volte in forma di un uomo molto villoso in grado di afferrare i malcapitati viaggiatori e stritolarli, ma il più delle volte esso prende la forma di un mite cavallo bianco. In tale forma esso cerca di convincere i viandanti a montargli in groppa per poi disarcionarli o trascinarli in acqua. Fatto questo il kelpie scompare provocando enormi lampi toccando l'acqua con la sua coda. Esso a volte si accoppia con i normali cavalli ed i puledri così ottenuti sono dei cavalli straordinariamente veloci. Il kelpie è anche in grado di preannunciare l'avvento di una tempesta segnalandola con ululi e lamenti, per questo si dice che a volte può anche rivelarsi un essere benevolo. La tradizione popolare afferma che chiunque sia in grado di imbrigliare un kelpie cavalcherà magnificamente per tutta la vita. In Australia, non è altrettanto benevolo, poiché non si limita a essere burlone, infatti spesso divora il malcapitato dopo averlo trascinato in acqua, e questo può succedere anche in mare. Spiegazione naturalistica Secondo il naturalista Svedese Bengt Sjögren Sc, le attuali leggende di avvistamenti di mostri lacustri e fluviali come quello del celebre Mostro di Loch Ness sono associabili alle antiche leggende dei kelpie. Sjögren afferma che le leggende su queste creature sono mutate nel corso del tempo, mentre gli antichi racconti parlavano di apparizioni di esseri simili a cavalli, essi sono ora diventati degli esseri più “realistici” e “moderni” e si sono adeguati alla scoperta dei dinosauri e dei grandi rettili acquatici. Per questo motivo gli animali leggendari di oggi sono molto spesso identificabili con animali preistorici come il Plesiosauro. Nei media Nel libro Water Horse si parla di un kelpie di nome "Crusoe" che diventerà il ben più famoso Nessie. Inoltre, in "Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli", Newton Scamander scrive che il Mostro di Loch Ness è effettivamente un kelpie che si diverte a prendere per il naso i Babbani. Klabautermann Klabautermann è lo spirito protettore delle navi, che secondo una leggenda diffusa nel Mar Baltico risiederebbe nelle navi che vengano "trattate bene"; di queste proteggerebbe sia la struttura che l'equipaggio (ed anche i pescatori). Lo si raffigura con in mano un martello e coperto con la cerata gialla dei marinai ed un berretto marinaro di lana. Si è supposta un'etimologia riferita al verbo basso tedesco kalfatern (calafatare)[1], cioè all'operazione di sigillare protettivamente le parti dello scafo per impedirne l'allagamento. Ci sono anche rappresentazioni negative, che lo vedono responsabile degli inconvenienti a bordo. Nei media Nel manga e nell'anime One Piece, la nave pirata Going Merry, all'insaputa della ciurma, possiede un proprio Klabautermann, che aggiustò la barca quando era troppo danneggiata per proseguire. Dschinghis Khan nel 1982 ha pubblicato un single chiamato "Klabautermann" Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Hero Inviato 8 settembre, 2017 Condividi Inviato 8 settembre, 2017 LEVIATANO l Leviatano (AFI: /levjaˈtano/; in ebraico: לִוְיָתָן?, livyatan; in ebraico tiberiense anche liwyāṯān, sempre col senso di "contorto, avvolto") è una creatura biblica. Si tratta di un terribile mostro marino dalla leggendaria forza presentato nell'Antico Testamento. Tale essere viene considerato come nato dal volere di Dio. La citazione più importante è nel Libro di Giobbe: « Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe. » (Giobbe 40:25-32, 41:1-26) Dal punto di vista allegorico, il Leviatano rappresenta spesso il caos primordiale, la potenza priva di controllo, benché biblicamente sia più spesso espressione della volontà divina e "simbolo della potenza del Creatore". Ipotesi di identificazione Alcuni storici delle religioni identificano nel Leviatano un prestito tratto dalla religione babilonese e, più in particolare, dalla mostruosa dea Tiāmat, destinata a essere vinta dagli "dèi nuovi", fra cui Marduk. Alcuni commentatori ebraici della Bibbia attribuirono al Leviatano la forma di un coccodrillo. Ciò sembra essere stato ispirato dal culto egiziano per il dio-coccodrillo Sobek. Secondo alcuni miti egiziani della creazione sarebbe stato lui il primo essere a emergere dalle acque fangose del caos originario per creare il mondo. Il mito è suggerito dall'abitudine del coccodrillo del Nilo di restare immerso nel fango per apparire inaspettatamente al presentarsi di una preda. Filosofia In filosofia il Leviatano (Leviathan) è un'opera di filosofia politica scritta da Thomas Hobbes nel 1651. Il Leviatano rappresenta simbolicamente lo Stato come un grande corpo le cui membra sono i singoli cittadini. Tale è il senso della copertina del trattato che raffigura il Leviatano contenente nei pezzi del suo vestito altrettanti cittadini-sudditi. Tale opera è considerata la teorizzazione e l'atto costitutivo dello stato assoluto moderno. L'autorità dello stato è pari alla porzione di libertà individuale che ognuno gli delega con la rinunzia, per vivere in pace, ad esercitare i corrispondenti diritti collegati a tale libertà. Nella Letteratura La figura del mostro portò il filosofo inglese Thomas Hobbes a paragonare la sua forza con il potere assoluto dello Stato. Infatti nel suo celebre trattato di filosofia politica omonimo egli paragona il potere dello Stato alla devastante forza della creatura del mare, necessaria al mantenimento della pace e dell'ordine. Herman Melville nel celebre romanzo Moby Dick (o The Whale - la balena - 1851) cita più e più volte la figura del Leviatano incarnandola nel capodoglio, animale che secondo lui, per le sue immense proporzioni e la sua spaventosa potenza, più rappresenta questa figura mitologica. In ebraico moderno, la parola livyatan significa infatti "balena". Shakespeare nomina un leviatano in Sogno di una notte di mezza estate, atto II scena I, quando Oberon, tramando di somministrare a Titania una pozione d'amore, dice a Puck: "Portami questa pianta, e vedi di tornare / Prima che il leviatano abbia percorso a nuoto una lega". Zoologia È stato chiamato Leviathan un genere di cetacei estinti, il cui primo esemplare è stato scoperto nel 2008 in Perù. La specie è denominata Leviathan melvillei. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
evilespeon Inviato 8 settembre, 2017 Condividi Inviato 8 settembre, 2017 belle le descrizioni e le immagini di tutte le creature,davvero interessante complimenti per l'idea TEAM 0 RULES...J0IN THE P0KECLUB TEAM 0 UNIC0 PREMIO VINTO IN UN GDR FIN ORA...DOVEVO RIMETTERLO XD espon gif by @SlowHandBoy0...ditemi perche si chiama cosi please XD @Alemat è mio rivale e mi frega i pikachu ma ora è contento che è stato citato XD ragalino by @Porygatto (visitate la sua gallery) quanto carino pikachu che imita lotad Sprite by @Vale (visitate la sua gallery) Doll fantastiche fatte da my rival giallo @Alemat espeon compleanno espeon compleanno animata espeon di natale Espeon di natale is finally real XD elfilin super cute from kirby and the forgotten land by @Alemat doll ufficiale (anche se il rival dice di no XD) del mio disegno riolu kart by @Alemat eevee che evolve in espi by my rival @Alemat Evilespeon bossa team0 version gdr (versione icon) by @Silvercenturion Evilespeon bossa team 0 version gdr (versione sprite) by @Silvercenturion il trio politico (io, @Alemat e @Quasar) è qui Sprite by @Alemat tatsugiri di zeria by @Macca zeria e repubblica gialla sushide version,ci vogliamo bene in realtà siamo aleati u.u Lo sguardo sospetto succede solo alcune volte XD quello di repubblica guarda con sospetto lo zeriano per capire che combina coi pikachu e quello zeriano guarda con sospetto quello di repubblica gialla per capire se gli ha fregato dei pikachu per liberarli XD E comunque quello è uno sguardo d'affetto u.u sprite sempre by @Macca il trio politico e togeticplz in posa,sprite by rival giallo @Alemat Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Natural_24 Inviato 8 settembre, 2017 Condividi Inviato 8 settembre, 2017 On Monday, January 09, 2017 at 19:51, HeartOfIce ha scritto: Cos'è un Bestiario? Il bestiario è una raccolta di testi che descrivono gli animali. Nel Medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglieva brevi descrizioni di creature (reali o fantastiche). Io ho intenzione di parlarvi delle creature mitologiche e delle loro storie. Fenrir: Apri contenuto nascosto Fenrir Vorrei iniziare questo bestiario parlandovi di una delle mie creature mitologiche preferite, Fenrir. (Anche in onore a mio fratello @Fenrir) Fenrir è un gigantesco lupo della mitologia norrena, nato dall'unione del Dio Loki e la gigantessa Angrboða , assieme alla regina degli inferi Hel e al Miðgarðsormr. Esso viene generato nella Járnviðr (foresta di ferro), luogo da cui provengono anche i due lupi Sköll e Hati. Fenrir è un lupo particolare: esattamente come il padre, possiede un'intelligenza fuori dal comune, riuscendo persino a parlare, rendendosi quindi un avversario forte sia fisicamente che mentalmente. Il lupo incatenato. Quando gli dei seppero che Fenrir veniva allevato assieme a Hel e il Miðgarðsormr a Jötunheimr (la terra dei giganti) decisero di farlo portare al loro cospetto perchè Odino decidesse cosa farne: le profezie dicevano che da simili creature non sarebbero venute che disgrazie. Mentre Hel fu inviata a regnare negli inferi, e il Miðgarðsormr inabissato sul fondo dell'oceano, non sapendo che fare con Fenrir, gli Dei lo tennero presso di loro. Il lupo cresceva sempre più, sia in ferocia che dimensioni, tanto che solo il dio Týr (noto per il suo coraggio) osava dargli da mangiare. Fu quindi presa la decisione di incatenarlo, ma l'impresa non sembrava facile. Gli dei prepararono una catena, e proposero al lupo di farsi legare per misurare la sua forza nel tentativo di romperla. Ma Fenrir la spezzò con facilità, e lo stesso avvenne con una seconda catena più robusta. Nel frattempo Fenrir continuava a crescere. Allora gli Dei mandarono Skìrnir nello Svartálfaheimr (il regno degli elfi scuri) perché chiedesse a certi nani di preparare una catena magica. La catena magica (chiamata Gleipnir) fu costruita con questi elementi: rumore del passo del gatto, barba di donna, radici di montagna, tendini d'orso, respiro di pesce, saliva di uccello. Sia alla vista che al tatto sembrava un nastro di seta ma in realtà nessuno avrebbe potuto spezzarla. Gli Dei andarono sull'isola Lyngvi e lì convocarono Fenrir. Ma il lupo, al vedere quella catena dall'aspetto tanto fragile, si fece sospettoso, perché temeva qualche incantesimo o un inganno. Dopo una breve discussione, accetta di essere legato, ma ad una condizione: nessuno avrebbe usato Gleipnir finché qualcuno avrebbe posato la mano sulla sua bocca, come segno di fedeltà al patto. Týr accetta, e pur sapendo che così la sua mano sarebbe stata quasi sicuramente sacrificata, si fa avanti. Ed effettivamente Fenrir, nonostante impegnasse tutta la sua tremenda forza, non riuscì a liberarsi dalla catena magica, tanto che tutti gli Dei scoppiarono a ridere, ad eccezione di Týr, cui Fenrir mozzò all'istante la mano. Fu quindi presa l'estremità della catena (chiamata Gelgja) e fissata al suolo con due massi (di nome Gjöll e e Þviti). Cerbero: Apri contenuto nascosto Cerbero Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell'ingresso degli inferi, su cui regnava il dio Ade. È un mostruoso cane a tre teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto di velenosissimi serpenti. Il suo compito era impedire ai vivi di entrare ed ai morti di uscire. Mitologia: Cerbero è figlio di Tifone e di Echidna e quindi fratello dell'Idra, di Ortro e della Chimera. Cerbero è un mastino gigantesco e sanguinario che emette dalle fauci dei latrati che scoppiano come tuoni. Le dodici Fatiche di Eracle. Nell'ultima e più dura delle sue dodici fatiche, Eracle è costretto a combattere e sconfiggere il feroce cane Cerbero per portarlo a Micene da Euristeo. L'eroe non lo uccide, ma dimostra di averlo sconfitto in combattimento. In questa impresa Eracle si fece aiutare da Ermes e da Atena. Dopo aver ottenuto da Ade il permesso di portarlo via Eracle incatenò il mostro e lo portò con sé a Tirinto, dopo di che lo ricondusse nuovamente nell'Ade dove Cerbero tornò ad esserne il guardiano. Araldica: In araldica, il cerbero è una figura immaginaria del tutto corrispondente alla sua raffigurazione mitologica: un cane tricefalo dalle gole spalancate, la coda di drago e con teste di serpente sul dorso. Alcune raffigurazioni utilizzano i serpenti come chioma. In alcuni stemmi il cerbero (guardia feroce della città infernale) allude al cognome Medico che vigila a che nessuno entri nella città dei malati. L'eventuale collare simboleggia la sottomissione del medico alla sua missione. Letteratura: Amore e Psiche: Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne L'Asino d'oro di Apuleio, l'eroina (Psiche) è costretta a compiere un viaggio agli inferi e deve affrontare (all'entrata e all'uscita) Cerbero. Eneide: "L'enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all'antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l'afferra e sdraiato per terra illanguidisce l'immane dorso e smisurato si stende in tutto l'antro. Enea sorpassa l'entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo". Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea ed è ammansito dalla Sibilla che gli getta un'offa (focaccia) di miele intrisa di erbe soporifere. Cerbero la afferra con fame rabbiosa ed è forse il motivo per cui nella tradizione medievale era talvolta interpretato come immagine del peccato di gola. Divina Commedia: La figura mitologica di Cerbero è presente anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove esso vigila l'accesso al terzo cerchio dell'Inferno, quello di coloro che peccarono di incontinenza riguardo alla gola. Nella rappresentazione dantesca la figura di questo mostro mitologico si fonde con l'ideologia del fantastico di stampo medievale (in cui prevalgono significati simbolici) i cui particolari realistici danno una straordinaria vivacità. Le interpretazioni allegoriche di questo personaggio nella Commedia sono tre: le tre teste indicherebbero i tre modi del vizio di gola: secondo qualità, secondo quantità, secondo continuo (cioè mangiare in continuazione senza preoccuparsi né della qualità né della quantità). Bakeneko: Apri contenuto nascosto Bakeneko Il bakeneko è uno yokai (una creatura soprannaturale della mitologia giapponese) evolutasi da un gatto ed in possesso di abilità metamorfiche simili a quelle di kitsune e tanuki. Spesso viene confuso con il "cugino" nekomata in cui il tradizionale legame tra gatto e defunti risulta più forte. Tradizionalmente un gatto può diventare un bakeneko se raggiunge un'età molto avanzata o un peso particolarmente elevato (si parla di esemplari che, una volta uccisi, raggiungevano il metro e mezzo di lunghezza), tuttavia vi sono racconti su gatti trasformatisi dopo essere stati nutriti in una casa per diversi anni o per l'attaccamento al proprio padrone. Solitamente un bakeneko ha l'aspetto di un comune gatto ma di dimensioni molto maggiori, ha la capacità di camminare sulle zampe posteriori, di creare spettrali sfere di fuoco e di assumere sembianze umane (spesso mantenendo tratti felini); nel caso si trasformi in una donna viene solitamente chiamato nekomusume. A volte, può persino arrivare a divorare una persona per sostituirsi ad essa. Come molti yōkai poi, il bakeneko ha la tendenza a rubare l'olio dalle lampade delle case: questa caratteristica potrebbe fondare le sue radici nel fatto che gli Andon (tradizionali lampade giapponesi di carta) erano spesso alimentati con olio di sarde. Il mito: In un famoso racconto il vecchio gatto di un uomo di nome Takasu Genbei scomparve improvvisamente. Nello stesso periodo la madre dell'uomo cambiò completamente carattere, diventando schiva e scontrosa al punto da consumare i suoi pasti sempre da sola rinchiusa nella propria stanza. Quando i familiari (preoccupati) decisero di spiarla, non videro un essere umano ma un mostro dalle sembianze feline che mangiava su una carcassa animale. Ripugnato, Takasu decise allora di uccidere la creatura dalle sembianze di sua madre, che, trascorso un giorno, riprese l'aspetto del vecchio gatto di cui non aveva più notizie. Successivamente, sotto al tatami della stanza furono ritrovate le ossa sbiancate dell'anziana donna. Un altro racconto dell'era Anei parla di un certo Hirase di Sakai (città dell'odierna prefettura di Osaka). Di notte, mentre era intento a leggere un libro nella sua stanza, sentì aprirsi all'improvviso la porta alle sue spalle e (prima che potesse fare qualsiasi cosa) da essa entrò un braccio mostruoso che lo afferrò per i capelli. Spaventato, Hirase riuscì a colpire il braccio con la propria katana, facendo fuggire il proprietario. Il mattino dopo, in giardino, Hirase ritrovò l'arto che l'aveva attaccato, constatando che aveva l'aspetto di un enorme zampa felina. Da altri racconti, invece, emerge il rapporto che i bakeneko hanno con il mondo dei morti ed il forte legame coi propri padroni, conservato anche dopo la trasformazione. Secondo uno di questi, durante un corteo funebre apparve un mostro d'aspetto felino che (scendendo dal cielo) trafugò il cadavere per poi sparire con esso. In seguito si scoprì che era il gatto appartenuto al defunto che si era trasformato in bakeneko. Potrebbe basarsi su questo fatto l'abitudine popolare di non far uscire di casa o (come accade a Tsushima) di rinchiudere in apposite gabbie i gatti il cui padrone sia morto da poco tempo. influenza culturale: Nella maggior parte delle opere moderne (che siano romanzi, film, manga, anime o videogiochi) il ruolo mitologico del bakeneko è stato assorbito nella figura della più popolare kitsune. Tuttavia la nekomusume gode di una popolarità particolare nella cultura giapponese moderna, dove il costume con attributi felini, detto nekomimi è una delle forme di cosplay più popolari, fino ad essere ormai considerato tra gli otaku un'autentica fantasia erotica. Fenice: Apri contenuto nascosto Fenice La fenice è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne qualcosa di diverso, cioè la fenice. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. Contrariamente alle "fenici" di tutte le altre civiltà, quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino; inoltre non risorgeva dalle fiamme (come nel mito greco e miti successivi) ma dalle acque. Nei miti greci (ma non solo) era un favoloso uccello sacro infatti assomigliava ad un'aquila reale, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata. Il motto della fenice è Post fata resurgo ("dopo la morte torno ad alzarmi"). Pochissimi storici si domandano se sia esistita la fenice, facendo riferimento alle opere dei poeti romani, considerandola nulla di più di un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio-Sole. Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora governata dagli Assiri. Gli antichi la identificavano col fagiano dorato (tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturata una), nella Bibbia, con l'ibis o col pavone; altri, con l'airone rosso o l'airone cenerino, basandosi sull'abitudine degli antichi egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cenerino sopra il salice sacro di Eliopoli, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza. Come l'airone che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il ba ("l'anima") del dio del sole Ra, di cui era l'emblema. E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all'origine dei tempi sorse dal Caos acquatico. La morte e resurrezione Secondo una versione del mito, la principale, l'araba fenice è divenuto il simbolo della morte e risurrezione; si dice infatti "come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri". Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma. Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo grande quanto era in grado di trasportarlo. Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme. Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo) che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni, dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Eliopoli e si posava sopra l'albero sacro. La storia. Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro della Bibbia, l'Esodo (VIII secolo a.C.). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo: « Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila. » Proprio a questo resoconto di Erodoto dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Ovidio, nelle Metamorfosi, ci narra della fenice, uccello che, giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depone le sue membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma o a una quercia e spira. Dal suo corpo nasce poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasporta il nido nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole. Ovidio dice: « ... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla e il sepolcro del genitore) e lo porta alla città di Eliopoli in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole. » Eliopoli, dove i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi passati. In quest'ottica, la Fenice era il nuovo profeta/messia che "distruggeva" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova Religione dai resti della precedente. Tacito arricchisce la storia, scrivendo che la giovane fenice solleva il corpo del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole. Altri scrittori descrivono come la fenice morta si trasformi in un uovo, prima di essere portata verso il Sole. Il Fisiologo, primo bestiario cristiano, cita il favoloso uccello: « IX) La fenice C'è un altro volatile che è detto fenice. Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua figura, e dice nel Vangelo: «Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta». Per queste parole i Giudei si erano scandalizzati e volevano lapidarlo. C'è dunque un uccello, che vive in alcune zone dell'India, detto fenice. Di lui il Fisiologo ha detto che, trascorsi cinquecento anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano e si profuma nuovamente entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote ha avvertito questo segnale, entra e carica l'altare di sarmenti di legno. Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull'altare, si alza e, circondandosi di profumi, un fuoco si accende da solo e da solo si consuma. Poi, un altro giorno, giunse un sacerdote e, dopo aver bruciato la legna che aveva collocato sopra l'altare, trovò qui, osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore. Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo il sacerdote tornò a vedere e notò che l'uccellino era divenuto un uccello fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo luogo antico. Se invero questo uccello ha il potere di morire e di nuovo di rivivere, nel modo in cui gli uomini stolti si adirano per la parola di Dio, tu hai il potere come vero uomo e vero figlio di Dio, hai il potere di morire e di rivivere. Dunque come ho detto prima, l'uccello prende l'aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell'Antico Testamento, come egli stesso disse: «Non sono venuto ad eliminare la legge, ma ad adempierla». E di nuovo: «Così sarà ogni scrittore dotto nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro » La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché del compimento della Trasmutazione Alchemica Già simbolo della Sapienza divina, intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte. Dante Alighieri così descrive la Fenice: « che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo appressa erba né biada in sua vita non pasce, ma sol d'incenso lacrima e d'amomo, e nardo e mirra son l'ultime fasce. » Al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una fenice", per indicare qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, secondo il ben noto detto di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III): « Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. » Astronomia La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi). La fenice nel mondo Cina: «Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al sogno dell'immortalità» I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti "I quattro Spiritualmente-dotàti") che presiedono i destini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati, pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre bianca) o Ki-Lin (l'unicorno) per l'Ovest, Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord, Long (il drago) per l'Est, e per il Sud Feng (la Fenice) Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng. Era la personificazione delle forze primordiali dei Cieli Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese e che il suo corpo fosse una mistura dei sei corpi celesti Il Feng viene a volte dipinto con una sfera di fuoco che rappresenta il sole, ed è chiamato "l'uccello scarlatto": l'imperatore di tutti gli uccelli. Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole", vive nel Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. Appare soltanto in tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui. Diversamente dal Benu, il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia India: Nella cultura induista e buddista, la Fenice si chiama Garuda. Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita coscienza. Narra la leggenda indù che Kadru, madre di tutti i serpenti, combatté con la madre di Garuda, imprigionandola. Garuda andò quindi a recuperare del Soma, che lo rese immortale, per liberare sua madre da Kadru. Viṣṇu, colpito da ciò, lo scelse come avatar (l'incarnazione terrestre) o destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga (la famiglia dei serpenti e dei draghi), e ne ammazzava uno al giorno per pranzo. Poi però un principe buddista gli insegnò l'astinenza, e Garuda riportò in vita le ossa di molti dei serpenti che aveva ucciso. Giappone: In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura (storpiatura del nome sanscrito Garuda): è un'enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che ne coronano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era. Nel brand "Pokémon", "Ho-oh" è evidentemente una rappresentazione della fenice, non solo per il nome banalmente anagrammato, ma anche per il suo aspetto che è facilmente riconducibile a quello di una fenice nell'immaginario collettivo. Inoltre la comparsa, seppur fugace, di questo pokémon nel primissimo episodio della serie animata è decisamente in linea con il significato dell'animale che annuncia appunto "l'arrivo di una nuova era". Fra gli arabi e i cristiani: Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Khôl o Milcham. Una leggenda ebraica narra che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden, così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri. La fenice è cantata da numerosi poeti classici, come Ovidio (Metamorfosi XV), che scrisse che ogni 500 anni essa si rigenerava istantaneamente dalla proprie ceneri, in un nido di piante aromatiche che essa stessa costruisce. I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe. Veramente un bel lavoro! Complimenti. Fatto bene e molto originale come idea. Tutto perfetto per me, tranne per qualche errore a livello storico e di fonti. Tranquilla non è niente di che! Solo che io sono un povero malato di storia( laureato da poco in storia) che vede ogni singolo particolare! Perdonami! Comunque brava. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
HeartOfIce Inviato 8 settembre, 2017 Autore Condividi Inviato 8 settembre, 2017 3 minuti fa, Natural_24 ha scritto: Veramente un bel lavoro Veramente un bel lavoro! Complimenti. Fatto bene e molto originale come idea. Tutto perfetto per me, tranne per qualche errore a livello storico e di fonti. Tranquilla non è niente di che! Solo che io sono un povero malato di storia( laureato da poco in storia) che vede ogni singolo particolare! Perdonami! Comunque brava. Davvero?? Allora perché non mi dai una mano? sarebbe utile. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Natural_24 Inviato 8 settembre, 2017 Condividi Inviato 8 settembre, 2017 16 minuti fa, HeartOfIce ha scritto: Davvero?? Allora perché non mi dai una mano? sarebbe utile. A me farebbe molto piacere. Se hai bisogno di farmi una domanda o di una mano sono disponibile. Mandami un messaggio privato e cercherò di fare il possibile. Sappi che non sono un esperto neanche io, potrei definirmi uno storico, ma ho ancora molte cose da imparare! Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
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