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[Contest Creativo] Categoria Scrittura


Darki

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[Contest Creativo] Stay at home ~ Scrittura

Durata: dal 4 al 19 maggio (ore 23:59)

Annuncio dei risultati: 22 maggio*

*La data è indicativa, a seconda del numero di partecipanti, i risultati potrebbero essere pubblicati prima o dopo la data sopraindicata.

 

Buongiorno a tutti cari utenti! Benvenuti a uno dei nostri tre appuntamenti con il Contest Creativo, la categoria Scrittura!
 

Requisiti per partecipare
Per partecipare al Contest, è necessario un account sulla community di Pokémon Millennium. Se non sei ancora registrato ma vuoi partecipare, clicca qui!

 

Regolamento generale

In questo Contest l'obiettivo è quello di trasmettere la vostra idea di quotidianità e di serenità in questo periodo particolare e difficoltoso. Negli ultimi mesi abbiamo tutti passato molto tempo a casa, coltivando vecchie passioni e scoprendo nuovi passatempi: il vostro compito sarà quello di scrivere un racconto originale che ci narri come voi pensiate che un allenatore ed il proprio Pokémon possano trascorrere questo periodo.

Sarete inoltre liberi dal punto di vista creativo: potete raccontare in terza o in prima persona, e sarete anche liberi di scegliere se impersonare un Pokémon o un allenatore.

 

I criteri di valutazione saranno l'originalità e la correttezza grammaticale 

 

Come partecipare
Dopo aver letto attentamente il regolamento, basterà semplicemente postare il proprio set in questa discussione, avendo l’accortezza di utilizzare il seguente modulo:


NB: Tutti i campi sono obbligatori

  • Titolo dell'elaborato: Inserisci il titolo
  • Elaborato: Inserisci il tuo elaborato sotto spoiler
  • Commento (facoltativo): Commenta il tuo elaborato, magari raccontandoci da dove hai tratto ispirazione.

 

Premi in palio

  • I primi classificati riceveranno 30 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millennium, 30 Punti Fedeltà e una speciale ed esclusiva bambola.
  • I secondi classificati riceveranno 20 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millennium e 20 Punti Fedeltà!
  • I terzi classificati riceveranno 10 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millennium e 10 Punti Fedeltà!
  • Premio Originalità, che permetterà di vincere 7 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millenium!
  • I vincitori del premio di consolazione, assegnato a coloro che hanno avuto una buona valutazione dai giudici, riceveranno 2 PokéPoints!

 

Tutti gli altri partecipanti riceveranno 5 Punti Fedeltà.

 

Inoltre i migliori lavori saranno pubblicati sui nostri Social!

 

N.B. Sarà sufficiente partecipare anche ad una sola delle 3 categorie del Contest Creativo perché questa venga contata come partecipazione per il Programma Fedeltà.

 

Giudici della competizione

I lavori saranno giudicati da @Darki, @Chinotto e @DarkBlitz88

 

Domande e assistenza

In caso di dubbi o domande, gli organizzatori della gara saranno sempre disponibili ad ogni chiarimento. Contattaci attraverso la discussione di supporto delle iniziative!

 

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Questa iniziativa fa parte del Programma Fedeltà

You don't stop playing because you grow old, you grow old because you stop playing.

 

 

 

 

La mia bacheca

(Ultimo aggiornamento 02/06/22)

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TITOLO: SABBIOTOMBA

Spoiler

ELABORATO: Commentatore: " ...è' la nostra superstar, Tolomeo il magnifico che, con l'ultima fanghiglia del suo Swampert, ha fatto tremare le pareti della Cupola Lotta conquistando nuovamente la vitt..." 

Il televisore venne bruscamente spento da un giovane allenatore che, sul letto di camera sua, al fianco del suo fidato Trapinch, non riusciva più a reggere la vista di quelle incredibili battaglie conscio del fatto di non potervi più prendere parte, almeno per un po' di tempo. La regione di Hoenn, come molte altre, era stata colpita da una grave pandemia ed era imperativo restare nelle proprie abitazioni, per evitare il diffondersi del contagio. Si vociferava che provenisse dagli effetti di una strana battaglia tra un Crobat e un Arbok selvatici della regione di Johto, ma erano voci imprecise e giunte da lontano. La quarantena nel percorso 113 non permetteva grandi svaghi e la maggior parte del tempo libero, in famiglia, veniva impiegato per ripulire la casa dalle ceneri che dal Monte Camino si intrufolavano da ogni anfratto dell'abitazione. Fortunatamente, il Trapinch del nostro allenatore, sfoggiava la sua innata pazienza attendendo con calma la fine dell'emergenza, continuando ad allenarsi nel costruire fosse sempre più grandi e profonde nel giardino davanti a casa, anche senza le direttive del suo amico. Il ragazzo, invece, era profondamente demoralizzato e sognava gli incontri che lo aspettavano, le gare pokemon alle quali avrebbe voluto assistere, e le famose sorgenti termali di Cuordilava nelle quali si era rilassato a lungo con la sua squadra. 

Mosso da questi ricordi e dall'idea di nuove avventure, ordì un piano di fuga per quella notte: riempi il suo zaino con numerose Mega Ball, le scarpe da corsa, un amo buono e la Roccialiscia da dare al suo Trapinch, dopodichè sgusciò silenziosamente dalla porta d'ingresso per recuperare il suo socio e scappare definitivamente. Una volta in giardino, però, il suo pokemon non voleva saperne di farsi vedere e dopo una lunga ricerca alla acchiappa la talpa, il giovane finì per essere addescato da una delle trappole di Trapinch, finendo sotterrato fino a metà busto. I due amici si ritrovarono faccia a faccia e, dal severo sguardo di rimprovero del mostriciattolo tascabile, l'allenatore capì quanto la sua idea fosse irresponsabile e infantile. Anche Trapinch, come lui, avrebbe desiderato tornare a viaggiare ma, a differenza sua, lui aveva capito l'importanza di saper attendere proprio per tornare il prima possibile a vivere le loro amate avventure. 

Tornarono silenziosamente in casa e passarono le settimane successive ad allenarsi e a scavare trappole sempre più efficaci ridendo con coraggio e aspettando il giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla loro "buca" e avrebbero potuto volar via di li. Fu proprio il giorno in cui poterono uscire che, dalla gioia di entrambi, Trapinch si evolvè in un meraviglioso Vibrava, e la loro vita tornò ad essere quella di sempre, con un po' di forza in più.

 

 

 

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Il divieto, l'uovo e il ghigno.
 

Spoiler

Zaino in spalla, bandana stretta in testa; uno scricchiolio giù dalle scale e il rumore di passi affrettati, ansiosi di uscire, sempre più vicini alla porta d’ingresso.

‹‹Samuel! Non puoi uscire di casa.›› Un brusco rallentamento, silenzio improvviso davanti alla porta. La maniglia cigolò.

‹‹Mamma ti prego! Oggi non posso stare a casa. Manca davvero pochissimo.›› I passi cominciarono a tamburare di nuovo. Un ragazzino di circa dodici anni era in piedi davanti alla madre, implorandola di poter uscire.

‹‹Non se ne parla. Lo sai bene; non si può uscire di casa se non per necessità›› lo rimproverò lei. Samuel non si dava pace. Posò lo zaino a terra, aprì la zip e tirò fuori uno strano oggetto: era un uovo della grandezza di una piccola anguria; perfettamente liscio, bianco quasi nella sua interezza, ma con alcuni piccoli cerchi arancioni e due decisamente più grandi ai lati, color blu notte.

‹‹Guarda. Si sentono dei rumori! Sta per schiudersi.›› Samuel agitava l’uovo Pokémon davanti alla madre, come se lei non comprendesse l’importanza di quel momento.  

‹‹Ogni cosa ha il suo tempo, Samuel. Sono sicura che troverai il modo di farlo schiudere anche restando a casa››, disse la madre, ‹‹adesso smettila di agitarlo o farai una frittata.››

Rassegnata ogni possibilità di consenso, Samuel tornò su per le scale cigolanti, abbattuto, ed entrò in camera sua.

“Ciao Sam! Come va con quell’uovo? =) “

Sam lesse il messaggio sul suo PokéGear, ma lo ripose subito sulla piccola scrivania stipata dinanzi al suo letto. Non voleva sentire nessuno. Appoggiò delicatamente l’uovo sopra un piccolo cuscinetto posto sul davanzale della finestra aperta; era una così bella giornata, gli sarebbe bastata una scampagnata nei boschi per far schiudere quell’uovo. Moriva dalla voglia di sapere che cosa sarebbe nato. Un Pokémon spaventoso? O estremamente potente?

‹‹No.›› Sam si strinse ancora di più la bandana in testa. Doveva uscire, con o senza consenso. Trafficò nel suo zaino rosso in cerca di qualcosa. Ne estrasse una lunga fune: l’avrebbe usata per calarsi dalla finestra. Aveva già lo zaino in spalla e l’uovo sottobraccio, quando dalla sua cintura ci fu un movimento. La sfera si agitò nell’aria e rimbalzo sul tappeto della camera: un piccolo elefantino azzurro, con alcuni segni rossi sulla minuta proboscide e sulle buffe orecchie, apparve dal nulla, uscito dalla sua Pokéball; anche lui senza consenso.

‹‹Phanpy! Torna nella sfera›› gli ordinò Sam, a bassa voce, per non far troppo rumore. Phanpy voleva giocare. Cominciò a prendere a testate la gamba del suo allenatore, facendolo quasi inciampare.

‹‹Smettila, mi fai cadere!›› Sam riuscì per un pelo ad appoggiare l’uovo sul letto, prima che gli cadesse. Un altro movimento arrivò dalla sua cintura: una seconda Pokéball si agitò nell’aria, rimbalzando anch’essa sul pavimento. Un Nidorino uscì dalla sfera e si piazzò davanti al piccolo Phanpy. Il Nidoran di Sam era stato il suo primo Pokémon: dal momento in cui si era evoluto, diventò molto più protettivo nei confronti del suo allenatore. Nidorino fronteggiava l’elefantino, come se volesse intimidirlo e scoraggiarlo ad infastidire Sam. Ma per Phanpy, quello non era altro che un gioco. Anziché dare testate a Sam, iniziò a tirarle contro Nidorino, sempre più violentemente. Il corno del Pokémon più adulto si accese di bianco intenso. Stava per colpire.

‹‹Nidorino, fermo!›› gli ordinò Sam. Il Pokémon si acquietò immediatamente. Sam prese in braccio lo scalpitante Phanpy, per calmarlo.

‹‹Adesso calmati o finirai per farti male. Dovete rientrare tutti nella sfera, devo uscire di casa adesso, Giocheremo… dov’è finito l’uovo?›› la domanda rivolta agli unici esseri nella stanza, i suoi Pokémon, non ebbe risposta: lo guardavano interrogativo e Sam cominciò a sentirsi caldo. Si guardò intorno. Controllò sotto al letto, sotto alla scrivania, dietro alla porta. Sparito. Anche Phanpy e Nidorino cercavano l’uovo, ma senza successo.

Panico.

 Sam stava per uscire dalla stanza, quando dal nulla l’uovo apparve. Fluttuava a mezz’aria sopra al letto. Nidorino cominciò a ringhiare. Sam si avvicinò allo strano fenomeno che stava accadendo. Quando fu così vicino da poter afferrare l’uovo, due occhi rosso vivo e un ghignò malvagio si generarono sulla parete, quasi come fossero un graffito. Sam urlò spaventato e cadde per terra, mentre Nidorino colpì invano il muro nella parete, rimbalzando indietro e cadendo sul letto. Sam, dal pavimento, vide il ghigno ridere di gusto e poi fargli una sonora pernacchia.

‹‹Gengar! Quante volte ti ho detto che non devi entrare in camera mia?›› disse spaventato, rialzandosi. Dalla sua ombra proiettata sul muro, emerse un Pokémon violaceo, il Pokémon di sua nonna.

‹‹Avanti, lo scherzo è bello quando dura poco. Rimetti l’uovo al suo posto›› gli ordinò Sam, serio. Gengar si sentì quasi offeso. Ripose di malavoglia l’uovo sul cuscino del davanzale. Improvvisamente alzò la sua zampa destra, che si accese d’ombra nera, pronto a colpire il piccolo uovo. Sam non poté fare nulla. Il colpo stava per arrivare sull’uovo, ma l’attacco si fermò ad un millimetro, scoppiando in coriandoli e stelle filate.

‹‹Ho detto basta con gli scherzi!›› disse Sam, passato lo spavento, ma sempre più rassegnato. Gengar rideva a crepapelle. Se ne andò scomparendo nel muro, non prima di guardare con occhi fissi e illuminati il ragazzo.

‹‹Andiamo! Di nuovo Malosguardo!›› gli urlò dietro Sam. Ora, volente o nolente, non poteva più fuggire. Si diresse alla finestra per chiuderla. I Rookidee cinguettavano felici nel boschetto vicino. Lui precluse ogni rumore. Si levò la rossa bandana dalla testa, rivelando una folta chioma nera e disordinata. Se non poteva uscire, avrebbe dormito, con la speranza di accelerare la schiusa. Fece rientrare Phanpy e Nidorino nelle sfere, spostò il cuscino e l’uovo sulla scrivania e vi accese una lampada a luce calda. Si tuffò nel letto, dove si sforzò di addormentarsi immediatamente.

 

Vedeva l’uovo davanti a sé. Una crepa! Sta per schiudersi! Dall’uovo ne uscì un piccolo Gengar, che gli rivolgeva un gesto di scherno. Piccolo e perfido fantasmucolo…

 

Si svegliò. Questa volta sul serio. Anche perché Phanpy dormiva appiccicato alla sua testa, sul cuscino, con il sedere premuto sulla sua guancia. Nidorino, invece, si era accoccolato dietro alla sua schiena, cercando di occupare meno spazio possibile. Sam si alzò di scatto, aveva un pensiero fisso. Phanpy continuò a dormire, ma rotolò giù dal letto, sbattendo contro il comodino; Nidorino scattò subito in guardia, pronto a fronteggiare la minaccia. Poi rivolse solo uno sguardo indignato al suo allenatore, colpevole di averlo spaventato. Ma Sam aveva occhi solo per l’uovo. I movimenti erano sempre più frequenti. Anche Nidorino si avvicinò al suo allenatore per osservare quel bizzarro avvenimento. Phanpy uscì da sotto al letto, saltò sulla scrivania e rimase ad osservare, stranamente tranquillo. La porta si aprì delicatamente, e la madre di Sam entro in punta di piedi nella stanza. Cinse le spalle del figlio e si aggiunse agli spettatori.

Una piccola crepa! Un’altra più grande! L’uovo brillò di luce propria, tanto che dovettero chiudere tutti quanti gli occhi. Quando li riaprirono, rimasero a bocca aperta. Un piccolo polipetto aprì gli occhi e stirò i suoi tentacoli, che terminavano in due zampe simili a minuti guantoni da boxe. Aveva la testa molto grande rispetto al corpicino e gli stessi colori dell’uovo, bianco con alcuni cerchi arancioni. Osservava il mondo per la prima volta, incuriosito.

‹‹Oh, Samuel. Com’è carino!›› esclamò la madre. Sam non aveva parole. Phanpy si avvicinò al piccolo Pokémon per fare amicizia. Di tutta risposta, ricevette un pugno in pieno viso, facendolo cadere giù dalla scrivania. Il piccolo era molto spaventato. Un’ombra scese su di lui: Gengar gli apparve davanti. Il polipetto sferrò un pugno anche a lui, ma senza alcun effetto. Il Pokémon sembrò comunicare qualcosa al neonato, che cominciò a guardarlo con interesse. Gengar, infine, rise ed altrettanto fece…

‹‹Clobbopus, il Pokémon “Bizze”.  Fin dalla nascita, colpisce tutto ciò che gli di para davanti.›› Così recitò il Pokédex di Sam. Clobbopus, dopo l’incontro con Gengar, sembrava molto più rilassato. A turno, fece conoscenza con i Pokémon di Sam e con la madre. Nidorino non ebbe alcun timore; Phanpy, invece, si avvicinò cauto e lo toccò prima con la proboscide: quando Clobbopus cominciò a giocare con quella, diventarono inseparabili.

‹‹Visto che hai trovato il modo di farlo schiudere?›› disse la madre di Sam, avviandosi verso la porta.

‹‹Ma… io non ho fatto niente›› rispose lui, confuso. La madre ormai stava per uscire, ma gli disse ancora una frase:

‹‹Niente? Non credo, anche se a volte il “fare niente” può essere una soluzione a molti problemi. Per quell'uovo hai fatto davvero tanto.›› Sam rivolse un sorriso alla madre, che ricambiò. Si chiuse la porta alle spalle. Intanto, Clobbopus stava giocando sopra a Nidorino, con Phanpy che cercava di prenderlo e Gengar che osservava in un angolo, ridacchiando. Il ragazzo si avvicinò al piccolo Pokémon, che lo guardò con aria incuriosita.

Sam alzò la propria mano davanti a lui e la chiuse a pugno. Clobbopus alzò il suo tentacolo e sfiorò con la zampa la mano del suo nuovo allenatore. Era l’inizio di una grande amicizia.

 

 


Son sincero. La mia ispirazione sono i Pokèmon. Fortunatamente, lavorando, ho "sentito meno" questa quarantena. Ma sono vicino a tutti coloro che hanno visto limitata la propria libertà, me compreso, dopotutto. Ripensandoci, l'ispirazione forse viene un pochino da cani e gatti. Mi spiego, vedo tantissime nascite di cuccioli, in rete. Ho pensato, perché non con i Pokémon? Una nascita è una gioia in una famiglia. Un piccolo miracolo in mezzo alla sofferenza che c'è in giro. Insomma, la vita vince sempre.

Per i "tecnici": il paradosso del non poter uscire a passeggiare per far schiudere le uova, l'allusione al Gengar di una famosa allenatrice è palese, così come il richiamo al Gengar e al Nidorino (Nidoking, mio pokémon preferito comunque). Phanpy, vabbè, è puccioso; Donphan, poi, mi gasa moltissimo. Clobbopus mi piace molto e ho voluto inserire un po' di Galar in mezzo a tanti Pokémon "datati".

Il mio intento era quello di farvi vivere una piccola avventura e anche di farvi accendere un sorriso. Questo è ciò che la scrittura significa per me.

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Si comunica che a seguito dei problemi tecnici di oggi (che potrebbero ripresentarsi brevemente anche nel prossimo fine settimana), il termine del Contest viene spostato dal 17 maggio al 19 maggio, ore 23.59.

Vi ringraziamo per la comprensione.

 

You don't stop playing because you grow old, you grow old because you stop playing.

 

 

 

 

La mia bacheca

(Ultimo aggiornamento 02/06/22)

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"The Story ain't Over"

Spoiler

Eccola lì che impazzisce davanti allo specchio per mettere bene l'eyeliner. Ogni volta che la vedo fare così mi chiedo sempre quanto potrà volerci mai a disegnare una linea nera sulla palpebra! Ma soprattutto, perché lo fai anche quando devi rimanere a casa? Nessuno ti vede se non noi. Lei, quando la osservo visibilmente contrariata, mi risponde che la fa sentire carina e le permette di non perdere la sua "mano ferma". Va bene, se devo essere sincera, io non posso biasimarla, dopotutto. Sono qui, di fronte allo specchio della sua camera mentre cerco di sistemare il grande boccolo rosa che copre la mia fronte. Lo adoro, è voluminoso ed è ROSA! Come si fa a non amare questo colore!? Spesso chiedo alla "mia ragazzina" (è così che chiamo la nostra padroncina, dato che a lei non piace essere considerata da noi la nostra "padrona") di passarmi qualche nastro colorato da mettere sulla coda o qualche bigodino per rendere ancora più voluminoso il mio ciuffo. Ma lei non ha niente di tutto ciò... I suoi capelli sono corti e rossi. L'altro giorno mi ha chiesto di aiutarla a ripassare il colore. È stato divertente. Quasi quasi mi facevo anche io rossa. Ogni mattina, dopo aver aperto le tende, la mia ragazzina si affaccia sul balcone ed annaffia le sue fragoline... Siede per terra e ne osserva ogni piccolo cambiamento. Poi cerca di sentirne il profumo. Quando è dolce sorride. Quando è asprino, storce il naso. Rientra in camera e mi porta una fragolina. La assaggio... Non sono male.. anche a Pichu e a Treecko piacciono. Anche se Pichu solitamente preferisce il salato e Treecko il piccante.
Treecko.. ma quante arie si dà Treecko?! Bah. Pichu, invece, è accanto allo stereo.. da ore preme   il touch in cerca della canzone perfetta. 

La mia ragazzina adesso è lì, che lava i piatti con Mudkip. Se non ci fosse lui ad aiutarla, sarebbe tutto un caos quella cucina! Ma alla fine a lui piace fare i piatti. Si diverte a fare esplodere le bollicine che fluttuano intorno. Anche se spesso, possono capitare incidenti imprevisti. Per esempio ieri, la mia ragazzina ha lasciato scivolare un piatto! Se non ci fosse stato Mudkip a prenderlo al volo, le si sarebbe rotto in testa.. menomale. Alla fine non è male questa quarantena.. vorrei solo ci fossero dei nastrini.

Che belle le orchidee che sono sul davanzale della finestra. Pensare che erano destinate ad appassire... abbiamo ridato loro vita. Due giorni fa, mentre facevamo una passeggiata nel cortile sotto casa, ho visto dei gambi di rose. Abbiamo deciso di raccoglierne un po' per provare a farli germogliare. Adesso stanno nascendo nuovi getti. Non sappiamo quando vedremo i primi boccioli ma spero siano rosa personalmente. È da sempre stato Chikorito (la mia ragazzina lo ha soprannominato così perché è un maschio e a lui non piaceva l'idea di essere chiamato con un nome che finisse con la lettera "a") a valorizzare la natura e a farci notare quanto può essere bello assistere alla nascita di un bocciolo, di una fogliolina. Si rattrista sempre quando le vede ingiallire ed appassire. Sta lì, davanti a quelle piantine di fragole ed aloe vera per tutto il giorno, sotto il sole. Ne è estasiato. Quando piove, non vuole che i frutti si bagnino per il timore che possano marcire. Così, li protegge con la sua grandissima e verdissima foglia. Mi è sempre stato simpatico Chikorito. L'ho sempre considerato un Pokémon dall'animo sensibile. 
Ora di pranzo! Siamo tutti in cucina. Treecko si improvvisa chef stellato e tenta di rigirare la frittata con una complicata manovra con la padella! Perfetto! Frittata spiaccicata sul pavimento! Complimenti Treecko! Ma tutti si fanno una grassa risata. Pichu vedendomi in disparte, mi raggiunge, mi da' una piccola pacca sulla spalla e mi invita a tavola con un sorriso amichevole. Vi raggiungo subito! 

Il pomeriggio la mia ragazzina, si siede alla scrivania ed inizia a parlare da sola ad alta voce. Legge una serie di frasi assolutamente prive di senso. Mi avvicino per vedere di cosa si tratta. 
Ora capisco perché la mia ragazzina è sempre di cattivo umore il pomeriggio.. ma cosa sono tutti questi schemi e grafici e tabelle?! Non pensavo che lei fosse il tipo. La vedo sbuffare ogni volta che non riesce a capire o non è sicura di quello che dice. Forse, dopotutto neanche lei pensa che queste cose facciano molto per lei. Le propongo una pausa e le porto un gelato. Lei mi accarezza dolcemente e mi ringrazia con un goffo sorriso. Mi conosce bene e sa che a me non piacciono le eccessive manifestazioni di dolcezza. Sono fatta così.. un po' sulle mie. Oggi mi sento di buonumore però, così ho deciso di portare il gelato a tutti. Vado in cucina, salgo sulla sedia e prendo 6 gelati. Questi sono buonissimi! Pistacchio, amarena e cioccolato! È ora di merenda! Ma dove si saranno cacciati gli altri?
Oh, ecco! Pichu è sulla punta delle zampette con il braccino teso e cerca invano di raggiungere la racchetta da tennis appesa al gancio poco sopra il termosifone. Treecko si avvicina e lo aiuta. Cosa ci dovranno mai fare? Porgo loro i gelati. Mancano Mudkip e Chikorito. Li trovo sul davanzale della finestra della nostra stanzetta. Ridono. Mudkip crea delle bolle enormi con il suo bollaraggio e Chikorito si diverte ad osservarle e a farne esplodere qualcuna. Sono coloratissime. Si alzano su in cielo lente e leggere e non appena si svelano alla luce del sole, iniziano a brillare colorate dei colori dell'arcobaleno. Anche un piccolo Wurmple, venuto dal piano di sopra del palazzo, si avvicina ed osserva incuriosito. Salgo sul comodino poco vicino la finestra e porgo loro i gelati. Mi ringraziano e mi invitano a giocare con loro. Io però devo trovare Duskull. Quel tipo mi mette i brividi. Seriamente.. so che non è una cosa carina da dire, ma a volte penso che a lui faccia piacere che io lo pensi di lui. Mi fa di certi scherzacci! Poi in questa quarantena si è dato alla pazza gioia con me. La mia ragazzina dice che lo fa per dimostrare che tiene ad avere la nostra attenzione. Può darsi, per carità.. ma non mi piace molto questo modo di fare. Per esempio, ieri note, dopo essermi alzata per prendere dell'acqua, ho sentito degli strani rumori in corridoio. Ho deciso di indagare ed ho visto qualcosa che mi ha fatto accapponare la pelle. Letteralmente! Il pelo mi si è drizzato lungo la schiena. Con la penombra creata dalla luce della luna, un oggetto dalla forma bizzarra che fin'ora non era mai stato lì, fluttuava a mezz'aria. Ho fatto per avvicinarmi e ad un tratto, ho sentito una strana risata. Mi sono guardata tutt'intorno sconvolta per capire cosa stesse succedendo.. e per terra c'era una strana bambola di pezza. Era una riproduzione in stoffa di Duskull! Sono rimasta di stucco! È stato terrificante. Oltretutto mi sentivo osservata.. credo pure di aver visto un disco di un rosso fosforescente penzolare a mezz'aria da destra a sinistra. Come un pendolo! Forse un occhio.. Non ho idea di cosa fosse successo di preciso, ma avevo deciso che non era il caso di farsi troppe domande..
Oh eccolo! Duskull è nella stanza della mia ragazzina. Sospeso a pochi centimetri dal pavimento, osserva a testa in giù il pupazzo che si trova sulla poltrona davanti a lui ed allarga il suo sorriso sdentato. A dir poco agghiacciante.. 
Cerco comunque di attirare la sua attenzione. Scarto il gelato. Quello all'amarena è il suo preferito a quanto pare. Si gira di scatto e si avvicina lentamente. Prende il gelato, fa un cenno per ringraziarmi e poi ride, come per prendersi gioco di me. 
Uhm, credo che si sia intenzionalmente fatto trovare accanto a quella bambola..

Il pomeriggio scorre così. Tra risate, merendine sporadiche. Praticamente svuotiamo ogni giorno la dispensa. 
La mia ragazzina ha montato tutto per vedere un anime. Li vedo già sul divano ad ingozzarsi di pop-corn e schifezze varie mentre guardano il nuovo anime di cui ieri la mia ragazzina parlava con molto entusiasmo. Non ricordo bene come si chiami. Credo parlasse di alcuni orfani che tentano di scoprire un qualche segreto sul posto in cui vivono o... qualcosa del genere.
Mi uniró a loro ma, non toccherò neanche una di quelle porcherie di cui vanno matti. Io voglio rimanere in forma, eh...
Chiaramente non ci si accontenta di godersi pian piano le cose e come immaginavo, finiamo per vedere 25 episodi di fila. Eeeh già.. fine della prima stagione. È sempre stato un vizio dei miei compagni quello di non godersi un anime, una serie e finirli in poche ore o in pochi giorni. Adesso sono delusi. Hanno appena scoperto che la seconda stagione uscirà solo ad ottobre. Un classico. Se devo essere sincera però, anche io, non riesco a resistere all'idea di guardare un episodio senza essere dominata dal bisogno impellente di sapere cosa accadrà dopo. Sì, anche io non posso vantarmi di essere un Pokémon paziente.
Adesso il silenzio delle strade deserte, del cielo terso e caldo, concilia in me una piacevole sensazione di torpore. Non si sente nulla se non il piacevole canto di alcuni Taillow che spiccano il volo agili e veloci in cerca di cibo. Sono belli da guardare. Incantevoli. A volte penso che mi piacerebbe avere delle ali così e poter spiccare il volo, e librarmi in cielo, cavalcando le correnti d'aria come si cavalcano le onde del mare. In fondo però, mi piaccio così. Anche la mia ragazzina si sofferma a guardare il cielo con me ed immagina a cosa penso quando vedo gli altri Pokémon volare. Così sussurrando, mi dice che a lei piacerebbe essere un Togekiss. Siamo entrambe un po' sognatrici..

Giù per la strada, si nota un vistoso Makuhita che porta sulle spalle un piccolo Charmander. Sono così felici. Inizia a mancarmi uscire di casa tutti insieme, senza il rischio d'intralciare qualcuno che scappa via assalito dall'ansia costante di contrarre il virus.

Il silenzio viene improvvisamente interrotto da una musica che si diffonde nella stanza. Giustamente in una casa con tutti questi Pokémon casinisti non si può pretendere che il silenzio duri per tanto.

Duskull emerge inaspettatamente dalla parete accanto a me e chiude tutte le tende. Tutto intorno è buio per poco. Finché.. una torcia viene accesa e la sua luce  puntata in direzione della porta. Il volume della musica è ancora più alto. Ma che sta succedendo?! Sulla soglia della porta compaiono Treecko e Pichu! Treecko tiene la racchetta da tennis tra le braccia come se fosse una chitarra, mentre Pichu stringe in una zampina una grossa penna come fosse un microfono e muove la bocca come se stesse cantando. Inizia lo show! Il volume della musica si sente ormai per tutto l'appartamento! Ci raggiungono anche Mudkip e Chikorito, che ballano e saltellano come mai li avevo visti fare prima d'ora. Dietro di loro una striscia di bolle colorate.. un profumo delizioso di diffonde per la stanza. Proviene sicuramente dalla foglia di Chikorito. La agita come si vede fare alle rockstar con le loro chiome, sui palcoscenici. Mudkip,  porta in bocca un cappello colorato e lo porge alla mia ragazzina. Lei sorride, lo indossa e si unisce a Treecko, Pichu e Chikorito. Io resto immobile e da un angolo osservo imbarazzata la scena. Duskull si avvicina a me e mi porge un fiocco rosso gigantesco! È bellissimo! Lui allarga il suo sorriso sdentato e mi trascina nella mischia. Niente da fare, la musica coinvolge anche me! Sto ballando e mi piace. Che quarantena bizzarra... Tutti le mani al cielo e cantiamo anche se siamo terribilmente stonati e non conosciamo le parole della canzone. La sensazione di imbarazzo e disagio svanisce. Questa è la mia famiglia!

È trascorsa così, una giornata piena di risate. In generale cerchiamo di non annoiarci nonostante la situazione spiacevole. Oggi però è stato davvero particolare. Esilarante! Ed il regalo che mi ha fatto Duskull... Lui resta comunque da brividi per me eh.. però, adesso capisco che vuole solo essermi amico.

Ormai il sole è tramontato da un po'.. è notte. Nessuno di noi riesce a dormire. Pichu, Treecko, Mudkip e Duskull sono sui loro letti e guardano insieme un giornalino. Chikorito.. dove sarà finito? 
Entro nella stanza della mia ragazzina. Neanche lei riesce a dormire. Sono entrambi sul balcone, in silenzio, seduti a guardare il cielo. Piano piano mi avvicino. Mi accolgono con un sorriso. L'aria è frizzante e l'atmosfera quieta. La luna brilla su nel cielo. Si sente il bubolare di un Noctowl. La mia ragazzina dice di come le manchino le avventure che intraprendevamo insieme, e di come ricordi il giorno in cui ha ricevuto la sua prima pokéball. Tempi non molto lontani. Sembra comunque passato un secolo.

È ora di andare a letto.. Roxane, ci accompagna nella nostra stanzetta e ci rimbocca le coperte. 
Si conclude un'altra giornata. Sinceramente, spero che quella di domani, sia ancora più bizzarra di questa.

Mi sono dilungata un po', lo so. Però mi è piaciuta tantissimo l'idea di questo contest. Ho preso ispirazione semplicemente da tutto ciò che faccio tutti i giorni. Guardando il mio peluche di Duskull, mi sono chiesta come mai potrebbero apparire la mia vita, le mie abitudini, agli occhi di un Pokémon. Il Pokémon che qui racconta una giornata in particolare trascorsa in quarantena, è Clefairy. Un po' sulle sue, un po' diffidente, ma che impara a trarre un vantaggio da questa situazione di staticità. Clefairy, conosce meglio i suoi amici ed impara a guardarli con occhi diversi. Che poi, è quello che stanno imparando molti di noi in questa situazione. Vedere la nostra casa, le persone con cui viviamo e con cui siamo costretti a rimanere in stretto e più costante contatto, sotto una luce diversa. 

Il titolo, è semplicemente il nome della canzone che ha ispirato la scena del "balletto casalingo".

Spero vi piaccia 

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Titolo: Una questione di crescita personale

 

Spoiler

Federico era un ragazzo atipico sotto molti punti di vista. Prima di tutto, odiava i luoghi affollati come le discoteche. Odiava essere al centro dell'attenzione, la sua famiglia lo aveva mantenuto in quella posizione, con eccedenti aspettative, per troppo tempo. Lui voleva essere un ragazzo normale con una vita normale. I suoi genitori non gli permisero di ottenere il suo primo Pokémon in giovane età e questo, tra i tanti motivi, era quello che più generò caos dentro la sua testa.

Quello era il motivo del suo sguardo funereo, della sua tristezza.

 

Arrivò quel giorno, quel giorno dove Federico scelse il suo primo Pokémon, quel giorno dove, in un certo senso, sentì la forza del potersi riscattare, di essere libero. Era un ragazzo atipico perché tra tutti i Pokémon che i suoi genitori gli proposero, lui scelse quello che meno si aspettavano, uno Snorlax. Un paffuto Snorlax. Sembrava un letto gigante, qualcosa dove sdraiarsi e addormentarsi beatamente; ed è quello che avrebbe dovuto fare, poiché, quel giorno, venne annunciata la quarantena... Un pizzico di sfortuna in una giornata così piacevole.

 

Per Snorlax tutto andava nel verso giusto, non c'era niente di meglio che la quarantena. Poteva mangiare a volontà, dormire e farsi i bagni nella piscina gigante presente nel giardino del suo allenatore, un paradiso. Federico, durante la quarantena, sfruttava l'ampia mole di tempo a disposizione per prestarsi alle cose più bizzarre: Prima di tutto, continuava a riguardare e riordinare le sue carte Pokémon giorno per giorno e, ogni volta, gli balzava in testa un nuovo ordine; girava per l'immensa casa, a cui, con superficialità, non prestò mai molta attenzione e guardava le stanze, i mobili e i tantissimi ornamenti presenti. Stava diventando un maniaco dei dettagli. Col suo Pokédex e internet, ogni giorno, cercava qualcosa di nuovo su Snorlax, da ottime ricette alle mosse che poteva apprendere. Voleva che Snorlax imparasse Panciamburo per sferrare dei pugni che Rocky Baltoy poteva solo immaginare. Un giorno di questi, entusiasmato, disse: <<Snorlax! E' incredibile, tu sei speciale! Su Internet vieni definito "cromatico"!>> mostrando le foto a Snorlax sulla differenza dei colori. Prese uno specchio e fece vedere al suo Pokémon cosa intendeva. Snorlax non aveva avuto chissà che reazione, però era diventato un pochino più vispo e, soprattutto, affamato. Il buon umore faceva diventare Snorlax un buco senza fondo, poteva mangiarsi le razioni settimanali in un giorno.

 

Federico aveva avuto l'idea di far allenare il suo Pokémon nella piscina, doveva concentrarsi e sferrare dei megapugni nell'acqua.

La sua voce quasi rimbombava.

<<Snorlax, megapugno!>> cercando di identificare una forza maggiore dei colpi precendenti. <<Okay, concentrati, sei pronto?>> disse intravedendo un sottile consenso da parte del suo Pokémon. <<Vai! Megapugno!>> (...)

Le giornate, allenandosi, passavano più velocemente. Questa quarantena, insieme alle conseguenze tediose, era riuscita a fare qualcosa di buono: unire un allenatore e il suo Pokémon. Farli diventare più forti e più affiatati.

I giorni passavano tra allenamenti, film, musica e sonno. In effetti, per Federico, tutto questo non era niente male.

 

Il sole scagliava i suoi raggi contro l'acqua della piscina, c'erano quasi 35 gradi, una bellissima giornata anche se non potevano uscire da quel giardino.

Federico era a dieci metri da Snorlax, lo guardava in acqua, uno sguardo molto serio. Pronunciò enfaticamente: <<Snorlax, Panciamburo!>>. Snorlax si stava toccando la pancia, era una cosa un po' comica. <<E ora, Snorlax, fammi arrivare tutta quell'acqua addosso, fa caldo, usa Megapugno!>> disse chiudendo gli occhi. In una frazione di secondo, Federico, si trovò fradicio e con grande stupore, aprendo gli occhi, vide che la piscina era vuota. <<Snorlax, ma che diamine!? Stai cercando di fregarmi? Non puoi avermi scaraventato tutta l'acqua della piscina addosso, secondo me te la sei bevuta...>> disse in mezzo al suono delle sue fragorose risate. Il ragazzo corse verso il suo Pokémon e lo abbracciò.

Quel giorno Federico si addormentò sopra Snorlax e, riflettendo un po' su tutto quello che era successo in quei giorni, capì che anche nei momenti peggiori, con la forza di volontà e la pazienza, perseverando e vedendo i lati positivi degli avvenimenti, tutto era realizzabile. Quel giorno, in mezzo ad una quarantena e ad una famiglia pretenziosa, un ragazzo che voleva sentirsi normale, che voleva sentirsi un allenatore di Pokémon... si sentì realizzato, si sentì felice.

 

Ho scritto questo racconto senza una meta precisa, forse il finale l'ho fatto puntare al concetto morale della felicità. In una quarantena come questa, io ho prestato molta più attenzione a dei piccoli dettagli che prima reputavo superflui. La serenità, anche se chiusi in casa e con la paura di finire in un ospedale, può essere raggiunta. Con qualcuno accanto le cose diventano più sopportabili. Ho anche cercato di dare una spinta comica al tutto per non farla sembrare una cosa esageratamente seria. 

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PUNTI DI VISTA

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*tonk* *tonk* *tonk*

 

La pallina di gomma rimbalzava con ritmo regolare sul muro. La ragazzina che la lanciava se ne stava distesa sul letto, la testa a penzoloni e le gambe appoggiate al muro; improvvisamente dal piano inferiore una voce irritata esclamò: “Lucy! Finiscila, una volta per tutte!”. La pallina rotolò sul pavimento e si infilò sotto al letto; Lucy sbuffò e con uno slancio si mise seduta. “D’accordo, d’accordo. La smetto.” replicò stancamente. Guardò il sole splendere dalla finestra aperta, mentre una brezza frizzante faceva ondeggiare la tenda leggera, e di nuovo la malinconia si impossessò di lei. A breve avrebbe dovuto lasciare Sinnoh per la prima volta in vita sua, per andare verso una nuova regione insieme ad Alex, il suo vicino di casa nonché migliore amico; c’erano così tante regioni da visitare, e loro avevano scelto Kalos. A Lucy piaceva molto viaggiare ed esplorare nuovi posti insieme ai suoi pokémon, e non vedeva l’ora di partire. Eppure. Eppure poco più di un mese prima al telegiornale avevano dato una notizia spaventosa: una grave malattia si stava diffondendo molto velocemente, e per la salute di umani e pokémon bisognava tassativamente rimanere in casa; per Lucy era stato un duro colpo, aspettava da mesi di partire, e aveva già preparato i bagagli. Già si vedeva ad alloggiare a Luminopoli, a passeggiare per i sentieri di Romantopoli e ad osservare da vicino la famosa meridiana di Fluxopoli. E ora chissà quando sarebbe potuto succedere. Solo qualche giorno prima della fatidica notizia aveva affidato i suoi pokémon al professor Rowan, perché se ne prendesse cura durante la sua assenza; aveva tenuto con sé solamente Eevee, la sua compagna fedele e primo pokémon regalatole dai genitori. Erano cresciute insieme, e Lucy non poteva immaginare di andare da qualche parte senza di lei. Ormai passava le sue giornate a dipingere, cosa che non faceva da molto tempo, ma alla lunga stava iniziando ad annoiarsi. La ragazzina sospirò e scese al piano inferiore per prendere qualcosa da mangiare; “Oh insomma” disse la madre vedendola "solo perché sei chiusa in casa non significa che tu non debba stare conciata così tutto il tempo!”. Lucy si specchiò nella porta finestra del soggiorno: le restituì lo sguardo una figurina smilza con i capelli rossi tutti scompigliati e delle macchie di colore sulla maglietta; per tutta risposta fece un gran sbadiglio e prese una mela dal cesto di frutta sul tavolino. “Ci sono novità?” chiese ansiosa; la madre le indicò la televisione, sintonizzata sul canale delle notizie. “…le infermiere Joy sono indaffaratissime per curare il maggior numero di contagiati” stava dicendo l’inviata “la situazione ancora non si è stabilizzata, e non sappiamo per quanto tempo ancora si dovrà rimanere in casa”. Lucy sputò un semino di mela contro la tv per la rabbia. “Non ne posso più di tutto questo! Proprio ora doveva capitare?”. Sua madre sorrise comprensiva e le fece una carezza sulla testa “Pensala in questo modo: se fossi riuscita a partire ora saresti chiusa in una stanza d’albergo a Luminopoli. Ci sono persone che stanno peggio di te in questo momento”. La ragazzina annuì, ma era ancora imbronciata “Vado a fare un giro in giardino. Dov’è Eevee?” “Fuori” rispose la madre “sta dormento nel suo solito posto, sotto la pianta di baccaliegia”. Stiracchiandosi, Lucy uscì in giardino, raggiunse il pokémon che sonnecchiava e si distese lì accanto. Eevee si svegliò e strofinò il musetto umido sul volto della sua allenatrice, che finalmente ritrovò il sorriso “Sai sempre come tirarmi su di morale tu” sussurrò accarezzando il piccolo pokémon sulla testa. In tutta risposta Eevee le diede una leccatina sul naso, per poi stiracchiarsi e iniziare a correre in mezzo alle piante, facendo capriole e buffi salti. Lucy scoppiò a ridere, e si unì alla sua compagna, divertendosi a cercare di acchiapparla. A Lucy sembrava quasi di essere tornata a qualche tempo prima, quando stava esplorando Sinnoh e non aveva alcuna preoccupazione se non avere nella borsa abbastanza iperpozioni. Ripensò a tutti gli amici che si era fatta durante il suo viaggio: competendo sia nella Lega che al Gran Festival aveva avuto occasione di conoscere un sacco di persone nuove; sorridendo con malinconia a quei bei ricordi, estrasse dalla tasca il suo cellulare a cui aveva appeso un pupazzetto che ritraeva Chimchar, lo starter che aveva scelto per cominciare la sua avventura. Scorrendo le foto che aveva fatto le sembrò quasi d rivivere tutti i bei momenti: la prima medaglia ottenuta insieme ad Alex, la schiusa dell’uovo di Shinx, la scalata del Monte Corona e il raggiungimento della Vetta Lancia, il giorno della finale al Gran Festival… non aveva vinto, ma non le importava, si era divertita così tanto insieme ai suoi pokémon. Aveva stretto un forte legame con una ragazzina della sua età di nome Luna, che viveva a Giubilopoli: non erano molto lontane, ma per ovvi motivi non si vedevano da un po’. Fortunatamente Luna le aveva lasciato il suo numero prima che Lucy tornasse a casa, così qualche volta si chiamavano, e stavano al telefono per ore tenendosi compagnia; per quanto riguardava Alex, potevano parlarsi da un lato all’altro della strada. Duefoglie era un villaggio piccolo e silenzioso, non era un problema chiacchierare a qualche metro di distanza.

Guardando Eevee giocare spensierata in qual piccolo giardino si rese conto di quanto fosse stata egoista: lei era con la sua famiglia, stava bene, suo padre aveva continuato a lavorare e quindi i soldi non mancavano. Poteva parlare con i suoi amici senza troppi problemi, e aveva la possibilità di prendere una boccata d’aria in giardino. In quello stesso momento c’erano persone che rischiavano la vita o che stavano da sole tutto il giorno. In fondo lo sapeva che bisognava rimanere in casa per la salute di tutti, e dopotutto, si disse, per lei non era un così grosso sacrificio. Dipendeva tutto dai punti di vista, e lei stava guardando la sua situazione da quello sbagliato. Improvvisamente Eevee smise di correre, e si avvicinò a Lucy con il pelo pieno di petali di fiore; la ragazzina si sedette a gambe incrociate nell’erba e con un gran sorriso strinse forte quella creaturina che, per quanto piccola, le aveva insegnato a trovare la gioia anche nei momenti più bui. Osservò il cielo acceso dal tramonto, e si accinse a rientrare in casa, con qualche consapevolezza in più ed il cuore più leggero.

Ciao a tutti! Ho scelto di ambientare il mio racconto a Sinnoh perché Pokémon Platino è stato il primo titolo a cui ho giocato, ed il nome della protagonista è in onore di quello che ho dato al mio avatar quando ero piccola: Lucynda (sì, ero convinta si scrivesse con la Y... shame on me ._.). Ciò che accade è un po' lo specchio di quello che è successo a noi (progetti rimandati, eventi cancellati e via dicendo), e quello che pensa e prova Lucy è un insieme delle considerazioni che ho fatto e le emozioni che ho provato osservando come varie persone che conosco stanno reagendo a questa situazione. E niente, spero che vi piaccia :) Buona lettura!

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  • Titolo dell'elaborato: Spero che non bussi nessuno
  • Elaborato: 
    Spoiler

    “Rimanete a casa e non comunicate con nessuno; chiunque diffonda la voce che nel nostro paese si è diffusa la pandemia andrà incontro ad opportune pene”. Ci veniva riproposta sempre la solita frase, accompagnata da un “siamo uno Stato sicuro, il migliore! Dimostriamo la nostra superiorità e ascoltiamo gli ordini del capo”. Qui, a Pyongyang, in Corea del Nord, funziona così. Io sono Kim, un giovane nessuno di sedici anni; vivo con mia nonna e una sottospecie di pesciolino, che ci è stato affidato affinché ci sorvegliasse grazie ad una piccola telecamera presente sulla pinna destra. Nonna dice che serve a proteggerci: ci sorveglia, permettendo al grande capo e ai suoi aiutanti di garantire la nostra salute, inoltre avvisa le autorità qualora in casa nostra qualcuno dovesse pronunciare la parola che inizia per C. Dicono sia un virus pericoloso, di cui, però, nessuno deve parlare; dobbiamo dimostrare a tutto il mondo di essere al sicuro, dobbiamo indubbiamente essere i migliori, coloro che non si lasciano abbattere da uno stupido raffreddore passeggero.

    Restare a casa, però, non sembrava difficile; sono cresciuto sotto a una forte dittatura, probabilmente rimanere a casa senza qualcuno che mi obbligasse a onorare il grande capo non sarebbe stato male. Avrei potuto fare di tutto: disegnare, leggere qualche libro sul mio paese e dedicare qualche attenzione a quel povero pesce che mi sorveglia dal suo acquario; su quest’ultimo si leggeva una scritta: Goldeen. Pare fosse il suo nome.

    “Pesciolino? Sei vivo?”, Goldeen sembrava non muoversi, fermo e immobile sul fondo della gabbia, con gli occhi spalancati e la spia rossa che lampeggiava sulla pinna; avrei voluto giocare con qualcuno, magari proprio con lui, uno strano essere acquatico in grado di pronunciare solamente il suo nome. Dunque, in preda alla noia, accesi la TV, e facendo zapping su una serie di canali dedicati alla dittatura coreana, vidi qualcosa che attirò la mia attenzione: una strana ragazza dai capelli arancioni stava parlando con una creatura davvero simile al mio pesciolino, forse identica; “usa Pistolacqua! Vai con Perforcorno!” che significavano quelle parole? Non sapevo cosa pensare: era un gioco? Perché quella donna stava imponendo dei comandi dal nome buffo a quel Goldeen? Incuriosito dalla bizzarra situazione, decisi di provare anch’io a giocare con Goldeen in quel modo; lo presi e lo tirai fuori dall’acquario.

    “Forza Goldeen! Usa Pistolacqua!” magicamente quella creatura iniziò a sputare acqua dalla bocca; di che magia si trattava? Decisi di approfittarne, e iniziai a giocare con quel fantastico mostriciattolo. I giochi d’acqua mi divertivano davvero molto, e possedendo un bel giardino non fu difficile realizzare delle vere e proprie battaglie acquatiche; fu un modo per scacciare via la noia, non mi ero mai divertito così tanto. Insieme avevamo realizzato delle buche grazie alla sua abilità di scavare nel terreno girando il suo corno, dopo averle riempite di acqua le utilizzammo come fossero piscine. Tuttavia nella mia mente un solo pensiero continuava a tormentarmi: che cosa sarà mai Goldeen? Decisi di non dare peso alla questione, continuando a divertirmi come avevo fatto fino ad ora.

    Era ora di pranzo: la nonna Kim-Yo aveva preparato dei fantastici ravioli fritti; nessuno è in grado di eguagliarli, sono davvero squisiti e insuperabili. Le chiesi se potessi darne due a Goldeen, e titubante mi lasciò fare. Al pesciolino piacevano molto, d’altronde è letteralmente impossibile rifiutare un piatto così. Tuttavia, mentre masticava rumorosamente quel raviolo, notai un importante dettaglio: il chip sulla sua pinna era scomparso! I miei battiti aumentarono a dismisura: se qualcuno avesse scoperto che Goldeen non era più in possesso del chip sarebbero stati guai per me e per la mia povera nonna; era necessario ritrovarlo, onde evitare spiacevoli visite da parte dei poteri forti.

    Ripensai a tutte le attività svolte insieme, ripercorrendole al fine di recuperare l’oggetto scomparso. Iniziai a perlustrare tutta la zona insieme al pesciolino; dalla cucina alla camera da letto, controllai persino in bagno, ma lo strumento sembrava essersi volatilizzato. Goldeen non aveva la minima intenzione di fermarsi, ed esplorò fino in fondo tutte le zone della casa senza avere alcun successo.

    “Controlliamo in giardino, forse è caduto durante la battaglia d’acqua” dissi; dunque era ora di cercare anche lì, luogo in cui per ore avevamo giocato con l’acqua e con la terra, scavando buche e costruendo insieme castelli di terriccio. Dopo aver perlustrato invano il giardino, mi accorsi di quella grande fossa in cui qualche ora prima ci eravamo immersi; e se fosse caduto lì? La buca era – oltre che profonda – molto fangosa, e ciò ostacolava la vista qualora avessimo voluto guardare sottacqua e ritrovare l’oggetto perduto.

    Avremmo dovuto rimuovere tutta quell’acqua dalla fossa, affinché potessimo cercare l’oggetto sul fondo; si trattava di un’impresa troppo difficile, data la vasta quantità di acqua presente al suo interno. Io ero sul punto di arrendermi, ormai triste e sconsolato a causa delle conseguenze a cui saremmo potuti andare incontro. Goldeen, però, continuava a cercare imperterrito; il suo compito era proteggerci, e nulla poteva fermarlo nel perseguire i propri incarichi. Improvvisamente, però, una luce lo avvolse, e Goldeen si trasformò in una creatura ancor più grande, dall’aspetto diverso e dai colori più scuri.

    Non sapevo cosa gli fosse successo, ma una volta avvenuta la trasformazione sferrò una delle sue mosse, creando un mulinello con l’acqua presente all’interno della fossa, sollevandola in aria e gettandola per terra. Tutto il giardino era infangato, ma del chip nessuna traccia.

    Quello fu allo stesso tempo uno dei giorni più brutti e più belli della mia vita: mi ero divertito tantissimo con Goldeen, ma la gioia fu interrotta da un imprevisto smarrimento. Speravo solo che non bussassero a quella porta.

    Passò la notte, non riuscii a dormire, pensando continuamente a dove potesse essere finito quello stupido e maledetto oggetto. Ci avevano detto di non perderlo per nessun motivo al mondo: il grande capo deve essere a conoscenza delle nostre vite, deve sapere tutto di tutti, perché siamo in un posto sicuro, e nessuno può permettersi di nascondersi dagli occhi dei potenti. Eravamo spacciati.

    Volevo solo essere felice, essere tranquillo in un momento tragico come questo; niente avrebbe potuto consolarmi se non il ritrovamento dello strumento tanto ricercato.

    Mi alzai dal letto, e dopo essermi vestito mi recai in cucina; non avevo fame. Goldeen, ormai cambiato esteticamente, aveva cercato il chip per tutta la notte, dunque adesso riposava dentro il suo acquario che si era ormai fatto stretto. Improvvisamente, però, notai un piatto di ravioli avanzati del giorno prima, posto in un angolo della cucina; spiccava uno in particolare, che presentava una lucina lampeggiante di colore rosso: avevo ritrovato il chip di Goldeen! In quel momento divenni felice come una Pasqua, nessuno sarebbe venuto a punirci a causa della nostra disattenzione.

    Questo è ciò che avevo sperato, infatti, poco dopo, bussarono alla porta. Erano le guardie nordcoreane, tornate a prendere Goldeen dopo essere state messe al corrente della scomparsa dell’oggetto legato alla pinna del pesce. Non volevamo per nessun motivo mollarlo, era diventato il mio migliore amico, l’unico grazie al quale ero riuscito a divertirmi, la sola consolazione in un momento tragico come questo. Gli strinsi la pinna, e lo salutai per l’ultima volta. Insieme a lui portarono via anche mia nonna, in quanto avrebbero dovuto interrogarla ritenendola colpevole dello smarrimento; io rimasi in mezzo alla stanza vuota, fermo e immobile, senza più alcun sentimento.

    “Mah. Spero che non bussi più nessuno”.

     

  • Commento: Mi piace spaziare parecchio negli elaborati, dunque piuttosto che ambientarlo in Italia ho preferito scegliere la dittatura della Corea del Nord come sfondo alle vicende del protagonista, ovviamente chiamato Kim, come gran parte della gente di quel posto. Durante questo periodo di pandemia questo paese non ha minimamente diffuso dati, passando dunque come il luogo più sicuro del mondo. Ho scelto, quindi, di creare una storia in cui il protagonista fosse sorvegliato da un pesce di videosorveglianza grazie al chip presente sulla sua pinna; d'altronde non mi stupirei se in una dittatura del genere applicassero tali provvedimenti. Spero vi piaccia! 

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Tooru Amuro by Chube

 

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POKÉCLUB - IL CULTO DI BW

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  • Titolo elaborato: Sgomento
  • Elaborato:
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La giornata iniziò come molte delle altre che si erano susseguite fino a quel momento.....parecchi dei Kricketune tardivi,che durante la notte per qualche strana motivazione,non erano riusciti,o più semplicemente non avevano voluto utilizzare la loro iconica mossa canto,per richiamare le femmine durante la stagione degli amori,adesso interrompevano con le loro melodie il sonno mattutino di parecchi abitanti di Cuoripoli......ma ormai dopo tutti questi giorni rinchiuso nel mio appartamento situato nella periferia cittadina (appositamente distante dalla palestra Pokémon,per non restare sveglio durante la notte a causa degli incessanti rumori),questo non mi causava la benché minima sorpresa o curiosità.Utilizzai le scale della soffitta dove solitamente dormivo,per scendere giù in cucina a prepararmi una colazione gustosa ma non particolarmente complessa,d'altronde conoscendomi abbastanza bene,ero consapevole del fatto che la mia estrema pigrizia non mi avrebbe concesso altro.Fatto ciò con una semplicità quasi irritante mi lavai faccia e denti,escludendo la remota e alquanto necessaria urgenza di farmi una doccia,ed in seguito risalii nuovamente in camera da letto per lucidare il mio pregiato set di Pokéball importato direttamente da Johto,ed in generale togliere i diversi strati di polvere dal resto della mia roba.Stop,fine,capolinea,death end.Questo era il massimo delle emozioni che una mia giornata tipica avrebbe potuto offrirmi al momento,escludendo ovviamente i SENSAZIONALI pranzo e cena.....Da quando questo infernale virus "importato" da quei maledetti nativi di Kanto,aveva preso piede nella nostra cara Sinnoh niente era più rimasto lo stesso.Le lotte amichevoli erano state momentaneamente proibite,le macchine per gli scambi disattivate,le gare per le coordinatrici sospese,e persino la scalata delle 8 palestre era stata annullata,facendo cadere in un torpore quasi malefico,ogni singolo abitante della regione,lega pokémon compresa.Certo,quella era stata sicuramente la decisione migliore che il campione ed il comitato per la pubblica sicurezza cittadina,avessero potuto prendere.....ma era comunque estremamente spiacevole seguire questo itinerario giorno dopo giorno senza poter fare niente al riguardo.Come se non bastasse,in quello stesso periodo io,Theodore (14 anni tra un paio di mesi),avrei dovuto iniziare il mio viaggio in giro per la regione come ogni ragazzo e ragazza della mia età,i miei genitori (entrambi medici di fama internazionale,da non confondere con i Pokédottori),avevano persino prenotato un incontro col professor Rowan a Sabbiafine per farmi consegnare il mio primo (ed ufficiale) pokémon ,insieme ad un pokédex di ultima generazione,ed una licenza da allenatore.....ed invece nulla!Quel noto professore da strapazzo se ne è bellamente fregato,partendosene verso qualche isola tropicale quasi del tutto isolata dai contagi,ed io sono stato costretto a rinchiudermi in casa da solo,mentre i miei,in veste di medici,lavorano incessantemente per limitare i contagi causati dalla epidemia.Insomma uno schifo.Cercai quel giorno di non pensarci troppo,navigando per il web alla ricerca di una qualche distrazione,ma alla fine mi stancai e decisi di distendermi nuovamente a letto,sperando che il tempo "magicamente" sarebbe trascorso in maniera più rapida......fino a che finalmente,qualcosa di diverso irrompette con la forza di una bomba in tutta quella monotonia.Inizialmente pensai di avere qualcosa incastrato in un occhio a causa delle pulizie e dell'eccessiva polvere....ma più li sfregavo con con forza,più questa sorta di punto di punto rosso si faceva sempre più nitido e grande.In seguito una sensazione davvero inquietante mi rigirò come un calzino in un attimo,mettendomi addosso un'ansia totalmente estranea alla situazione.Mi alzai di scatto dal materasso andando quasi a cozzare contro la mia stessa scrivania,ed osservai attentamente il tetto della soffitta e dintorni,ma nulla,il punto rosso era scomparso in un istante.Iniziai a provare davvero una forte ansia,ed un pensiero contorto mi tornò subito alla mente.Anche se la nostra città era famosa per la vasta presenza di pokémon spettro e buio nelle campagne circostanti,questo non voleva automaticamente significare che noi cittadini fossimo abituati alla cosa,infatti spesso era l'esatto contrario.Non erano nuove anche sotto la quarantena,le varie storie di sparizioni causate da questi esseri,precedute da avvenimenti molto simili al mio.In quel momento decisi quindi di prepararmi al peggio,afferrai una delle sfere da cattura sparpagliate in un cassetto a casaccio nel comodino,un oggetto a prima vista contundente preso dalla cassetta degli attrezzi nel mio armadio,e mi avviai a passo felpato verso la porta di casa,sapendo che fuggire non sarebbe stato così semplice e che se fosse stato davvero un pokémon pericoloso l'artefice di quella visione di pochi secondi fa,avevo DAVVERO poche probabilità di sopravvivere......ma decisi lo stesso di non arrendermi e di scappare il più velocemente possibile via da li,per rifugiarmi nel Pokécenter più vicino(avrebbero sicuramente compreso la situazione).Ma prima che potessi appoggiare anche solo la mano sulla maniglia della porta di camera,percepì uno sguardo penetrante sulla mia schiena seguito da un "sospiro" molto rauco .Mi voltai. Un pokémon si ergeva fluttuando sopra il mio letto,non lo avevo mai visto prima d'ora...ma a giudicare dalla sua maschera simile a quella di un teschio,dal suo colorito scuro,e da quell'inquietante punto rosso (appunto) che ondeggiava dalle sue cavità oculari vuote e senza vita,si doveva trattare per forza di un Duskull,un pokémon di tipo spettro poco comune dalle nostre parti.La mia prima reazione a ciò fu ovviamente quella di terrore allo stato puro,mi misi a tremare in maniera così vistosa,che feci quasi cadere la pokéball dalle mie mani.Mi preparai al peggio,ormai ero certo di non avere alcuna possibilità di scappare vista la vicinanza di quella creatura,quindi chiusi gli occhi preparandomi all'inevitabile e aspettai......e aspettai........e continuai ad aspettare.......ma non successe assolutamente nulla.Decisi quindi in maniera molto impulsiva,di aprire nuovamente gli occhi per comprendere quello che stava succedendo,e quello che vidi cambio radicalmente il corso degli eventi.Il "mostro" che apparentemente era venuto li per rapirmi,o succhiarmi l'anima dal corpo o robe simili,aveva un'espressione davvero appagata in volto alla vista (e al gusto in questo caso) della mia paura così irrazionale e spontanea....era così soddisfatto che non si accorse minimamente della pokéball che gli lanciai in mezzo agli occhi per catturarlo,e che quindi lo prese nettamente di sorpresa. 3 lampeggi dopo,avevo catturato il mio primo Pokémon. Ero ancora incredulo (ed incredibilmente euforico visto anche la routine così ordinaria di quel periodo era stata spezzata in maniera così violenta),decisi di non pensarci 2 volte e feci uscire Duskull dalla sfera.In primis il suo comportamento non sembrava essere cambiato di una virgola,ma una volta che lo osservai in maniera un po più scrupolosa notai che in realtà la sua espressione rispetto a prima si era fatta molto più serena,e la sua vicinanza non mi causava alcun tipo di reazione....se non un misto di curiosità ed orgoglio.Da quel giorno in poi,io e Duskull passammo numerosissimi momenti insieme,imparai che la sua specie per sopravvivere doveva nutrirsi della paura altrui fino all'evoluzione,e che durante il giorno necessitava di luoghi silenziosi e bui dove rimanere,proprio come un cimitero,una torre diroccata o una soffitta come la mia,in aggiunta venni a scoprire tramite la mia precedente "esperienza indiretta", che questi pokémon non erano assolutamente malvagi,semplicemente approfittavano delle persone chiuse nelle loro abitazioni a causa dall'emergenza sanitaria per nutrirsi a sbafo,terrorizzandoli quando meno se lo aspettavano.Mesi dopo,ad epidemia stabilizzata infine,informai i miei genitori che al loro rientro (dopo avergli consegnato le chiavi) sarebbe incominciato il mio viaggio,e quando mi chiesero come mai non avessi voluto aspettare il rientro di Rowan per ricevere lo starter tradizionale,la ormai nota sensazione di essere osservato assiduamente da qualcuno in una posizione non ben nota,mi rese davvero felice. :angelo:

 

  • Commento: Ammetto che volevo farlo da un paio di giorni ma non ho mai trovato l'ispirazione giusta......ho scelto la 4 gen per le sue numerose ambientazioni, oltre al fatto che adoro i tipi spettro e a mio avviso Duskull è un ottimo candidato.(in aggiunta il titolo sgomento,oltre ad essere una delle sensazioni predominanti all'interno della storia,è anche una delle mosse che il nostro fantasmino può imparare salendo di livello).Il significato che vorrei attribuire a tutto ciò,e quello di non farsi intimidire dalle situazioni estranee alla nostra quotidianità,e che anche le cose più terrificanti una volta che le abbiamo davanti per diverso tempo,risultano gestibili ed alla nostra portata diventando quasi comuni,se si mantiene la calma e il sangue freddo ovviamente.Spero di aver fatto un buon lavoro ed auguro buona fortuna agli altri candidati  (ma non troppa UwU) :angelo:

     

 

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      860006639_Serpenterba(FILEminimizer).png.a711c4ff8204dbba6e38bf612440252f.png            ORGOGLIO - AMBIZIONE - ASTUZIA !!!   snivy.gif.dae82ed5ce8ef157ac94342abdefd73a.gif

                      "Potenzia par vis."

                                "Harmonia Houses 2021

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               regali degli utenti spostati in bacheca 

 

 

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Mi chiamo Giorgio,ho 12,spero che vi piaccia e scusate la copia in PDF ma fino ad oggi non sapevo come si meteva in spoiler ma sono nuovo e non sapevo come si fa,la storia e di un Eevee e il suo

Spoiler

Introduzione:  Come  saprete  il  Pokemon  Eevee  può  adattarsi  a  qualsiasi  ambiente,ma  come  potrà  adattarsi all’ambiente  della  quarantena?  tra  odoraci,  semidepressione  del  suo  allenatore  e  litigi  per  i  compiti  … leggete e  vedrete Ormai  erano  15  minuti  che  provava  a  tirarlo  giù  dal  letto,  ed  Eevee  pensava  due  cose  in  quel momento,  che  il  suo  allenatore  fosse  morto  e  che  se  non  era  morto!?    stava  per  usare  morso  sul  suo braccio,  quando  l’idea  che  fosse  morto  venne  smentita  da  un’eeenooorme  ronfata  del  ragazzo,  che  riuscì ad aprire gli  occhi giusto in  tempo per vedere il suo  Pokemon a fauci aperte e i denti scintillanti. Giorgio fece in  tempo a schiarire l’immagine  che lancio un urlo bello e  chiaro    “EEVEE,  NOOOOOO!  ” Il  Pokemon  si  fermò  giusto  a  qualche  centimetro  dal  saporito  braccio  del  suo  allenatore  ancora  col  fiatone, che  disse  un  paio  di  parole  senza  senso  per  il  sonno,  e  se  ne  scese  senza  parlare  al  Pokemon  che sghignazzava divertito. Erano  passati  tanti  giorni  dall’inizio  della  quarantena  e  la  vita  a  casa  iniziava  a  diventare monotona,Giorgio  passava  le  sue  giornate  a  giocare  a  vecchi  videogiochi  o  ad  ascoltare  musica  e puntualmente litigava  con la madre  per i compiti. Un  giorno  Eevee  si  infurio  per  l’inattività,  si  avvicino  all’ignaro  allenatore  che  era  sul  divano  del balcone  e  gli  diede  un  azione  ben  assestata  “Eevee,che  vuoi?”,  il  Pokemon  gli  indico  con  una  zampa  il  viale di  casa,  “Eevee  non  si  può  uscire,c’è  la  quarantena”il  Pokemon  sbuffo  infuriato  e  se  ne  andò  nella  sua cuccia. Almeno  all’inizio  i  compagni  di  classe  si  chiamavano  tra  di  loro  e  partecipavano  purè  Giorgio  e Eevee,  trascorrendo del tempo,  poi,  però pure questo venne a noia. Poveraccio,  Eevee  non poteva stare in braccio al suo allenatore  che era solito fare la sera  visto che  il suo allenatore  si lavava una volta al mese per la  stanchezza o come la chiamava lui,  depressione. Eevee  però  era  triste  per  tutto  ciò  ed  allora  ogni  giorno  trovava  qualcosa  da  fare  per  lui  ed  il  suo allenatore  …  impararono  a  giocare  a  scarabeo,  cucinare  i  biscotti,    un  giorno  trovarono  dei  semi  in  un vecchio  barattolo  e  decisero  di  seminarli.  Allora  presero  dei  vasi  vuoti  con  della  terra  che  forse  un  tempo avevano  contenuto  delle  piante  e  si  misero  a  lavoro  …  quando  finirono,  il  terrazzo  sembrava  che  fosse passato un  tornado,  ma almeno si erano divertiti. Passarono  molti  giorni,  ma  finalmente  le  restrizioni  erano  cambiate,  gli  allenatori  con  Pokemon piccoli  potevano  lottare  ed  uscire,  dovevano  solo  tenere  le  distanze  dalle  altre  persone,  le  cose  finalmente cambiarono  pure  a  casa,  Giorgio  ritrovò  il  piacere  di  fare  le  cose  di  tutti  i  giorni  come  lavarsi!!  ogni  giorno chiamavano una loro amica amante dei  manga  come  Darkrai Note (versione Pokemon di  Death Note). La  mamma  non  doveva  più  convincerlo  a  fare  i  compiti,  cosi  poteva rimanere a tutti  un po’  di sanità mentale  e  uscivano  due ore  al  giorno  per  allenarsi  contro  altri  allenatori  e  Pokemon  selvatici,  non  si  sapeva quanto sarebbe durata la  quarantena  ma una cosa  era sicura,  sarebbe passato MOLTO  tempo. Vi chiederete che fine hanno fatto i semi !? Sono spuntate delle piccole piantine. Adesso aspettiamo e vediamo di vedere cosa sarann

allenatore e di come...il resto e una sorpresa,a risentirci

 

contest creativo pokemon-adattamento impossibile.pdf

Se vi dico che ho sempre creduto che la bacheca personale fosse la firma TwT...

 

                                            

 

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https://pokepast.es/c65d1c0d47115fdf

https://pokepast.es/337db2c5f7052447

https://pokepast.es/33a51aa9a7da3c56

https://pokepast.es/350be1dd844ac401

https://pokepast.es/eb3836997891b7f2

https://pokepast.es/127b44ef3af4ff4e

qualcuno dei miei miglior team,tracui una mono veleno per faccia di glitter @Icarus

 

Tutti i Pokemon che utilizzo sul forum in caso GDR

(non so più che inventarmi per riempire un po il mio profilo)

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Team Blue

Spoiler

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-Idrobreccia

-Terremoto

-Gelopugno

-Oltraggio

 

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-Psicoshock

-Magibrillio

-Ripresa

-Energipalla

 

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-Forzasfera

-Dragopulsar

-Cannonflash

-Raggio d'Acciaio 

 

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-Gelolancia

-Sanguisuga

-Breccia

-Metaltestata

 

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-Sgranocchio

-Colpo Infernale

-Protezione

-Desiderio

 

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-Aeroblast

-Forzantica

-Extrasenso

-Ripresa

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  • Titolo dell'elaborato: Paura Take-Away
  • Elaborato: 
    Spoiler

    La pioggia batteva incessantemente sull'asfalto da ore, le strade si erano ormai trasformate in fiumi, nessuno sarebbe uscito con quel tempo, nessuno tranne George.
    Billy, suo fratello, aveva passato i giorni a progettare e realizzare una bellissima barchetta di carta, ispirata al famoso transatlantico dal nome femminile che, annualmente, solcava i mari del mondo fermandosi in ogni regione conosciuta, una bellissima esperienza condivisa con i genitori ed il fratellino. George non aveva ancora un Pokémon con se, non era abbastanza grande ed il Purugly di casa, viziato dalla vita sedentaria e con un indole ben poco amichevole, non voleva proprio saperne di uscire, soprattutto con un tempo del genere. L'occasione era troppo ghiotta per George, tutta quell'acqua dava veramente l'idea di un mare da solcare e la sua barchetta poteva finalmente affrontare una vera tempesta, non le onde generate "manualmente" nella vasca da bagno, così prese il fidato impermeabile giallo, gli scarponi, compagni di mille pozzanghere e si apprestò ad uscire nel più assoluto silenzio, coperto dal rumore della pioggia, che attutiva disperdendo ogni altro suono. La barchetta navigava, navigava, incurante del fatto che fosse fatta di carta, quasi come un'aura mistica le permettesse di non rovinarsi rimanendo perfetta! I Pokémon di città erano rintanati, chi negli alberi, chi nei cassonetti, ma nessuno aveva intenzione di disturbare George, che in quel momento si sentiva pieno di vita. Il divertimento continuò per minuti, ore, finché non fu quasi ora di cena e la pancia, più che il cervello, suggerì a George di tornare verso casa, ma sulla via di ritorno un grande tombino faceva da scolo risucchiando l'acqua nelle fogne, lentamente ma inesorabilmente, la barchetta venne attratta dal tombino e si perse precipitando nel vuoto senza che George potesse fare niente per evitarlo. Non seppe cosa lo spinse ad affacciarsi, forse la speranza, forse la disperazione, ma dal buio delle fogne emerse una testa bianca, ardente, perfettamente circolare, delle braccia sottili la reggevano cosicché sembrasse parte del corpo e allo stesso tempo da esso separata. George era spaventato, non aveva mai visto quel Pokémon, non sapeva neanche se lo fosse, ma l'essere sembrava aver captato  l'insicurezza del bambino e con un movimento goffo, ma senza proferire parola, tirò fuori la barca di George e gliela fece ondeggiare davanti. Il bambino stupefatto cacciò qualcosa di simile ad un sorriso e ringraziò il Pokémon, che, ora illuminato da una strana luce Fatua rivelava colori sgargianti del suo corpo ed una creatura a suo fianco che George conosceva, era un Drifloon, attratto dall'una e dall'altra presenza, plagiato da una voce ultracorporea che gli diceva di andare, George si sporse sempre di più nel tombino, doveva entrare. Lo strano Pokémon simile ad un pagliaccio, senza lasciar trapelare emozione alcuna, prese di forza il bambino ed esso sparì per sempre nell'oscurità!
    ZAP
    "Adesso dimmi...come fa a piacerti questa roba?" Chiesi a Misdry, visibilmente in fibrillazione, con la sua collana rossa luccicante perché satura della tensione provocata in me ed in Roserade! Lei torse il capo di 360° com'era solita fare per convincermi, con la paura, a fare una cosa. "Mi avresti spaventato se avessi avuto anche un corpo attaccato alla testa che fai girare!" Ridemmo tutti di gusto.
    "E comunque questo reboot non mi piace come l'originale, okay, quel Blacephalon è inquietante, ma Mr. Mime gli era superiore"
    Nessuno ascoltò la mia predica, Rosa andò a preparare un thè con le sue foglie e lì capimmo che era il momento della pausa. Misdry tallonava Rotom per convincerlo a continuare a riprodurre quel film, grazie a lui e la sua capacità di entrare in qualunque elettrodomestico, oltre tenere pulita la casa, ha una libreria praticamente illimitata di ogni pellicola e serie tv, anche le più recenti, che pacchia! Il fatto di essere costretti a casa così non pesava per niente, certo, più di una sera per pigrizia ci siamo fatti tentare dal cibo a domicilio ed i nostri stomaci non hanno ringraziato o più che altro il mio, dato che, Rosa a parte, Rotom e Misdry si nutrono diversamente, l'uno di energia elettrica (le bollette sono altissime per questo) e l'altra di... Paura, la ragione che ci muove nelle nostre maratone giornaliere, a cercare il film più spaventoso possibile, o meglio, è lei a cercarlo e chiedere a Rotom di riprodurlo, è una vera cinefila, ma predilige gli horror, anche se ultimamente si sta aprendo ad altri generi, è dolce guardarla mentre si diverte, anche con lo splatter di turno, mentre io e Rosa ci portiamo la coperta fin sopra agli occhi per paura, ed è di questa paura che le faccio dono ogni giorno, dato che da mesi non possiamo più partecipare ad uno scontro o uscire di notte come ci piaceva fare, ridendo alla luce della Luna, tutti insieme. È un sacrificio che faccio volentieri per lei, la mia compagna di avventure da sempre, forse la quarantena con un folletto sarebbe stata dolce e tranquilla, più consona al mio animo, passarla con uno spettro mette a dura prova il tuo fegato e la tua pazienza, ma insieme mitighiamo l'uno il carattere dell'altra e così è perfetto.
    Fantasticando la pausa è già finita, come vola Il tempo, il the è pronto, grazie Rosa, Misdry lo ha già bevuto! Rotom cosa aspetti?! Fallo ripartire

     

  • Commento (facoltativo): Per redigere la prima parte del racconto mi sono ispirato al film "IT" Variato di poco ed in chiave Pokémon, ma comunque abbastanza fedele. Il mio elaborato per il contest di disegno e questo sono collegati come concept, il Pokémon protagonista è sempre Misdreavus per ragioni di immedesimazione e perché non riuscivo a figurarmi una quarantena senza di lei, spero non risulti una presenza ridondante, ma sono sicuro di no! Rotom ha effettivamente accesso gratuitamente ad una libreria illimitata, tuttavia non voglio inneggiare in alcun modo alla pirateria ahahah Il film preferito di Misdreavus è "Sawk-L'enigmista" A Roserade piace "La casa degli Spiritomb" Io invece ho molto apprezzato il nuovo è pluripremiato "PARASite"

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"Fight with this Pokémon that way... Use this item that way... Are you letting others decide that for you? Well, whatever, but what's important is figuring out what you want to do! Get ready! 'Cause I'm going to knock the common sense outta you and drag you into a brand new world!"

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Velia e la sua band si esibiscono live su PM in occasione del ROCK'N'MON 01/05/20

(Credits to @IlPerico)

 

 

 

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Creato da @Ilperico in ricordo del GDR "Pokémon Mystery Dungeon il regno parallelo"200MS7.png

 

 

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  • Titolo dell'elaborato: Che giorno è oggi? Ah, martedì

  • Elaborato:

    Spoiler

     

    Victor si sveglia improvvisamente quando sente qualcosa che gli zampetta sotto le coperte, ma è solo Grookey che ha bisogno della colazione. Si gira verso la sveglia e segna le 08:24 del 19/05/2020, quindi si volta di lato per provare a riprendere sonno ma un leggero tamburellare sulla testa non glielo permette. Victor prende in braccio Grookey e disse <eh va bene scimmiettina dispettosa, hai vinto te oggi>

    I due scesero al piano di sotto per fare colazione con una macedonia di bacche varie e poi consultarono il calendario dei lavori da eseguire in giornata: ma che giorno era oggi? Ah, marted’ì, quindi avrebbero dovuto fare la spesa nel supermarket di Brassbury e successivamente avrebbero dovuto tagliare l’erba del giardino.

    I due partirono di casa con le dovute precauzioni: guanti e mascherina per Victor, igienizzante per mani e zampette, salviette per pulire la maniglia del carrello.

    Arrivarono poco dopo al supermarket e dovettero attendere il loro turno per entrare, dove anche qui le regole erano ferree: massimo un mano e un pokémon per famiglia. La lista della spesa non era eccessivamente lunga, dato che era quella per la settimana corrente e non quella per due settimane. Iniziarono a girare per le file prendendo qualche pacco di salsicce, le patate, i grossi porri e qualche pacco di noodle. Arrivarono nel reparto dedicato alle farine, i due si guardarono e l’intesa fu subito chiara: Victor prese un pacco di farina per dolci e lo zucchero, mentre Grookey partì per andare a prendere le uova e qualche baccamela. I due si ritrovarono alla cassa, pagarono ed uscirono.

    Andarono a casa, non senza qualche fatica nel trasporto delle borse: Victor infatti pensò che la prossima volta sarebbe stato meglio portarsi dietro la ball anche di Machamp per il trasporto della spesa.

    Nascosero in fretta e furia gli ingredienti non presenti sulla lista per fare una sorpresa alla madre, dato che questa stava entrando in cucina. Corsero il lavanderia a cambiarsi per fare giardinaggio e uscirono. Qui il compito era decisamente più veloce, data la presenza del pokémon scimmietta. Poco prima di mezzogiorno infatti finirono il lavoro, giusto il tempo per fare una doccia e poi pranzare con la madre, dato che nel pomeriggio la madre sarebbe andata al lavoro a Steamington.

    La madre partì per le 13:20 e i due si misero subito al lavoro. Tirarono fuori tutti gli ingredienti per la torta comprati la mattina al supermarket e iniziarono a preparare il dolce: Grookey si occupava del taglio delle varie baccamela e Victor iniziò impastando la base per la torta. Due ore dopo la torta era bella e pronta, ben depositata e decorata sull’alzatina per dolci. Qualche foto per il momento social e poi i due uscirono dalla cucina per resistere alla tentazione di assaggiarne già un pezzo.

    Erano solo le 15:30, che fare? C’era qualche ora per fare un allenamento speciale per Grookey, dato che il periodo era di quarantena, ma appena il tempo sarebbe migliorato e si sarebbe potuti di nuovo uscire sarebbe ripreso la sfida delle palestre. Qualche ora per affinare le mosse e il loro miglior modo di utilizzo nel campo dietro casa e fu’ l’ora di cena, con il rientro anche a casa della madre.

    Cenarono con curry dolce ai porri e poi gustarono una fetta di dolce, venuta coì bene che ne era già finita metà essendo stata distribuita anche ai pokémon.

    Un po’ di chiacchiere in famiglia e via alle 23:00 circa a dormire, che la giornata di domani sarebbe stata un’altra serie di attività e compiti. Sempre se si sarebbe ricordato che giorno sarebbe stato il 20.

     

     

  • Commento (facoltativo): per il mio racconto ho voluto usare i personaggi e i luoghi di Galar ma con la storia di quello che realmente era una delle mie giornate tipo una volta la settimana (quindi i personaggi sono basati sui miei familiari, ma in formato pokémon), dato che l’organizzazione e la suddivisione dei compiti è una delle cose usate in questo periodo di quarantena. Anche se, in mezzo all’organizzazione delle varie faccende domestiche, c’era sempre il tempo per fare qualche cosa non in lista, ma che rendesse migliore la giornata e le giornate a seguire (di norma solo quella dopo dato che finiva subito, ma dettagli). Ovviamente ho strizzato anche l’occhio anche al fatto che in quarantena i giorni sembrano tutti uguali, quindi non si capisce più se sia lunedì o martedì o mercoledì.

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  • Titolo dell'elaborato: Una Breccia nel cuore di Roma
  • Elaborato: 
    Spoiler

    Nella storica e affascinante capitale d’Italia, vive Cesare, un aspirante allenatore di Pokémon con la passione per la pallanuoto. Proprio in questo sport, praticato in una piscina nei pressi del centro storico della città, ha coltivato e coltiva tuttora il sogno di allenare dei mostriciattoli tascabili, anche grazie alla sua grande capacità di lanciare le Poké Ball. A causa di alcuni problemi sanitari, però, Cesare è costretto a rifugiarsi a casa. Per lui è un grande problema, essendo abituato a stare fuori per scuola e per allenamenti. Ma è fra le mura domestiche che impara una lezione di vita molto importante, il legame dell’amicizia...

    Riolu se ne sta lì, in panciolle sul divano, con il suo allenatore accanto ad ascoltare le notizie delle 18 che puntualmente trattano di veri e propri bollettini di guerra. Nessuno si salva, nemmeno i Pokémon. Cesare, nervoso e preoccupato, spegne velocemente la televisione e si rivolge al Pokémon Emanazione: “Ehi Riolu, andiamo a giocare in camera, non voglio pensare negativo ogni giorno”. Il cucciolo annuisce molto contento e si fa prendere in braccio dal suo allenatore. La camera di Cesare è molto grande e con tanti giocattoli . “Oggi giochiamo a braccio di ferro!” afferma con decisione. Prendono due sedie e mettono il braccio destro sul tavolo. La sfida è tirata, ma con un colpo di frusta è il piccolo Pokémon a spuntarla. “Accidenti, stai diventando proprio bravo eheheh” commenta il ragazzo con il respiro affannato e con l’arto indolenzito. Passano i giorni e i due amici continuano a giocare e a divertirsi anche fra di loro. 

    Diverso tempo dopo, in una giornata abbastanza uggiosa, Cesare e Riolu cercano di affinare alcune mosse utili per gli incontri. Infatti questa quarantena può rivelarsi un utile momento per accrescere la potenza del Pokémon di tipo Lotta. “Dai Riolu, dobbiamo migliorare la nostra Breccia per la prossima competizione. È ancora troppo debole, non abbiamo speranze di vittoria. Vai!” incita il giovane. Diverse ore dopo, sfiniti, sono dentro la vasca da bagno a ristorarsi dopo le fatiche quotidiane. “Riolu, sei stato bravissimo oggi. Ti sei impegnato moltissimo, sono fiero di te. Non vedo l’ora di mettere a frutto tutto, così arriveremo lontano.” Il piccolo mostriciattolo blu è al settimo cielo e incomincia a schizzare il suo padroncino per scherzare. “Riolu, fermati! La mamma poi se la prenderà con me, ti prego. Dai che mi dà fastidio l’acqua dentro gli occhi. Fermooo.” mugugna Cesare, mentre il bagno sta prendendo piano piano la forma di una piscina. Beccati i vari rimproveri, è l’ora di andare a dormire. “Riolu, domani continueremo a perfezionare la nostra Breccia. Ora dormiamo che sono stanchissimo, ma prima volevo dirti una cos...”; neanche il tempo di finire la frase che Cesare crolla in un sonno profondo. Il Pokémon rimbocca le coperte al suo padroncino e anche lui si addormenta.

    La mattina seguente, Cesare si sveglia tardi, come suo solito fare quando non ha scuola o non ha partite. Si gira verso il letto di Riolu ma il Pokémon non si trova lì e nemmeno per il resto di tutta casa. “Riolu, dove sei? Rispondi!” urla il ragazzo molto preoccupato per la scomparsa del suo compagno di avventure. La mamma esce dalla cucina e va in camera a rimproverare il figlio. “Cesare, quante volte ti ho detto di non urlare? Se cerchi Riolu è su in terrazza ad allenarsi. Ma non faticate troppo, che il virus gira molto velocemente se sudate”. Come un lampo, il ragazzo si precipita al piano più alto del palazzo e trova l’amico per terra svenuto a causa della fatica e gli porge dell’Acqua Fresca. “Riolu, amico mio. Non ti dovevi sforzare così tanto. Devi fare passo passo, non ti devi immolare come un eroe. Ricordati che i veri eroi sono fuori, sono i medici e i Blissey che stanno cercando di salvare vite a umani e Pokémon. Se poi la mossa non esce fuori bene non è un problema. Quello che volevo dirti ieri, prima di dormire, è che tu conosci già bene quell’attacco, davvero. Da quando sei con me hai fatto Breccia nel mio cuore ed è la cosa più importante che possa esserci in questo momento”. Le parole di Cesare riecheggiano così tanto che Riolu comincia a piangere, felice di quelle parole e lo abbraccia fortissimo. Ad un tratto, però, la piccola creatura viene caricata di una raggiante luce azzurrina. “Riolu, cosa ti succede? Non vedo più nulla. Riolu!” urla straziato il padroncino. Quando la luce andava via via diradandosi, al posto suo c’era un Pokémon più alto e dello stesso colore del compagno di viaggio di Cesare, ancora attonito. “Ma tu sei... Lucario... Amico mio, ti voglio tanto bene!”. 

     

  • Commento (facoltativo): ho cercato di fare un elaborato un po’ romanzato di quello che si percepisce nella vita mondana in lockdown, mescolando la realtà con i miei sogni di gioventù, in un quadro che contenesse sullo sfondo la mia città. Il titolo è, infatti, un mix della famosa Breccia di Porta Pia, conquistata con la forza tipica degli italiani e di un pezzo del titolo di una canzone di un cantautore romano (Antonello Venditti - C’è un cuore che batte nel cuore di Roma). Ho scelto Pokémon come Riolu e Lucario per la loro capacità di captare emozioni e stati d’animo. Il Pokémon Aura è associabile alla sua facilità nel legare con il suo allenatore, evolvendosi non a caso per affetto di giorno. Il messaggio che ho voluto cercare di trasmettere, in conclusione, è quello di credere sempre nella forza reciproca, specie in quella degli amici di tutti i giorni. C’è distanziamento sociale, è vero, ma solo con questa resilienza è possibile uscirne totalmente da questa difficile condizione e tornare alla vita di tutti giorni. Auspico una buona lettura!
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  • Titolo dell'elaborato: Vivere per sognare
  • Elaborato: 
    Spoiler

    Questo periodo particolare mi ha fatto riflettere molto; guardando il telegiornale e leggendo le notizie su internet ho notato che molte persone non ce la facevano più a tenere i piedi in casa e a stare fermi in pochi metri quadrati per mesi ; non pensavo fosse una cosa così difficile, alla fine non era nulla di troppo diverso dalla mia solita routine ormai da anni… A questo punto mi sono chiesto “Ma chi tra me e loro sta sbagliando?”, inizialmente pensavo fosse solo una delle solite polemiche inutili tanto per ammazzare il tempo ma riflettendoci con calma ho capito che forse è il mio stile di vita a essere sbagliato. Fin da piccolo mi sono sempre sentito tagliato fuori dal mondo, non potevo giocare con gli altri bambini a calcio o a nascondino e per questo venivo preso di mira dai miei compagni nonostante i vani tentativi delle maestre e quindi i miei compagni mantenevano le distanze così non potevo nemmeno giocare a carte o ad altre cose più “statiche”. Data la situazione (e penso anche per autodifesa) cominciai a comprendere e ad accettare il rifiuto da parte degli altri bambini e ad apprezzare solo giochi in solitario come i puzzle. Un’altra opzione era quella di giocare con i pokémon, nella mia scuola ce n’erano alcuni molto amichevoli e giocavano tutto il tempo con gli alunni ma per qualche motivo non mi sono mai avvicinato a loro, forse per paura dell’ennesimo rifiuto. Appena cominciarono le scuole medie decisi di voltare completamente pagina e per farlo dovevo farmi coraggio e fingere di essere un ragazzino come tutti gli altri, ovviamente tutto inutile… dovevo accettare il fatto che sono e sarò diverso dagli altri per sempre. Proprio in quel periodo è scoppiata l’epidemia e quindi il mio paese si è dovuto fermare completamente e tutti si sono dovuti rifugiare nel proprie case, sembra quasi che la natura non abbia nessuna intenzione di lasciarmi un posto libero per esprimere me stesso.

    Le mie giornate da isolamento obbligatorio le ho passate davanti alla finestra con il mio tè in mano, non potendo chiedere sempre a mia madre di spostarmi da una stanza all’ altra sono stato praticamente sempre di fronte alla stessa distesa di campi e prati che il panorama mi offriva dalla mia camera da letto. Stando così spesso con il volto rivolto verso il paesaggio vidi molti pokemon che piano piano grazie all’ assenza degli umani si facevano sempre più numerosi e giocavano nelle grandi distese di verde , anche tra specie diverse. Questo scenario mi ha rallegrato per tutto il periodo della quarantena e ogni tanto mi mettevo anche a disegnare il paesaggio con tutti i piccoli mostriciattoli tascabili che scorrazzavano qua e là e a scrivere cosa vedevo nel mio diario mentre mi godevo la brezza che mi rinfrescava. Per tutta la durata della reclusione mi ha fatto compagnia un dolcissimo Swablu che ancora oggi si adagia ogni giorno sul mio davanzale, per la prima volta posso dire di avere un amico. Guardandolo negli occhi riesco a percepire la sua voglia di vivere, sognare e di essere libero, tutte qualità che io ho perso a causa della mia disabilità e poca fiducia nelle persone; è in tutto per tutto metà che mi completa come ragazzo e per questo ho deciso di soprannominarlo Dreamy. La sua presenza mi ha aiutato a trascorrere le giornate con serenità e a riflettere sulle scelte della mia vita, vederlo strusciarsi sulla mia mano per essere coccolato mi ha fatto capire che non sono solo e là fuori c’è qualcuno in grado di capirmi e apprezzarmi per come sono. Questa quarantena mi ha aiutato a capire i miei sbagli e a conoscere meglio me stesso, ora so cosa devo fare per rendere la mia vita migliore e felice. Guardare Dreamy svolazzare nel cielo e scorrazzare ovunque lui voglia ha riacceso in me la fiamma della speranza, voglio correre lontano senza mai voltarmi, andare fino all’ orizzonte attraversando tutti i prati e campi che finora ho sempre visto dalla mia finestra fermo sulla mia carrozzina con la tazza di tè tra le mie dita. Per non restare ancora con le mani in mano ho cominciato a dedicarmi con più passione nel disegno, ho cominciato a leggere libri (principalmente biografie) sempre in compagnia del mio amichetto e ho anche iniziato a cucinare con mia madre dolci di tutti i tipi spaziando da quelli più semplici come la torta paradiso ai più complessi come i macarons e poi li mangio assieme a Dreamy; devo dire che dalle sue espressioni sembra sempre gradire molto! Ho voluto inoltre assumermi altre responsabilità per accrescere maggiormente la fiducia in me stesso e per questo ho iniziato a prendermi cura di alcune piantine dando loro da bere ogni giorno e offrendo le bacche che nascono al piccolo e golosone Dreamy. Ora la mia routine è svegliarmi felice pronto a trascorrere una nuova ed emozionante giornata con l’obiettivo di scoprire cose nuove e approfondirne altre che fino a ieri ignoravo completamente! Ho deciso anche di guardare dei video sulle persone disabili che nonostante le avversità non si sono mai arrese e hanno realizzato i propri sogni così da ricevere altri spunti per la mia crescita personale. Ormai le mie giornate sono ricchissime di emozioni e passatempi ma non tolgo mai del tempo per dedicarmi solo ed esclusivamente a Dreamy, coccolandoci a vicenda riusciamo a rilassarci e a condividere dei bellissimi momenti. Per una volta posso affermare che la natura mi abbia fatto un regalo meraviglioso, grazie a questo uccellino con le ali a nuvola sono riuscito a diventare un ragazzo più forte e sognatore; non penso che lo catturerò perché non voglio privargli della libertà che lo contraddistingue e condannarlo in un certo senso nella mia stessa condizione, spero solo che sia riuscito a entrare nel suo cuore come lui ha fatto nel mio.

     

  • Commento (facoltativo): Ho deciso di raccontare l'evoluzione di un ragazzo su una sedia a rotelle, passando da giornate monotone a ricche di passatempi grazie proprio alla quarantena e soprattutto a Swablu, un pokémon che racchiude tutto quello che il ragazzino ha sempre desiderato ma che poi ha perso con il trascorrere degli anni, la voglia di andare dove vuole e correre fino a raggiungere il cielo.

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By @kingdom

 

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Titolo dell'elaborato: Un ricordo amaro

Elaborato:

Spoiler

“ Complimenti Penguin alla fine ce l’hai fatta, mi ricordo quando otto anni fa iniziai il tuo viaggio da Azalina”

 

Finalmente era giunto il mio momento, che tanto aspettavo e agognavo. Ebbene si con il raggiungimento dei sedici anni avevo il permesso di iniziare la mia storia, non mi serviva nemmeno un nuovo pokèmon, dato che avevo già la mia compagna fidata per iniziare questa avventura. Si chiama Jinx, è una piccola eevee cromatica, che odia stare nella pokéball, portata a casa da mio padre dato che era stata abbandonata dal branco per via del colore strano.

Vedete mio padre è uno di quelle persone che tutti chiamano Fantallenatore, ma alla fine non è altro che una persona che ogni anno prova a sfidare la lega pokèmon senza successo qualificandosi irrimediabilmente e come sempre in top64 senza superare nemmeno i trentaduesimi.

Comunque, era ora di cominciare questo mio nuovo viaggio, quello che ogni notte sognavo prima di andare a dormire... o almeno cosi mi piacerebbe dire e invece no, proprio in quel esatto momento arrivò tramite i media un comunicato che obbligava la popolazione a stare a casa a causa di un virus sconosciuto, solo agli allenatori esperti avevano il permesso di uscire per allenarsi.

Il mio cervello iniziò ad elaborare dati a una maniera alluciante, non ci volevo credere, perchè proprio ora? Perchè proprio quando stava per iniziare il mio viaggio? Avevo fatto qualcosa di male? Non ci volevo credere... Scoppiai in lacrime, corsi in camera.... Erano tante forse troppe le domande che mi ponevo in testa ma nessuna di queste aveva una risposta.

Inizia a guardare in rete, c’erano parecchie teoria, chi diceva che questo virus fosse partito dal porto Secepoli, chi invece da un laboratorio di ricerca, altri addirittura ipotizzava l’esistenza di un pokèmon sconosciuto alcune cosi folli che diceva che questo virus era un vero proprio pokèmon in realtà.

Insomma non si capiva più nulla... l’unica cosa certa è che all'improvviso mi ritrovai a casa da solo con Jinx, dato che mia madre doveva occuparsi del centro pokémon e mio padre era come in viaggio.

Passai il tempo a giocare con lei in cortile, era divertente ma a volte l’ansia e la tristezza mi colpirono... era un giorno veramente buio, dovevo trovare un passatempo per contrastare la noia.

Andai in sonfitta a rovistare un pò le vecchie cianfrusaglie che stavano li ormai da mesi, giochi, palle, carte, ma c’erano anche dei libri che mi portava a casa mio padre quando tornava dai suoi viaggi.

Allora, se non posso viaggiare di persona lo farò con la mente. Quante volte da bambino li sfogliai, forse sono stati proprio loro ad imprimermi nella testa il mio sogno, non punto a diventare chissà che cosa, però voglio scoprire il mondo, i suoi misteri, ogni sua sfaccettatura, vedere i famosi pokémon leggendari e misteriosi, c’è cosi tanto da scoprire e si sa cosi poco.

Notavo che ormai erano rovinatissimi, il colore sbiadito, l’odore della carta vecchia, gli angoli stracciati... però a primo impatto è sempre un emozione.

Jinx mi venne sulla spalla, le sue pupille si dilatarono dalla felicità, sorrise, a quanto pare pure lei si ricordava di questi libri, e della promessa che ci facemmo molti anni fa, che primo o poi li avremmo visti tutti insieme, a partire dal bellissimo Giardinfiorito, l’isola Ulala e la sua puzzolente discarica, il bosco brillabirinto e il paesello magico Piquedilly, Romantopoli e la fabbrica delle pokeball, e la lista poteva continuare all'infinito, ma mia madre era appena ritornata a casa stanca, mi obbligò di andare a dormire vista l’ora. Corsi a letto insieme a Jinx ormai dormiva insieme a me sotto le coperte, col suo pelo che mi scaldava proprio come il suo cuore in questa brutta giornata e mi addormentai continuando immaginare, sognando quel viaggio che tanto agognavo.

 

Questo è il pensiero mi venne in mente all’udire quella frase, come un flashback, un pò come quando stai per morire e vedi la vita passarti davanti... Non volevo insinuare nulla riguardo alla situazione di quando iniziò il mio viaggio, sorrisi e dissi al professore: << Ora che sono campione, posso finalmente entrare quella grotta vero? >>

Commento (facoltativo): Un idea dell'ultimo minuto visto anche il tempo tirato per la consegna, dato che l'unica cosa che cercavo era la voglia di scrivere.... detto ciò l'argomento non era uno dei migliori per me, visto come ho passato questa quarantena, ovvero in tutti i modi tranne che sereno  :asduj1:

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Titolo dell'elaborato: Ridere

Elaborato:

Spoiler

 

Emanuel si affaccia dalla cucina, e la prima cosa che vede sono Ivysaur e Cacnea ritti davanti alla finestra del terrazzo, intenti a scrutare il cielo con malcelata insistenza. O, almeno, quello che riescono a scorgere tra la ringhiera del balcone, i vasi di gerani di sua madre accatastati gli uni sugli altri e i tetti piatti dei grattacieli di Austropoli. Premono musi e arti contro il vetro, ed Emanuel troverebbe la scena anche tenera, se non fosse che più che fascinazione, a dettare il loro interesse è la disperata richiesta di uscire. È un desiderio che non possono esprimere a parole, ma glielo legge nei gesti, nel modo in cui ciondolano per la casa e alla fine finiscono sempre lì, sempre di fronte a quel vetro che non è mai aperto.

            Si avvicina piano e i suoi Pokémon distolgono lo sguardo solo per un momento, mentre si inginocchia tra loro; allunga una mano e lascia una carezza sulla testa ruvida di Ivysaur, che si limita a socchiudere gli occhi e soffiare un po’ più forte dal naso in quello che assomiglia a un sospiro sconsolato.

            Fuori piove. Se alla fine di febbraio gli avessero detto che il suo più grande problema nella gestione di quella quarantena sarebbe stata una settimana ininterrotta di pioggia, probabilmente non ci avrebbe creduto. Erano altre le cose che lo preoccupavano, come il fatto che i suoi genitori fossero entrambi a Libecciopoli, impossibilitati a muoversi e ospitati da colleghi di lavoro che non avevano né nomi né volti per lui; oppure la scadenza delle tasse universitarie, che non era stata ancora posticipata nonostante le richieste dell’intero corpo studentesco. Una settimana di pioggia incessante non avrebbe dovuto fare così tanto la differenza, considerando i due mesi passati rinchiuso in casa, eppure si era accorto con orrore di quanto si sbagliasse. Aveva iniziato a dipendere dalle poche ore che spendeva scendendo nel minuscolo giardino della sua palazzina, innaffiando le piante e potando le siepi, o dalle pause che si concedeva tra una lezione e l’altra affacciandosi dal balcone, lasciando vagare lo sguardo oltre il porto e il mare che si stendeva all’orizzonte in una riga sottile e impalpabile. Erano cose che aveva cominciato a fare date le circostanze, e a cui aveva dato poco peso finché il maltempo gliele aveva precluse, schiaffandogli in faccia l’amara verità.

            Con l’impossibilità di aprire anche solo una finestra, tutto lo stress e il nervosismo che aveva soppresso in quei mesi gli era ricaduto sulle spalle, sfociando nel peggior attacco di panico che avesse mai avuto: si era ritrovato boccheggiante e in lacrime, con il petto che gli bruciava e un terrore irrazionale che gli bloccava le ossa e il cervello. Il blackout che lo aveva gettato nel panico era durato solo qualche minuto, ma era rimasto in quello stato per una mezz’ora buona, accasciato contro lo schienale del divano sotto lo sguardo sofferente dei suoi Pokémon.

            Aveva chiamato Lucio, ovviamente. A Rotom era bastata un’occhiata dall’interno del cellulare che possedeva per capire e, senza aspettare un suo comando, aveva fatto partire la chiamata, impostando il vivavoce e fluttuandogli accanto. Lucio gli aveva risposto al terzo squillo, con la voce impastata dal sonno, ed era rimasto in linea per le due ore successive a rassicurarlo, nonostante a Galar fossero ormai le quattro di mattina passate.

            Alla fine era riuscito ad addormentarsi solo per la stanchezza che il pianto gli aveva messo addosso, ma si era portato appresso i residui sgradevoli di quella crisi per giorni.

            «Appena finisce scendiamo di sotto.» Dice in un sospiro, puntando lo sguardo sulle nuvole grigiastre, e Cacnea si limita a spostare impercettibilmente il proprio peso avanti e indietro.

 

 

 

«…E allora mi hanno chiamato e mi hanno detto: “non si può partire perché tutti i voli sono bloccati a data da destinarsi.” Ma va? Sono due fottutissimi mesi che tutti i voli sono bloccati e non ci si può muovere in territorio extraregionale! Tralasciando il fatto che ancora non mi hanno rimborsato il biglietto di ritorno; l’ambasciata aveva assicurato un viaggio di ritorno entro la fine della settimana.» Lucio si interrompe per alzarsi, e l’inquadratura trema mentre si sposta per puntare la telecamera davanti a una finestra. Si vede una piazza imbiancata dalla neve, con una fontana al centro e due tristissimi pupazzi di neve con una mascherina a coprire i sorrisi di bottoni sul bordo delle stradine che vi si affaccino. «Questa ti sembra Alola?»

            «Un po’ freddina.»

            «Freddina. Già.» Lucio assottiglia gli occhi scuri mentre lo osserva destreggiarsi con la cena, e anche se gli sta dando le spalle non fa fatica a immaginare la sua espressione. «Vuoi sapere quanti gradi ci sono a Hau’oli in questo momento? Ventisette

            Emanuel ride mentre spegne il fuoco e impiatta la sua porzione di zucchine. Ha sistemato il portatile sul tavolo della cucina per comodità, non avendo cuore di interrompere la videochiamata solo per mangiare, anche se forse sarebbe stato meglio: a Unima sono le otto e mezza di sera, a Galar l’una di notte. C’è comunque del trambusto non indifferente dall’altra parte dello schermo, con un discreto numero di persone che parlano tra loro sopra il cicaleccio della tv, nonostante l’ora. Lucio si ostina a chiamarlo dall’area ristoro del Centro Pokémon di Circhester, perché è l’unico punto dove la connessione prende decentemente, a detta sua.

            «Mi dispiace. Tua madre che ha detto?»

            «Nulla, credo che ormai abbia superato la soglia dell’ansia isterica e sia sprofondata nella rassegnazione.» Un sospiro, Emanuel sposta la sedia e comincia a mangiare.

            «Non ce la posso fare per un altro mese, giuro che impazzisco.» Borbotta Lucio a mezza voce. Si passa le dita sugli occhi e per un lungo momento rimangono in silenzio.

            Ha il viso infossato nel colletto di un maglione rosso e sulle spalle il suo giaccone troppo grande; i capelli scuri gli ricadono spettinati sulle spalle ed è un’immagine così familiare da lasciarlo quasi stranito. Gli sembra così stanco, adesso, come se fosse vetro e potesse andare in pezzi al minimo tocco.

            «Andrà tutto bene.» Gli dice, ripetendo quello che ormai è diventato lo slogan ufficiale dell’intera quarantena. «A fine maggio riapriranno almeno qualche frontiera, ne sono sicuro.»

            «Hai detto la stessa cosa anche il mese scorso.»

            «Lo so.» Ammette, abbassando lo sguardo sul suo piatto e le ultime forchettate che gli rimangono prima di finire. «Onestamente speravo non me lo ricordassi, sto cercando di ignorare il passare del tempo. I calendari a casa sono fermi a gennaio, per dire. E gli orologi della cucina sono indietro di un’ora, ma solo perché non sono capace di settarli.»

            Scoppiano a ridere e Lucio si sbilancia sulla sua sedia, socchiude gli occhi con la bocca tutta storta dal divertimento incurante delle teste che si voltano nella sua direzione. Ed è davvero bello, pensa; una confessione a cui non è ancora disposto a dare voce, specialmente non con uno schermo in mezzo e una telecamera puntata in faccia.

            «Sai, sto cominciando a odiare tutto di questa regione.» Sbotta il ragazzo, allungando una mano per avvicinare il telefono al viso. «In particolare questa città: c’è neve ovunque e la palestra non è nemmeno di tipo ghiaccio!»

            «Anche la palestra di Artemisio è di tipo coleottero, ma non penso di aver mai visto Pokémon di quel tipo vivere in città.» Ribatte ridendo. Ivysaur e Cacnea fanno capolino dalla porta, avanzando verso le loro ciotole sistemate con cura in un angolo. È la terza volta che fanno avanti e indietro dal salotto, e sta iniziando a trovare la cosa vagamente divertente.

            «Il problema della vostra palestra è che nessuno sa dove cazzo sia, Manu!» Gli risponde inarcando le sopracciglia. «Due ore per trovarla in mezzo a tutti i grattacieli!»

            La prima volta che si erano incontrati, Lucio aveva messo piede nell’erboristeria dove lavorava solo per chiedergli indicazioni, per poi scomparire in strada in tutta fretta. Mezz’ora dopo era tornato con la Medaglia Scarabeo spillata su un lato dello zaino di tela, e lo aveva invitato a prendere un caffè con una faccia tosta così disarmante che non aveva potuto far altro che accettare.

            «Beh, adesso è diverso. Artemisio si è messo a stuccare le pareti dell’ingresso di verde e rosso in questi mesi, è un po’ difficile non notarla.»

            «Potrei dire tante cose ma mi tratterrò dal commentare la scelta cromatica.»

            Emanuel gli sorride e si abbandona con le spalle lungo lo schienale della sedia, rimanendo in silenzio. Il suo sguardo scivola su Cacnea che da parecchi minuti continua a ciondolare da un piede all’altro vicino alle gambe della sua sedia, evidentemente interessato alla conversazione. Deve aver riconosciuto la voce di Lucio, perché dal modo in cui sporge le braccia quando si accorge che lo sta guardando, Emanuel intuisce senza sforzo la sua richiesta.

            «C’è qualcuno che vuole salutarti, qui.»

            Si china per prendere in braccio il Pokèmon e Cacnea smette di dimenarsi quando gli passa le mani sotto le braccia tonde. Ha il corpo ricoperto da una morbida peluria, che diventa più fitta lì dove le spine si ingrossano e si allungano, e sul capino svetta un bocciolo giallo tutto accartocciato su sé stesso, che con l’arrivo dell’estate maturerà e fiorirà. Facendo attenzione a non pungersi se lo sistema sulle ginocchia, e ringrazia che Cacnea sia ancora piccolo e non abbia raggiunto i consueti cinquanta chili di peso.

            «Palletta verde! Sei cresciuto eh? Ti trovo in gran forma!» Sghignazza Lucio, e Cacnea si agita ancora di più riempiendo l’aria di versi indecifrabili ad esprimere la sua felicità.

            «Non sai quanto, continua a correre per tutta casa e a riempirmi il cuscino di spine.» Dice, passandogli distrattamente le dita sul capino e la base larga del fiore.

            «Ma che ha lì, sulla testa?»  

            Lucio gli fa un cenno con la mano, indicando l’escrescenza tondeggiante che da un paio di settimane fa capolino dal corpo di Cacnea. È grande quanto una pallina da tennis, con spine minute alla sommità e un motivo molto simile alla bocca che si intravede appena.

            «Ah, è una sorta di protuberanza.» Risponde, cercando di tenere in equilibrio il Pokémon sulle sue gambe. «È una cosa normale per questa specie in realtà: è un altro modo che hanno per riprodursi visto che l’ambiente in cui vivono è molto vasto, e spesso non riescono a trovare un compagno. I bulbi si staccano, o con le battaglie o per via del clima, e da lì si sviluppa un nuovo Pokémon. Comunque glielo devo togliere, ormai è diventato troppo grande e inizia a dargli fastidio.»

            Cacnea annuisce con un verso, socchiudendo gli occhi alle sue carezze e calmandosi un poco. Ha le gambe che gli formicolano per via delle spine che premono contro il tessuto dei jeans, ma è un fastidio a cui ormai si è abituato. Lucio li osserva, e la sua bocca si stira in un sorriso pigro.

            «…Cosa c’è?»

            «Niente.» Dice. Ma i suoi occhi indugiano sul suo viso con una malizia che non riesce a nascondere. Emanuel si sistema gli occhiali sul naso e ignora il calore che ha iniziato a chiazzargli le guance.

 

 

 

Quando smette di piovere è venerdì.

            Emanuel si alza dal letto con indolenza, e fa in tempo a mettersi gli occhiali che Cacnea gli si lancia addosso, urlando e graffiandogli una gamba con le sue spine.

            «Buongiorno anche a te…» Biascica, senza trovare nemmeno la forza per lamentarsi del dolore. Vorrebbe tornare a dormire, magari solo un’altra mezz’ora, ma è sicuro che i suoi Pokémon non glielo permetterebbero: Cacnea è sì rumoroso al limite del molesto, ma Ivysaur sa essere tremendo quando vuole, e lui non ha davvero la forza per resistergli.

            Una volta vestito, si ritrova a preparare la colazione nell’euforia generale. I suoi Pokémon continuano a schiamazzare in terrazzo e ogni singola stanza gli sembra più luminosa, con le tende scostate e le finestre spalancate. Il cielo terso prospetta una giornata calda, di quelle primaverili che ancora non ha avuto modo di godersi.

            Mentre beve il caffè ne approfitta per controllare il telefono, risponde al buongiorno!  virtuale di sua madre tranquillizzandola sul fatto che stia bene e per un po’ scorre tra le varie home dei propri social.

            Su Instagram, Lucio lo ha taggato nel suo ultimo post, dove ha immortalato con soddisfazione una confezione di rasoi monouso. La faccia sorridente di Leon, il Campione di Galar, campeggia stampata sulla plastica, vicino a una scritta gialla che recita Shave like a Champion! Ormai ha visto quella pubblicità così tante volte, che non riesce a non leggere lo slogan con la stessa voce del ragazzo.

            Blocca lo schermo e posa il cellulare sul tavolo, Rotom gli ammicca dal retro facendolo sorridere.

            «Quando avete finito ditemelo, voi due.» Fischia, e Ivysaur piega il muso nella sua direzione giusto un secondo. «Così magari scendiamo.»

 

 

 

Il giardino del loro condominio è un rettangolo minuscolo cinto da siepi scure. Non ci sono alberi, né tavoli o sedie o qualsiasi cosa che faccia intendere la presenza dei vari inquilini, è solo uno spiazzo erboso con una pompa da giardino e basta.

            I suoi Pokémon lo adorano. Ivysaur si fionda sotto il sole accucciandosi e chiudendo gli occhi, le foglie sulla sua schiena scricchiolano e si allungano appena.

            Non sono molte le volte che lo vede fare la fotosintesi, ma immagina che in questo momento sia il modo migliore per recuperare energia e scaricare lo stress. La quarantena forzata lo ha teso parecchio, ed Emanuel se ne è accorto osservando i petali del suo bocciolo rovinarsi e seccarsi sempre di più. Qualche ora di sole non può che fargli che bene.

            Cacnea lo osserva e comincia a ciondolargli accanto, stranito dalla sua improvvisa immobilità.

            «Lascialo stare e vieni qui.» Lo richiama divertito, vedendolo sporgersi pericolosamente sul dorso di Ivysaur. «Oggi togliamo quel bozzo che hai in testa che sembri un birillo.»

            Negli ultimi giorni l’escrescenza ha continuato a crescere, e adesso la forma di una bocca è molto più delineata, insieme agli aloni scuri che cerchiano gli occhi. Le spine si sono separate in ciuffi sparuti lasciando uno spazio lì dove dovrebbero crescere degli arti. È una visione particolare, ma il modo in cui Cacnea continua a girarsi di lato, sperando di riuscire a intravedere quella mezza faccia che gli spunta dal corpo lo fa sorridere.

            Si siede sull’erba infilandosi un vecchio paio di guanti da giardinaggio, per poi scartare un bisturi monouso, gentilmente regalato dall’infermiera Joy. Cacnea si avvicina agitando le braccia con un entusiasmo davvero eccessivo per quella novità.

            «Allora, ascoltami bene: devi stare fermo. Immobile come un Cacturne durante il giorno.» Lo ammonisce, e a sentire nominare la sua evoluzione si blocca ubbidiente. «Non fa male, quindi non preoccuparti, non sentirai nulla! Prima finiamo, prima possiamo andare a giocare. D’accordo?»

            Cacnea strizza gli occhi più volte in assenso, trattenendosi dall’agitare corpo e braccia. Emanuel ride e lo carezza con vigore, senza preoccuparsi di pungersi e ferirsi, per una volta.

            Ci mette relativamente poco: basta un’incisione alla base dell’attaccatura dei due corpi per farli staccare, e Cacnea si comporta in modo esemplare. Non si muove e persino i suoi respiri sono misurati; l’unica cosa che fa è seguire gli scatti delle sue mani con gli occhi tondi.

            «Ecco fatto… Guarda.»

            Maneggia piano il corpicino di quello che tra un paio di mesi sarà a tutti gli effetti un altro Cacnea, e il suo Pokémon strilla, letteralmente, guardando la pallina piena di spine che tiene tra le mani.

            «Adesso gli prepariamo un vaso, così può continuare a crescere tranquillo. Vedi la bocca, qui? Non si è ancora formata del tutto quindi non può mangiare come te.» Gli spiega.

            Preparano il vaso spandendo uno strato di argilla e uno di composto per piante grasse. Emanuel sistema il piccolo Cacnea con cura, piantando delle stecche ai lati del corpicino per fare in modo che, iniziando a muoversi, non rotoli via finendo tragicamente spiaccicato sul pavimento. Ci vorrà solo qualche ora prima che inizi a farlo, un paio di giorni per le braccia per crescere. Tra un mese aprirà gli occhi e comincerà ad andarsene in giro per conto proprio.

            Cacnea osserva il vaso e quando alza la testa nella sua direzioni gli occhi gli brillano per la gioia.

 

 

 

Dovrebbe andare a letto.

            Addormentarsi sul divano è una scelta pessima considerando il mal di schiena che sicuramente lo tormenterà per tutto il giorno seguente, ma fa fatica a trovare la forza per alzarsi e trascinare i piedi verso la sua camera.

            Si è sfilato gli occhiali e ora tiene lo schermo del cellulare attaccato alla faccia pur di leggere, con la luminosità quasi al massimo nella penombra del salotto.

            Lucio non gli ha ancora risposto.

            Di solito non presta molta attenzione a questo genere di cose, lui per primo è spesso impegnato e non sempre riesce a far passare un tempo ragionevole tra un messaggio e l’altro, ma il fatto che sia sparito per tutta la giornata lo lascia stranito.

            Chiude gli occhi lasciando scivolare il telefono per terra, sul tappeto. Ci sono volte in cui l’assenza di Lucio è difficile da ignorare e le immagini dietro le sue palpebre sono fin troppo vivide. Ci sono pensieri che hanno cominciato ad indugiare nella sua testa, ma non ci si vuole soffermare, non vuole alimentarli in nessun modo perché sa già che piega prenderebbero, e in questo momento è a un passo dal cedere a una melanconia che ha già cominciato a pesargli sul petto.

            Ivysaur sbuca dal buio della cucina e gli si avvicina, osservandolo con circospezione. Poi, in un secondo, balza sul divano con un’agilità che non dovrebbe avere, piantando tutti i suoi quindici chili sul suo stomaco. Emanuel annaspa un secondo per il colpo, strizzando gli occhi.

            «Ehi, ciao.»

             Fa per allungare una mano a tentoni per carezzarlo, ma Ivysaur si sporge in avanti, crollando sul suo petto e bloccandolo definitivamente contro i cuscini di pelle del divano. Vorrebbe ribattere ma il Pokémon gli sbuffa in faccia.

            «Va bene, ho capito!» Ride, nonostante faccia un po’ fatica a farlo. «Sei venuto a consolarmi?»

            Ivysaur gli dedica un’occhiata esasperata, come a chiedergli se davvero avesse avuto il coraggio di dar fiato a un’ovvietà del genere. Gli sorride, e prende a carezzargli lo spazio piatto tra le orecchie con le dita. Il profumo del suo bocciolo ha impregnato la stanza, decisamente più forte rispetto ai giorni passati.

            Rimangono così per un po’, e solo quando Ivysaur gli sfrega con insistenza il muso contro una guancia in un gesto d’affetto, si permette di piangere.

 

 

 

Si ritrova a festeggiare la notizia dell’inizio della fase due con una vaschetta di gelato in mano, stravaccato sul divano. Due settimane ancora, e poi sarebbe stato libero di uscire e camminare per strada per il semplice gusto di passeggiare.

            Aveva passato le ultime ore a parlare con i suoi genitori, i compagni di corso dell’università e persino Rosa, la proprietaria dell’erboristeria dove lavorava, lo aveva avvertito che entro metà mese avrebbero finalmente riaperto.

            Prima di loro, comunque, aveva cercato di chiamare Lucio, ma con scarso successo.  Stava iniziando a preoccuparsi davvero perché, a distanza di quattro giorni, l’ultimo messaggio rimaneva quello del tag di Instagram. Immaginava gli fosse successo qualcosa, magari aveva semplicemente finito il credito o, in un moto di stizza, aveva finito per lanciare il telefono contro una parete. Onestamente non ne sarebbe rimasto sorpreso.

            Affonda il cucchiaio nel pistacchio, osservando senza reale interesse il film che stavano trasmettendo alla televisione: un uomo sulla trentina e in divisa da custode stava scappando da un fossile tutto ossa di un Tyrantrum.

            Sembrava anche carino come film, peccato si fosse perso l’inizio. C’è un momento in cui medita di spegnere e rimetterlo da capo sul pc, ma Rotom blocca ogni sua intenzione svolazzandogli davanti agli occhi con urgenza.

            Non legge nemmeno il nome che è comparso sul display mentre accetta la videochiamata.

            «Manuelitooo!» Lucio strilla alla telecamera ridendo, con l’immagine che traballa e inquadra un cielo abbacinante e il profilo luminoso di una spiaggia alle sue spalle. «Sono vivo! E sono tornato a casa!»

            «Lo vedo!» Si ritrova a sorridergli di rimando, con il cuore decisamente più leggero e lo stomaco libero dall’ansia degli ultimi giorni. «Che è successo?»

            «Un casino ma, in breve: alla fine sono riusciti a far partire un volo; e sono arrivato sabato mattina, circa. Ti risparmierò i dettagli sul mio disagio nel preparare la valigia e legarmi i capelli con due paia di guanti in lattice addosso, ti basta sapere che il mio telefono si è sfracellato al suolo ed è morto. Lo è ancora in effetti, ti sto chiamando dal Rotomdex.»

            «Pensavo ti fosse successo qualcosa.» Confessa, mordendosi le labbra. Lucio ride.

            «Mi spiace non essermi fatto sentire. So che mi avrai chiamato anche, tipo, duecento volte; ma sono ancora rincoglionito per il fuso orario ed è un miracolo se sto in piedi.» Scrolla le spalle. «che mi sono perso negli ultimi giorni?»

            Emanuel inizia a raccontargli le ultime novità, il nuovo decreto, il piccolo Cacnea che si agita nel suo vasetto. Più va avanti e più ride, così tanto che sente la bocca stirarsi tutta e le guance tirargli. Lucio è raggiante in una maniera che gli fa seccare la gola e impastare tutte le parole; indossa una ridicola camicia rossa sbottonata a scoprire il profilo scuro dei suoi tatuaggi, e i capelli sono pieni di treccine e fiori di plumeria.

            «Non vedo l’ora di rivederti!» Gli dice a un certo punto. «Qui ad Alola la situazione non è malaccio. Hala mi ha detto che questa estate si farà lo stesso il Giro delle Isole, e per l’occasione ci sarà una Festa del Raccolto coi fiocchi. In più ballerò la hula, perciò non puoi mancare a prescindere.»

            «Tu balli la hula?»

            «Ovviamente. Tutti i ragazzi di Mele Mele lo fanno, è una tradizione. Da dove credi che vengano le mosse Z?»

            Ridono, ed Emanuel pensa che quelle due ultime settimane che gli si parano davanti saranno davvero le più difficili da superare.

 

Commento (facoltativo): CONSEGNA ALL'ULTIMISSIMO MINUTO Perchè senza ansia non sarebbe da me. Delirio su cose varie devo dire, non immaginavo venisse così lungo ma almeno posso ritenermi soddisfatta. Spero vi faccia piacere leggerlo quanto a me è piaciuto scriverlo!

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Titolo: Diario di una quarantena

Elaborato 

Spoiler

Giorno 0
Ebbene si, anche qui a Cuoripoli è arrivata la quarantena. Hanno chiuso tutto, la palestra, l'arena, i negozi. Le vie della città sono deserte, la situazione è surreale. Non so che pensare, mi sento davvero spaesato. Per non parlare di Prinplup.. è irritabile come non mai. La sconfitta contro Fannie l'ha veramente devastato. Era convinto di essere invincibile ed invece il Gengar di Fannie l'ha fatto capitolare. Bramava rivincita con tutto se stesso quando è arrivata questa quarantena.. 
Come faremo ora con il nostro viaggio? Non possiamo spostarci, per cui non possiamo nemmeno tornare a casa a Duefoglie. Siamo costretti a rimanere qui a Cuoripoli a quanto pare..

 

Giorno 1
Oggi ho provato a far capire a Prinplup la situazione, ma non c'è stato verso. Come l'ho fatto uscire dalla PokeBall si è lanciato contro la porta ed è corso in strada, dirigendosi verso la palestra. Ho dovuto rincorrerlo e fermarlo prima che facesse un disastro, meno male che non ci ha visto nessuno! Tornati a casa gli ho dato qualche dolcetto e si è calmato.. speriamo riesca a capire la situazione, altrimenti saranno guai grossi.

 

Giorno 3

Facciamo progressi! Prinplup si è finalmente calmato, ed anche il resto della squadra è molto più tranquillo rispetto a qualche giorno fa. In compenso ora sento di essere io il problema.. la monotonia è devastante, mi sono pure messo a cucinare! Io, che manco un uovo sodo so fare! Però qualcosa bisognerà pur fare per evitare la pazzia no?

 

Giorno 7
Tralasciando i miei successi culinari, sono finalmente riuscito ad allestire una sorta di arena per i miei Pokemon. Ho riorganizzato i mobili del soggiorno in modo tale da realizzare una specie di barriera e con alcune lamine di acciaio che ho trovato in garage ho cercato di chiudere il tutto. Oggi pomeriggio proveremo a testarla, speriamo regga!

 

Giorno 8
La barriera è stata un successo! Finalmente abbiamo tutti una valvola di sfogo per rendere meno monotone le giornate. I ragazzi si divertono un sacco a lottare fra loro, si vede proprio che era un qualcosa che gli mancava profondamente. Nel frattempo, Prinplup ha iniziato ad aiutarmi a cucinare. Forse in due riusciremo a concludere qualcosa di buono, ma non garantisco.

 

Giorno 15
Le giornate scorrono come fulminee, ho come perso la concezione del tempo. Ogni giorno arrivano dalla tv e dai giornali notizie tutt'altro che positive, ma ormai è come se ci abbia fatto l'abitudine. Mi sveglio ogni mattina temendo che sia peggio del giorno precedente, ma proprio quando sento di aver toccato il fondo ecco che Prinplup viene in mio soccorso. Quanto è cambiato da inizio quarantena! Mi sprona sempre nel non mollare nei miei tentativi culinari, mi aiuta nelle faccende domestiche e nel frattempo intrattiene gli altri Pokemon con splendide lotte nell'arena che ho costruito. Non riconosco praticamente più l'arrogante pinguino che pensava di essere il più forte di tutti, è come se in queste due settimane abbia raggiunto un livello di maturazione superiore rispetto a quanto non avesse fatto in tutti i mesi precedenti. Almeno a qualcosa è servita questa quarantena..

 

Giorno 30
Oggi è successo l'impensabile: Prinplup si è evoluto! Lo dicevo che stava cambiando, ma non avrei mai pensato arrivasse a tanto. Anche perché, chi l'avrebbe mai detto che pure senza un vero e proprio allenamento si potesse raggiungere un obiettivo simile? 

 

Giorno X
La quarantena è ormai agli sgoccioli. Da domani si potrà tornare ad una parziale quotidianità, seppure con tutte le limitazioni del caso. Ma noi siamo pronti, non abbiamo mai mollato e non lo faremo di certo ora. Indubbiamente questo periodo ci ha profondamente cambiato, l'evoluzione di Prinplup ne è la prova. Se il cambiamento sarà positivo o meno sarà solo il tempo a dircelo. Ma io la mia idea a riguardo la ho, e se ho ragione non solo Fannie, ma nessuno sarà più in grado di fermarci.

Commento: Purtroppo per impegni vari non ho potuto dedicare al contest il tempo che avrei voluto, ma ho comunque cercato di produrre qualcosa. Ho cercato di riprodurre su scala ridotta l'esperienza che io stesso sto vivendo in questa quarantena, sia in alcuni comportamenti di Prinplup che dell'allenatore. Per esempio, l'arena costruita in soggiorno è un riferimento alla mini palestra che ho realizzato in casa per potermi allenare. Buona fortuna a tutti!

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Titolo dell'elaborato: Un piccolo grande sognatore

Elaborato: 

Spoiler

Nella regione di Galar da qualche settimana si stava abbattendo una terribile epidemia, sconvolgendo i normali equilibri quotidiani: tutti gli abitanti furono costretti a rimanere a casa finché la situazione non si fosse tranquillizzata.
Maddy, una giovane allenatrice di Latermore, passava le giornate annoiata e stanca a causa del caldo invadente; la voglia di uscire e tornare libera era tanta, ma sapeva benissimo che erano presenti delle regole da rispettare ed ognuno doveva fare la sua parte. Decise quindi di fare uscire i suoi pokemon dalle pokéball e programmare diverse attività: il simpatico Mime Jr. fu il primo ad assecondarla, seguito dal tenero Wooloo, dagli inseparabili Alcremie e Slurpuff, l'astuto Ditto, la generosa Bellossom, il dispettoso Polteageist, la saggia Musharna ed infine il timidissimo Snom. Quest'ultimo si mostró subito spaventato all'idea di cooperare con gli altri, vuoi perché era l'ultimo arrivato, vuoi che temeva di contrarre il virus avvicinandosi troppo ad essi. "Stai tranquillo, piccolino!" lo incoraggió Maddy. "Se manteniamo le giuste distanze di sicurezza sono sicura che ci divertiremo insieme!".
Iniziarono col gioco dei mimi, dove Mime Jr. era un vero asso; fu proprio lui a incominciare, chinando la schiena e muovendosi a passi leggeri, come se si stesse sorreggendo su un bastone. "Vediamo un pó...non sarai mica mia nonna?!" esclamó Maddy, suscitando l'ilarità generale. Il pokemon continuó l'imitazione spalancando gli occhi e guardando un punto fisso con un certo ghigno. "Ho capito! Sei la professoressa Flora, solo lei ha quell'espressione cosí sicura!" Purtroppo la risposta era sbagliata e allora tutti cercarono di spremere le meningi....tranne Snom, che se ne stava in disparte. Mime Jr. inizió allora a indicare il suo corpo e a volteggiare su se stesso a piú non posso. "Che cosa stai cercando di dirci"? Chiese Maddy,ancora molto lontana dalla soluzione. Con un ultimo tentativo il pokemon cominció a indicare Slurpuff, quindi Alcremie, Ditto e poi Musharna, salvo riprendere la sua inspiegabile estasi. "Devo capire che cosa avete in comune? Mhmmm vediamo...tu sei un tipo Folletto come due di loro....ma anche Psico...cos'hanno di simile questi due elementi?" Ci pensó su un pó, giungendo alla conclusione: "Ma certo, il rosa! Stai mimando qualcuno che adora il rosa,con una certa età e un certo sadismo - a giudicare da quegli sguardi-. C'é solo una persona del genere a Galar: l'ex capopalestra Poppy!". Mime Jr. fece segno di sí e toccó quindi ad Alcremie e Slurpuff: la prima mise la lingua di fuori e gonfió le guance, mentre il secondo inizió a roteare su se stesso, prima in senso orario, dopo in antiorario. "Questa é facile! Vi state imitando a vicenda! (Non che ci voglia molto!)". Scoppiarono tutti a ridere, tranne Snom, sempre piú solo. A un certo punto Maddy lo notó e cercó di spronarlo a giocare: " E tu chi vuoi mimare?" Il timido pokemon non sapeva cosa fare e quando tutti iniziarono a fissarlo si pietrificó dalla vergogna.
Trascorsa un'oretta Bellossom si propose di insegnare al gruppo qualche passo di danza. Si disposero tutti nel salone, piuttosto ampio e luminoso, ammirando la grazia del pokemon fiore. Ogni sua mossa era eseguita con una precisione assoluta e una leggiadria tale da far sognare ad occhi aperti: con Petalodanza i dolci petali si scontravano ad ogni passo, emettendo un suono piacevole e rilassate, capace di far dimenticare i problemi di ogni giorno; le piroette venivano eseguite a una velocità impressionante,proiettando diverse immagini del pokemon una dietro l'altra...una vera poesia; infine il tutto si concluse con un bel Profumino che fece tornare il buono umore. Tutti ne rimasero estasiati e si buttarono nella pista da ballo: Slurpuff invitó Alcremie a eseguire un salsa e merengue; Ditto si trasformó in Bellossom e ripropose i suoi passi - seppur non proprio fedelmente-; Polteageist inizió a scuotere la propria teiera fino a fuorioscire quasi del tutto dal beccuccio, salvo poi ritornarci dentro rapidamente: era talmente strambo che denominarono il suo numero La Danza del té; Mime Jr. prese un pallone e inizió a starci in equilibrio fino ad attraversare il salone da entrambi i lati; Wooloo rotoló per tutta la stanza; Musharna si mise a fluttuare in aria con Psichico; Maddy invece chiuse gli occhi e cercó di farsi trasportare dall'istinto: fece qualche capriola, due spaccate e diversi salti. Ognugno faceva quel che gli pareva, anche se nessuno stava effettivamente ballando: ma in fin dei conti l'importante era divertirsi, cosí Bellossom ci rise sopra. Qualcuno peró sembrava non trovarsi a suo agio di fronte a tanta attività fisica: il piccolo Snom dopotutto riusciva a malapena a muoversi di qualche millimetro al secondo e si sentiva un pesce fuor d'acqua; l'idea di andare a sbattere contro un altro pokemon lo faceva desistere ancor di piú dallo scendere in pista e preso dal panico se ne tornó nel suo angolino.
Toccó quindi a Ditto inventare un gioco e la scelta ricadde su Indovina l'impostore: a turno ciascun pokemon doveva separarsi dagli altri e andare in uno stanzino insieme a Ditto, mostrandogli ogni particolare di sé per cercare di farsi conoscere meglio; a quel punto avveniva la trasformazione e tutti i giocatori dovevano scoprire chi era l'originale e chi il falso. Incominció Maddy, la quale raccontó al pokemon mutante un pó della sua storia e le sue passioni: era una ragazzina piena di vita con l'hobby della ginnastica artistica e sempre pronta a fare nuove amicizie.
Dopo qualche minuto dallo stanzino uscirono due gemelle perfettamente identiche che si misero a
compiere diversi esercizi. Iniziarono con una capovolta in avanti e fu abbastanza facile per Ditto imitarne i movimenti: poggió le mani a terra e si diede un bello slancio con le gambe, fino a eseguire un mezzo volo di qualche metro e atterrare con delicatezza; proseguirono con la ruota, anch'essa piuttosto banale: entrambe le "ragazze" si chinarono di lato e simultaneamente iniziarono a roteare lungo in corridoio. Gli altri pokemon non sapevano proprio riconoscere l'impostore data l'assoluta sincronia degli esercizi, cosí si decise di alzare l'asticella. Fu la volta della verticale e qui Ditto ebbe qualche incertezza ma alla fine guardó Maddy e si ricordó dei suoi consigli: concentró tutta la forza che aveva nelle mani, alzó prima una gamba e dopo un grande respiro sollevó anche l'altra, rimanendo per 10 secondi a testa in giú. Prova superata anche stavolta! Snom guardava con ammirazione le due "giovani"e per la prima volta sembrava divertirsi. Giunsero quindi alla spaccata, l'ultimo esercizio e il piú temuto. Maddy e Ditto si diedero uno sguardo di intesa e divaricono a poco a poco le gambe fino a cadere a terra di colpo: mentre la ragazza era ben allenata, stavolta il pokemon mutante era in grossa dificoltà; cercó di resistere in ogni modo ma alla fine cedette, rialzandosi in piedi. Nonostante venne scoperto ricevette gli applausi di tutto il pubblico che si mise in fila per partecipare. Ecco allora Ditto e Polteageist cimentarsi in delle smorfie spettrali, con Munna simularono un sonnambulo, con Wooloo saltellarono insieme felici piú che mai e con Mime Jr. fu un'accoppiata davvero insolita: un mimo con un pokemon imitatore, ognuno che copiava l'altro mandando in tilt tutti gli spettatori. Snom prese allora coraggio e decise di provare a mettersi in gioco, anche se non sapeva cosa raccontare di sé a Ditto, il quale dovette improvvisare qualcosa. I due arrivarono silenziosamente al centro della stanza, si fissarono l'un l'altro senza trovare un'intesa e rimasero per un pó immobili con gli altri pokemon sulle spine. Snom stava sudando freddo e non riusciva a fidarsi di Ditto, tra l'altro tutti quegli sguardi lo intimorivano cosí improvvisamente si ritiró, svelandosi al pubblico. La giornata proseguí comunque spensierata, dopodiché la sera tutti andarono a dormire curiosi di soprire le attività future.
Il giorno dopo Maddy propose un gioco che potesse stimolare Snom: nascondino. Tutti i pokemon ebbero un minuto di tempo per trovare un nascondiglio opportuno, purché all'interno delle recinzioni domestiche. "Allora inizio il conto alla rovescia" annunció la giovane. "Dieci...nove..." Tutti si erano già precipitati in ogni angolo piú improbabile della casa ma Snom era riuscito a malapena a spostarsi di un capello: lui ce la metteva davvero tutta ma non era colpa sua se era lento come una lumaca. "Tre...due ..uno...via! Tana per Snom". Il tenero colleottero rimase di sasso: non aveva nemmeno fatto in tempo a nascondersi! Forse Maddy avrebbe dovuto trovare un gioco piú adatto a lui, ma tant'é! La ricerca continuó dalla cucina, dove proveniva un certo aroma. La ragazza cercó tra le stoviglie,gli armadi e gli scaffali, fino a focalizzarsi sul frigo, da dove iniziava a fuoriuscire una sostanza liquida e rosa: all'interno sembrava tutto a posto ma poi Maddy notó diverse fragole sparse qua e là e capí subito. "Alcremie vieni fuori! So che sei tu!"Il pokemon pannafresca si ricompose subito allorché si udirono diversi rumori dal forno. Maddy fece finta di nulla e se ne andó di colpo quand'é che Slurpuff uscí dal suo nascondiglio per andare incontro all'amica. "Beccato! Certo che voi due siete davvero inseparabili! Se non vi conoscessi da tempo giurerei foste amanti!" Ci fu un generale imbarazzo, dopodiché i due pokemon folletto decisero di unirsi alla ricerca.
Diversi fili sottili erano sparsi sul pavimento, ramificandosi in varie direzioni: il gruppo decise di dividersi cosí Maddy proseguí lungo il giardino, mentre Slurpuff e Alcremie si recarono in camera da letto. L'esterno della casa presentava una piccola piscina, diversi cespugli sparpagliati qua e là e un garage in disuso. Respirare un pó d'aria pulita faceva tornate in mente le giornate spensierate prima del lockdown e per Maddy era una sensazione rilassante: chissà quando avrebbe potuto tornare a vagare fra le Terre Selvaggie, sfidare altri allenatori e catturare nuovi pokemon. Tutti quei ricordi le fecero dimenticare per un momento la sua missione, dopotutto era cosí bello starsene tra la natura....se solo non fosse stato per quel caldo intenso. Decise quindi di spogliarsi e farsi un tuffo in piscina per distrarsi un pó; tra una nuotata e l'altra il tempo passava in fretta fino a che qualcosa non la incuriosí: a intervalli irregolari diversi spruzzi d'acqua le colpirono la schiena; dapprima pensó fossero provocati dalle sue bracciate ma poi si immerse nella piscina e trovó un impacciato Mime Jr. intento a nascondersi sul fondo vasca. "Ah, mi stavo quasi dimenticando del gioco! Che ore sono? Spero che gli altri non se la siano presa! E tu Mime Jr., sei stato qui tutto il tempo? Ti prego di perdonarmi". Maddy uscí subito dall'acqua e si mise a cogliere qualche fiore in segno di scusa, ma quando fece per strapparne uno qualcosa sembrava opporrgli resistenza: da un cespuglio si palesó Bellossom, la quale si era mimetizzata tra la vegetazione. "Scusami, ti ho fatto male?" chiese la ragazza. Il pokemon non sembrava arrabbiato, anzi decise di comporre un mazzo di fiori tutto per Maddy e cosí insieme a Mime Jr. i tre si recarono in camera da letto a trovare gli altri. Ad attenderli di sopra c'erano Slurpuff e Alcremie belli addormentati, circondati da un intenso fumo bianco. "Ma che sta succendendo qui?" Sotto il letto Musharna era intenta a mangiare i sogni dei due amici e a proiettarli sopra di sé: c'erano dolci e leccornie da tutte le parti, e anche tanti Milcery di tutti i gusti...una famigliola davvero felice, seppur immaginaria. "É ora di svegliarsi!" chiosó Bunny; ecco allora che le nuvole di fumo sparirono e con esse anche i beati sogni dei due pokemon, che si alzaroni imbarazzati piú che mai.
"Bene! Mancano ancora tre pokemon da scovare, dove posso essersi cacciati?" I sottili fili continuavano ad estendersi per tutta la casa,cosí il gruppo si separó di nuovo, con Maddy diretta nel soggiorno, dove sembrava esserci un silenzio assoluto. La luce che filtrava dall'esterno rifletteva per tutta la stanza irraggiando l'ambiente con il suo calore; la ragazza,affannata, si sedette allora sul divano per riflettere sul da farsi. Qualcosa peró la turbo, era come un tremolio che sentiva sotto di sé, sempre piú forte e fastidioso: si alzó di getto e notó delle stranezze nel cuscino dove era poggiata,il quale sembrava essere vivo. "Dimmi che sei Ditto,ti prego! Altrimenti sto impazzendo!" Improvvisamente apparve il pokemon mutante e la ragazza si calmó. "Sei stato davvero furbo, devo ammetterlo! Adesso dobbiamo continuare a seguire quei fili sospetti. Sono sicura che ci porteranno alla soluzione". E cosí fecero. I lunghi filamenti avevano creato un vero e proprio labirinto per tutta la casa e ognuno veniva condotto in una direzione diversa: il piccolo Snom, nell'intento di aiutare la compagine, rimase impigliato per piú di mezz'ora in una rete che si era creata in bagno (era proprio sfortunato!).
Maddy notó ad un punto dei ciuffi di lana che conducevano al giardinetto cosí si spinse nuovamente all'esterno incuriosita piú che mai: i fili sembravano finire in prossimità del garage cosí la ragazza alzó la saracinesca e con suo stupore ci trovó Wooloo, che aveva perso un quarto del suo pelo." Ma Wooloo, che combini? Scommetto che ti sei rotolata per tutta casa prima di trovare il nascondiglio perfetto,vero?" La pecora annuí e allora la giovane le si avvicinó dandole delle carezze virtuali. "Sai bene che non possiamo abbracciarci ma volevo dirti che ti voglio un mondo di bene. Piú tardi ti toseró tutta,cosí sarai ancora piú bella".
In seguito il gruppo si riuní  per dissetarsi un pó e capire dove poteva trovarsi Polteageist, l'ultimo pokemon rimasto. "Vediamo un pó....se io fossi un Polteageist dove mi nasconderei? Mhmmm.....ma certo! Tra le credenze!". Tutti si misero quindi a cercare tra gli oggetti di vetro e porcellana, piuttosto impolverati, della sala pranzo. Tre teiere, molto simili tra loro, colpirono l'attenzione di Maddy, che si apprestó a rovesciarle una ad una: purtroppo per lei non fuoriuscí nulla se non del pulviscolo, ma qualcosa continuava a non convincerla; d'un tratto le tre teiere cominciarono a muoversi e dal beccuccio di quella centrale si poteva scrutare la sagoma del pokemon spettro. "Che stai cercarmi di dirmi? Vuoi forse proporci un nuovo gioco?" Polteageist fece cenno di sí e una volta rintanatosi, grazie ai suoi poteri psichici, spostó velocemente di posto le tre teiere. "Ho capito, vuoi che indoviniamo dove ti trovi...bé visto che sei stato il piú bravo a nasconderti accetto la sfida. Scommetto che sei quí!" disse indicando la credenza a destra. "No, ho sbagliato!Riproviamo! Stai qui! Arghh ho toppato di nuovo!" Gli altri pokemon vollero tutti partecipare e decisero di aumentare la difficoltà prendendo varie tazze e caffettiere dove Polteageist potesse nascondersi. Rimasero per piú di un'ora a giocare ed il tempo scorse inesorabile: lo spettro era cosí rapido negli spostamenti da far perdere traccia di sé dopo pochi secondi ma nessuno demordeva. Snom, che si era finalmente riunito agli altri - dopo una dura lotta coi fili di Wooloo- decise di concentrarsi sull'ombra di Polteageist: fissó bene l'esterno delle varie tazze e i movimenti del pokemon, notando che ogni volta che si posizionava in una di esse, si poteva notare una microscopica macchiolina sui bordi; soltanto un tipo come lui, cosí attento a ogni dettaglio, poteva riuscirci ed ecco che dopo aver scovato il nascondisglio si apprestava, con grande emozione, a svelarlo agli altri. L'ansia da prestazione gli giocó purtroppo un brutto scherzo e nel raggiungere la teiera di Polteageist fece cadere per sbaglio tutte le altre. Ci fu uno scricchiolio assordante e tutte le credenze cadderro in mille pezzi, tra cui quella originale del pokemon spettro. "Oh, no cosa hai combinato Snom?" Chiese Maddy con un tono di rimprovero. Polteageist era disperato: la sua amatissima e rarissima teiera era andata distrutta e preso dalla disperazione inizió a incolpare Snom. Il timido colleottero non riusciva a trovare le parole per scusarsi e scoppió a piagere, allontanandosi dal gruppo.
Maddy decise di lasciarlo da solo per un pó e dopo aver sistemato per terra gli andó incontro (non era difficile inseguirlo visti i modesti passi che compieva!). "Senti Snom...scusa per prima. Siamo stati duri con te...é solo che questo periodo é stressante per tutti. Abbiamo sbagliato a farti sentire in colpa, in fondo volevi solo sentirti parte del gruppo. Che ne dici di venire in salone a sentire le nostre storie? Abbiamo deciso di riunirci lí per stanotte". Snom non si mosse minimamente, per cui la ragazza dopo qualche esitazione se ne andó, con la speranza che prima o poi si fossero potuti riappacificare. "Noi staremo ad aspettarti....quando tu vorrai...siamo una famiglia dopotutto."
Era ormai notte fonda ma i nostri amici non erano ancora stanchi: decisero di raccontarsi ognuno i propri desideri e gli obiettivi che si erano prefissati per il futuro, quando la pandemia sarebbe finita: Mime Jr. voleva diventare un mimo provetto presso un circo della zona, Alcremie e Slurpuff desideravano aprire una loro pasticceria, Bellossom la sua scuola di danza; Ditto voleva diventare un agente segreto, in grado di infiltrarsi dovunque, Musharna bramava di essere una scrittrice o regista: nei libri o nei film poteva realizzare la miriade di sogni che aveva mangiato; Wooloo si accontentava di rotolare per i prati tutto il giorno e Polteageist voleva ampliare la sua collezione di teiere pregiate. In quanto a Maddy...era indecisa se proseguire il sogno di diventare una ginnasta professionista oppure continuare la strada da allenatrice. Rimasero a chiaccherare a lungo e nel mentre, dopo aver tosato completamente Wooloo- che si sentiva piú fresca che mai- decisero di costruire una nuova coperta per Snom con la lana ricavata. Lavorarono per tutta la notte fino ad addormentarsi, quand'ecco che Snom-che aveva ascoltato in silenzio tutti i discorsi- si commosse alla vista del regalo. Decise allora di rimediare all'errore di prima prendendo i cocci della teiera originale di Polteaigest e riparandoli con la sua bava ghiacciata, che aveva delle ottime proprietà da collante. Dopo un pó si appisoló pure lui e la notte fece il suo corso.
Il mattino seguente uno strano rumore sveglió il timido pokemon. Aperti gli occhi non vide nessuno dei suoi compagni, allorché si guardó intorno frastornato: non si trovava piú a casa di Maddy ma in una piazza innevata con diversa gente con aria felice, dai bambini che giocavano a palla di neve agli allenatori intenti a sfidarsi in accese lotte pokemon, fino agli anziati che riposavano sulle panchine. Snom proprio non riusciva a capire, era tutto tornato alla normalità, come se il virus non fosse mai esistito; riconobbe subito la città di Circhester, da cui proveniva...quelle atmosfere gelide lo facevano sentire a suo agio. Poi la sua attenzione venne scossa da un lieve venticello: in cielo si stagliavano vari Corvisquire pronti a migrare verso sud, in cerca di nuova dimora; fu allora che la sua mente inizió a spaziare nella fantasia e all'improvviso un colpo d'aria alzó il piccolo pokemon da terra. Come di incanto Snom prese il volo e si uní ai pokemon uccello: insieme attraversarono monti impervi, catene rocciose e dune sabbiose, fino ad arrivare nelle rigogliose Terre Selvaggie, un'area piena di vita che si estendeva al centro di Galar. Snom non poteva credere ai suoi occhi, non aveva mai visto uno spettacolo simile in vita sua; tutti quei pokemon che giocavano felici in mezzo alla verde natura lo fecero sentire immensamente rilassato. Fu allora che capí il vero legame dell'amicizia, superiore ad ogni altra cosa. Decise quindi di gettarsi nella mischia ma una luce accecante lo fermó: aprí di colpo gli occhi e si ritrovó nel soggiorno insieme agli altri pokemon.
Erano ancora tutti addormentati, tranne Musharna che lo scrutava con attenzione: Snom capí che si trattava solo di un sogno anche se sembrava reale. Era stata tutta opera di Musharna: oltre a mangiare i sogni essa era anche in grado di crearli nella mente dei pokemon con cui aveva stretto un legame profondo, per via della sua abilità Sincronismo. Snom la ringrazió e gli promise che sarebbe diventato un pokemon piú coraggioso, dopodiché riprese a dormire.
Il mattino seguente il gruppo si riuní in giardino per fare una sorpesa al timido colleottero: una morbida coperta di lana, adatta ad un Pokemon ghiaccio come lui anche nei momenti piú afosi. Snom-che già era a conoscenza del regalo- apprezzó molto il gesto dei compagni, ricambiando con la nuova teiera per Polteageist che subito ci si intrufoló dentro senza pensarci due volte. "Sono davvero contenta che tu ci abbia perdonati Snom. Dopotutto siamo una squadra" aggiunse Maddy. "Bé che dite? Chi vuole una bella torta per colazione?" E cosí il gruppo andó in cucina per preparare un bel dolce sotto la supervisione di Slurpuff e Alcremie.
Bellossom prese diverse uova dal ripostiglio mentre Ditto raccolse un paio di sacchi di farina: grazie ai poteri psichici di Mime Jr. e Musharna i quattro iniziarono a sbattere le uova, dopodiché versarono un pó di latte di Wooloo e mescolarono l'impasto. Intanto Maddy inizió a preparare il pandispagna e Slurpuff a spargere la sua panna mentre Alcremie si occupava delle decorazioni di fragole. Bisognava solo raffreddare il dolce ed ecco che intervenne Snom con la sua Polneve a velocizzare il tutto.
Alla fine si riunirono in giardino per l'allegra colazione, accompagnata da del buon té verde di Polteageist. Quelle giornate che sembravano non finire mai si erano trasformate in un'occasione per conoscersi meglio gli uni con gli altri e Snom piú di tutti aveva capito la vera importanza di avere persone su cui poter sempre contare: l'ansia e la paura erano svanite e il suo cuore inizió a battere di gioia.
D'un tratto il tavolo dove erano riuniti inizió a muoversi e una luce pervase Snom. "Ma cosa sta succedendo?" Chiese Maddy frastornata. Snom si alzó in aria e sotto lo stupore dei presenti gli spuntarono un paio d'ali cristalline: si era appena evoluto in Frostmoth. "Ma sei bellissimo!" La falena voló sopra la casa piú eufotica che mai, dopodiché con Grandine inizió a generare della neve. "Guardate!Nevica! Non posso crederci!" Il caldo afoso se ne era andato e tutti i pokemon iniziarono a giocare con la neve,felici piú che mai. Infine Frostmoth usó Velaurora per creare un'arcobaleno di colori brillanti e intensi, uno spettacolo cromatico indimenticabile. Tutti puntarono gli occhi al cielo ed ebbero lo stesso pensiero: soltanto rimanendo uniti potevano andare avanti, aiutandosi e rispettandosi a vicenda. L'amicizia che si era rafforzata tra di loro era la vera sforza che li spingeva a trovare il buono da ogni giornata e la speranza in un futuro migliore.
"Grazie Frostmoth".


Commento: Ho scelto di descrivere delle giornate tipo di una giovane allenatrice pokemon chiusa in casa a causa dell'epidemia basandomi sui i piú svariati passatempi possibili tra le mura domestiche. I pokemon selezionati sono stati abbinati a una singola attività caratterizzante: il gioco dei mimi per Mime Jr.;la danza per Bellossom;una rivisitazione di Indovina chi per Ditto; il gioco dei bicchieri per Polteageist; la pasticceria per Alcremie e Slurpuff; la tessitura per Wooloo; la proiezione dei sogni per Musharna; nascondino per Maddy, un gioco molto comune tra i bambini della sua età. Ho decido di narrare la vicenda principalmente dal punto di vista di Snom, scelto in quanto pokemon minuto e con poche abilità. L'idea era quella di far diventare un periodo di paura e incertezza una via di crescita personale: Snom da diffidente verso gli altri e insicuro delle proprie capacità, con il passare delle giornate impara sempre qualcosa in piú (anche dagli errori), di cui alla fine farà tesoro.

Il momento di svolta viene rappresentato dal sogno indotto da Musharna. La quarantena é infatti periodo di riflessione su se stessi che ci porta spesso a viaggiare con la fantasia, dato che non possiamo farlo fisicamente. Il desiderio di Snom di volare si realizza solo quando inizia a fidarsi degli altri, cosí come noi dovremmo tutti attenerci alle regole impartitoci per poter tornare a vivere normalmente. Alla fine il contributo del timido colleottero é stato quiello di portare un pó di fresco nell'afosa Latermore, rasserenando gli animi dei lí presenti: ognuno di noi puó e deve fare la propria parte, anche le persone apparentemente piú deboli. L'aurora nei cieli simboleggia, coi suoi vari colori, la speranza in una ripartenza migliore.

 

 

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Pokémon Mystery Dungeon: Musharna's Dream image.png

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Millennium Express: Isole di Alola Partecipazione-Pechino-Express.png

 

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Total Drama Regions sgcocco.png

 

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Harmonia Houses  Serperior.png

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