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[Millennium Box] MTV News - Il Canale dell'informazione!


yohohoho

Post raccomandati

Salve a tutti e benvenuti in questa prima trasmissione della...

 

 

Millennium Box

 

 

MTV News

 

Benvenuti nel secondo programma di tutta l'iniziativa, ed eccoci qui, nel canale dell'informazione!

 

 

 

Di preciso, cosa posso guardare? 

Come già  rivelato in questa discussione, sul canale sarà  possibile partecipare ad un Contest di scrittura, con il tema principale delle notizie! Tutte le tracce sono presenti nel prossimo punto.

 

 

 

 

 

Regolamento:

  • Per partecipare basterà  rispondere a questa discussione seguendo il modulo qui sotto:

Nick sul Forum:

Titolo:

Elaborato:

Breve Commento:

 

  • La storia può essere sia verosimile che totalmente immaginaria;
  • I personaggi, lo sfondo su cui si muovono e l'epoca non hanno importanza.

 

 

 

Tracce:

  • Scrivi un testo iniziando a narrare le vicende da uno studio televisivo di un telegiornale, nel quale vengono dette notizie speciali...
  • Crea un elaborato con protagonista un giornalista;
  • Forma un racconto fantastico nel mondo Pokémon, nel quale il personaggio antagonista è un giornalista.

 

 

 

Premi:

 

:pokeball: 1° classificato: 3 PokéPoints

:pokeball: 2° classificato: 2 PokéPoints

:pokeball: 3° classificato: 1 PokéPoint

:pokeball: Premio originalità : 1 PokéPoint

 

 

 


Avrete  tempo fino alle 23.59 dell' 28/03 per postare il vostro elaborato.

Per eventuali domande e chiarimenti, potete mandarmi un messaggio privato o pormi la domanda qui    ^^


Buon proseguimento!

L'organizzatore,

Chube

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@Darki

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Nick sul Forum: -TurtwigChan


Titolo:                                                         La vigilia piu triste ma anche la piu felice


Elaborato: 

 


  Londra,


23.12


.1896


Domani ci sara' la vigilia di Natale, finalmente una pausa dal lavoro che amo cosi' tanto. La cosa che sinceramente mi rende triste e' che, non ho che fare durante il Natale, mio fratello Jason abita lontano e i miei genitori insieme agli zii sono morti da tempo. Credo che lo passero' come al solito, a cercare nuove notizie da scrivere...


Sinceramente il lavoro e' l'unica cosa che ho, amo la scrittura da quando sono bambina ed essere giornalista e' il mio sogno da tanto tempo... da due o tre anni ormai cerco varie notizie, faccio interviste, e robe cosi'. Tecnicamente sono asociale, forse e' per questo che non ho ne' amici ne' i pochi parenti a me rimasti mi vogliono ospitare a Natale o a capodanno, *sospira* si vede che devo vivere cosi' la mia vita, un po mi dispiace... ma d'altro canto ho piu tempo per dedicarmi al lavoro. Dieci anni fa non pensavo di sicuro che la mia vita cambiasse cosi' tanto, ma ora basta scrivere cose negative (gia sono troppo negativa senza di questo).


Presentandomi sono Lilly Dixon,ho ventidue anni e abito a Londra da quando sono morti i miei genitori(ovvero da un bel po) sono morti in un incidente, i cavalli li hanno uccisi sul posto... odio questi animali.


Dalla loro morte,mia zia Polly si e' presa cura di me e del mio fratello maggiore Jason,finche' non e' morta di vecchiaia(aveva settantasei anni).


Credo che questa presentazione sia bastata, vado a dormire magari domani trovo qualcosa di interessante.


Londra, 24.12.1896


Oggi e' la vigilia di Natale, sta cadendo una neve fitta, ma ho deciso di uscire a farmi una passeggiata, c'e' un aria pungente, per me e' molto piacevole mi fa ricordare il Natale che passavo con i miei genitori e mio fratello, l'ultimo Natale insieme, il giorno dopo morirono, papa' mi regalo' una macchina da scrivere, era usata ma era anche una fantastica amica per passare le giornate tristi senza di loro al mio fianco, so che ora si prendono in qualche modo cura di me e di Jason,


*cammina in avanti non guardando dove va* gli ho scritto un... ahh *sbatte addosso ad un ragazzo* "oh mi scusi signorina, che sbadato che sono" mi sta scusando per qualcosa che ho fatto io? Ma che problemi ha? "ehm fa nulla, anche se in realta' vi sono venuta addosso io" me ne vado in caffetteria prima che faccio fuori qualcuno.


In caffetteria


"Desidera?" il cameriere mi guarda sorridendo "Ehm un Earl Grey per favore" *prende un giornale dal tavolino accanto* vediamo dove hanno messo stavolta il mio articolo... seconda pagina, sto andando sempre meglio.


"signorina l'ho trovata!" entra in caffetteria il ragazzo a cui prima ho schiacciato le scarpe,  *alza lo sguardo* "mi scusi se le sto dando fastidio ma le e' caduta questa!" il giovane mi porge il fazzolettino, "ah la ringrazio, perdo sempre tutto" il camerire si avvicina col the "ecco a lei, sono quattro sterline" il ragazzo paga il cameriere "non serviva pagare per me,ho dei soldi" non lo capisco proprio, non si presenta e mi paga il the... "ah non mi sono neanche presentato mi chiamo William Hussain e sono un giornalista per lo Spectator" William mi porge la mano "piacere sono Lilly Dixon e lavoro per il...


"Daily Courant vero? Mi piacciono molto i vostri articoli, sono molto interessanti e molto ben elaborati. Mi potete chiamare Will" Will fa un cenno di inchino "sedetevi pure".


 


Londra, 25.12.1899


Restai molte ore a parlare con Will. E' ormai diventato un mio caro amico, ma anche di piu'. mi hanno promosso e ora sono una delle giornaliste piu conosciute in Inghilterra, e' un grande onore per me... Jason e' venuto a trovarmi ora vive non lonatano da Londra in una piccola cittadina, i miei Natali non sono piu vuoti, bensi' pieni di felicita', sono felice di essere nata a questo mondo, sono felice di avere un fratello e sono felice di essermi potuta innamorare.


Lilly 


Breve Commento: Bhe non so che dire, e' una storia tratta dalla mia fantasia, spero sia di gradimento a tutti i lettori(chiedo scusa se ho fatto orrori grammaticali che ho fatto di sicuro xD >.<).


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Partecipo!La traccia è la terza.


Nick sul Forum: MegaSceptile2002


Titolo: Una sfortuna provocata dal male:A Brother Story 


Elaborato:


"E adesso solo per voi il giornalista più famoso del mondo:il Signor Eresio Jack!"disse il conduttore del TG 5,il telegiornale più in voga,dietro al banco dov'era seduto,"Grazie mille,non credo di essere così famoso,ma la gente mi vuole bene"rispose Eresio al conduttore,"Cosa ne pensa dei pokemon?"disse il conduttore per l'intervista,"Ehm...io,non so...arrivederci alla prossima!"disse in imbarazzo Eresio.Dopo la pubblicità  il conduttore disse"Scusate per il disguido,il Signor Eresio ha avuto un contrattempo...ma ora passiamo alle notizie del giorno!"."Signor Eresio vuole una tazza di tè?"disse la cameriera entrando nel camerino,"NO!Sai cosa voglio?Voglio che tu te ne vada IMMEDIATAMENTE!"rispose arrabbiato,"Sissignore"disse,poi se ne andò."Mi scusi,mi farebbe un autografo?"disse un uomo che entrò nel camerino,"Forza:dammi quel foglio"rispose Eresio,l'uomo gli mostrò il foglio,ma il giornalista con aria sospettosa disse"E' una pergamena,perché tutte queste parole?",una goccia di sudore scese dalla fronte dell'uomo,che disse"Sono le dediche",dopo essersi chiariti Eresio firmò la pergamena,ma ad un tratto ella esplose e l'uomo misterioso disse"Fregato!Adesso sarai sotto il mio controllo per sempre!",poi scomparve anch'esso.Eresio dava a pugni per terra,il suo dolore era fortissimo.


Nel frattempo nel Mondo Pokémon:


"Avanti Sceptile usa Energipalla"disse Adamo,"Sableye usa Palla Ombra"rispose Alessia...


Dopo la lotta:


"Fantastica lotta!Peccato che sia finita in parità ..."disse Adamo,"Già "rispose Alessia"Ehi!Cos'è quello?"disse indicando un sasso brillante,"Non toccarlo,forse ha dei poteri sovrannaturali"disse Adamo spaventato a morte,"Io lo tocco"gli rispose Alessia.Alessia toccò il sasso che poi diventò un diamante,"Wow un diamante!"disse prendendolo in mano,*Il diamante brilla emettendo una luce cupa*."Cosa succede?"disse Adamo,il diamante aveva creato un portale,chissà  dove conduceva,Sceptile e Sableye entrarono nel portale,ma Alessia li vide all'ultimo momento e disse"Sono entrati nel portale:andiamo a prenderli!",così entrarono nel portale dove vennero trasportati in una città ,appena arrivati si ritrovarono tutti e 4 insieme,ma il portale misterioso era scomparso!"Cosa facciamo adesso?"disse Adamo,"Secondo te?Vagheremo per la città  senza una meta precisa"rispose Alessia.


"Ehi guarda lì!Ci sono delle strane creature"disse l'uomo misterioso,Jenius,sul suo Hovercraft,"Li farò catturare a Eresio"continuò,"Con la pergamena lo condurrò da loro,Eresium Cotronum Aterv Asum Pargamin"disse mentre effettuava la magia con la formula magica."Adesso sta andando da loro e catturerà  e i loro mostriciattoli".


"Ehi!Guarda come corre quell'uomo!"disse Adamo vedendo Eresio correre verso loro,"Questi sono miei!"disse,facendo un salto scappando,"I nostri pokemon!Dobbiamo riprenderli!"disse Alessia mandando il suo Staraptor fuori dalla ball,"Forza!Avanti Pidgeot!"disse Adamo,così si misero in groppa ai propri pokemon e inseguirono Eresio,"Oh no!Stanno arrivando!"disse vedendoli sui propri pokemon,"Teletrasporto!"disse Jenius dall'alto trasportando Eresio sull'Hovercraft,"I nostri pokemon!Dove sono adesso?"disse Adamo,"Dobbiamo cercarli!"rispose Alessia,"Voliamo sui nostri pokemon e cerchiamoli!".


Arrivato il buio i due fratelli dormono tra le ali dei due pokemon aspettando impazientemente il mattino seguente."Mamma devi portarmi la colazione!!"disse Adamo"Mi ero dimenticato che"poi Alessia lo interruppe dicendo"Ti eri dimenticato che eri così stupido?","E' colpa tua se adesso siamo qui!Se non avresti preso quel diamante adesso non saremmo qui!Odio i diamanti!"rispose infuriato Adamo,poi se ne andò lasciando Staraptor e Alessia da soli,"Aiuto!Mi stanno rapendo!"disse Alessia che attaccata ad una corda saliva sull'Hovercraft,"Ti salverò!"rispose Adamo preoccupato.


"Con questi mostriciattoli conquisteremo il mondo,adesso distruggiamo la città "disse Jenius facendo una faccia malefica,"Ho portato un altro mostriciattolo signore,qui ho anche una persona!"disse Eresio mostrando Staraptor e Alessia a Jenius"Si chiamano pokemon non mostriciattoli!"disse Alessia in principio,"Bene,bene,bene.Adesso ne troveremo altri,dicci dove si trovano!"rispose contento Jenius,"Si trovano in un altro mondo,diverso da questo,io e mio fratello Adamo siamo arrivati qui con un diamante speciale"spiegò Alessia,"Intendi questo Diamante?Questo è il Dark Diamond,possiede tre poteri tra cui:il teletrasporto,la vittoria su tutto,ma soprattutto possiede il dono dell'oscurità ,con esso posso conquistare il mondo intero"disse mostrando fieramente il Dark Diamond,"Come è finito a casa mia?"disse Alessia,"Si può teletrasportare se è sospeso in aria,quando levita si teletrasporta in un altro mondo,quando qualcuno lo tocca crea un teletrasporto per il mondo che ha visitato precedentemente"spiegò"Adesso andremo nel mondo dei pokemon e li ruberemo tutti,alla prossima!"disse,poi si teletrasportò con Eresio,Sableye e Sceptile toccando il Dark Diamond.


"Siamo tornati,abbiamo preso tanti pokemon di tipo Buio,Veleno,Spettro e Psico,ma anche altri"disse Jenius appena tornato,"Cosa farete con loro?"domandò Alessia,"Potrai guardarlo tu stessa!"disse mostrandole uno schermo dove c'era rappresentata la città ,"Avanti pokemon,attaccate!"disse Jenius.La città  era invasa da molti pokemon,"Adesso sono anch'io cattivo,guarda ho un Sableye fortissimo.Avanti mangia l'anima di Jenius e dalla a me!"disse Eresio col suo fantastico Sableye,adesso Jenius era morto e Eresio aveva la sua cattiveria in corpo,"Adesso Sableye radunerà  i suoi simili e tutti quanti mangeranno le anime della gente e dei pokemon,in questo modo diventeranno fortissimi!"disse parlando tra se e se,"No!Non farlo"disse Alessia,"Perché dovrei?Guarda il monitor e continua a soffrire!"disse senza pietà  mentre il Dark Diamond si avvicinava ad Alessia,che disse"Vai in un regno disabitato e torna qui!",così il diamante si teletrasportò portando con se un Darkrai,"O mio Dio!Avanti Sableye prendi la sua anima"disse Eresio,"Darkrai non ha un'anima,è nato senza.Avanti Darkrai adesso usa Vuototetro e tu Diamante teletrasporta tutti nel luogo precedente"disse Alessia orgogliosa di se,"No!Non farlo per favore,io vincerò!"disse Eresio premendo il tasto di autodistruzione,"Darkrai aiutami!"disse la ragazza,ma lui se ne infischiò e uso Vuototetro addormentando tutti,compresi Adamo e Alessia.Il Dark Diamond adesso stava teletrasportando tutti nel Regno di Darkrai tranne Alessia che quando l'Hovercraft si schiantò uscì prima dell'esplosione salvandosi ma rimanendo sola nella città .


"Dove siete tutti?"disse,poi vide suo fratello Adamo,ma mentre correvano un abisso su aprì ai loro piedi,"Adamo ci stiamo dividendo"disse Alessia,"Addio Alessia,forse un giorno ritornerai indietro,ma quel giorno non è adesso"disse una voce che proveniva dalla bocca di Adamo,"Questa non è la tua voce,chi sei?"disse spaventata la sorella,"Io sono Ad-ad....Eresio!Mi sono trasformato in tuo fratello,ma adesso la tua vita finirà  qui.Addio Alessia."disse,poi prese il diamante e lo butto nella voragine facendolo rompere in mille pezzi.Alessia ormai aveva perso la sua battaglia e i suoi pokemon morendo di solitudine.Solo un giorno,dall'alto dei cieli,arrivò un biglietto con scritto:


--------------------------------------


 Ti voglio bene


 Alessia...


                                       


                         By Adamo 


----------------------------------------


Breve Commento: Ho pensato questa storia passo per passo mentre la scrivevo,è finita con un finale tragico e senza fine,come tutte le Serie TV o Film di questi tempi,forse un giorno la storia continuerà ,ma in un altro regno,un altro posto,oppure in un'altra vita,spero che vi sia piaciuta la storia e se vincerò la continuerò come una FanFiction.


                                                                                                                                                Grazie,MegaSceptile2002            


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Nome sul forum: -Ale_99


Titolo: Il reportage


Elaborato:

 "Per adesso è tutto, alla prossima edizione delle news". Un'altra giornata di lavoro era finita, un'altra giornata d'inferno.


Alice Thompson lavorava in quello studio. Voleva fare la giornalista ma il lavoro l'aveva portata dietro le quinte di uno studio televisivo. Lavorava per Scarlett Benson, uno dei volti più noti della televisione locale. 


Era la mattina del 17 marzo, una monotona giornata grigia. Come al solito prima andavano in onda le trasmissioni culinarie, le soap-opera, il meteo, lo sport e infine il notiziario delle 18.00. Stranamente lo studio era affollato. Finito il notiziario due agenti si avvicinarono alla Benson, chiedevano un colloquio.


 


Due mattine dopo Alice fu avvisata del suo licenziamento. La Benson avrebbe lavorato per una nota compagnia televisiva newyorkese, avrebbe trovato nuove segretarie e una carriera migliore. Ora doveva partire da zero.


Le due ragazze mantennero i contatti; ora che non erano più colleghe potevano diventare amiche. 


"Voglio scrivere un libro, sai'"


"Che genere di libro?"


"Voglio ripercorrere la nostra storia, voglio riportare alla mente donne che hanno combattuto per noi, voglio far vedere al mondo la condizione di alcune di loro" 


"Ma Scarlett il mondo sa che alcune donne vengono violentate e sfruttate"


"Sa, sono voci, voglio portare a galla questo problema. Ho fissato un volo per Nairobi. Partirà  lì il mio viaggio"


 


L'intrepida giornalista cominciò dal continente nero il suo viaggio. Si sentiva ogni giorno con l'amica. Aveva quasi finito con il reportage sulle donne africane. Il risultato era davvero promettente.


 


14 Maggio, ore 6.25. Il telefono suona. "...Si.. :sleep: " disse Alice "... come..... non è possibile... no, è uno scherzo...". Passò tutta la mattina piangendo, sperando che fosse solo uno scherzo. Alle 10 però ebbe la triste conferma. Scarlett era morta, sparata. Si era spinta fino ad un rifugio nella giungla dove donne e bambine venivano vendute per armi. La troupe la trovò distesa su una pozza di sangue, era stata fucilata. C'era una donna accanto a lei, piangeva. 


Scarlett riuscì a bloccare un carico di 100 donne e altrettanti bambini. La sua morte era servita a qualcosa. 


 


Alice decise di completare il reportage iniziato da Scarlett. Viaggiò per l'Asia, conobbe le condizione delle donne costrette ad indossare il burqa, la rigorosità  delle donne cinesi, le cosiddette 'mamme-tigre', l'eleganza delle giapponesi. Fu poi la volta delle donne delle tribù delle isole indonesiane, poi quelle del nuovo continente.


Il libro riportava la storia di Scarlett Benson, della sua carriera, della sua voglia di far scoprire al mondo qualcosa. Riportava la prima parte del tour. Solamente le ultime parti erano dedicate al viaggio della Thompson.


"Devo tutto a Scarlett. Mi ha sempre criticato quando lavoravo per lei. L'aria newyorkese le deve aver fatto bene" ,abbozzava una risata, "ho iniziato la mia carriera grazie a lei. Purtroppo lei non è più qui. Io lavoravo per lei, ora lavoro con lei. La sua anima è sempre qui presente"


Queste furono le ultime parole della conferenza. Alice si era presa un po' di tempo prima di pubblicarlo. Ora era una delle più grandi giornaliste del globo.



Commento: Oggi mi sento particolarmente triste. Oggi è iniziata la primavera. E' il risveglio della natura; gli animali escono dal letargo, le gemme crescono sui rami degli alberi, il mondo si tinge di verde e di rosa. Con l'autunno e l'inverno le foglie cadono, la natura muore. E questa natura è rappresentata da Scarlett. Il testimone passa ad Alice, la primavera, porta un'ondata d'aria fresca, una nuova vita. Spero vi sia piaciuto :)


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Nick sul Forum: Layla Serizawa
Titolo: Il filo rosso del destino
-Quando un amore viene maledetto-
Elaborato: 

Il filo rosso del destino

-Quando un amore viene maledetto-

 

«E con questo chiudiamo questa edizione speciale del nostro tg, buon proseguimento di serata.»

 

Sono Blair, e da come avrete potuto intuire sono una giornalista televisiva. Questa sera ho assolto l'incarico che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Non solo la mia, ma anche quella di tutte l persone degli Stati Uniti.

Infatti in contemporanea mondiale era stata mandata in onda un'edizione speciale in cui è stata rivelata una notizia a dir poco, come dire, sconvolgente?

Non sono mai stata una giornalista di successo, non ho mai avuto ingaggi di prestigio, non ho mai intervistato nessuno con una qualche carica rilevante nella società . Ma quella notte di fine novembre di tre anni fa, l'ho incontrato...

 

Tre anni prima, 28 novembre

 

Era una notte fredda, in cielo non vi era nemmeno una stella, la luna era coperta dalle nubi.

Nevicava, ed io camminavo lentamente sotto quei fiochi congelati, che lentamente cadevano a terra imbiancando le strade. Fu proprio quella sera che lo incontrai.

 

«Va da qualche parte, bella signorina?»

 

Non dimenticherò mai la sua voce, che calda e profonda, soave e melodiosa giunse alle mie orecchie incantandomi.

 

«Non credo siano affari suoi.»

 

MI ripresi da quella specie ipnosi e tornai a camminare un po' più velocemente, di questi tempi non era il caso di dare confidenza a degli sconosciuti.

Ma quell'uomo continuò a seguirmi, mi chiese di nuovo dove stessi andando. Io presi a camminare sempre più velocemente. Ad un certo punto, senza accorgermene, mi ero ritrovata a correre.

Rallentai credendo di averlo seminato, o che comunque lui avesse smesso di seguirmi. Mi voltai ed infatti non vidi nessuno dietro di me. Però, quando girai nuovamente il capo, me lo ritrovai davanti, pochi centimetri di distanza.

Si chinò leggermente, portando il suo vis alla stessa altezza del mio. Mi soffermai solo allora ad osservarlo meglio. Era alto circa una decina di centimetri più i me, quindi sul metro e ottantacinque, ma ciò che osservai incantata fu il suo viso.

 

«Sono Eric, ti stavo aspettando da tanto tempo.»

 

I suoi occhi erano di un azzurro chiarissimo, freddi come il ghiaccio. La sua pelle pallida, nivea, fredda al tatto quando lo sfiorai come sotto incantesimo. Il suo volto dai lineamenti delicati mi aveva affascinata, stregata oserei dire.

 

«Aspettando?» Chiesi senza accorgermi realmente di ciò che stavo facendo.

 

«Ti aspettavo da anni.»

 

Quella sera segnò la mia vita nel profondo, per sempre. Eric lasciò in m quel segno indelebile, quando chiusi gli occhi e scoprii incredula che essere fosse in realtà , il mio destino ormai era stato scritto.

 

Oggi, 25 novembre

 

Non potevo ancora crederci, avevo appena svelato all'America intera che gli essere sognati e temuti da tutti esistevano davvero.

I vampiri, l'essenza della notte, creature che avevano vissuto nell'ombra fino a quel momento, avevano deciso di uscire allo scoperto, ed io ne ero stata la portavoce.

Osservai Eric, che ovviamente da quella notte non era minimamente cambiato, e ispirai profondamente.

 

«Sei pronta Blair?»

 

Mi porse una mano, io sorrisi e l'afferrai con sicurezza, stringendola dolcemente nella mia.

In realtà  era come se lo fossi stata da sempre. Solo che prima no potevo sapere di esserlo, in un certo senso... ora che ero a conoscenza di una parte del mio passato sapevo che la mia scelta era la migliore che potessi fare.

 

«Lo sono da sempre, sempre stata e sempre lo sarò.»

 

Io ed Eric ci conoscevamo da secoli interi, e ci amavamo da secoli interi. Ma su di noi era stata scagliata una maledizione.

Io ero destinata a nascere come umana, ad incontrarlo e ad innamorarmi di lui. Ero destinata a lasciare la mia vita umana e rinascere come vampiro, per poter sperare i restare al suo fianco, ma alla fine ero condannata a morire tra le fiamme di quella maledizione, e a sentire dentro di me il dolore di ogni mia morte passata.

Allo stesso tempo Eric era costretto a vagare per la Terra alla ricerca della mia reincarnazione, e a soffrire vedendomi morire, consapevole di non poter fare nulla per impedirlo.

 

«Andiamo allora.»

 

La mia vita da umana era stata piacevole. Ma nulla in confronto agli anni che mi attendevano nel mio nuovo futuro.

Questa è la mia storia. Cosa succederà ? Beh, chi può dirlo?

 

Un anno dopo, 20 novembre

 

«Grazie mille per avermi concesso questa intervista Blair. Da quando hai rivelato al mondo l'esistenza dei vampiri i migliaia hanno cercato di avere anche un solo minuto in tua compagnia.»

 

Osservai la ragazza di fronte a me, ci trovavamo in uno studio televisivo, e stranamente questa volta ad intervistare non ero io.

 

«Grazie a te.»

 

Le ero grata sul serio, ora tutti sapevano di me, anzi, di noi. Io ed Eric eravamo maledetti, è vero. Ma forse la persona che più soffriva non era nessuno di noi due, ma chi fu a lanciare questa maledizione, il suo rancore nei nostri confronti l'aveva consumata. Mentre noi, nonostante il dolore, eravamo comunque destinati ad amarci.


Breve Commento: Non centra niente, a parte che ho creato la protagonista come una giornalista.

Naturalmente una storia sentimentale lol, di vampiri altro lol, e di un amore maledetto come piacciono a me. Se non va bene scrivo qualcos'altro chuby no problem, ma stasera proprio non mi veniva in mente altro lol. 

Scusate per gli errori perchè non ho riletto, e sicuramente ci saranno quindi y.y. 

Bye bye.

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Nick sul Forum: Matbig


 


Titolo: Credici Ema!


 


Elaborato:

Settembre 2008


 


Emanuele era un ragazzino di appena 11 anni. Si apprestava ad iniziare la prima media assieme a due suoi amici. Insieme andavano alle elementari. Emanuele era molto estroverso, chiacchierone ma allo stesso tempo coraggioso e sicuro. Da piccolo era un piccolo diavolo (ha morso una maestra; ha mandato in esaurimento nervoso un'altra maestra, che si è dovuta assentare per ben 3 anni; lanciava astucci, quaderni e altre brutte azioni). I suoi due amici hanno un profondo legame fra loro, con Emanuele era diverso invece, tant'è che prima di entrare hanno chiacchierato solo loro. Verso le 9 avevano la campanella per entrare. Emanuele e i suoi amici non se ne sono accorti. Infatti all'appello stavano chiamando i ragazzi del corso L ( loro erano iscritti al corso I). Quindi di corsa su per le scale e si trovano davanti una professoressa anziana, non molto bella e rugosa. Era una docente di arte. Li aveva subito rimproverati a quei tre! Una volta entrati, i compagni di Emanuele erano tutti seduti agli ultimi banchi. A lui gli era rimasto il primo banco. Davanti alla prof.ssa. Un incubo per tutti essere lì! L'insegnante aveva ordinato agli alunni di creare una copertina per il proprio quadreno. Emanuele però era disgrafico (ovvero ha difficoltà  nel disegno e nella scrittura). Terminato il lavoro, la strega con faccia disgustata fa: "Questo obbrobrio si merita un bel 5!". Emanuele era disperato. Ha provato a farle capire che ha problemi, ma niente. Suonò la ricreazione. Non aveva neanche la merenda. Per lui iniziava già  male. Ad un tratto è apparsa sull'uscio della porta una signora anch'ella anziana, capelli rossi e aspetto da grande insegnante. Entrò e disse: "Sono la professoressa F.T., sono la vostra nuova insegnante di lettere e spero di potermi divertire con voi". Emanuele era passato dalla disperazione al dubitoso; divertimento? Lo studio è divertimento? E così il primo giorno andò via via scemando...


 


Inverno 2009


 


Emanuele era abbastanza soddisfatto del proprio rendimento. Andava abbastanza male solo in arte. Il problema era un altro: era in continuo conflitto con F.T.. Il perchè? Emanuele non accettava il fatto che lei potesse avere sempre ragione, anche quando ha il più completo torto, e questo lo ha portato ad essere sempre sotto osservazione. La cosa positiva che aveva imparato però è stata la nascita dell'amore per il giornalismo. Emanuele sapeva leggere benissimo ed aveva molta voglia di scrivere tanto. Aveva anche molta creatività . Peccato che F.T. gli affibiava al massimo 6=... Ma Emanuele non demordeva. Voleva puntare al giornalismo...


 


Maggio/Giugno 2009


 


Emanuele era anche un piccolo giocatore di pallanuoto. Aveva iniziato proprio a settembre. Era sempre criticato e preso in giro, ma almeno si divertiva, perché era il suo sport preferito. Intanto era felicissimo per l'acqusto di Pokemon Platino. I Pokemon erano da sempre il suo gioco preferito. Se lo era sudato quel gioco. D'altronde era stato promsso e in arte era riuscito ad uscire con 7! Era finito l'ultimo giorno di scuola e doveva scappare in Sicilia per le meritate vacanze! Per lui era la cosa più bella. Relax. Soprattutto con i suoi due amori: Pokemon Platino e il Giornalino che aveva creato per la sua famiglia. Aveva composto vari temi, poesie e storielle veramente apprezzabili per tutti. In quel suo viaggio aveva visto bellissimi posti tra cui la Valle dei Templi di Agrigento (era più preparato della guida ;)) e le rovine greche di Segesta e di Selinunte, il posto più bello d'Italia che avesse mai visto...


 


Vi sto annoiando? Volete che accelleri la storia? Ok vi accontento ma sarà  un salto piccolo perché...


 


Inverno/Primavera 2009-2010


 


Emanuele era cresciuto notevolmente. Di statura vi chiederete? Si, anche di altezza, ma ha dovuto capire che la vita non era come le soap. No. Molto crudele! I suoi due amici lo sopportavano a malapena, e in più la cosa più brutta che potesse accadere a un ragazzo di 13 anni: essere vittima di bullismo. Si, lo picchiavano più con le parole che fisicamente. Con F.T. la situazione era peggiorata (sempre e solo note). I suoi genitori avevano avuto un colloquio con il preside, il quale ha ribadito che F.T. era insostituibile ed aveva una stima profonda per lei, mentre per i bulli potevano insomma "Fare come gli pare". Emanuele e i suoi erano allibiti. Il giovane era in una fase orrenda della sua vita: i bulli, F.T. e preside infami, e pallanuoto? Anche lì era un disastro, ma almeno segnava dei gol...


 


Vi chiederete ora: ma il suo amore per la scrittura, per il giornalismo? E i Pokemon?


 


3 Maggio 2010


 


Emanuele si stava preparando per andare a scuola. "Un'altra settimana di M. inizia...". Scende dal suo letto a castello e si diresse in cucina. La cucina era attaccata alla sua cameretta. Consumò la colazione (pizza con la Nutella della sera prima e tazza di latte). Si alzò e si era diretto nuovamente verso la sua stanza. La mattina vedeva il suo album Panini dei Mondiali che si sarebbero svolti poco dopo, in Sudafrica. Posò il suo album sul suo letto ed ad un tratto buio. Si buio! Si risvegliò dopo qualche istante, per terra e con sua madre disperata. Era attaccato alla porta ed aveva un grande dolore alla testa: lacerazione del cuoio capelluto (apertura della parte morbida della testa). Subito si precipitarono in bagno. Ema ripeteva a sua madre che non l'aveva fatto apposta e chiedeva scusa. La ferita era troppo profonda. Urgeva recarsi al Pronto Soccorso. Emanuele ci andò con la madre e la nonna. All'accettazione lo avevano inserito con il codice verde, ma con indice di sofferenza con il giallo. Emanuele aveva tanto dolore. Dolore nella e sulla testa e dolore nel cuore. "Perché? Perché non me ne va bene una?". Gli passarono davanti più di mille pensieri: gioie, dolori, cose belle e brutte, sbagli, errori e altro. Ma tra quei pensieri gli bazarono subito due cose: "Ema, vuoi giocare con me ai Pokemon? Guarda: ne ho alcuni fortissimi! Dai forza!" e "Manu, hai scritto un bellissimo testo. Sono fiera di te amore di mamma. Continua così. Continua a sognare... Sognare... Sognare..."


Ma certo! Sognare! Lui amava sognare. Non poteva farne a meno!


Finito tutto il trambusto tornò a casa medicato e fasciato. Accese immediatamente il DS e si mise a giocare con il suo sogno numero 1. Poco dopo si mise anche a scrivere. A scrivere il suo sogno numero 2...


 


Come dici? Sei stanco di quello che ho scritto? Vuoi che dia un pochino di importanza al protagonista e che la smetta di scrivere? Ok va bene. Tanto non manca tanto :)


 


Primavera 2015


 


Emanuele ha 18 anni. Studia al liceo classico e ha la media dell'8. Dirige il giornalino della scuola, che viene addirittura distribuito nell'edicole del quartiere. Viene rispettato da tutti. La pallanuoto va bene. Gioca in serie c e finora la sua squadra sarebbe salva. Ma è felice per due cose: ha conosciuto molte persone che amano i Pokemon e che può aspirare a diventare un giornalista professionista. Per ora sogna. Perchè sognare fa bene. Ed Emanuele ci ha sempre creduto!


 


Breve commento: premetto che questa storia è vera. Ho cambiato ove serviva il nome per questione di rispetto della privacy. Ho leggermente modificato il modo di concepire della traccia, ma il protagonista è pur sempre un aspirante giornalista ;) Spero possa piacere a tutti voi. Ci ho messo il cuore e ringrazio il protagonista per questa condivisione della sua storia :)


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Nick sul Forum: -TurtwigChan

Titolo:                                                         La vigilia piu triste ma anche la piu felice

Elaborato: 

 

  Londra, 23.12.1896

Domani ci sara' la vigilia di Natale, finalmente una pausa dal lavoro che amo cosi' tanto. La cosa che sinceramente mi rattristrisce e' che, non ho che fare durante il Natale, mio fratello Jason abita lontano e i miei genitori insieme agli zii sono morti da tempo. Credo che lo passero' come al solito, a cercare nuove notizie da scrivere...

Sinceramente il lavoro e' l'unica cosa che ho, amo la scrittura da quando sono bambina ed essere giornalista e' il mio sogno da tanto tempo... da due o tre anni ormai cerco varie notizie, faccio interviste, e robe cosi'. Tecnicamente sono asociale, forse e' per questo che non ho ne' amici ne' i pochi parenti a me rimasti mi vogliono ospitare a Natale o a capodanno, *sospira* si vede che devo vivere cosi' la mia vita, un po mi dispiace... ma d'altro canto ho piu tempo per dedicarmi al lavoro. Dieci anni fa non pensavo di sicuro che la mia vita cambiasse cosi' tanto, ma ora basta scrivere cose negative (gia sono troppo negativa senza di questo).

Presentandomi sono Lilly Dixon,ho ventidue anni e abito a Londra da quando sono morti i miei genitori(ovvero da un bel po) sono morti in un incidente,

da allora,mia zia Polly si e' presa cura di me e del mio fratello maggiore Jason finche' non e' morta di vecchiaia(aveva settantasei anni).

Credo che questa presentazione sia bastata, vado a dormire magari domani trovo qualcosa di interessante.

Londra, 24.12.1896

Oggi e' la vigilia di Natale, sta cadendo una neve fitta, ma ho deciso di uscire a farmi una passeggiata, c'e' un aria pungente, per me e' molto piacevole mi fa ricordare il Natale che passavo con i miei genitori e mio fratello, l'ultimo Natale insieme, il giorno dopo morirono, papa' mi regalo' una macchina da scrivere, era usata ma era anche una fantastica amica per passare le giornate tristi senza di loro al mio fianco, so che ora si prendono in qualche modo cura di me e di Jason,

*cammina in avanti non guardando dove va* gli ho scritto un... ahh *sbatte addosso ad un ragazzo* "oh mi scusi signorina, che sbadato che sono" mi sta scusando per qualcosa che ho fatto io? Ma che problemi ha? "ehm fa nulla, anche se in realta' vi sono venuta addosso io" me ne vado in caffetteria prima che faccio fuori qualcuno.

In caffetteria

"Desidera?" il cameriere mi guarda sorridendo "Ehm un Earl Grey per favore" *prende un giornale dal tavolino accanto* vediamo dove hanno messo stavolta il mio articolo... seconda pagina, sto andando sempre meglio.

"signorina l'ho trovata!" entra in caffetteria il ragazzo a cui prima ho schiacciato le scarpe,  *alza lo sguardo* "mi scusi se le sto dando fastidio ma le e' caduta questa!" il giovane mi porge il fazzolettino, "ah la ringrazio, perdo sempre tutto" il camerire si avvicina col the "ecco a lei, sono quattro sterline" il ragazzo paga il cameriere "non serviva pagare per me,ho dei soldi" non lo capisco proprio, non si presenta e mi paga il the... "ah non mi sono neanche presentato mi chiamo William Hussain e sono un giornalista per lo Spectator" William mi porge la mano "piacere sono Lilly Dixon e lavoro per il...

"Daily Courant vero? Mi piacciono molto i vostri articoli, sono molto interessanti e molto ben elaborati. Mi potete chiamare Will" Will fa un cenno di inchino "sedetevi pure".

 

Londra, 25.12.1899

Restai molte ore a parlare con Will. E' ormai diventato un mio caro amico, ma anche di piu'. mi hanno promosso e ora sono una delle giornaliste piu conosciute in Inghilterra, e' un grande onore per me... Jason e' venuto a trovarmi ora vive non lonatano da Londra in una piccola cittadina, i miei Natali non sono piu vuoti, bensi' pieni di felicita', sono felice di essere nata a questo mondo, sono felice di avere un fratello e sono felice di essermi potuta innamorare.

Lilly 

Breve Commento: Bhe non so che dire, e' una storia tratta dalla mia fantasia, spero sia di gradimento a tutti i lettori(chiedo scusa se ho fatto orrori grammaticali >.<).

 

/OT Rattristisce non esiste D: OT/

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Nick sul forum: IoCentroCoiMissili


Traccia: la prima


Titolo: L'edizione di punta.


Elaborato:


    


 


Ore 13.15, lo studio numero 4 viene preparato per l'edizione di punta del tg che andrà  in onda in onda alle 13.30, la giornalista è appena uscita dal camerino trucco. Inizia a prendere posto di fronte alla telecamera e ripetendo a mente legge quello che tra poco dovrà  dire di fronte a tanti spettatori. 


I cameramen provano le varie inquadrature, nella sala montaggio tutto viene preparato a dovere. 


 


Ecco il gobbo che fa cenno alla giornalista, 3, 2, 1 :- Siamo in Onda!-


 


 


-Salve e benvenuti a questa edizione delle 13.30 del Tg Pokemon! Io sono Clefairy, buongiorno a tutti i telespettatori. Prima notizia del giorno, politica: All'incontro con i ministri, il premier ha affermato "mi impegno sopra ogni altra cosa ad aumentare le razioni di pokèmelle entro due anni o mi dimetto." Parole d'impatto per il nostro premier, vediamo il servizio di Ursaring.-


 


Inizio Servizio


*Partono immagini da repertorio della facciata principale del palazzo dei Ministri, con due Grandi statue di Zygarde che ne affiancano l'ingresso. 


Voce fuori campo del reporter: -Si è tenuto ieri pomeriggio l'incontro con i ministri. Il premier nonostante le insurrezioni dell'opposizione ha usato parole forti per confermare il suo impegno sulle provvigioni sempre minori di cibo nella regione.-


*Le immagini cambiano e si spostano dentro la sala dei ministri dove un Virizion coperto di fischi inizia al centro della sala a conferire:-"Si è parlato a lungo della penuria sempre maggiore di bacche, io con il ministro dell'agricoltura stiamo prendendo un impegno nell'aumentare, anzi, TRIPLICARE, le produzioni e di aumentare al 60% il raccolto destinato alla trasformazione di pokèmelle. Mi impegno sopra ogni altra cosa ad aumentare le razioni di pokèmelle entro due anni o mi dimetto!" -


*Le immagini del servizio cambiano nuovamente, di nuovo di fronte all'ingresso del palazzo, vediamo l'inviato Ursaring che insegue i politici che escono.


Ursaring:- Onorevole Noctowl, lei cosa pensa del discorso del premier?-


On. Noctowl: - Finora abbiamo solo ascoltato belle parole, quando si vedranno azioni, allora avremo qualcosa su cui lavorare!-


Fine servizio


 


Clefairy in studio:- Adesso passiamo alla cronaca nera; ancora non si sa nulla sul colpevole dell'assassinio del Lago D'Ira, gli inquirenti sono ancora "in alto mare". Passiamo al servizio di Mismagius.-


 


Inizio servizio


*Immagini di una lunga inquadratura del Lago D'Ira, ripreso in tutta la sua vastità .


Voce fuori campo del repoter: - Brancolano nel buio le autorità  di indagine che nelle ore imminenti si stanno portando sulla scena del crimine del Lago D'Ira. Un omicidio, quello avvenuto la settimana scorsa, che ha ancora dell'incomprensibile. La vittima, un Magikarp dorato, era stato ritrovato la sera stessa da un Tentacool che stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro; questi avrebbe notato qualcosa di luccicante affiorare sul pelo dell'acqua e da lì a poco il ritrovamento.-


*Le immagini cambiano e si ha un inquadratura di un agente di polizia intervistato.


Growlithe: -La prima traccia è stato il segno di morsi ripetuti che il corpo presentava, denti lunghi ed aguzzi gli hanno  squarciato le membra. Ma il movente non è ancora stabilito.-


Ed è il movente quello che gli inquirenti non sanno spiegarsi.


*Intervista di un passante del luogo*


Sudowoodo:- Io ho vishto tutto! Ero lì fermo dietro quei cespugli, ad un certo punto vedo una cosa gigante balzare dall'acqua, poi sento un PLOP e nulla più; era troppo buio e non ci ho fatto caso, pensai fossero dei geodude che si divertivano a suicidarsi a vicenda! -


Magikarp del luogo: - Quel Magikarp  dorato non era ben visto da tutti, troppo splendente, si vantava che presto avrebbe sostituito il Garydos rosso,il suo modo di sguazzare e dimenarsi di fronte a tutti non era facile da mandar giù.-


Fine servizio


 


Clefairy: -Ecco è proprio sul caso del Lago D'Ira che vogliamo concentrarci, Mismagius, ci sei?-


*Lo schermo gigante dietro la giornalista si accende e mostra Mismagius con un microfono levitante di fronte a lei.


Mismagius:- Si Clefairy, sono qui al Lago D'Ira, ho qui con me il fratello della vittima che vuole dire qualcosa ai nostri microfoni!-


Clefairy: -Lo ascoltiamo.-


Mismagius:- Signor Magikarp, deve essere ancora sotto shock dopo quanto accaduto a suo fratello. Ci dica, che tipo era suo fratello?-


Magikarp:- Mio fratello era un bravo Magikarp, un Magikarp dal cuore "d'oro"! Non avrebbe fatto male neanche ad un Yanma...-


Mismagius:- Ci racconti, la comunità  cosa pensava di lui? Girava voce che il suo SPLASH non fosse ben accolto da tutti.-


Magikarp:- Era un Magikarp d'oro, ecco cosa non andava a genio! Era diverso e la gente non lo hai mai voluto conoscere per quel che era veramente! sob...-


Mismagius:- Ecco, non lo accettavano! Una comunità  marchiata dall'odio razziale? Proprio in un lago comandato da un Garydos cromatico. Un altro paio di anni e suo fratello sarebbe diventato anche lui un Garydos rosso, questa cosa gli dava da pensare?-


Magikarp:- Mio fratello era buono, sigh sob, mio fratello...-


Clefairy: - Mismagius, grazie per l'intervento.-


Mismagius:- Nulla da dire sull'improvvisa scomparsa di Garydos rosso dalla circolazione?-


Magikarp:-Sigh Sob Sigh uèèèè-


Mismagius:-... Clefairy a te la linea!-


*Lo schermo si spegne.


 


Clefairy: -Ora passiamo allo sport ed allo spettacolo. Stamane è avvenuta l'inaugurazione del centro polifunzionale nell'antro abissale, il nostro inviato Weedle.-


 


Inizio servizio


*Le immagini ci mostrano un grande casolare circondato dalle acque più profonde e da Corsola che ci nuotano attorno.


Voce fuori campo del reporter:- Proprio stamane ha aperto il nuovo centro polifunzionale nell'antro abissale, tutti i pokemon delle cittadinanze limitrofe sono stati invitati a prendere parte ma solo quelli muniti di branchie hanno potuto accedervi.-


*Le immagini riprendono il centro dall'interno, tutto galleggia, dai banchi, agli armadietti, agli attrezzi sportivi.


Voce fuori campo del reporter: - Il centro, creato dall'istituto "assistenza sociale sottomarina" diretto da Kyogre, tenterà  di occupare quel settore dello svago sportivo e teatrale che nelle zone a rischio circostanti l'antro mancava da anni.-


*Le immagini si spostano in una delle aule, dove un Weedle coperto con tuta da immersioni intervista un kyogre che non entra completamente nella inquadratura a causa della sua mole.


Kyogre:- Abbiamo pensato a questo centro come un ritrovo per i giovani, che potessero quindi allontanarsi dalla strada subacquea e non finire nelle mani della criminalità ! Anche se questo centro è pensato specialmente per i pokemon marini, non diremo di no a chiunque voglia sostenerci e sfruttare la struttura. Ogni pokemon adolescente qui potrà  trovare un luogo per essere se stesso."


Weedle:- Non pensa che la zona scelta sia un pò fuori mano?-


Kyogre:- Ma che dice? Io ci abito!-


Voce fuori campo del reporter: - Parole sagge ed illuminanti da un Pokemon che tutti noi dovremmo imitare.-


Fine servizio


 


Clefairy:- Bene, questo era l'ultima notizia per oggi, vi ringrazio per aver seguito il nostro tg, ci vediamo per l'edizione serale, buona giornata e arrivederci.-


 


Gobbo:-eeee Stop!-


 


La puntata era finita, le telecamere si spegnevano e tutti i pokemon si spostarono nelle sale attigue per il buffet del pranzo.


 



 


Breve Commento: chi avrà  ucciso il povero Magikarp dorato? ;__; Si parlava di telegiornale e giornalismo, perchè non creare una storia dove fossero i pokemon a condurlo? Spero vi sia piaciuto e vi siate divertiti, ho cercato di ricreare lo stile asettico tipico dei giornalisti usando anche parole del gergo. Che dire, grazie a tutti i nostri giornalisti!


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Nick sul forum: Haku


Traccia: La seconda


Titolo: Storia di un aspirante giornalista


Elaborato:



Ero finalmente lì, le gambe mi tremavano, avevo lo stomaco in subbuglio e stavo sudando copiosamente. Avrei potuto definirmi un pezzo di legno, completamente immobilizzato dalla paura che mi avevano accompagnato da sempre. Chi non sarebbe stato nervoso al mio posto? Dopotutto era l’occasione che aspettavo da una vita, sognavo da sempre di poter lavorare per il prestigioso giornale Torre Lotta, rinomato in tutta la regione e conosciuto come cuore pulsante delle informazioni. Seppur lo desiderassi ardentemente, ero perfettamente a conoscenza che, per riuscire ad ottenere perfino un misero posto di addetto alle pulizie, si dovessero fare i salti mortali. Perciò mi chiedevo quante possibilità  effettive avessi di riuscire a farmi assumere in quel posto così illustre. Chiamarono il mio nome, il cuore mi balzò in gola e, come se stessi camminando su una lastra di ghiaccio, procedetti verso l’ufficio del direttore. Come se non fossi già  abbastanza teso, quell'uomo aveva un aspetto che trasudava un’aria severa e impassibile, pronta a punire senza pietà  qualsiasi errore. Feci un respiro profondo e mi presentai consegnandogli il mio curriculum. Notare come lo scrutava con occhi gelidi mi trasmetteva una preoccupazione così forte che mi venne voglia di iniziare a rosicchiare una matita (un piccolo vizio che avevo "contratto" anni addietro mentre scrivevo un articolo e che avevo scoperto rilassarmi incredibilmente). In cinque scarsi minuti lo esaminò da cima a fondo, probabilmente non tralasciando nemmeno un segno di punteggiatura; poi, dopo un paio di domande di rito, mi congedò stringendomi la mano e dicendomi che mi avrebbe fatto sapere. Quella frase mi trasmise un profondo terrore, in quanto al 50% significava "Sei spacciato". Educatamente salutai e mi diressi verso casa. Una volta entrato non persi tempo e mi fiondai sul letto, pensando che tutto questo stress si sarebbe fatto sicuramente risentire durante la vecchiaia. Dopo aver poltrito per un buon quarto d’ora, perso tra i miei pensieri, mi alzai e pigramente mi diressi verso la cucina. Dopotutto la giornata era ancora lunga, non potevo certo continuare a rimanere in ansia per le successive dodici ore. Mi ci voleva proprio un delicato infuso all’aroma fruttato, l’unica cosa che era riuscita sempre a rilassarmi anche durante i momenti più critici della mia carriera. Lo sorseggiai lentamente, assaporandone ogni goccia mentre facevo zapping tanto per passare il tempo. Tra una cosa e l’altra la giornata giunse finalmente al termine e, seppur fosse prima del solito, decisi di andare a letto. La nottata che trascorsi fu tutt’altro che tranquilla, mi svegliai più volte tormentato da sogni assurdi dei quali mi rimanevano solo vaghi frammenti di immagini una volta aperti gli occhi. Così, verso le 5:00, decisi di alzarmi e mi preparai. Guardandomi allo specchio per poco non mi venne un colpo, non avevo mai avuto occhiaie del genere ed ero pallido come un lenzuolo, però quello era un giorno troppo importante per arrendersi a priori, perciò feci il possibile per sistemarmi. Arrivato davanti alla sede del giornale notai una gran folla tutta presa da qualcosa. Incuriosito mi avvicinai anch’io, cercando di farmi spazio tra la calca sempre più folta. Dopo essermi infilato un po’ a destra e un po’ a sinistra, riuscii a scorgere un annuncio sulle porte dell’edificio e così mi apprestai a leggerlo trepidante. Diceva testualmente “Visto il numero di giornalisti eccellenti che si sono presentati ieri la scelta ci è troppo ardua al momento, per questo diamo la possibilità  ai fortunati candidati qui sotto di mostrarci le loro abilità  con un articolo inedito su un qualsivoglia argomentoâ€. Spalancai gli occhi e lessi più velocemente che potevo la lista. Cercai di contenermi ma mi scappò un risolino: tra tutti quegli sconosciuti c’era anche il mio nome! Seppur fossi felicissimo di essere tra i migliori, contai fino a dieci per calmarmi e capii che non c’era tempo da perdere. Velocemente tornai a casa, misi sul fuoco un infuso, accesi il mio fidato portatile e feci partire in sottofondo a basso volume una delle musiche classiche che più mi aiutavano a concentrarmi: ora era tutto pronto. Aprii il programma di scrittura e iniziai a chiedermi su cosa potessi fare questo articolo così importante. Passò mezz’ora, poi un’altra e poi un’altra ancora ma non riuscii a trovare nessun argomento che mi soddisfacesse appieno. La data di scadenza purtroppo era già  vicinissima, quindi non potevo certo permettermi il lusso di accantonarlo per poco. Tuttavia, scoraggiato da questo evidente blocco dello scrittore, decisi di uscire per prendere una boccata d’aria fresca per schiarirmi le idee. Nei pressi della sede Torre Lotta c’era infatti un parchetto ideale per le passeggiate e i pic-nic, il posto perfetto per potersi rilassare. Arrivato lì girovagai per un buon quarto d’ora poi, un po’ scoraggiato, mi stesi sul prato e iniziai a guardare le nuvole in cerca d’ispirazione. “Sai, la terra non è il posto migliore per riposarsi†sentii queste parole all’improvviso così mi alzai e, inizialmente abbagliato dal sole, vidi una figura maschile in controluce. Una volta messo a fuoco rimasi a bocca aperta… Capelli giallo oro, un giubbotto lungo verde, un uomo aitante ma ormai un po’ vecchiotto, non c’erano dubbi: era il presidente della Torre Lotta, il signor Palmer in persona! In preda al panico cercai di pulirmi velocemente e provai a presentarmi, però egli scoppiò in una sonora risata e mi disse che non c’era bisogno di essere formali. Io, un po’ in imbarazzo, annuii ma poi mi balenò in mente un’idea geniale. Il bando parlava di un articolo, tuttavia non ne specificava il tipo quindi… nulla mi vietava di fare un’intervista! Speranzoso e carico di nuova energia gli strinsi impulsivamente la mano e gli feci questa richiesta. Seppur all’inizio fu leggermente turbato dal mio improvviso cambiamento d’umore, una volta capita la situazione accettò di collaborare. Passarono svariate ore, nelle quali gli chiesi ogni singolo dettaglio che mi venisse in mente, per assicurarmi di avere tutto il materiale di cui avessi potuto aver bisogno. Infine lo salutai ringraziandolo infinitamente ma lui mi disse di non preoccuparmi e mi salutò con la frase “A presto, non vedo l’ora di vederti nel mio giornaleâ€. Probabilmente i miei occhi brillarono in quel momento, così tornai a casa più determinato che mai. Il tempo passò rapidamente ed infine giunse la data di scadenza. Presentai il mio lavoro in mattinata, ormai ne ero pienamente soddisfatto ed ero pronto per la sua valutazione. L’aria di tensione che si avvertiva in quel momento era quasi palpabile, l’atmosfera era soffocante. Una volta giunto l’orario prestabilito, chiusero lo sportello delle consegne e si riunirono per valutare gli elaborati di tutti, chiedendoci cortesemente di ripassare fra due giorni. Probabilmente quelli furono le due giornate più lente di tutta la mia vita, mi pareva che il tempo non passasse mai, ogni minuto sembrava lunghissimo. Fortunatamente, quell'agonia finì e tutti noi “concorrenti†ci dirigemmo per l’ultima volta alla sede. Il discorso fu tenuto da Palmer in persona e, dopo un interminabile preambolo che servì solo a farci stare ancora di più sulle spine, annunciò il vincitore. A questo punto immagino pensiate che fossi chiaramente io, dopotutto ormai conoscevo perfino il presidente, quindi su quel posto era certamente stampato il mio nome a carattere cubitali, in tal caso dovrete ricredervi. Per quanto lo avessi desiderato, il nome che pronunciò Palmer non era affatto il mio. Quella “competizione†fu vinta da un giovane ragazzo a me sconosciuto che, quasi in lacrime, salì sul palco e tenne uno splendido discorso. Seppur fossi innegabilmente e terribilmente geloso, appena lessi il suo lavoro esposto all'ingresso ne rimasi affascinato. La sua tecnica di scrittura era perfetta sotto ogni punto di vista, il testo era scorrevolissimo e risultava rilassante e piacevole da leggere anche per persone totalmente estranee all'argomento, un vero e proprio capolavoro giornalistico. Era vero, non avevo ottenuto il posto o un riconoscimento, tuttavia era stata un’esperienza incredibilmente utile per me di cui avrei fatto tesoro. Cosa feci dopo? Beh all'inizio ammetto di essere rimasto un po’ spiazzato tuttavia non mi diedi per vinto e continuai ad esercitarmi. Sono passati alcuni anni da quel giorno, eppure lo ricordo così nitidamente da poterlo dipingere nella mia mente. Per questo motivo, al fine di non dimenticare mai questi preziosi ricordi, ho deciso di scrivere qualcosa di totalmente estraneo al giornalismo per una volta; aprendo il portatile inizio a digitare le prime parole “Storia di un aspirante giornalistaâ€.



Commento: Quando ho letto la traccia mi è subito venuta in mente questa storia. Dopotutto, qualsiasi sia il lavoro, ormai l'impresa più titanica è riuscire ad ottenerlo in modo duraturo, perciò ho riportato questa realtà  nel mio racconto. Spero vi piaccia e auguro buona fortuna a tutti gli altri partecipanti!


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Nick sul Forum: T_Terry_T

Titolo: No Scrubs. No Angels.

Elaborato:

Spoiler

 

- Zack! Attento!
L'Oelehm sparò una raffica di colpi nella mia direzione. Rotolai in avanti per schivarli e poi sparai a mia volta, centrandolo nel suo terzo occhio. Leila strillò alla vista del sangue alieno.
Mi rimisi subito in piedi. - Forza! - le dissi, afferrandola per il braccio - Le navette di emergenza devono essere oltre quel corridoio.
Scavalcammo il cadavere e riprendemmo la folle corsa verso la salvezza. O meglio: IO ricominciai a correre, mentre lei si lasciò trascinare. La situazione era veramente disperata. Gli allarmi diventavano sempre più assordanti. Gli Oelehm continuavano a starci alle costole e non avevano intenzione di lasciarci andare. Io, dall'altro canto, non avevo intenzione di rimetterci la pelle.
Ci vollero altri due minuti prima di arrivare al ponte dell'astronave. Ovviamente non era deserto come speravo, ma non impiegai molto a mettere le guardie fuori gioco, nonostante l'inferiorità  numerica.
Certo, avrei fatto anche prima se la mia compagna di fuga fosse stata un po' più utile, una buona volta.
- Allora!? - urlai - Credevo avessi intenzione di andartene da qui!
Leila mi fissò con lo sguardo vitreo. Le avevo dato pure una pistola con cui proteggersi ed ecco che se la teneva davanti al naso, con mani tremanti, incapace di sparare alcun colpo. Ma, cosa ancor più preoccupante, era imbambolata in mezzo alla pista di decollo e non riusciva a fare un passo.
Imprecai. - LEILA! Se non ti muovi ti investo con questa cavolo di navicella!!
Il secondo urlo sembrò finalmente sbloccarla ed iniziò a correre nella mia direzione. Progressi, finalmente!
Mancavano ancora un centinaio di metri alla salvezza, ma ecco spuntare un altro plotone di alieni da buttare giù, proprio alle spalle della ragazza.
- Non fermarti! - le urlai, mentre io le davo fuoco di copertura. Leila non si voltò e continuò a correre... ma a venti metri dall'arrivo scivolò e cadde a terra, di faccia, facendo persino partire un colpo dalla sua pistola, in mia direzione.
- Ma porc-! - schivai il laser giusto in tempo. Peggio di così proprio non poteva andare. Ma una missione è una missione, anche se si tratta di far fuggire una persona tanto imbranata e inutile.
Le raggiunsi. Era svenuta. Doveva aver sbattuto la testa più forte di quel che mi aspettassi. La afferrai con la sinistra tirandomela sulle spalle e ricominciai a correre in direzione della navetta, mentre con la destra continuavo a sparare verso l'orda aliena che ci veniva contro, totalmente alla cieca.
Raggiunta la navicella di salvataggio, buttai con non molte cerimonie il corpo della ragazza da un lato, chiusi il portellone e mi lanciai sui comandi di accensione. Gli Oelehm ci raggiunsero poco dopo e, rimasti fuori, iniziarono a colpire con prepotenza il portellone, chi con i propri pugni chi con le proprie armi, senza però scalfirlo. Erano arrivati troppo tardi.
Il tempo di attivare il sistema di bordo e la navicella sfrecciò via lungo la rampa di lancio, per poi venire espulsa nello spazio siderale. Guidai accelerando il più possibile, e nel giro di pochi secondi la nave madre degli Oelehm era sparita dai radar.
Tirai un sospiro di sollievo. - Missione compiuta.
Quasi avesse sentito le mie parole, Leila si risvegliò. - ...dove...?
- Ben svegliata, principessa. - le feci, mentre impostavo il pilota automatico.
- ...uh? Ma io non sono...
- Una principessa. - mi girai a guardarla - Lo so. Era solo un nomignolo.
Leila mi fissò con il suo solito sguardo spaurito e confuso. - Siamo...?
- Salvi, si. Avevo detto che ti avrei portato fuori di qui, no? - inarcai un sopracciglio - Cos'è: non ti fidavi di me?
La reazione di Leila mi soprese non poco: si alzò subito in piedi e si lanciò su di me, abbracciandomi e baciandomi ovunque.
- Oh, per tutte le divinità  Kodan! Grazie grazie grazie grazie grazie...!!
Cercai di divincolarmi dalla sua stretta, ma risultò più difficile che affrontare i soldati Oelehm.
- ...non sarò mai in grado di ringraziarti abbastanza. - disse alla fine, concludendo con un ultimo bacio sulla guancia. Ma non si allontanò. Anzi, le sue mani rimasero sulle mie spalle, e il suo viso a una ventina di centimetri dal mio.
Beh, sarà  stata anche inutile, ma era davvero un bel vedere. I lineamenti delicati. Gli occhi grandi e di un azzurro cristallino. Le labbra rosee e piene. La pelle chiarissima e senza imperfezioni, come si conviene ad una ragazza giovane come lei.
Misi su il mio solito sorriso da conquistatore. - In realtà  un modo per ringraziarmi ci sarebbe...
Lei non si mosse. Per una volta, sembrava quasi che avesse capito a cosa stessi alludendo.
Poggiai la mia mano sul suo avambraccio. Mi avvicinai al suo volto puntando alle labbra e...

BI-BI-BIP! BI-BI-BIP! BI-BI-BIP!
...e la sveglia in quel preciso istante suonò. Un classico.
La spensi con un pugno mentre mi mettevo seduto sul letto. Mi alzai e andai in direzione del bagno. Avevo due ore esatte per prepararmi e presentarmi al lavoro. Ormai la routine era sempre la stessa: barba, doccia, phon, pinzette, un salto in camera per vestirsi, poi di nuovo in bagno per riordinare i capelli. Presi il gel e li mandai tutti indietro, come sempre, e voilà ! - ero pronto per andare.
Guardai il mio volto riflesso nello specchio. Era l'immagine di un uomo ancora affascinante, nonostante l'avvicinarsi dei 40. Giusto un paio di rughe d'espressione sulla fronte e qualche borsa sotto gli occhi, ma che alcune donne avevano già  in passato trovato interessanti sul mio viso.
Mi esercitai un po' con le espressioni da flirt, poi mi avviai all'ingresso per recuperare borsa e chiavi della macchina. Tutti i colleghi mi avevano consigliato di prendere la metropolitana, che avrei fatto molto prima ad arrivare agli studi in questa maniera, ma non gli avevo mai dato ascolto. Meglio quaranta minuti bloccati nel traffico in compagnia della mia bellissima Rolls-Royce nera, piuttosto che arrivare a destinazione in dieci minuti ma schiacciato nella marmaglia dei pendolari.
A questo punto mi sarei dovuto avvicinare alla porta per andarmene… ma stavolta non fu così. Rimasi fermo con le chiavi in mano, riflettendo su ciò che avevo sognato. Stetti in quella posizione abbastanza stupida per qualche secondo, poi mi girai in direzione del salone. Sul tavolo c’era ancora la scatola della console e la custodia del videogioco che mi avevano dato in omaggio. Mi avvinai e, una volta infilate le chiavi in tasca, presi la custodia per osservarla più da vicino. Il titolo, scritto in caratteri cubitali rossi, recitava "Space Rescue" e occupava metà  copertina. Subito sotto, un avventuriero spaziale dagli abiti improbabili, armato di pistola laser e circondato da tanti alieni verdi, difendeva con il corpo proteggeva una fanciulla particolarmente spaventata, identica alla ragazza che avevo sognato.
Sospirai. - Chiamare la protagonista con lo stesso nome di un'altra serie ben più famosa. Cosa diamine avevano in testa?
Lanciai il videogioco nel cestino e uscii.
La mattinata volò piuttosto rapidamente. Tutto sommato ne ero soddisfatto. Il mio servizio del giorno ce l'avevano, sarei potuto rientrare tranquillamente a casa non appena finita la mia bistecca di manzo che il cameriere mi aveva portato al tavolo. Nessuno avrebbe sentito la mia mancanza in studio, né tantomeno ci sarebbero state lamentele, se oggi avessi staccato prima. Di nuovo.
- Qualcosa la turba?
La voce era vicina - particolarmente vicina - ma non capii subito che si stava rivolgendo a me. Volsi lo sguardo dalla finestra al mio interlocutore.
Era la seconda volta oggi che mi incantavo a fissare un componente del genere femmineo così attraente, ma se non altro stavolta era anche esistente e tangibile. Se ne stava seduta di fronte a me, al mio stesso tavolo, con la testa poggiata sul dorso delle mani, in attesa.
Non avevo la minima pallida idea di chi fosse, ma la cosa non mi creava alcun problema. Era già  successo in passato, con qualche altra fan.
Sorrisi. - Mi spiace, signorina, ma non una penna con cui farle un autografo...
Lei rise. - Un autografo? Credo mi abbia frainteso. L'ho solo vista pensierosa e sola e... mi scusi, le dispiace se favorisco?
Fece cenno in direzione dell'omelette all'erbette che le stava di fronte. Alzai le spalle.
- La ringrazio. - disse, avvicinandosi al piatto.
Passammo i successivi minuti in totale silenzio, mangiando. La fissai per tutto il tempo, studiandone la figura e cercando di capirne le intenzioni. Dubito che non lo avesse notato, ma lei fece come se niente fosse e continuò a tagliare la sua omelette e portarla alla bocca con estrema eleganza.
…portare alla bocca dell'omelette con estrema eleganza? Di tutte le osservazioni che avevo mai fatto su una donna, questa si classifica decisamente fra le più bizzarre. E anche fra le più candide.
- Non ha ancora risposto alla mia domanda. - disse, interrompendo i miei pensieri.
- Quale domanda?
- Le avevo chiesto se qualcosa la turbasse.
I suoi occhi si spostarono dal piatto a me. Sembrava totalmente a suo agio, nonostante tutto.
Non resistetti oltre. - Mi scusi: ci conosciamo?
- No. - rispose lei, con tanta semplicità  quanta calma - Ma la sua aria pensierosa mi ha affascinato...
Oh-oh. La situazione si sta facendo interessante...
- ...mi sembra una di quelle persone che fanno di tutto per sembrare in pace con se stessi e con gli altri ma dentro è completamente insoddisfatto di quanto sta facendo.
Il sorriso da flirt che avevo messo nel tentativo di conquistarla sparì immediatamente.
Di nuovo silenzio. Lei continuava a guardarmi con fare soddisfatto, io invece ero... confuso? Sorpreso? Probabilmente entrambi.
Sarà  stato il suo sguardo, quegli occhi scuri che mi fissavano e che mi attiravano quasi fossero buchi neri. Sarà  stata colpa della mia stupida debolezza verso le donne. Sarà che avevo rimandato la questione per troppo tempo... ma cedetti.
Sospirai, levandomi gli occhiali da sole che stavo indossando in quel momento. - Lei davvero non ha idea di chi io sia?
- So che lavora per il telegiornale. Sa, guardo anch'io il televisore, all'ora di cena. - Fece una pausa - Suvvia, Superman è solo un fumetto. O pensa davvero che quei Ray Ban siano in grado di nascondere la sua identità  agli occhi di noi cittadini?
Risi. - Un po' ci spero sempre, in realtà . Ma no, li indosso solo quando c'è troppo sole. Mi fa venire mal di testa.
- Oh. Occhio sensibile dunque. - fece lei, con fare sorprendentemente interessato.
- Già . - dissi, mentre facevo sparire gli occhiali nella tasca della giacca - Ma non vorrei annoiarla con dei discorsi sulla mia retina.
- Mi parli di ciò che la fa tanto sospirare, allora. È insoddisfatto del suo lavoro?
La guardai alzando un sopracciglio. - Lei è una psicologa, per caso?
- No. Solo una persona perspicace. - Posò coltello e forchetta sul piatto ora vuoto. - E la mia perspicacia mi dice che lavorare al telegiornale fosse il suo sogno da bambino. - Riappoggiò la testa sui dorsi della mano, pronta ad ascoltare tutto quello che le avrei detto.
Non mi feci pregare. - Si, lo era. Girare il mondo e scovare notizie ed informazioni di tutti i tipi. Visitare posti sperduti completamente diversi dai nostri e informare il mondo della loro esistenza. Mi sembrava un lavoro davvero importante.
- E non è così?
Risi di nuovo, ma amareggiato - Per qualcuno dei miei colleghi, forse. Ma non ho mai avuto questa fortuna.
- Quale fortuna? - chiese lei, inclinando un po' la testa di lato.
Mi sistemai meglio sulla sedia prima di rispondere. - Che lei ci creda o no, per diventare inviati speciali vengono fatte delle selezioni molto dure e... beh, c'è sempre qualcuno che risulta più preparato e con una salute migliore della mia che mi scavalca...
- E più gli anni passano, più aumentano i rifiuti. E più si è rifiutati, minore è la voglia di riprovare.
Alzai nuovamente un sopracciglio. - Lei non mi sembra una persona che possa aver vissuto sulla propria pelle un'esperienza simile.
Sorrise. - No, in effetti no. Ma ho visto molta gente brillante deprimersi per motivi analoghi.
Mi scappò un sorriso. - La ringrazio per il brillante...
Tornai alla mia bistecca, che non avevo ancora finito e che ora, raffreddatasi, era diventata dura e decisamente meno piacevole al gusto. Lei continuò a guardarmi, ma non aggiunse altro.
- Non mi fraintenda. Credo davvero di aver scelto bene il mio futuro…
- Ma non si aspettava che la vita sarebbe stata così monotona. - completò lei.
Annuii mentre masticavo l'ultimo boccone. - Mi aspettavo di vivere un’esperienza nuova ogni giorno. Invece è tutto così... banale.
- Casa lavoro, lavoro casa.
- Esattamente.
- Ma almeno economicamente se la passa bene.
- I soldi non comprano nemmeno l'avventura. - mi pulii la bocca con il tovagliolo, prima di riprendere - Ma le confesso che l'ho scoperto in tempi recenti.
- Davvero?
- Proprio ieri mi sono deciso ad acquistare una console.
- Una console per i videogame?
- Eric. Il cameramen che mi segue quando faccio i servizi fuori dagli studi. È un gran patito di questa roba. Non fa altro che parlare di quello, dalla mattina a sera. Mi era sembrato quasi...
- Che il coinvolgimento nel gioco le avrebbe fatto credere di vivere quell'avventura direttamente sulla sua pelle?
- Precisamente. Che idea stupida, eh?
- No, non era un'idea stupida. In realtà  per molti è così, ma sono tutte persone non sono in grado di distinguere la realtà  dalla fantasia. Se lei è riuscito a rimanere distaccato vuol dire che il suo cervello ancora funziona.
Scacciai immediatamente il ricordo del sogno fatto durante la notte. - Sì. Si può dire che l'avventura virtuale non mi ha illuso abbastanza.
- Ma allora perché non prova lei stesso a creare la sua avventura?
La domanda era tanto immediata e quanto banale e scontata. Eppure...
- Non è così semplice. - dissi, tornando a fissare la finestra.
- Davvero?
Da cosa avrei dovuto cominciare? Dal fatto che ero nato in una famiglia povera ed ignorante? Che le miei prospettive iniziali non erano altro che il lavoro nei campi? Che i continui rifiuti a - per così dire - promuovermi ad inviato speciale, sono il proseguo delle continue porte che mi hanno sbattuto in faccia durante il corso degli anni? Famiglia, amici, scuola… tutte persone così limitate mentalmente, che hanno sempre pensato che stessi sognando troppo in grande, per una persona che veniva da un ambiente tanto piccolo? Che quello che sono diventato, anche se per i più risulto odioso, è il risultato del mio continuo lottare proprio per superare queste barriere?
- ...oh. - fece lei.
- "Oh" cosa? - feci io, forse con fare troppo brusco, ritornano a fissarla.
Notai subito il cambiamento d’atteggiamento. Non era più sicura e calma. Era turbata e dispiaciuta.
- Sono mortificata. Ho dato per scontato che lei fosse... sa come si dice, nato con la camicia. Forse non sono così perspicace come credevo.
Mi lasciò spiazzato per qualche secondo, ma riacquistai subito la calma. - Non si preoccupi. In realtà  sono io stesso che voglio dare quest’impressione. Sa, non mi piace…
- Parlare di quello che ha vissuto. La comprendo benissimo.
In un’altra situazione, avrei trovato estremamente irritante il suo continuo interrompermi per completare le mie frasi, ma lasciai correre.
Tornai a guardare fuori dalla finestra. La bella giornata aveva spinto molte persone ad uscire, e infatti c’era un gran via vai di pedoni lungo il marciapiede, ma non mancavano nemmeno macchine. C’era anche un’utilitaria parcheggiata sull’altro marciapiede, vicino alla banca.
Di colpo, un pensiero mi attraversò la mente. Risi. - Nomen omen…
- Mi scusi? - chiese lei
- Nomen omen. - ripetei a voce più alta - Nel nome il destino. Forse è non è un caso che il mio sogno non si sia del tutto realizzato. Per quanto mi possa sforzare, il mio destino è di fare cose di poco conto.
- Non deve buttarsi giù in questa maniera, signor Zachary Scrubs.
Non mi girai subito. Aspettai qualche secondo, il tempo di mettere su il mio sorriso da conquistatore. Con mio grande piacere, notai che anche il mio interlocutore aveva un’espressione analogamente beffarda sul suo proprio volto.
- Aveva detto di non conoscermi.
- Non ho mentito. Non ci siamo mai parlati, prima. Come conosca il suo nome è un altro discorso.
Risi di nuovo. - Touchè.
- Ma la prego: non creda queste storie.
- Quali storie?
- Che il nome possa essere determinante per il destino di una persona.
Ora ero io quello interessato. - Come fa ad esserne così sicura?
- In primo luogo, perché nome e cognome di battesimo non sono scelti dal diretto interessato, ma da perfetti estranei...
Beh, definire i propri genitori dei perfetti estranei era un po’ estremo, ma lascia correre anche questa, per porre piuttosto la domanda: - E in secondo luogo?
- In secondo luogo, lei non è l’unico ad avere un nome che non corrisponde per niente alla realtà .
- Davvero? Conosce qualcun altro con lo stesso problema?
- Altroché. - si prese una pausa - La affronto tutti i giorni.
Alzai un sopracciglio, confuso e allo stesso tempo curioso di saperne di più.
- Angel. - disse alla fine
- Come prego?
- Il mio nome. - sorrise - Mi chiamo Angel.
Misi su il sorriso migliore che avevo. - Mi consenta di dissentire, allora. Secondo me è un nome molto adatto alla sua persona.
Lei scosse la testa, quasi si aspettasse che avrei detto una simile banalità . - La ringrazio per un commento tanto gentile, ma a quanto pare non è perspicace come me. E mi scuso anche per questa mancanza di modestia.
Alzai le spalle. - Si figuri. Non è mancanza di modestia il riferirsi i giusti meriti…
Avrei voluto dire altro, ma lei si alzò dal tavolo, pronta ad andarsene.
- È stato un piacere parlare con lei, signor Scrubs. Lei è una persona molto più interessante dal vivo che in televisione.
Non mi diede il tempo di ribattere al complimento, che si avvicinò all’orecchio e sussurrò.
- Continui a credere nel suo sogno. L’avventura che cerca non è poi così lontana, ne sono certa.
Schioccò un bacio sulla guancia e poi si allontanò.
La seguii con lo sguardo mentre usciva dal ristorante e si mischiava agli altri pedoni, incapace di fare o dire altro, sparendo, forse per sempre. Rimasi a guardare fuori dalla finestra. Una parte di me sperava di far tornare il contatto visivo.
- EHI! Che storia è questa?! Perché ti sei mangiato la mia omelette, Zack?
Le lamentele di Eric mi risvegliarono dal torpore sognante in cui ero caduto. Tornai immediatamente in me e al mio solito atteggiamento.
- E tu dove diamine ti eri cacciato? -gli urlai - Sei stato via mezz’ora buona! Quanto diamine ti serve per svuotare quella minuscola vescica che ti ritrovi, eh?!
- Okay okay okay stai calmo! - fece lui, imbarazzatissimo, abbassando di qualche ottava il tono di voce. La mia ramanzina aveva destato la curiosità  di diversi clienti, e anche di qualche cameriere. - Si, sono andato in bagno, ma poi sono rimasto bloccato al telefono per tutto il resto del tempo... sai, il capo.
Sbuffai.  - Che diamine voleva, stavolta?
- Nulla! Nulla! - mi assicurò rapido lui, mentre si sedeva - Mi ha solo fatto la lista delle persone da intervistare per la prossima settimana…
- Oh. Che bello.
- Ma sappi che è molto soddisfatto del materiale odierno. - fece lui, battendo le mani - Dice che sei stato bravissimo a trattare con la signora Klesher. Davvero molto bravo…
Tornai a guardare fuori. Non avevo motivo di rispondere. Eric faceva spesso queste cose: adularmi per farmi coinvolgere di più in quello che facevo. Come se ci fosse qualcosa di esaltante nell’intervistare una settantenne che si era messa a scrivere gialli.
Seguì un lungo silenzio, indifferente dal mio punto di vista, imbarazzante per Eric, che sperava in un mio commento. Uno qualsiasi.
Non lo accontentai. - Allora? - feci, rigirandomi nella sua direzione con fare svogliato - Pensavo avessi fame
- Oh! Si! - alzò una mano per attirare l’attenzione del cameriere - Il tempo di ordinare qualcosa e poi possiamo andare in sala montaggio, così da stare sicuri che non facciano errori. Almeno così possiamo anche controllare che usino sempre le inquadrature migliori! Dai, che è un sacco che non rivedi ragazzi giù all’editing. Dovresti venire... e poi potresti venire a casa mia. Si! Ti voglio far vedere Stones vs Pigs! E' il nuovo videogioco del momento, secondo me ti piacerà  un casino! Hai comprato la console che ti avevo consigliato, no? Così te lo posso pure passare, se ti piace. Dai, vieni da me dopo il lavoro. Ti assicuro che ci divertiremo da matti, Za -
Il fiume di parole di Eric si interruppe bruscamente con un grande boato, a cui seguirono le urla delle persone intorno e i vetri rotti. Una forza invisibile mi fece volare dal mio tavolo, scaraventandomi a terra.
Rimasi per un minuto buono fermo, incapace di muovermi, con le orecchie che mi ronzavano da far paura. Non sapevo cosa diamine fosse successo, ma avevo un presentimento.
Mi rimisi in piedi con grande fatica e molti dolori. Accanto a me vidi Eric, malconcio e ricoperto di polvere e calcinacci, ma lo sentivo lamentarsi - per fortuna.
Mi girai di nuovo verso la finestra, ora inesistente. Dell’utilitaria parcheggiata davanti alla banca, rimaneva solo un rottame in fiamme. Sui muri degli edifici c’era sangue. Sull’asfalto, corpi immobili e macchine rovesciate.
A quel punto capii.
L’angelo mi aveva appena donato l’avventura che cercavo.

 

 

Breve commento: Devo smetterla di proporre racconti tanto lunghi. >_> Anyway... mi son ridotta all'ultimo minuto a completare la storia e purtroppo non ho avuto nemmeno il tempo di rileggermela come avrei dovuto. Spero non ci siano troppi errori di battitura, ripetizioni od obbrobri grammaticali! Circa la trama, decisamente più confusionaria e meno chiara di quel che avrei voluto inizialmente, date la colpa alla canzone No Angels dei Bastille, ancor prima della serie televisiva Scrubs, che in realtà  non ho mai seguito. In ogni caso, spero sia di vostro gradimento e non troppo fuori tema. E ora scappo: al mio solito, ho i minuti contati! Saluti!

 

 

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