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Il Boom degli Anime in Italia - di Marco Pellitteri


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Ci tenevo a condividere questo saggio, ora un pò datato, sull'animazione nipponica nel nostro paese. L'ho sempre trovato estremamente interessante ma è ora di difficile reperibilità. Visto il numero di appassionati presenti sul forum ho pensato che fosse buona cosa condividerlo. Spero non sia un problema e anzi, si trovano online vari libri dell'autore - pubblicati successivamente a questo articolo - che consiglio caldamente a qualsiasi appassionato di cultura giapponese.

 

Ho dovuto fare un pò di editing in quanto il file originale era in PDF.

 

Introduzione

L’Italia è il paese occidentale che vanta la maggior distribuzione di anime, cioè film e serie televisive d’animazione giapponesi; e dov’è stato edito il maggior numero di fumetti nipponici, o manga. Per capire l’enormità del primato italiano rispetto agli altri paesi,specie gli Stati Uniti – all’estero considerato, a torto e sorprendentemente, il paese occidentale in cui gli anime e i manga hanno maggior successo! – si pensi anche soltanto che dal 1963 al 2012 le serie animate giapponesi apparse negli Stati Uniti ammontano a circa 275; la maggior parte di queste sono andate in onda sulla TV via cavo e in canali locali visibili solo in alcuni stati, oppure sono state vendute come VHS/DVD per un mercato di nicchia.

In Italia invece, dal 1976 al solo 2006 sono state trasmesse in televisionecirca 690 serie animate giapponesi. In questo conteggio è stata qui tralasciata una considerevole quantità di edizioni in VHS/DVD di vecchie e nuove serie, film, OVA, così come i film e le serie live-action di fantascienza usciti in abbondanza in Italia e Francia. Se nel conteggio fossero stati considerati anche tutti gli anime usciti in Italia dal 2007 al 2014 nonché tutti i film animati usciti in sala dal 1959 al 1976, il numero di cui sopra sarebbe, ovviamente, ancora più elevato.

Di conseguenza, i numeri da capogiro che sono stati elencati costituiscono già da soli un ottimo motivo per studiare gli anime nel contesto italiano. Nella maggior parte degli studi internazionali, il successo della cultura pop giapponese è stato misurato, come dicevo, attraverso il livello di popolarità che ha raggiunto negli Stati Uniti. A volte, però,esistono dinamiche internazionali più diversificate, come in questo caso. Perciò questo articolo è un invito a un ampliamento della prospettiva.

 

1.Manga e anime

In generale il significato di queste parole è ormai ampiamente conosciuto, ma qui è necessaria una definizione più tecnica. Prima sono stati menzionati i manga perché lo sbarco dell’animazione giapponese nei paesi occidentali è stato regolarmente seguito dall’adattamento e dalla pubblicazione dei relativi fumetti, che in molti casi contengono storie originali, le quali successivamente o simultaneamente vengono trasposte in film d’animazione o serie TV: i cosiddetti anime.

Manga, nel contesto giapponese, indica i fumetti di qualsiasi tipo e formato,siano essi giapponesi o no; ma per il resto del mondo il termine indica esclusivamente fumetti creati da autori giapponesi. Di conseguenza, in queste pagine per manga mi riferisco solo ai fumetti giapponesi. Anime è il vocabolo utilizzato per indicare i disegni animati giapponesi, in particolare quelli per la televisione. Anche se è stata introdotta in Giappone a metà degli anni Settanta, questa definizione ha assunto per molti studiosi una validità retroattiva: designerebbe infatti i disegni animati prodotti in Giappone dal 1963, l’anno in cui la prima serie animata televisiva fu trasmessa.

Oggi, un gran numero di studiosi e appassionati definiscono anime la maggior parte delle serie animate giapponesi ma anche dei film nipponici d’animazione per il cinema, nonché le produzioni d’animazione realizzate anche con tecniche più avanzate, come la CGIo il cel-shading.

Il dibattito sulle varie definizioni da attribuire all’animazione giapponese è rigoglioso in quell’area in cui gli studi sul Giappone, sui media e sul cinema si intersecano. Mettendo un po’ da parte in questo contesto le problematicità definitorie e quindi teoriche, nel nostro caso le opere a cui si farà qui riferimento sono intese come anime nel senso più ampio del termine: film e serie d’animazione realizzati con la tecnica del disegno animato e prodotti in Giappone, da creatori e produttori giapponesi, principalmente rivolti al pubblico giapponese e, eventualmente, in un secondo momento distribuiti anche all’estero.

Le serie sono in genere realizzate in «animazione limitata» (otto disegni al secondo), nella norma degli standard televisivi in vigore anche in Occidente. Il loro impatto sui giovani italiani ed europei negli anni Settanta e Ottanta non fu dovuto ai solo occasionali virtuosismi tecnici,bensì ai contenuti e ai valori espressi, oltre che a delle significative scelte di regia. I registi e gli animatori giapponesi applicavano e applicano alle loro opere ogni strumento linguistico possibile, fra cui espedienti che in Occidente sono utilizzati solo per le produzioni dal vero. Il fatto che una simile varietà di tecniche e strategie sia stata applicata alla produzione degli anime è molto importante per una valutazione complessiva.

 

2.Animeboom in Giappone

Anime boom: è questo il termine con cui gli studiosi si riferiscono all’exploit dell’animazione giapponese dalla fine degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta.

Tra i fattori: la popolarità e la gran diffusione delle serie animate sui robot (dal 1972) e le serie di SF come “Corazzata spaziale Yamato” (Uch-usenkan Yamato, di Leiji Matsumoto e Noburo Ishiguro, 1974-75), “Gundam” (Kid-o senshi Gundam, diretta da Yoshiyuki Tomino, 1979-80) e altri titoli famosi, come la seconda serie del noto “Lupin III; il successo fra i giovani di alcuni film innovativi, soprattutto il primo film dedicato alla saga di Uchu senkan Yamato (Toshio Masuda,1977) e i primi tre film basati sulla serie “Gundam” (ancora di Yoshiyuki Tomino, 1981a, 1981b, 1982), che furono giustamente interpretati come l’inizio di una nuova era per l’animazione giapponese; e la moltiplicazione delle serie mandate in onda, che raggiunse un picco senza precedenti, sia numericamente che qualitativamente.

Fu in quegli anni che la parola anime iniziò ad essere utilizzata anche sulle riviste giapponesi e fra un nuovo tipo di fan: i cosiddetti otaku.

 

3.Le due fasi cruciali del successo degli anime in Italia e nellEuropa occidentale

Esiste un’ampia bibliografia in inglese sul successo che gli anime e i manga hanno ottenuto nei paesi anglofoni ricchi: Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.

Non è stata dedicata la stessa attenzione all’impatto che queste due forme di intrattenimento hanno avuto in Europa e nell’America Latina.È per contribuire a ridurre questo divario che ho scelto di far convergere parte delle mie ricerche in questa direzione. Per quello che riguarda l’Italia e la Francia ho raccolto i miei studi sul tema in un libro e in vari saggi brevi in inglese, francese, giapponese. Ora,ci sono molte differenze nei modi in cui gli anime sono approdati negli StatiUniti, nei paesi europei e in Italia. NegliStati Uniti c’è stato un inizio lento fino al 1990 e poi il ritmo è aumentato negli ultimi anni. In Italia è avvenuta una vera e propria invasione dal 1978 fino alla metà degli anni Ottanta; poi c’è stato un momento di stallo, e in seguito una nuova accelerazione verso la metà degli anni Novanta, in concomitanza con le vendite di riviste e collane di manga. Un rinnovato interesse per gli anime si è registrato a partire dalla metà degli anni Duemila, ma non c’è più al momento un’offerta granché variegata di vecchi e nuovi prodotti in onda su canali tematici o diffusi per l’home-video. Alla fine degli anni Settanta e negli anni Ottanta, specialmente in Italia, Spagna e Francia, l’arrivo massiccio di anime fu accompagnato da un’ampia serie di prodotti: libri illustrati, manga originali e adattati, giocattoli, gadget e licenze commerciali. Questo boom fu il primo passo di quella che si sarebbe configurata come un’enorme diffusione della cultura pop giapponese in Europa, durata nella sua prima fase dal 1975 al 1995. Il sociologo Kiyomitsu Yui ha teorizzato uno schema sulle fasi di penetrazione degli anime e manga diviso in quattro fasi di progressiva accettazione che rispetta le stesse conformità in diversi paesi. Da un primo passo in cui media, insegnanti, pedagogisti e intellettuali mostrano un netto rifiuto e disgusto per l’estetica e i contenuti di queste forme espressive, assistiamo a un processo in quattro stadi di una progressiva legittimazione della cultura dei manga e degli anime nel sistema socioculturale locale, solitamente in un arco temporale di venti trent’anni.

L’influenza degli anime in TV, e poi giocattoli, libri illustrati e poco dopo i manga, tutto ciò ha creato un nuovo gusto estetico per ulteriori generazioni di bambini che, crescendo negli anni Novanta e Duemila, sono diventati acquirenti di manga nella seconda macrofase di questo processo, che si è snodata dal 1996 fino alla fine degli anni Duemila. In questa seconda fase non si sono occupati di manga e anime solo editori e reti televisive locali: le aziende giapponesi hanno iniziato a promuovere attivamente l’esportazione dei loro franchise, tramite una strategia “push and pull”. Nel periodo tra la metà degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta due generazioni di bambini, non solo in Italia, assimilavano nuovi stili grafici, modificando i propri disegni rendendoli sempre più simili agli anime che guardavano in televisione, nella riproduzione sia di oggetti che di personaggi. Nel periodo successivo, tra i primi anni Novanta e il Duemila, alcuni di questi bambini sarebbero diventati creatori di fumetti, amatoriali o professionisti, con degli stili fortemente influenzati dalle estetiche dei manga.

Ho mostrato i risultati dei miei studi condotti su questo genere di influenze in diversi scritti e ho introdotto il concetto di transacculturazione, «per evidenziare le dinamiche di inclusione di temi, concetti e valori relativi all’immaginario giapponese nei fan di fumetti e animazione giapponesi italiani ed europei».

 

4.Giapponismi subculturali e modalità manghesche

Siamo tutti al corrente della tendenza culturale detta Japonisme (in italiano, Giapponismo) in voga in Francia, Inghilterra, Germania, Italia e in altri paesi europei, in particolare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: una molteplicità di suggestioni provenienti dall’arte e dalla cultura giapponesi. In questo caso vorrei però porre l’attenzione su altri due possibili tipi di Giapponismo apparsi nei decenni successivi. Possiamo inquadrare i due macro periodi della popolarità delle culture pop giapponesi sui giovani italiani individuati rapidamente in precedenza (dal 1975 al 1995 e dal 1996 fino al termine degli anni Duemila) come due nuovi tipi di Giapponismo subculturale, facendo le opportune distinzioni e tenendo in considerazione ciò che è già stato chiamato Neo-Giapponismo. L’antropologa Sharon Kinsella ha parlato di una «Giapponizzazione della gioventù europea», una definizione che, per quanto un po’ esagerata, ci incoraggia a focalizzare la nostra attenzione su quei fan il cui stile di vita può essere categorizzato come mangaesque, traducibile in italiano come “mangheggiante” o, più letteralmente, “manghesco”. Con il termine mangaesque Jaqueline Berndt ha indicato un insieme di stili, atteggiamenti e modalità di produzione e consumo legati ai manga (intesi come testi letterari e opere grafiche); cioè delle strategie di proposizione sul mercato di stili di consumo e di prodotti che fanno riferimento al mondo dei manga e degli anime o che in qualche modo dalle loro modalità di distribuzione e consumo prendono ispirazione. Oggi in effetti molti atteggiamenti e comportamenti di consumo dei fan potrebbero essere definiti come mangheschi, mangofili, mangheggianti, mangaesque. Questo concetto converge con le nozioni da me introdotte di Giapponismo subculturale e transacculturazione: un’ampia gamma di prodotti letterari e di intrattenimento giapponesi è divenuta il centro attorno al quale un numero sempre crescente di giovani fan si riunisce e si impegna in attività culturali di socializzazione fra pari. Se volessimo dare un nome a questo processo,

potremmo usare il termine manghizzazione, con riferimento alla produzione e al consumo di prodotti culturali indipendentemente dal loro effettivo legame con le storie dei manga e degli anime. Questo è senz’altro uno degli effetti principali e a lungo termine dell’anime boom. Ed è una delle conclusioni che ho tratto in seguito alle mie ricerche, sia quelle recenti che quelle più datate.

 

5.Formati di produzione e modelli di consumo dellanime boom

È tramite le serie lunghe (26 o più episodi) che gli anime hanno guadagnato popolarità in Italia tra gli anni Settanta e gli Ottanta. Il concetto stesso di anime boom è strettamente e imprescindibilmente legato alle serie di lungo corso trasmesse dalle televisioni generaliste. Un altro elemento fondamentale in questo scenario è la cadenza delle messe in onda delle serie in Italia, diversa dalle programmazioni in Giappone o negli Stati Uniti. In Giappone le serie sono sempre state mandate in onda con cadenza settimanale: dal 1963, lo schema classico è quello di episodi di durata di 22, 24, 25 o 30 minuti, per 26 episodi; quindi ogni serie di 26 puntate può essere presente nel palinsesto per almeno sei mesi. Le serie più lunghe possono essere composte da 52 o più episodi e quindi possono andare avanti per uno o due anni interi. Quando le prime serie di anime giunsero in Italia, invece, le puntate andarono in onda a ritmo per lo più quotidiano. Nei canali italiani vi fu un sovraccarico di anime: nel periodo che stiamo prendendo in esame nella maggior parte delle televisioni private – nazionali e regionali –si arrivava fino a sei-otto ore di anime trasmessi al giorno: con un simile punto di partenza, il boom italiano non poteva che diventare una dominante per almeno vent’anni. Questo genere di programmazione contava sul fatto che se il piccolo telespettatore non fosse stato in grado di vedere la puntata in onda quel giorno specifico, non avrebbe potuto recuperarla, non essendo previste repliche. L’aspetto cruciale di questa strategia fu in pratica il “qui e ora”: l’intensità con la quale i giovani spettatori potevano entrare “in contatto” con i loro eroi li fidelizzò alle serie trasmesse e rese quell’epoca la più importante e cruciale nel contesto italiano per quello che riguarda il successo duraturo degli anime e dei manga. V’è un buon numero di fonti in lingua italiana sul tema: non solo studi rigorosi, ma anche libri divulgativi contenenti conversazioni informali con gli spettatori che erano bambini o adolescenti tra la fine degli anni Settanta e la fine dei Novanta, in cui si parla dell’impatto emotivo e culturale che la visione degli anime ha impresso in quei due decenni, in particolare fra il 1978 e il 1984. Gli studi o le interviste in questione si basano sull’intima relazione tra lo spettatore e le serie che venivano messe in onda, le emozioni provate durante la visione, le riflessioni compiute sull’influenza degli anime vissuti come una “presenza” quotidiana durante l’infanzia, un elemento caratterizzante che ha coinvolto lo stile di vita e le conversazioni fra i giovani coetanei; infine le osservazioni e gli eventuali cambi di prospettiva una volta raggiunta l’età adulta.

L’ Italia è anche il primo paese occidentale che può vantare la presentazione di un film d’animazione giapponese in un contesto ufficiale. Ciò avvenne nel 1959 alla Mostra di Venezia con La leggenda del serpente bianco (Hakujaden, di Taiji Yabushita, 1958) che vinse il diploma speciale nella categoria del cinema per ragazzi da 13 a 18 anni. E inoltre è stato anche il primo paese occidentale in cui è stato pubblicato un manga o almeno una selezione di strisce tratte da un manga. Tuttavia, nella prima fase di distribuzione dei manga in Occidente, il ruolo dell’Europa e dell’Italia fu solo periferico. La diffusione seguì le tipiche dinamiche dei flussi dei mercati internazionali. Tra gli anni Sessanta e Settanta gli anime cominciarono a espandersi nell’Asia Orientale, raggiungendo il picco nei Novanta. Negli stessi anni, le prime serie giapponesi arrivarono in Europa: i primi anime andati in onda furono trasmessi in Francia (1974), Spagna (1975) e Italia (1976).

 

6.Il primo gruppo di film danimazione giapponesi giunti in Italia

A partire dagli anni Sessanta e soprattutto nel corso degli anni Settanta, ben prima dell’arrivo degli anime sui canali televisivi italiani, furono proiettati al cinema o messi in onda in televisione una ventina di film d’animazione.

Furono adattati in modo molto disinvolto: tagli di scene, modifiche generiche, cambi addirittura nei titoli e nei nomi dei protagonisti, perfino dei registi affinché avessero un suono più anglofono. La prima impressione tra i critici e il pubblico italiani fu quella di trovarsi davanti a delle produzioni di livello artistico modesto anche se di un settore industriale fiorente. Ecco i titoli presentati o distribuiti in Italia: La leggenda del serpente bianco (1958); Le13 fatiche di Ercolino (Saiyuki, diDaisaku Shirakawa e T. Yabushita,1960); Robin e i due moschettieri e ½ (Anju to Zushiomaru, di T. Yabushita,1961); Le meravigliose avventure diSimbad (Arabian Night – Sinbad no boken, di Masao Kuroda e T. Yabushita, 1962); Leo, il re della giungla(Jungle Taitei Leo, di EiichiYamamoto e Osamu Tezuka, 1966 – vincitore nel 1967 del Leone di San Marco come miglior film per l’infanzia nella XIX edizione della Mostra di Venezia), 009 Joe Tempesta (Cyborg009, di Yugo Serikawa, 1966); Le meravigliose favole di Andersen (Andersen monogatari, di KimioYabuki, 1968); La grande avventura del piccolo principe Valiant (Taiy-ono-oji Horus no daiboken, di Isao Takahata,1969); Il gatto con gli stivali (Nagagutsu o haita neko, di K. Yabuki,1969); Remì – Senza famiglia (Chibikko Remi to Meiken Capi, di Y.Serikawa, 1970); 20.000 leghe sotto i mari (Kaitei sanman mile, di K. Yabuki,1970); Ali Babà e i 40 ladroni (Aribabato yonjuppiki no tozoku,di AkiraDaikuhara e Hiroshi Shidara, 1971); Gli allegri pirati dell’Isola del Tesoro (D-obutsu Takarajima,di Hiroshi Ikeda,1971); Belladonna (Kanashimi no Belladonna, di E. Yamamoto, 1973); Orsetto Panda e gli amici della foresta (Panda no daibokendi Y. Serikawa,1973); La Sirenetta, la più bella favola di Andersen (Andersen dowa ningyohime, di Tomoharu Katsumata, 1975); Il gatto con gli stivali in giro per il mondo (Nagagutsu o haita neko: Hachijiu nichikan sekai isshu, di Hiroshi Shidara, 1976).

Dopo il 1976 e fino alla fine del decennio, altri film vennero proiettati nelle sale italiane: La storia di Alice... fanciulla infelice (Shonen Jack to mahotsukai, di T. Yabushita, 1967); Molletta il terribile( Jack to mame no ki, di Gisaburo Sugii, 1974); Heidi diventa principessa (Sekai Meisaku Dowa:Hakuch-ono-oji, di Yuji Endo e Nobutaka Nishizawa, 1977). Oltre a questi venti film, altri diciotto ne furono distribuiti tra il 1979 e i primi anni Ottanta: furono montati da società di distribuzione italiane selezionando episodi e sequenze di alcune delle più popolari serie andate in onda tra il 1978 i primi anni Ottanta. Certi vennero proiettati nelle sale, altri trasmessi in televisione, e altri ancora venduti solo come home-video.

 

7.Lanime boom in Italia: 1978-1984

Anime e manga hanno sempre viaggiato parallelamente e sono stati l’uno complementare all’altro all’interno dello stesso immaginario. In molti paesi, Italia inclusa, le serie televisive sono arrivate poco prima del manga, e ne hanno creato automaticamente la domanda; dopo l’arrivo dei manga e del loro grande successo, le nuove generazioni di lettori avevano già familiarità con il ricco scenario di stili e linguaggi, lo stesso degli anime, quindi la domanda verso questi è stata alimentata anche dai giovani lettori. Dalla metà degli anni Settanta, le società italiane di distribuzione (come Doro Tv Merchandising e ITB), la direzione RAI e alcune stazioni private (ovvero le reti televisive Fininvest/Mediaset e molte emittenti minori) cominciarono ad acquistare numerose serie vecchie e nuove dai principali network televisivi e studi giapponesi.

Allora il valore dello yen era piuttosto basso e questo, sommato a una manodopera molto a buon mercato, rese i prezzi delle serie nipponiche molto competitivi. Inoltre, le condizioni favorevoli di una produzione a basso costo spinsero alcune reti, aziende ed editori tedeschi, francesi, italiani e dei Paesi Bassi a coprodurre serie e film insieme agli studi giapponesi, che a loro volta si resero conto che in Europa c’era un mercato molto ricettivo. Queste serie dovevano essere basate su storie europee e avere un retrogusto il più possibile europeo, ma realizzate con le competenze e l’innovazione tecnico-espressiva giapponesi.

I primi risultati di questo amalgama internazionale furono le serie “Barbapapà” (Barbapapa, diretta da Atsushi Takagi e altri, 1974), “Heidi” (Alps no sh-ojo Heidi, di Isao Takahata,1974) e “Vicky il vichingo” (Chiisana Viking Vikke, di Hiroshi Saito, 1974), inonda in Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Spagna e Svizzera.

Ideate con un occhio al pubblico internazionale, ebbero successo anche in Giappone. “Barbapapà” andò in onda in Italia nel 1976 e fu la prima serie di lunga durata a essere trasmessa nel nostro paese. In un secondo momento, gli animatori europei furono coinvolti nel processo di creazione di altre serie, per esempio “Ulisse 31” (Uchu denset-su Ulysses 31, di Kyosuke Mikuriya,1981, produzione franco-giapponese) e “Il fiuto di Sherlock Holmes (Meitan-tei Holmes, di Kyosuke Mikuriya e Hayao Miyazaki, 1984, produzione italo-giapponese).

Nel 1976, grazie alla Sentenza n. 202,che sanciva la liberalizzazione delle frequenze radio e televisive, la televisione italiana diventò terra di conquista per gli tutti quegli investitori che desideravano fondare la propria piccola stazione privata, che in molti casi ebbe vita breve e intensa. Budget risicati, scarsa fantasia, limitate competenze professionali portarono le scelte editoriali verso una direzione: l’acquisto di licenze di programmi stranieri a bassissimo costo. Per riempire i palinsesti vennero scelte da un lato le telenovele latino americane e dall’altro le serie di animegiapponesi.

 

Conclusioni

La storia dell’animazione nipponica in Italia è molto più complessa e lunga di quanto si sia potuto raccontare in questo articolo. Tuttavia, c’è da dire che la popolarità degli anime in questo paese, negli ultimi anni, vive letteralmente di rendita dagli anni Settanta e Ottanta. In apertura avevo indicato nel fattore quantitativo un motivo già ampiamente sufficiente a studiare con grande attenzione la vicenda: a partire da questo dato oggettivo si può passare a indagare non solo i flussi commerciali con cui gli anime hanno prosperato nel nostro paese, ma anche il risultato culturale complessivo generato nella società italiana durante e dopo il boom. Così, da un lato sarebbe interessante capire perché – e perché così presto – tanti film e serie animate abbiano varcato i confini italiani, e  come mai negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali ricchi il processo sia stato tanto diverso. La differenza fondamentale nella popolarità raggiunta dagli anime in Italia rispetto ad altri paesi in cui essi non sono arrivati in così grande quantità, non risiede solo e tanto nel numero di serie e film come “massa critica” quanto nelle modalità di programmazione e nell’accompagnamento multi-mediale che si è creato “spontaneamente” in quello che Bono e Castelli già nel 1983 avevano denominato «big business all’italiana». In altre parole, nel fatto che in Italia si è verificato un“contagio” multimediale indiscriminato fra tutti i giovani dai tardi anni Settanta in poi mediante l’esposizione televisiva, editoriale e commerciale.

Ciò ha permesso loro di avere un’idea del Giappone e del suo contesto culturale, mentre negli altri paesi gli anime hanno potuto far presa solo fra ristrette comunità di fan.

Pensiamo alla contaminazione dei linguaggi, delle immagini, degli stili narrativi, relativi agli anime che hanno a loro modo attecchito in ogni forma di comunicazione nel nostro paese: nei fumetti, nei riferimenti nei programmi televisivi, nella lingua quotidiana, negli articoli di giornale, con omaggi nelle riviste, citazioni nelle pubblicità, o perfino, di recente, con l’ingresso, episodico ma reale, nel dibattito politico: si pensi alla menzione di Goldrake da parte del Presidente del Consiglio di fronte ai microfoni della stampa nel 2014, o ai sindacalisti che lo apostrofano proprio cantando la canzone UFO Robot...Oppure possiamo pensare alla concezione del Giappone che hanno gli appassionati (che si tratti di idee corrispondenti al vero o un po’ romanzate) e alle nozioni sui giapponesi come individui, come popolo, a prescindere da come vengono descritti generalmente dai media. Sono questi gli attuali argomenti delle mie ricerche: se e quanto la cultura degli animee dei manga, e le informazioni relative alla cultura giapponese in essi in vario modo veicolate, abbiano influenzato le società europee e se l’esposizione agli anime, ai manga e ad altri settori della cultura contemporanea giapponese abbia avuto un impatto misurabile in termini di ciò che èstato chiamato, a ragione o a torto,«soft power».

 

 

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On 12/2/2020 at 03:18, YellowRaven ha scritto:

Conclusioni

 

La storia dell’animazione nipponica in Italia è molto più complessa e lunga di quanto si sia potuto raccontare in questo articolo. Tuttavia, c’è da dire che la popolarità degli anime in questo paese, negli ultimi anni, vive letteralmente di rendita dagli anni Settanta e Ottanta. In apertura avevo indicato nel fattore quantitativo un motivo già ampiamente sufficiente a studiare con grande attenzione la vicenda: a partire da questo dato oggettivo si può passare a indagare non solo i flussi commerciali con cui gli anime hanno prosperato nel nostro paese, ma anche il risultato culturale complessivo generato nella società italiana durante e dopo il boom. Così, da un lato sarebbe interessante capire perché – e perché così presto – tanti film e serie animate abbiano varcato i confini italiani, e  come mai negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali ricchi il processo sia stato tanto diverso. La differenza fondamentale nella popolarità raggiunta dagli anime in Italia rispetto ad altri paesi in cui essi non sono arrivati in così grande quantità, non risiede solo e tanto nel numero di serie e film come “massa critica” quanto nelle modalità di programmazione e nell’accompagnamento multi-mediale che si è creato “spontaneamente” in quello che Bono e Castelli già nel 1983 avevano denominato «big business all’italiana». In altre parole, nel fatto che in Italia si è verificato un“contagio” multimediale indiscriminato fra tutti i giovani dai tardi anni Settanta in poi mediante l’esposizione televisiva, editoriale e commerciale.

Yamato Video sei tu? :XD:

No comunque interessante, non sapevo avessimo battuto gli altri paesi nell'importazione di anime anche perchè a vedere adesso mi sa che è il contrario...in Francia e negli Stati Uniti mi sembra arrivi molto roba anche le light novel che qua da noi arrancano purtroppo...infatti pensavo di iniziare a comprare alcune edizioni americane...

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21 ore fa, BloodyRed ha scritto:

Yamato Video sei tu? :XD:

No comunque interessante, non sapevo avessimo battuto gli altri paesi nell'importazione di anime anche perchè a vedere adesso mi sa che è il contrario...in Francia e negli Stati Uniti mi sembra arrivi molto roba anche le light novel che qua da noi arrancano purtroppo...infatti pensavo di iniziare a comprare alcune edizioni americane...

 

Haha xD molto probabile!

 

vero? Anche io sono rimasta sorpresa e anzi orgogliosa del nostro retaggio. E' triste, come dici tu, come invece siamo quasi spariti dalla scena d'importazione degli anime anche se Netflix e Amazon Prime offrono comunque un pò di titoli.

 

E' strano come molte cose, come le light novels da te citate, ma anche le visual novels e altro non riesca a prendere piede in Italia, penso però che nessuno abbia mai davvero provato a divulgare tutte queste cose.

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1 ora fa, YellowRaven ha scritto:

Vero? Anche io sono rimasta sorpresa e anzi orgogliosa del nostro retaggio. E' triste, come dici tu, come invece siamo quasi spariti dalla scena d'importazione degli anime anche se Netflix e Amazon Prime offrono comunque un pò di titoli.

 

E' strano come molte cose, come le light novels da te citate, ma anche le visual novels e altro non riesca a prendere piede in Italia, penso però che nessuno abbia mai davvero provato a divulgare tutte queste cose.

Sì, non sono male ma preferisco Dynit/Vvvvid che doppiano e fanno uscire in homevideo pure, parlando ancora di Little Witch Academia per esempio io vorrei troppo comprare i box se Netflix si degnasse:arrabbiato:...

 

La Planet Manga ci ha provato con Full Metal Panic e Spice & Wolf ma ha interrotto tutto non soddisfatta dalle vendite:sudore: la Jpop è l'unica a pubblicarne ma pare che al pubblico italiano piacciano solo gli Isekai :confused: Haruhi e Toradora infatti non son andati bene:cry:

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1 ora fa, YellowRaven ha scritto:

 

Haha xD

 

vero? Anche io sono rimasta sorpresa e anzi orgogliosa del nostro retaggio. E' triste, come dici tu, come invece siamo quasi spariti dalla scena d'importazione degli anime anche se Netflix e Amazon Prime offrono comunque un pò di titoli.

 

E' strano come molte cose, come le light novels da te citate, ma anche le visual novels e altro non riesca a prendere piede in Italia, penso però che nessuno abbia mai davvero provato a divulgare tutte queste cose.

Vero sono rimasta stupita anche io dopo aver letto l'articolo tuo ,non me lo aspettavo da noi ma sono felice 

Esatto è  come dici molte cose sono belle ma si conoscono poco perché purtroppo qui non c'è mai stata un opera di diffusione per farle conoscere 

Molte belle opere rimangono ancora oggi sconosciute ed è  davvero un peccato 

Comunque bellissimo articolo,molto bene fatto è non sapevo un sacco di cose che hai citato

Mi interessano molto questo tipo di cose 

Complimenti per il lavoro 

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TEAM 0 RULES...J0IN THE P0KECLUB TEAM 0 

1tizwJ2-1.png.4f5ed349c903c95bfdc1574320a2d709.png

UNIC0 PREMIO VINTO IN UN GDR FIN ORA...DOVEVO RIMETTERLO XD

espi.gif.896b8952e3c969e3168c3f1ae3ff3f8c.gif.15df7e8a181539a2023a846925e0933d.gifespon gif by @SlowHandBoy0...ditemi perche si chiama cosi please XD 

 

 

 

download.jpeg-454.jpg.d1562206b44766e4da99dcfd46b76995.jpg @Alemat è mio rivale e mi frega i pikachu ma ora è contento che è stato citato XD 

 

 

ragalino by @Porygatto (visitate la sua gallery) 

IjNK5WX
 

PfszeYn.png

quanto carino pikachu che imita lotad

Sprite by @Vale (visitate la sua gallery) 

 

fiocco amico da usare.jpg

 

Doll fantastiche fatte da my rival giallo @Alemat

2041971240_Espeon_compleanno(1)(1).png.befce4541019073424e77924425b33d3.png.4ed59da344e80986ac2592ceccd774e4.png espeon compleanno 

1474038428_Espi_Compleanno(2)(1).gif.600cf40dc9f48760a49ed7ae76c431cf.gif.bd27fa41a79e29a74c3a5b6655134abc.gif espeon compleanno animata

Espeon_Natale.png.fa47efd3364961da152d53d8fd48ade8.png.5c9ae3965e01c5343af2b9ffaf516c3e.png espeon di natale

Espeon di natale is finally real XD 

Elfilin30x30.png.6fa08886fb3173e0fb150831f42600ed.png.2fe1a5fd454a67c20678b1dd1c0f6466.png elfilin super cute from kirby and the forgotten land by @Alemat

 

Riolu_Kart.png.96e52274c10a43d902baeabeaabd8726.png.ae9b508addb2338929e1cb718e599e20.png  doll ufficiale (anche se il rival dice di no XD) del mio disegno riolu kart by @Alemat

 

EspeonEvolution.gif.a7aede5d0ba42929d13862477ceadbc1.gif.8da2ba6e11dbf279e6cc900ca1005be4.gif eevee che evolve in espi by my rival @Alemat

Espi-Sabrina.png.10019171e1fd78c83caec00de13f9bd5.png.5c599fdfee78361e33dbe141bb7fcd82.pngEvilespeon bossa team0 version gdr (versione icon) by @Silvercenturion

466121175_Evilespeon_GDR_MillenniumExpress.png.b97c925586cbe7f0b2ff750c6a8d3224-1.png.dbeb1bef169871cf7d31d8723f9a1674.png Evilespeon bossa team 0 version gdr (versione sprite) by @Silvercenturion

 

il trio politico (io, @Alemat e @Quasar) è qui

RioluMarciaStendardo.gif.d36d7a0c6d9ef9e734834f0ebd3e47e3.gif.e884386f7cec9a8b69234661c5172226.gifQuasarGialloViola.gif.e30f93475348daa244fb1a59facd8b57-1.gif.853decede9c1e15fd98777075651291e.gifBossa-Marcia-gif-03012f9210260110055c5ee

Sprite by @Alemat

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Lo sguardo sospetto succede solo alcune volte XD quello di repubblica guarda con sospetto lo zeriano per capire che combina coi pikachu e quello zeriano guarda con sospetto quello di repubblica gialla per capire se gli ha fregato dei pikachu per liberarli XD

E comunque quello è uno sguardo d'affetto u.u sprite sempre by @Macca

 

 Bar-Togetic-png-64d7618d64967e00cf10059fil trio politico e togeticplz in posa,sprite by rival giallo @Alemat

 

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1 ora fa, evilespeon ha scritto:

Vero sono rimasta stupita anche io dopo aver letto l'articolo tuo ,non me lo aspettavo da noi ma sono felice 

Esatto è  come dici molte cose sono belle ma si conoscono poco perché purtroppo qui non c'è mai stata un opera di diffusione per farle conoscere 

Molte belle opere rimangono ancora oggi sconosciute ed è  davvero un peccato 

Comunque bellissimo articolo,molto bene fatto è non sapevo un sacco di cose che hai citato

Mi interessano molto questo tipo di cose 

Complimenti per il lavoro 

 

Grazie mille! Fai conto che ovviamente non l'ho scritto io xD ma Marco Pellitteri (che, maronna, cosa non darei per averlo come professore - anche se oramai non vado più a scuola da un pezzo). Se ti è piaciuto il saggio ha scritto molti libri che consiglio, tra cui Mazinga Nostalgia e il Drago e la Saetta.

 

Son contenta che sia piaciuto, è un articolo che oramai è anche difficile da trovare online. Io, nella mia perenne paranoia, lo avevo salvato sull'hard disk in formato pdf xD

 

1 ora fa, BloodyRed ha scritto:

Sì, non sono male ma preferisco Dynit/Vvvvid che doppiano e fanno uscire in homevideo pure, parlando ancora di Little Witch Academia per esempio io vorrei troppo comprare i box se Netflix si degnasse:arrabbiato:...

 

La Planet Manga ci ha provato con Full Metal Panic e Spice & Wolf ma ha interrotto tutto non soddisfatta dalle vendite:sudore: la Jpop è l'unica a pubblicarne ma pare

che al pubblico italiano piacciano solo gli Isekai :confused: Haruhi e Toradora infatti non son andati bene:cry:

 

Eh, io oramai sono molto abituata all'audio giapponese ma hai ragione, sarebbe bello vedere la professione stessa del doppiatore ai livelli dei doppiatori giapponesi.

Io i miei li ho comprati (non tutti, solo i primi due) su amazon giappone xD ma ho la fortuna che la mia migliore amica vive li e, tornando in Italia per vacanze, me li ha portati. Sono bellissimi <3 all'interno ci sono le carte che colleziona Akko, quelle di Shiny Chariot. Quando le ho viste son quasi svenuta.

 

Penso che per le visual novel e cose meno popolari da noi ci voglia prima un lavoro di informazione e divulgazione. Non credo sia semplice che prendano piede per conto loro, semplicemente lanciandole sul mercato.

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3 minuti fa, YellowRaven ha scritto:

 

Grazie mille! Fai conto che ovviamente non l'ho scritto io xD ma Marco Pellitteri (che, maronna, cosa non darei per averlo come professore - anche se oramai non vado più a scuola da un pezzo). Se ti è piaciuto il saggio ha scritto molti libri che consiglio, tra cui Mazinga Nostalgia e il Drago e la Saetta.

 

Son contenta che sia piaciuto, è un articolo che oramai è anche difficile da trovare online. Io, nella mia perenne paranoia, lo avevo salvato sull'hard disk in formato pdf xD

 

Ah ah ma io manco la pazienza di cercarlo avrei avuto XD Ah ah vabbè mi hai fatto ridere male XD mi é  piaciuto molto,grazie cercherò allora 

 

Grazie per averlo condiviso qui allora,erano tutte notizie interessanti 

Ah ah meglio la paranoia che io che mi perdo tutto XD 

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UNIC0 PREMIO VINTO IN UN GDR FIN ORA...DOVEVO RIMETTERLO XD

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ragalino by @Porygatto (visitate la sua gallery) 

IjNK5WX
 

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quanto carino pikachu che imita lotad

Sprite by @Vale (visitate la sua gallery) 

 

fiocco amico da usare.jpg

 

Doll fantastiche fatte da my rival giallo @Alemat

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Espeon di natale is finally real XD 

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il trio politico (io, @Alemat e @Quasar) è qui

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Lo sguardo sospetto succede solo alcune volte XD quello di repubblica guarda con sospetto lo zeriano per capire che combina coi pikachu e quello zeriano guarda con sospetto quello di repubblica gialla per capire se gli ha fregato dei pikachu per liberarli XD

E comunque quello è uno sguardo d'affetto u.u sprite sempre by @Macca

 

 Bar-Togetic-png-64d7618d64967e00cf10059fil trio politico e togeticplz in posa,sprite by rival giallo @Alemat

 

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19 minuti fa, evilespeon ha scritto:

Ah ah ma io manco la pazienza di cercarlo avrei avuto XD Ah ah vabbè mi hai fatto ridere male XD mi é  piaciuto molto,grazie cercherò allora 

 

Grazie per averlo condiviso qui allora,erano tutte notizie interessanti 

Ah ah meglio la paranoia che io che mi perdo tutto XD 

 

Son molto contenta! Se mai troverò altro condividerò :D

 

Si xD la paranoia mi ha parato il fondoschiena tante volte. impossibile abbandonarla adesso xD

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Adesso, YellowRaven ha scritto:

 

Son molto contenta! Se mai troverò altro condividerò :D

 

Si xD la paranoia mi ha parato il fondoschiena tante volte. impossibile abbandonarla adesso xD

Grande,taggami pure nel caso allora :smile2:

Ah ah serve sempre quella u.u su su che tanto fa comodo XD 

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UNIC0 PREMIO VINTO IN UN GDR FIN ORA...DOVEVO RIMETTERLO XD

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ragalino by @Porygatto (visitate la sua gallery) 

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quanto carino pikachu che imita lotad

Sprite by @Vale (visitate la sua gallery) 

 

fiocco amico da usare.jpg

 

Doll fantastiche fatte da my rival giallo @Alemat

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Espeon di natale is finally real XD 

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il trio politico (io, @Alemat e @Quasar) è qui

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E comunque quello è uno sguardo d'affetto u.u sprite sempre by @Macca

 

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