Vai al commento


Post raccomandati

xS67aE8.png

 

Durata del Contest: dal 24 agosto al 2 settembre 2015 (ore 23:59)

Annuncio dei risultati del Contest: 9 settembre 2015*

*A seconda del numero di partecipanti e del tempo impiegato per la valutazione, i risultati potrebbero essere pubblicati anticipatamente.

 

Benvenuti al Contest di scrittura - La mia estate!

In questa edizione, tenendo in considerazione il tema "remake" proposto per le iniziative della stagione estiva, abbiamo deciso di riproporre in versione aggiornata un vecchio contest di grande successo: il Summer Edition!

 

Requisiti per partecipare

 
Per partecipare è necessario un account nella community di Pokémon Millennium. Per maggiori informazioni su come registrarti nella Community di Pokémon Millennium clicca qui.

 

Regolamento

  • Il testo scritto per partecipare alla gara dovrà  essere coerente con il tema del contest: la propria estate
    L'elaborato dovrà  essere ispirato a fatti di vita quotidiana, quindi senza la possibilità  di inserire elementi di fantascienza. Sarà  tuttavia possibile aggiungere nel proprio testo fatti inventati, che si basino però su contesti realmente accaduti.
    Sarà  possibile, ad esempio, raccontare di una propria avventura o esperienza che abbia a che fare con la stagione estiva utilizzando una qualsiasi tipologia: racconto, poesia, lettera, saggio, diario, articolo di giornale o altro.
  • A meno che non venga specificato nella traccia, non importa la persona in cui sarà  scritto il racconto;
  • Non vi sono limiti sulla lunghezza dell’elaborato. Tuttavia, non potrà  essere scritta una Fan Fiction a puntate: l’elaborato dovrà  essere scritto interamente in un unico messaggio. È possibile suddividere il racconto in capitoli, l'importante è che sia un blocco unico;
  • L’elaborato dovrà  essere inedito: è vietato usare racconti scritti e pubblicati già  in precedenza su Pokémon Millennium o altrove;
  • È severamente vietato copiare lavori altrui! Se lo scrittore sarà  sorpreso a rubare un elaborato verrà  squalificato dal Contest e dalle iniziative future.
  • Il topic sarà  utilizzato esclusivamente per postare il proprio elaborato. Per partecipare, infatti, sarà  necessario soltanto rispondere a questa discussione;
  • Una volta consegnato il proprio elaborato non sarà  possibile modificare neanche una parola (a meno che non venga permesso dagli organizzatori), pena: esclusione dal Contest.

Come partecipare
 
Una volta scritto il proprio elaborato, sarà  sufficiente rispondere a questa discussione inserendo la propria opera e alcuni dettagli. 
Lo schema da seguire è il seguente (clicca il pulsante spoiler!):

 

Nome dell’autore: inserire qui il proprio nickname!

Titolo: inserire qui il titolo del proprio elaborato!
Elaborato: inserire qui il proprio lavoro!

 

Una volta pubblicato, non sarà  possibile modificare il messaggio, pena: l’esclusione dal Contest.

 

Premi in palio

 

I premi in palio, che varieranno a seconda del numero dei partecipanti, per questa competizione sono i seguenti:

  • Il primo classificato riceverà  dai 15 ai 30 PokéPoints da utilizzare nella community di Pokémon Millennium, un Fiocco Speciale gnACsIv.png ed una targhetta;
     
  • Il secondo classificato riceverà  dai 10 ai 25 PokéPoints da utilizzare nella community di Pokémon Millennium, un Fiocco Speciale gnACsIv.png ed una targhetta;
     
  • Il terzo classificato riceverà  dai 5 ai 20 PokéPoints da utilizzare nella community di Pokémon Millennium, un Fiocco Speciale gnACsIv.png ed una targhetta;
     
  • I classificati tra la quarta e l'ottava posizione riceveranno dai 3 ai 15 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millennium;
     
  • Il vincitore del premio originalità , assegnato al creatore di un lavoro da podio, ma che si è distinto per una particolare originalità  nel realizzare il proprio lavoro, vincerà  dai 7 ai 23 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millennium ed una targhetta;
     
  • I vincitori del premio di consolazione, assegnato a coloro che sono andati vicini al podio, ma non ce l’hanno fatta a classificarsi tra i primi tre, riceveranno da 1 a 3 PokéPoints da utilizzare su Pokémon Millennium.

Giudici della competizione

 

Gli elaborati saranno giudicati da Vulpah, IcyFlame e ZarRomanov!

 

Domande ed assistenza

 

Per qualsiasi domanda o se hai bisogno di assistenza gli organizzatori del contest saranno sempre disponibili per un ogni chiarimento. Contattaci attraverso la discussione di supporto per le iniziative.

 

Vi invitiamo a rispondere alla discussione solo ed esclusivamente per pubblicare il vostro lavoro!
Buon divertimento!  ^^
 

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: driù-

Titolo: Vacanza a Fregene
Elaborato: Ho passato 2 settimane a fregane e che dire è stato molto bello a parte il mare in quanto era pieno di alghe e di meduse giganti che potevano pungerti da un momento all'altro perché erano piene di veleno dannoso al tuo corpo. e poi c'erano dei bambini che si divertivano a tirare la sabbia in faccia alle persone e per me  è stato frustrante perché mi sono preso pure una congiuntivite e un infezione nelle parti basse........ mi sono divertito con i miei amichetti e con la mia ragazza in particolare. sono andato in discoteca e ho bevuto qualche drink alcolico, ma niente di che................  :yeah:

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore:PurplePachirisu


Titolo:Estate greca


Elaborato:Non ero esattamente entusiasta di andare in Grecia poichè,soprattutto con i vari problemi che sono sorti a causa della crisi,questa meta non mi affascinava molto....Due giorni di viaggio....passati prima in macchina e poi in nave nella cabina(più piccola del mio armadio)e poi finalmente il desiderato arrivo(desiderato dagli altri però) :( .il primo giorno passato in albergo a sistemare i bagagli....felicità  assoluta....La mattina del giorno dopo mi svegliai e andai a mare....era abbastanza pulito ma il fondo era altissimo e quindi mi dovevo lanciare per bagnarmi tutto....purtroppo per me c'era ad attendermi un bel materassino di pietre....I giorni passarono molto lentamente....e io rimpiangevo la mia confortevole cameretta....anche perchè nell'albergo dormivo nel corridoio....Finalmente trovai un cibo che non era disgustoso....no non sto parlando del famoso Girosh(che in realtà  fa schifo) ma di un piatto composto da spiedini salatissimi di nome Souvlaki (lo so che il nome non è rassicurante..ma fidatevi è davvero buono)E adesso sono ancora qui nel mio letto,nel corridoio,nell'isola di Lefkada,in Grecia.....lontano dalla civiltà  :cry:  :cry: (e non mi sono soffermato nemmeno molto sul fatto che per comunicare dovevo fare gesti)Il greco è una delle lingue più incomprensibile e vi do dei consigli:


1)fatevi dei nuovi amici quando andate in vacanza....qui sono tutti grechi quindi io parlo con un pesce rosso vicino casa mia(che penso sia morto)chiamato Fishy and Chipsy (fantasia) ed un gatto grasso bianco e perennemente arrabbiato (chiamato Spurfy)


2)secondo e ultimo consiglio:quando parlano copritevi la faccia poichè il greco è pieno di S e finirete per essere sputati...soprattutto perchè i grechi parlano malissimo in inglese e dicono ad esempio:Tiss iss very nis fuf :sweat:


Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: Hypnos


Titolo: Cambiare opinione


Elaborato: Estate ... per molti questa parola ispira felicità  , gioia e soprattutto .. mare ! Per me è il contrario , il motivo è semplice : non vado quasi mai in vacanza ! Quest'estate in viaggio ci sono stato ma non è successo nulla di interessante , il solito viaggio in Grecia , ecco il perchè vi racconterò di Alberich , un incontro inaspettato nell'estate del 2014.Come gli altri anni sono andato a Torre Canne , un paesino in Puglia , dalla villa di mia nonna .Come sempre il paese pullulava di turisti tedeschi (si , vengono solo quei nazisti insopportabili) e io , nelle calde ore pomeridiane di Giugno , mi annoiavo tutto solo soletto sulla sedia mentre cercavo di farmi dare la zampa da quel vecchio cane di mio zio (ma ovviamente col cavolino di Bruxelles che me l'ha data , vecchio cane tonto) .I turisti passavano tra le villette tanto carine in cerca della villa perfetta da affittare , un ragazzo tedesco attirò la mia attenzione : era goffo nel camminare , dall'aria stupida ma tenera e con dei capelli ribelli e io pensai "oddio ma quello è il mio autoritratto ! Chissà  come sarebbe fare amicizia con lui !" .Ovviamente pensavo che non avrebbe trovato la villa giusta da affittare ma invece affittò quella di mia zia e a Luglio si trasferì ! All'inizio ero molto restio nel fare amicizia con lui ma un giorno al mare si avvicinò e si presentò ! Bhe pensai "d'ora in poi , almeno per questo mese , non sarò più solo !" ma poi mi accorsi che parlare con lui era molto difficile .Tutt'e due sapevamo un po' l'inglese e quindi qualcosa si capiva ma per il resto era un casino totale ! Luglio passava e intanto io e lui diventavamo sempre più amici ! (Anche perchè oltre me e lui non c'era più nessun ragazzo nel residance , quindi o stavamo insieme o rimanevamo da soli :look: ma son dettagli). Come la legge del tempo vuole , anche Luglio finì e io , riluttante a farlo , salutai per l'ultima volta Alberich ("Alberico" in italiano , spero di averlo scritto bene :look: ) .Anche se abbiamo passato bei momenti insieme , ciò che mi fa pensare ancora a lui è il fatto che per quest'incontro inaspettato ho cambiato opinione : come scritto sopra , prima odiavo i tedeschi , mentre ora per questo ragazzo tanto tonto quanto intelligente ho cambiato totalmente opinione ! Ho imparato anche a conoscere e sapere prima di giudicare !


Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: ShinyHunter

Titolo: La mia folle vacanza estiva
Elaborato: Ogni anno vado in vacanza in Abruzzo, ma per vari problemi questa non può durare più di due settimane. Quest'anno ho conosciuto, tramite altri due amici, almeno 50 ragazzi della mia età , chi poco più chi poco meno. E' stata una vacanza folle per vari motivi, abbiamo fatto tante pazzie e ci siamo divertiti da matti, ma vorrei soffermarmi su una storia in particolare: la nottambula.

Durante la nottambula(o notte bianca, se preferite) avrei dovuto vedermi con una bellissima ragazza, con la quale mi sentivo da tanto tempo. Ovviamente si beveva tra amici, ma io ho preferito evitare dato l'imminente appuntamento. Ad un certo punto, verso la mezzanotte, mi dice che è meglio non vederci. Io provo a chiedere spiegazioni ma niente, allora ho pensato: "sono in vacanza, devo divertirmi". Così io e metà  del gruppo siamo andati a bere qualche cocktail. Preso anche dallo sconforto, mi sono un po' lasciato andare. Bere non porta a niente, ma in quella specifica situazione è successo qualcosa di inaspettato. Mentre due miei amici mi aiutano a camminare per raggiungere gli altri del nostro gruppo(ero "ubriaco" ma non del tutto), incontro lei. Io volevo solo andarmene via, perché avevo capito che non voleva avere nulla a che fare con me, però lei insisteva perché ci salutassimo. Allora, probabilmente preso dal momento, la abbraccio! Ma non è stato un normale abbraccio, no. E' stato un abbraccio lungo e passionale. Uno di quelli che non si dimentica. Subito dopo, i miei amici ci prendevano in giro dicendoci di darci un bacio, ma era imbarazzante, soprattutto per il fatto che non stavamo insieme. Allora scendiamo in spiaggia, noi due da soli. Parliamo dei nostri sentimenti, io le dico che avevo bevuto principalmente per lei. Così ci baciamo. Non potrò mai dimenticare il nostro primo bacio, è stato bellissimo. Poi abbiamo passato tutta la notte insieme in spiaggia...

Probabilmente se non avessi bevuto non sarebbe successo nulla. Io ho un carattere particolare, in condizioni normali mi sarei vergognato di fare molte cose che ho fatto mentre ero ubriaco, per così dire.

Successivamente ho scoperto che inizialmente non voleva che ci vedessimo per non affezionarsi a me, data la distanza che c'è tra di noi. Infatti abbiamo passato splendidi giorni insieme, ma poi è purtroppo finita. Io non credo alle relazioni a distanza, quindi ho preferito mettere fine alla nostra breve storia, pur soffrendo.

Ebbene, questa è stata una parte(probabilmente la più importante) della mia folle vacanza estiva. Ne ho passate davvero tante in due settimane, belle o brutte che siano. Le cose belle mi hanno portato felicità , le cose brutte mi hanno fatto acquisire esperienza. Non dimenticherò nulla di questa parte di estate.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Finalmente la giornata di lavoro è finita. Ma è ancora presto, dopotutto siamo in estate e fortunatamente qualche brillante mente ha pensato di non farci lavorare fino alle cinque. Così esco e sono le due del pomeriggio, leggermente sudato nonostante il tempo abbia deciso di mettere da parte il caldo asfissiante per regalarci un po' di fresco.
Mi dirigo al parcheggio e apro la portiera della macchina, aspettando di finire l'immancabile sigaretta, una delle migliori di tutta la giornata. Saluto con un cenno del capo qualche collega che si dirige verso la propria vettura, e mi giro quando vedo quelli che mi stanno antipatici. Non è molto cortese, lo so, ma sono loro a non salutare mai per primi, affari loro.
Finisco la cicca e monto in macchina, accendo la radio e metto a basso volume una canzone del mio gruppo preferito, i Muse. Per strada, ferma ad un semaforo, noto una bella donzella camminare con una minigonna molto mini e poco gonna, ma la mia macchina è molto macchina e poco spider, non ho speranze, mi basta godere della bella vista. La minigonna con indosso la donzella attraversa le strisce e sparisce, il semaforo diventa verde e parto, rischiando di far morire la macchina, non so usare ancora bene quella frizione così scattante.
Arrivo a casa e mi doccio, poi mangio un panino al volo e poi non ci vedo più dalla fame, così mangio un altro panino.
Finalmente posso rilassarmi, così accendo il computer e inizio a navigare. Visito un sito di scan, purtroppo però il capitolo settimanale che cerco non è ancora uscito. Deluso e amareggiato accedo a Pokémon Millennium, un sito di pokémon dove tutti mi conoscono e mi amano come se fossi un Dio. Ma non ho tempo di stare ad ascoltare i miei ammiratori, così vado verso la sezione sport. Vedo che Alpha sta ancora delirando sulla sua Inter. Bravo ragazzo, ma devo fermarlo e cercare di guarirlo convertendolo alla Juventinità . O, almeno, ci provo.. ah, ma c'è Letscore in vista, dicono sia un moderatore molto violento e incline alle punizioni corporarli, meglio evitare di flammare ora. Cambio rotta e torno in HomePage, guardo in giro, batto le ciglia dieci volte e faccio quattro respiri brevi. Infine, l'illuminazione. Abbasso lo sguardo e lo schermo del pc mi rivela che oggi è lunedì 24. La memoria mi porta indietro nel tempo, a quando Snorlax97 presentò le iniziative estive....

"Sono Snorlax, ciao a tutti voi, in particolar modo a quel gran figo di Edward. Oggi vi parlerò delle iniziative estive. Eccole qui, sono scritte in ordine di data, tutto chiaro? E ora, se scorrete un po' in basso noterete che dal 24 agosto ci sarà  un nuovo Contest di Scrittura. Non per forzarvi eh, ma dovete partecipare tutti. Sul serio, se non lo fate vi banno e mi divertirò nel farlo"

Sì, era andata più o meno così. Senza esitazione mi dirigo nella sezione Iniziative, il cuore palpitante. L'ultimo contest di scrittura mi ha messo in difficoltà , tanto che alla fine dovetti rinunciare a postare il mio elaborato. Speriamo che ora il tema sia migliore..
Il topic del contest recita "La mia estate". Mi basta questo per capire che ancora una volta hanno messo una traccia che non rientra nelle mie corde, brutti infami. Vi odio sul serio, perché mi fate questo? Vi divertite nel vedermi in difficoltà , chino sulla tastiera, lo sguardo corrucciato e una vena pulsante sulla tempia che sembra scandire "Non so cosa scrivere - non so cosa scrivere" ?
Abbattuto leggo tutto il bando e le mie terrificanti sensazioni non migliorano. Le parole "fatti di vita quotidiana" e "contesti realmente accaduti" sono come gelide pugnalate al cuore.
Più in basso leggo anche che è vietato copiare lavori altrui, bene. Di solito obbligavo il bambino che abita vicino a me a scrivere i temi al posto mio, ma questo è copiare? Non lo so.
Decido quindi di andare nel topic delle domande e chiedere se posso inventarmi tutto. Dopotutto, la mia estate è stata monotona. Chiedo anche se posso scrivere un racconto col genere che preferisco, e mi viene detto di sì. Ottimo, se ci metto un po' di scene erotiche, la giusta dose di horror, un filo di romanticismo e qualche battuta forse posso ancora cavarmela.
Per concludere la mia avventura nella sezione delle iniziative, torno nel bando del topic. Verifico i corposi premi e infine noto i tre giudici della competizione. Poco ci manca che non mi ribalto dalla sedia.
Mannaggia, la prima è Vulpah, la mia acerrima rivale di un tempo. Se dovessi scrivere un racconto pessimo di sicuro mi riderà  in faccia e mi riterrà  un incapace.
Il secondo è IcyFlame, quello che scriveva il giornalino. Se presento un brutto elaborato ovviamente userà  il giornale per scrivere un articolo diffamatorio su di me per deridermi pubblicamente.
Il terzo è ZarRomanov, un ragazzo russo in visita su Pokémon Millenium grazie ad uno scambio culturale. Ricordo che, quando ero giudice, avevo premiato un suo testo con il massimo dei voti. Se dovessi fallire davanti a lui dovrei nascondermi per la vergogna.
La volpe, il flammone e il russo intransigente, sono messo male.
La pressione si fa sentire, così mi accascio sulla sedia della scrivania, metto le mani a coppa davanti al viso e rifletto ad occhi chiusi.
La mia estate.. ho lavorato, ecco. Due settimane di ferie, ma a parte due capatine al mare non ho davvero nulla da raccontare. Mi ritrovo ad invidiare gli scolari che hanno ben tre mesi per godersi le vacanze, viaggiare, uscire con gli amici e intrattenersi con qualche breve amore estivo. Ho poco più di vent'anni ma, incredibilmente, mi sento vecchio. L'inizio dell'età  adulta mi ha provato, non mi piace. Odio dover vivere alla giornata, con la paura di non vedermi il contratto lavorativo rinnovato, col pensiero fisso sui soldi anche quando dovrei divertirmi, col dubbio se comprare quel videogame che tanto mi piace sapendo che i soldi potrebbero non bastarmi fino al prossimo mese.
Vorrei una vita diversa, ma so che per ottenerla devo costruirmela con le mie forze, non posso abbattermi.
Scrivere un racconto? In confronto alle difficoltà  che affronto ogni giorno è una sciocchezza. Non so cosa scrivere? Bene, il ragazzo russo mi ha detto che posso inventare e inventerò.

 

Nome dell'autore: Edward

Titolo: La mia estate

Elaborato:

 

La mia estate (Parte 1 di 3)

 

Sonnecchiavo beatamente sotto l'ombra di un bel cedro, ammaliato dai giochi di luci e ombre che si riflettevano sul soffice prato erboso. La più calda giornata di luglio fino a quel momento stava ormai volgendo al termine, potevo scorgere in lontananza la luce ambrata del sole calante. In quel beato silenzio godevo di uno spettacolo straordinaio. Il gracile verso delle cicale, il ronzare placido di una libellula affaccendata, il beccare frenetico di un uccellino intento a procacciarsi il cibo.
Di certo sarei rimasto lì, incapace di allontanarmi da tanta tranquillità , o almeno così credevo. D'improvviso, invece, lo squillare fastidioso del cellulare mi avvisò che qualche scocciatore voleva mettere fino alla pace che con tanta fatica avevo trovato.
«Pronto, signor Edward?» chiese una voce secca e professionale.
«Sono io. Come posso aiutarla?»
«Sono Lucia, l'impiegata dell'agenzia LavoroPerLavoratori, alla quale si è iscritto qualche giorno fa»
«Oh, certo» risposi in fretta, emozionato. Forse finalmente avevano un contratto da offrirmi?
«La chiamo per dirle che un'azienda si è interessata a lei. Il lavoro consiste nel collaudare materassi»
«Fantastico! Proprio ciò che sognavo! La paga com'è?» chiesi un po' preoccupato.
«La paga consiste in diecimila euro settimanali, quarantamila al mese. Tre giorni lavorativi a settimana e può portarsi il lavoro a casa, sempre se lo desidera. Ah, avrà  anche dieci giorni di ferie al mese»
«Molto bene. Con tutti quei soldi e quei giorni di vacanza potrò vivere un'estate molto piacevole. Quando comincio?»
«Domani, il lavoro inizia alle undici del mattino. Buona giornata»
Rinfrancato da quel colpo di fortuna decisi di lasciare la quiete di quella solitaria collinetta baciata dal vento per tornare alla macchina. Salii sulla mia ferrari e il motore prese vita con un ruggito animalesco che fece sobbalzare i vicini passanti. Con una grassa risata tornai a casa e, dopo aver cenato, mi coricai a letto in attesa del giorno successivo.

Il primi tre giorni di lavoro andarono molto bene. Collaudai dieci materassi di cui uno ad acqua e assegnai a tutti il massimo dei voti. Una volta terminati i tre giorni mi pagarono coi diecimila euro promessi e mi dettero cinque dei giorni giorni di ferie mensili. Decisi di spenderli chiamando qualche amico e organizzando una vacanza alle Maldive. Avrei pagato io e per loro. Le mie vacanze estive stavano finalmente per cominciare.

 

Parte 1 di 3 (fine)

 

Decido di sospendere un po' il lavoro, sono stanco di scrivere. Per svagarmi vado quindi in arena, dove ho un certo credito visto che sono un battler molto esperto e ho vinto dieci volte consecutive i campionati del mondo in tutte le categorie. Dopo i soliti messaggi di ammirazione e qualche richiesta di aiuto per costruire un team, cerco qualche avversario nella tier più difficile che esista: la lotta in random. Purtroppo, però, sono talmente abile che nessuno osa accettare una mia sfida, così mi tocca abbandonare l'arena senza aver mai giocato.
Mi alzo tristemente dalla scrivania e vado in cucina, dove trovo un brioche. Sono le cinque e mezza del pomeriggio, sono ancora in tempo per la merenda. Consumo il piccolo spuntino e vado sul balcone a fumare una sigaretta. Fa ancora fresco e fuori si sta bene, è con difficoltà  che decido di tornare al computer e portare a termine il mio lavoro.

 

 

La mia estate (parte 2 di 3)

 

Le vacanze alle Maldive procedevano molto bene. Bevevo, fumavo, giocavo d'azzardo e mi concessi un privè con una bella ballerina di lap-dance. Mi chiese il numero e glielo concessi, era molto carina.
Uscii dal privè e mi diressi nel locale - un luogo accogliente pieno di persone nascoste nell'ombra - in cerca dei miei amici, che non trovai. Preoccupato, tentai di chiamarli uno ad uno col telefono, ma nessuno rispondeva. Sempre più preoccupato, mi diressi dal barista, un uomo molto alto con la coda e una benda sull'occhio:
«Mi scusi, Signore, per caso ha visto i miei amici?»
«No» rispose quello, passandosi un dito nodoso sul mento bluastro di barba non fatta.
«Sicuro? Parlo di quei tre ragazzi con cui ho ordinato da bere prima...»
«No» rispose quello, sturandosi un orecchio.
«D'accordo.. ci vediamo, allora»
«No» rispose quello, togliendosi un dente cariato con una pinza arrugginita.

Sempre più preoccupato mi diressi verso l'auto; forse i miei amici mi aspettavano laggiù. Le mie speranza vennero però disattese, infatti nessuno di loro era presente. Pensando di entrare in auto ad aspettarli, passai davanti al cofano della ferrari e notai un biglietto biancastro. Sotto la luce aranciata del lampione che illuminava a giorno quella buia notte senza stelle, strinsi gli occhi leggendo il messaggio:
"Ho rapito i tuoi amici. Se vuoi rivederli vivi dirigiti al Castello della Morte Nera. Ps: Bella macchina"
Il castello della Morte Nera era un tetro edificio che nessun paesano osava nemmeno nominare. Ma se i miei amici si trovavano laggiù li avrei salvati.
Aprii con forza la portiera e partii sgommando, percorrendo le stradine buie a folle velocità . Mentre guidavo iniziò a piovere e il cielo si fece ancor più scuro, nascosto da fitti banchi di nuvole nere trafitte di tanto in tanto da sporadici lampi.
Deglutendo, giunsi infine alla meta. Sullo sfondo di quella nottata buia e tempestosa scorsi il Castello.
Esso si ergeva su di una diroccata collinetta rocciosa. Le mura frastagliate non mostravano alcuna finestra illuminata, nè uno dei tanti comignoli sembrava emettere del fumo; il luogo pareva disabitato.
Rallentai a passo d'uomo e percorsi i vari tornanti che portavano al castello. Parcheggiai l'auto, estrassi una torcia dal vano e, col cuore in gola, mi accinsi a raggiungere il portone d'ingresso. Avvicinandomi notai come questo fosse di legno ormai marcito e segnato da lunghi sfregi, come se fosse stato graffiato da una grossa fiera. Tremando presi in mano il battachio a forma di Gargoyle e bussai tre volte, seguendo involontariamente il ritmo del mio cuore esagitato.
Nessuno venne ad aprire, ma il grosso portone si aprì con un cigolio inquietante. Non fu facile costringere i piedi a muoversi, ma pensai ai miei amici e il coraggio mi permise di entrare all'interno dell'edificio.

 

Parte 2 di 3 (fine)

 

Ormai è ora di cena, continuerò dopo. Ho inventato un bel po' di cose e tutte molto verosimili, di sicuro i giudici cascheranno nella mia trappola. Rido malignamente mentre vado in cucina e mi preparo da mangiare. Ho comprato salsicce per cena, così le butto in padella e le cuocio senza sapere quanto devono stare sul fuoco, ma vado a tentativi. Metto quindi le mie bruciacchiate salsicce sul piatto, prendo dal frigorifero il ketchup e imbevo gli insaccati come se non ci fosse un domani. Accendo la televisione e cerco il canale sportivo, però mi ricordo che la Juve ha perso e la cosa mi fa rosicare, così vedo se trasmettono le repliche dei tuffi dei mondiali di Kazan, visto che ogni sera li fanno e mi piace guardarli. Non trovo nulla, così faccio zapping mentre ingurgito il pasto e, distratto come sono, mi sporco la polo di ketchup. Tirando giù diverse madonnine cerco di pulirmi col tovagliolo ma la brillante mossa si rivela controproducendo. Tolgo il ketchup ma la macchia si espande. Finisco quindi le salsicce, sparecchio e vado in bagno. Mi sfilo la camicia sporca e la butto a lavare, quindi vado in camera e già  che ci sono mi tolgo anche i pantaloni, dato che la sera mi limito a stare in boxer. Ormai sono in stanza, nudo a parte la biancheria. L'unica cosa sensata che può fare un uomo mezzo nudo in una stanza da letto è mettersi al computer, così mi siedo davanti alla scrivania per rimettermi al lavoro. Il pc ronza soddisfatto mentre batto assiduamente sulla tastiera..

 

 

La mia estate (Parte 3 di 3)

 

Dopo aver ucciso il terribile vampiro Vladimir e aver salvato i miei amici fuggendo dalle segrete del castello, sapevo che quella era stata indubbiamente la vacanza più bella della mia vita. Mi ero divertito, avevo conosciuto una bella ballerina, avevo intrapreso una mirabolante quanto terrificante missione di salvataggio. Insomma, tutto quello che si doveva fare in una vacanza io l'avevo fatto, ed ero soddisfatto. Quante cose avrei raccontato! Eppure, sapevo che qualcosa non mi tornava. Un pensiero fisso che mi tormentava e che mi impediva di godermi appieno il successo di quella straordinaria estate.. la verità .

 

Fine della terza parte. Stop. Basta.La smetto qui, non posso andare avanti. La verità  è che non ho i soldi per permettermi una vacanza dato che no, non guadagno diecimila euro a settimana ma solo un decimo di tale cifra, al mese oltretutto. La mia macchina non è una ferrari ma una Opel Corsa, le Maldive non sono altro che una gita al mare e la ballerina era semplicemente una bella ragazza che ho conosciuto, ma non sono stato così fortunato e coraggioso da chiederle il numero, tantomeno di strapparle la promessa di un appuntamento.
La sparizione dei miei amici? Uno scherzo che mi hanno fatto al bar ridendo nel vedermi cercarli in giro. Il vampiro Vladimir non so nemmeno io da dove l'ho tirato fuori, però aveva buoni gusti in fatto di automobili.
So anche che questo vi sembrerà  impossibile, perché il mio racconto è estremamente veritiero e convincente, ma vi assicuro che la verità  è questa. Sarà  una delusione saperlo, ma chi leggerà  questa storia deve sapere che in realtà  sono una persona normale, incapace di lavarsi da sola una maglietta sporca di Ketchup e impossibilitato nell'andare alle Maldive, perché al giorno d'oggi in pochi possono permetterselo. Non ho nulla da raccontare, così ho deciso di inventarmi questo racconto di sana pianta. Non vincerò? Non importa. Volpe mi deriderà ? Fa bene. Flammone mi umilierà  pubblicamente? Deve farlo. Il russo si armerà  di Kalashnikov e mi sparerà ? Ottimo, spero che l'arma non si inceppi.
Tanto io tra dieci anni avrò realizzato tutti i miei obiettivi, avrò una bella vita e un lavoro gratificante. E sì, tra dieci anni sarò su Pokémon Millennium, e quando gli Staffers o i loro discendenti apriranno un contest di scrittura dove dovrò raccontare la mia estate.. aspettate quel giorno, perché avrò un sacco di cose da raccontare.

 

Fine

 

Considerazioni dell'autore: Il racconto l'ho veramente finito ieri sera ed è un racord, di solito ci mettevo dei giorni prima di postare ma sapevo che sarebbe stato inutile attendere, così ho deciso di presentare questa strana cosa, un genere di racconto che raramente ho provato a scrivere. I racconti al presente rappresentano ciò che più o meno è davvero avvenuto ieri, anche se la minigonna citata non esisteva, il resto è storia. Sì, anche il mio odio verso gli organizzatori è vero, ma cercherò di non estarnarlo e di fingere rispetto e ammirazione di facciata mentre lì insulterò alle loro spalle.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

â˜Peter Panâ˜

 

IUxwor8.png

 

Le ennesime tinte gelide hanno colorato questa mia estate che credevo sarebbe stata differente dalle precedenti, che credevo mi avrebbe finalmente condotto verso un nuovo capitolo della mia vita ed invece è stato tutto l’opposto di come speravo. La delusione maggiore è forse dovuta al fatto che questa volta avevo creduto veramente che ci sarebbe stata una svolta.

Nonostante tutto sono un ragazzo che ama vagare con la mente e quell'aroma di salsedine che, essendo io in una città  di mare, penetrava dalle finestre aperte, mi avvolgeva e trascinava con forza verso la spiaggia, innanzi ad un mare cristallino che mi invitava a tuffarmi ed affogare i miei pensieri e preoccupazioni tra le amabili coccole delle sue acque. Attimi di pace da cui, però, la realtà  mi strappava con forza per ricondurmi alla cruda realtà  fatta di sudate carte, rimproveri, divieti, critiche e scottanti delusioni.

Quei libri che un tempo erano l’unica mia via di fuga dalla monotona cupezza delle mie giornate ormai sembrano diventati anch'essi a me ostili e motivo aggiunto a questa mia insensata, ma interminabile, prigionia.  Ali tarpate le mie, ma nonostante ciò, ogni giorno, risplende quel barlume di speranza che mi spinge a credere che l’indomani qualcosa cambierà  e finalmente potrò compiere il tanto bramato volo di libertà .

Eppure qualcosa di decisamente inatteso in questa estate vi è stato.

Tra giornate spese su libri e a far volare aeroplani di carta verso quel lontano mare di nuvole che si dipana oltre il balcone della mia camera, si è fatta largo l’unica cosa a cui, in questa torrida estate, non pensavo e che non cercavo: l’amore.

Non mi è mai interessato cercare qualcuno con cui stare assieme, sinceramente. Oltretutto, vuoi per le continue critiche al mio aspetto o carattere, ho perso totalmente fiducia in me stesso e poter credere di piacere a qualcuno mi sembra impossibile. Eppure è proprio quel che è accaduto con una persona a cui, per svariate ragioni,  non avrei mai immaginato sarei piaciuto.

La prima volta che mi disse che le piacevo mi misi a ridere e cercai in tutti i modi di farle ammettere che era uno scherzo. Alla fine si offese e se ne andò senza quasi salutare. In quel momento capii che forse qualcosa di vero c’era. Non riuscivo a capacitarmene. Non avevo fatto niente per farla innamorare di me e le sue qualità  era così tante e le mie praticamente inesistenti.

L’indomani le scrissi e le dissi che non potevo provare niente per lei se non una grande amicizia. Non volevo che l’amore venisse ad aggiungersi ai miei già  tanti pensieri, non potevo permetterlo. Eppure a lei non interessava. Diceva di volermi e che avrebbe continuato a provare a conquistarmi. E difatti così fece. Di giorno in giorno in giorno non faceva che dirmi cose che nessuno prima d’ora mai nessuno mi aveva detto, o almeno non in modo sincero e senza doppi fini.

Le volevo davvero bene e rappresentava esattamente il tipo di persona che avrei sperato di vedere al mio fianco. Tuttavia era fin troppo per me, non la meritavo, non avevo alcuna intenzione di innamorarmi di lei.

Era un amore impossibile, o almeno io lo vedevo come tale.

Uno dei rari giorni uggiosi di questa torrida estate ci incontrammo. Lei era calma, tranquilla, o almeno così diceva, sebbene l’accentuato rossore in viso e il suo continuo guardare dall’altra parte per non incrociare il mio sguardo lasciavano trasparire tutt’altro, ma, per quando mi sforzassi, non riuscivo a comprendere.

Io, invece, ero agitato, il cuore batteva a mille e tremavo, ma non per la temperatura che non per niente bassa. Avevo paura, ma non so bene di cosa. Forse del fatto che nelle ultime settimane il nostro rapporto era venuto a consolidarsi sempre più

Decidemmo di andare in un parco per riuscire a stare un po’ tranquilli e poter parlare con calma.

Raccontammo del più e del meno.

Ad un certo punto lei si avvicinò e mi fissò con i suoi grandi e lucenti occhi. Quello sguardo era così radioso e ricco di emozioni che finii col perdermici.

Di scatto mi voltai dall'altra parte. Non dovevo e volevo fissarla.

Lei, allora, mi strinse forte tra le sue braccia. In quell’istante uno strano brivido mi percosse tutto il corpo. Timidamente e con cautela ricambiai il gesto. Ero impietrito e il battito del mio cuore era sempre più forte e si scontrava col suo, altrettanto intenso.

Non sapevo cosa fare.

Improvvisamente arrivò, inatteso, il bacio. Stranamente non mi scansai, ma non lo ricambiai. Ero imbarazzato, ma non infastidito. Mi sentivo strano. Ovviamente lei ci rimase male che non contraccambiai, ma capì.

Giunse il momento dei saluti.

Mi sarebbe piaciuto restare con lei ancora un po’.

La fissai negli occhi, ma questa volta non cercai di eluderlo. Avrei voluto dirle qualcosa, ma non ci riuscii. Il mio sguardo venne offuscato dalle lacrime. Non sono un tipo che piange spesso. Anzi! Non ricordo neanche l’ultima volta che è successo.  Eppure in quel momento c’ero molto vicino. Lei se ne accorse e mi strinse a sé per poi sparire, dopo un ultimo veloce saluto, tra la folla.

Ero triste e pervaso da mille dubbi e domande. Cosa provavo io? Lei mi amava veramente? Perché me? 

Con tutte le qualità  e i pregi che ha potrebbe cercare di meglio che uno come me. Io sono solo un secchione. Non sono né bello né intelligente e sono privo di qualsiasi dote. Nessuno aveva mai detto di provare qualcosa per me. Non me ne capacitavo. Non riuscivo ad accettarlo. Non volevo. Non potevo.  

L’indomani ripensai a quanto successo il giorno precedente.

 In quel momento mio padre mise a tutto volume questa canzone:

 

[media]http://puu.sh/jO8d7/bbdce84404.mp3

 

“Ci vorrebbe il mare che accarezza i piedi 
mentre si cammina verso un punto che non vedi 
ci vorrebbe il mare su questo cemento 
ci vorrebbe il sole col suo oro e col suo argento 
e per questo amore figlio di un'estate 
ci vorrebbe il sale per guarire le ferite 
dei sorrisi bianchi fra le labbra rosa 
a contare stelle mentre il cielo si riposa. 
Ci vorrebbe il mare per andarci a fondo 
ora che mi lasci come un pacco per il mondo
ci vorrebbe il mare con le sue tempeste 
che battesse ancora forte sulle tue finestre. 
Ci vorrebbe il mare sulla nostra vita 
che lasciasse fuori, come un fiore, le tue dita 
così che il tuo amore potrei cogliere e salvare 
ma per farlo ancora, giuro, ci vorrebbe il mare. 
... 
Ci vorrebbe un mare dove naufragare 
come quelle strane storie di delfini che 
vanno a riva per morir vicini e non si sa perché 
come vorrei fare ancora, amore mio, con te. 
Ci vorrebbe il mare per andarci a fondo 
ora che mi lasci come un pacco per il mondo
ci vorrebbe il mare con le sue tempeste 
che battesse ancora forte sulle tue finestre. 
Ci vorrebbe il mare dove non c'è amore 
il mare in questo mondo da rifare 
ci vorrebbe il mare 
ci vorrebbe il mare.â€

 

Si tratta di Ci vorrebbe il mare di Marco Masini.

Il mio cuore seguì il ritmo della canzone e mentre si consumava l’ultimo battito il mio viso fu rigato da una lacrima.

 

Certamente non è stata un’estate all'insegna del divertimento e tutte le mie speranze di cambiamento sono state frenate da una miriade di imprevisti. Tuttavia, il ricordo di questi mesi rimarrà  impresso per sempre nella mia memoria. Mi sono imbattuto per la prima volta nell’amore e mi ha fatto male. Non avrei mai creduto di poter reagire in modo simile. Eppure la mia mente ora ha deciso di perdersi non più tra gli abbracci del mare e il profumo di salsedine, ma tra gli attimi di dolcezza passati con quella persona.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: Eltirat.
Titolo: Odi et amo.
Elaborato:
 

La visione dell'estate cambia dopo il diploma. Sia che tu decida di iscriverti all'università , che tu abbia la fortuna di trovare lavoro o la sfortuna di rimanere disoccupato, le magnifiche estati fatte di tre mesi in spensieratezza, puoi metterti il cuore in pace, non arriveranno mai più. 
Gli universitari hanno dalla loro la sessione estiva, i lavoratori il proprio lavoro in attesa (se possono averne) delle sospirate ferie e i disoccupati... beh, che sia gennaio o luglio per loro non cambia poi molto. Giugno e luglio, per la maggior parte di queste persone, diventano mesi tediosi: capita spesso, soprattutto nei primi anni dopo aver lasciato le scuole superiori, di fare paragoni con le estati precedenti, con conseguente depressione acuta e maledici il te stesso adolescente che non vedeva l'ora di diplomarsi e lasciare finalmente quell'orribile scuola.
Solo agosto riesce ancora a dare un sospiro di sollievo, più precisamente i giorni a cavallo di Ferragosto; sono quei giorni in cui la maggior parte dei lavoratori va in ferie, quelli in cui l'università  è chiusa e frequentata solamente da quei poveri cristi dei custodi, quelli in cui i parenti lontani tornano alla terra madre per le vacanze.
L'arrivo di questi ultimi può essere una gioia immensa o una rottura di scatole tremenda, a seconda della loro voglia di vacanza e della tua voglia di accompagnarli o semplicemente assecondarli: loro vogliono ovviamente sfruttare al massimo i pochi giorni di vacanza disponibili, cercando di occupare quanto più possibile tutte le ore della giornata, ma il problema è che non tengono conto del fatto che spesso gli altri non condividono i loro desideri... o perlomeno io non lo faccio.
Premessa doverosa: io amo i miei parenti tutti. Sono la mia famiglia e se c'è una cosa di cui posso essere grato a Dio è il fatto che me li abbia scelti simpatici: mio zio e famiglia, moglie e due figli che abitano dall'altra parte d'Italia, non sono da meno. Ritornano alla terra natia nelle due settimane a cavallo di Ferragosto e cercano di sfruttare appieno tutto il tempo a loro disposizione cercando di coinvolgere quanti più parenti possibili.
Il loro programma prevede mattinate in spiaggia ogni giorno. Dato che nella terra in cui abitano sole e spiaggia sono più rari dei Milotic megaevoluti, cercano di drogarsi quanto più è loro possibile di mare e abbronzatura, chiedendo ai parenti di seguirli. Il che non è malaccio in teoria, in fondo a me piace stare in spiaggia: adoro farmi una piccola nuotata, giocare a palla in acqua, a bocce o racchettoni in spiaggia; ma due fattori mi infastidiscono un po'. fattori che per loro hanno rilevanza minima.
1)Io non vado a mare solo ad agosto: ci vado a giugno, a luglio e quando sono in vena anche a settembre: e per quanto il mare possa essere un bel posto per divertirsi o rilassarsi, andare ogni mattina, ogni santa e benedetta mattina, alla fine ti fa desiderare ardentemente un ritiro spirituale nelle montagne più sperdute del Tibet, dove poter pregare quotidianamente con i monaci buddhisti, ringraziando il loro buon dio per il raccolto quotidiano, e dove poter dar da mangiare ai canguri arrivati dall'Australia che hanno saltato troppo in alto.
2)Essendo io abituato a pranzare a mezzogiorno e mezzo circa, non si può pretendere che io possa giornalmente accettare di approdare in spiaggia a mezzogiorno: e se chiedi loro di far prima, per una volta, il massimo che ti possono concedere è un arrivo alle 11:45, se sono davvero buoni, dando la colpa del solito ritardo al traffico: perché certo, io sono arrivato in spiaggia in groppa a Superman.
I pomeriggi sono per fortuna un po' più vari (anche se qualche visitina in spiaggia ogni tanto non manca neanche nel dopo pranzo): si va dal buon caffé in compagnia, allo shopping compulsivo per negozi (che io detesto nel profondo dell'animo), alle semplici passeggiate, alle partite a briscola. Mentre a sera ci si rovina la linea mangiando pizze o fritture varie, dicendo allegramente che "tanto a settembre ci si mette in allenamento" (che suona tanto di "da lunedì studio"), mentre poi si digerisce con una bella passeggiata in varie parti della città .
Per star con loro, che occupano metà  del calendario mensile, finisci per emarginare quasi del tutto gli amici, che avvisi prima dell'arrivo dei forestieri e capiscono il dramma. Loro possono chiedere: perché stai con loro se ti pesa tanto farlo?
Perché li amo, sono pur sempre la mia famiglia e, a parte la frenesia delle giornate, star con loro e alla fine divertente. Quando poi, finite le vacanze, vanno via per tornare a casa, sapendo che potrai rivederli solo tra un altro anno capisci quando effettivamente ti mancheranno; anche perché la fine delle vacanze dei parenti lontani segna l'arrivo dell'incubo di ogni persona: settembre.
Se settembre viene definito il "lunedì dell'anno" c'è un motivo preciso: possiede le giuste caratteristiche per essere detestato da tutti:
-i bambini e ragazzini delle scuole primarie e secondarie devono tornare a fare in conti con le mattinate da rinchiusi in squallide e poco confortanti mura, tra libri, verifiche, interrogazioni e bulli, nonché con pomeriggi interi passati chini sui libri;
-gli universitari si trovano a dover fare i conti con la sessione autunnale dovendo recuperare però tutto quel tempo passato a non studiare, trascorso magari a pubblicare foto della propria magnifica estate su Facebook o Instagram;
-i lavoratori tornano mestamente a lavoro, sognando già  le prossime vacanze che probabilmente arriveranno non prima di Natale: 
-i disoccupati non hanno più amici che possono distrarli dalla loro triste condizione e vedranno acuire la propria depressione.
Gli unici felici sono i Green Day che dormono fin quando settembre finisce.
Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: Spighetta


Titolo dell'elaboratoThe End: l'Ultimo Capitolo


Elaborato:



:pokeball: Prologo


 


Mi fiondai sul computer, nella speranza che il lampo di genio che mi aveva accecata pochi minuti prima tornasse ad abbagliarmi della sua luce incommensurabile. Scrissi titubante qualche parola, qualche frase, ma era come tentare di ricordare un sogno: il vuoto. Invidiai la giovane me stessa, che qualche anno addietro stampava pagine su pagine al giorno, piena della fantasia tipica dei bambini e del loro entusiasmo che faceva sembrare tutto perfetto.


Le urla bellicose di mia madre mi ricordarono che ero entrata in casa con le scarpe. Ricoperte da uno spesso strato di fango – fuori l’acqua sembrava voler sommergere la nostra piccola casa.


Quando tornai davanti allo schermo, una mail riuscì finalmente a catturare la mia attenzione: la solita burla del “Dove sei? Tutto a posto? Come vanno le vacanze?â€.  A casa, sotto la pioggia e la giurisdizione tirannica di mia madre, a guardare le foto solari di persone -  che mai avevo visto nella mia vita – che se la spassavano con gli amici in qualche famosa località  turistica.


Mi rifiutai di rispondere, cestinai la lettera e chiusi il portatile.


Ma poi, eccola di nuovo.


 


La luce suprema del colpo di genio.


 


:pokeball: THE END: l’Ultimo Capitolo  


 


Estate. Periodo di sole, vacanze, serate, party, viaggi, e, soprattutto, di creme solari. Però, purtroppo, qui si parla della mia estate. Quel gran caos di avvenimenti che stranamente mi ricorda la sedia di camera mia, soffocata dall’orda di vestiti che non ho mai voglia di piegare - colpa di mamma. Se perciò dovessimo prenderla come oggetto di paragone, allora le mie magliette avrebbero scritte come Scotty – Non è il Nome del Mio Cane. Cercasi Voglia di Studiare. La Sbrilla. E analoghe.


Ma procediamo con ordine.


Primo problema con cui non avevo mai fatto i conti, in nessuna delle estati passate: l’abbronzatura. Per molte donne è un’ossessione, ma per me si tratta semplicemente di passare da Biancaneve a quel delizioso gelato steccato della Magnum. Ricoperto di cioccolato *-*


Comunque sia, quell’anno andai come mia consuetudine alla vacanza di GS – no, non c’entra nulla col Game Stop – e, a differenza dell’anno prima, c’era un sole da farti fare la muta entro un paio di giorni. E io, pronta a chissà  quale diluvio universale, ero a corto di crema solare. Ma, giudicando la mia pelle perfettamente in grado di resistere al fuoco nebulizzato dei raggi solari, me ne sbattei altamente. Fatto sta che, la settimana dopo, il mio corpo dovette affrontarne le conseguenze.


Dico solo che per qualche giorno ho vissuto col terrore che mi cadessero tutti i capelli.


 


Perciò giunsi in Liguria con due nettissimi Valichi di Adriano che separavano i piedi dal resto del corpo. E, naturalmente, le zone in cui mi ero già  bruciata – e che credevo ormai al sicuro da altre sciagure – si scottarono, di nuovo. In pratica, durante i primi dieci giorni sembravo, più che un essere umano, un ghiacciolo alla fragola di quelli che vedi solo in Mr. Bean. Mi servì una buona settimana e mezzo per migliorare quel disastro, di cui ancora oggi porto i segni sulla pelle.


A parte questo, i compiti delle vacanze che mi ero assiduamente costretta a cominciare, le meduse e le litigate con mia madre, sembrava andare tutto bene. Finché la baby-sitter da lei ingaggiata per aiutarla con i miei fratelli (non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi della mia esistenza) mi presentò alla sua combriccola di Varigotti. Le prime serate preferivo evitarle, ma l’invito dell’ultima sera non potei rifiutarlo. Il più grande errore della mia vita: accettare i drink che mi venivano offerti. Solo quando iniziai a vedere doppio intuii la trappola che mi avevano teso, ma ormai era troppo tardi. Iniziazione, dicevano loro. L’iniziazione più inebriante, stupida, e dolorosa che avevo mai provato. Bevuto, più che altro. Una cosa che ricordo di quella sera è che, dopo essere scesi in spiaggia, continuavano a prendermi le ciabatte – davanti ai miei occhi, poi – e a nasconderle nei posti più disparati, per vedere se fossi riuscita a trovarle. E con quale passo baldanzoso. Meno male che c’era la sabbia.


Il giorno dopo, partenza alle nove e mezza. Vi lascio immaginare quale allegro viaggio in auto ho dovuto sopportare.


 


Due genitori separati, secondo la legge, hanno il diritto, anzi, l’obbligo di portare a turno i propri figli in vacanza, naturalmente in luoghi diversi. Uno dei miei pochi vantaggi: vacanze doppie.


Terminata la vacanza liguriana della mamma, ci spostammo sotto la custodia di mio padre, che, come ogni anno, aveva organizzato un soggiorno di due settimane in Sicilia, nella zona turistica della bellissima Marina di Ragusa. Resort grande quasi quanto Expo. Alla fine ti trovavi a rincorrere disperatamente il trenino-navetta gridando parole in dialetto siciliano che non avevano il minimo senso logico. Come pummaruol’ – pomodoro. E vedere il vecchietto alla guida alzare di scatto la testa per intercettare una presunta pioggia di vegetali.


Nonostante questi piccoli inconvenienti – come dimenticarsi il pass per la mensa a casa; e trovarsi di nuovo a correre dietro alla navetta – erano numerosissime le attività  proposte, le serate a tema e i party in piscina, soprattutto per la settimana di Ferragosto. Per cui in poco tempo mi trasformai in una Katniss Everdeen stile fantino – ho colpito il centro, credetemi. L’unico problema era esser venuta li con la sola compagnia, senza contare i miei fratelli, di mio padre. Mi ha fatto arrabbiare più lui che tutti i disastri che combinano quei quattro messi insieme. Direi che è una bella sfida.


Lasciai comunque la Sicilia con nostalgia: tornare a casa significava compiti. E compiti significava pentirsi di non averli fatti prima.


 


Tornai alla mia afosa campagna, al caos di casa mia, al mio letto, alle mie zanzare, al mio ragnetto che da settimane ormai vive sul soffitto del salotto e che ho simpaticamente chiamato Timmy.


A differenza degli anni passati, la solita nostalgia quasi non si fece sentire, a causa dell’ansia e dell’impazienza che provavo nell’attesa del mio primo tatuaggio. E che provo tuttora. Probabilmente i ricordi dell’estate mi assaliranno quando sarò ormai tra i banchi di scuola; anche il ricordo della sbronza mi farà  sorridere, sempre con imbarazzo, mentre copio dalla lavagna l’alfabeto aramaico.


Settembre annuncerà  ufficialmente la fine dell’estate, l’ultimo capitolo. I ricordi di quel mese di giugno particolarmente eccitante, degli esami, delle urla al suono dell’ultima campanella, mi assilleranno fino al prossimo maggio, nel pieno del boom-verifiche.


Ricominceranno le corse al treno, le corse all’autobus, le corse su per le scale per arrivare prima che la prof faccia il suo teatrale ritorno in aula. Insomma, tutte cose per cui serve presenza di spirito e una sveglia abbastanza potente da tirarti giù dal letto alle sei del mattino.


Ogni storia della nostra vita non è per nulla differente alla storia narrata in un libro.


Dopo l’ultimo capitolo estivo, troveremo il primo di un lunghissimo sequel.


 


Ma questa, è tutta un’altra storia.


 


THE END



 


:pokeball: Contenuto aggiuntivo 


Per prima cosa, vorrei ringraziare e fare le mie più sincere congratulazioni a tutti gli utenti che riusciranno a leggere questo bel poema senza annoiarsi, in particolare saluto i tre mod responsabili! (un sincero buona fortuna da parte mia)


Mi sono divertita a scrivere il resoconto della mia estate e ci tengo a sottolineare che tutto è realmente accaduto - tranne qualche cosettina nel racconto e, naturalmente, il prologo. 


Tutto è stato curato nei minimi dettagli e, come si è facilmente intuito, il centro del mio ragionamento è "la fine dell'estate". Da ciò è dipeso un po' tutto, come ad esempio la scelta del tempo principale - passato remoto, per voi sgrammaticati - e, ovvio, il titolo.


Auguro buona fortuna anche  ai partecipanti - lo dicono tutti, ma si sa che è una mera formalità  da egoisti  :alone:  (?)


E che dire, il titolo sembra quello di un film 


Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: -Dunsparcy

Titolo: 

~Un'estate da vivere,un'estate di noi~
Elaborato:

10 Giugno - 09.10 

Qualcuno entrò in casa mia di soppiatto,i suoi passi erano molto leggeri,quasi impossibili da sentire,aprendo gli occhi vidi un esserino basso,era un tipo marroncino e camminava quatto quatto,non riuscivo a riconoscerlo,la mia vista era offuscata e i miei occhi erano socchiusi,forse perché mi ero appena svegliato.

A quel punto decisi di alzarmi,mi misi gli infradito e entrai nel salotto dove avrei trovato il tipo che era entrato in casa mia,lentamente mi avvicinai al divano e sentii un brivido lungo le gambe,qualcuno mi stava toccando.

<<Sei tu Spaty?>>chiesi senza guardare in basso,pensavo in un serpente o una lucertola ma appena trovai il coraggio guardai in basso,<<Mi hai fatto venire un colpo,via,fuori!>>esclamai contro il mio tenero gatto.

Tutti dormivano in casa,ero l'unico ad essere sveglio,non sapevo che fare quindi decisi di prendere la bottiglia di latte dal frigo,li c'erano tante calamite,mi piaceva collezionarle,mi piaceva abbellire quel rettangolino bianco pieno di cibo.

Dopo aver preso il latte aprii lo stipo per prendere lo zucchero e la tazza,misi il primo "ingrediente" e dopo aggiunsi il latte,dopo aver mescolato tutto con un cucchiaino bevvi la tazza tutta in un sorso.

Dopodiché andai sul divano,<<Chissà  cosa fanno per TV>>pensai,e con il tentativo di alzarmi dal divano chiusi gli occhi,mi ero addormentato.

10 Giugno - 12.00 

L'odore di frittura mi fece aprire gli occhi,dal profumo che sentivo sembravano dei calamari,i miei preferiti.

<<Cosa cucini?>>chiesi anche se avevo gli occhi chiusi,<<Calamari>>rispose qualcuno,ma la voce di mia madre era così simile da quella di mia sorella che non riuscii a riconoscere chi era stata.

Appena aprii gli occhi vidi dei calamari fumanti sulla tavola,senza pensarci due volte mi alzai e mi sedetti a tavola,la mia ingordigia - e fame - mi fecero buttare sulla frittura calda calda,i calamari erano buonissimi.

Dopo aver mangiato uscii fuori,una leggera brezza mi accarezzava il viso,una luce leggera e rilassante illuminava il paese e dintorni,insomma era una giornata perfetta per andare al mare!

10 Giugno - 15.10

Arrivato in paese portatomi da mia madre entrai a casa di mia nonna,dove mi aspettava mia cugina per andare a mare.Mi misi il costume,presi il pallone e andammo,il vicolo era pieno di pietre incastonate fra loro,a separare la strada dalla Villa Matarazzo  c'era un enorme muro posizionato lì da anni,dall'altro lato del muro di pietra si trovava una distesa d'erba e i palloni che facevamo andare per sbaglio io e mia cugina - ci saranno almeno cinque palloni lì dentro - .

Arrivati alla fine del vicolo ci trovammo nel Lungomare,dove dopo aver attraversato una breve strada saremmo arrivati a mare.

Posizionammo le nostre cose sulla spiaggia,dopodiché ci buttammo in acqua facendo un bel tuffo - il troppo calore ci impedì di fare con calma - ,il mare era calmo,la gente era poca e non c'era nessuno che dava fastidio,soprattutto quegli odiosi bambini che a quattro anni vogliono giocare a "Sette si schiaccia",quindi andammo,come ogni anni,fino agli scogli che impedivano,quando è agitate,alle onde di passare.Dopo aver parlato un po' decidemmo di giocare a pallavolo,tanto non c'era quasi nessuno,dopodiché uscimmo.

Prendemmo per un po' il sole,andammo da nonna e mangiammo.

La sera ognuno tornò a casa propria.

Dall'11 Giugno all'8 Agosto 

Ogni giorno la solita routine,risveglio,pranzo,computer,nintendo e poi mare.La vita stava diventando monotona,era noioso fare ogni giorno la stessa cosa,il tempo era passato così in fretta che non ce ne accorgemmo,l'estate stava finendo.I bei tempi stavano finendo,la nostra estate era bellissima,ma ciò che ha una fine ha anche un inizio,dovevamo rassegnarci all'idea di tornare a scuola,tra tutta quella gente,dove sei costretto a fare i compiti,a studiare e annoiarsi per giornate intere.

9 Agosto - 16.00 

Arrivammo a mare con un po' di ritardo,il sole picchiava forte in cielo e faceva caldissimo,appena entrati in acqua non sentii una bella sensazione,stavo "morendo" di freddo,la testa mi girava e mi veniva da rigurgitare.Decisi quindi di uscire,appena mi vennero a prendere e arrivai a casa presi il termometro,avevo la febbre.Era noioso stare a casa con la febbre,soprattutto in estate.

Dal 10 Agosto al 26 Agosto 

Pur non avendo la febbre stavo a casa,mi scocciavo di andare a mare e preferivo stare ad ore ed ore col PC,mi divertivo davvero.Ero stanco della solita routine,quindi senza il consenso di nessuno feci girare la cosa a mio favore decidendo cosa fare in questi ultimi giorni di "libertà ".

I giorni passavano e io mi divertivo sempre di più a stare con il mio PC e ad andare a mare senza di lei,decidendo dove andare,cosa fare e con chi parlare,senza essere ostacolato da nessuno.Quando stavo con mia cugina decideva tutto lei,ma senza di lei posso fare ciò che mi pare e piace.

Giorni Futuri - Pensieri di ciò che accadrà  

Il giorno 27 chiamai mia cugina per dirle se voleva andare a mare con me,lei accettò.La vita era diventata sempre la solita routine,ormai tutto era tornato alla normalità  e mi stavo divertendo di nuovo nella nostra estate,dove abbiamo cantato,riso,giocato insieme e molte altre cose,ormai avevamo riallacciato la nostra amicizia,così passammo gli ultimi giorni insieme.

 

 

Un mini-riassunto della mia estate,spero vi piaccia  :) 

Gl a tutti  ;) 

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore:

Foxy Seta

Titolo:

Solo
Elaborato:

La sveglia segna le ore 10:14, ma io so che sta mentendo. Non può essere così tardi. Lo ammetto, la scorsa notte ho passato un po' più del solito al PC, ma i veri otaku non riescono forse a passare giorni interi davanti a schermi retroiluminati? Se poi il cervello la smettesse con le allucinazioni auditive...

Un momento.

Il suono del campanello l'ho sentito davvero.

Sento dal letto lo scroscio d'acqua che viene dal bagno, così vado ad aprire io.

 

-Mia sorella è in bagno- rispondo freddamente al tamarretto che si presenta alla porta: probabilmente sara l'ultimo truzzo convinto di riuscire a sopportare lei finchè morte non li separi. Lui è la sua copia senza gonnella: tatuato, fumato, più volte "varato".

-Oggi devo essere proprio in vena di figure di suono- commento io, senza accorgermi che sto parlando ad alta voce. Il tamarro mi guarda con il suo sguardo abituale, quello di chi si è accorto di non aver capito, quindi mi chiede se sono pronto. Sto per rispondergli "Pronto per cosa?". La vacanza. Quella per che avevo tanto pregato Dio di farmi scampare.

 

Nella Chevrolet che mio padre ha da poco acquistato per combattere la crisi di mezza età  l'odor di fumo è irrespirabile: i miei tentano di ignorarlo, ma non si sfugge al miasma fetente di una Cammel appena finita. Attacco al DS il jack-jack collegato all'autoradio, quindi parte la Polkamon, seguita dal Pokérap.

Mi stanno guardando tutti sdegnati, come se a quattordici anni giocare a Pokémon fosse la blasfemia suprema.

Tutt'a un tratto mi assale il dubbio: basteranno i brani Pokémon anni '90 a farmi superare il viaggio?

 

Siamo arrivati al tristissimo cottage austriaco i miei sono riusciti a permettersi grazie ai loro stipendi da professori, e fra i due piccioncini inizia subito lo scambio di saliva. Non sono geloso di mia sorella perchè lei si è trovata qualcuno e io sono un nerd. Semplicemente disgustato da quel crocevia di bacilli. Vado in camera e apro il mio PC. Scorro i racconti dei partecipanti a questo contest di scrittura. Tutta gente che in Italiano non avrà  mai avuto più di nove, ma io ho sempre ripudiato le materie umanistiche, stupide facoltà  non degne dell'obiettività  delle scienze esatte. Poi vedo che fra quei mattoni da centocinquanta righe sono stati inseriti smile, file audio e orridi errori di sintassi, e comincio a buttare giù parole snob, poche ma buone, come quelle di un post.

Di quelle che solo un otaku "forever alone" e orgoglioso di esserlo sa scrivere.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: Holly29

Titolo: 

L'attesa e poi..l'estate! 

Elaborato: 

 Dal titolo molti si chiederanno perché ho voluto intitolare così il mio elaborato. Molto semplice: la mia estate non è iniziata il 21 giugno, ma bensì i primi di Agosto. Dico questo perché fino all'ultimo non ero sicura di partire tra lavoro e ferie non sicure ero in un limbo: parto o non parto, trovo o non trovo ancora posto?

A questo si aggiunge il fatto che, pure il mio ragazzo ha problemi con le ferie, perché pieni di lavoro (per fortuna c'è) ma non sapeva nemmeno lui quando poteva stare a casa.

Alla fine però sia io che lui, i primi di Agosto, abbiamo saputo le ferie e ci siamo messi subito a cercare un hotel. Un po come un allenatore di pokemon cerca il suo pokemon prediletto (xD) 

Al mare. 

Quindi, riassumendo, il 17 Agosto sono partita per il mare, a VillaMarina, in Emilia- Romagna in un simpatico hotel. Posto tranquillo. 

Sono rimasta al mare per quasi tutta la settimana, tra la spiaggia, dove mi son messa a cercare le conchiglie  ( è un mio vizio fin da quando sono piccola, se vado al mare è d'obbligo cercare e portare a casa conchiglie xD) , preso il sole, tempo permettendo e fatto qualche bagno (anche se ho dovuto lottare contro le alghe, che ti si appiccicano alle gambe tanto che sembrano delle meduse pronte  a pungerti .. le odio xD).

Tutto questo col mio ragazzo, che sconsolato, mi seguiva avanti e indietro per la spiaggia, quando cercavo le conchiglie. A questo proposito, lui, che non è patito di conchiglie da collezione, me ne ha trovata una grigio perla con sfumature nere. Insomma davvero bellissima! 

Mi son fatta delle belle mangiate ( il cibo è importante XD) tra pasta e carne, pesce un po meno, non ne vado matta. Invece il mio ragazzo si, scorpacciate di pesce, soprattutto vongole.  

Purtroppo per la mia pelle delicata non posso prendere molto il sole e abbronzarmi D: , ma comunque sia non mi sono lasciata scappare le giornate di sole, passate in spiaggia :D . Anche qui, ho potuto fotografare il mare da vicino e atto qualche scatto coi riflessi del sole, foto che amo moltissimo. 

La cosa più bella delle vacanze col proprio ragazzo è passare 24 su 24 insieme. E quando ritorni a casa poi è dura stare lontani.

 

San Marino 

Un giorno che ero a VillaMarina, abbiamo deciso di fare una gita alla Repubblica di San Marino.

Ci siamo recati dopo pranzo e siamo rimasti li pomeriggio e sera. Un pomeriggio bellissimo tra salite a San Marino alta, stancanti.  

Ma la stanchezza è stata ripagata da bellissimi panorami e paesaggi, dove con la mia macchina professionale sono arrivata a fotografare per fino il mare!

Di San Marino, mi è piaciuta l'ambientazione, dove l'appennino si fonde con la campagna e il mare. Paesaggio molto suggestivo. 

La gente del posto è molto ospitale e ci puoi far due chiacchiere in simpatia. 

Ho provato a cena le specialità  del luogo e avessi potuto ne avrei mangiate ancora, ma dopo un po si scoppia. (xD) 

Insomma, andateci è un'esperienza unica, oltre a visitare lo storico paese e dintorni. 

 

Le sere romantiche.

La cosa più bella e romantica, sono state le passeggiate notturne per il paese e in spiaggia, mano nella mano, durante la settimana al mare. E' bellissimo stare in riva al mare, nel silenzio, abbracciati a sentire il rumore delle onde e il profumo di mare. 

Per il paese invece è bellissimo fermarsi in qualche bar e prendere un buon gelato o una crepes, oppure girare tranquilli ed ammirare le luci notturne o fermarsi a sentire qualche concerto o evento organizzati ogni sera in paese. Pensate che una sera hanno fatto la rappresentazione di "Biancaneve" coi burattini, accompagnata da musica e canti: Certo per noi adulti non è il massimo, ma per i più piccoli deve essere stata un'esperienza fantastica. 

 

 

Queste sono state le mie vacanze al mare, ma la mia estate non è ancora finita!

Questo weekend vado su in montagna tra la natura e gli animali a fare una gita. 
Si prospetta una giornata di foto, paesaggi e sole.

 

Buona fortuna a tutti e buona estate! ^^ 

 

 

dragapult_family_by_albrt_wlson_ddppgji-bagon_shelgon_and_salamence_by_francis_j

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Snorlax97

 

Reminder

 

 

Caro diario,

 

Erano anni che non posavo la penna su queste pagine, ma sai, un tempo qualcuno mi disse di scrivere solo nel momento in cui, per dolore o per entusiasmo, non ne avessi sentito il bisogno. Nel momento in cui, negli spazi più remoti del tuo cuore, senti che ciò che vuoi dire abbia un senso.

Ho sempre seguito quelle parole. Non penso di averle mai trovate realmente sagge o illuminanti, ma semplicemente vere. Di quelle verità  sfuggenti, che balenano per qualche fulmineo attimo, ma che non comprendi mai fin quando non ti ritrovi davanti a delle situazioni concrete, importanti. Delle situazioni che valga la pena narrare.

E di certo non perché siano interessanti, assolutamente no! Semplicemente perché narrarle diventa una necessità . La necessità  sfrenata di prendere coscienza di ciò che provi, vederlo spiattellato nero su bianco, chiaro, nitido e soprattutto reale.

Sai, penso che sia anche questo vivere.

Forse un modo un po’ più facile per comprendere che tu lo stia facendo.

 

Logan Flynn era andato al mare un po’ più tardi del solito, quell’anno.

Le fredde spiagge del Devon, nell’Inghilterra occidentale, erano da sempre state il suo piccolo posto nel sole estivo: un villaggio di pescatori abbastanza semplice, dove spesso il chiarore delle onde sfumava nel cielo plumbeo. Non pensava di aver mai potuto assaporare interamente la bellezza di quei luoghi.

La casa in cui soggiornava da ormai un numero indefinito di anni, sfumato nel tempo, confuso con i ricordi di un’infanzia abbastanza felice, era un anonimo cottage riparato dai venti, poco distante da una  collinetta che lo separava dal centro abitato.

Uno straniero avrebbe facilmente confuso la costruzione in pietra con un edificio antico, ma in verità  quella residenza era stata ideata solo negli anni sessanta. Entrando al suo interno, tale caratteristica era ancor più enfatizzata, con gli arredi lucidi in laminato plastico dalle forme rotondeggianti e regolari e le pareti velate da una sottile carta da parati, scrostata in più punti, dal motivo squisitamente optical.

Molti avrebbero trovato quell’abitazione un po’ eccessiva, un po’ kitsch, ma Logan non badava più a quei giudizi ormai da molti anni. Era il posto perfetto dove riposarsi, lontano dalle solite strade del sobborgo londinese dove viveva.

Appena arrivato, Logan sbirciò subito le case vicine: molte erano già  aperte, al contrario degli altri anni, quando già  dal secondo giorno di luglio stazionava sotto il pergolato della casa, attendendo l’arrivo degli amici di sempre.

“La famiglia Eldridge è già  arrivata” esplicò la nonna del ragazzo, notando il suo sguardo, posato su un altro cottage molto simile al loro, a pochi metri di distanza.

“Ho visto…” rispose Logan un po’ disturbato. Aveva già  perso giorni utili per stare con la sua compagnia.

“Goditela, Log, è l’ultima estate un po’ più lunga che riuscirai a trascorrere” aggiunse, quindi, la donna, prima di issare con forza la valigia del ragazzo sul pergolato antistante la casa.

Il ragazzo deglutì, evitando di rispondere. Non aveva ancora considerato questa particolarità .

 

Eppure, nonostante l’iniziale smania di vivere più esperienze possibili, ricordo che quell’anno fu quello in cui partecipai di meno alle attività  che svolgevano i miei amici. Quando uscivano, quando giocavano, quando avevano il coraggio di buttarsi nella gelida acqua dell’oceano, io non c’ero.

Il bisogno di riposo, di tranquillità , fu la costante di quell’intera estate. Non so cosa mi fosse preso, davvero, ma sentivo di avere solo l’assoluta necessità  di passare del tempo con me stesso. L’idea che quell’estate fosse l’ultima della mia vita mi tormentava, per certi versi, mi proiettava verso il mondo degli adulti, verso il lavoro, lo studio in qualche college.

Mi proiettava verso delle scelte, ed era quello il problema.

Da sempre avevo vissuto sotto le ali protettive della mia famiglia, evitando ogni possibile problema, mentre tra meno di un anno avrei dovuto iniziare a camminare da solo, impormi, decidere del mio futuro.

Così, proprio quando avrei dovuto godere di qualche momento speciale, quando avrei dovuto vivere davvero quelle esperienze che caratterizzano la gioventù, scelsi di fermarmi, di pensare. Sentivo che quelle gioie che avevo intenzione di provare, quelle follie preventivate da tempo, i gesti delle persone della mia età  accanto a me fossero, semplicemente, futili.

Stavo crescendo, e non me n’ero reso conto.

 

“Log, papà  sta iniziando una partita di ruba bandiera, vuoi venire?”

Una voce di ragazza ridestò Logan dai suoi soliti pensieri cupi. Davanti a lui, una ragazzina dai capelli ricci e il sorriso contagioso. Si trattava di Erin, una delle sue migliori amiche d’infanzia, la figlia minore degli Eldridge.

“Ruba bandiera?” bofonchiò il ragazzo, alzando lo sguardo “No, veramente non mi va moltissimo…”
“Ma mica dobbiamo giocare noi, giocano i bambini!” ridacchiò lei, prendendo per mano il giovane.

Poco lontano, sulla spiaggia, Olivier Eldridge era circondato da una folla di ragazzini urlanti.

Chi esultava per la vittoria, chi piangeva per aver perso, chi incitava i compagni di squadra e chi si lamentava per l’arbitraggio non sempre corretto del vecchio Olivier.

“Sempre la stessa storia” rifletté Logan, ricordandosi di quando, al posto dei piccoli contestatori, c’era lui. Ma adesso non poteva fare altro che appoggiare l’arbitro di sempre, che cercava di favorire chi non vinceva spesso, le ragazzine un po’ più deboli, chi era troppo timido per giocare, ma che, dopo la prima vittoria, spalancava la bocca in un sorriso sincero e contagioso, non di certo a trentadue denti, ma costellato di piccole e tenere finestrelle.

Nella folla, stazionavano anche alcuni ragazzi un po’ più grandicelli, sempre parte della compagnia di Logan, che approfittavano del momento per ricordare i tempi passati, così come i genitori dei bambini lì presenti, pronti a ritrovare una gioventù ormai lontana.

“Ricordi quando c’eravamo noi?”

Il ragazzo storse la bocca alle parole di Erin. Lo ricordava benissimo, e gli pareva ancora così vicino da sembrare irreale.

“Sono passati ormai molti anni” aggiunse la ragazza, quasi leggendo nella mente Logan “Eppure è come se avessi giocato anche io ieri, con te che non accettavi di perdere, Claire che inciampava sempre e Louis che la prendeva in giro…”

“Ma è così anche ora” sorrise lui, notando la sua svampita amica bionda a terra, motivo di ilarità  anche per i più piccoli “E poi perdere non era il problema, era tuo padre che…”

“Sì, certo” lo interruppe la ragazza, scoppiando a ridere.

 

E sì, Erin aveva indubbiamente ragione, ero io a non accettare le sconfitte. Ho sempre avuto un forte complesso di inferiorità , che mi ha sempre portato alla necessità  di essere, o almeno sembrare, il migliore. Questa fissazione aveva rovinato la mia infanzia, in qualche modo. Evitavo di partecipare per paura di perdere un gioco, ma, così facendo, perdevo l’affetto della gente attorno a me.

Ma è così diverso ora?

Continuo a precludere a me stesso la possibilità  di affrontare le cose più grandi di me, solo per paura di sprofondarvi e perdermi, di mostrare a tutti le mie debolezze.

Perché faccio così? Sono io stesso a detestarlo, a non comprenderlo, ma non riesco in ogni caso ad evitarlo.

Il peso dell’aspettativa della gente mi opprime in ogni momento della mia vita, anche quando ciò potrebbe essere futile, anche quando mi ritrovo lontano dagli sguardi indiscreti.

Non posso cadere, ho la sensazione che non ci sarebbe mai nessuno pronto ad aiutarmi.

Non voglio far cedere tutti i castelli di carta che ho costruito attorno a me: le amicizie, la famiglia… Si potrebbero rivelare un mucchio di falsità , senza il quale mi sentirei perso.

Non voglio perdere nessuno per le mie imperfezioni.

Devo essere perfetto.

E così facendo, allontano da me ogni possibile rapporto un po’ più sincero, per paura che si sgretoli, in futuro, cedendo la  maschera di affetto a un volto ricolmo di falsità .

Ma quell’estate, qualcosa cambiò.

Quell’estate conobbi l’amore.

 

Logan non aveva compreso, all’inizio, cosa fosse accaduto.

Una settimana dopo il suo arrivo in Devon, era già  ripartito per Londra, la sua città . Era stato un attimo, prima di andare via aveva salutato i suoi amici, tra cui Erin, con un abbraccio affettuoso.

E quell’abbraccio, quella stretta stranamente lunga e diversa, aveva iniziato a sognarla ogni notte. Il volto sorridente della sua amica appariva ogni volta che chiudesse gli occhi, e una stretta al cuore lo assaliva ogni volta che pensasse alla loro lontananza. Come un potente tifone, la presenza di Erin appariva continuamente nella sua mente, distruggendo e sconvolgendo ogni pensiero.

“Devo scriverle” pensava, per poi intimorirsi all’idea che lei capisse qualcosa. E ancora una volta, come ogni volta, Logan lasciava perdere.

Seduto sotto l’insegna luminosa di un tipico pub inglese nel sobborgo londinese di Eltham, osservava le volute di fumo che uscivano dalla sua bocca, cercando di notare in ognuna di esse un particolare che gli ricordasse il volto di Erin Eldridge. E ne trovava infinite, sempre più belle e sempre più simili.

Si sentiva come isolato dai suoi amici, accanto a lui e con una birra in mano.

Le luci della notte di Eltham erano molto meno brillanti della notte londinese, così come il caos stesso della metropoli, vicina eppure così lontana da sembrare un altro mondo. Le villette del suo quartiere si perdevano tra quelle dei quartieri vicini, fondendosi ulteriormente ad altri paesi in un reticolo tanto uniforme da sembrare opprimente. E poi, si arrivava a Londra. Così, d’impatto, dalle villette a schiera si passava ai grattacieli di Canary Wharf, dai grattacieli di Canary Wharf alle decadenti e un po’ hipster aree di Shoreditch, fino a raggiungere il lusso sfrenato della City e i palazzi vittoriani di Oxford Circus, continuando verso altri grattacieli delle zone industriali di Hammersmiths, ancora altre villette a schiera, fino a sfumare nella florida campagna inglese. Uno spazio di mondo che Logan conosceva così bene eppure così poco. Nella grande metropoli, era impossibile conoscere tutti gli angoli pittoreschi, i pub tipici, la gente. Preferiva da sempre i piccoli paesini, come la sua dimora estiva nel Devon, o la sua città  natale, che presto avrebbe raggiunto.

“Log?” esclamò uno dei suoi amici.

Il ragazzo sobbalzò un attimo, tornando in sé. La sigaretta, caduta improvvisamente dalla bocca, si posò sulla sua mano, scottandolo leggermente.

“Ehi, attento Tronco*, potresti prendere fuoco” aggiunse un altro amico “Poi possiamo usarti nel caminetto”.

“Non penso, sarebbe un bel Tronco largo, ci vuole ben più per accenderlo”

“Spiritosi…” li interruppe il ragazzo “Il vostro umorismo inglese è pessimo”

“Sì, Log, ma dove hai lasciato le pecore?”

“Sulle verdi colline che non vedrete mai, vivendo in città â€ replicò il ragazzo. Le battute sulle sue origini irlandesi lo irritavano un po’. Di irlandese, però, Logan aveva ben poco, a parte i capelli rossicci e qualche lentiggine. Il suo accento marcatamente londinese tradiva la sua provenienza a chiunque lo conoscesse, e il suo fisico possente e largo lo faceva somigliare più a un rugbista, che a un esile e leggiadro druido.

Nonostante tutto, Logan era fiero delle sue origini. Sosteneva che gli irlandesi fossero, in generale, persone migliori dei suoi conterranei, ed era convinto che la sua naturale gentilezza fosse dovuta anche alla sua provenienza. Non aveva la minima intenzione di confondersi con i Londoners snob e frettolosi, gli piaceva conservare una sua unicità .

“Comunque, domani arriverà  Jayden, vado a prenderlo a Victoria a mezzogiorno” riprese a dire.

“No! Grandissimo, Log!”

Uno degli amici di Logan, tale Luke, un biondino con gli occhi lucenti, pareva particolarmente felice di quell’affermazione.

“Sì, Lu, ma non lo conosci nemmeno”

“Ma è un grande, Log!”

“Lascialo perdere” borbottò Ethan, un altro amico, dai capelli scuri e la carnagione talmente chiara da sembrare, alle volte, quasi evanescente “Luke è fatto così”

Il biondino rispose con una delle sue strane risatine acute, rallegrando tutta la compagnia.

 

Durante quell’estate, penso che la vicinanza con Luke e Jayden sia stata una delle cose che più mi ha aiutato ad andare avanti. Il primo, un simpatico ragazzotto che conoscevo sin da bambino, non era il mio migliore amico, ma era sicuramente il più sincero, quella persona che, senza un reale perché, sai che ci sarà  sempre. E non puoi fare altro che volergli bene.

Jayden, invece, era uno scozzese, gioviale e allegro, che ormai era diventato una costante delle mie estati. Un amico importante, sebbene lontano, che aspettavo ogni anno con la frenesia di chi rivede un fratello dopo un lungo viaggio.

Non saprei dire perché queste due presenze mi abbiano aiutato così tanto, semplicemente è successo, ci sono stati, hanno capito che momento stessi vivendo. Si tratta di piccoli gesti, discorsi futili e in qualche modo “buttati lì”, che però, a lungo andare, diventano appigli ai quali non puoi fare altro che reggerti, sperando siano ben piantati e visibili, tra i fastidiosi rampicanti delle proprie ansie.

 

Le vetrate della stazione di Victoria riflettevano sul volto di Logan qualche sporadico raggio di sole. Quell’anno, dopo un’iniziale settimana di bel tempo, l’estate si era rabbuiata in un susseguirsi di temporali sempre più prepotenti. Il ragazzo, però, non disdegnava quegli attimi di quiete.

Il tamburellare insistente delle gocce d’acqua sui vetri riusciva a rilassarlo davvero molto, soprattutto nei momenti di sconforto che lo assalivano costantemente. Tentava di contare ogni goccia, liberando la mente da tutte le preoccupazioni, sdraiato sul suo comodo materasso, coperto da un plaid caldo e pesante. Ma ecco che, negli spazi tra un ticchettio e l’altro, i fantasmi dei propri turbamenti rispuntavano da sotto il letto, si dilettavano a far tremare le doghe, a scoprire il plaid, a far scivolare il copriletto e agitare il cuscino. Si insinuavano tra le dita dei piedi intenti nel risalire fino al cervello, scalando nervo dopo nervo, vena dopo vena, fino ad arrivare alle labbra serrate, agli occhi semichiusi, alle gote contratte.

E così, repentini come erano apparsi, scomparivano, lavati via da un’altra goccia d’acqua.

La notte prima, però, non si erano presentati.

L’euforia di rivedere Jayden e fare una bella passeggiata in giro per Londra aveva occupato la mente di Logan senza lasciare spazio ad altro. Sarebbero andati a vedere ancora una volta il Tower Bridge, per poi passare da St. Paul e arrivare fino ad Oxford Circus, dove, come ogni volta, avrebbero trascorso ore e ore nello stupendo negozio di “His Master’s Voice”, cercando i dischi dei loro artisti preferiti o qualche film da aggiungere alla propria collezione.

Anche Erin sembrava lontana, quel giorno, rispetto al resto della settimana. Ritornava come una tromba d’aria estiva a spazzare ogni altro pensiero alla vista di qualche ragazza riccia che camminava per le banchine della stazione, ma, così come era arrivata, passava, rimpiazzata dalla voglia di tornare a vedere il sole.

Il treno da Edimburgo era in ritardo di pochi minuti, e Logan si concesse un muffin ad uno Starbucks vicino. Un mirtillo gli andò quasi di traverso quando, improvvisamente, sentì una possente pacca sulla schiena.

“We”

Era Jayden, sorridente come sempre.

“Coglione” lo apostrofò il giovane, tossendo.

“Iniziamo bene!”

La risata sincera scaturita in quel momento convinse entrambi che fosse tutto come sempre.

 

E non ci sbagliavamo! Con il suo arrivo, la vacanza prese una piega diversa, per quei quindici giorni. Avere una persona con cui parlare e confrontarmi, magari dandomi anche del cretino o riprendendomi quando fosse giusto, mi aiutò tantissimo.

Jay si integrò perfettamente nella mia compagnia, con la quale trascorse momenti speciali, sebbene alle volte la gente lo prendesse in giro per la sua provenienza. D’altra parte, in Inghilterra non c’è mai un parere unanime per quanto riguarda gli scozzesi: o li adori, o li detesti.

Di esperienze da raccontare ce ne sono state indubbiamente tantissime, come quando, per fare uno scherzo ad alcuni studenti italiani del campus vicino casa, una nostra amica si travestì da fantasma. Riuscì benissimo, a giudicare dalle loro facce terrorizzate, fin quando non arrivarono i controllori del campus e fummo costretti ad una rocambolesca fuga per i prati.

Quando si è in compagnia, è come se il proprio carattere scomparisse, fondendosi a quello generale. Ci sono compagnie tranquille, compagnie un po’ più trasgressive e compagnie che cambiano. E il cambiamento non è sempre ben accetto a tutti.

Personalmente, penso che la trasformazione della mia compagnia da “noiosa”, secondo l’immaginario comune, a più attiva, abbia cambiato anche me. Tutte le persone che m’incontravano, allora, non potevano elogiare quanto fossi diventato più aperto, solare, divertente. Una persona diversa, per certi versi, quando dentro restavo uguale, costruendomi una maschera ormai troppo stretta per essere sopportata.

 

“Jay, come ti sembro come persona?”

Alcune rane gracchiavano dagli stagni in lontananza, mentre le luci della città  si spegnevano lentamente. Seduti sotto il portico di casa, Jayden e Logan erano intenti a sorseggiare una buona pinta di birra doppio malto, prodotta in uno stabilimento dell’Irlanda del Nord che Logan conosceva molto bene, essendo vicino al paese in cui era nato.

“Ancora ‘sti discorsi? Seriamente?” replicò l’amico, un po’ perplesso, trangugiando un altro po’ di birra dal grosso boccale.

“Sì, seriamente” iniziò il giovane “Ormai è da molto tempo che non riesco più a sentirmi me stesso, a vivere tranquillamente, perché ho paura che la gente non mi apprezzi per come sono davvero”

“Ma non è vero, dai” replicò lui.

“No, Jay, ascolta… Trovo innegabile che da quando ho iniziato ad essere più aperto la gente mi apprezzi di più, ma mi ritrovo a fare cose che non voglio fare, comportarmi in una maniera che non è più mia, e per cosa? Solo per compiacere le persone in generale, quando dentro non sento più di appartenermi”

“Ma è davvero così importante appartenersi, Log?”

“Oddio, direi di sì”

“Non è assolutamente vero, invece” ribatté secco Jayden “Log, non potrai sempre fare di testa tua, sia perché non sempre ciò che fai è giusto, ma questo proprio perché non fai, capisci? Alle volte si è costretti a sacrificare un po’ di sé stessi, per essere felici, è normale” poi, volse lo sguardo intensamente verso l’amico “Preferiresti tornare ad essere solo o continuare ad accettare qualche compromesso, per essere felice?”

“Sì Jay, ma non sono felice”

“E cosa ti manca? Hai una compagnia splendida di persone che ti vogliono bene davvero, Log! Certo, chi più, chi meno, ma mi pare normale, molti vorrebbero avere attorno gente come quella che hai tu, e come al solito butti tutto via pensando che sia merda”

“So che non è merda, non ho mai detto questo”

“No, Log, non è vero! Lamentandoti, stai effettivamente buttando ombra*2 sulle persone che ti apprezzano, anche solo per il fatto che dimostri di non capirlo abbastanza!”

Logan stette in silenzio a denti stretti, non sapendo come ribattere.

“Non puoi sapere tutto, non puoi sapere cosa pensa davvero la gente di te o il perché di alcuni comportamenti… Stai cercando di programmare tutta la tua vita, tutti i tuoi rapporti, ma non puoi riuscirci, non sei il tipo calcolatore o talmente schietto da saper osservare tutto razionalmente”

Anche Jayden si fermò per qualche istante, il tempo di sorseggiare ancora un po’ di birra.

“E non cambiare, è proprio per questo che la gente ti vuole bene”

 

Ricordo quella conversazione soprattutto per la battuta finale. “La gente ti apprezza perché sai usare il cuore”. Lo penso da sempre, in teoria, ma praticamente ho sempre il terrore che non basti. Si può avere un rapporto sincero se si è buoni? O sarai sempre il bersaglio della convenienza?

Probabilmente, la risposta non riuscirò mai a trovarla. Indubbiamente, anche ora, capisco che molte delle mie amicizie derivino dal mio carattere, ma sicuramente molte di queste sono dettate da una convenienza di fondo.

“Log, non posso venire a lezione, prendi appunti anche per me?” “Hey amico, stasera siamo da te, allora? Cuciniamo qualcosa e vediamo un bel film!” “Logan, mi servirebbero delle ripetizioni, non riesco proprio a capire questa maledetta diffrazione”

Quante di queste affermazioni provengono davvero da amici? Quanti hanno bisogno di me solo per il tornaconto personale? Spesso penso sia meglio non riflettere troppo su questo argomento, la sfiducia è sempre dietro l’angolo, così come la mia incapacità  di dire di no davanti alle persone che necessitano di un aiuto.

Tralasciando me stesso, come sempre.

Proprio per questo motivo quell’estate, appena Jayden ripartì verso Edimburgo, sentii la necessità  improvvisa di andare via, di tornare nel paese dov’ero nato, nel verde della mia Irlanda.

Avevo bisogno di pensare, pensare a lungo.

 

La casa dei Flynn in Irlanda era sicuramente molto diversa da tutte le altre case irlandesi. Posizionata in una vallata degradante verso un lago, ricordava molto più le abitazioni del centro Europa, rispetto ai soliti cottage con il tetto in paglia.

Quell’anno, il villaggio era quasi completamente vuoto. Alle volte, percorrendo i sentieri nei boschi, a Logan pareva che, in quella quiete, la visione di una fatina o di qualche sfuggente elfo non sarebbe sembrata poi così strana.

Anche quel pomeriggio di fine agosto, il ragazzo camminava lentamente lungo i sentieri nella foresta, un po’ abbattuto. L’idea del ritorno a scuola era apparsa repentina, cancellando molti altri pensieri, tra cui la stessa Erin, che ora pareva più un venticello profumato in cui è bello sentirsi avvolti, nel caos delle proprie paranoie, rispetto all’iniziale tifone che ribaltava ogni certezza.

E con l’idea dell’ultimo anno di scuola, arrivò la certezza di dover quanto prima scegliere il college in cui trascorrere un altro pezzo della sua esistenza.

Logan non si sentiva pronto ad affrontare la vita da solo, ed era già  preparato mentalmente a consumarsi nel college vicino casa, studiando qualsiasi cosa capitasse. Avrebbe dovuto lasciare dietro tutto ciò che aveva costruito in quegli anni ad Eltham.

Ne sarebbe valsa la pena, però? Conosceva già  la risposta.

Logan non era mai stato un vero e proprio genio, ma semplicemente una persona a cui piaceva fare le cose bene. Non studiava perché davvero gli piacesse, ma perché l’idea di sapere più di altri ed essere un punto di riferimento fosse bello. Portava dietro un bagaglio di conoscenze ricolmo di tante nozioni che era sempre pronto a divulgare. Ampio, sì, ma sul punto di scoppiare.

Quante delle cose che conosceva gli interessavano davvero?

Accanto a lui notava persone piene di voglia di imparare un qualcosa di preciso per realizzarsi nella vita, mente quale sarebbe stata la sua meta? Sicuramente, qualcosa che gli sarebbe piaciuto in parte, ma senza mai provocare quella scintilla speciale.

Gli sarebbe piaciuto studiare la fisica, ma temeva il fatto fosse troppo complessa. Avrebbe anche apprezzato un lavoro in ambito economico, ma come destreggiarsi in quel mondo di lupi? Anche fare il medico, sua idea sin da quando era bambino, gli pareva sempre più sconveniente, avendo il terrore di accollarsi la responsabilità  della vita delle persone addosso.

Logan poteva fare tutto, nella vita, ma in cosa sarebbe mai stato speciale?

Quale lavoro avrebbe mai fatto capire a tutti chi fosse “Logan Flynn”?

Improvvisamente, in quella natura incontaminata, sotto il sole incerto di un agosto irlandese, Logan si sentì, per la prima volta dalla sua nascita, solo.

La solitudine di chi non sa cosa fare della propria vita, ma l’avrebbe capito presto.

 

Penso che quelle giornate in riva al lago siano state illuminanti. Il primo passo per costruire il mio futuro fu proprio l’idea di voler lasciare un segno del mio passaggio, del fatto che io sia stato qui, esistendo e facendo un qualcosa.

Non si trattava di delirio di grandezza, ma di una concreta necessità . Avevo bisogno di essere qualcuno, per sentirmi vivo. Ed ero qualcuno per gli amici, per la famiglia, per i compagni di scuola, quelle persone che, per un motivo o per un altro, avevo capito finalmente mi apprezzassero.

Quando tornai a casa, ricordo di aver parlato a lungo con Luke, seduto sui marciapiedi deserti di Eltham. Nella sua semplicità  e sincerità , mi disse ciò che a lungo tante altre persone avevano cercato di farmi capire: “Provaci, Log”.

Prova a vivere. Prova ad esistere.

La passività  della mia vita fino a quell’estate era una semplice normalità , una sbagliata routine che mi sovrastava. Il primo passo per crescere è stato ammettere di sbagliare. E ammettendo di sbagliare, avevo capito di non essere sbagliato.

L’estate non è solo un periodo dell’anno, l’estate è la metafora della vita.

Mutevole, diversificata, inaspettata, esaltante, malinconica, puoi detestarla aspettando altro, puoi apprezzarla cogliendo ogni avvenimento come un qualcosa di speciale.

Puoi avere mille aspettative su ciò che farai, come la trascorrerai, ma mai si realizzeranno, perché qualcosa di nuovo è sempre pronta a intralciare o facilitare il nostro cammino.

E la sincerità , sì, proprio la sincerità , quel valore così presente decantato dalle nostre labbra da aver perso ormai ogni briciolo di significato… La sincerità  è l’unica cosa in grado di migliorarci.

Ma non si tratta certamente della sincerità  di quando rubi le caramelle da piccolo e confessi di averlo fatto, non della sincerità  di dire ad un amico dove stia sbagliando, non della sincerità  di dire in faccia la verità  ad una persona.

Si tratta della sincerità  con sé stessi.

La stessa sincerità  per cui non avrei dovuto dire di chiamarmi Logan Flynn.

 

Ho inventato qualche stratagemma per evitare di parlare di me, far credere al lettore che tutto ciò sia una messinscena ben ragionata. E mi ritrovo qui, a scrivere un testo su quello che dovrei dirmi e capire da solo. Sono sempre stato bravo a ingannarmi, a lavorare le parole in modo da scrivere tanti bei pensieri che per primo non riesco a mettere in pratica. Un po’ come Orazio, l’incoerente poeta latino che tanto mi somiglia.

Non saprei come e se continuare, l’estate non è ancora finita, in verità . 

Ma non è l’estate il centro di ciò che ho voluto narrare: il perno da cui si snoda l’intera vicenda sono semplicemente io. Io con i miei problemi. Io con le mie ansie. Io che cresco.  Io che cambio.

Questa è stata l’estate per me, un costante cambiamento. L’inevitabile momento in cui ti rendi conto di dover crescere e iniziare a camminare sulle tue gambe.

Non so se inizierò davvero a farlo, ma ho voluto fingere sia così. Alcuni dicono sia il potere degli scrittori, e voglio crederci. 

Il falso futuro in cui ho finto di narrare è, in realtà , il presente che voglio dominare, così da poter costruire il vero futuro. Non quello di Logan, certamente, ma il mio.

Che questo sia, quindi, il mio promemoria. Che l'esperienza di Logan sia utile a me per la vita che mi appresto a costruire.

After all, I've been writing it just to have a reminder.

 

 

*Log in inglese significa Tronco.

*2Resa italiana dell’inglese “Throwing shade”

 

Scusate per la lunghezza.

O forse no.

Soffrite.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: Fla_Pokè

Titolo: Un diario, un sogno e una macchina

Elaborato:

26/07/2015

Caro diario, oggi parto per la montagna!!!! Certo, non sarà  la super-vacanza dell'anno scorso (fino in Svezia tutto con la macchina) ma... penso che sarà  molto bello! ;)

Scusa, adesso ti devo lasciare: si parteeeee.

27/07/2015

Caro diario, oggi è lunedì,ma un lunedì di vacanze per me ;)

Ieri siamo arrivati in hotel e ci siamo iscritti alla escursione di oggi.

Adesso sono in un rifugio di montagna dopo aver affrontato salite fino a 1500 m d'altezza. Fra poco scendiamo...anf...anf ;) ciao!!

28/07/2015

"Evviva". Questa parola ho pensato per tutto il tragitto . Per dove? Per un bosco disseminato di figure di animali in 3D dove potevo tirare con l'arco!!!! Eh,sì. È questa la seconda parola del titolo: "un sogno".

Forse questa passione mi è cominciata quando vidi per la prima volta il film "Ribelle - The Brave"...chissà ....;)

28/07/2015

Oggi siamo andati a fare un percorso:il percorso delle leggende.

A tappe sul percorso era raccontata una una leggenda del luogo. Poi siamo andati a mangiare in un ristorante tipico.

29/07/2015

Oggi abbiamo fatto un altro percorso a San Martino,una città  vicino a quella in cui era situato il mio hotel.

Peccato che era l'ultimo giorno in montagna.

Sniff...

Vabbè l'importante è che ho vissuto molte avventure emozionanti.

Ciaooo!!! ;)

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: Fawlex

Titolo: O Estate
Elaborato:

 

[È un sonetto; schema ABBA CDDC EFE FEF]

 

O Estate, a lungo tendi a noi i pensieri

Ne l'altri tempi, ché in questa stagione

Regni la gioia e mai vi sia cagione

Di dolgersi pe' l'avvenire e l'ieri;

 

Ma tu di dolce inganno avvolgi

Il cor de l'uomo, con le lieti brezze

Che vengon d'Urano, da tue carezze

Imporporato pe' l'amor che volgi.

 

Callidamente l'animo mio tangi

E con sussurri induci ad un diletto

Vano, sì che felicità  mi frangi.

 

Oh, 'l tuo tentar sempre mi giunge al petto

E tu financo l'anima mia cangi,

A un vuoto eterno a cui sono costretto.

 

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Hypnotic Soul


 


Respiro dell'Elba


 


 


Rubia figura che appari dal mare


sui fili tessuti lasci assorbire


l'umido velo del lungo lambire,


salato e seccato dal soleggiare.


 


Quando la spuma comincia a frusciare,


nasce un suono così dolce da udire


che il pallido viso, fatto arrossire,


lascia le ciglia sottili posare.


 


Si spalancano gli occhi all'orizzonte,


mirano inquieti bramando la luce,


è freddo il sudore sulla tua fronte.


 


T'alzi malgrado la notte seduce,


ed inoltratati all'ombra del monte


cerchi la strada che a casa conduce.


 


Placido e limpido spirito elbano,


lasci al tramonto soltanto il silenzio


d'ogni parola rubata al mio cuore.


E quando risorgi, allora respiro.


 


 


Avvertenze prima della lettura!


 



 


Il sonetto è una composizione poetica, formata da 14 versi endecasillabi, suddivisi in due quartine e tre terzine. La rima segue di regola lo schema ABBA ABBA CDC DCD, ma nel gruppo di terzine la rima può anche variare. Se volete sapere altro non serve rimediare libri universitari, potete affidarvi tranquillamente alla pagina Wiki, che è si breve, ma abbastanza precisa.


Esistono comunque alcune varianti di sonetto, sempre legate a queste costruzioni fondamentali, tra le quali il così chiamato “sonetto caudatoâ€: in parole povere, può essere definito un classico sonetto che possiede, tuttavia, una parte finale aggiuntiva, libera sia metrica che per lunghezza.


 


 


[Lo so, questa che segue sarà  una parte noiosa...ma i testi poetici vanno spiegati, perciò abbiate pazienza. L'analisi è un must, ma cercherò di renderla il più scorrevole possibile, ve lo prometto! :XD: ]


 



 


    Per questo contest ho deciso di dedicarmi alla scrittura di una composizione poetica, per la precisione un sonetto caudato, dal momento che mi sembrava potesse adattarsi meglio al tipo di traccia espressa nel regolamento, basata sul leitmotiv dell' “estateâ€. In realtà  mi sarebbe piaciuto realizzare un sonetto di stampo shakespeariano, ma avrei dovuto comporlo, per ovvi motivi, in inglese; e se per comporne uno in italiano ho impiegato quattro giorni, figuriamoci quanto tempo avrei potuto impiegare se l'avessi scritto in un'altra lingua...


Ad ogni modo, l'ispirazione per questa composizione l'ho trovata tra i ricordi di qualche settimana fa, ripensando ad una piccola (dis)avventura accaduta durante la mia ultima vacanza all'Isola d'Elba.


Ero con il mio ragazzo - che per scelta stilistica non è stato inserito come soggetto nel sonetto, in una piccola spiaggetta poco frequentata (chiamata Lamaia), posizionata in una bellissima cala di promontori e tratti di scogliera, raggiungibile solo tramite alcuni sentieri ricavati in un bosco. Arrivare fin lì fu un'ardua impresa, poiché i circa 25 minuti di cammino su un terreno in discesa e sdrucciolevole, con diversi tratti anche al sole, si facevano sentire tutti. Ma la soddisfazione di giungere davanti a quel mare, con quelle acque così limpide e verdi (!!!), dopo tutta la fatica fatta tra scivolate, punture di zanzare e visioni orrifiche di immense ragnatele bianche, cucite tra le foglie di piccoli arbusti...beh, fidatevi, ne valeva totalmente la pena.


Senza contare che essendo non molto affollata (avremo incontrato si e no un paio di coppie e una famigliola con cane al seguito), quella spiaggia era in grado di rapirti e di lasciarti in balia di un relax assoluto; ma galeotto fu proprio il relax! Io ed il mio ragazzo ci siamo inevitabilmente addormentati dopo il terzo bagno, per poi risvegliarci di soprassalto verso le 8 di sera. Ora, voi penserete che non ci sia nulla di speciale o di “avventurosoâ€, in ciò che finora ho raccontato...e avreste pure ragione, se non fosse che la posizione di quella cala faceva si che il sole fosse già  sparito da un bel po' e che il bosco fosse inevitabilmente buio...e come potrete ben immaginare, trovare i sentieri in quelle condizioni fu davvero complicato. I 25 minuti di cammino, trascorsi all'andata, diventarono più di 40 al ritorno...e più passava il tempo più si faceva buio. Alla fine è andato tutto bene, ovviamente, anche perché con le torce del cellulare siamo riusciti a non perderci e a raggiungere la nostra auto sani e salvi; e anche piuttosto affamati.


 


    I versi del sonetto sono tutti rigorosamente endecasillabi (vi posto più in basso come allegato, sotto spoiler, la suddivisione in sillabe*), mentre lo schema metrico è ABBA ABBA CDC DCD EFGH, dove appunto solo i versi dell'ultima quartina sono liberi.


Conseguentemente a ciò che ho spiegato poco più sopra, la scena rappresentata è tipicamente "marina", una scena che mostra una rubia figura (o meglio, una ragazza dai capelli rossi - che sarei io) apparire dalle acque dopo aver fatto un lungo sguazzo nel mare (lungo lambire), tornare a riva, e mettersi sdraiata sul suo telo (fili tessuti), per asciugarsi al sole e togliersi di dosso quella solita patina di sale e acqua (velo umido), che con il sole si secca e diventa come una sorta di sabbiolina bianca sulla pelle (seccato e salato dal soleggiare).


C'è una pace così sacra che si sentono solo le onde rompersi delicatamente (frusciare) sugli scogli della caletta, provocando il formarsi in superficie di una candida spuma che viene trasportata avanti e indietro senza sosta. Un suono rilassante, quello dell'acqua, che invoglia gli occhi a lasciarsi andare, a posarsi, a chiudersi; ed è così che la giovane dal viso pallido, scottato dal sole (fatto arrossire) si addormenta.


All'improvviso ella si risveglia: gli occhi esplodono, si aprono di scatto, smarriti e inquieti, poiché tutto intorno a loro è diventato buio (Si spalancano gli occhi all'orizzonte). Bramano la luce, la cercano ovunque, ma non la trovano, perché la luce del sole è calata dietro il monte già  da diverse ore. L'umido velo sopra il corpo della ragazza è ormai asciutto, freddo, e freddo è anche il sudore sulla sua fronte, perché il tepore della giornata ha ormai lasciato posto all'umidità  della sera.


Allora la rubia figura si alza, non si lascia più sedurre dalla natura e dalla notte che vuol farsi ammirare (malgrado la notte seduce), con le sue stelle riflesse sulle calme acque del mare, e si lascia abbracciare dall'ombra nera che il monte getta prepotente sulla sabbia bianca, ora divenuta scura. E senza indugiare si addentra nel bosco, alla ricerca del sentiero che possa ricondurla a casa.  


 


    Il sonetto possiede un preciso ciclo musicale, un vero e proprio movimento, che si sviluppa dapprima lento, poi prosegue rapido. Le due quartine, nella prima metà  del sonetto, compongono un ritmo più delicato e rilassante, come anche le lettere, che costituiscono i versi, vogliono confermare. L'uso frequente delle consonanti liquide ( “l†e “r†, ma anche “gl†di ciglia) e delle fricative sorde (“sc†e “s†- suoni che riprendono volutamente l'onomatopea “shhhâ€, di chi chiede silenzio) rendono l'atmosfera più morbida e calma, ricreano un clima nel quale la giovane si rilassa e si addormenta. Al suo risveglio, invece, il ritmo cambia: diventa più veloce, più scandito, irruento e si trasforma tramite l'uso maggiore delle affricate, sia sorde che sonore ( “bâ€, “pâ€, “zz†,“tâ€, “châ€...).


Si percepisce così un senso di preoccupazione, di insofferenza nei confronti della notte arrivata di nascosto, che ha preso la rubia figura totalmente alla sprovvista, e dalla quale quest'ultima vuole immediatamente fuggire.


Da notare anche la presenza di quasi soli verbi in rima nella prima metà  del sonetto. Verbi come "assorbire", "lambire", "soleggiare", "udire", "arrossire", "frusciare", che riconducono al dolce pensiero della natura. I sensi vengono così ampliati, e con l'ampliamento dei sensi si riesce a godere appieno della bellezza del paesaggio, del caldo sole d'estate, delle cristalline acque salate, che detergono la pelle affamata della giovane. Il contatto con la natura è diventato un rapporto madre-figlia, ed il verbo "lasciare" ne è portavoce: la ragazza si lascia andare alle sue cure, al clima di pace senza ripensamenti, lascia che l'umido velo d'acqua di mare venga assorbito dalla sua pelle, penetri dentro di sé, come gesto purificatorio, e che, alla fine di questo rito, le sue ciglia vengano lasciate chiudersi dal suono primigenio delle onde elbane.


Nella seconda metà  tutto cambia, ed ella riprende in mano la situazione. Non predomina più la rima dei verbi, dei verbi devoti alla natura. La giovane non si lascia più trasportare dall'estasi e nonostante la notte cerchi di sedurla, sa che deve tornare a casa. Non si lascia più guidare dai sensi, ma dalla ragione, e si eclissa nel buio, alla ricerca del sentiero che possa ricondurla a casa, nel mondo artificioso dell'uomo.


 


    Analisi a parte merita, invece, la quartina extra del sonetto, ovvero la “codaâ€. Se dapprima, infatti, la voce descrittiva era riconducibile ad una sorta di narratore onnisciente (la scena viene infatti cantata da una voce esterna, che da addirittura del “tu†alla figura protagonista), da questo momento in poi è la stessa giovane dai capelli rossi a prendere la parola. E ciò comporta un aspetto decisamente più intimista, sconosciuto al resto del componimento.


Come un'invocazione a quello che sembra essere lo spirito del luogo, dell'isola dal mare limpido e placido (Placido e limpido spirito elbano), la giovane riflette su ciò che il contatto con quella natura incontaminata ha lasciato nel suo cuore: il silenzio. Il silenzio nato dal fatto che la bellezza mozzafiato della cala e la pace assoluta che la regnava, hanno portato via dalla sua lingua e dalla sua mente, ogni parola, ogni pensiero (d'ogni parola rubata al mio cuore), per lasciarsi andare solo ed unicamente al sacro rito di purificazione nelle acque. Per tornare alle proprie origini, tra le braccia della natura, il linguaggio non serve, è del tutto superfluo.


Con il tramonto del sole, anche lo spirito tramonta: e alla notte lascia soltanto il pesante silenzio che accompagna malinconia e senso di smarrimento, uno stato di sospensione in cui la vita, quella vera, primigenia e materna, smette di esistere. Ed è solo con il suo risorgere che ella torna a vivere, a respirare (E quando risorgi, allora respiro).


Tornano, in questa quartina dal ritmo moderato, che segue i battiti del cuore, le liquide della prima metà  del sonetto, insieme al verbo “lasciare“ che ha accompagnato la giovane durante tutta la sua cerimonia di ricongiungimento con l'acqua e la terra. Ed è lei stessa ad invocare l'animo primordiale, come un gesto di gratitudine necessaria; gratitudine che sigilla, tuttavia, la consapevolezza della caducità  di quel momento, ingranaggio di un ciclo annuale che si ripete, e si ripete. Poiché quando avverrà  l'ultimo tramonto della stagione, l'ultimo calar del sole che potrà  ammirare su quell'isola, allora la giovane non respirerà  più, non potrà  più farsi attraversare dall'alito di vento elbano, puro e leggero, ma tornerà  ad essere investita dalla brezza che odora di monotonia, permeata da un'illusione di vita e di appagamento temporaneo. Tornerà  nel regno sintetico e artefatto dell'uomo, alla sua dimora, che si è soliti chiamare "città ". E con questo sua ultima invocazione, la rubia figura scottata dal sole, sembra volerci mostrare come separarsi dalla natura tanto a lungo desiderata, porta via sempre un pezzo del nostro cuore, facendoci quasi morire, e lasciandoci in un'apnea di artificiosità  e formalità  terribilmente umane, vissute senza sosta quotidianamente.


Ma l'estate risorgerà .


 


 


Metrica e sillabazione*



Ru bia fi gu ra cheap pa ri dal ma re (11) A


sui fi li tes su ti la scias sor bi re (11) B


l'u mi do ve lo del lun go lam bi re (11) B


sa la toe sec ca to dal so leg gia re. (11) A


 


Quan do la spu ma co min ciaa fru scia re (11) A


na sceun suo no co sì dol ce dau di re (11) B


cheil pal li do vi so fat toar ros si re (11) B


la scia le ci glia sot ti li po sa re. (11) A


 


Si spa lan ca no glioc chial l'o riz zon te (11) C


mi ra noin quie ti bra man do la lu ce (11) D


è fred doil su do re sul la tua fron te (11) C


 


T'al zi mal gra do la not te se du ce (11) D


ed i nol tra ta tial l'om bra del mon te (11) C


cer chi la stra da chea ca sa con du ce (11) D


 


Pla ci doe lim pi do spi ri toel ba no, (11) E


la scial tra mon to sol tan toil si len zio (11) F


d'o gni pa ro la ru ba taal mio cuo re. (11) G


E quan do ri sor gial lo ra re spi ro. (11) H



 


[E niente, questo è quanto. Credevo di essere l'unica (forever alone) ad aver pensato di produrre un testo poetico, anche perché di solito non se ne vedono molti in questi contest (mi sa che è un genere un po' snobbato...sigh!); ma non è stato così, e ne sono davvero felice (w la poesia! ⤠). ^^


Spero vi sia piaciuto almeno un po' ciò che ho composto e che (sopratutto) non sia stato troppo noioso l'elaborato. :XD:


Detto questo, non mi resta che augurare buona fortuna a tutti i partecipanti! ^^ ]


 


Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: Pegasis

Titolo: Estate dei miei sogni

In versi decisamente molto liberi.
Elaborato:

 

Si passano ore 

A riempire grafici su fogli ecxel

Di esame infinito 

come il sorriso infinito

il sorriso malefico del professore

 

Si passano notti insonni

A scrivere

E scrivere

Mondi lontani dal nostro

Amori proibiti 

consumati sotto a tacite foglie

 

Si passano mattine 

Ad aggiornare la pagina delle statistiche

Ad ammirare

Quanta gente ti legge i tuoi racconti 

E a disperarti 

Del perchè il rosso è il loro colore preferito

 

Si passano giorni a mare e in montagna

tra giardino e Spagna.

A guardarsi tutte le stagioni di Boris

E quella del Ghoul e quel Junjou

Ridere e piangere con persone inesistenti.

 

A parlare ed uccidere, a flirtare

tra le vie alte,basse e oscure di Kirkwall

sotto il sguardo attento del mago eretico.

 

L'estate dei miei sogni 

E' questa.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: Resi

Titolo: Abruzzo, Liguria.

Elaborato:

Finita la scuola ho partecipato al cre e durante questo chiedevo ai miei quale posto avremmo visitato. Prontamente loro : c'è ancora tempo 😂

Finito il cre si è deciso che si sarebbe andati in un posto per me familiare : Silvi Marina (Abruzzo).

Lo metto sotto spoiler, giusto perchè per arrivare fin qui per scrivere ciò ho dovuto consumare il pollice a scorrere in giu la page e non vorrei che fosse ancora di più per voi.

Viaggio interamente in macchina. Dopo esserci accertati di aver preso tutto l'occorrente partiamo. 7 ore di macchina e siamo arrivati. Abbastanza comoda l'auto 😂. Mezzo addormentato il mio unico problema era sistemarmi i capelli e sciacquarmi la faccia. Il camping era Europe Garden. Bel villaggio, un buon programma giornaliero. Era il terzo anno che trascorrevo l'estate in quel camping. Prima di tutto volevo vedere se da 2 anni fa era cambiato qualcosa e con mia sorpresa era tutto uguale tranne un bel miglioramento al campetto da calcio. I primi giorni notai che il programma era cambiato anche se non erano state aggiunte nuove attività . Il programma era pressocchè questo : alle 8 boccie poi alle 16:30 calcetto e alle 18 ping pong. Poi alla sera classiche sigle dei cartoni ( drangon ball, pokemon, dorarmon e chi piu ne ha piu ne metta. Poi spettacoli e sketch divertentissimi. Poi musica a palla fino anche le 2 di notte. La cosa piu bella per me era semplicemente che la ricezione internet era stata migliorata (ora potevo nerdare ancor più a clash of clans 😂, visto anche che stavo scalando a lega master). Diciamo che le attività  molto interessanti non me lo permisero. I 2 km dal mare non erano un problema essendoci la navetta (pullman) che portava direttamente al mare. La prima settimana era una routine quotidiana. Poi le cose cambiarono : Più mare e un'pò meno attività . Invece delle 7 mi svegliavo alle 9 così perdendomi boccie (e anche le occhiaie XD). Poi raggiungevo i miei con la navetta e mi mettevo alla ricerca di vetro levigato o altro. Diciamo che li mi sentivo un'pò come quando cerchi un pokemon con buone ivs e natura favorevole XD. Diciamo che andò così per tutta la seconda settimana, trovando una buona quantità  di vetri levigati di colore diverso. La terza settimana mi occupavo solo di calcio a 5 e piscina del camping. Diciamo movimentata anche quest'ultima settimana. Il caldo c'è stato. La notte si dormiva a stento ma questo era il bello dell'estate... insomma si sudava pure dentro la piscina. È stato bello finche è durato. Poi, invece di tornare a casa e finire l'estate a poltrire, siamo andati in liguria per 2 settimane. Più precisamente a Varazze. Insomma... mare e basta. Diciamo che il mio passatempo era contare i vucumpra e inventare nuovi insulti e nuovi metodi per scacciarli, per scherzo ho chiesto ad uno che vendeva scacciasogni se esisteva qualcosa per scacciar loro 😂😂 comunque ciò che mi ha fatto piacere è che si trovavano davvero tante cose belle in mare... vetro levigato, sassi luccicanti ecc... ( a volte pure senza cercarli ). Ho preso qualche souvenir e poi siamo tornati a casa. Di quest'estate ho conosciuto diverse persone ed ho imparato a giocare a scala 😂😂😂 comunque credo di essermi divertito abbastanza. Ora finisce agosto e approfitto degli ultimi giorni in piscina e a giocare con il mio cane.

Spero che il racconto della mia estate vi sia piaciuto :) spero di non aver omesso qualche dettaglio importante, e spero pure che vi possa incuriosire e non farvi annoiare.

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'Autore: ValerieTownshend


Titolo: Sempre La Solita Estate


 


Le mie estati non sono mai particolarmente movimentate, un pò perchè detesto da morire il caldo e un pò perchè questa stagione non ha nulla di che da darmi. Una volta era diverso, quando ero bambina e andavo a scuola non vedevo l'ora che arrivasse per dormire fino a tardi e giocare tutto il giorno con i miei amichetti. Crescendo, però, ci siamo tutti allontanati e anche la mia visione dell'estate è cambiata: niente più stagione di giochi e divertimenti, adesso è solo un periodo morto in cui mi chiedo se avrò la fortuna di trovare uno straccio di impiego quando sarà  finito. Ma credo sia normale, da adulti ci sono priorità  diverse. Comunque, in famiglia, quest'anno abbiamo atteso l'arrivo dell'estate come una sorta di prova da superare: il 3 di giugno del 2014 è venuta a mancare mia nonna e ci siamo resi conto che, nonostante tutto, non abbiamo pianto al ricordo di quel terribile momento. Siamo riusciti a sorridere persino parlando di lei. Vuol dire che abbiamo superato il lutto? Credo di sì, ma penso che la scomparsa di qualcuno a cui hai voluto bene non si superi mai. Però bisogna andare avanti, per noi stessi e per chi non c'è più. Commemorazione a parte, l'unica cosa degna di nota che ho combinato quest'estate è stato andare in giro per una deserta Milano a fine giugno con la mia migliore amica in occasione del suo compleanno. E basta. Il resto l'ho passato come sempre a casa mia, immersa nel mio solito tran tran quotidiano: giro col cane la mattina presto, qualche commissione se serviva, giornata passata a fare niente in camera mia col condizionatore a palla, altro giro col cane di sera in compagnia delle zanzare e chattate fino a tardi con un amico su Skype. Il tutto sperando in una qualche ondata di maltempo che abbassasse un pò le temperature. Come dice il titolo del mio scritto, è stata sempre la solita estate e, come sempre, ringrazio il cielo che sia passata in fretta e che sia quasi finita. 


Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: Little Donphan


Titolo: Una giornata terribilmente speciale


Elaborato:


 


Giorno indefinito, ora indefinita


Apro gli occhi e noto che è tutto ancora avvolto nella semi-oscurità . Non si sente alcun rumore, solo il mio respiro lento, e il mio corpo che piano piano si sta risvegliando. Dò un'occhiata alla sveglia sul comodino: le 7:46 AM.


 


Giorno indefinito, ore 7:46 AM


I due punti tra l'ora e i minuti lampeggiano come a invitarmi ad alzarmi dal letto, giustamente è questo il compito delle sveglie. Guardo verso il letto dei miei: non ci sono. Sospiro e mi stiracchio, cercando di tirare su il cuscino e mettermi a sedere. Mia madre è seduta sulla poltrona, sta leggendo un libro. Appena mi sente, alza lo sguardo, incrocia il mio e mi sorride. Papà  non c'è. Realizzo che giorno è: 21 agosto.


 


21 agosto 2015, ore 7:46 AM


Mi alzo di scatto dal letto, buttando le coperte dall'altra parte del queen bed dove dormivo e mi precipito in bagno per lavarmi. Oggi è il 21 agosto! Cavolo il 21 agosto! Sto per giocare il mio undicesimo mondiale! L'emozione è tantissima, mentre mia madre mi guarda quasi divertita, prepararmi ad una velocità  che non rivedrà  mai più fino al prossimo mondiale (andiamo, a chi piace prepararsi per andare a scuola?). Mangio due mini oreo al volo, infilo la maglietta che il giorno prima mi aveva regalato il mio migliore amico Manuel e, via verso il Convention Center.


 


21 agosto 2015, ore 8:45 AM


La fila per l'ingresso è davvero interminabile... aspettiamo da più di 30 minuti e le persone si sono disposte a serpentina, cercando di occupare meno spazio possibile. Potrebbero aprire anche un po' prima... la cerimonia di apertura del mondiale inizia alle 9, eppure ancora nessun segno che la fila si stia.... ecco, come non detto: iniziano ad avanzare le prime persone. La tensione è tanta, inizia a prendermi le gambe, non riesco a stare ferma e non sembro nemmeno essere l'unica: alcune persone dal fondo della fila, scattano in avanti e cercano di superarla, intasando l'ingresso. Ma dai! Un po' di rispetto, insomma! Ci dobbiamo entrare tutti!


 


21 agosto 2015, ore 8.57 AM


Ancora non riesco a crederci, quasi 12 minuti per entrare nel Convention Center... mai successa una cosa simile... Noto solo una volta varcata la soglia, che ci sono dei controlli di zaini e borse. Prima volta mai successo in un mondiale. C'è ancora tantissima gente che deve ancora entrare, spero che tengano conto di questa cosa e che inizino un po' più tardi con i festeggiamenti. Mi arriva un messaggio: "Dove seiiiii?" è Manuel, a quanto pare è riuscito ad ottenere il pass per i PRESS e ad entrare prima, io cerco il primo ufficiale di polizia libero per il controllo borse, e mi precipito su per la scala mobile, guardando l'ora sul telefono: 8:59.


 


21 agosto 2015, ore 8:59 AM


Entro appena in tempo nella sala. C'è un'atmosfera bellissima e la sala è il doppio degli anni scorsi. Le pareti sono agghindate con Pokémon, decorazioni marine, e il soffitto regge un Pikachu gigante, sotto il quale vi sono molte persone sedute, in attesa della cerimonia di apertura. Nemmeno tempo di arrivare a metà  sala, che già  parte il video di benvenuto a tutti i giocatori: appena in tempo! Mi piazzo a metà  corridoio, trovando uno spazio libero e mi metto a registrare con il telefono.


Il presentatore è ancora diverso, mi rendo conto solo ora che mi manca Nick, il presentatore biondo che ci ha accompagnato dal 2009 fino al 2013... chissà  come mai non lo hanno più chiamato, forse perchè durante l'ultimo annuncio si era commosso, si era affezionato talmente tanto a noi, che salutarci alla fine dei 3 giorni del mondiale lo aveva fatto commuovere sul palco, scatenando standing ovation con applausi e abbracci da parte dei giocatori, una volta sceso dal palco.


Annunciano la salita sul palco di Ishihara, strano, di solito chiamavano Masuda... forse annuncerà  lui la novità  quest'anno. Ecco il video che parte: Pokkén Tournament.... SU WIIU! In tutto il mondo!!! Mentre riprendevo l'emozione mi ha scosso tutta: non riuscivo a contenermi e sono partita a urlare nemmeno fossi in allo stadio di calcio durante la finale del mondiale tra Italia e Francia (poooopopopopopooooopo!). Grafica spettacolare, Pokémon fantastici e... l'annuncio di un nuovo lottatore: Pikachu Wrestler! Terminato il video salgono sul palco i rappresentanti di Bandai Namco, ma sono ancora troppo emozionata, tanto che non riesco a tradurre ciò che dicono. Noto che le persone stanno ancora entrando nella sala: non avevano aspettato che tutte le persone in fila entrassero. Di fianco alla porta d'ingresso noto un insieme di fogli blu: la Master List, ovvero la lista dove sono presenti tutti i giocatori, con relativo numero di tavolo dove sedersi. Il presentatore ci augura buona fortuna, e i giochi iniziano.


 


21 agosto 2015, ore 9:22 AM


Le luci iniziano ad accendersi verso la parte finale della sala: li giocheranno i giocatori di carte, mentre nella parte iniziale giocheranno i ragazzi dei videogame. Mi dirigo verso la Master List blu e leggo il mio nome: Martina Canto tavolo 153. Guardo per curiosità  l'altro giocatore al mio stesso tavolo: Martin K. tavolo 153. Bene! È mio amico, almeno potremmo parlare. Mi siedo al tavolo e noto che metà  dei tavoli sono ancora vuoti, e la gente continua ad entrare. Ecco Martin; arriva tutto sudato, si era fatto una corsa dal piano di sotto, dove c'era il controllo borse, solo per scoprire che la cerimonia di apertura era già  finita e scopro che quasi nessuno è riuscito a vederla dall'inizio alla fine. Mi sento fortunata ad aver assistito alla cerimonia in diretta: è un'emozione indescrivibile. Un arbitro passa vicino al nostro tavolo "DECKLIST FACE DOWN ON THE TABLE". Tiro fuori dalla borsa il mio mazzo e metto la lista a faccia in giù, poco dopo passa l'arbitro a raccoglierla e attendiamo.


 


21 agosto 2015, ore 10.00 AM


È da quasi 30 minuti che aspettiamo, ma la raccolta delle liste richiede tempo. Era previsto l'inizio del torneo per quest'ora, ma dubito che saremo puntuali, come tutti gli anni d'altronde.


 


21 agosto 2015, ore 10.20 AM


Sembra che ci siano stati dei problemi: alcuni giocatori dovevano ancora entrare, il controllo borse ha rallentato più del previsto e abbiamo dovuto aspettare tutti. Non è colpa loro se erano in fila, ma non sono riusciti ad entrare in tempo. Si sono anche persi la cerimonia di apertura...


I giocatori della categoria Junior e Senior hanno già  iniziato, mentre a noi hanno solo dato i dettagli del torneo: 7 turni, necessarie 5 vittorie per passare al Day2 del mondiale, per giocare anche sabato e accedere all'eventuale top8. Sto usufruendo del telefono quando vedo tutti alzarsi: hanno messo gli abbinamenti. "Good Luck" mi dice Martin, "You Too" e gli stringo la mano: inizia il mondiale!


 


21 agosto 2015, ore 11.00 PM


Non è andata molto bene... 4 vittorie, 2 sconfitte e 1 pareggio. Se non fosse stato per quel pareggio sarei passata al Day2, ma pazienza, mi sono divertita lo stesso! L'importante è quello, e poi, il mondiale è sempre il mondiale: ci sono i giocatori più forti del mondo, provenienti da ogni angolo della Terra. Si fanno nuove amicizie, ci si ritrova con vecchi amici, ed è stata anche un'occasione per rivedere il mio migliore amico, anche se dall'altra parte del mondo.


Domani si giocherà  il Day2, la mia giornata la passerò ai Side Event, dove giocherò il primo Regionale della stagione. Ormai l'anno è passato, si punta al prossimo mondiale. Non importa dove sarà : voglio esserci, voglio rappresentare l'Italia. Viaggiare è bello, se lo fai con i tuoi amici e le tue passioni, ancora di più!


 


 


SPOILER: Il giorno dopo ho fatto 3 vittorie e 2 sconfitte, ho provato Pokkén Tournament e abbiamo scoperto che il mondiale 2016 si sarebbe tenuto a San Francisco! Quindi, che altro dire... See You in San Francisco! (Hope not inside Alcatraz... :P )


Link al commento
Condividi su altre piattaforme

ESTATI ADOLESCENZIALI: ISTRUZIONI PER L'USO




INTRODUZIONE ALLA VITA CITTADINA DURANTE IL PERIODO ESTIVO ED ESPERIENZE RACCOLTE IN UNA BREVE PERMANENZA A LONDRA- capitolo 1

Mattina, apro gli occhi, mi stiracchio. È uno dei tanti giorni delle mie vacanze, uno degli ultimi in Italia.
Metto un po' di musica alla radio. Sento sempre ,di malavoglia, Cesare Cremonini e Lorenzo Fragola. Canzoni che hanno accompagnato questi caldi mesi, ma che per me sono solo suoni fastidiosi.
Per fortuna sono sfuggita all'infernale Luglio milanese. Ero a Londra, l'ombelico del mondo (o comunque un suo piercing). Finalmente mi ero decisa a partecipare ad una vacanza studio. Con me c'erano due miei cari amici d'infanzia. Nuove conoscenze, tutte piacevoli. Londra è fantastica. La mente è aperta e non ho visto alcun tipo di discriminazione. È una delle poche città  che non puó non piacerti: ha tutto quello che una persona desidera. Adori fare shopping? È pieno di vie dove puoi fare acquisti (anche se Londra è piuttosto cara, sia per la valuta che per le "cifre" dei prezzi). Se ti piace fare il turista a 360°, la capitale Britannica ospita alcuni dei monumenti piú famosi al mondo. Siete amanti della cultura e dei musei? Potete visitare (gratuitamente) la Tate Modern Gallery, il British Museum, il museo delle cere e la National Gallery. Insomma ce n'è per tutti i gusti. Mi ricordo di una situazione molto imbarazzante. Eravamo a Leicester Square e ci avevano dato del tempo libero. Dopo esserci fiondate nello store degli M&M's e averne mangiati alcuni di nascosto io e le mie amiche decidemmo di andare in uno di quei negozi gestiti da nord-Africani dove trovi merce a prezzi molto bassi (soprattutto se possiedi la combo "Femmina Italiana"). Siamo entrati nel negozio e il proprietario ha subito fatto il passo piú lungo della gamba. 'Mamma mia come siete belle', 'Abbassati un po' la maglia', 'tu sei la mia ragazza'. Noi ovviamente spaventate tentammo di uscire dal negozio ma lui ce lo impedà­. Provammo allora con la scusa di essere tutte lesbiche e, fortunatamente funzionó. Il gestore ci cacció dal negozio e ci ritrovammo davanti a un centinaio di persone che ci guardava male. Dormivamo nel campus dell'Università  di Greenwich, che era divisa da un grandissimo parco in zona scuola e in zona "abitabile", il campus. Le camere erano suddivise in degli appartamenti all'interno di una palazzina. Due palazzine o due appartamenti erano collegati da una porta antincendio dotata di allarme. Una notte uno dei ragazzi ebbe la brillante idea di aprirla per andare in camera degli altri. L'allarme ovviamente si azionó e dovemmo restare svegli per un paio d'ore. Due settimane passate comunque molto velocemente e che hanno accolto il mio compleanno tra i 14 giorni di permanenza sul suolo Britannico. 20 luglio; ricordo benissimo quel triste giorno. "Addio, amici" pensai "è inutile negarlo, non ci incontreremo piú, qualche giorno e ci saremo già  dimenticati della vacanza". E cosà­ è stato. Come al solito qualche lacrima è scesa sul mio viso.
Appena si sono aperte le porte dell'uscita altre lacrime rendevano il mio viso lucido e scarlatto. Ma questa volta erano lacrime di gioia.
Le mie tre principesse erano davanti a me. Da quanto tempo, piú di 4 mesi. Le mie due sorelle e mia madre. Erano tornate. Da quel ricongiungimento la mia vita è cambiata.


LA BAMBINA DI ZUCCHERO, LA MUSICISTA, LA STREGA -capitolo 2

I miei erano separati ormai da un anno. Mia mamma, cinquantenne ossuta e dai capelli neri tendenti al viola, decise ti lasciare tutto e trasferirsi ad Amburgo, nel nord della Germania. Con se aveva portato Anita e Andrea.
Mia madre è dotata di una potente magia nera che le consente di persuadere le persone a farle fare ciò che lei vuole. Le mie sorelle avevano sempre abboccato, io no. E l'unica volta che avrebbe dovuto utilizzare i suoi distillati su di me, decise di lasciarmi in balia di mio padre e mio fratello. Forse meglio cosà­, non avrei saputo scegliere.
Mia sorella Anita è una bambian molto dolce. Corporatura minuta rispetto ai suoi coetanei e mente bizzarra. Un dolce e scherzoso nasino in mezzo al candido viso. Due aloni rossi le sovrastano le guance. Occhi furbi ma anche distratti, grigi come l'acciaio e con qualche schizzo di verde.
Dei soffici capelli castani, lievemente ricci alle estremità  completano il quadro del mio angelo.
Mia sorella Andrea, da poco maggiorenne, ha cambiato piú volte il suo stile tanto che io non ricordi piú il suo vero aspetto. Persona molto stravagante e alternativa, ribelle e senza confini. In Germania frequenta una scuola speciale perché non si trova affatto bene nei sistemi scolastici tradizionali (motivo per cui ha deciso di lasciare anche lei l'Italia). Amante della musica e dei fiori. Ha uno stile un po'retró con qualche nota hippie; vegana. Non è di certo una ragazza che si dimentica facilmente.
Ora queste tre "donne" si trovavano davanti a me.


STRADE PARALLELE MA CON UN PUNTO IN COMUNE: ME- capitolo 3

Ora questa estate si biforcherà  in due strade, due grandi eventi. Si svolgono in contemporanea ma sono estremamente complessi e delicati, come l'Universo. Per questo motivo ora percorreró prima una, poi l'altra strada. Ma tenete bene a mente che in realtà  sto percorrendo entrambe nello stesso tempo.


TRA SPEZIE E CIOCCOLATO PASSANDO PER LA DISPENZA DI UN RINOMATO CHEF- capitolo 4

Dopo Londra i primi giorni passarono molto velocemente tra shopping e cene fuori. Ma gli ultimi giorni del mese divennero interminabili, noiosi.
Era la sera del 27. La noia aveva già  preso il controllo di me e della serata. Cominciai allora a scorrere la mia rubrica di WhatsApp. Il mio dito si ferma su un nome: Kaneki. Cominciai allora a scrivergli. Passammo tutta la serata "insieme". Durante la nostra conversazione provavo un sentimento strano, sapevo di cosa si trattasse ma non volevo ammetterlo. Mezzanotte. Dovevo prendere una decisione: lasciare alle spalle la serata o continuarla. Iniziai con qualche complimento, anche lui confessò che provava il mio stesso sentimento. Provai con l'unica soluzione che mi venne in mente: 'Facciamo finta di essere fidanzati per i prossimi cinque minuti?'.
Il cuore mi batteva forte, il silenzo governava sulla buia notte, la casa spenta, morta.... tutta l'energia era concentrata nel mio cellulare. Una quiete interminabile. Poi. La tempesta. Ma era una tempesta che non portava distruzione, no, portava amore. Mi distesi sul letto, non riuscivo a dormire. Capii che la mia vita o, almeno, la mia estate stava per cambiare drasticalmente. Mille emozioni e sentimenti come spezie in un delizioso curry ribollivano nella mia pentola.

Come andarono i giorni successivi? 

Ero strana, titubante. '*censura* Ale, sei fidanzata, ti rendi conto?!', ' Cavolo sono fidanzata, devo tenerlo nascosto a tutti','E se qualcuno sapesse la mia password? Vedrebbe tutti i miei messaggi!'. Questi erano i miei pensieri. Solo Kaneki riusciva a mandarli via. Era sia il virus che l'antibiotico.
In questo mese abbiamo litigato spesso, sapori acidi, amari; ci siamo anche amati tantissimo, amore dolce come il soufflé che mi preparava sempre Monica: ricordo ancora il suo profumo, le scaglie di cioccolato, piccoli frammenti da un sapore inconfondibile, il ripieno di caldo cacao e la sua tipica forma gonfia.
Ero pazza di lui, era la prima volta che provavo qualcosa del genere. Per la prima volta avevo pensato al mio futuro. Avevo già  programmato tutto: dove andremo a vivere, i nomi dei figli, tutto. Nonostante il fatto che di giorno la cucina era super affollata e respingevo con ostinatezza e realismo le sue carinerie, di notte un ambiente calmo e aromatico ci circondava, lasciandoci in balia di Venere.
Lui....è....me. Siamo praticamente uguali (anche se lui pecca di acidità , cosa in cui invece io abbondo). Non lo descrivo, risulterebbe banale e superficale, semplice, cosa che lui non è. E ora, nel momento in cui siamo più vicini, come se fossimo legati a due elastici, essi, nel momento di massima tensione, tornano indietro; un vuoto, un muro, una fortezza inespugnabile. 
Le mie labbra sussuranno 'Ti Amo'.

 

 

NOVITà IMPROVVISE E PARTENZE- capitolo 5
 

'Ci trasferiamo'
Questo quello che disse mio padre nel bel mezzo della cena. 
'Dove? Spero non sia lontano da qui, non voglio cambiare scuola ne tantomeno squadra'
'In Danimarca tesoro, papà  ha ottenuto un trasferimento, presto partiremo'
Non sapevo se esserne felici o meno. Di certo l'Italia non mi sarebbe mancata, ma mi sarei trovata sicuramente a disagio i primi giorni.
L'ultima settimana scorse molto velocemente. Fare visita a tutti gli amici e parenti equivale a 12 ore di palestra. Curiosando tra delle carte in cucina mi trovai di fronte ad alcuni biglietti; il loro colore giallo evidenziatore portó la mia mano ad afferrarli. Partenza: 24.08.15 Destinazione:Amburgo. Strano, i miei non mi avevano avvisato di questa tappa intermedia. Cercai allora i biglietti per Amburgo-Copenaghen, ma non ne trovai nemmeno uno; ero un po' dubbiosa, forse li aveva la mamma in Germania, forse erano da prenotare. Io e Amburgo non andavamo molto d'accordo...... incidenti su incidenti durante le mie vacanze. Ora è cambiato, o comunque devo farmelo andar bene..... dato che è la città  in cui vivrò i prossimi anni. Mi avevano nascosto la destinazione, pensavano che sarebbe cambiato qualcosa?
E ora eccomi qua. Nuova aria, nuova vita. Partire per sempre? Quasi. Sono un pirata che lascia un'isola. Non le importa niente dell'ammasso di terra, a lei interessa l'oro che la stessa accoglie. Il mio oro... sarei milonaria se si potessero cambiare persone in prezioso metallo. I miei parenti, le mie rugbiste, Kaneki... tutti rimasti sull'isola mentre io salpavo verso una meta da me sì conosciuta, ma altrettanto ignota e imprevedibile. Era giunta l'ora di partire.

 

 

TRAMONTO- capitolo 6

L'estate sta finendo. Addio estate 2k15, come direbbe una ragazzina di dodici anni su Instagram. Mi hai regalato tante emozioni, non me lo sarei mai aspettata da te, che porti solamente ustioni e zanzare. Mi dispiace, ma è tempo di farti da parte, morire. Pensa a quanto tu sia stata grata alla gente. Ricorda. È ora della nanna. Il tuo ultimo sole, caldo, tramonta.

 

OCEANIA

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell’autore: Jack24

Titolo: Verso la vetta
Elaborato: Sono sempre stato particolarmente affascinato dalle montagne. Kurt Deimberger, il primo alpinista che nel 1956 riuscì a scalare un “ottomila†disse: << Un ottomila è tuo solo quando ne sei sceso, prima sei tu che gli appartieni >>. Catturato da quelle parole, decisi che uno dei miei obiettivi nella vita sarebbe stato riuscire a scalare almeno uno dei sedici ottomila. Naturalmente so bene che bisogna partire a testa bassa, così iniziai ad informarmi pian piano finché non ebbi l’occasione che aspettavo: quest’estate un mio amico mi ha invitato da lui in Abruzzo, e quale migliore occasione se non questa per scalare il Gran Sasso d’Italia scaldandosi i muscoli?

12 agosto, ore 15,00

Dopo essere arrivato in questo paesino ai piedi del Gran sasso ed essermi gustato un ottimo pranzo al ristorante con il mio amico, mi portò a fare un giro del posto.
Era molto accogliente, si conoscevano tutti, infatti la popolazione media era di appena 71 abitanti, ho conosciuto svariati amici di Davide, tutti molto simpatici.

12 agosto, ore 23,00

La sistemazione a casa di Davide è stata molto lenta, soprattutto perché nel cortile aveva un canestro, ed essendo due appassionati abbiamo passato più di un’ora a giocare a basket.
La sera siamo stati nella piazzetta del paese ed io ho avuto modo di conoscere meglio i suoi amici, trovai anche molti interessi in comune, e addirittura un suonatore di chitarra come me.
Tornati a casa io e Davide ci siamo messi a vedere le stelle cadenti, è proprio il periodo di San Lorenzo quindi ne abbiamo viste tantissime.

13 agosto, ore 7,30

Quello che ci voleva per iniziare bene la giornata era proprio un cappuccino e cornetto, nel mio zaino avevo: borraccia, panino e felpa perché le temperature sulla cima anche se in pieno agosto potevano calare fino a 8-10 C°.

Ore 8,51

Siamo arrivati con la macchina alla località  sciistica “prati di tivo†famosa per la seggiovia che ci porterà  alla prima base sul Gran sasso.
Pronti per partire! Io e Davide, alle 8,55 abbiamo preso la seggiovia, faceva un tragitto abbastanza lungo, ma soprattutto con grande pendenza, fortunatamente non soffrivo di vertigini, anzi mi veniva quasi da ridere.

Ore 9,02 Base della madonnina 2007m

Scesi dalla seggiovia ci ritroviamo d’avanti a me una visione spettacolare, il corno grande e il corno piccolo uno affianco all’altro, sono le due vette estreme del Gran sasso, il corno piccolo è leggermente più basso del corno grande.
Senza pensare a quello che avevamo intorno iniziamo la salita, i primi momenti furono i più stancanti, la nostra prima destinazione è il rifugio “Franchetti†posto a 2433m di altitudine.
Seguendo un piccolo percorso tra le rocce, a volte anche molto insidioso, andammo avanti con la nostra salita, a volte ci riposavamo per riprendere fiato e bere un po’ d’acqua.
Il percorso era riconoscibile da un segno sulla roccia di colore rosso e bianco, alcuni punti erano molto in verticale, a tal putto di dovermi aiutare con le mani per riuscire a salire, altri erano accanto ad un precipizio, e per reggermi avevo solo una corda di metallo che costeggiava la roccia.
Il sentiero sembrava non finire mai, finche Davide non mi fece notare in cima ad un roccia alla nostra sinistra il rifugio.

Ore 10,08 rifugio Franchetti 2433m

Il rifugio era molto accogliente, prima ci riposammo fuori, insieme alle altre persone, una volta esserci ripresi abbiamo fatto un giro del posto, sembrava come di stare a casa mia.
Io ripensai alla strada appena percorsa, pensavo al fatto che ci avevamo messo più di un ora e nemmeno me ne ero accorto.
Seduti al tavolo io e Davide abbiamo parlato della strada che ci aspettava andando avanti, decidemmo di fare la strada più diretta, quella senza altri rifugi lui la definì “tutta una tirata†e infatti non trovo miglior modo per dirlo, non ci saremo fermati più fino alla vetta del corno grande.

Ore 10,46

Ripartiti dal rifugio andammo avanti per la strada, seguì un pezzo molto facile perché abbastanza piano ma anche estremamente lungo.
Una volta girata una roccia mi ritrovai d’avanti una cosa pazzesca, il famoso ghiacciaio del calderone, una lastra di ghiaccio che il percorso costeggia, era veramente grande e rimasi sbalordito del fatto che in pieno agosto non si fosse scongelata.

Ore 12,00 – 2720m

Superata l’ora di cammino decidemmo di fermarci e creare il nostro bivacco, ci sedemmo su una roccia e tirammo fuori i nostri panini, c’è un senso del perché ci siamo fermati proprio a questo punto, perché stanno per iniziare gli ultimi 200 metri che sono i più difficili, si inizia proprio a salire sul corno e diventa molto ripido, in alcuni punti è una scalata a tutti gli effetti con mani e piedi.
Penso sia stato uno dei momenti più difficili, qualche volta quasi rimpiangevo di non essere rimasto a valle a aver fato una bella passeggiata nel parco naturale.

Ore 12,38  Vetta del corno grande 2912m

La stanchezza si faceva sentire, io non guardavo più avanti vivevo solo momento e pensavo al prossimo piede che avrei dovuto poggiare per andare avanti.
Ad un certo punto non vidi più niente d’avanti a me, solo cielo, rocce intorno e molte persone ammassate in un punto non molto lontano da mio, Davide mi disse che eravamo arrivati in cima, la vetta del corno grande, 2912 metri di altitudine, ce l’avevo fatta!
Ora sto qui, seduto su una roccia a scrivere sul mio diario tutto quello che è successo fino al mio arrivo in cima, scrivo e ogni tanto alzo la testa ad ammirare il paesaggio straordinario, si vede tutto, la catena del gran sasso, il corno  piccolo proprio affianco a noi e il mare.
Oggi non avrò scalato un ottomila, ma mentre scrivo questo sono felice di essere arrivato fin qua e per ora ci possiamo più che accontentare.
Ora devo concludere, è da molto che sto qua in cima, è il momento di riscendere, osservare dal basso questo punto e dire: << io ci sono stato >>.

* Tratto dal mio diario di viaggio, scritto veramente sulla cima..

 

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: Scarecrow.

Titolo: Quel che successe.

Elaborato: Ho deciso di non puntare al primo posto, come faccio di solito, ma al Premio Originalità . Per questo motivo ho curato più la struttura che il testo in sé, cercando di proporre un elaborato nuovo e non ancora postato da alcuno. Buona lettura.

 

Giudice: Apro ora il processo per giudicare l'imputato Mattia *******, i cui capi d'imputazione sono protetti da segretezza. Racconti qui e alla presenza di accusa e difesa la Sua versione dei fatti.

Imputato: Saranno state le 07.00, forse le 08.00. Mi sono svegliato, quindi mi sono lavato faccia e denti e mi sono preparato per andare a fare jogging: pantaloncini, maglietta e cuffie in mano sono uscito nell'aria tagliente del mattino. Ho corso per un'ora. Dopodiché, al mio rientro in casa, mi sono fatto una doccia fresca per contrastare l'afa e rinfrescare la mente. Quindi, ho passato la successiva mezz'ora a cercare uno zaino abbastanza capiente da contenere tutti gli abiti e gli oggetti necessari al breve soggiorno. La scelta è ricaduta infine sulla borsa viola e verde che utilizzavo per andare in piscina... ah, ho passato oltre dieci anni a nuotare, poi mi sono stancato e ho lasciato. Ma sto dilagando.

Trovato il contenitore, occorreva riempirlo. Vestiti e scarpe di cambio, lenti a contatto, il necessario per lavarsi, caricatore portatile per lo smartphone (niente corrente su alla casa!), portafogli, telefono... manca qualcosa?

Essendo molto in anticipo, mi sono piazzato davanti alla PlayStation 4. Una sessione di The Order: 1886 mi ha aiutato a ritrovare la calma e a migliorare ulteriormente il mio umore già  ottimo di suo.

G: E poi?

I: Beh, era ora di pranzo. Ho cucinato un'ottima pasta al pesto e mi sono riempito lo stomaco. Dopodiché mi sono messo a dormire per il tempo restante prima di uscire.

 

G: Come può dimostrarlo?

I: Non posso.

G: Silenzio in aula. Prego, continui.

I: Grazie, Vostro Onore. Dunque, verso le 15.00 sono salito sulla mia Citroà«n C3 argentata (dei miei genitori in realtà , non esattamente di mia proprietà ) con il disco di American Idiot stretto in mano e sono partito alla volta della prima tappa del tour: Cantù. Raggiunta la casa del mio amico, Andrea, l'ho aiutato a preparare le ultime cose e a caricare tutto sulla sua macchina, una Mazda sulla quale viaggio da due anni ma di cui ancora non ricordo il modello. Ed ecco che per le 15.30 eravamo pronti e più grintosi che mai, io sul sedile del passeggero e Andrea alla guida, diretti verso Como.

G: Perché siete dovuti passare da quella città ?

I: Per passare a prendere due nostre amiche, Gloria e Sara. Ci aspettavano sedute sul ciglio della strada, vestite con una t-shirt e dei pantaloncini, di fronte alla loro scuola. Andrea si fermò con le quattro frecce e io, dopo i saluti, aiutai le ragazze a sistemare al meglio le borse e gli zaini nel baule dell'auto.

G: Dunque dove vi siete diretti?

I: In meno di venti minuti abbiamo raggiunto Carate Urio, un piccolo paesino sul lago di Como, dove abita un altro nostro conoscente, Fabio.

G: E che è accaduto poi?

I: Abbiamo caricato tutta la nostra roba sul... avrà  un nome suo, ma per noi è semplicemente il "mezzo". Quattro ruote motrici, motore a gasolio, niente frizione, leva del gas e freno. Questo è il mezzo. Comunque, ci aspettava una salita ripida e lunga, perciò abbiamo ben pensato di legare tutte le borse e gli zaini in modo da evitare spiacevoli cadute giù per il sentiero. Dopodiché, al posto del guidatore si è posizionato Fabio e del passeggero Andrea, mentre io, Gloria e Sara ci siamo seduti sul retro. Su strade accidentate come quella è essenziale il bilanciamento del peso, altrimenti si rischia di ribaltare il mezzo di trasporto utilizzato, con tutti i danni, i dolori e le conseguenze del caso. Ma nulla di tutto ciò si è verificato, la salita è stata tranquilla e il tempo è trascorso in un lampo, mentre chiacchieravo con le ragazze che non vedevo da qualche settimana. E finalmente, si è mostrato ai nostri occhi il rifugio, il luogo in cui avremmo passato i successivi due giorni.

Edificato in pietra e legno, sembra dover crollare da un momento all'altro, ma resiste alle intemperie e al freddo da oltre settantacinque anni. Risale agli anni Quaranta, e al suo interno risiedevano le persone ferme nell'attesa di varcare il confine italiano per raggiungere la Svizzera e in seguito la Francia. In una stanza nascosta sono stati ritrovati alcuni fucili d'epoca ancora carichi di polvere da sparo. È un bel posto, dopotutto.

G: Cosa avete fatto in seguito?

I: Parcheggiato il mezzo? Ci siamo sistemati. Il sorteggio mi ha graziato, così sono stato in camera con le ragazze, mentre Andrea e Fabio si sono piazzati nel locale a fianco. Quindi siamo usciti e, nell'attesa degli altri amici, ci siamo cimentati in una sfida di precisione con le armi da softair che Fabio tiene sempre nel rifugio: due pistole M1911, una delle quali caricata a proiettili in piombo, e un Kalashnikov con mirino di precisione ACOG. Sparare alle lattine da oltre venti metri di distanza dona un senso di soddisfazione enorme, a un amante della guerra come me! Un vero peccato che non siamo mai andati al poligono di tiro, ma rimedieremo. Anche Gloria si è divertita con il fucile, ma Sara non ha voluto sentire ragioni e ha preferito restare a guardare.

E senza che ce ne accorgessimo, erano già  le 18.00, ora in cui gli altri nostri conoscenti, Niccolò, Chiara, Mattia e Romina, avevano appuntamento a casa di Fabio, giù in paese. Così, mentre il padrone di casa tornava a prenderli col mezzo, io, Andrea, Gloria e Sara ci siamo rilassati al sole con una birra fresca in mano, presa dalla cantina al piano terra del rifugio. Ed ecco che, mezz'ora più tardi, il gruppo era al completo. Ed era già  ora di cena!

G: Cosa avete mangiato?

I: Beh, era tardi per la carne alla griglia, così ci siamo arrangiati con della pasta. Ma nella fretta di salire al rifugio, abbiamo lasciato il ragù comprato il giorno precedente a casa di Fabio. Alla fine, sono usciti 100 grammi di pasta al burro per uno, più o meno. Dopo cena, abbiamo sparecchiato e siamo tornati a tavola per bere qualcosa: vodka, rum e sambuca, tre alcolici fra i più diffusi e consumati. Grazie alla Coca-Cola e ai vari succhi di frutta siamo riusciti a preparare cocktail tanto buoni quanto forti, che hanno steso un po' tutti ad eccezione di Gloria, che ha preferito non bere nulla. E forse ha fatto bene, visto che i drink ci hanno anche mandati su di giri. Ma nulla di eccessivo, nessuno è stato male o si è addormentato sul tavolo (come spesso capita durante le nostre serate fra amici).

Verso mezzanotte siamo usciti dal rifugio; faceva freddo e c'era vento, così siamo stati costretti a indossare felpe e pantaloni lunghi. Ma il cielo era bellissimo. La luna splendeva radiosa tra migliaia di stelle, a tratti nascosta da nuvole passeggere. Il nero del cielo si rifletteva su tutto l'ambiente circostante, oscuro e minaccioso, i cui rumori nel buio erano inquietanti. Lo squittire dei ghiri, il grufolare dei cinghiali... era un luogo vivo, nonostante la vista a quell'ora lo mettesse in dubbio e lo facesse sembrare più simile a un tetro inferno gelido. Ci siamo seduti sulle panche e sui tavoli che arredano il piccolo spiazzo di fronte alla casa e abbiamo parlato, di ogni genere di argomento. Dalla scuola, al lavoro, all'automobile, fino alla musica e ai videogiochi. Nel frattempo, cercavamo gli scoiattoli puntando la torcia verso gli alberi. Che belli, quei piccoli animaletti! Ne avvistammo quattro, oltre a cinque ghiri e a una volpe. Verso le 02.00, poi ci incamminammo per un sentiero in cerca di cinghiali; lì, vicino al rifugio, c'è una pozza d'acqua alla quale si abbeverano, per questo è facile individuarli la notte, se non li si spaventa facendo rumore. Ma non siamo stati così fortunati e non ne abbiamo visto nemmeno uno, ahimè.

Alle 04.00 siamo tornati indietro, e di comune accordo, sarà  stata la stanchezza, abbiamo concordato sull'andare a dormire. Una giornata volgeva al termine, ma un'altra attendeva solo di essere vissuta.

G: Continui il racconto, prego.

 

I: Ci siamo svegliati per le 09.00 io, Andrea, Mattia e Romina. Fortunatamente abbiamo trovato alcune tazze e cucchiai, così ci siamo preparati del caffè e del latte, a seconda dei gusti di ognuno. C'erano anche alcuni biscotti, una colazione completa! In seguito, dopo esserci lavati, ci siamo accorti che erano già  le 11.00, e gli altri ancora dormivano! Così, abbiamo iniziato a preparare l'occorrente per la grigliata, il piatto forte di quella mini-vacanza: piatti, vassoi, posate, tovaglie, bicchieri, tovaglioli. E finalmente, alle 11.40 passate, anche Niccolò, Chiara, Fabio, Gloria e Sara si sono degnati di donarci la loro presenza. Era ormai ora di pranzo.

Innanzitutto occorreva speziare la carne, incarico che si assunse Nico, mentre gli altri preparavano chi il fuoco, chi il contorno, chi la tavola. Dopodiché abbiamo portato il tutto sulla griglia e pian piano, portata dopo portata, abbiamo cotto il nostro pasto più atteso. Il calore delle fiamme era una manna, dopo il freddo penetrante della sera precedente! Nel giro di quaranta minuti, il pranzo era pronto, di conseguenza ci siamo seduti a mangiare. Buonissimo! E dopo aver finito per bene tutto, ecco che una lucertola cade dall'albero soprastante, dritta dritta sul vassoio appena svuotato! Volevamo provare a cuocerla, ma abbiamo preferito lasciarla andare, non siamo così sadici, in fondo. O forse sì.

Nel pomeriggio, tiriamo fuori la minimoto. Fabio, Mattia e Nico erano abituati a guidarla, ma anche loro ebbero qualche difficoltà  su quei sentieri accidentati. Di contro, io e Andrea non ne avevamo mai provata una, così ci abbiamo messo un po' a prendere la mano e abbiamo evitato salite troppo ripide. Ma il feeling della moto si sente molto più di quello dell'auto, ed è una sensazione magnifica, di libertà . Il vento che frusta il viso e le braccia, il sole che si riflette sulle lenti degli occhiali scuri, il paesaggio che scivola in un istante dietro di noi...

Erano quasi e 16.00, quando Mattia, Romy, Nico e Chiara annunciano di dover tornare a casa. Fabio li accompagna giù in paese con il mezzo, mentre io, Glory, Sara e Andre continuiamo con le solite attività : spariamo, andiamo in minimoto, parliamo... fino al ritorno del padrone di casa. A quel punto, decidiamo all'unanimità  di restare anche per cena, quindi, dopo una veloce passeggiata nei boschi, arriva l'ora di Risiko. Quasi due ore di attacchi e difese, finché Gloria mi ha sconfitto, vincendo la partita. Che sfortuna!

A cena, prepariamo altra pasta, ma questa volta col ragù che Fabio ha portato su al suo ritorno, dopo aver lasciato gli altri alle rispettive automobili sulla via principale di Carate Urio, quella che costeggia il lago di Como. Velocemente, dopo aver mangiato, abbiamo lavato tutte le stoviglie della giornata, quindi abbiamo iniziato il lungo lavoro di sistemazione del rifugio. Spazzare per terra, fare i letti, sistemare tutti gli oggetti al loro rispettivo posto, riportare i tavoli alla loro posizione originaria... e in tutto questo, Sara ha perso il suo anello, che non è più stato ritrovato. Un vero peccato, ci è rimasta malissimo, perché glielo aveva regalato una sua grande amica.

Verso le 21.00 abbiamo preparato il mezzo. Il peso nostro e degli zaini, tuttavia, era eccessivo per la discesa ripidissima, così le ragazze sono rimaste alla casa mentre io e Andrea siamo scesi in paese, trasportando circa metà  del carico. Scendere è molto peggiore: si ha sempre la sensazione di cadere in avanti, non essendoci cinture né altro. Bisogna fare affidamento solo sulle proprie forze per tenersi e non scivolare. Tuttavia, nel giro di un quarto d'ora siamo giunti a destinazione, senza intoppi di alcun genere. Fino ad allora, almeno.

Eh sì, mancava gasolio al mezzo. Siamo dovuti scendere fino all'officina meccanica del padre di Fabio e prenderne una tanica, prima che Fabio ripartisse per il rifugio per portare giù le ragazze e gli zaini rimanenti. Nel frattempo, io e Andrea ci siamo riposati in casa, l'abitazione principale del nostro amico. La stanchezza si faceva sentire, così abbiamo acceso la TV e visto l'inizio di un film, American Sniper. Non sarà  passata mezz'ora che abbiamo sentito tuttavia il forte rombo del motore del mezzo tornare nella nostra direzione, quindi siamo scesi a dare una mano a sistemare il tutto e, ultimati i preparativi, ci siamo congedati. Era ora di tornare a casa.

Così, salutato Fabio, siamo saliti sulla Mazda e dopo una sosta al McDrive, irrinunciabile (soprattutto alle 02.00 di notte), ci siamo diretti verso Como, per lasciare a casa Sara e Gloria. Nel giro di un'ora, poi, abbiamo raggiunto Cantù, dove ho lasciato anche Andrea. E mentre guidavo con i finestrini abbassati verso il paesino in cui abito, ripensavo alle giornate appena trascorse, stancanti, ma incredibilmente divertenti.

 

G: È tutto?

 

I: Sì, Vostro Onore.

 

G: Bene. Le parti hanno ascoltato la Sua versione dei fatti. Mi ritiro quindi per deliberare la sentenza. L'udienza è tolta.

 

Ringrazio Dany, Terry e TheOnlyOne per l'idea :mki:

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Nome dell'autore: MatBig


 


Titolo: Summertime Sadness


 


Elaborato: Quella mattina mi svegliai presto. Colpa del gran caldo e della mia partenza ormai imminente. Papà  fece per svegliarmi ma gli risposi che ero già  vigile. Mi alzai, dolorante e accaldato, e mi diressi in cucina per la colazione e successivamente in bagno per lavarmi e sembrare più normale. Misi una maglietta bianca e un pantaloncino grigio, lo zaino stracolmo in spalla e giù in strada per dirigermi al punto raccolta del gruppo vacanze che curò questo mio soggiorno. La destinazione fu per Cesenatico, ridente cittadina della Riviera Romagnola. Fu la primissima volta che partii senza i miei genitori. Non mi sentii, infatti, a mio agio ma ormai tutto fu pagato e dovetti salire sul pullman e andare. Salutai la mamma e il papà  dal finestrino con le lacrime agli occhi. Gli animatori si misero intorno a me per consolarmi, ma solo all'arrivo in sede mi calmai. Rimasi incantato dinanzi all'edificio gigante e bianco. Questo fu il posto della mia vacanza. Dentro questa costruzione, fra animatori e ragazzi della mia età  o poco sopra o sotto, ci furono almeno 1.500 persone con un unico scopo: il divertimento. Questa fu la mia chiave per questa vacanza divertentissima fra balli di gruppo, karaoke, bagni in piscina, escursioni (compresa Mirabilandia), serate a tema, scorrazzate per il campo da calcio nel pioppeto di loro proprietà  e molto altro...


 

...E allora perché Summertime Sadness?

 

In quella mia prima estate da "ometto" conobbi per la prima volta il senso e l'importanza dell'estate. Il sapore e la vista del mare, la morbidezza della sabbia, i laboratori di ricerca personale quale il teatro, le albe, i tramonti... 

Tutto questo fu per me crescita personale di un qualcosa che non sarebbe più tornato, un piacere che a pensarci avrebbe reso inquieti. Ma quella fu la mia estate. Quella estate da solo mi ha dato la possibilità  di conoscere molti amici da tutta Italia, un grandissimo amico e una ragazza meravigliosa. Una di quelle che non scorderesti mai. Carina, soave, bionda e di carattere solare, aperto ma allo stesso tempo timido. Con lei mi divertii moltissimo ma, passate le due settimane, dovetti abbandonarla per sempre. O almeno per l'anno successivo. Perché l'Estate, care amiche e cari amici, ci sarà  sempre accanto a noi, anche nei momenti più difficili e bui. 

Quel grandissimo amico invece ero io. Il me di adesso. Colui che sa che questa estate è quasi finita ma sa benissimo che questa donzella ci aspetterà  sempre. 

Addio carissima Estate 2015. Mi hai regalato emozioni anche quest'anno così come nell'estate di 8 anni fa. È triste salutarci, ma penserò sempre a te!

 

 

"Kiss me hard and before you go, Summertime Sadness. I just wanted you to know, That baby you're the best"

 

 

Auguro buona fortuna a tutti! ^^

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Universo

 

Oxford

Calando, il sol gentil all'orizzonte
dolce dolce s'apre e consola, mentre
il lontan lume dal celeste fronte
infuoca or' delle nubi il roseo ventre.

Tal via seguendo, cadono arrese
le palpebre lasse, alla pace e al sonno;
e testa e membra sì accolte, distese
sul prato, 'ché resister più non ponno.

Da natia patria or' ricorda lieta
la partenza e l'arrivo a questa terra
la mente libera, e l'ansia quieta
per giunger a una perla d'Inghilterra.

Gelido 'l timor di volo e distacco
dall'amorevol nido presto sente,
ma dal passato sudato s'è fatto,
curioso pel futuro, il cuor rovente.

Ed 'esto foco, prima che, tra il furor
del tempo, pesante tedio l'estingua,
desio d'imparar doma, per offrir
voce e ascolto alla forestiera lingua.

 

Sì essa, co' straniere genti, più certa
si fa, in lezion d'incontri ed esercizi,
intanto che, d'ogni mattin coperta,
l'argenteo ciel a pianger par che inizi.
 
E quando 'l meriggio, com' spente foglie,
cade e lungi vola, s'ammiran allor
d'alte università  e antiche, le guglie
sognanti, e la magia e l'imponenza lor.
 
Ospite infin di una famiglia cara
il corpo dorme, di riposo denso,
benché, dì e notti, di nostalgia amara
piatti e suoni e sogni abbian gusto e senso.
 
Ma or', che nudi occhi si scopron al mondo,
smarrito m'accorgo che 'l mio viaggio
nel mezzo è ormai giunto, e sal profondo
il rimpianto d'averne un sol assaggio.
 
E com' la farfalla odora fioriti
d'un nuovo campo l'erba e i rami e 'l bosco,
sì io ogni gente e loco, dai mi' consueti
diversi e ignoti, unici riconosco.
 
Co' simil modo, tra i momenti tutti
nessun si ripete, aspri od esclusivi,
e coglier non futuri attimi e frutti
potrei, ma curarmi sol de' vivi.
 
Accontentarsi, però, 'l mio spirto
non vuol, e sebben sappia siano vere,
di viaggi o vite alle illusion resta irto
di poter morder le durate intere.
 
Indi idee e voglie braman sicure,
'chè l'equilibrio non posso che cercar.
Doman chissà , eppur, per rotte venture, 
nuove risposte il mi' cuor avrà  a trovar?
 
Ma alla britanna aura, estiva e debole,
le domande ormai sospiran spente,
mentre s'illumina l'ingannevole
stella, nel perduto vespro crescente.

 
Note dell'autore: ho letto "poesia" e ho colto la palla al balzo. :th_sisi:

In questo "racconto poetico", se così si può chiamare, composto da 14 strofe (come i giorni del viaggio) di versi endecasillabi secondo rime alternate, parlo della vacanza-studio che ho fatto questo luglio ad Oxford. È stata una vacanza meravigliosa, unica nel suo genere e per me. Nel testo, però, non ho voluto solo narrare gli spostamenti e i sentimenti del viaggio, ma ho aggiunto anche una mia riflssione personale (filosofica forse :look:, e che un po' riguarda tutto il racconto) sui viaggi in generale e sul tempo, tema a me molto caro e sul quale mi sono ritrovato a riflettere molto spesso durante la mia vita e in particolare in quest'estate. Potrei soffermarmi a spiegare anche ogni singolo verso, come ha fatto Hypnotic Soul, ma io finirei per scrivere un papiro chilometrico :looksi:

E niente, spero che ciò che ho detto basti per capire un minimo il testo.

Grazie per aver dato la possibilità  di scrivere delle poesie, magari così in ogni contest! E grazie a chi leggerà  questa mia strana creazione (armatevi di pazienza e coraggio)!

Buona fortuna a tutti :D

Link al commento
Condividi su altre piattaforme

Archiviata

La discussione è ora archiviata e chiusa ad ulteriori risposte.

Visitatore
Questa discussione è stata chiusa, non è possibile aggiungere nuove risposte.
  • Utenti nella discussione   0 utenti

    • Nessun utente registrato sta visualizzando questa pagina.
×
×
  • Crea...